III – Il Signore Oscuro

 

Episodio 16

 

Drunjed dell’Orso

 

16

 

Al limite settentrionale della Terra degli Otto Laghi un canalone profondo e molto inclinato scende fino al bordo di un baratro di forma circolare: è la voragine di Nasmirti. Le pareti di questo abisso sono tanto scoscese che per un uomo è possibile scendervi solo calandosi con corde. È il cratere di un antico vulcano, ormai spento, ma l’aria è ancora satura dei fumi che salgono dagli abissi e il fondo è quasi sempre avvolto in una nebbia rossastra. Al centro di questa voragine si innalza un picco roccioso, che emerge dalla coltre di nebbia.

Per lungo tempo nessuno è mai sceso in questa voragine, ma ora sulla cima del picco sorge un castello. È stato costruito dai giganti di Osmikr, che vivono in terre molto lontane, nel vasto Occidente. Una forza a cui non potevano sottrarsi li ha costretti a raggiungere la voragine, di cui non conoscevano neppure l’esistenza: qui essi hanno dovuto tagliare grandi blocchi di pietra per costruire una fortezza e scavare nella roccia per realizzare i sotterranei. Ai giganti si sono poi affiancati i nani dei monti Stirmalan, costretti da un potere che li ha resi schiavi: dopo che i giganti hanno costruito la fortezza grazie alla loro forza immensa, i nani hanno prodotto tutto ciò che serviva al suo interno, servendosi del loro talento di falegnami, fabbri, orefici. I tessitori di Kalcidom hanno dovuto fornire tappeti, arazzi, biancheria e abiti, in un lavoro senza fine, ma anch’essi sono ormai schiavi. I nani delle miniere di Smarag hanno portato gli smeraldi, i più belli di tutte le terre note, e altri hanno consegnato oro e argento. Il castello che sorge in questa terra tenebrosa è più sontuoso di tutti i palazzi reali dei Sette Regni,

Padrone del castello è il Signore Oscuro, re Gospodar. Suo padre è Vodjanoj e sua madre fu una principessa, una figlia di Sarasvati, che sedusse il Terribile per generare una stirpe rivale di quella di Musum. L’eredità di Vodjanoj si è mescolata in Gospodar con quella della madre, dandogli forza e poteri.

Dalla madre egli ha ricevuto anche una pietra della vita e una del dominio. La pietra nera del dominio è la più potente tra tutte quelle esistenti e grazie a essa Gospodar può costringere i giganti, i nani e i tessitori a obbedire. Pochi di loro erano in grado di sottrarsi al potere della pietra nera e quei pochi hanno già trovato la morte. La pietra verde della vita è meno potente, ma sufficiente a garantirgli che nessuna arma di taglio può scalfire la sua pelle, nessun laccio può soffocarlo, nessun veleno può spegnere la sua vita, nessun fuoco può bruciarlo.

Gospodar si è unito ad altre due figlie di Sarasvati, anch’esse di stirpe reale, e ha avuto da ognuna di loro un figlio: dalla prima Nesmerten, dalla seconda Divlovac.  

Anche Nesmerten possiede una pietra verde della vita e una nera del potere, entrambe dono della madre. La pietra del potere gli permette di comandare le menti deboli: quelle dei feroci trog e dei terribili vatra, animali che emettono fiamme, come i draghi; quelle dei giganti solitari e a volte quelle dei siskri. La pietra verde rende la sua pelle invulnerabile alle ferite di spade e pugnali, ma non lo protegge da altri modi di morire. Una terza pietra ricevuta dalla madre è quella della trasformazione, che gli permette di cambiare il suo aspetto, conservando però un corpo umano: può trasformarsi in un guerriero o in una donna, in un anziano o in un bambino.

Divlovac è chiamato il Grande Cacciatore, perché nessuna preda gli sfugge e le sue armi sono in grado di uccidere anche chi è invulnerabile. Non vive nel castello con il padre e il fratello, preferendo cacciare: ha raggiunto le lontane terre dei draghi, dove è riuscito nell’impresa di abbatterne due; ha ucciso otto giganti nelle terre del selvaggio Ovest; ha fatto strage di molti altri esseri, come i vatra. Uccidere è per lui il più grande dei piaceri. Non condivide le ambizioni del padre e del fratello, non è interessato al potere: solo uccidere gli trasmette emozioni forti. Quando Gospodar gli ordina di uccidere, è ben felice di farlo. Ai piedi del castello vi sono diversi pali, su cui sono infilzati i corpi dei nemici di Gospodar, che Divlovac ha ucciso: ci sono i nani che guidarono la resistenza contro il re e i capi dei tessitori di Kalcidom. Ci sono anche alcuni guerrieri, figli di Eva o di Lilith, che i nani e i tessitori avevano chiamato, promettendo loro gli smeraldi di Smarag e molto oro, perché li difendessero da Gospodar. Il Grande Cacciatore li ha uccisi tutti. I vapori della voragine impediscono la decomposizione dei corpi.

 

L’ambizione di Gospodar e Nesmerten non è inferiore ai loro poteri: essi vogliono sottomettere i regni dei figli di Eva e tutte le terre circostanti. Antiche profezie dicono che solo un discendente di Musum il Grande, portatore delle due stelle, potrà salvare i Sette Regni e le Terre del Nord dalle brame di potere del Signore Oscuro. Prima di avviare la conquista dei Sette Regni, Gospodar e Nesmerten devono sterminare i portatori delle due stelle: eliminati loro, nessuno più potrà fermarli. Giganti, nani, trog e vatra costituiranno le loro truppe, un esercito invincibile, se comandato da un capo potente e spietato.

Per il momento Gospodar ha rimandato i giganti ai loro territori, perché non gli servono più, ma li richiamerà quando sarà necessario.

 

Re Gospodar è seduto sul suo trono, posto su tre gradini. È un uomo di cinquant’anni, alto e robusto, con capelli e barba grigi e occhi verdi. Davanti a lui vi è suo figlio, Nesmerten, che ha trent’anni e gli assomiglia molto nel viso e nella corporatura, ma ha i capelli neri.

Nella sala del trono padre e figlio discutono. Nesmerten chiede:

- Dovremo aspettare ancora molto?

Gospodar sorride.

- Non essere impaziente, figlio. Le antiche profezie dicono che la nostra stirpe potrà sottomettere i sette regni e le terre del Nord, dell’Est e dell’Ovest, ma dobbiamo attendere il momento propizio.

- Che cosa aspettiamo ancora? Il nostro potere è cresciuto di giorno in giorno. Abbiamo ridotto in schiavitù i nani che lavorano nelle miniere di Smarag, siamo in grado di controllare le menti dei trog e dei vatra e possiamo servircene per qualsiasi impresa. Divlovac non ha mai fallito un colpo. Tu sei riuscito a sottomettere i giganti dell’Ovest, ne hai perfino mandato uno ad attaccare le terre del Nord…

Gospodar lo interrompe, irritato:

- E il gigante è stato ucciso da uno dei discendenti di Musum, Kralj il Verde. Mudrinac mi aveva avvisato, ma io ero impaziente, come lo sei tu ora. Sono stato precipitoso e ho sprecato un’occasione. Dobbiamo ascoltare ciò che ci dice Mudrinac.

Da molto tempo la madre di Gospodar ha posto al suo servizio Mudrinac, un veggente che conosce le antiche profezie e sa leggere i segni.

- Mudrinac, Mudrinac! Mudrinac è un coglione. Il gigante è morto, ma ormai tu puoi forzare gli altri a obbedire e li chiameremo quando muoveremo alla conquista dei sette regni. Che cosa aspettiamo ancora?

- Che gli ultimi portatori delle due stelle siano morti, lo sai, Nesmerten. Solo uno di loro può far fallire i nostri piani ed estinguere la nostra stirpe.

- Siamo in grado di farli morire.

Gospodar scuote la testa.

- Certo, ma sai che Drunjed il Giallo non è ancora stato alla Terra degli Otto Laghi. Non può morire prima di averla raggiunta. E non sappiamo se lo stesso vale anche per l’altro portatore, di cui non conosciamo il nome.

- Attiriamo Drunjed alla Terra, così poi potremo farlo morire.

- Non so se è saggio affrettare i tempi.

Nesmerten ha un moto di impazienza. Il padre scuote la testa:

- Figlio, con la fretta si rischia di rovinare tutto. Non possiamo rischiare di perdere ciò che abbiamo costruito perché non vogliamo pazientare ancora qualche anno.

- Qualche anno? Merda! Padre, è ora di agire!

Gospodar non è soddisfatto, ma cede:

- Chiamiamo Mudrinac e consultiamolo ancora.

 

Mudrinac si presenta e si inchina davanti al padre e poi al figlio. Gospodar nota che appare a disagio, come sempre quando è presente Nesmerten.

Gospodar gli si rivolge:

- Mudrinac, siamo inattivi da tempo. Quanto ancora dobbiamo aspettare per lanciarci alla conquista dei Sette Regni?

- Re, perché questo sia possibile, i portatori di stelle della stirpe di Musum devono essere tutti morti. Altrimenti la conquista fallirà. Non solo: è scritto che un uomo della stirpe di Musum, portatore delle due stelle, potrebbe mettere fine alla vostra stirpe, se potrà colpire il sovrano con una spada forgiata nelle officine di Noz. Per allontanare questo rischio è necessario che Drunjed, portatore delle stelle gialle, muoia…

Nesmerten non lo lascia proseguire. È impaziente.

- Lo sappiamo, lo sappiamo benissimo, ce lo hai detto molte volte. Deve morire e perché muoia deve essere stato prima alla Terra degli Otto Laghi. Attiriamolo nella Terra, così poi potremo farlo morire. Che cosa ancora dobbiamo aspettare, per agire? Che Drunjed generi dei figli e che ci siano altri portatori di stelle?

- Non è facile forzare il destino, principe. I tempi non sono ancora maturi…

Gospodar interviene.

- Mudrinac, tu hai detto che forse c’è un altro portatore di stelle della stirpe di Musum.

- Così dicono le antiche profezie, ma esse non sono chiare.

- Dobbiamo scoprire se è vero. Questo è essenziale.

Nesmerten osserva:

- Possiamo incominciare a eliminare Drunjed: sappiamo dov’è.

Mudrinac scuote la testa:

- Non prima che raggiunga la Terra degli Otto Laghi. Su questo le profezie non lasciano dubbi.

- Lo attireremo là.

Il re interviene:

- Sì, vediamo di eliminare Drunjed, poi ci concentreremo sull’altra minaccia.

Mudrinac è nervoso. Gospodar non capisce il motivo: che cosa teme il veggente? C’è qualche cosa nelle profezie che ha timore di riferire? E se è così, perché? Ha a che fare con Nesmerten, visto che in sua presenza Mudrinac è sempre a disagio? Decide che più tardi gli parlerà in privato.

Nesmerten osserva:

- Allora, attiriamo Drunjed nella Terra degli Otto Laghi. Me ne occupo io. Poi vedremo come farlo morire.

Mudrinac interviene:

- Negli antichi libri è scritto che dall’Abisso Nero emergerà Vrag, portando morte e distruzione in tutte le Terre del Nord e anche oltre. Solo Drunjed dell’Orso e Tezhrab del Cinghiale possono ricacciarlo. Se Drunjed morirà prima del plenilunio, le Terre del Nord saranno devastate.

Nesmerten alza le spalle.

- Che importa? Le Terre del Nord non offrono molte ricchezze e i loro abitanti sono selvaggi. Se ce ne sbarazziamo, non è un problema. Tu, Mudrinac, torna a interrogare i libri: dobbiamo scoprire se davvero esiste un altro portatore delle due stelle e chi è.

- Come comandi.

Mudrinac si ritira. Nesmerten scuote la testa, irritato. Quando il veggente è uscito, dice:

- Non capisco se davvero non è in grado di scoprire la verità o se mente. Non mi fido di lui.

- Si è sempre dimostrato fedele. È anche grazie a lui che siamo riusciti a sventare diversi pericoli. Ci ha sempre dato i consigli giusti.

- Sì, ma negli ultimi tempi è cambiato… è sempre così sfuggente. E sembra quasi che abbia paura di me.

- Ho notato anch’io che nei tuoi confronti è timoroso. Gli parlerò e cercherò di capire che cos’ha.

Mudrinac è tornato nella stanza dove svolge la sua attività. Molti libri riempiono uno scaffale, diverse casse contengono antichi documenti. Il veggente guarda tutto e scuote la testa. È angosciato. Conosce l’identità dell’ultimo portatore di stelle, ma sa anche che rischia di morire se Nesmerten la scoprirà. Ignora come e perché morirà, ma tutto indica in Nesmerten la principale minaccia alla sua vita.

L’arrivo di Gospodar lo fa sussultare: non attendeva il re.

- Mudrinac, sono venuto a parlarti perché credo che tu mi nasconda qualche cosa.

Il veggente apre la bocca per rispondere, ma il re lo blocca con un gesto della mano.

- Vedo che in presenza di Nesmerten non sei tranquillo. Qual è il problema?

Mudrinac china il capo. Poi lo solleva e fissa il re.

- Sovrano, le antiche profezie sono sempre ambigue e non è facile leggere chiaramente in esse, ma… ma la mia vita è minacciata.

- E la minaccia viene da Nesmerten?

- È così.

- Non capisco. Perché mai dovrebbe provocare la tua morte, quando tu svolgi un ruolo essenziale nel nostro progetto di conquista?

- Non lo so, ignoro i motivi. Ma non ho dubbi su questo.

Gospodar rimane un momento assorto nei suoi pensieri.

- Non riesco proprio a capire. Sei tu che ci stai aiutando a realizzare le nostre ambizioni. Capisco che mio figlio sia impaziente, ora che la meta si avvicina, ma perché dovrebbe prendersela con te?

Mudrinac non risponde. Dopo un momento Gospodar dice:

- Tu sai chi è l’ultimo portatore delle due stelle, oltre Drunjed, intendo. Non è così?

Il veggente china nuovamente il capo.

- Sì, mio signore.

- Chi è?

- Il suo nome è Posljednj, è figlio di Jebesin, figlio di Vareni, anche se lui non conosce i suoi antenati. È un randagio e vive nelle Terre del Nord.

- Un randagio? Questa poi, un uomo di stirpe regale, un discendente di Musum, è diventato un randagio!

Nelle Terre del Nord vengono chiamati randagi i figli di Lilith che non appartengono a nessuna delle dodici tribù.

- Jebesin morì senza sapere di aver concepito un figlio, senza neppure sapere di essere giaciuto con una donna. La madre abbandonò il bimbo, perché così era scritto che avvenisse.

- Bisogna che lo uccidiamo. Ha già visitato la Terra degli Otto Laghi?

Mudrinac è nuovamente a disagio. Gospodar lo guarda e gli dice, brusco:

- Rispondi!

- No, ma sta per farlo.

- Benissimo. Appena l’avrà fatto, lo uccideremo.

- Non è possibile. Vodjanoj il Terribile lo protegge. Finché rimarrà nelle Terre del Nord, nessuno riuscirà a spegnere la sua vita.

- Allora dobbiamo fare in modo che si allontani dalle Terre del Nord e poi lo uccideremo. Intanto uccideremo anche Drunjed, così più nessuno potrà minacciare il nostro potere.

Mudrinac fa per dire qualche cosa, poi tace.

- Non è così, forse?

- Sì, mio signore.

Mudrinac non dice altro.

- Non c’è motivo perché Nesmerten debba volere la tua morte. E in ogni caso io ti proteggerò. Non gli permetterò di farti del male. La tua lealtà verrà ricompensata.

Mudrinac si inchina.

- Grazie, mio signore.

È evidente che non è convinto. Gospodar si allontana, perplesso.

Tornato nella sala del trono, il Signore Oscuro riflette. Non riesce a capire perché mai Nesmerten dovrebbe voler uccidere Mudrinac: non vede un motivo plausibile. Ma se stanno aspettando solo perché il veggente ha paura, non ha davvero senso rimanere inoperosi.

Gospodar fa chiamare Nesmerten.

- Figlio,  hai detto che puoi occuparti tu di far giungere Drunjed alla Terra degli Otto Laghi.

- Sì, padre, se tu mi autorizzi.

- Ho parlato con Mudrinac e direi che non ci sono problemi. È diventato molto timoroso.

Nesmerten scuote il capo, poi dice:

- Mi attivo subito. Voglio risolvere questa faccenda, poi ci occuperemo dell’ultimo portatore, se esiste.

- Sì, Mudrinac ne è sicuro.

- Purché non se lo sia inventato per qualche motivo…

- Che cosa conti di fare, figlio? Per Drunjed il Giallo, intendo.

- Drunjed non si allontana mai molto dal resto della tribù, ma adesso che gli uomini sono tutti nei territori di caccia autunnali, la distanza che lo separa dalla Terra degli Otto Laghi non è così grande. Invierò un vatra, che semini distruzione. Drunjed cercherà di ucciderlo. Il vatra si allontanerà, attirando Drunjed fino alla Terra degli Otto Laghi.

- Sei in grado di controllare un vatra fino a questo punto? Sono bestie, non sono in grado di elaborare piani.

- Controllerò ogni suo spostamento.

- Ancora un dubbio: pensi davvero che il vatra possa entrare nella Terra degli Otto Laghi? Non è un luogo in cui possa arrivare chiunque.

Nesmerten non si è posto questo problema.

- Vedrò il da farsi. In un modo o nell’altro Drunjed giungerà alla Terra degli Otto Laghi. D’altronde è questo il suo destino.

- Va bene, figlio. Conto su di te.

 

*

 

Drunjed dell’Orso discende dalla stirpe reale di Musum, come suo padre, che fu re prima di lui. Regna da cinque anni e ha fama di re giusto e saggio, nonostante la giovane età. Dicono che sia un guerriero imbattibile.

Da qualche giorno è nell’accampamento autunnale con gli uomini della sua tribù. Questo è l’unico periodo dell’anno in cui si allontana dal villaggio, perché nei territori di caccia ci sono molti pericoli e Drunjed, in quanto re, vuole essere pronto a difendere gli uomini della sua tribù.

È il primo plenilunio d’autunno. Una parte della notte è stata dedicata alla caccia: i figli di Lilith vedono nel buio molto meglio dei figli di Eva e ne approfittano per cacciare alcuni animali notturni. Poi gli uomini si sono stesi a riposare nelle tende che usano come ripari.

Drunjed dorme profondamente, quando una mano che si posa sulla sua lo desta.

Apre gli occhi. La luce lunare che penetra nella tenda è scarsa, ma per Drunjed è sufficiente a riconoscere il padre, inginocchiato di fianco a lui. Si mette a sedere di scatto e lo abbraccia.

- Padre!

Niedzj lo avvolge tra le sue braccia. Per Drunjed non esiste niente di più bello che la stretta del padre. Vorrebbe non staccarsene mai. Niedzj sa che il figlio ha bisogno di questo abbraccio e rimane così un buon momento. Poi lo lascia e dice:

- Drunjed, sono venuto a parlarti, perché i tuoi giorni si avvicinano alla fine.

Drunjed ha vent’anni, ma non ha paura della morte.

- Se questo è il mio destino, lo accetto.

- Ascoltami: tu sai chi sono i vatra, ne abbiamo parlato e certamente ne hai sentito parlare dai guerrieri della tribù, anche se questi esseri non vengono quasi mai nelle Terre del Nord. Uno di loro verrà, è già in cammino, mosso da una forza a cui non può opporsi. Verranno a chiamarti, perché tu appartieni alla stirpe di Musum e un figlio di Musum, Djed, fu l’ultimo ad abbattere un vatra in queste terre, trovando la morte: la sua impresa viene spesso narrata e io stesso ne parlai a te e a tuo fratello.

Drunjed conosce questa storia, ha sentito le canzoni dedicate a Djed e cantate spesso nelle veglie notturne, in onore della stirpe di Musum.

- Sì, padre, me ne ricordo.

- Toccherà a te abbatterlo. C’è un unico punto della pelle del vatra in cui una freccia, una lancia o una spada può penetrare nella sua carne: è un incavo poco sotto la testa, alla base del collo. Lì dovrai colpirlo, quando sarai sicuro di non sbagliare.

- Lo farò, padre.

- Il vatra è stato mandato per attirarti lontano, per farti giungere alla Terra degli Otto Laghi, di cui ti parlai. Tutti noi, portatori delle due stelle, vi dobbiamo giungere. Il vatra si allontanerà, in modo che tu lo segua, conducendoti alla Terra. Là troverai i laghi: ognuno di noi portatori si è immerso in uno di essi e vi ha visto una parte del proprio destino. Il tuo ti porta a morire molto presto. Puoi rifiutarlo, se vuoi. Non so che cosa succederà, in questo caso. Ho saputo che mio nonno, Osmikr, lo rifiutò e visse a lungo sereno, prima di essere ucciso. Non è tornato in vita come coloro che lo hanno accettato, ma su quanto durerà questa nostra nuova vita non abbiamo nessuna sicurezza.

- Lo accetterò, come hai fatto tu, come hanno fatto tutti gli altri portatori delle due stelle, a parte Osmikr.

- Tornerai all’accampamento, ma prima del secondo plenilunio d’autunno, la morte verrà per te.

- Sarà quel che deve essere, ma… è vero che ci rivedremo, come mi hai detto?

- Sì, dopo la tua morte ci ritroveremo, per poi morire ancora un’altra volta, entrambi.

- Se la morte significa ritrovarti, anche per poco tempo, non posso desiderare altro.

Niedzj sorride. Sa che presto Drunjed scoprirà un desiderio più forte e troverà qualcuno che amerà, in modo diverso, più di quanto non ami il padre. Ma il loro legame rimarrà sempre fortissimo.

- Va bene, figlio. Ora ti lascio.

- Abbracciami ancora, padre.

Niedzj annuisce e stringe il figlio tra le braccia. Drunjed sa che morirà presto, ma tra le braccia del padre è felice. 

 

Il pomeriggio del giorno seguente un messaggero arriva, ansimante, e annuncia:

- Un vatra sta incendiando il bosco vicino alla Grande Ansa. Stiamo cercando di capire come affrontarlo e vi chiediamo di aiutarci.

Gli uomini sono stupiti: molto di rado nelle Terre del Nord giungono questi esseri con un corpo da cavallo e una testa leonina che porta due grandi corna. Da diverse generazioni non se ne sono visti.

Uno dei guerrieri dice:

- Avete cercato di fermarlo?

- No, non sappiamo come fare. La pelle dei vatra non può essere scalfita da nessuna arma. Pare che possano essere colpiti solo in un punto, ma non sappiamo dove.

L’uomo poi si rivolge a Drunjed:

- Un re della tua stirpe, Drunjed, uccise un vatra, diverse generazioni fa. Ci chiedevamo…

Uno dei guerrieri lo interrompe:

- Uccise il vatra e venne ucciso dalle fiamme del mostro.

Drunjed ha ascoltato con attenzione quanto l’uomo aveva da raccontare. Fa cenno di tacere al guerriero che ha parlato e dice:

- Partirò immediatamente. Bisogna ucciderlo o almeno ricacciarlo, prima che faccia troppi danni.

Uno degli uomini della tribù gli dice:

- Corri un rischio mortale, Drunjed.

- Lo so, ma non possiamo lasciare che semini morte e distruzione nei nostri territori di caccia. Se si spingerà più a sud, distruggerà gli accampamenti autunnali e poi i villaggi. Non intendo tirarmi indietro.

Diversi guerrieri si propongono per accompagnare Drunjed, che ne sceglie quattro tra i più valorosi e fidati. Non sceglie i fratelli Rujak, anche se i due maggiori sono molto coraggiosi: come gran parte degli uomini della tribù, ha poca stima di loro, perché non sono leali. Vede che i tre si offendono per essere stati scartati, ma non se ne preoccupa.

Si rivolge agli uomini che ha scelto e dice loro:

- Voi verrete con me, ma vi terrete a distanza. Se fallirò e il vatra mi ucciderà, toccherà a voi cercare di portare a termine la missione.

- Come comandi, sovrano.

Drunjed conta di uccidere il vatra prima di giungere alla Terra degli Otto Laghi o al ritorno, perché il padre gli ha detto che tornerà all’accampamento. Ma se non riuscisse nell’impresa, è bene che i guerrieri sappiano come colpirlo.

- Dovete sapere questo: il punto in cui una lancia o una spada può trafiggere il vatra è poco sotto la testa; c’è un piccolo incavo alla base del collo ed è lì che bisogna infilare la punta dell’arma per farla entrare nel corpo. È inutile colpirlo da qualunque altra parte.

- Come sai queste cose, Drunjed?

- Mio padre mi è apparso in sogno, annunciandomi l’arrivo del vatra.

Drunjed preferisce non dire che suo padre è venuto di persona, perché questo turberebbe i guerrieri, visto che Niedzj è morto da cinque anni. Nessuno invece si stupisce del sogno premonitore: tutti sanno che gli uomini della stirpe di Musum non sono come gli altri e conoscono ciò che è celato ai più..

 

Drunjed e i quattro guerrieri che ha scelto si dirigono verso Nord, seguendo il messaggero. Avvicinandosi al punto in cui il vatra è stato avvistato, vedono il fumo che si leva dalla foresta bruciata, ma quando raggiungono il punto in cui gli alberi ancora ardono, il vatra si è già allontanato. Altro fumo appare più a Nord, ma man mano che loro cercano di avvicinarsi per raggiungerlo, il vatra si sposta ancora: forse avverte la presenza dei cacciatori che lo seguono e preferisce evitarli. Invece di dirigersi verso Est, verso le terre dove vive la sua stirpe,  si dirige verso Nord.

Drunjed e i suoi uomini continuano a seguirne le tracce per tre giorni, fino a che entrano in una stretta valle, che termina contro una parete rocciosa quasi verticale. Qui Drunjed si rivolge ai suoi uomini:

- Fermatevi qui. Se domani sera non sarò di ritorno e non vedrete neanche il vatra, tornate all’accampamento.

Gli uomini si fermano. Drunjed si dirige verso il fondo della valle. Dall’imbocco gli sembrava che non fosse possibile lasciare la valle da nessuna altra via, ma avvicinandosi vede un sentiero che si inerpica sulla parete terminale della valle. Il vatra si muove lungo quel sentiero, ma procede incerto, come se fosse costretto ad avanzare contro la sua volontà. Drunjed non sa spiegarsi perché il vatra continui a salire: la sua specie non si inerpica sulle rocce.

Anche Drunjed sale. Il vatra procede ancora. È quasi in cima, quando si ferma, poi di colpo si volta e si lancia lungo il sentiero incontro al suo inseguitore. Il brusco movimento dell’animale sorprende Drunjed, che non se l’aspettava, ma non arretra. Quando il vatra è abbastanza vicino, alza la lancia. Sa che se sbaglierà la mira, il vatra lo brucerà, ma l’arma si conficca nell’animale là dove la carne può essere trafitta e con un ruggito il vatra precipita nell’abisso, in una palla di fuoco.

Drunjed prosegue lungo il sentiero: sa che deve raggiungere la Terra degli Otto Laghi. Giunge infine al passo, da cui scende fino al Lago Giallo. Non sa che un suo antenato si fermò davanti a questo stesso lago e rifiutò di assumere il proprio destino: se lo avesse accettato, Drunjed non porterebbe le stelle gialle.

Drunjed si spoglia e si immerge nel lago. Scende in profondità.

Al fondo del lago c’è un guerriero, Tezhrab detto il Cinghiale, il più valoroso tra tutti i guerrieri delle dodici tribù, l’unico a poter competere con Drunjed. È nudo e indossa solo i bracciali e il monile al collo, che sono un’eredità familiare. Ha in mano la spada e fa cenno a Drunjed di raccogliere l’arma che vede ai suoi piedi, sul fondo del lago.

Drunjed la raccoglie e combattono. Drunjed ha la meglio e riesce a far cadere la spada del suo avversario. In un duello non ucciderebbe mai l’avversario che ha sconfitto, questa volta invece gli infila la spada nel ventre. Lo guarda cadere in ginocchio, poi lo decapita e afferra la sua testa. Ma Tezhrab si rialza e il combattimento riprende. Questa volta è Drunjed a essere colpito a morte al ventre. Barcolla, la spada gli cade di mano, si volta e Tezhrab lo trafigge da dietro. Poi tutto scompare.

Drunjed si risveglia in riva al lago. Ripensa a ciò che ha visto. Ucciderà Tezhrab e sarà ucciso da lui. Come è possibile che avvengano entrambe le cose?

 

Drunjed scende. Ritrova i suoi uomini e comunica loro di aver ucciso il vatra. I quattro non si stupiscono: hanno visto in lontananza una fiamma precipitare dall’alto della parete. Non sapevano se si trattasse del vatra o di Drunjed, bruciato dal mostro, ma vedendo il loro re vivo, hanno capito che si trattava del vatra.

 

 

 

 

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