CINQUANTESIMA
NOTTE Quando
infine fu sera, il re tornò alla torre. Vide che il sigillo era intatto e lo
spezzò. Entrò e il comandante si inchinò davanti a lui. Il re lo guardò e
come sempre il desiderio si accese dentro di lui. Si amarono a lungo, prima
di cenare e stendersi per dormire. Il mattino Masoud riprese a narrare. Quando Nadir fu a terra,
il Figlio della notte fu avvolto da una nebbia oscura. Quando essa si diradò
e scomparve, il principe vide davanti a sé Hamza. Guardò il forte guerriero,
con il viso virile, il petto forte e le braccia possenti, le gambe robuste e
il membro vigoroso, i capelli e la barba neri come la pece, le due cicatrici
sulla fronte e sul ventre. Egli non portava nessun indumento, ma solo monili
d’oro intorno al collo, ai polsi e alle orecchie. Nadir lo guardò e chiese: - Chi sei tu, Hamza? Di
certo non sei un uomo mortale, se puoi assumere le sembianze di un cavallo. Hamza sorrise. - No, Nadir. Io sono il
signore dei jinn dell’oriente. Nadir chinò il capo,
sgomento. - Io credevo… - Un’antica maledizione
gravava davvero su di me, ma il tuo amore e la tua fedeltà l’hanno dissolta.
Ora siamo liberi di amarci. Nadir avrebbe voluto
stringere tra le braccia colui che amava, ma ora che ne conosceva la natura
si sentiva intimorito. A un cenno della mano del signore dei jinn, comparvero
dal nulla quattro servitori, che ne rivestirono il corpo di abiti lussuosi. - Sarai mio ospite, Nadir,
nel mio palazzo. A un secondo cenno della
mano, una tavola imbandita venne apparecchiata nel giardino. Un servitore
portò a Nadir una brocca e un catino, perché potesse lavarsi le mani, e poi
il signore dei jinn invitò Nadir a sedersi di fronte a lui. Mai Nadir aveva mangiato
cibi così squisiti e bevuto bevande più raffinate. Dopo il pasto, Nadir e il
suo ospite passeggiarono nel giardino. Nadir ardeva di desiderio, ma provava
vergogna. - Nadir, perché taci? Nadir chinò il capo, poi
disse: - Hamza, se così posso
ancora chiamarti, io sono un mortale e tu uno spirito. Il re dei jinn rise. - Ho un corpo mortale, che
ha goduto con te e che ogni notte giaceva al tuo fianco. Nadir fece un cenno di
diniego. - Non sei più venuto da me
quest’anno. - No, Nadir, era l’ultima
prova. Ma tu mi sei rimasto fedele. Hai superato anche questa prova e ora la
maledizione si è dissolta. Vieni, Nadir. Il re dei jinn condusse
Nadir in una camera e qui essi ripresero i loro giochi d’amore. Per un anno Nadir rimase
presso il signore dei jinn dell’oriente, ma quando l’autunno ritornò, il
pensiero del principe andò a suo padre. Il re dei jinn si accorse
che Nadir aveva un peso sul cuore. - Perché sei triste,
Nadir? - Penso a mio padre, che
certamente mi crede morto. Egli è ormai anziano e vorrei rivederlo prima che
venga colei che spegne ogni gioia. - Nadir, tu mi ami? Nadir fissò il signore dei
jinn negli occhi e disse: - Ne puoi forse dubitare? Il signore dei jinn
sorrise. - No, Nadir. Capisco il tuo
desiderio e non intendo certo trattenerti. Ma devi obbedirmi ed eseguire ciò
che ti dirò di fare. Giuralo. Nadir si fidava del re dei
jinn, perciò disse senza esitare: - Lo giuro. - Questa notte, dopo che
per l’ultima volta io ti avrò posseduto, ti alzerai e riempirai questa borsa
di oro e gioielli, tutto quanto potrai metterci. Non ti fermare finché non
sarà piena. E mentre lo diceva il re
dei jinn diede a Nadir una borsa intessuta d’oro, grande come il palmo di una
mano. Nadir si stupì di vederla così piccola: una manciata di pietre sarebbe
stata sufficiente a riempirla. Il re dei jinn proseguì: - Poi prenderai la spada
affilata che è appesa al muro e mentre dormo mi taglierai la testa con un
colpo netto e l’afferrerai per i capelli. Il castello crollerà e apparirà un
cavallo nero. Tu salirai sul cavallo, che ti porterà alla reggia dove tuo
padre piange per la tua scomparsa. Nadir rabbrividì: - No, Signore dei jinn,
no. Io non voglio ucciderti. Non potrei mai farlo. - Hai giurato, Nadir, e lo
farai, ma non temere: non mi ucciderai. Per un anno la mia testa rimarrà con
te e ti consiglierà, poi il mio corpo si ricomporrà e io tornerò qui.
Riedificherò questo castello, ancora più grande e più bello. Nadir sapeva che non
avrebbe potuto uccidere il re dei jinn, ma l’idea di colpirlo gli sembrava
terribile. - Non ti preoccupare,
Nadir. Bada solo a una cosa: afferra subito la testa per i capelli, dopo che
l’avrai tagliata. Nuovamente
il gong risuonò. A malincuore il re si sciolse dall’abbraccio di Masoud e lasciò
la stanza. |
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