QUINTA
NOTTE Verso
sera, il re raggiunse Masoud, impaziente di
conoscere il seguito della storia. Ma quando lo vide, lo attirò a sé, perché
il desiderio era più forte della curiosità. Egli spogliò il capo delle
guardie e quando egli fu nudo, lo guardò a lungo e disse: -
Sei bello, Masoud. Forte e bello come il sole
quando sorge. -
Grazie, mio signore. -
Spogliami, Masoud, perché il mio corpo arde per la
sete e tu sei la fontana a cui dissetarmi. Masoud
tolse al re le vesti e poi incominciò ad accarezzarlo, a baciarlo, a stringerlo
e al re parve che le mani di Masoud lo portassero
in un mondo lontano, dove tutto era piacere e luce. Il re chiuse gli occhi e
accarezzò il capo di Masoud. Pensò che l’indomani
mattina quel capo sarebbe stato troncato e in cuor suo si pentì della
decisione presa. Poi
Masoud si distese sulla schiena e attrasse a sé il
re. Gli mise le gambe sulle spalle e il re spinse la sua poderosa verga tra i
fianchi del guerriero, mentre ne accarezzava il viso. Poi il piacere cancellò
ogni altro pensiero e il re cavalcò a lungo, fino a che sparse il suo seme
nel corpo di Masoud. Bevvero
e mangiarono e poi dormirono e il re strinse Masoud
tra le braccia. Quando
si destarono, il re chiese: -
Raccontami la conclusione della storia, Masoud. Ma
in cuor suo sperava che la storia non si concludesse, perché non voleva
mettere a morte l’uomo che stringeva tra le braccia. -
Certo, mio signore. Così essa prosegue: Come avevano concordato,
Kamal si distese nel letto e finse di dormire, mentre Abaan
scivolava in fretta dietro una tenda. Il Demone giunse, già
ardendo di desiderio: mai nessun uomo aveva acceso nel suo corpo la stessa
bramosia di Kamal. Vide che il mercante era steso sul letto e contemplò il
corpo che presto avrebbe posseduto. In quel momento però Abaan sgusciò fuori dal suo nascondiglio e gettò sul
Demone Rosso il drappo nero. Il Demone non capì che cosa stesse succedendo e
cercò di liberarsi, ma il tessuto era incantato e si strinse intorno a lui,
bloccandolo completamente. Abaan e Kamal sollevarono il corpo avvolto nel
drappo e lo portarono in uno dei cortili. Abaan
prese poi una candela e posò sulla fiamma il diamante che gli aveva dato lo
spirito benigno. Una luce multicolore si diffuse nella sala, ma Abaan prese lo specchio e deviò la luce sul drappo nero che
imprigionava il Demone Rosso. Il drappo mutò colore più volte, passando dal
blu al giallo e poi al verde e all’azzurro, ma quando divenne rosso si udì un
grido terribile e l’intero palazzo vibrò come se un terremoto l’avesse
colpito. Kamal e Abaan si gettarono a terra. Quando
la scossa ebbe termine, il drappo era ritornato nero, ma non conteneva più
nulla: il Demone Rosso era stato scagliato sotto un vulcano, dove sarebbe
rimasto prigioniero per mille anni. - Mi hai salvato, Abaan. Lascia che io ti abbracci. Kamal abbracciò Abaan, ma il contatto dei loro corpi accese in lui il
desiderio. Egli baciò il suo salvatore sulla bocca. Abaan
ricambiò l’abbraccio e il bacio e spinse la sua lingua nella bocca del
mercante. Kamal si offrì ad Abaan, come si era
offerto al Demone, e Abaan si offrì a Kamal ed
entrambi provarono piacere nel darsi e nel prendere l’altro. E l’intera notte
trascorse in amplessi ardenti. Il mattino seguente Abaan e Kamal lasciarono i monti del Drago Rosso,
portando con sé molto oro e pietre preziose, e tornarono in città. Qui essi
presero casa insieme e continuarono a dedicarsi al commercio di tessuti, pur
avendo ormai molte ricchezze: essi infatti non volevano rimanere inoperosi,
ben sapendo che l’ozio porta spesso l’uomo alla rovina. Il loro amore rimase
forte ed essi vissero molto a lungo nella gioia, fedeli l’uno all’altro, fino
a che non sopraggiunse anche per loro l’ineluttabile fine. Il
re annuì, soddisfatto di ciò che aveva udito. -
Bella è la storia che mi hai narrato e i due mercanti sono un esempio di
generosità e lealtà. Ma nel cuore degli uomini spesso si annida il
tradimento. -
Sì, maestà. Così avviene sovente. Il tradimento è il più infame dei delitti
ed esso desta giustamente l’ira dei sovrani. Se lo desideri, poiché l’alba è
ancora lontana, ti narrerò di Ismail, che fu un grande e coraggioso
guerriero, ma anche il più infido dei traditori. -
Sì, ascolterò volentieri questa storia. Masoud
incominciò allora a narrare. Ismail discendeva da una stirpe
di valorosi guerrieri, che non conoscevano la paura: i suoi antenati avevano
spesso versato il loro sangue al servizio dei loro signori. Alla morte del
padre, Ismail ne prese il posto presso Rami, uno dei signori che dipendevano
dal re della città di Wayiha, in India. Il suo valore in battaglia
era immenso ed egli affrontava i nemici senza temere la morte. Ma nel suo
cuore covava un’ambizione feroce ed egli non arretrava davanti a nulla pur di
ottenere ciò che voleva. Rami era il signore di una
provincia in gran parte montuosa, nella parte settentrionale del regno. Egli
aveva avuto in tarda età due figli gemelli, belli come il sole: il maschio si
chiamava Talal e la femmina Faiza.
L’una e l’altro destavano il desiderio di chiunque li vedesse e molti dicevano
che mai in quelle terre si erano viste bellezze così perfette. Talal avrebbe un giorno ereditato la signoria
del padre, giurando fedeltà al re di Wayiha, come
Rami aveva fatto prima di lui. Faiza invece venne
promessa in sposa al capitano delle guardie, un uomo forte e leale, Ahmad. Quando lo seppe, Ismail
fremette di rabbia: con il matrimonio il capitano sarebbe diventato ancora
più potente e Ismail invece sarebbe rimasto per sempre alle sue dipendenze.
Ismail odiava Ahmad, perché avrebbe voluto prendere
il suo posto, ma nei suoi confronti si mostrava sempre amichevole. Ahmad, che non conosceva la doppiezza, non aveva segreti
per il suo aiutante e si fidava ciecamente di lui. Quando al matrimonio
mancava solo una settimana, Rami convocò Ahmad e Ismail
e, dopo aver parlato a lungo con loro, li congedò. Erano le ore centrali del
giorno, che tutti trascorrevano riposando, per sfuggire alla grande calura.
Ismail accompagnò Ahmad nel suo appartamento e si
fermò a parlare con lui, come faceva spesso, mentre il capitano delle guardie
si spogliava e si stendeva per riposare: vi era tra loro una grande intimità,
come spesso accade tra uomini abituati ad affrontare lunghe spedizioni e a
combattere uno al fianco dell’altro. Quando il capitano si fu
disteso, Ismail lo salutò e lasciò la stanza, ma prima di andarsene prese di
nascosto una cintura tempestata di gemme, che Ahmad
aveva ricevuto in dono dal loro signore, Rami. Poi si diresse nel giardino
interno del palazzo, dove sapeva che avrebbe incontrato il giovane Talal. Il ragazzo infatti amava rimanere in giardino
nelle ore più calde del giorno. Ismail si avvicinò a lui e
gli disse. - Talal,
il capitano delle guardie Ahmad mi ha ordinato di
mostrarti un cavallo, che intende donarti quando diventerà tuo cognato. Il giovane Talal amava molto cavalcare, per cui si alzò, battendo le
mani per la gioia, e seguì docile Ismail. Entrarono nella piccola scuderia
dove Ahmad teneva i suoi cavalli. In quel momento
non vi era nessuno, perché anche il servitore che se ne occupava riposava
sempre in quelle ore. Ismail condusse Talal al fondo della scuderia e gli mostrò un magnifico
cavallo che apparteneva ad Ahmad. - Questo è lo stallone che
ti è destinato. Una cavalcatura degna di un re. - È davvero generoso Ahmad e sarò felice di montare un simile destriero. - È un animale focoso, che
ha già fecondato molte femmine: un maschio possente. Vuoi vederlo all’opera? Il giovane fu contento
della proposta. Ismail portò lo stallone
nel piccolo recinto dietro la scuderia di Ahmad e poi
andò a prendere una giumenta in calore. Quando il cavallo ne avvertì l’odore,
esso nitrì. Ismail fece entrare la giumenta e si mise dietro Talal. Il giovane osservava
ammaliato il membro vigoroso del cavallo che cresceva, diventando sempre più
grande e rigido. Quando il magnifico animale montò la giumenta, Ismail si
avvicinò ancora a Talal, tanto che i loro corpi ora
si sfioravano. - La giumenta prova un
grande piacere, perché un maschio possente ora la monta. Talal si accorse che Ismail era eccitato: contro
i suoi fianchi premeva il robusto sperone del guerriero. Talal
fu turbato e gli parve che la vista gli si offuscasse. Non era mai stato
posseduto, ma sentendo il corpo di Ismail premere contro il suo, il desiderio
si accese, impetuoso. Ismail lo condusse nella scuderia e lo stese sulla
paglia, gli calò i pantaloni e, inumidita l’apertura, lo prese. Talal provò dolore e insieme piacere, poiché Ismail era
valente nelle battaglie del letto non meno che in quelle che si combattono
con le armi. A lungo cavalcò Ismail e il giovane sentì il piacere
sopraffarlo. Infine Ismail venne,
spargendo il suo seme tra i fianchi di Talal.
Allora prese la cintura e la strinse intorno al collo del giovane. Questi
cercò di liberarsi, ma il fiato gli mancò e si accasciò inerte. Ismail
continuò a stringere, finché fu sicuro che Talal
fosse morto. Il
re ascoltava con attenzione questa nuova storia, ma il cielo era ormai chiaro
e il gong annunciò l’ora delle udienze. -
Feroce era quest’uomo di cui mi racconti. Voglio sapere quale fu il suo
destino. Dopo il tramonto proseguirai la tua storia. -
Come il mio re desidera. Perciò
il re fece portare l’occorrente per la giornata, rinviò il boia e chiuse la
stanza con il sigillo. |
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