VENTIDUESIMA NOTTE

 

Verso sera il re tornò da Masoud. Ripresero i loro giochi d’amore e poi, dopo aver mangiato e bevuto, si stesero per dormire. Quando il mattino li svegliò, Masoud riprese a narrare.

 

Il jinn aveva ormai capito che Sahir stringeva in mano il pugnale che avrebbe potuto ucciderlo ed era ben deciso a fare a pezzi il guerriero. Il leone azzannò il cavallo di Sahir, spezzandogli il collo. Sahir riuscì a saltare a terra per tempo, prima di rimanere schiacciato sotto l’animale.

Maafuz allora si scagliò su di lui, gettandolo a terra e dilaniandolo con gli artigli, ma prima che le sue fauci potessero azzannare la gola di Sahir, costui riuscì a immergere il pugnale nel petto della belva.

Nuovamente Maafuz urlò e si trasformò in un drago che lanciava fuoco. Sahir perdeva sangue da tutto il corpo, le sue vesti erano lacerate ed egli sapeva che non sarebbe vissuto più a lungo. Quando però dalle fauci del drago uscì un getto di fiamme, egli riuscì a evitarlo e saltò di lato. Il fuoco gli bruciò una parte del corpo, ma Sahir saltò addosso al drago prima che questi emettesse altre fiamme e nuovamente lo colpì con il pugnale.

 

 

Maafuz lanciò ancora un grido e si trasformò in un’aquila, che volò in alto in cielo e poi piombò su Sahir. Il guerriero ormai si reggeva appena. Alzò un braccio per difendersi e gli artigli dell’aquila lo lacerarono. Con la destra Sahir riuscì ancora a colpire l’aquila.

Il grido del jinn risuonò talmente alto, che fu udito in città lontane, oltre i monti.

Maafuz non poteva più trasformarsi e assunse il suo aspetto: quello di un jinn dotato di zanne e artigli. Egli saltò addosso a Sahir e affondò gli artigli nella carne del guerriero, da cui la vita stava ormai fuggendo. Il dolore paralizzò Sahir, ma questi, con un ultimo sforzo, affondò il pugnale nel corpo del jinn.

 

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Colpito nella sua forma reale, Maafuz lanciò un ultimo grido, che fu udito fino al mare e raggelò di terrore tutti coloro che lo sentirono. Il jinn si abbatté al suolo, come una montagna che crolla, e la terra ne tremò.

Sahir aveva vinto la sua battaglia, ma la morte lo stava ghermendo. Egli giaceva inerte al suolo, in preda a dolori atroci.

Davanti a lui comparve la principessa Leila.

- Principessa… la mia ora… è giunta. Ho ucciso… il jinn… ti prego… salva il giovane Fuad

Sahir avrebbe voluto spiegare chi era Fuad, ma il mondo stava svanendo e non riusciva più a parlare. 

- Non temere, Sahir. Tu non morirai. Uccidendo il jinn, mi hai liberato dall’incantesimo che egli mi aveva lanciato e ho recuperato i miei poteri. Ti guarirò.

Sahir non sentì altro, perché il dolore lo strinse in una morsa e gli sembrò che la vita gli sfuggisse.

Più tardi però si svegliò in un letto e si accorse con stupore che non provava dolore. Si mise a sedere e vide che il suo corpo non presentava ferite.

Ai piedi del letto vi era un servitore. Quando lo vide mettersi a sedere, l’uomo disse:

- Guerriero, la principessa ti attende. Rivestiti e raggiungila nella sala del banchetto.

Sahir era nudo e i vestiti con cui aveva combattuto erano stati distrutti, ma accanto al letto vi erano altri abiti, assai più sontuosi.

Sahir li indossò. Il servitore gli indicò la strada da percorrere e Sahir raggiunse la sala dove la principessa lo aspettava.

Ella gli sorrise e disse:

- Grazie per avermi salvata.

- Grazie a te per avermi reso la vita.

- Ora possiamo andarcene, lasciando questo palazzo.

- I jinn non cercheranno di fermarci?

- Senza il loro padrone essi sono caduti sotto la forza dei miei poteri e rimarranno al mio servizio finché non ce ne andremo.

Sahir e Leila raggiunsero la sala del tesoro. Qui essi presero il tappeto magico e la spada che rendeva invincibili. Poi Leila disse:

- Guerriero, io non ho bisogno di nulla, ma so che tu hai perso i tuoi beni. Prenderemo con noi il tesoro del jinn: tu l’hai sconfitto e i suoi beni ti appartengono.

Sahir non rifiutò. Essi presero un forziere e vi misero gli oggetti più preziosi che il jinn possedeva. Poi salirono sul tappeto volante e lasciarono il castello.

Dopo la loro partenza i jinn, liberati dall’incantesimo della principessa, volarono via e il castello crollò.

Dall’alto Sahir poté vedere che i fiumi di sangue erano diventati fiumi d’acqua, i boschi di spine si erano trasformati in foreste di querce e faggi e i monti di fuoco erano cime innevate.

- Tutto si è trasformato, principessa.

- Con la morte del mago, l’incantesimo si è dissolto. Anche il castello crollerà: solo i miei poteri hanno impedito che rovinasse mentre noi eravamo ancora all’interno.

E infatti in quel momento si sentì un fragore assordante e voltandosi Sahir vide che il castello stava crollando.

Dopo un lungo volo sopra pianure e montagne, città e paesi, campi coltivati e boschi, il tappeto portò Sahir e Leila dal re, padre della principessa.

- Questo guerriero mi ha liberato, padre, uccidendo il jinn.

- Sono felice di rivederti, figlia. Quanto a te, guerriero, qualunque cosa tu desideri, sarò ben felice di dartela.

- Re, ciò che desidero è salvare un giovane che fu condannato a morte con me e salvato da tua figlia Leila. Ella mi disse che era stato rapito da un jinn.

Leila era presente e intervenne:

- È così, Sahir. Il jinn Fadlan vide Fuad quando precipitaste nella grotta e, conquistato dalla sua bellezza, lo rapì. Tu sei coraggioso e forte, ma il jinn che tiene prigioniero il giovane ha grandi poteri e non so se ti sarà possibile liberarlo.

 

Il gong interruppe la narrazione e malvolentieri il re si staccò da Masoud e lasciò la torre, dopo aver apposto il suo sigillo sulla porta e congedato il boia, che ogni mattino si presentava per decapitare Masoud.

 

 

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