QUARANTESIMA NOTTE

 

Verso sera il re tornò da Masoud. La pioggia scendeva intensa ed essi si amarono sulla terrazza della notte. Le loro bocche si incontrarono più volte, poi Masoud accolse nella sua la virilità del re e il re quella di Masoud. Quando ebbero raggiunto il piacere, si asciugarono e cenarono, poi si stesero sotto la tettoia per dormire.

Il mattino Masoud riprese la sua storia.

 

Quando si svegliò il mattino, Yasir si chiese se avesse sognato, ma non era così. Yasir si ricordava bene le parole che aveva udito nella notte. Sapeva dove si trovava la città di Omayya: essa sorgeva nel regno di Sahar, in una fertile valle non lontana dal luogo in cui si trovava. Yasir rifletté a lungo e si disse: “Perché mai dovrei andare a Omayya? Non conosco i due principi rivali. Andrò invece verso est.”

E dopo aver così deciso, si mise in cammino verso oriente. Stava attraversando una stretta gola di montagna, quando improvvisamente fu circondato da molti uomini armati.

- Arrenditi o morirai.

Yasir non aveva nessuna possibilità di difendersi e si arrese. Gli legarono le mani dietro la schiena e lo costrinsero a inginocchiarsi di fronte a un uomo alto e forte, che assomigliava al suo antico padrone, il brigante Haarith.

- Chi sei tu, che osi attraversare queste gole?

- Il mio nome è Yasir, ma nella città di al-Hadir mi conoscono come Ayman.

Si fece allora avanti un uomo, che Yasir riconobbe: era uno dei banditi di Haarith. Egli si rivolse a colui che aveva parlato e gli disse:

- Sì, Zaafir, egli era lo schiavo di tuo fratello Haarith. Quando fummo attaccati nella notte, egli fu tra i pochi che riuscirono a fuggire.

Zaafir guardò Yasir.

- Haarith mi parlò di te. E ho sentito parlare di Ayman, un lottatore fortissimo. Voglio vedere se davvero sei tu che hai vinto tanti avversari e perfino il valoroso Shihab, che prima di te mai era stato sconfitto.

Il capo dei briganti ordinò a tre dei suoi uomini, i più forti e abili nella lotta, di prepararsi ad affrontare il prigioniero. Essi si spogliarono, mostrando i loro corpi vigorosi, certi in cuor loro di vincere Yasir, ma uno dopo l’altro furono bloccati dall’etiope e costretti ad arrendersi.

 

Immagine2d

 

- Va bene, Yasir. Sarai il mio schiavo, come lo eri di mio fratello Haarith.

Quella notte Zaafir fece venire Yasir nella sua tenda. Zaafir giaceva disteso sul suo giaciglio e solo una fascia copriva i suoi fianchi. Yasir lo guardò e vide che era vigoroso come il fratello.

- Spogliati, Yasir, perché voglio vederti.

Yasir obbedì e alla luce della lanterna si tolse la tunica, i pantaloni e la fascia, rimanendo nudo davanti al suo padrone.

- Mio fratello mi disse che non aveva mai incontrato un maschio tanto virile. Vedo che non mentiva.

Yasir tacque, non sapendo che cosa dire.

Zaafir continuò:

- Egli mi disse che il tuo corpo gli regalava grande piacere. Non è così?

- È così, mio signore.

- Questa notte mi mostrerai che cosa sai fare.

- Come volete, mio signore.

Zaafir si tolse la fascia. Yasir si chinò su di lui e le sue mani accarezzarono il corpo del brigante, ma i suoi pensieri andavano a Shihab.

Le carezze di Yasir accesero un fuoco nel corpo di Zaafir, che infine si voltò e si offrì allo schiavo. Quando sentì il forte membro dello schiavo entrare dentro di lui, Zaafir provò dolore e piacere e l’uno e l’altro crebbero: il dolore lo spingeva a ordinare a Yasir di fermarsi, ma il piacere gli impediva di parlare. Molto a lungo cavalcò Yasir e più volte a Zaafir parve di svenire. E infine Yasir venne dentro di lui e anche Zaafir versò il suo seme. Poi rimase inerte, sopraffatto dal piacere.

Quando riuscì nuovamente a parlare, Zaafir ordinò:

- Ora torna nella tenda degli schiavi.

Yasir si inchinò, si rivestì e raggiunse la tenda dove trascorse la notte. Zaafir rimase a lungo sveglio. Mai aveva goduto tanto come gli era successo con Yasir, malgrado il forte dolore che ancora provava. Ma non voleva che i suoi uomini sapessero che uno schiavo nero lo possedeva, per cui decise che avrebbe fatto vendere Yasir al mercato degli schiavi di Omayya.

 

Il mattino dopo, quando Yasir uscì dalla tenda per fare acqua, due uomini gli legarono le mani dietro la schiena.

- Perché mi legate?

- Zaafir ha ordinato di venderti al mercato degli schiavi di Omayya.

Yasir chinò il capo. Pensò che nessuno sfugge al proprio destino. Non aveva voluto andare a Omayya, ma vi sarebbe stato condotto.

Ma il sovrano di Omayya, che da tempo si riprometteva di sterminare i briganti, aveva saputo dove essi si trovavano e nottetempo aveva disposto le sue truppe intorno all’accampamento. Poco dopo l’alba, quando i banditi appena si stavano destando, i soldati del re attaccarono ed ebbero facilmente la meglio sui nemici, che avevano colto di sorpresa.

Yasir assisté al combattimento senza poter intervenire, poiché era saldamente legato.

 

Immagine3

 

Molti briganti morirono, ma Zaafir e altri dodici uomini vennero catturati vivi. I soldati di Omayya trovarono Yasir legato e gli chiesero chi fosse.

Yasir rispose:

- Io non sono un brigante. Gli uomini di Zaafir mi catturarono mentre attraversavo le montagne.

- Ti porteremo davanti al sovrano ed egli deciderà di te.

 

Era giunta l’ora in cui il re lasciava la stanza in cui Masoud trascorreva le sue giornate. Egli abbracciò il guerriero e se ne andò, mettendo sulla porta il suo sigillo.

 

 

1

2

3

4

5

6

7

8

9

10

11

12

13

14

15

16

17

18

19

20

21

22

23

24

25

26

27

28

29

30

31

32

33

34

35

36

37

38

39

40

41

42

43

44

45

46

47

48

49

50

51

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Area aperta

Storie

Gallerie

Indice