QUARANTATREESIMA
NOTTE Verso
sera il re tornò e trascorse la notte con Masoud.
Il mattino il comandante delle guardie riprese a narrare. Il re fece cercare il vecchio.
Egli sapeva che sarebbe stato chiamato ed era pronto a seguire il messaggero
inviato da Nasim. Quando fu al capezzale del
moribondo, fece bere a Yasir una pozione, poi spalmò
un unguento sul suo corpo. - Se vorrai che Yasir sfugga alla morte, devi mandare a chiamare un uomo
che ha rinunciato al mondo. Lo troverai nella moschea di Nur.
Egli è ricco e potente, ma vive in povertà. Il suo nome è Shihab.
È un uomo molto forte, nel fiore degli anni, con una fitta barba nera e occhi
scuri. Indossa sempre un mantello nero. Se gli farai dire che io lo chiamo,
verrà. Il vecchio re mandò subito
quattro uomini alla moschea di Nur. Essi chiesero ad alcuni
fedeli dove potevano trovare l’uomo chiamato Shihab.
Uno degli uomini rispose: - Egli sta lottando nella
piazza della città: si guadagna da vivere così. Gli inviati del re
raggiunsero la piazza di Nur e videro una grande
folla che assisteva alla lotta tra due uomini. Essi erano entrambi vigorosi e
assai abili e lottarono a lungo, finché uno dei due non ebbe il sopravvento e
riuscì a bloccare l’altro a terra. Il vincitore corrispondeva alla
descrizione di Shihab e quando lo videro indossare
un mantello nero, i messaggeri del re gli si avvicinarono. - Sei tu Shihab? Shihab guardò i soldati, chiedendosi perché lo
cercassero. - Sì, sono io. - Il nostro signore, il
sovrano Nasim, re di Omayya
e di tutto il regno di Sahar, ci ha mandati a
cercarti. Il vecchio della Montagna delle Sette Cime gli ha detto che verrai
con noi. Sentendo nominare il vecchio
della Montagna delle Sette Cime, Shihab si alzò, si
inchinò e disse: - Verrò con voi. Shihab fu quindi condotto davanti a Nasim, che lo guardò attentamente: dopo aver inviato i
messaggeri, egli aveva sentito raccontare la storia di quest’uomo, grande
guerriero e grande lottatore, che dicevano essere tornato più volte dalla
morte. - Shihab,
la tua fama di guerriero e di lottatore è grande. Dicono che tu abbia vinto
persino la morte. Un uomo a cui devo la vita si sta spegnendo. Tu solo puoi
salvarlo. Shihab guardò il sovrano, molto stupito. - Potente re, io sono un
guerriero e un lottatore, è vero, ma non sono un guaritore. L’arte della
medicina mi è ignota. - Eppure il vecchio della
Montagna delle Sette Cime mi ha detto di chiamarti. Ti farò accompagnare da
lui. Shihab seguì una guardia, che lo portò dal
vecchio della Montagna delle Sette Cime. Shihab si
inchinò profondamente davanti a lui. Il vecchio disse: - Shihab,
solo tu puoi guarire Yasir. Shihab sussultò: gli parve che qualcuno avesse
affondato un coltello nel suo petto. - Yasir?!
Qui?! Il vecchio annuì. - Vieni con me. Nella stanza a fianco Yasir era disteso su un giaciglio, nudo, nove ferite
aperte sul suo corpo. - Yasir!
Il vecchio si allontanò in
silenzio. Shihab si inginocchiò di fianco a Yasir e i suoi occhi si riempirono di lacrime. Egli
pianse e ogni lacrima che scendeva su Yasir sanava
una ferita. Quando il corpo fu nuovamente intatto, Yasir
aprì gli occhi e guardò Shihab. - Shihab,
tu qui? - Sì, Yasir.
Mi hanno chiamato perché tu potessi guarire. Yasir si sollevò a sedere. Si guardarono a
lungo negli occhi, senza dire nulla. Shihab
piangeva ancora e anche dagli occhi di Yasir
scesero le lacrime. - Shihab,
perdonami. Mille volte avrei preferito morire, piuttosto che darti la morte. Desideravo
che tu mi uccidessi. - Lo so, Yasir. Fui io a gettarmi sul tuo pugnale. - Shihab… Tacquero entrambi. Yasir passò una mano sul viso di Shihab
e gli asciugò le lacrime. Shihab fece lo stesso. Ma
il contatto accese il loro desiderio ed essi si abbracciarono. Il letto su
cui Yasir era rimasto a lungo sofferente divenne il
loro giaciglio d’amore e Shihab trafisse Yasir con l’arma che dà il piacere e non la morte e poi
accolse nel suo corpo l’arma di Yasir. Dopo che si furono amati a
lungo, si rivestirono e uscirono dalla stanza. Il vecchio li attendeva. - Vi dico addio, perché
non ci rivedremo più. Shihab, hai superato le prove
che il destino aveva in serbo per te. - Grazie per avermi
salvato la vita e perdona le parole che ti dissi. Il vecchio scosse la
testa. - Hai conosciuto la
disperazione, Shihab. Poi si rivolse a Yasir: - Yasir,
anche tu hai dovuto affrontare un destino avverso, ma quel tempo è finito. - Grazie per aver salvato Shihab. Rendendogli la vita, l’hai resa anche a me. Il vecchio si congedò. Il re fu felice di
scoprire che Yasir era guarito. Gli diede la
libertà, ma chiese a lui e Shihab di affrontarsi
nella lotta, poiché aveva avuto modo di vedere e apprezzare Yasir, ma non Shihab. Il
re era contento che Yasir e Shihab
si fossero ritrovati. Il suono del gong interruppe la storia e il sovrano se
ne andò, apponendo sulla porta il suo sigillo. |
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