VENTESIMA NOTTE

Verso sera il re tornò da Masoud e dopo gli abituali giochi d’amore, il pasto serale e il sonno, venne l’ora del racconto.

Masoud narrò:

 

La principessa disse:

- Sahir, ora stenditi a terra e chiudi gli occhi. Sarai portato in volo al castello di Maafaz, superando i monti di fuoco, i boschi di spine e i torrenti di sangue che lo circondano e rendono impossibile raggiungerlo. Con le tue sole forze dovrai salire sulle mura e raggiungere la torre più alta, dove è tenuta prigioniera Leila. Davanti alla sua camera c’è un’ampia terrazza, che è sorvegliata da due sentinelle. La notte però esse spesso si addormentano, non pensando che qualcuno possa avvicinarsi al castello incantato senza essere visto e tanto meno entrarvi.

Obbedendo all’ordine della principessa, Sahir si distese a terra e chiuse gli occhi. Ebbe la sensazione di essere sollevato da un vento fortissimo e di viaggiare per l’aria, ma, come Leila gli aveva detto di fare, non aprì gli occhi fino a che il vento non cessò.

Quando infine Sahir sentì nuovamente sotto di sé la terra e gli sembrò che il vento si fosse calmato, aprì gli occhi, si alzò e si guardò intorno. Vide di essere giunto di fronte a un immenso castello: era quello del jinn Maafaz. Sahir si arrampicò in silenzio lungo il muro, fino a raggiungere gli spalti. Qui c’era una sentinella, che però non si accorse di lui. Muovendosi in silenzio, Sahir scese nel cortile e raggiunse la torre che sorgeva all’interno del recinto di mura. Egli si arrampicò lungo la parete, fino alla grande terrazza. Da lì Sahir poté vedere, attraverso la tenda socchiusa, una donna che riposava in un grande letto. Davanti all’ingresso vi erano due sentinelle, che però si erano addormentate: non si aspettavano certo che qualcuno potesse entrare nel castello del jinn.

 

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Sahir si chiese se uccidere i due uomini di guardia, ma decise di non farlo: prima voleva parlare con la principessa. Se li avesse uccisi, il mattino la sua presenza sarebbe stata scoperta e non è detto che egli riuscisse a portare in salvo Leila nella notte.

Sahir si mosse silenziosamente e passò davanti ai due uomini, tenendo il pugnale in mano. Si accostò al letto e, postosi in un angolo dove non poteva essere visto dalle sentinelle, osservò la donna. Ella era bella come il sole splendente. Indossava un abito intessuto di perle, portava in testa una corona d’oro e un turbante di gemme e al collo una collana di rubini e diamanti.

Sahir sussurrò:

- Principessa!

Leila si destò e si mise a sedere. Guardò verso la porta, per controllare che i due uomini di guardia non li potessero vedere, poi disse:

- Tu sei Sahir, vero?

- Come fai a saperlo?

- Solo tu puoi salvarmi e attendevo la tua venuta. Mia sorella è riuscita a impedire agli uomini di Maafaz di ucciderti.

- Sì, mi ha salvato la vita due volte. Io sono qui per liberarti. Dimmi che cosa posso fare.

- Terribile è la lotta che ti aspetta.

- L’affronterò.

Leila sorrise vedendo che Sahir era un uomo forte e deciso.

- Ascoltami. Maafaz può assumere la forma di ogni animale vivente e se lo vuoi sfidare dovrai combattere contro un leone, un serpente, un elefante e un drago.

Sahir rispose:

- Se vi è modo di ucciderlo, lo ucciderò. Se non è possibile, morirò combattendo.

- Maafaz può essere ucciso solo da un pugnale che egli tiene chiuso nella sala del tesoro, controllata giorno e notte da dieci jinn.

- Come posso entrarvi?

- Soltanto indossando un mantello che rende invisibili anche ai jinn.

- Dove si trova questo mantello?

- Non lo so, ma me lo farò dire domani mattina da Maafaz e tu ascolterai. Se riuscirai a procurartelo e a indossarlo, entrerai nella sala del tesoro e prenderai il pugnale. Poi prenderai un cavallo dalla scuderia, avvolgerai anche lui nel manto e uscirete dal castello. Quando sarai giunto al fiume di sangue ti toglierai il mantello, tornerai davanti alla porta e sfiderai Maafaz. Egli accetterà la sfida, non sapendo che tu possiedi il pugnale incantato, ma bada: la lotta sarà terribile.

- Ho spesso lottato e non temo la morte.

- Allora stenditi sui tappeti. Domani, quando verrà Maafaz, ti nasconderai sotto il letto.

Sahir si stese su un tappeto, in una posizione in cui non era visibile dalla porta.

Quando giunse l’alba, egli si nascose sotto il letto.

Leila si alzò e più tardi giunse Maafaz, che aveva assunto l’aspetto di un bellissimo uomo.

- Principessa, hai dormito bene?

- Come posso dormire bene, in questa prigione?

- Principessa, dipende solo da te: se accetterai di diventare mia sposa, sarai regina di questo palazzo e non prigioniera.

Miriam scosse la testa.

- Perché dovrei sposarti? Che cosa hai da offrirmi?

- Tutte le ricchezze che desideri, i gioielli più preziosi, rubini e smeraldi, diamanti e zaffiri, come nessuna donna mortale ha mai visto.

- Nel palazzo di mio padre ci sono più gioielli di quanti io ne posso desiderare.

- Posso donarti oggetti magici: un tappeto volante che ti può portare dove vuoi tu; un mantello che rende invisibili; una spada che può sconfiggere qualunque mortale; una sfera celeste, che permette di vedere tutti i paesi, da oriente a occidente. Saranno tuoi se accetti di sposarmi.

- E devo credere che tu abbia tutte queste meraviglie?

- Certo, principessa. Se vuoi te le farò vedere.

Il jinn schioccò le dita e dal cielo scese sulla terrazza un tappeto.

Leila rise e disse:

- E questo, dove lo tieni?

- Nella stanza del tesoro.

- Rimandalo là, perché di certo non mi permetteresti di usarlo. E la spada?

Il jinn schioccò nuovamente le dita e la spada comparve, posta su un cuscino nero ricamato con fili d’oro e d’argento.

- Se vuoi, puoi prenderla e affrontare una delle sentinelle: lo ucciderai anche se non sai combattere.

In realtà Miriam sapeva combattere, ma non disse nulla.

Il jinn aggiunse:

- Se tu sfoderassi questa spada contro un intero esercito, esso sarebbe sconfitto e annientato.

Miriam scosse il capo e chiese:

- Anche questa sta nella stanza del tesoro?

- Sì, mia signora.

- E allora rimandala là. E la sfera celeste?

Il jinn schioccò le dita e apparve una sfera di cristallo, che risplendeva come un piccolo sole.

- Guarda, principessa, puoi vedere e visitare tutti i paesi della Terra, rimanendo seduta. Basta che tu rivolga la sfera verso la parte del mondo che vuoi vedere e essa apparirà, come se le sue città e i suoi abitanti fossero davanti a te.

Miriam non mostrò nessun interesse per la sfera.

- È un dono per chi sta in prigione, come me, non per chi è libero.

E prima che il jinn replicasse, Miriam aggiunse:

- Rimandala nella stanza del tesoro e fammi vedere il mantello.

 

Mentre Masoud stava raccontando, giunse il suono del gong e il comandante delle guardie si interruppe. Il re sarebbe voluto rimanere ad ascoltare la storia, ma a malincuore si alzò, si vestì e uscì, apponendo il sigillo sulla porta della torre. Ma durante il giorno più volte il pensiero andò a Masoud e un feroce desiderio tormentava il re, tanto che pensò di tornare nella torre, per godere del corpo di Masoud.

 

 

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