QUARANTACINQUESIMA NOTTE

 

Verso sera il re tornò. Dopo che si furono amati ed ebbero cenato, essi si stesero a dormire. Poi, quando giunse il mattino, Masoud riprese la narrazione.

 

Hamza ordinò ai suoi uomini di preparare un banchetto degno del principe. Poi disse a Nadir:

- Ho cavalcato tutta la notte e vorrei lavarmi. Scenderò al torrente qui vicino. Vuoi venire con me?

Anche Nadir desiderava lavarsi, dopo aver cavalcato a lungo, per cui disse:

- Ben volentieri, Hamza.

Scesero al torrente e qui entrambi si spogliarono. Quando Nadir vide il corpo nudo di Hamza provò un turbamento profondo. Il guerriero era un uomo alto e molto forte, aveva spalle larghe e un torace ampio, braccia vigorose e gambe possenti. Una cicatrice in fronte e una al ventre erano un segno delle battaglie combattute. Il petto e il ventre erano ricoperte di una peluria scura. La sua virilità era tanto maestosa che Nadir chinò il capo: mai aveva visto un membro così gagliardo e testicoli così grandi.

Nadir si immerse nel torrente, per nascondere la sua confusione. Si lavarono entrambi.

Hamza disse:

- Dopo una giornata di caccia, mi piace lavarmi nell’acqua fresca. Preferisco un torrente ai bagni del mio palazzo.

- Sì, è piacevole lavarsi nei torrenti di montagna.

Poi uscirono. Hamza si stese nudo ad asciugare al sole e Nadir si mise vicino a lui, ma evitava di guardarlo, temendo che il suo corpo tradisse il suo desiderio.

Poi si rivestirono e tornarono all’accampamento. Hamza disse:

- Sarei contento se questa notte tu fossi mio ospite, se questo non ti pesa. Manderò un uomo ad avvisare i tuoi servitori che ti fermerai qui.

- Non occorre, Hamza. Dormo spesso all’aperto e i miei uomini sono abituati alle mie lunghe assenze.

- Come desideri.

Mentre i servitori di Hamza si mettevano al lavoro, Nadir e Hamza si sedettero sui cuscini e conversarono.

- Non ti incontrai mai, Hamza, ma non mi ero mai spinto fino a questi monti. Vieni spesso qui?

- Ogni anno, in autunno. Tu dove cacci?

- Di solito più a sud, ma desideravo conoscere nuove terre. Mi avevano detto che sui Monti delle nebbie la selvaggina è abbondante.

- Sì, qui si caccia molto bene.

Nadir chiese a Hamza della caccia e poi delle imprese di cui aveva sentito parlare. Hamza raccontò, rispondendo alle domande di Nadir, senza vantarsi.

- Sei davvero un grande guerriero, Hamza.

Nadir avrebbe voluto chiedergli della sua famiglia, ma non voleva mostrarsi curioso, per cui tacque.

Dopo che ebbero banchettato, Nadir e Hamza parlarono ancora a lungo, mentre il cielo si tingeva di nero e la notte calava.

Quando infine fu ora di ritirarsi, Hamza mostrò a Nadir la tenda che i servitori avevano montato per lui, accanto a quella in cui Hamza dormiva.

- E se avrai bisogno di qualche cosa, puoi venire da me in qualsiasi momento, Nadir.

Nadir ringraziò ed entrò nella tenda. Si spogliò e si stese, ma era inquieto e non riusciva a prendere sonno. Era abituato a dormire tra i monti, ma il pensiero di Hamza che dormiva nella tenda vicino alla sua lo turbava. A un certo punto si alzò e uscì dalla tenda, senza rivestirsi. La luna era piena e la sua luce rischiarava l’accampamento, immerso nel sonno. Nadir guardò la tenda accanto alla sua, in cui dormiva il prode Hamza. Senza riflettere mosse alcuni passi verso l’ingresso. Si fermò, chiedendosi che cosa avrebbe pensato di lui Hamza se fosse entrato nella sua tenda di notte, ma una forza che non riusciva a dominare lo attirava verso il guerriero che riposava

Entrò nella tenda. La luce lunare filtrava e Nadir vide sul letto Hamza, che giaceva nudo. Al suo ingresso Hamza voltò il viso verso di lui, si sollevò leggermente e gli tese la mano. Nadir, ormai del tutto privo di volontà, si diresse verso di lui, fermandosi solo quando fu di fianco al giaciglio.

 

 

Hamza gli prese la mano e lo guidò a stendersi su di lui. Hamza gli prese il viso tra le mani e lo baciò, spingendo la sua lingua tra le labbra del giovane. Il desiderio ardeva in lui e il suo membro si tese. Contro il ventre Nadir sentì la verga possente di Hamza, che cresceva e si gonfiava di sangue, mentre le mani del guerriero scorrevano lungo la sua schiena, gli si posavano sui fianchi, stringendo con forza. A Nadir parve che il mondo scomparisse. Lasciò che Hamza lo baciasse, lo abbracciasse, lo stringesse. A lungo il guerriero accarezzò il principe, poi lo distese sul giaciglio e percorse il suo corpo con baci ardenti e carezze. E infine, voltatolo, dopo averlo ancora baciato, lo penetrò. Nadir provò dolore, sentendo per la prima volta tra i fianchi il membro di un uomo, e il dolore fu forte, perché Hamza era molto virile, ma il piacere dominò anche la sofferenza e Nadir godette più volte, mentre il grande guerriero lo prendeva.

E dopo aver trascorso diverse ore nei giochi d’amore, dormirono allacciati e il mattino dopo ancora ripresero ad amarsi e quel giorno non cacciarono. 

Una settimana Nadir rimase con Hamza, che fece avvisare i servitori del principe di non preoccuparsi per l’assenza del loro signore. Ogni giorno andavano a caccia e ogni notte il guerriero prendeva Nadir, insegnandogli i giochi dell’amore.

Il settimo giorno, al termine della caccia, Hamza disse al principe:

- Oggi proverai il mio cavallo, Nadir.

Nadir fu contento delle parole di Hamza, poiché ammirava lo splendido animale e aveva spesso desiderato di poterlo cavalcare, ma non osava chiederlo: Hamza gli aveva detto che nessun altro poteva montare Cielo sereno.

Hamza andò a prendere Cielo sereno. Prima che Nadir salisse sul cavallo, gli disse:

- Nadir, se mi sarai fedele, ci rivedremo tra un anno.

Poi baciò Nadir sulla bocca.

Nadir non riusciva a capire perché Hamza parlasse di rivedersi tra un anno: egli contava di cavalcare un po’, senza allontanarsi; non intendeva certo andarsene, rubando Cielo sereno al suo padrone. Ma Hamza non lo lasciò chiedere. Intimò:

- Sali.

Nadir salì e spronò il cavallo che, veloce come un lampo, si slanciò sulla parete quasi verticale che sovrastava l’accampamento. Nadir si tenne alle redini, temendo di cadere.

Quando furono su uno spuntone roccioso, il cavallo si fermò.

 

 

Il re avrebbe voluto conoscere il seguito della storia, ma era ormai l’ora di lasciare la torre. Egli perciò baciò Masoud e se ne andò, apponendo il suo sigillo sulla porta..

 

 

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