VENTINOVESIMA NOTTE

Verso sera il re tornò nella torre e dopo i giochi d’amore e il banchetto, si stese a dormire a fianco di Masoud. Il mattino il comandante della guardie riprese la storia:

 

Quando il sole fu alto in cielo, dal castello si levò in volo uno stormo di uccelli, che raggiunse il torrente. Si udì un fischio e gli uccelli si trasformarono tutti, uno dopo l’altro, in uomini. Erano giovani maschi, di belle forme. Essi entrarono in acqua e si rinfrescarono. Fuad notò che non sembravano allegri come invece sono spesso i giovani, quando si ritrovano tutti insieme. Una tristezza sembrava pesare su di loro, non scherzavano con l’acqua e non giocavano.

Un gruppo di loro si spinse fino ai primi alberi e si stese alla loro ombra.

Allora Fuad uscì dal suo nascondiglio.

Essi lo guardarono stupiti.

- Mi chiamo Fuad e mi sono smarrito nel bosco. Sono arrivato qui ieri sera e vi ho visti ritornare al castello sotto forma di uccelli e poi questa mattina volare qui e ritornare uomini.

Uno dei giovani rispose:

- Un mago ci ha trasformati e se ti vedrà, tu subirai la nostra stessa sorte, poiché sei giovane e bello d’aspetto.

Fuad si sentì gelare a queste parole.

- Che cosa mi dite?

- Tutti noi siamo stati rapiti alle nostre case e trasformati in uccelli dal signore di questo luogo. Egli ci tiene prigionieri e ogni notte sceglie uno di noi per soddisfare le sue brame.

- Ma… perché non volate via quando avete la forma di uccelli?

- Non possiamo lasciare questo prato e questo torrente, né come uccelli, né nella nostra forma umana. Se qualcuno di noi si allontanasse, cadrebbe morto. Qualcuno ha cercato di fuggire, ma abbiamo visto il suo corpo senza vita.

- Terribile è quello che mi dite.

Un altro giovane intervenne.

- Se sei coraggioso, puoi cercare di salvarci.

- Io? E come?

- Unisciti a noi. Ci avvicineremo al castello tutti insieme, in modo che il mago non possa accorgersi che tra noi c’è un intruso. Quando fischierà e noi prenderemo la forma di uccelli, tu ti nasconderai nel vano della porta, in modo che non possa vederti dalla terrazza.

- Ma una volta giunto nel castello, che cosa dovrei fare per liberarvi?

- Nei sotterranei il mago tiene trenta candele, una per ognuno di noi. Quando vuole godere del corpo di uno dei giovani che tiene prigionieri, accende la candela corrispondente e il prescelto riprende forma umana, fino a che la candela non viene spenta.

- Ma allora adesso le candele sono tutte accese?

- Sì, se ne occupa un servitore. Ma il mago tiene sotto il suo controllo i nostri movimenti, grazie ai suoi poteri.

Fuad cercava di capire.

- Dovrei quindi accendere le candele nella notte?

- Sì. Per godere di uno di noi, egli ne avrà accesa una e con quella tu potrai accendere le altre, che si trovano tutte in una stanza nei sotterranei. Noi torneremo uomini. Tu apri la porta della camera dove dormiamo, che affaccia sul cortile, e allora noi usciremo e salteremo tutti sul mago, mentre gode dei piaceri del giaciglio. Lo uccideremo, liberandoci così per sempre dalla nostra prigionia.

- Quanti sono i servitori del mago?

- C’è solo un uomo, che è schiavo del suo potere. Il mago non ha bisogno di altri servitori, perché grazie ai suoi incantesimi può avere tutto ciò che desidera.

Fuad era un giovane generoso, per cui disse:

- Vi aiuterò. Che Iddio mi protegga.

Allora i giovani si avvicinarono agli altri e spiegarono loro che Fuad avrebbe cercato di liberarli.

Quando ormai era ora di rientrare, tutti si avvicinarono al castello, in un gruppo compatto. Fuad era celato tra di loro. Anche lui si era tolto le vesti, per meglio confondersi tra gli altri.

Quando furono vicino alla porta, si udì un fischio e uno dopo l’altro i giovani ripresero la loro forma di uccelli e si alzarono in volo, raggiungendo il mago sulla terrazza della torre. Fuad sgusciò sotto la porta d’ingresso.

 

 

Muovendosi in silenzio, Fuad entrò nel palazzo e si nascose in una stanza che veniva utilizzata come magazzino. Lì attese che scendesse la notte. Non aveva più niente da mangiare con sé, perché ormai aveva esaurito le sue provviste, ma nel magazzino trovò cibo e bevande e poté sfamarsi e dissetarsi.

La stanza aveva una finestra, da cui Fuad vedeva il cortile del castello e una parte delle mura. Fuad scorse il mago, che apriva la porta di una torre. Ne uscì il pavone che Fuad aveva visto il giorno precedente. Esso volò oltre le mura.

Di certo ora aveva ripreso forma umana e si stava bagnando al torrente, ma Fuad non poteva vederlo. Il mago intanto si era tolto le vesti e guardava verso la radura. Fuad vide che il membro dell’uomo si tendeva, riempiendosi di sangue. A un certo punto l’uomo incominciò ad accarezzarsi e poco dopo venne, spargendo il suo seme. Allora il mago indossò nuovamente le vesti e fischiò. Poco dopo il pavone volò sulla terrazza e il mago lo fece entrare nella torre.

Il sole stava ormai tramontando e Fuad era preoccupato: sarebbe riuscito a salvare i giovani o sarebbe rimasto anche lui prigioniero del mago? Forse il mago lo avrebbe ucciso. Ma Fuad voleva liberare i giovani che erano prigionieri.

Quando infine giunse la notte, Fuad uscì dal magazzino. 

 

Il re ascoltava con attenzione la nuova storia e il suono del gong lo infastidì, come avveniva ormai tutte le mattine. Si preparò per la giornata e, dopo aver abbracciato Masoud, appose il sigillo sulla porta della stanza e congedò il boia.

 

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