TRENTESIMA NOTTE

Il re non attese la sera, ma già nel tardo pomeriggio raggiunse la torre. Masoud riposava, steso sul letto, e il re guardò a lungo il corpo del soldato. Poi si sedette di fianco a lui e con la mano accarezzò il corpo, dal viso al petto e al ventre, il membro e i testicoli e infine le gambe. Al tocco della mano Masoud si svegliò. Sorrise al re. Questi continuò a scorrere con la mano lungo il suo corpo, poi lo baciò. Masoud incominciò allora a spogliare il re e quando anche il sovrano fu nudo, si strinsero e si abbracciarono e si baciarono e poi il re possedette Masoud.

Il mattino, quando si destarono, Masoud riprese la storia.

Fuad vide che nel castello c’era un’unica luce, in una stanza che affacciava sul cortile. Muovendosi molto silenziosamente, salì le scale e guardò attraverso la finestra. In una stanza vide il mago, che indossava solo un turbante. Davanti a lui c’era uno dei giovani, che era chinato in avanti e offriva i suoi fianchi al mago. Costui aveva già il grande membro teso e lo stava avvicinando all’apertura segreta posta tra le cosce del giovane.

Era il momento di agire. Fuad scese rapidamente le scale e trovò quelle che portavano nei sotterranei. Qui c’era una stanza in cui ardeva una candela. Accanto ve n’erano molte altre, spente. Fuad usò la piccola fiamma per accendere, una dopo l’altra, tutte le candele che si trovavano nella stanza.

Quando ebbe finito, controllò che non ne fosse rimasta nessuna. Poi risalì la scala e cercò la stanza nel cortile dove erano rinchiusi i giovani. La trovò facilmente e poté aprirla, poiché dall’esterno era possibile togliere la sbarra che la bloccava.

I giovani erano nudi, ma non persero tempo a vestirsi. Corsero in un locale vicino, dove sapevano essere tenute le armi: l’incantatore le dava ai guerrieri incantati che evocava con le sue arti magiche, quando doveva mandarli contro un nemico.

Essi poi salirono le scale e fecero irruzione nella stanza dove il mago stava godendo del corpo del loro compagno.

 

 

Prima che il mago potesse reagire, essi gli furono addosso e lo trafissero con spade, pugnali e lance. Il mago gridò e cadde al suolo. Allora uno dei giovani, che aveva preso un’ascia, gli mozzò il capo. Le mura del castello tremarono e si sentì un fragore terribile: una parte del castello era crollata. I giovani uscirono dalla stanza dove giaceva il corpo del mago.

La luna era sorta e illuminava il cortile: tutto un lato del castello era ridotto a una rovina. I giovani raggiunsero un magazzino, dove erano accumulati i loro abiti. Si rivestirono,  poi cercarono delle borse e vi misero un po’ di cibo preso dal magazzino.

Uno di loro disse:

- Amici, so che il mago ha un ricco tesoro. Cerchiamolo e dividiamone tra noi una metà, come indennizzo per ciò che abbiamo patito. L’altra metà la daremo a Fuad, come ricompensa per averci tutti liberati.

Tutti furono d’accordo con la proposta del giovane.

Nei sotterranei essi trovarono la stanza del tesoro e lo divisero in due parti: una la offrirono a Fuad e l’altra se la spartirono. Fuad però disse:

- Amici, vi ringrazio per la vostra generosità, ma non potrei mai trasportare questo tesoro. Perciò ne darò ancora una parte a voi e porterò con me solo ciò che posso caricarmi in spalla.

Così fecero. A Fuad rimase comunque di che vivere per tutta la vita nel lusso, poiché il mago possedeva gemme purissime e una grande quantità di oro.

I giovani scelsero di dormire all’aperto: preferivano non rimanere nel castello del mago, che in loro risvegliava tanti ricordi dolorosi.

Uscirono pertanto tutti dal castello e scelsero un posto nella radura dove fermarsi per la notte. Si erano appena stesi, quando si sentì un grande rumore e un’altra parte del castello crollò.

- Bene abbiamo fatto a non fermarci nel castello.

Fuad non prese sonno. Si accorse che alcuni dei compagni si muovevano, unendosi ad altri e presto per tutta la radura si sentirono gemiti e sospiri, poiché i giovani si dedicavano ai liberi giochi del piacere.

Più d’uno cercò Fuad, ma egli finse di dormire: per quanto i giovani fossero tutti belli, qualche cosa lo tratteneva dall’unirsi a loro. E mentre fingeva di dormire, Fuad ripensò al giovane che aveva visto trasformato in pavone. Non gli sembrava di averlo scorto tra gli altri. Eppure aveva acceso tutte le candele. Che ne era di lui? Si era forse allontanato? O era tenuto prigioniero nella torre dove Fuad lo aveva visto entrare e non era potuto uscire?

Il mattino i giovani si destarono e ripartirono, dividendosi in gruppi, in base alla loro destinazione. Fuad si fece indicare la strada da percorrere, ma non partì con loro, perché voleva cercare il giovane che aveva visto.

Si diresse quindi al castello, di cui rimanevano in piedi solo la torre principale e una parte delle mura. Non fu facile salire sulla torre, perché le scale erano in parte crollate e mancavano diversi gradini.

Giunto alla terrazza, egli si diresse alla porta della torre, ma la trovò chiusa e vide che non era possibile aprirla senza una chiave. Decise allora di raggiungere la stanza dove era stato ucciso il mago, pensando che egli tenesse la chiave in quel locale.

Il corpo giaceva ancora dove era stato lasciato, ma brulicava di insetti. Fuad si guardò intorno e vide una cassetta con un lucchetto. Con il pugnale fece saltare il lucchetto e dentro trovò una chiave. Risalito sulla terrazza, vide che era quella che cercava. Poté così aprire la porta.

 

Il suono del gong interruppe la storia di Masoud e il re si congedò, dopo aver a lungo baciato e abbracciato il comandante delle guardie.

 

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