6 – Lo stalliere

 

 

Lord Anthony, marchese di Shaffield, è tornato a Londra da pochi giorni, dopo aver passato gran parte dell’estate nella sua tenuta nel Sussex. Non si fermerà a lungo in città: ormai siamo nella stagione della caccia e Anthony è di partenza. 

Dopo un giro in città, Anthony entra nella bottega del libraio Groove. Si guarda intorno, per verificare che non ci sia nessuno di sua conoscenza, poi si dirige dal libraio. Questi sta parlando con un altro cliente. Gli sorride.

- Se può attendere un attimo, ho qualche cosa per lei, signore.

Groove non sa che Anthony è nobile. Forse lo sospetta, ma sa benissimo che non è il caso di fare domande. Anthony è un ottimo cliente e va trattato con i guanti.

Anthony sorride. È contento che Groove abbia scovato qualche cosa per lui. Guarda un po’ i libri, ne prende qualcuno in mano e lo sfoglia, fingendo un interesse che non prova. Quando il cliente se n’è andato, Groove gli dice:

- Se vuole accomodarsi di là, le faccio vedere la merce.

Anthony annuisce.

Passano nel retrobottega. Il libraio apre un cassetto chiuso a chiave e ne estrae una cartellina.

- Non le dico che fatica ho fatto a procurarmela, signore.

Anthony sorride:

- Sa che la sua fatica sarà ricompensata adeguatamente.

Groove gli porge la cartellina. Anthony l’apre e guarda l’immagine. È un ovale in cui si vedono tre coppie di uomini nudi in un laghetto. Sulla sinistra due uomini in piedi: quello dietro, con i baffi e capelli lunghi, sta inculando l’altro, un maschio barbuto che si masturba. In centro all’immagine una seconda coppia maschile: un uomo tiene sollevato fuori dall’acqua un altro, che gli appoggia le gambe sulle spalle mentre viene posseduto. Sullo sfondo, a sinistra, un uomo con il cazzo duro si appresta a incularne un altro, piegato in avanti, di cui non si vede il viso, ma solo il culo e, tra le gambe leggermente aperte, i coglioni.

Non è un lavoro raffinato, ma ad Anthony piacciono queste immagini un po’ grezze. Naturalmente deprezza la merce:

- Mi ha aspettavo di più. Non è niente di particolare. Mi ha procurato di meglio, signor Groove.

- Ma signore, è un pezzo raro. A colori, non è la solita incisione di poco conto. Soggetti di questo tipo sono difficili da trovare.

Anthony scuote la testa, ma è soltanto una finta perché Groove non chieda troppo. Il libraio lo sa benissimo: è il solito gioco delle parti. Anthony chiede quanto vuole Groove per il pezzo, come se fosse ancora incerto sull’opportunità di comprarlo. Groove dice la cifra che ha in mente. Una breve discussione, al termine della quale Groove riduce leggermente la richiesta, e il pezzo passa di mano.

Anthony esce dal libraio con la cartellina sotto il braccio. È soddisfatto dell’acquisto, che arricchisce la sua collezione. Si rivolge volentieri a Groove, perché può procedere ai suoi acquisti senza dare nell’occhio, come invece avverrebbe se andasse in Holywell Street: non avrebbe piacere che qualcuno lo vedesse mentre cammina in una via famosa per i negozi in cui si vendono stampe licenziose e opere pornografiche. E per lo stesso motivo preferisce evitare gli incontri nei vicoli fra Orange Street e Trafalgar Square, dove c’è un’ampia varietà di merce, ma il rischio di essere scoperti è forte.

 

Giunto a casa, Anthony convoca il domestico.

- Sono pronti i bagagli?

- Sì, signor marchese. Se vuole controllare…

Lord Anthony dà appena un’occhiata al bagaglio: di Mark si può fidare, di certo ha preparato tutto l’occorrente e non ha dimenticato nulla.

Domani partirà per il Surrey per la stagione di caccia: il barone Parry lo ha invitato nella sua proprietà di campagna. Ad Anthony non spiace passare alcuni giorni a cacciare e la tenuta dei Parry è ricca di selvaggina. I Parry sostengono che l’ultimo lupo in Inghilterra è stato ucciso nelle loro terre. Evitano di dire che a quei tempi la tenuta apparteneva a un’altra famiglia e che i Parry non erano ancora baroni.

Anthony non ha molta considerazione per George Parry e non frequenterebbe mai la sua abitazione londinese: ha sempre declinato gli inviti che il barone si è permesso di fargli. A Londra lord Anthony frequenta solo i migliori salotti.

In campagna è un’altra cosa. La compagnia che si riunisce nella tenuta dei Parry, attratta dalla caccia, è molto mista, ma abbastanza gradevole. La selvaggina è abbondante. E soprattutto tra i servitori di Parry ci sono parecchi maschi alquanto virili e disponibili, come il marchese ha avuto modo di verificare l’anno scorso. Anthony è sicuro che Parry condivida il suo interesse per gli uomini forti, anche se su di lui non circolano voci. O forse circolano, ma Anthony non ne è a conoscenza, non frequentando il salotto dei Parry a Londra e non avendo contatti con le persone che vi vengono invitate.

Anthony conta di trovare carne fresca nel Surrey: un bell’orso che lo sbrani. Oppure qualche bel ragazzino da prendere: Anthony ha gusti molto variegati e quasi tutto ciò che due maschi possono fare insieme gli interessa. L’anno passato lo stalliere Humphrey gli ha procurato il figlio di un contadino, no, forse del mugnaio, uno che lavora per lord Parry: tredici anni e un culetto da sogno. Humphrey invece ha un gran bel cazzo.

Anthony pregusta questo soggiorno dai Parry.

 

La giornata è serena, come non è frequente in questa stagione, e il cielo ha l’azzurro intenso di quando soffia il vento. In questo tardo pomeriggio il sole illumina le chiome degli alberi e la grande festa di colori dell’autunno. La temperatura è gradevole e il vento è solo una carezza fresca. Magari domani pioverà: all’orizzonte si vedono nuvole scure e il tempo cambia in fretta quando c’è vento.

La tenuta dei Parry è molto ampia e la villa è una dimora signorile pregevole, costruita da Christopher Wren e rimasta inalterata fino all’inizio dell’Ottocento, quando il padre del barone attuale l’acquistò. Pare che l’abbia pagata 90.000 sterline, una cifra enorme, e molti altri soldi sono stati spesi negli anni successivi per risistemare completamente i giardini e le sale di rappresentanza.

L’edificio ha una forma allungata, con due piani scanditi da lesene e un terzo piano mansardato, alla francese. L’esterno conserva tutta l’eleganza delle grandi dimore di campagna della fine del Seicento. Le sale rinnovate non sono allo stesso livello, ma l’architetto ha comunque fatto un buon lavoro, nel gusto dell’epoca.

Al suo arrivo lord Anthony Shaffield viene accolto con tutto l’ossequio dovuto all’ultimo esponente di una famiglia tanto antica quanto ricca, troppo antica e troppo ricca perché le voci che circolano sui suoi gusti possano incidere sulla sua posizione in società. D’altronde sono solo voci, perché Anthony si è sempre mosso con la dovuta prudenza: in un paese in cui i rapporti tra uomini sono un reato punibile con la pena capitale, il suo titolo e le sue ricchezze non sarebbero sufficienti a metterlo al riparo da pesanti conseguenze se venisse scoperto mentre ha rapporti con un altro uomo. Probabilmente non finirebbe in prigione, ma di certo il suo nome verrebbe infangato e, come il vescovo di Clogher, si troverebbe costretto a emigrare.

Anthony ha sempre badato anche alle apparenze, evitando di farsi vedere con qualcuno dei giovani che frequenta. Di certo non ha mai pensato di presentare in società un avventuriero, facendolo passare per un nobile francese, come ha fatto quel coglione di Bentham. Il pensiero di Adrien Bellisle è ancora fastidioso, anche se la morte del giovane ha spento la rabbia che Anthony provava nei suoi confronti. Quello stronzo ha avuto quello che si meritava e ora marcisce sotto terra.

 

I primi giorni trascorrono tra le battute di caccia e le conversazioni mondane. Intanto Anthony Shaffield si guarda intorno. Ci sono due servitori che Anthony ha già avuto modo di apprezzare l’autunno passato e che si mostrano molto cortesi nei suoi confronti: lo stalliere Humphrey e un domestico della casa, Timothy. È evidente che sarebbero ben contenti di riprendere un’attività interrotta alla partenza del marchese: una moneta fa sempre comodo e l’anno scorso hanno sperimentato che il marchese sa essere generoso. Ma al marchese piace la caccia e vorrebbe gustare qualche nuovo piatto, non quelli che ha già provato. Se non troverà niente di nuovo, riallaccerà qualche vecchia conoscenza, certamente. Ma prima intende guardarsi intorno.

 

Dopo cena gli uomini si appartano a fumare un sigaro e senza le donne la conversazione diventa più libera. Qualcuno chiede:

- Lord Bentham non c’è?

L’anno scorso lord Bentham è stato ospite dei Parry, perciò la domanda potrebbe essere del tutto innocente, ma Anthony Shaffield è sicuro che non lo è. Chi l’ha posta vuole dare la stura ai soliti pettegolezzi. Magari ha chiesto proprio perché c’è Shaffield, sui cui gusti qualche voce circola, Anthony lo sa benissimo, per quanto sia sempre stato molto discreto. Che qualcuno invece sia a conoscenza del suo legame con Adrien non è possibile: Anthony non si è mai fato vedere con lui.

Un altro ospite risponde:

- No, quest’anno non è venuto.

- So che si è recato dal duca di Tumblestone, in Irlanda.

- In Irlanda?

- Probabilmente ha preferito rimanere lontano. Dopo che quel giovane lo ha ingannato, una tale umiliazione per lui!

Naturalmente la versione ufficiale è che George Bentham è stato ingannato dal giovane che ha presentato in società come un nobile francese, ma tutti sospettano che sia stato il conte a cercare di ingannare gli altri. E questo non glielo perdonano.

I commenti si intrecciano. Inizialmente Anthony non dice nulla, la faccenda lo mette a disagio. Non gli importa se attaccano Bentham, che non gli sta per niente simpatico, ma Anthony preferisce evitare di toccare l’argomento, per non esporsi.

La conversazione però prosegue sul tema, il grande scandalo dell’anno, per cui Anthony decide di dare il suo contributo: gli altri non devono pensare che abbia paura di intervenire.

- Ha fatto bene ad assentarsi per un po’. La sua leggerezza lo ha messo in una posizione molto spiacevole.

- Sì, davvero è stata una leggerezza. Avrebbe potuto tenerlo nella villetta che possiede, come ha sempre fatto, ed evitare di portarlo in società.

Anthony ha sentito parlare di questa villa, in cui Bentham alloggia i suoi amanti. Non dice nulla, ma altri rispondono.

- Sì, sarebbe stato più discreto.

- Quell’Adrien, Adrien de Bellisle si faceva chiamare. Che impudenza! Un avventuriero mezzo francese, mezzo inglese. Pare che sua madre sia una lavandaia di Le Havre e il padre un mercante di Manchester che si è impiccato dopo aver fatto fallimento.

- Figlio di una lavandaia e di un mercante! E diceva di essere imparentato con gli Orléans, che faccia tosta!

- Credeva di poter passare per un nobile.

- E come si muoveva! Sembrava che tutti dovessero rendergli omaggio. Dicono che si prostituisse, prima di incontrare Bentham.

- Ha fatto la fine che meritava!

La conversazione prosegue ancora un buon momento. Anthony pensa al giovane Adrien. Ora che la sua morte ha spento ogni desiderio di vendetta, Anthony deve riconoscere che era proprio un gran bel maschio. Forte, virile, come piacciono a Bentham e ad Anthony.

Anthony ripensa ai loro incontri. All’inizio il giovane non sembrava interessato a lui e questo aveva attizzato il suo desiderio: Anthony Shaffield non è tipo da rinunciare facilmente a ciò che vuole. C’era stato un momento in cui Adrien gli era sembrato quasi irraggiungibile. Quel bastardo era soltanto intenzionato a vendere cara la sua merce. E l’ha venduta cara davvero: ad Anthony è costato molto di più di tutti gli altri uomini che ha avuto. Ci sapeva fare, quello schifoso. Sembrava aver paura che Bentham scoprisse la loro relazione. Ma mirava solo a ottenere il più possibile da lui. Adesso ormai il bell’Adrien è cibo per i vermi e questa è una buona cosa. Non può più raccontare niente.

 

Anthony si corica tardi, ma si desta quando è ancora buio. È un periodo in cui dorme poco e gli capita spesso di svegliarsi nel cuore della notte e di non riuscire più a prendere sonno.

Anthony si rigira nel letto, ma sa che ormai è inutile cercare di addormentarsi. Rimane disteso a guardare fuori dalla finestra fino a quando il cielo incomincia a schiarirsi. Anthony si alza e si veste sommariamente: a quest’ora non corre il rischio di incontrare nessuno, nella villa tutti dormono. Anthony ha voglia di fare due passi, poi magari tornerà a coricarsi o almeno a vestirsi per la giornata, con l’aiuto di Mark.

La sua camera si affaccia sul retro della villa. Anthony apre la porta finestra e cammina tra i viali del giardino. Sulla destra c’è la scuderia. La porta è aperta: probabilmente qualche stalliere è già al lavoro. Magari c’è Humphrey. Anthony decide di dare un’occhiata al suo cavallo e allo stalliere. Humphrey è un bell’esemplare di maschio, alquanto grezzo e virile: due doti che Anthony apprezza molto.

Anthony entra nella scuderia e avverte l’odore intenso, di fieno e ammoniaca. Un odore che gli piace. Fa per dirigersi verso il suo cavallo, quando vede uno stalliere che sta riempiendo di fieno la mangiatoia. Non è Humphrey, è un altro. L’uomo è a torso nudo. Anthony si ferma a guardarlo.

Un viso dai tratti marcati, circondato da una fitta barba nera, che non nasconde la cicatrice sulla guancia. Un corpo robusto, da lottatore, spalle larghe e braccia possenti, che portano anch’esse i segni di vecchie ferite. Una peluria leggera su tutto il torace, più densa intorno ai capezzoli, dove copre quasi completamente il segno lasciato da un taglio. Anthony lo fissa, senza dire nulla, senza riuscire a distogliere lo sguardo. Ha l’impressione di non riuscire più a respirare. Un maschio così non l’ha mai visto.

 L’uomo deve aver avvertito la sua presenza, perché si volta.

- Mi scusi, milord. Non pensavo che potesse arrivare qualcuno.

Ha una voce profonda.

L’uomo prende la camicia, che ha posato sulla mangiatoia e fa per infilarsela. Anthony alza la mano, senza pensare, per fermarlo. L’uomo lo guarda, interdetto. Anthony fa un passo avanti. Vorrebbe parlare, ma non riesce. Fa un altro passo. Ora il suo corpo quasi tocca quello dello stalliere, ne può sentire l’odore, di maschio, di sudore, di scuderia.

Il desiderio lo ha preso alla sprovvista e Anthony non riesce a controllarsi. Vorrebbe che quest’uomo lo afferrasse, lo gettasse sulla paglia sporca, gli abbassasse i pantaloni con un gesto brusco e lo prendesse, ora.

Mormora, con una voce alterata:

- Spogliati.

Ha parlato senza pensare. Sa che non dovrebbe muoversi così. Dovrebbe tastare il terreno, scherzare, far luccicare una moneta. Ma ciò che la prudenza gli suggerisce non trova spazio.

L’uomo lo guarda, poi scuote la testa.

- No, milord.

Anthony sa che a questo punto ci vorrebbe una bella risata, una battuta, per far finta di aver scherzato, ma di nuovo il desiderio che preme è più forte di tutto.

- Ti pagherò bene. Voglio vederti. Voglio solo vederti.

Non è vero, Anthony sa benissimo che non è vero, è solo il primo passo.

La voce dello stalliere è dura:

- No, milord.

Nei suoi occhi Anthony legge rabbia, avversione, forse disprezzo.

Anthony si scuote. Fissa l’uomo.

- Ne riparleremo.

Anthony si volta ed esce dalla scuderia. Rientra in camera, quasi correndo. Il cuore gli batte forte, il respiro è affannoso. Si siede e riflette. Che cosa gli è successo?

Non si è mai comportato in modo così stupido. Si è esposto, senza prima sondare il terreno. L’uomo di certo non lo denuncerà, è solo uno stalliere, ha tutto da perdere, ma un approccio così diretto è stato certamente un errore. Eppure anche adesso, ripensando a quel corpo maschio, Anthony si sente assalire dal desiderio. Vuole quell’uomo, a ogni costo, come gli sembra di non aver mai desiderato nessuno. Vuole quel corpo, vuole sentire quelle braccia dalla peluria scura stringerlo, vuole…

In qualche modo deve ottenere ciò che vuole da quell’uomo.

Anthony si spoglia e si stende ancora un momento sul letto, ma è irrequieto. Dopo una mezz’ora chiama il suo servitore e si fa aiutare per vestirsi.

 

In tarda mattinata, dopo la battuta di caccia, Anthony si ferma al laghetto: ha bisogno di un momento per riflettere. Lo specchio d’acqua è un bacino artificiale che il padre dell’attuale lord Parry ha fatto scavare quando i giardini sono stati ridisegnati secondo la moda dell’epoca: niente più lunghi viali alberati, aiuole, fontane, ma un paesaggio che sembra naturale, anche se è interamente artificiale.

Il laghetto è alimentato da un canale che porta l’acqua dal fiume e ha una forma irregolare, con due insenature che si protendono a nord e a ovest. Un ponte permette di accedere a una piccola isola, su cui sorge il tempietto greco in rovina, dedicato a Ercole, e tre statue dell’eroe sorgono sulle sponde del lago: una sull’isola, vicino al tempio, un’altra sulla riva del braccio settentrionale del lago e l’ultima all’estremità del braccio occidentale. Il tempietto, in stile ionico, è stato costruito dall’architetto a cui Parry ha affidato il rinnovamento del parco della villa. Ad Anthony non piacciono le false rovine antiche che spuntano un po’ dappertutto, ma gli alberi intorno al lago rendono molto tranquillo quest’angolo.

Anthony ripensa al colloquio della mattinata. È irritato con se stesso, ma è inutile rimuginare sugli errori commessi. Deve invece individuare una strategia d’azione che gli permetta di recuperare il terreno e stabilire un rapporto con questo stalliere tanto virile quanto scontroso. Si è lasciato trascinare dalla violenza del desiderio. Deve invece muoversi con cautela, come ha sempre saputo fare.

Anthony rimane una mezz’ora assorto nelle sue riflessioni. Quando gli sembra di aver elaborato un piano convincente, ritorna alla villa e porta personalmente il cavallo nella scuderia: di solito è un compito che affida a qualche servitore, tanto sa bene che gli animali saranno accuditi nel migliore dei modi. Ma Anthony vuole avere un’occasione per parlare con lo stalliere.

Ci sono diversi uomini al lavoro nella scuderia. Anthony rimane ad osservare il garzone che si occupa del suo cavallo, come se volesse solo controllare che il lavoro venga ben svolto. Quando il suo cavallo è stato sistemato, Anthony si avvicina allo stalliere che ha visto in mattinata. L’uomo lo guarda, diffidente, senza smettere di lavorare.

Anthony ridacchia.

- Questa mattina mi hai frainteso, temo.

L’uomo gli lancia un’occhiata, senza dire nulla. Anthony riprende:

- Mi diletto di disegno e pittura. Sono un discreto disegnatore e sto cercando un soggetto per un Ercole che uccide il leone di Nemea, come quella statua che il tuo padrone ha nel giardino.

In passato Anthony si è in effetti divertito a disegnare, ma sono anni che ha abbandonato il disegno. Anthony sorride e dice:

- Quando ti ho visto, mi sono detto: “Questo è l’Ercole che cercavo.” Sono stato un po’ brusco, lo ammetto.

Anthony ridacchia e dice:

- Ho cercato per mesi l’Ercole che mi serviva. Non mi sembrava vero di averlo trovato.

Lo stalliere annuisce, continuando a strigliare il cavallo. Anthony chiede:

- Come ti chiami?

- Bartholomew Summerscale, milord.

Anthony ha fatto un passo avanti. Come in mattinata, può sentire l’odore dell’uomo. È un vino forte bevuto a digiuno, che lo rende meno lucido.

- Potresti posare per me, Bart. Ti pagherei bene.

- No, milord. Faccio il mio lavoro.

- Non vuoi guadagnare cinque sterline?

Anthony sta offrendo una cifra assurda: nessun modello professionale verrebbe mai pagato tanto per un ciclo di sedute, figuriamoci uno stalliere per posare una volta. Ma Anthony non vuole mettersi a contrattare e in ogni caso sarebbe disponibile ad offrire di più. Molto di più. Il desiderio è troppo forte. Bart lo guarda, sorpreso dalla cifra spropositata. Poi scuote risolutamente la testa.

- No, milord. Non mi vendo.

- Non ti chiedo mica di venderti. Dovresti solo posare per qualche schizzo preparatorio per il ritratto di Ercole.

Bart si ferma e lo fissa, celando male il suo fastidio.

- No, milord.

Anthony è irritato. Ha offerto molto e questo stronzo si permette di rifiutare.

- Bada, sei solo uno stalliere. Potresti pentirti di questo rifiuto.

Anthony si morde il labbro. Ha fatto male a minacciarlo. Bart non sembra il tipo da spaventarsi. E infatti lo stalliere si limita a guardarlo e a rispondergli:

- Faccio il mio lavoro per lord Parry, milord.

Anthony sorride e dice, cercando di mostrarsi cordiale:

- Posare per me non ti impedirebbe di svolgere il tuo lavoro. Il tuo padrone ti autorizzerebbe di sicuro.

Su questo Anthony non ha dubbi: Parry tiene troppo ad averlo tra gli ospiti e gli terrebbe bordone, per ingraziarselo.

Bart ha finito di strigliare il cavallo.

- Le ho detto di no, milord.

Anthony si volta e se ne va, senza dire nulla. È furente. Il desiderio brucia e il rifiuto non lo ha spento: sembra piuttosto averlo rafforzato. 

Nella notte Anthony rimane sveglio a lungo. Cerca di capire come ottenere ciò che vuole, ma non è facile.

Rivolgersi a Parry sarebbe assurdo: Anthony non ha nessuna certezza che a Parry piacciano gli uomini; anche se ne fosse sicuro, non ne hanno mai parlato e non esiste tra loro una confidenza tale da permettere di affrontare l’argomento. Chiedere a Parry di fare pressioni su uno dei suoi stallieri perché… no, non se ne parla proprio, oltretutto significherebbe riconoscere in Parry un proprio pari, essergli debitore di un favore. Un Parry, discendente di borghesi arricchiti con il commercio! Lord Anthony, marchese di Shaffield, in debito con un Parry!

Offrire di più, una cifra ancora più alta, potrebbe essere sufficiente? Probabilmente no, questo Bart è più ostinato di un mulo, ha rifiutato una somma che di certo è più di quanto guadagna in un anno. Magari però ha cambiato idea, si è pentito del suo rifiuto. Domani proverà a tornare all’attacco.

Può minacciarlo, lo ha già fatto, ma non ha ottenuto nessun risultato. Non si sarebbe dovuto comportare così, è stato un errore. È stato troppo impulsivo. Ma ormai è fatta e non c’è modo di rimediare.

Deve riuscire a parlargli da solo, in un posto tranquillo. Nella scuderia può arrivare qualcuno. Se la conversazione prendesse la piega giusta, sarebbe ben fastidioso doverla interrompere.

 

Il giorno seguente, Anthony riporta nuovamente il cavallo alla scuderia. Consegna l’animale direttamente a Bart.

- Buonasera.

- Buonasera milord.

Lo stalliere afferra le redini e fa per voltarsi per condurre l’animale al suo posto, ma Anthony chiede:

- Hai riflettuto su quello che ti ho detto?

L’uomo si ferma. L’espressione del viso non muta, ma Anthony vede che c’è una certa tensione.

- Milord, la mia risposta non cambia.

Anthony annuisce.

- Va bene, Bart. Come vuoi. Pazienza.

Anthony si volta e fa due passi, poi si ferma, si gira nuovamente e ordina:

- Dopo la battuta di solito mi fermo un po’ al laghetto, quello con l’isola e il tempio greco. Mi piace rinfrescarmi un po’. Questa sera vieni a prendere il cavallo lì, quando vedi tornare gli altri. Sarò vicino alla statua dell’Ercole Farnese.

Bart lo guarda. Ha capito benissimo le intenzioni del marchese, ma non può dire di no a un ospite del suo padrone. Chiede:

- Qual è l’Ercole Farnese?

In effetti le statue di Ercole al laghetto sono tre e uno stalliere non può certo sapere quale è la copia della scultura.

- Quella in cui Ercole si appoggia alla clava.

Bart annuisce.

- Va bene, milord, quando vedrò gli altri tornare, verrò a prendere il suo cavallo.

Il laghetto è a una ventina di minuti di strada dalla residenza padronale. La distanza giusta. È ben difficile che qualcuno degli ospiti al termine della battuta decida di recarsi al laghetto: sono tutti occupati a lavarsi e cambiarsi. Al massimo qualcuno può passeggiare nel giardino.

 

La sera la conversazione ritorna ancora a Bentham e al sedicente Adrien de Bellisle. Nulla di strano: è stato lo scandalo dell’inverno e l’omicidio del giovane ha amplificato le voci e suscitato infinite illazioni. Ma Anthony sospetta che qualcuno riproponga volentieri il tema per stuzzicare lui o Parry.

- Pare che il povero Bentham avesse dovuto sborsare una bella somma: quel Bellisle minacciava di scrivere lettere anonime, diffondere calunnie.

Anthony non ha sentito dire nulla del genere: è probabilmente una falsità, una delle tante che vengono messe in giro da chi ama ricamare sugli scandali e aggiungere legna sul fuoco.

C’è qualche risolino, qualcuno si finge indignato. In realtà tutti sanno benissimo che le presunte calunnie del giovane sarebbero state solo la verità. Anthony annuisce, mentre pensa alla cifra spropositata che ha dovuto versare per non essere coinvolto. Per quanto ancora gli bruci, sa che era l’unica scelta possibile: se non l’avesse fatto, adesso il suo nome sarebbe associato a quello di Bentham e alle sue spalle tutti sparlerebbero.

- Sì, doveva essere un bel tipo. Chi l’ha ucciso voleva farlo tacere per sempre. Ne doveva avere di cose da raccontare.

Su questo Anthony può solo essere d’accordo. Su Bentham, su di lui, magari anche su altri: chi può sapere quanti nobili si era portato a letto quel bastardo che giocava a fare la santerellina?

- Già, qualcuno si sarebbe trovato in una brutta situazione, se quell’Adrien avesse parlato.

Stanno pensando a Bentham. Anthony scuote la testa. Ma l’idea che il conte di Bentham abbia ordinato di sgozzare Adrien e lasciare il cadavere davanti alla propria casa è assurda. Se fosse stato lui il mandante, avrebbe fatto scomparire per sempre il corpo.

- Avrebbero dovuto arrestare quel sodomita. Ci sono delle leggi in questo paese!

L’intervento del giudice Longarm spiazza tutti. Nessuno ha usato la parola “sodomita” parlando della faccenda: se Bellisle è un sodomita, lo è anche Bentham e la solidarietà di classe spinge a parlare di certe violazioni dei codici morali e della legge in modo velato. Il pettegolezzo si fa volentieri, ma entro certi limiti. Un’accusa di sodomia è pesantissima: l’anno scorso la Corte criminale centrale ha condannato diciassette persone a morte nella sessione di settembre e ottobre, ma gli unici due che sono stati impiccati sono stati Pratt e Smith, accusati di sodomia. Per gli altri, che pure avevano commesso gravi reati, la condanna è stata commutata.

C’è un momento di silenzio, poi qualcuno osserva:

- Non sappiamo se Bentham… lui ama proteggere i giovani, aiutarli, ma questo non vuol dire…

Longarm rincara la dose:

- Le leggi valgono per tutti e devono essere applicate con la dovuta severità.

Lady Wharton osserva:

- Per chi viola certe leggi, non c’è posto nella società.

Tutti sembrano approvare. La posizione di Bentham ormai è divenuta indifendibile. C’è un certo imbarazzo, ma i commenti successivi vanno nella stessa direzione:

- Certi comportamenti non possono essere ammessi.

- Introdurre nell’alta società il proprio… che termine si può usare per uno come Bellisle?

Se fossero ancora nella sala degli uomini, il termine sarebbe stato pronunciato, ma ora ci sono anche le signore e il decoro impone un certo linguaggio.

- È inconcepibile.

Qualcuno guarda di sottecchi Anthony, che annuisce, celando il suo disagio. Non gli è mai passato per la testa di introdurre in società uno dei suoi amanti, sarebbe una follia, ma un po’ del fango che viene scagliato su Bentham schizza anche su di lui.

Infine la conversazione si sposta su altri argomenti.

 

A letto Anthony ripensa ai discorsi della serata. Deve fare molta attenzione. Se lui e Bart venissero sorpresi… Ma al laghetto non ci sono rischi. In ogni caso, se riuscirà a convincere Bart, cercheranno un angolo appartato, dove nessuno possa vederli.

Ci riuscirà? Lo stalliere sembra ostinato. Non è di certo un uomo timorato e pio, spaventato dall’idea di peccare: le cicatrici fanno piuttosto pensare a un attaccabrighe. E allora perché non vuole guadagnare una cifra che per lui è enorme? Ha detto chiaro e tondo che non intende vendersi. Ma quando si è poveri non si può essere troppo schizzinosi.

 

Il giorno seguente dopo la caccia Anthony si ferma al lago, vicino alla statua dell’Ercole Farnese. Ha scelto questo punto perché è il più riparato e non visibile da chi passa nelle vicinanze. Anthony osserva la statua, che si specchia nelle acque all’ombra di alcuni alberi. 

È una pregevole copia dell’Ercole Farnese, fatta eseguire dall’attuale lord Parry e quindi più recente rispetto alle altre due statue, che risalgono all’epoca della ristrutturazione dei giardini e della costruzione del tempietto.

Anthony Shaffield è stato in Italia a suo tempo e ha avuto modo di ammirare l’originale. Anthony ha il sospetto che lo scultore abbia esaltato la virilità di Ercole, forse su richiesta di Parry, ma non può dirlo con sicurezza.

Anthony si toglie la giacca e la camicia e si siede. Non gli spiace rimanere così, con la sensazione dell’aria fresca sulla pelle.

 

Bart arriva puntuale.

- Buongiorno, milord. Posso prendere il suo cavallo?

Anthony lo guarda e sorride.

- Hai tanta fretta? Siediti un momento.

Bart rimane in piedi.

- Devo fare il mio lavoro.

- Non devi preoccuparti di niente. Se qualcuno ti rimprovera, dirai che sono stato io a trattenerti qui.

L’uomo non risponde e non si siede.

Anthony si alza e sorride.

- Bart, sei ostinato come un mulo, ma credo che guadagnare dieci sterline in un colpo solo non ti dispiacerebbe. O mi sbaglio?

Il viso di Bart rimane impassibile.

- Ci sono cose che non sarei disposto a fare neanche per molto di più. Non intendo vendermi, milord. Gliel’ho già detto.

Anthony è irritato. Come si permette questo stronzo, che è solo uno stalliere, di dirgli ancora di no? Chi crede di essere? Anthony cerca di controllarsi. Si è già mosso nel modo sbagliato con Bart.

- Farti vedere non è venderti. Mi piacerebbe vedere se sei davvero l’Ercole che cerco per il mio disegno. Assomigli a questa statua e secondo me sei il soggetto perfetto per un Ercole.

Bart afferra le redini del cavallo.

- Vuole che lo porti io alla scuderia, come mi ha chiesto, milord?

Anthony ha uno scatto.

- Sei solo uno stalliere!

- Lo so, milord. Uno stalliere e nient’altro.

- Fa’ attenzione! Non intendo accettare un rifiuto!

- Il cavallo lo porto io o lo porta lei, milord?

Anthony prende il frustino. Vorrebbe colpire questo insolente, ma si controlla.

- Vattene. Me la pagherai.

- Come vuole, milord.

Bart si volta e si allontana rapidamente in direzione della villa, senza prendere il cavallo.

Anthony è furibondo. Sfrontato e arrogante. Chi crede di essere? Ma gliela farà pagare, di sicuro. La pagherà cara!

Anthony si rimette la camicia e la giacca con gesti bruschi. Quello stronzo! Anthony si siede di nuovo, perché vuole riflettere sul da farsi, ma non rimane a lungo seduto: il rifiuto di Bart lo ha innervosito, per cui si alza, guarda ancora la statua dell’Ercole, risale a cavallo imprecando e raggiunge la villa.

Porta il cavallo nella scuderia. Bart arriva in quel momento.

Anthony gli dice:

- Bada di strigliarlo bene. Non hai fatto un buon lavoro ieri.

Bart si limita a dire:

- Sì, milord.

- Se non fai un buon lavoro, mi lamenterò di te con il tuo padrone.

- Farò del mio meglio, milord.

Anthony ha l’impressione che Bart lo stia deridendo, anche se risponde in modo corretto e apparentemente ossequioso.

Anthony si volta di scatto ed esce. È furente. Adesso quel figlio di puttana gliela paga.

Anthony entra nella villa. Non si cambia neppure. Chiede di Parry. Il barone si sta cambiando, ma lo riceve quasi subito.

Anthony non perde tempo:

- Mi spiace dirglielo, Parry, ma poco fa ho avuto un diverbio con il suo stalliere Summerscale.

- Ma cosa mi dice, milord?

- L’ho rimproverato perché il mio cavallo non era stato accudito bene. Invece di scusarsi, mi ha risposto malamente. C’è mancato poco che non lo frustassi.

- Che impudente! Sono mortificato, lord Shaffield. Lo faccio chiamare immediatamente. Si scuserà.

Parry manda un servitore ad avvisare Summerscale di presentarsi subito.

Bart arriva poco dopo. Anthony lo guarda. L’uomo è teso, sa che si prepara qualche cosa di poco piacevole per lui.

- Summerscale. Il marchese mi ha riferito del tuo comportamento indecente.

Bart guarda Parry senza capire. Prova a dire:

- Non ho fatto nulla…

Anthony sorride e interviene:

- Quando ti ho rimproverato per non aver accudito bene il cavallo, mi hai risposto in modo offensivo.

Anthony vede che Bart Summerscale freme. Ma che cosa può dire lo stalliere? La sua parola contro quella di un marchese? Bart si controlla e dice:

- Non mi sono reso conto di essere stato offensivo, milord.

- Non far finta di non ricordare. Ti sei permesso di rispondermi come se tu fossi un lord e io lo stalliere.

- Io non credo…

- Basta. Bugiardo e arrogante.

Parry non ha più detto nulla, ma ora interviene:

- Basta, Summerscale. Sei licenziato. Puoi andartene, oggi stesso. Dirò a Masters di pagarti il dovuto.

Bart apre la bocca, poi la richiude. China la testa e si volta, senza guardare Anthony.

Lord Shaffield lo guarda uscire, soddisfatto: questo stronzo ha avuto quello che si meritava.

In serata il cielo si copre di nuvoloni neri e si scatena un forte temporale. Bart Summerscale se ne va sotto la pioggia battente.

 

Il mattino dopo Anthony si sveglia di nuovo molto presto. Ha il cazzo duro. Ha bisogno di scopare. Pensa a quel coglione di Bart, che si è fatto licenziare per non guadagnare dieci sterline. Che stronzo!

Anthony si affaccia alla finestra. Non piove più e un po’ di sole si affaccia tra le nuvole. Anthony guarda in direzione della scuderia. Magari c’è Humphrey.

Si veste sommariamente, poi esce dalla porta che si affaccia sul giardino. L’aria è piacevolmente fresca. Anthony raggiunge la scuderia.

Lo stalliere Humphrey Marshall sta occupandosi di un cavallo. Anche lui è a torso nudo, come lo sono quasi sempre gli stallieri nella scuderia quando non ci sono estranei. È completamente concentrato nel suo lavoro e non si è accorto del suo arrivo. Anthony lo guarda. Il torace di Humphrey luccica di sudore, come quello di Bart. Se quello stronzo…

Anthony scuote la testa,

- Humphrey!

Lo stalliere gira la testa verso di lui.

- Mi dica, milord.

- Ti aspetto in camera tra dieci minuti, Humphrey.

Lo stalliere esita un attimo. Non vorrebbe lasciare il lavoro, ha paura di essere redarguito, ma una moneta gli fa comodo. Fa un cenno d’assenso.

- Certo, signor marchese.

- Non ti lavare, Humphrey.

Non era necessario dirlo: probabilmente Humphrey si ricorda dei gusti del marchese.

Lord Anthony si volta, attraversa il giardino e raggiunge la palazzina. Al pensiero che tra poco Humphrey lo fotterà, il marchese sente il sangue affluire al cazzo. Sorride. Avrebbe preferito che fosse Bart a fotterlo, ma Humphrey va benissimo.

Anthony entra nella propria camera. Si spoglia lentamente, poi si stende sul letto, prono, a gambe larghe. Attende.

Humphrey arriva puntuale. Anthony lo sente chiudere la porta che dà sul giardino.

Humphrey non dice nulla: sa come muoversi. Anthony gira la testa e lo osserva spogliarsi. Lo stalliere si sta togliendo la camicia che si è messo per non entrare in casa a torso nudo, nel caso qualcuno lo vedesse passare. Humphrey si cala i pantaloni. Anthony guarda il cazzo, che già svetta contro la peluria fitta del ventre. Anthony ha la gola secca. Davvero un bel maschio, Humphrey. Humphrey è nudo e ora lo guarda. Anthony gira il viso dalla parte opposta.

Il morso al culo lo fa sussultare. Al primo seguono altri morsi, piuttosto decisi, poi Anthony sente il corpo di Humphrey stendersi sul suo. Ne avverte il peso, che lo schiaccia sul letto, il calore della carne che ora preme su di lui, l’odore di maschio e di scuderia. Ad Anthony piace l’odore di Humphrey.

Le dita di Humphrey, inumidite, preparano il terreno, allargando l’apertura, come il marchese gli ha insegnato a fare: per quanto Anthony sia abituato ad essere penetrato, Humphrey è alquanto ben dotato e un ingresso troppo deciso non sarebbe piacevole. Anthony sente la pressione della cappella che forza l’apertura ed entra dentro di lui. Come sempre, dolore e piacere si mescolano.

Anthony immagina che il cazzo che lo infilza sia quello di Bart Summerscale. Quello stronzo avrebbe potuto guadagnare parecchio e invece per la sua superbia ha perso il lavoro. Ha avuto quello che si meritava.

Humphrey è un bravo stallone e fotte a lungo. Anthony sorride, godendosi la scopata. La sensazione di questo cazzo che gli scava nel culo è superba.

Infine Humphrey spinge con maggiore forza e Anthony sente il seme che gli si spande nelle viscere. Humphrey si abbandona su di lui, ancora ansimante.

Anthony dice:

- Alzati.

Humphrey esce da Anthony e si alza.

Anthony si volta. Come sempre gli è venuto duro. Sorride e guarda Humphrey. Davvero un bel corpo, forte.

- Mettimi due dita in culo e fammi una sega, Humphrey.

Anthony allarga le gambe. Humphrey si mette in ginocchio e passa la sinistra sotto il culo di Anthony. La spinge in avanti e due dita entrano nell’apertura, dilatandola. Con la destra Humphrey afferra il cazzo del marchese e incomincia a muovere ritmicamente le dita lungo l’asta. Anthony sente il piacere crescere e infine esplodere. Geme, mentre il seme schizza sul ventre.

- Ora rivestiti e vai.

Mentre Humphrey si rimette gli abiti, Anthony gli dice:

- Dopodomani vieni al laghetto vicino al tempio, dopo la battuta di caccia. È più sicuro.

In camera nessuno può entrare, ma è più facile che qualcuno veda Humphrey quando arriva o quando se ne va.

- Certo, milord.

Anthony dà a Humphrey una moneta. Quando lo stalliere è uscito, Anthony chiama Mark e si fa preparare il bagno.

 

Il giorno dopo Humphrey si presenta puntuale. Anthony gli ordina di spogliarsi. È bello guardare questo corpo robusto che emerge dagli abiti. Quando Humphrey è nudo, Anthony gli dice:

- Incomincia a farti una sega.

Humphrey si accarezza i coglioni, poi la mano risale al cazzo e incomincia a percorrerlo, in un lento movimento continuo. Il cazzo acquista volume e consistenza. Allora Anthony si inginocchia davanti a Humphrey. Guarda il cazzo che tra poco gli scaverà in culo. Sorride, apre la bocca e avvolge la cappella con le labbra. Incomincia a succhiare e leccare, lo sente crescere e diventare sempre più duro. Anthony lascia andare la sua preda, l’osserva sorridendo, poi si mette a quattro zampe davanti alla statua di Ercole. Humphrey prepara il terreno con due dita umide, poi si stende su Anthony e affonda il cazzo nel culo del marchese. Anthony sorride. Guarda davanti a sé la statua di Ercole, il grosso sesso a riposo. Pensa che Parry si sarebbe potuto far fare un bell’Ercole con il cazzo duro. Ride.

Humphrey lo sta fottendo con grande gusto. Ogni tanto sposta la destra sotto il ventre di Anthony e gli stringe il cazzo. Anthony geme. Humphrey incomincia a muovere la mano, mentre il cazzo di Anthony si tende.

Anthony emette un verso animale, mentre il piacere esplode e il seme sgorga.

- Adesso basta.

Humphrey si ritira. Non è venuto, ma Anthony è sazio.

Humphrey si riveste. Anthony lo guarda. Humphrey è un bravo stallone, ma adesso Anthony ha voglia di cambiare.

- Humphrey, riesci a procurarmi un altro ragazzino, come quello dell’anno passato?

Lo stalliere riflette un momento.

- Non saprei proprio, signor marchese. Mi dispiace, ma un altro ragazzino… È molto pericoloso e non credo di riuscire a trovarne uno disponibile.

- Pago bene.

- Lo so, signor marchese, ma qui no, direbbero di no.

Anthony è irritato.

- E il ragazzino dell’anno scorso? Quella sarà ancora disponibile, no?

Humphrey annuisce.

- Era Jude. Sì, credo proprio di sì, posso chiedere al padre. 

- Perfetto. Conto su di te. Pensi di poterlo portare dopodomani qui?

- Penso di sì. Dovrei riuscire a convincere il padre, ma, scusi se glielo dico, signor marchese…

- Che cosa c’è?

Humphrey è chiaramente in imbarazzo

- L’anno scorso il padre si è lamentato per i segni.

Anthony fa un gesto con la mano, come se stesse scacciando un insetto che gli ronza intorno.

- Andiamo, con quello che gli ho dato!

- Sì, certo, signor marchese.

Humphrey si inchina e si allontana.

Anthony è infastidito. Paga bene, l’anno scorso ha sborsato una bella cifra. Che cos’ha il padre da lamentarsi? Non l’ha mica ammazzato, il ragazzino, che tra l’altro non era neanche vergine. Gli avrà lasciato qualche livido, nient’altro. In pochi giorni gli saranno passati. Ad Anthony piace quando prende un ragazzino sentirlo gemere, ma si limita a dargli qualche pizzicotto, non lo sevizia mica. E paga bene, molto bene.

 

Il giorno dopo, martedì, Humphrey conferma che il padre del ragazzino è d’accordo, ma pretende parecchio. Anthony è infastidito dalla richiesta, che reputa eccessiva, ma ormai si è messo in testa che vuole il ragazzino, per cui cede. L’appuntamento è fissato per il mercoledì.

 

Anthony ha raggiunto il laghetto. Scruta il cielo, inquieto: grossi nuvoloni neri stanno arrivando da occidente, spinti dal vento. Potrebbe incominciare a piovere. Gli alberi non offrono una copertura sufficiente. Al massimo possono mettersi nel tempietto: è l’unico posto abbastanza riparato dalla pioggia. Tanto, con questo tempo nessuno verrà di certo al lago.

 

Anthony sente dei passi e si volta.

- Humphrey!

Non è Humphrey con il ragazzino. È Bartholomew Summerscale.

Per un momento Anthony pensa che Bart voglia ucciderlo: negli occhi dell’uomo brilla una rabbia feroce.

- Bastardo!

Prima che Anthony possa dire una parola, Bart lo colpisce: un pugno allo stomaco che gli toglie il fiato, poi un altro. Anthony si piega in due, mentre gli occhi gli si riempiono di lacrime.

Bart lo ha afferrato e ora gli sta strappando i vestiti di dosso. Anthony è intontito dal dolore, non riesce a difendersi. Bart gli ha già tolto la giacca e la camicia e gli ha calato pantaloni e mutande. Lo getta a terra e si stende su di lui.

- Volevi farti scopare, maiale, eh? Ebbene, ti accontento.

Anthony si dibatte, sa benissimo che la violenza che sta per subire non avrà niente a che vedere con il rapporto che desiderava. Ed è sicuro che Bart voglia violentarlo e poi ucciderlo. Ma non ha certo la forza per opporsi a questo Ercole furente.

Bart preme con il cazzo tra le natiche del marchese, poi spinge con forza. L’ingresso brutale provoca un dolore lancinante. Anthony grida. Bart gli preme la faccia contro il terreno.

- Non era quello che volevi, pezzo di merda? Non sei contento?

Bart spinge con violenza e Anthony stringe i denti per non urlare. Ogni spinta provoca una fitta violenta. Lo stupro va avanti per un tempo che ad Anthony appare infinito. Bart è un toro e il dolore è sempre più forte. Le ultime spinte accrescono ancora la sofferenza e quando il seme gli riempie le viscere, Anthony per un attimo vede il mondo svanire.

Bart esce da lui. Afferra la camicia del marchese e si pulisce il cazzo sporco.

Poi guarda Anthony, steso a terra, dolorante. Ghigna, si avvicina e gli piscia in testa e sul corpo. Anthony chiude gli occhi. Respira a fatica.

Bart lo afferra per i capelli e gli solleva il capo. Anthony ha una smorfia di dolore. Bart sibila:

- Ascoltami bene, porco. Denunciami e ti garantisco che ti troverò e ti ammazzerò. Ti scannerò come si scanna un porco, quel porco che sei.

Bart gli sputa in faccia, poi gli lascia andare la testa e finisce di rassettarsi. Gli molla ancora un calcio, poi si volta e si allontana.

Anthony si dice che non l’ha ucciso. Il culo gli fa un male terribile, ma è ancora vivo. Anthony si accorge che perde un po’ di sangue. Mette un fazzoletto. Poi guarda la camicia, che è strappata alla manica ed è sporca di sangue e merda. Può mettersela. Le macchie saranno coperte dalla giacca.

 

Camminare è un tormento, ma di certo non può cavalcare. Tenendo il cavallo per la briglia, Anthony si dirige verso la casa. Ha fatto pochi passi, che un fulmine illumina il nero del cielo e poi si sente un tuono. Il cavallo ha uno scatto. Anthony non lascia la briglia, ma lo strattone lo sbilancia e quasi cade. Il brusco movimento provoca una fitta terribile al culo. Ad Anthony manca il fiato. Merda!

Anthony accarezza il cavallo, cercando di calmarlo, poi riprende a muoversi, ma ogni passo provoca sofferenza. Dopo pochi minuti la pioggia incomincia. È una pioggia fine, che però rapidamente diventa un diluvio. Anthony ha freddo ed è tutto bagnato, ma non riesce a muoversi più in fretta: il dolore al culo è troppo forte.

Mentre procede, Anthony pensa a Bart. Dovrebbe denunciarlo, dire che lo ha aggredito, che è vero, ma sa benissimo che non può farlo. Bart racconterebbe la verità. E molti gli crederebbero, il boccone è troppo ghiotto e poi sui gusti di Anthony qualche voce circola. Bart finirebbe sulla forca, questo è sicuro, ma le malelingue farebbero a pezzi Anthony. Dopo quanto è successo a Bentham, no, non c’è modo di denunciarlo. E poi Anthony ricorda bene la minaccia. Quel bastardo sarebbe davvero capace di ammazzarlo. Conosce la casa, gli altri servitori. Con la complicità di qualcuno potrebbe entrare nottetempo nella sua camera e ucciderlo. Anthony l’ha scampata questa volta. Può dire che gli è andata bene. La prossima volta potrebbe essere meno fortunato.

Meglio non dire niente, lasciare che quel figlio di puttana creda che lui abbia rinunciato a vendicarsi. Ma lo farà cercare, sa a chi rivolgersi, e in qualche modo regolerà i conti con quel bastardo. Summerscale finirà come Adrien Bellisle.

La rabbia gli fa fare un passo più lungo, ma il dolore è tale che Anthony è costretto a fermarsi. Chiude gli occhi. Merda!

Anthony arriva alla villa completamente fradicio. Il dolore al culo sembra peggiorare a ogni momento.

- Lord Shaffield! Che cosa le è successo?

Anthony trema dal freddo.

- Sono caduto da cavallo, al laghetto. Ho battuto la schiena e la gamba. Cammino a fatica. Non posso cavalcare.

- Si sieda. Faccio chiamare il medico.

Anthony non ha nessuna intenzione di farsi visitare da un medico.

- No, no. Preferisco di no. Non credo di avere niente di rotto. Ho solo bisogno di qualche giorno di riposo. Adesso devo asciugarmi, prima di beccarmi una polmonite.

Mark viene chiamato e, insieme a un servitore dei Parry, accompagna Anthony in camera, poi lo aiuta a spogliarsi, lo asciuga e lo mette a letto.

- Mark, provvedi a lavare la camicia e i fazzoletti senza che nessuno veda.

Mark prende gli indumenti sporchi e si allontana. Sull’assoluta discrezione del suo domestico personale, Anthony Shaffield sa di poter contare.

Un po’ più tardi, dopo essersi ripreso, Anthony chiama Mark.

- Mark, di’ allo stalliere Humphrey di passare di qui. Voglio dirgli due cose sul cavallo.

Non era necessario inventare una scusa, che è anche poco consistente: Mark potrebbe riferire a Humphrey ciò che il marchese ha da dire. Ma Mark trasmetterà il suo messaggio e se qualcun altro è presente, non troverà nulla di strano nella richiesta di Anthony.

 

Humphrey si presenta venti minuti dopo. È chiaramente in imbarazzo.

Anthony chiede direttamente:

- Perché non sei venuto al laghetto con il ragazzino oggi, come ti avevo detto?

Humphrey si morde il labbro.

- Ma… ma Summerscale mi ha detto che non dovevo andare, che lei aveva cambiato idea. Che aveva dato appuntamento a lui.

Anthony annuisce.

Summerscale ha continuato a rimanere in zona per vendicarsi. Ha parlato con gli altri domestici, che sono suoi amici. Ha scoperto che Anthony aspettava Humphrey con il ragazzino al laghetto e gli ha detto di non andare, inventando che era stato lui, Anthony, a dirlo. Oppure invece si sono messi d’accordo e Humphrey ha rinunciato a venire al laghetto per dare all’amico l’occasione di guadagnare una moneta, pensando che tanto avrebbe avuto altre possibilità nei prossimi giorni.

Non ha importanza, ormai. Di sicuro non ci saranno altre scopate. La sola idea in questo momento lo fa rabbrividire. Il dolore al culo è atroce.

Purché la ferita non si infetti.

 

Ci vogliono diversi giorni prima che Anthony riesca a camminare normalmente e il dolore si attenui.

Humphrey gli chiede se vuole che gli procuri il figlio del mugnaio, come gli aveva promesso, ma Anthony declina l’offerta: deve fare attenzione a come si muove, perché persino rigirarsi nel letto la notte può provocargli una fitta.

Humphrey ci rimane male, evidentemente aveva fatto conto di guadagnare ancora qualche moneta. Anthony ne è contento: se potesse, lo farebbe fustigare. È anche colpa sua se è stato violentato e adesso è a letto con il culo dolorante.

Anthony Shaffield è uno degli ultimi a lasciare la tenuta dei Parry, che sono ben contenti di avere nella loro casa un ospite così illustre. Anthony ha mandato a prendere la sua carrozza a Londra: non è in grado di cavalcare.

 

 

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