QUARANTANOVESIMA
NOTTE Verso
sera il re tornò. Nuovamente il suo corpo e quello di Masoud si strinsero. E
il mattino seguente il re ascoltò il seguito della storia. L’inverno fu lungo, perché
Nadir non aveva notizie di Hamza e questi smise di comparire nei suoi sogni.
Il desiderio tormentava Nadir, ma questi si rifiutava di soddisfarlo con
altri corpi. Il mattino spesso si svegliava con il membro teso e i servitori
ne ammiravano la virilità. - Il principe è un maschio
come nessun altro. - È strano che egli non
prenda moglie, perché certo saprebbe soddisfare cento donne. Un nuovo autunno giunse e il
principe partì per i monti, sperando di ritrovare l’uomo che amava. Montò sul
suo nuovo stallone, un bel cavallo bianco come la neve, che era chiamato
Raggio di Luna, e cavalcò molte ore, fino a raggiungere una valle dove una
fitta vegetazione cresceva intorno a una pozza d’acqua. Qui Nadir scese dalla
sua cavalcatura e, poiché il sole era alto in cielo e la calura grande, si
spogliò e si bagnò. Poi si sedette sull’erba. Rimase a lungo a contemplare il
cielo e la valle, poi si rivestì. Stava per andarsene, quando vide un
magnifico cavallo avvicinarsi. Esso aveva il pelo nero come la notte, una
folta criniera che sventolava al vento e una lunga coda. Il principe pensò: -
Mai vidi un animale così bello, dopo Cielo sereno. Se il mio destriero si
chiama Raggio di Luna, questo davvero si può chiamare Figlio della notte. Lo stallone del principe
non tollerava la vicinanza di altri cavalli maschi, ma Nadir vide che questa
volta l’animale abbassava il collo, quasi in segno di sottomissione. Il
cavallo nero gli si avvicinò, l’annusò, poi passò dietro di lui. Con suo
grande stupore, Nadir vide che il Figlio della notte aveva il membro eretto
ed esso era grande come Nadir non aveva mai visto in nessun animale. Lo
stallone nero si mise sulla groppa di Raggio di Luna, che non cercò di
sottrarsi, neppure quando il Figlio della notte spinse il suo formidabile
sperone dentro di lui. Nadir vide invece che il membro dello stallone bianco
emergeva, gonfio di sangue, sempre più grande. Lo stallone bianco nitrì più
volte, mentre quello nero lo possedeva e infine, quando il Figlio della notte
emise un nitrito sonoro e muovendo i fianchi spinse ancora più a fondo il suo
membro dentro il corpo dell’altro cavallo, anche Raggio di Luna sparse il suo
seme. Lo stallone nero si avvicinò
a Nadir, mostrandosi docile, e si lasciò accarezzare. Nadir fu preso dal
desiderio di salirgli in groppa e l’animale non si sottrasse. Ma quando il
principe fu montato sul Figlio della notte, questi spiccò un balzo e
incominciò a correre, veloce come il vento, senza mai fermarsi. Il principe pensava: -
Pagherò la mia imprudenza. Di certo questo stallone mi getterà in un baratro.
Ma del mio male sono io solo la causa. Arrivarono infine a un
castello, grande quanto mai Nadir aveva visto. Il portone era chiuso, ma
all’avvicinarsi del cavallo esso si aprì, per poi richiudersi dietro di lui.
Il cavallo passò in un secondo cortile e poi in un terzo e ogni volta le
porte si aprirono per farlo passare e poi si richiusero, senza che si vedesse
nessuno. Il terzo cortile era un
giardino, dove canali scorrevano tra alti alberi e il terreno era coperto di
fiori profumati. Mai Nadir aveva visto un posto più bello. Qui il cavallo si fermò e
Nadir scese. Era
giunta l’ora di separarsi e il re dovette lasciare la stanza nella torre. |
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