Pleniluni 22 Un mese lunare è passato.
La luna è nuovamente piena e si riflette nelle acque del Lago dai Sette
Colori, dove un tempo si trovava la Voragine . Sulla riva del lago, nel punto
in cui l’acqua esce a formare un fiume, giacciono undici cadaveri, nudi.
Alcuni di loro portano il segno di ferite o colpi ricevuti. Con il passare
del tempo ogni traccia scompare e i corpi appaiono intatti, ma senza vita. Il silenzio della notte è
interrotto dal rumore di un corpo che emerge dall’acqua: è un possente
tritone, che uscendo dal lago si trasforma in un uomo. È Vodjanoj il
Terribile, il signore del Fiume dei Ghiacci. La sua virilità trionfante si
erge in tutto il suo splendore. Egli guarda i corpi stesi sulla riva e
sorride. Volta il primo corpo,
quello di un uomo più anziano degli altri, con i capelli grigi. Gli allarga
le gambe, avvicina il membro vigoroso al culo dell’uomo e forza l’apertura.
Spinge fino in fondo e poi si ritrae, in un movimento continuo che dura a
lungo, fino a che il suo seme si sparge. Allora Vodjanoj lascia il corpo
dell’uomo. Lo guarda. La luce lunare illumina le gocce di seme che scivolano
dall’apertura. Vodjanoj sorride e volta nuovamente sulla schiena il corpo. Passa al secondo corpo,
quello di un uomo dai capelli neri come la pece, il cui corpo è ricoperto da
un fitta peluria scura, come quello di Vodjanoj stesso, e ripete la stessa
operazione con lui. Uno dopo l’altro, possiede gli undici corpi e versa il
suo seme in loro, poi li volta nuovamente sulla schiena. Quando ha concluso, la
luna sta tramontando. Vodjanoj fa ancora in tempo a vedere la luce dare un
riflesso argenteo al seme che cola dall’apertura dell’ultimo uomo che ha
posseduto, un maschio meno alto degli altri, massiccio e molto forte. Subito
dopo la luna scompare oltre le montagne e il lago sprofonda nel buio. Gli undici corpi sono
avvolti nell’oscurità, ma i loro petti si sollevano e si abbassano, in una
respirazione regolare. Passano ancora due ore. Il
cielo si schiarisce e il sole sorge a oriente. Quando i suoi raggi illuminano
i corpi stesi sulla riva, essi si ridestano. Si mettono a sedere e si
guardano, increduli. Sanno di essere morti, hanno visto morire anche gli
altri. Come è possibile? Si alzano, si abbracciano,
chiedono, senza che nessuno possa dare una risposta. Glasno
il Grigio li invita a parlare uno per volta, a raccontare della propria
morte, in modo che tutti sappiano. Poi racconta la sua e conclude: - Randagio era ancora
vivo, ma non ne aveva più per molto. - E dov’è? Perché non è
qui con noi? - Non te lo so dire. Non riescono a dare una
spiegazione. Vebor guarda Toro e Falco e dice: - Come è possibile? Toro,
ti ho visto colpito dal fulmine. Falco, la palude ti ha inghiottito. E vi
vedo qui. Siamo tutti qui, a parte Randagio. Siamo vivi, senza ferite. Stiamo
bene. Cinghiale ride e dice: - Non so voi, ma io ho un
male terribile al culo. - Anch’io. - Anch’io. Tutti confermano. - Io ho sentito dire che
Coloro Che Ritornano possono ridare vita a chi è morto da poco inculandolo. - Toro è morto una
settimana fa… almeno. Non so quanto tempo è passato da quando siamo morti
noi. La voce risuona mentre
Lince conclude la sua frase. È una voce profonda e forte: - Risponderò alle vostre
domande. Tutti si voltano verso il
lago, da cui emerge un magnifico tritone, che giunto a riva si trasforma in
un uomo. - Vodjanoj il Terribile! - Sono io. Gli uomini lo guardano, in
silenzio, timorosi. Vodjanoj sorride e dice: - Voi avete portato a
termine l’impresa a cui eravate destinati. Avete salvato le Terre del Nord e
i Sette Regni. Io vi ho restituito la vita. Ora potete tornare alla vostra
dimora, che avete lasciato due mesi lunari fa. - Due mesi? - Sì. Nella notte che si è
conclusa subito prima del vostro risveglio, la luna era piena, ma gli ultimi
di voi sono morti nel plenilunio precedente, quando la rocca di Gospodar è stata distrutta e si è formato questo lago. - Questo lago? Vuoi dire
che… - L’acqua della Terra
degli Otto laghi ha riempito la Voragine di Nosmirti,
che ora è un lago. Vedete che l’acqua ha molti colori diversi. Tutti guardano, stupiti.
Poi Glasno parla: - Grazie per averci ridato
vita. Non ce lo aspettavamo. Pensavamo che saremmo morti, non che poi saremmo
risorti. Cinghiale chiede,
ghignando: - Come ci hai riportato in
vita? Vodjanoj ride: - Nel modo che hai in
mente. Ho posseduto i vostri corpi, nella notte che si è appena conclusa. Il
mio seme vi ha dato la vita e gli altri miei doni. - Ci doni altro, oltre
alla vita? - Sì. Non posso donarvi
l’immortalità, perché non è in mio potere: nessuno di voi discende da me. Ma
due doni vi ho fatto: i vostri corpi rimarranno forti e sani molto più a
lungo degli altri uomini e quando infine sarà giunta la vostra ora, la morte vi
coglierà tutti insieme. Glasno dice ciò che pensano tutti: - Due doni splendidi sono
quelli che ci fai. Vodjanoj sorride, poi
guarda Cinghiale, ride e dice: - Sì, il mio seme ha anche
aumentato il vostro desiderio e la vostra potenza. Ma quello vale per
chiunque venga posseduto da me. Non è un dono riservato a voi. C’è un momento di
silenzio, poi Glasno chiede: - Posso chiederti una
cosa, Terribile? - Certo. - Che ne è di Randagio?
Perché non è con noi? - Posljednj non è uno di
voi. Voi avevate il compito di accompagnarlo, perché potesse compiere la sua
missione, uccidendo il Signore Oscuro, ma non eravate legati a lui. Tornerà
anche lui in vita, tra due pleniluni. Forse avrete modo di vederlo ancora, se
vi spingerete nelle terre del Nord o se verrà a trovarvi, ma non abiterà con
voi a Nocigranica. Glasno annuisce. - Ancora una domanda
vorrei porti. Perdona la mia impudenza, ma ho una spina nel cuore. - Dimmi. A voi non posso
negare niente. - Quando siamo arrivati
qui abbiamo visto tra i corpi impalati quello di Orso, nostro fratello. È
tornato anche lui in vita? - Non ancora, ma la
prossima luna piena lo vedrà risvegliarsi. Potrà tornare a trovarvi tre
volte, attraverso porte che voi non potete vedere. - Grazie, Vojdianoj. Questa è per me, e credo per tutti noi, una
grande gioia. - È ora che partiate. - Ci indicherai tu la
strada per tornare alla nostra casa? Vodjanoj scuote la testa.
Dai suoi capelli schizzano intorno alcune gocce d’acqua di diversi colori. - No. Le terre del Grande
Nord sono piene di pericoli, come avete sperimentato. La morte del Signore
Oscuro non ha certamente cancellato tutte le minacce che gravano su chi
attraversa queste regioni. Tornerete lungo l’emissario del lago, un affluente
di quello che voi chiamate Fiume dei Ghiacci: queste acque sono il mio
dominio esclusivo e la corrente vi condurrà a Nocigranica. Vodjanoj fa un gesto con
la mano e sul fiume alle sue spalle compare un’imbarcazione. - Sulla navicella
troverete gli involti con gli abiti per ognuno di voi e alcuni doni che i nani
e i tessitori hanno preparato, per ringraziarvi di averli liberati da
Nesmerten. Li indosserete solo quando sarete ai confini di Sjevekral. Glasno parla per tutti: - Ti ringraziamo, Signore
del Fiume, per tutti i tuoi doni, in primo luogo la vita. Prima che gli altri
abbiano fatto in tempo a unirsi ai ringraziamenti, Vodjanoj si tuffa in
acqua, dove ritorna tritone, e scompare. Gli undici uomini salgono
sull’imbarcazione, che immediatamente prende a muoversi, raggiungendo il
punto in cui le acque del lago si infilano in un fiume. Non ci sono remi o
vele, ma il battello procede in fretta. Gli uomini guardano le rive. Passano
per una stretta gola, che poi si apre in un altopiano roccioso. Terre
desolate si alternano a foreste rigogliose e praterie. Ci sono tratti in cui
il fiume scorre impetuoso, ma l’imbarcazione mantiene sempre la stessa
velocità. Il fiume in cui si trovano si unisce a un altro e poi confluisce in
un terzo, finché raggiungono il corso principale del grande Fiume dei
Ghiacci. Spesso sulle rive scorgono
animali e esseri misteriosi, che a volte li guardano stupiti. È ormai sera quando
giungono al forte di Ogranic, che segna il confine
con Sjevrekal. Allora, seguendo le istruzioni
ricevute, Glasno distribuisce gli involti posti a
poppa. I Fratelli dell’Orso li aprono e vi trovano una veste, un mantello con
una fibbia in oro e un anello. Gli abiti e i gioielli non sono uguali: anche
se Glasno ha distribuito i pacchi a caso, ognuno di
loro ha ricevuto quello che gli era destinato: così le fibbie dei mantelli di
Cinghiale, Lince, Falco, Toro hanno la forma dell’animale di cui loro portano
il nome, come quella di Quercia rappresenta l’albero e quella di Arco è
naturalmente un arco. Oro, Rosso, Grigio e Nero hanno fibbie smaltate nel
colore di cui portano il nome e anche i colori dei loro abiti rimandano ai
loro nomi: abito e mantello sono di due sfumature diverse della stessa tinta.
Gli anelli rimandano all’animale, al colore o all’oggetto da cui ognuno di
loro ha preso il nome. Sia le fibbie, sia gli anelli sono ornate con gli
smeraldi di Smarag. Sotto gli undici involti
con gli abiti e i gioielli, ci sono ancora due pacchi. Uno, più piccolo,
contiene una chiave: è quella della loro abitazione, la scuola di Glasno. L’altro, più grande e pesante, contiene undici
lingotti d’oro. Arrivano a Nocigranica che è ormai notte. Scendono al molo e la
navicella si dissolve nell’aria. Raggiungono la loro casa, dove nessuno di
loro pensava di tornare. Sono partiti il mattino,
ma non hanno sonno. Nella palestra della scuola si spogliano dei loro abiti e
si guardano, ancora increduli e felici di essere tutti vivi e insieme. Il
desiderio si accende in loro e trascorrono l’intera notte trascorre nei
giochi del piacere. * Un altro mese lunare è
passato. È il primo plenilunio d’inverno. Vodjanoj è tornato al Lago dai
Sette Colori. Come un mese prima, sulla riva ci sono alcuni corpi senza vita.
Sono quattordici, questa volta. Nuovamente Vodjanoj versa dentro ognuno di
loro il suo seme, ridando loro vita. Quando i raggi del sole
illuminano i corpi stesi a terra, i quattordici uomini si destano dal sonno.
Si guardano, felici di essere tornati in vita. Per ognuno di loro molti degli
altri sono sconosciuti, anche se tutti intuiscono di essere legati da vincoli
di parentela. Hanno appena avuto il tempo di presentarsi, quando nel lago
appare Vodjanoj, che dice loro: - Venite in acqua. Tutti si immergono e
diventano tritoni. - Ora io vi condurrò nelle
terre dove vivrete. È Musum a chiedere: - Non continueremo a
vivere nelle terre dove stavamo? - No, figlio. Nessuno di
voi potrà tornare nelle terre popolate dai figli di Lilith e dai figli di
Eva. La distruzione della Terra degli Otto Laghi ha chiuso tutti i passaggi
che hanno talvolta permesso ad alcuni di voi di manifestarsi ai vivi. Solo
Orso potrà tornare tre volte dai suoi fratelli, ma non potrà mai andare oltre
le mura della scuola di Glasno. Wilk guarda perplesso
Niedzj. Questi fratelli di cui parla Vodjanoj sono gli allievi della scuola
di Glasno? Come mai sono diventati fratelli di
Niedzj? Niedzj gli sorride. Gli
spiegherà dopo. Adesso non vuole interrompere Vodjanoj, che ha ripreso il
discorso: - Dobbiamo immergerci fino
al fondo del lago, dove un tempo sorgeva la rocca. Qui troveremo il canale
sotterraneo. Vodjanoj si immerge e gli
altri lo seguono. Ognuno prende la mano dell’uomo che ama e affiancati
procedono verso il fondo del lago. L’acqua cambia continuamente colore e i
corpi dei tritoni ora appaiono gialli, ora rossi o verdi o blu. Al fondo del lago si apre
un pozzo in cui si infilano, seguendo Vodjanoj. Continuano a scendere, fino a
che appare una luce. L’acqua diventa più chiara e infine emergono in un lago,
circondato da una foresta di querce e faggi. A un’estremità appaiono alcune
costruzioni. Escono dall’acqua e
assumono tutti un aspetto umano. - Questa è la vostra terra
e quello che vedete è il villaggio dove troverete le vostre case. Siete
immortali e vivrete senza conoscere mai vecchiaia. Finché rimarrete qui, nessun
altro potrà farvi del male. Se combatterete tra di voi, perché siete
guerrieri e amate le armi, potete rimanere feriti o uccisi, ma nella notte
ogni ferita guarirà e se siete morti, tornerete in vita. Tezhrab ride e dice: - Io e Drunjed siamo già morti
un numero sufficiente di volte. Vodjanoj sorride. - Sì, figlio, ma ti
conosco: ti verrà presto la voglia di misurarti con tutti i migliori
guerrieri che le Terre del Nord hanno visto nelle ultime sette generazioni. E
tra guerrieri così forti, un duello spesso si conclude solo con la morte. Non
sempre ne uscirai vittorioso e naturalmente vorrai misurarti di nuovo con
coloro che ti hanno battuto e a loro volta coloro che hai vinto vorranno
affrontarti ancora. Anche Tezhrab sorride. Sa
che il padre ha ragione: morirà altre volte, perché ama combattere. Vodjanoj prosegue: - A volte lascerete questa
regione, per conoscere altre terre, altre genti. Questa terra è limitata da
un confine invisibile, che a voi apparirà chiaro. Nessun altro può varcarlo:
solo a voi è concesso farlo. Superando quella frontiera, entrerete in
contatto con altri esseri, umani o non umani, e tutto sarà diverso. Quando
sarete in acqua, avrete forma di tritoni e nessuno potrà ferirvi o uccidervi.
Quando invece uscirete dall’acqua, assumendo forma umana, potrete essere
uccisi come un qualunque figlio di Lilith o di Eva, ma quella stessa notte
ritornerete in vita, qui. Vi è chiaro? Musum risponde per tutti: - Sì. Ti ringraziamo di
questo dono che hai fatto a tutti i portatori di stelle, Vodjanoj. Vodjanoj scuote la testa. - Non a tutti, figlio.
Osmikr non assunse su di sé il proprio destino. Visse a lungo e sereno, ma
morì come tutti gli umani. E l’ultimo dei portatori di stelle non è qui. - E chi è? Vodjanoj si rivolge a
Jebesin: - È tuo figlio. Jebesin lo guarda,
stupito. - Mio figlio? Come è
possibile? Non ho mai conosciuto una donna. - Quando Pomet ti tradì, addormentandoti con un sonnifero, perché
le guardie potessero catturarti, tu rimanesti incosciente per un’intera
notte. Appena Pomet si allontanò per chiamare i
soldati, una figlia di Lilith raggiunse la tua camera e si unì a te che
dormivi, perché questo era scritto che avvenisse. Partorì Posljednj e lo
abbandonò, perché anche questo era nel libro del destino. Jebesin chiede: - Verrà anche lui qui? - No, Posljednj non vivrà
con voi, ma con me. È colui che mi fu destinato. Ma lo conoscerete, perché
tornerò a trovarvi, insieme a lui: è giusto che tu conosca tuo figlio,
Jebesin, nato dopo la tua morte, ed è giusto che lui conosca suo padre. E ora
addio. Vodjanoj si immerge e
scompare nelle profondità del lago. I quattordici guerrieri
esplorano il villaggio. È costituito da sette case in legno, tutte identiche,
tranne che per il colore dei tessuti che vi si trovano, e una costruzione
molto ampia, che può essere utilizzata per i momenti comuni. Tutti sono
contenti di poter vivere gli uni vicino agli altri, di conoscere le storie
dei loro antenati o dei loro discendenti e degli altri figli di Vodjanoj. Il villaggio è la loro
residenza fissa, ma spesso alcuni di loro si allontanano, in gruppo o in
coppia, più di rado da soli, perché sono curiosi di conoscere il territorio e
i popoli che vivono in quelle regioni. Come Vodjanoj ha previsto,
amano sfidarsi e affrontarsi con armi diverse. Con la spada e il pugnale si
rivelano tutti capaci ed è impossibile prevedere chi vincerà. Con l’ascia
invece a battere tutti gli altri è sempre Niedzj, che con la spada non vince
mai. In questi tornei a volte c’è chi riesce a disarmare l’avversario, ma non
di rado qualcuno viene ferito a morte: viene allora portato nella sua
capanna, dove ritorna in vita durante la notte. Fanno anche gare con la
lancia, scegliendo un bersaglio, e tornei di lotta: anche in questi ultimi
Niedzj vince sempre, mentre con la lancia si dimostra meno abile di altri. Esplorano anche le terre
oltre il confine. Verso Est vivono i figli di Selene, il Popolo della Luna.
Tezhrab e Drunjed sospettano che tra loro si trovino i sacerdoti che li hanno
sacrificati e infatti un giorno giungono al luogo dove si era svolto il
duello e poi la cerimonia. A Ovest vivono invece i figli di Kali, che hanno la pelle, il pelame e gli occhi neri come
la pece. Gli uni e gli altri
considerano gli uomini-tritone creature semidivine, nei cui confronti
mostrano rispetto e timore. Le donne dei due popoli tendono a evitarli: se li
vedono arrivare, si allontanano rapidamente. Se si accorgono del loro arrivo
solo quando è troppo tardi, si prosternano in silenzio. Gli uomini invece
cercano il contatto con loro, ma manifestano la loro venerazione in modi
molto diversi. I figli di Kali si offrono agli uomini-tritone e questi amplessi li
rendono più forti. Dopo che si sono accoppiati con i portatori delle stelle,
i figli che generano con le loro donne nascono con gli occhi colorati: i loro
padri non lo sanno, ma il colore è quello dei segni, siano essi strisce o
stelle, che gli uomini-tritone portano sul loro corpo. Gli uomini del Popolo
della Luna cercano di catturare gli uomini-tritone, per sacrificarli:
ritengono che tale rito sia gradito alle divinità che adorano. Se riescono a
catturarne due, il rito si svolge come quello in cui Drunjed e Tezhrab hanno
trovato la morte dopo aver ricacciato Vrag
nell’Abisso Nero: prima un duello, poi il sacrificio del vincitore.
Altrimenti colui che è stato fatto prigioniero viene sacrificato sull’altare. I portatori delle due
stelle e i loro compagni si spingono anche oltre, incontrando popoli ed
esseri che imparano a conoscere. Tre volte Niedzj va a
trovare i suoi fratelli a Nocigranica,
attraversando una porta che appare davanti a lui e che nessun altro vede. È
accolto con gioia dai suoi fratelli, con cui si ferma qualche giorno. * Un altro mese lunare è
passato ed è giunto il secondo plenilunio di inverno. C’è un unico corpo
sulla riva del Lago dai Sette Colori, il corpo di un maschio molto forte e
virile. Vodjanoj emerge dalle
acque. Guarda Posljednj e sorride. Lo accarezza delicatamente con la mano.
Poi lo volta, gli allarga le gambe e lo penetra. Quando esce da lui, si
siede di fianco e attende, sorridendo. Ha atteso a lungo, generazioni di
uomini sono nate e sono morte. Non ha mai avuto la certezza che l’uomo
assegnatogli dal destino sarebbe nato, né che, una volta nato, sarebbe riuscito
a sopravvivere fino a compiere la sua missione. Se fosse morto senza portarla
a termine, Vodjanoj non avrebbe potuto riportarlo in vita. Ora l’attesa ha avuto infine
termine: la missione è stata compiuta e nulla più potrà separarli. Alle prime luci dell’alba
Posljednj si sveglia e sorride a Vodjanoj. - Ho ucciso il Signore
Oscuro, prima di morire. - Sì, per questo la
voragine di Nasmirti non esiste più: l’acqua degli
Otto Laghi l’ha colmata. Il castello è stato distrutto. E io ho potuto
riportarti in vita. Il pensiero di Posljednj
va ai suoi compagni di viaggio. - Gli altri sono tutti
morti… - Sono morti e sono
ritornati in vita. Non per sempre, perché sono umani, ma vivranno una lunga
vita tutti insieme. Tu potrai andare a trovarli, se vorrai, a Nocigranica. - Sono contento di questo.
Mi sono trovato bene con loro. - Ti farò anche conoscere
tuo padre e tutta la stirpe di Musum: loro sono diventati immortali. Posljednj annuisce. Tutto
ciò che gli dice Vodjanoj gli fa piacere, ma altro è ciò che gli preme in
questo momento: - E noi saremo insieme,
ora, vero? - Sì, saremo insieme. |
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