QUINDICESIMA
NOTTE Verso
sera il re tornò da Masoud. Nuovamente piovve ed essi si dedicarono ai giochi
d’amore sulla terrazza della torre, lasciando che la pioggia li lavasse e
regalasse loro un po’ di frescura, dopo il calore opprimente del giorno. Poi
si asciugarono e si cibarono e infine si stesero a dormire. Il mattino Masoud
riprese la storia. Quando il cielo incominciò
a rischiararsi, dopo un’intera notte in balia delle onde, Fuad tremava dal
freddo ed era ormai certo che la sua fine fosse giunta. Tra sé e sé diceva: “A che
mi è servito attaccarmi a questa trave? Raggiungerò presto i miei compagni di
viaggio in fondo al mare.” Ma alle prime luci del nuovo
giorno, egli scorse una nave che si avvicinava. I marinai lo videro e, giunti
al suo fianco, lo issarono a bordo. Fuad disse che era in
viaggio con alcuni amici e che la tempesta aveva affondato l’imbarcazione che
li trasportava. Non rivelò di essere stato venduto come schiavo, sperando di
recuperare la propria libertà. La nave si dirigeva verso
il porto di Adan e qui Fuad sbarcò. Egli dovette cercarsi un lavoro, perché
non possedeva nulla. Fuad era istruito, ma non
conosceva nessun mestiere. Chiese a un mercante di tappeti se avesse bisogno
di qualcuno per aiutarlo nell’attività. Vedendolo così bello, l’uomo gli
disse: - Per me va bene. Per il
momento ti darò solo da mangiare e un tetto per la notte, ma quando avrai
imparato il lavoro, ti pagherò. - Ti ringrazio. Ma già la prima notte il
mercante si alzò dal letto, lasciando la moglie, e scese nella bottega, dove
Fuad dormiva. Egli si sedette vicino al giaciglio del giovane e incominciò ad
accarezzargli il petto. Fuad si svegliò di
soprassalto. - Che cosa fai? - Nulla, sono solo sceso a
vedere se dormivi bene. Il mercante prese la
lanterna e risalì in camera. La notte seguente Fuad fu
nuovamente svegliato dal mercante, che questa volta gli accarezzava il
ventre. - Che cosa fai? - Sei bello, Fuad. Lascia
che io mi stenda accanto a te e ti insegni i giochi del piacere. Fuad però si oppose: - No, non voglio. - Bada, Fuad. Sei al mio
servizio. - Sono al tuo servizio
nella bottega, non sono il tuo schiavo. Il mercante sorrise e,
senza rispondere, tornò in camera. La terza notte Fuad fu
svegliato dal mercante, che si era steso su di lui. Fuad era forte e si
liberò dell’uomo, colpendolo. Il mercante era furibondo: - Bada a quello che fai!
Ti denuncerò e dirò che hai cercato di derubarmi. Ti conviene startene
tranquillo e lasciare che io mi prenda il mio piacere. Ma Fuad non cedette. Il
mercante ritornò in camera, meditando la vendetta. Fuad però non aspettò che
facesse giorno. Si rivestì e uscì dalla bottega. Dopo aver camminato a lungo,
si distese in un angolo del mercato e si mise a dormire. A svegliarlo furono
due guardie. - Qual è il tuo nome,
vagabondo? Fuad non pensò di celare
la verità. - Mi chiamo Fuad. La guardia che aveva
parlato rise e disse all’altro soldato: - Te l’ho detto che
corrispondeva alla descrizione. Tanto bello quanto perfido. Fuad intuì che i soldati
lo cercavano perché il mercante l’aveva denunciato e si sentì gelare. - Adesso pagherai per le
tue colpe. E con queste parole l’uomo
che lo aveva interrogato lo afferrò. L’altro gli legò le mani dietro la
schiena e Fuad fu portato in tribunale. Il giovane si disperava:
il mercante certo lo aveva denunciato e Fuad avrebbe dovuto pagare per una
colpa che non aveva commesso. Il giudice fece chiamare
il mercante. - È questo l’uomo contro
cui hai sporto denuncia? - Sì, è lui. Il giudice si rivolse a
Fuad. - Chi sei tu? - Il mio nome è Fuad ibn
Ismail. - Da dove vieni? - Mio padre possiede un
castello nel regno di Wayiha. - Se tuo padre possiede un
castello, perché lavori come servitore? Fuad non voleva rivelare
di essere stato venduto come schiavo. Perciò disse: - Ero in viaggio per conto
di mio padre su una nave, che naufragò. Per una notte intera rimasi in balia
della tempesta. Fui raccolto da un’altra nave e il capitano mi fece lasciare
qui, ma nel naufragio avevo perduto tutto. Perciò mi cercai un lavoro, per
guadagnare abbastanza da poter tornare in patria. Ma non ho fatto nulla di
male. Il giudice sapeva che una
nave era di recente naufragata, per cui la storia di Fuad gli apparve
verosimile. Si rivolse allora al
mercante. - Tu hai sporto denuncia
contro questo giovane. Che cosa ha fatto? - Lo avevo assunto tre
giorni fa. Questa notte sentii degli strani rumori provenire dal negozio e
scesi a vedere. Egli stava accatastando la merce per portarla via. Quando mi
vide, mi colpì e fuggì. - Fuad, che cosa hai da
dire? - Ciò che dice quest’uomo
non è vero. Il mercante voleva che io cedessi ai suoi desideri, ma io non
volli. Lo colpii per difendermi e fuggii via. Non ho rubato nulla e non avevo
intenzione di farlo. Il giudice era perplesso,
ma il mercante era conosciuto in città e Fuad era uno straniero. Fuad però
diceva di essere figlio di un signore e prima di condannarlo il giudice voleva
avere maggiori informazioni. Il giudice perciò decise di mettere Fuad in
prigione e si informò per avere notizie della famiglia di Fuad. Il
re aveva ascoltato con molta attenzione la storia, ma ormai per lui era
giunta l’ora di andare. Baciò appassionatamente Masoud e se ne andò,
apponendo il suo sigillo sulla porta. |
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