III – Il Signore Oscuro
Drunjed dell’Orso 16 Al limite settentrionale
della Terra degli Otto Laghi un canalone profondo e molto inclinato scende
fino al bordo di un baratro di forma circolare: è la voragine di Nasmirti. Le pareti di questo abisso sono tanto scoscese
che per un uomo è possibile scendervi solo calandosi con corde. È il cratere
di un antico vulcano, ormai spento, ma l’aria è ancora satura dei fumi che
salgono dagli abissi e il fondo è quasi sempre avvolto in una nebbia
rossastra. Al centro di questa voragine si innalza un picco roccioso, che
emerge dalla coltre di nebbia. Per lungo tempo nessuno è
mai sceso in questa voragine, ma ora sulla cima del picco sorge un castello.
È stato costruito dai giganti di Osmikr, che vivono in terre molto lontane,
nel vasto Occidente. Una forza a cui non potevano sottrarsi li ha costretti a
raggiungere la voragine, di cui non conoscevano neppure l’esistenza: qui essi
hanno dovuto tagliare grandi blocchi di pietra per costruire una fortezza e
scavare nella roccia per realizzare i sotterranei. Ai giganti si sono poi
affiancati i nani dei monti Stirmalan, costretti da
un potere che li ha resi schiavi: dopo che i giganti hanno costruito la
fortezza grazie alla loro forza immensa, i nani hanno prodotto tutto ciò che
serviva al suo interno, servendosi del loro talento di falegnami, fabbri,
orefici. I tessitori di Kalcidom hanno dovuto
fornire tappeti, arazzi, biancheria e abiti, in un lavoro senza fine, ma
anch’essi sono ormai schiavi. I nani delle miniere di Smarag hanno portato
gli smeraldi, i più belli di tutte le terre note, e altri hanno consegnato
oro e argento. Il castello che sorge in questa terra tenebrosa è più sontuoso
di tutti i palazzi reali dei Sette Regni, Padrone del castello è il
Signore Oscuro, re Gospodar. Suo padre è Vodjanoj e
sua madre fu una principessa, una figlia di Sarasvati,
che sedusse il Terribile per generare una stirpe rivale di quella di Musum.
L’eredità di Vodjanoj si è mescolata in Gospodar
con quella della madre, dandogli forza e poteri. Dalla madre egli ha
ricevuto anche una pietra della vita e una del dominio. La pietra nera del
dominio è la più potente tra tutte quelle esistenti e grazie a essa Gospodar può costringere i giganti, i nani e i tessitori
a obbedire. Pochi di loro erano in grado di sottrarsi al potere della pietra
nera e quei pochi hanno già trovato la morte. La pietra verde della vita è
meno potente, ma sufficiente a garantirgli che nessuna arma di taglio può
scalfire la sua pelle, nessun laccio può soffocarlo, nessun veleno può
spegnere la sua vita, nessun fuoco può bruciarlo. Gospodar si è unito ad altre due figlie di Sarasvati, anch’esse di stirpe reale, e ha avuto da
ognuna di loro un figlio: dalla prima Nesmerten, dalla seconda Divlovac. Anche Nesmerten possiede
una pietra verde della vita e una nera del potere, entrambe dono della madre.
La pietra del potere gli permette di comandare le menti deboli: quelle dei feroci
trog e dei terribili vatra, animali che emettono fiamme, come i draghi;
quelle dei giganti solitari e a volte quelle dei siskri.
La pietra verde rende la sua pelle invulnerabile alle ferite di spade e
pugnali, ma non lo protegge da altri modi di morire. Una terza pietra
ricevuta dalla madre è quella della trasformazione, che gli permette di
cambiare il suo aspetto, conservando però un corpo umano: può trasformarsi in
un guerriero o in una donna, in un anziano o in un bambino. Divlovac è chiamato il Grande Cacciatore, perché
nessuna preda gli sfugge e le sue armi sono in grado di uccidere anche chi è
invulnerabile. Non vive nel castello con il padre e il fratello, preferendo
cacciare: ha raggiunto le lontane terre dei draghi, dove è riuscito nell’impresa
di abbatterne due; ha ucciso otto giganti nelle terre del selvaggio Ovest; ha
fatto strage di molti altri esseri, come i vatra. Uccidere è per lui il più
grande dei piaceri. Non condivide le ambizioni del padre e del fratello, non
è interessato al potere: solo uccidere gli trasmette emozioni forti. Quando Gospodar gli ordina di uccidere, è ben felice di farlo.
Ai piedi del castello vi sono diversi pali, su cui sono infilzati i corpi dei
nemici di Gospodar, che Divlovac
ha ucciso: ci sono i nani che guidarono la resistenza contro il re e i capi
dei tessitori di Kalcidom. Ci sono anche alcuni
guerrieri, figli di Eva o di Lilith, che i nani e i tessitori avevano
chiamato, promettendo loro gli smeraldi di Smarag e molto oro, perché li
difendessero da Gospodar. Il Grande Cacciatore li
ha uccisi tutti. I vapori della voragine impediscono la decomposizione dei
corpi. L’ambizione di Gospodar e Nesmerten non è inferiore ai loro poteri: essi
vogliono sottomettere i regni dei figli di Eva e tutte le terre circostanti.
Antiche profezie dicono che solo un discendente di Musum il Grande, portatore
delle due stelle, potrà salvare i Sette Regni e le Terre del Nord dalle brame
di potere del Signore Oscuro. Prima di avviare la conquista dei Sette Regni, Gospodar e Nesmerten devono sterminare i portatori delle
due stelle: eliminati loro, nessuno più potrà fermarli. Giganti, nani, trog e
vatra costituiranno le loro truppe, un esercito invincibile, se comandato da
un capo potente e spietato. Per il momento Gospodar ha rimandato i giganti ai loro territori, perché
non gli servono più, ma li richiamerà quando sarà necessario. Re Gospodar
è seduto sul suo trono, posto su tre gradini. È un uomo di cinquant’anni,
alto e robusto, con capelli e barba grigi e occhi verdi. Davanti a lui vi è
suo figlio, Nesmerten, che ha trent’anni e gli assomiglia molto nel viso e
nella corporatura, ma ha i capelli neri. Nella sala del trono padre
e figlio discutono. Nesmerten chiede: - Dovremo aspettare ancora
molto? Gospodar sorride. - Non essere impaziente,
figlio. Le antiche profezie dicono che la nostra stirpe potrà sottomettere i
sette regni e le terre del Nord, dell’Est e dell’Ovest, ma dobbiamo attendere
il momento propizio. - Che cosa aspettiamo
ancora? Il nostro potere è cresciuto di giorno in giorno. Abbiamo ridotto in
schiavitù i nani che lavorano nelle miniere di Smarag, siamo in grado di
controllare le menti dei trog e dei vatra e possiamo servircene per qualsiasi
impresa. Divlovac non ha mai fallito un colpo. Tu
sei riuscito a sottomettere i giganti dell’Ovest, ne hai perfino mandato uno
ad attaccare le terre del Nord… Gospodar lo interrompe, irritato: - E il gigante è stato
ucciso da uno dei discendenti di Musum, Kralj il Verde. Mudrinac mi aveva
avvisato, ma io ero impaziente, come lo sei tu ora. Sono stato precipitoso e
ho sprecato un’occasione. Dobbiamo ascoltare ciò che ci dice Mudrinac. Da molto tempo la madre di
Gospodar ha posto al suo servizio Mudrinac, un
veggente che conosce le antiche profezie e sa leggere i segni. - Mudrinac, Mudrinac!
Mudrinac è un coglione. Il gigante è morto, ma ormai tu puoi forzare gli
altri a obbedire e li chiameremo quando muoveremo alla conquista dei sette
regni. Che cosa aspettiamo ancora? - Che gli ultimi portatori
delle due stelle siano morti, lo sai, Nesmerten. Solo uno di loro può far
fallire i nostri piani ed estinguere la nostra stirpe. - Siamo in grado di farli
morire. Gospodar scuote la testa. - Certo, ma sai che
Drunjed il Giallo non è ancora stato alla Terra degli Otto Laghi. Non può
morire prima di averla raggiunta. E non sappiamo se lo stesso vale anche per
l’altro portatore, di cui non conosciamo il nome. - Attiriamo Drunjed alla
Terra, così poi potremo farlo morire. - Non so se è saggio
affrettare i tempi. Nesmerten ha un moto di impazienza.
Il padre scuote la testa: - Figlio, con la fretta si
rischia di rovinare tutto. Non possiamo rischiare di perdere ciò che abbiamo
costruito perché non vogliamo pazientare ancora qualche anno. - Qualche anno? Merda!
Padre, è ora di agire! Gospodar non è soddisfatto, ma cede: - Chiamiamo Mudrinac e
consultiamolo ancora. Mudrinac si presenta e si
inchina davanti al padre e poi al figlio. Gospodar
nota che appare a disagio, come sempre quando è presente Nesmerten. Gospodar gli si rivolge: - Mudrinac, siamo inattivi
da tempo. Quanto ancora dobbiamo aspettare per lanciarci alla conquista dei
Sette Regni? - Re, perché questo sia
possibile, i portatori di stelle della stirpe di Musum devono essere tutti
morti. Altrimenti la conquista fallirà. Non solo: è scritto che un uomo della
stirpe di Musum, portatore delle due stelle, potrebbe mettere fine alla
vostra stirpe, se potrà colpire il sovrano con una spada forgiata nelle
officine di Noz. Per allontanare questo rischio è
necessario che Drunjed, portatore delle stelle gialle, muoia… Nesmerten non lo lascia
proseguire. È impaziente. - Lo sappiamo, lo sappiamo
benissimo, ce lo hai detto molte volte. Deve morire e perché muoia deve
essere stato prima alla Terra degli Otto Laghi. Attiriamolo nella Terra, così
poi potremo farlo morire. Che cosa ancora dobbiamo aspettare, per agire? Che
Drunjed generi dei figli e che ci siano altri portatori di stelle? - Non è facile forzare il
destino, principe. I tempi non sono ancora maturi… Gospodar interviene. - Mudrinac, tu hai detto
che forse c’è un altro portatore di stelle della stirpe di Musum. - Così dicono le antiche
profezie, ma esse non sono chiare. - Dobbiamo scoprire se è
vero. Questo è essenziale. Nesmerten osserva: - Possiamo incominciare a
eliminare Drunjed: sappiamo dov’è. Mudrinac scuote la testa: - Non prima che raggiunga
la Terra degli Otto Laghi. Su questo le profezie non lasciano dubbi. - Lo attireremo là. Il re interviene: - Sì, vediamo di eliminare
Drunjed, poi ci concentreremo sull’altra minaccia. Mudrinac è nervoso. Gospodar non capisce il motivo: che cosa teme il
veggente? C’è qualche cosa nelle profezie che ha timore di riferire? E se è
così, perché? Ha a che fare con Nesmerten, visto che in sua presenza Mudrinac
è sempre a disagio? Decide che più tardi gli parlerà in privato. Nesmerten osserva: - Allora, attiriamo
Drunjed nella Terra degli Otto Laghi. Me ne occupo io. Poi vedremo come farlo
morire. Mudrinac interviene: - Negli antichi libri è
scritto che dall’Abisso Nero emergerà Vrag,
portando morte e distruzione in tutte le Terre del Nord e anche oltre. Solo
Drunjed dell’Orso e Tezhrab del Cinghiale possono ricacciarlo. Se Drunjed
morirà prima del plenilunio, le Terre del Nord saranno devastate. Nesmerten alza le spalle. - Che importa? Le Terre
del Nord non offrono molte ricchezze e i loro abitanti sono selvaggi. Se ce
ne sbarazziamo, non è un problema. Tu, Mudrinac, torna a interrogare i libri:
dobbiamo scoprire se davvero esiste un altro portatore delle due stelle e chi
è. - Come comandi. Mudrinac si ritira.
Nesmerten scuote la testa, irritato. Quando il veggente è uscito, dice: - Non capisco se davvero
non è in grado di scoprire la verità o se mente. Non mi fido di lui. - Si è sempre dimostrato
fedele. È anche grazie a lui che siamo riusciti a sventare diversi pericoli.
Ci ha sempre dato i consigli giusti. - Sì, ma negli ultimi
tempi è cambiato… è sempre così sfuggente. E sembra quasi che abbia paura di
me. - Ho notato anch’io che
nei tuoi confronti è timoroso. Gli parlerò e cercherò di capire che cos’ha. Mudrinac è tornato nella
stanza dove svolge la sua attività. Molti libri riempiono uno scaffale,
diverse casse contengono antichi documenti. Il veggente guarda tutto e scuote
la testa. È angosciato. Conosce l’identità dell’ultimo portatore di stelle,
ma sa anche che rischia di morire se Nesmerten la scoprirà. Ignora come e
perché morirà, ma tutto indica in Nesmerten la principale minaccia alla sua
vita. L’arrivo di Gospodar lo fa sussultare: non attendeva il re. - Mudrinac, sono venuto a
parlarti perché credo che tu mi nasconda qualche cosa. Il veggente apre la bocca
per rispondere, ma il re lo blocca con un gesto della mano. - Vedo che in presenza di
Nesmerten non sei tranquillo. Qual è il problema? Mudrinac china il capo.
Poi lo solleva e fissa il re. - Sovrano, le antiche
profezie sono sempre ambigue e non è facile leggere chiaramente in esse, ma…
ma la mia vita è minacciata. - E la minaccia viene da
Nesmerten? - È così. - Non capisco. Perché mai
dovrebbe provocare la tua morte, quando tu svolgi un ruolo essenziale nel
nostro progetto di conquista? - Non lo so, ignoro i
motivi. Ma non ho dubbi su questo. Gospodar rimane un momento assorto nei suoi
pensieri. - Non riesco proprio a
capire. Sei tu che ci stai aiutando a realizzare le nostre ambizioni. Capisco
che mio figlio sia impaziente, ora che la meta si avvicina, ma perché
dovrebbe prendersela con te? Mudrinac non risponde.
Dopo un momento Gospodar dice: - Tu sai chi è l’ultimo
portatore delle due stelle, oltre Drunjed, intendo. Non è così? Il veggente china
nuovamente il capo. - Sì, mio signore. - Chi è? - Il suo nome è Posljednj,
è figlio di Jebesin, figlio di Vareni, anche se lui non conosce i suoi
antenati. È un randagio e vive nelle Terre del Nord. - Un randagio? Questa poi,
un uomo di stirpe regale, un discendente di Musum, è diventato un randagio! Nelle Terre del Nord
vengono chiamati randagi i figli di Lilith che non appartengono a nessuna
delle dodici tribù. - Jebesin morì senza
sapere di aver concepito un figlio, senza neppure sapere di essere giaciuto
con una donna. La madre abbandonò il bimbo, perché così era scritto che
avvenisse. - Bisogna che lo
uccidiamo. Ha già visitato la Terra degli Otto Laghi? Mudrinac è nuovamente a disagio.
Gospodar lo guarda e gli dice, brusco: - Rispondi! - No, ma sta per farlo. - Benissimo. Appena l’avrà
fatto, lo uccideremo. - Non è possibile.
Vodjanoj il Terribile lo protegge. Finché rimarrà nelle Terre del Nord, nessuno
riuscirà a spegnere la sua vita. - Allora dobbiamo fare in
modo che si allontani dalle Terre del Nord e poi lo uccideremo. Intanto
uccideremo anche Drunjed, così più nessuno potrà minacciare il nostro potere. Mudrinac fa per dire
qualche cosa, poi tace. - Non è così, forse? - Sì, mio signore. Mudrinac non dice altro. - Non c’è motivo perché
Nesmerten debba volere la tua morte. E in ogni caso io ti proteggerò. Non gli
permetterò di farti del male. La tua lealtà verrà ricompensata. Mudrinac si inchina. - Grazie, mio signore. È evidente che non è
convinto. Gospodar si allontana, perplesso. Tornato nella sala del
trono, il Signore Oscuro riflette. Non riesce a capire perché mai Nesmerten
dovrebbe voler uccidere Mudrinac: non vede un motivo plausibile. Ma se stanno
aspettando solo perché il veggente ha paura, non ha davvero senso rimanere
inoperosi. Gospodar fa chiamare Nesmerten. - Figlio, hai detto che puoi occuparti tu di far
giungere Drunjed alla Terra degli Otto Laghi. - Sì, padre, se tu mi
autorizzi. - Ho parlato con Mudrinac
e direi che non ci sono problemi. È diventato molto timoroso. Nesmerten scuote il capo,
poi dice: - Mi attivo subito. Voglio
risolvere questa faccenda, poi ci occuperemo dell’ultimo portatore, se
esiste. - Sì, Mudrinac ne è sicuro. - Purché non se lo sia
inventato per qualche motivo… - Che cosa conti di fare,
figlio? Per Drunjed il Giallo, intendo. - Drunjed non si allontana
mai molto dal resto della tribù, ma adesso che gli uomini sono tutti nei
territori di caccia autunnali, la distanza che lo separa dalla Terra degli
Otto Laghi non è così grande. Invierò un vatra, che semini distruzione.
Drunjed cercherà di ucciderlo. Il vatra si allontanerà, attirando Drunjed
fino alla Terra degli Otto Laghi. - Sei in grado di
controllare un vatra fino a questo punto? Sono bestie, non sono in grado di
elaborare piani. - Controllerò ogni suo
spostamento. - Ancora un dubbio: pensi
davvero che il vatra possa entrare nella Terra degli Otto Laghi? Non è un
luogo in cui possa arrivare chiunque. Nesmerten non si è posto
questo problema. - Vedrò il da farsi. In un
modo o nell’altro Drunjed giungerà alla Terra degli Otto Laghi. D’altronde è
questo il suo destino. - Va bene, figlio. Conto
su di te. * Drunjed dell’Orso discende
dalla stirpe reale di Musum, come suo padre, che fu re prima di lui. Regna da
cinque anni e ha fama di re giusto e saggio, nonostante la giovane età.
Dicono che sia un guerriero imbattibile. Da qualche giorno è
nell’accampamento autunnale con gli uomini della sua tribù. Questo è l’unico
periodo dell’anno in cui si allontana dal villaggio, perché nei territori di
caccia ci sono molti pericoli e Drunjed, in quanto re, vuole essere pronto a
difendere gli uomini della sua tribù. È il primo plenilunio
d’autunno. Una parte della notte è stata dedicata alla caccia: i figli di
Lilith vedono nel buio molto meglio dei figli di Eva e ne approfittano per
cacciare alcuni animali notturni. Poi gli uomini si sono stesi a riposare
nelle tende che usano come ripari. Drunjed dorme
profondamente, quando una mano che si posa sulla sua lo desta. Apre gli occhi. La luce
lunare che penetra nella tenda è scarsa, ma per Drunjed è sufficiente a
riconoscere il padre, inginocchiato di fianco a lui. Si mette a sedere di
scatto e lo abbraccia. - Padre! Niedzj lo avvolge tra le
sue braccia. Per Drunjed non esiste niente di più bello che la stretta del
padre. Vorrebbe non staccarsene mai. Niedzj sa che il figlio ha bisogno di
questo abbraccio e rimane così un buon momento. Poi lo lascia e dice: - Drunjed, sono venuto a
parlarti, perché i tuoi giorni si avvicinano alla fine. Drunjed ha vent’anni, ma
non ha paura della morte. - Se questo è il mio
destino, lo accetto. - Ascoltami: tu sai chi
sono i vatra, ne abbiamo parlato e certamente ne hai sentito parlare dai
guerrieri della tribù, anche se questi esseri non vengono quasi mai nelle
Terre del Nord. Uno di loro verrà, è già in cammino, mosso da una forza a cui
non può opporsi. Verranno a chiamarti, perché tu appartieni alla stirpe di
Musum e un figlio di Musum, Djed, fu l’ultimo ad abbattere un vatra in queste
terre, trovando la morte: la sua impresa viene spesso narrata e io stesso ne
parlai a te e a tuo fratello. Drunjed conosce questa
storia, ha sentito le canzoni dedicate a Djed e cantate spesso nelle veglie
notturne, in onore della stirpe di Musum. - Sì, padre, me ne
ricordo. - Toccherà a te
abbatterlo. C’è un unico punto della pelle del vatra in cui una freccia, una
lancia o una spada può penetrare nella sua carne: è un incavo poco sotto la
testa, alla base del collo. Lì dovrai colpirlo, quando sarai sicuro di non
sbagliare. - Lo farò, padre. - Il vatra è stato mandato
per attirarti lontano, per farti giungere alla Terra degli Otto Laghi, di cui
ti parlai. Tutti noi, portatori delle due stelle, vi dobbiamo giungere. Il
vatra si allontanerà, in modo che tu lo segua, conducendoti alla Terra. Là
troverai i laghi: ognuno di noi portatori si è immerso in uno di essi e vi ha
visto una parte del proprio destino. Il tuo ti porta a morire molto presto.
Puoi rifiutarlo, se vuoi. Non so che cosa succederà, in questo caso. Ho
saputo che mio nonno, Osmikr, lo rifiutò e visse a lungo sereno, prima di
essere ucciso. Non è tornato in vita come coloro che lo hanno accettato, ma
su quanto durerà questa nostra nuova vita non abbiamo nessuna sicurezza. - Lo accetterò, come hai
fatto tu, come hanno fatto tutti gli altri portatori delle due stelle, a
parte Osmikr. - Tornerai
all’accampamento, ma prima del secondo plenilunio d’autunno, la morte verrà
per te. - Sarà quel che deve
essere, ma… è vero che ci rivedremo, come mi hai detto? - Sì, dopo la tua morte ci
ritroveremo, per poi morire ancora un’altra volta, entrambi. - Se la morte significa
ritrovarti, anche per poco tempo, non posso desiderare altro. Niedzj sorride. Sa che
presto Drunjed scoprirà un desiderio più forte e troverà qualcuno che amerà,
in modo diverso, più di quanto non ami il padre. Ma il loro legame rimarrà
sempre fortissimo. - Va bene, figlio. Ora ti
lascio. - Abbracciami ancora,
padre. Niedzj annuisce e stringe
il figlio tra le braccia. Drunjed sa che morirà presto, ma tra le braccia del
padre è felice. Il pomeriggio del giorno
seguente un messaggero arriva, ansimante, e annuncia: - Un vatra sta incendiando
il bosco vicino alla Grande Ansa. Stiamo cercando di capire come affrontarlo
e vi chiediamo di aiutarci. Gli uomini sono stupiti:
molto di rado nelle Terre del Nord giungono questi esseri con un corpo da
cavallo e una testa leonina che porta due grandi corna. Da diverse
generazioni non se ne sono visti. Uno dei guerrieri dice: - Avete cercato di
fermarlo? - No, non sappiamo come
fare. La pelle dei vatra non può essere scalfita da nessuna arma. Pare che
possano essere colpiti solo in un punto, ma non sappiamo dove. L’uomo poi si rivolge a
Drunjed: - Un re della tua stirpe,
Drunjed, uccise un vatra, diverse generazioni fa. Ci chiedevamo… Uno dei guerrieri lo
interrompe: - Uccise il vatra e venne
ucciso dalle fiamme del mostro. Drunjed ha ascoltato con
attenzione quanto l’uomo aveva da raccontare. Fa cenno di tacere al guerriero
che ha parlato e dice: - Partirò immediatamente.
Bisogna ucciderlo o almeno ricacciarlo, prima che faccia troppi danni. Uno degli uomini della
tribù gli dice: - Corri un rischio
mortale, Drunjed. - Lo so, ma non possiamo
lasciare che semini morte e distruzione nei nostri territori di caccia. Se si
spingerà più a sud, distruggerà gli accampamenti autunnali e poi i villaggi.
Non intendo tirarmi indietro. Diversi guerrieri si
propongono per accompagnare Drunjed, che ne sceglie quattro tra i più
valorosi e fidati. Non sceglie i fratelli Rujak,
anche se i due maggiori sono molto coraggiosi: come gran parte degli uomini
della tribù, ha poca stima di loro, perché non sono leali. Vede che i tre si
offendono per essere stati scartati, ma non se ne preoccupa. Si rivolge agli uomini che
ha scelto e dice loro: - Voi verrete con me, ma
vi terrete a distanza. Se fallirò e il vatra mi ucciderà, toccherà a voi
cercare di portare a termine la missione. - Come comandi, sovrano. Drunjed conta di uccidere
il vatra prima di giungere alla Terra degli Otto Laghi o al ritorno, perché
il padre gli ha detto che tornerà all’accampamento. Ma se non riuscisse
nell’impresa, è bene che i guerrieri sappiano come colpirlo. - Dovete sapere questo: il
punto in cui una lancia o una spada può trafiggere il vatra è poco sotto la
testa; c’è un piccolo incavo alla base del collo ed è lì che bisogna infilare
la punta dell’arma per farla entrare nel corpo. È inutile colpirlo da
qualunque altra parte. - Come sai queste cose,
Drunjed? - Mio padre mi è apparso
in sogno, annunciandomi l’arrivo del vatra. Drunjed preferisce non
dire che suo padre è venuto di persona, perché questo turberebbe i guerrieri,
visto che Niedzj è morto da cinque anni. Nessuno invece si stupisce del sogno
premonitore: tutti sanno che gli uomini della stirpe di Musum non sono come
gli altri e conoscono ciò che è celato ai più.. Drunjed e i quattro
guerrieri che ha scelto si dirigono verso Nord, seguendo il messaggero.
Avvicinandosi al punto in cui il vatra è stato avvistato, vedono il fumo che
si leva dalla foresta bruciata, ma quando raggiungono il punto in cui gli
alberi ancora ardono, il vatra si è già allontanato. Altro fumo appare più a
Nord, ma man mano che loro cercano di avvicinarsi per raggiungerlo, il vatra
si sposta ancora: forse avverte la presenza dei cacciatori che lo seguono e
preferisce evitarli. Invece di dirigersi verso Est, verso le terre dove vive
la sua stirpe, si dirige verso Nord. Drunjed e i suoi uomini
continuano a seguirne le tracce per tre giorni, fino a che entrano in una
stretta valle, che termina contro una parete rocciosa quasi verticale. Qui
Drunjed si rivolge ai suoi uomini: - Fermatevi qui. Se domani
sera non sarò di ritorno e non vedrete neanche il vatra, tornate
all’accampamento. Gli uomini si fermano.
Drunjed si dirige verso il fondo della valle. Dall’imbocco gli sembrava che
non fosse possibile lasciare la valle da nessuna altra via, ma avvicinandosi
vede un sentiero che si inerpica sulla parete terminale della valle. Il vatra
si muove lungo quel sentiero, ma procede incerto, come se fosse costretto ad
avanzare contro la sua volontà. Drunjed non sa spiegarsi perché il vatra
continui a salire: la sua specie non si inerpica sulle rocce. Anche Drunjed sale. Il
vatra procede ancora. È quasi in cima, quando si ferma, poi di colpo si volta
e si lancia lungo il sentiero incontro al suo inseguitore. Il brusco
movimento dell’animale sorprende Drunjed, che non se l’aspettava, ma non
arretra. Quando il vatra è abbastanza vicino, alza la lancia. Sa che se
sbaglierà la mira, il vatra lo brucerà, ma l’arma si conficca nell’animale là
dove la carne può essere trafitta e con un ruggito il vatra precipita nell’abisso,
in una palla di fuoco. Drunjed prosegue lungo il
sentiero: sa che deve raggiungere la Terra degli Otto Laghi. Giunge infine al
passo, da cui scende fino al Lago Giallo. Non sa che un suo antenato si fermò
davanti a questo stesso lago e rifiutò di assumere il proprio destino: se lo
avesse accettato, Drunjed non porterebbe le stelle gialle. Drunjed si spoglia e si
immerge nel lago. Scende in profondità. Al fondo del lago c’è un
guerriero, Tezhrab detto il Cinghiale, il più valoroso tra tutti i guerrieri
delle dodici tribù, l’unico a poter competere con Drunjed. È nudo e indossa
solo i bracciali e il monile al collo, che sono un’eredità familiare. Ha in
mano la spada e fa cenno a Drunjed di raccogliere l’arma che vede ai suoi
piedi, sul fondo del lago. Drunjed la raccoglie e
combattono. Drunjed ha la meglio e riesce a far cadere la spada del suo
avversario. In un duello non ucciderebbe mai l’avversario che ha sconfitto,
questa volta invece gli infila la spada nel ventre. Lo guarda cadere in
ginocchio, poi lo decapita e afferra la sua testa. Ma Tezhrab si rialza e il
combattimento riprende. Questa volta è Drunjed a essere colpito a morte al
ventre. Barcolla, la spada gli cade di mano, si volta e Tezhrab lo trafigge
da dietro. Poi tutto scompare. Drunjed si risveglia in
riva al lago. Ripensa a ciò che ha visto. Ucciderà Tezhrab e sarà ucciso da
lui. Come è possibile che avvengano entrambe le cose? Drunjed scende. Ritrova i suoi uomini e comunica
loro di aver ucciso il vatra. I quattro non si stupiscono: hanno visto in
lontananza una fiamma precipitare dall’alto della parete. Non sapevano se si
trattasse del vatra o di Drunjed, bruciato dal mostro, ma vedendo il loro re
vivo, hanno capito che si trattava del vatra. |
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