VENTISEIESIMA
NOTTE In
serata il re tornò da Masoud e, dopo che si furono amati ed ebbero mangiato e
bevuto, si stesero a dormire. Il mattino Masoud riprese la sua storia. Sahir era molto turbato. - Due volte hai incontrato
il tradimento, Dahih, e proprio da coloro che avrebbero dovuto esserti grati. - Sì, Sahir. - Che cosa successe poi?
Perché sei qui davanti a me e sei sfuggito alla morte. - I marinai mi
sollevarono, ma un’onda più forte si abbatté sulla nave ed essi mi lasciarono
per tenersi e non finire in acqua. Io rotolai sul ponte. L’effetto del
farmaco stava svanendo, ma potevo appena muovermi. Poco dopo si sentì un
rumore tremendo: la nave era finita contro uno scoglio. Immediatamente la
nave incominciò a imbarcare acqua: era la morte per tutti, la giusta
punizione per loro. La nave stava affondando rapidamente. Il capitano e
alcuni uomini riuscirono a calare una scialuppa, caricandovi molti tesori. Io
la vidi allontanarsi, ma una grande ondata la ribaltò ed essi perirono tutti
nei flutti. Sapevo che la mia morte era vicina. Non avevo recuperato le mie
forze e potevo a malapena muovere le mani. Quando la nave si inclinò, io
scivolai in acqua. Riuscii ad aggrapparmi a una trave e le onde mi
trascinarono via. Ero debole e sapevo che non avrei potuto resistere a lungo.
Ma le onde mi trascinarono verso la riva di quest’isola, dove mi lasciarono
inerte. Solo il mattino mi destai e riuscii a muovermi. Scoprii presto che
non c’è modo di andarsene da quest’isola. C’è acqua in grande quantità e vi
crescono molti alberi da frutto; anche la selvaggina è abbondante e di certo
non si rischia di morire di fame o di sete. Ma è come una prigione da cui non
si può evadere ed essa è popolata da creature mostruose Sahir annuì. - Sì. Ed è uno di questi
jinn, Fadlan, che sono venuto a uccidere. Voglio liberare il giovane Fuad,
che egli tiene prigioniero. Ora ascoltami, Dahih: ti mostrerò il tappeto
volante e il mantello che rende invisibili: se Fadlan mi dovesse uccidere,
puoi servirtene per lasciare quest’isola. Se invece sarò io a uccidere
Fadlan, verrai con me. - Sei generoso, Sahir, e
ti ringrazio per la tua offerta. Sahir fece vedere a Dahih
dove aveva nascosto il mantello e il tappeto. Poi disse: - Prima di affrontare il
jinn, voglio riposare. - Anch’io voglio dormire.
Stenditi qui, Sahir. Ho notato che i jinn non amano questa valle e di rado vi
si spingono. Sahir e Dahih si stesero
l’uno accanto all’altro e dormirono. Quando si svegliarono, era ormai l’alba.
Dahih scese al vicino torrente e si spogliò, poi si immerse nell’acqua. Anche
Sahir si spogliò, ma vedendo Dahih nudo, si sentì turbato. Entrò in acqua e
si lavò, ma quando entrambi uscirono e si guardarono, scorsero l’uno nel
corpo dell’altro lo stesso desiderio. Fu Dahih a parlare: - Sahir, forse questo è il
nostro ultimo giorno. Volentieri mi dedicherei con te ai giochi d’amore. - Anch’io ti desidero,
Dahih. Si appartarono tra alcune
rocce e a lungo presero piacere uno dell’altro, offrendosi e prendendosi. Mai
Sahir aveva goduto come quel giorno e il piacere di Dahih non fu minore. Quando infine furono sazi,
tornarono a lavarsi, poi si rivestirono e si scambiarono un lungo bacio. - Ora io vado, Dahih.
Spero di tornare con Fuad, ma se il jinn dovesse uccidermi, sai come lasciare
l’isola. - Verrò con te, Sahir. - No, questo è un compito
che spetta a me solo. Addio, Dahih. Sahir prese congedo da
Dahih e si diresse verso l’ingresso del palazzo di Fadlan. Dahih però lo
seguì, badando a non farsi scorgere: voleva poterlo soccorrere, se fosse
stato necessario: il guerriero aveva preso il suo cuore. Sahir raggiunse il
palazzo, ma dall’ingresso uscì un turbine di vento che lo scagliò al suolo e
lo stordì. Sahir svenne e quando riprese i sensi, si trovò legato a un
albero. Capì che la sua vita era finita. Il jinn Fadlan gli
apparve, nel suo aspetto mostruoso. - Sapevo che saresti
giunto, Sahir. Lo lessi nelle pagine del libro del futuro. Sei stato sciocco
a sfidarmi. Ora mi ciberò di te. Sahir gridò: - Sei un vile, Fadlan: non
hai osato sfidarmi, ma mi hai catturato con le tue arti magiche. Fadlan rise e la sua
risata risuonò per tutta l’isola, terribile. - Divorerò il tuo cuore e la
tua virilità, Sahir. Le tue carni saranno oggi il mio pranzo e ciò che
resterà di te, sarà cibo per gli avvoltoi. Il jinn rise ancora. Il
gong interruppe la storia e a malincuore il re se ne andò, apponendo il suo
sigillo. |
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