| 
   6 – Lo stalliere 
   Lord
  Anthony, marchese di Shaffield, è tornato a Londra da pochi giorni, dopo aver
  passato gran parte dell’estate nella sua tenuta nel Sussex. Non si fermerà a
  lungo in città: ormai siamo nella stagione della caccia e Anthony è di
  partenza.   Dopo
  un giro in città, Anthony entra nella bottega del libraio Groove. Si guarda
  intorno, per verificare che non ci sia nessuno di sua conoscenza, poi si
  dirige dal libraio. Questi sta parlando con un altro cliente. Gli sorride. - Se
  può attendere un attimo, ho qualche cosa per lei, signore. Groove
  non sa che Anthony è nobile. Forse lo sospetta, ma sa benissimo che non è il
  caso di fare domande. Anthony è un ottimo cliente e va trattato con i guanti. Anthony
  sorride. È contento che Groove abbia scovato qualche cosa per lui. Guarda un
  po’ i libri, ne prende qualcuno in mano e lo sfoglia, fingendo un interesse
  che non prova. Quando il cliente se n’è andato, Groove gli dice: - Se
  vuole accomodarsi di là, le faccio vedere la merce. Anthony
  annuisce. Passano
  nel retrobottega. Il libraio apre un cassetto chiuso a chiave e ne estrae una
  cartellina. -
  Non le dico che fatica ho fatto a procurarmela, signore. Anthony
  sorride: - Sa
  che la sua fatica sarà ricompensata adeguatamente. Groove
  gli porge la cartellina. Anthony l’apre e guarda l’immagine. È un ovale in
  cui si vedono tre coppie di uomini nudi in un laghetto. Sulla sinistra due
  uomini in piedi: quello dietro, con i baffi e capelli lunghi, sta inculando
  l’altro, un maschio barbuto che si masturba. In centro all’immagine una seconda
  coppia maschile: un uomo tiene sollevato fuori dall’acqua un altro, che gli
  appoggia le gambe sulle spalle mentre viene posseduto. Sullo sfondo, a
  sinistra, un uomo con il cazzo duro si appresta a incularne un altro, piegato
  in avanti, di cui non si vede il viso, ma solo il culo e, tra le gambe
  leggermente aperte, i coglioni.  Non
  è un lavoro raffinato, ma ad Anthony piacciono queste immagini un po’ grezze.
  Naturalmente deprezza la merce: - Mi
  ha aspettavo di più. Non è niente di particolare. Mi ha procurato di meglio,
  signor Groove. - Ma
  signore, è un pezzo raro. A colori, non è la solita incisione di poco conto.
  Soggetti di questo tipo sono difficili da trovare. Anthony
  scuote la testa, ma è soltanto una finta perché Groove non chieda troppo. Il
  libraio lo sa benissimo: è il solito gioco delle parti. Anthony chiede quanto
  vuole Groove per il pezzo, come se fosse ancora incerto sull’opportunità di
  comprarlo. Groove dice la cifra che ha in mente. Una breve discussione, al
  termine della quale Groove riduce leggermente la richiesta, e il pezzo passa
  di mano. Anthony
  esce dal libraio con la cartellina sotto il braccio. È soddisfatto dell’acquisto,
  che arricchisce la sua collezione. Si rivolge volentieri a Groove, perché può
  procedere ai suoi acquisti senza dare nell’occhio, come invece avverrebbe se
  andasse in Holywell Street: non avrebbe piacere che
  qualcuno lo vedesse mentre cammina in una via famosa per i negozi in cui si
  vendono stampe licenziose e opere pornografiche. E per lo stesso motivo
  preferisce evitare gli incontri nei vicoli fra Orange Street e Trafalgar
  Square, dove c’è un’ampia varietà di merce, ma il rischio di essere scoperti
  è forte. Giunto
  a casa, Anthony convoca il domestico. -
  Sono pronti i bagagli? -
  Sì, signor marchese. Se vuole controllare… Lord
  Anthony dà appena un’occhiata al bagaglio: di Mark si può fidare, di certo ha
  preparato tutto l’occorrente e non ha dimenticato nulla. Domani
  partirà per il Surrey per la stagione di caccia: il barone Parry lo ha
  invitato nella sua proprietà di campagna. Ad Anthony non spiace passare
  alcuni giorni a cacciare e la tenuta dei Parry è ricca di selvaggina. I Parry
  sostengono che l’ultimo lupo in Inghilterra è stato ucciso nelle loro terre.
  Evitano di dire che a quei tempi la tenuta apparteneva a un’altra famiglia e
  che i Parry non erano ancora baroni.  Anthony
  non ha molta considerazione per George Parry e non frequenterebbe mai la sua
  abitazione londinese: ha sempre declinato gli inviti che il barone si è
  permesso di fargli. A Londra lord Anthony frequenta solo i migliori salotti. In
  campagna è un’altra cosa. La compagnia che si riunisce nella tenuta dei
  Parry, attratta dalla caccia, è molto mista, ma abbastanza gradevole. La
  selvaggina è abbondante. E soprattutto tra i servitori di Parry ci sono
  parecchi maschi alquanto virili e disponibili, come il marchese ha avuto modo
  di verificare l’anno scorso. Anthony è sicuro che Parry condivida il suo
  interesse per gli uomini forti, anche se su di lui non circolano voci. O
  forse circolano, ma Anthony non ne è a conoscenza, non frequentando il
  salotto dei Parry a Londra e non avendo contatti con le persone che vi
  vengono invitate. Anthony
  conta di trovare carne fresca nel Surrey: un bell’orso che lo sbrani. Oppure
  qualche bel ragazzino da prendere: Anthony ha gusti molto variegati e quasi
  tutto ciò che due maschi possono fare insieme gli interessa. L’anno passato
  lo stalliere Humphrey gli ha procurato il figlio di un contadino, no, forse
  del mugnaio, uno che lavora per lord Parry: tredici anni e un culetto da sogno.
  Humphrey invece ha un gran bel cazzo. Anthony
  pregusta questo soggiorno dai Parry. La
  giornata è serena, come non è frequente in questa stagione, e il cielo ha
  l’azzurro intenso di quando soffia il vento. In questo tardo pomeriggio il
  sole illumina le chiome degli alberi e la grande festa di colori
  dell’autunno. La temperatura è gradevole e il vento è solo una carezza
  fresca. Magari domani pioverà: all’orizzonte si vedono nuvole scure e il
  tempo cambia in fretta quando c’è vento. La
  tenuta dei Parry è molto ampia e la villa è una dimora signorile pregevole,
  costruita da Christopher Wren e rimasta inalterata fino all’inizio
  dell’Ottocento, quando il padre del barone attuale l’acquistò. Pare che
  l’abbia pagata 90.000 sterline, una cifra enorme, e molti altri soldi sono
  stati spesi negli anni successivi per risistemare completamente i giardini e
  le sale di rappresentanza.  L’edificio
  ha una forma allungata, con due piani scanditi da lesene e un terzo piano
  mansardato, alla francese. L’esterno conserva tutta l’eleganza delle grandi
  dimore di campagna della fine del Seicento. Le sale rinnovate non sono allo
  stesso livello, ma l’architetto ha comunque fatto un buon lavoro, nel gusto
  dell’epoca. Al
  suo arrivo lord Anthony Shaffield viene accolto con tutto l’ossequio dovuto
  all’ultimo esponente di una famiglia tanto antica quanto ricca, troppo antica
  e troppo ricca perché le voci che circolano sui suoi gusti possano incidere
  sulla sua posizione in società. D’altronde sono solo voci, perché Anthony si
  è sempre mosso con la dovuta prudenza: in un paese in cui i rapporti tra
  uomini sono un reato punibile con la pena capitale, il suo titolo e le sue
  ricchezze non sarebbero sufficienti a metterlo al riparo da pesanti
  conseguenze se venisse scoperto mentre ha rapporti con un altro uomo.
  Probabilmente non finirebbe in prigione, ma di certo il suo nome verrebbe
  infangato e, come il vescovo di Clogher, si
  troverebbe costretto a emigrare. Anthony
  ha sempre badato anche alle apparenze, evitando di farsi vedere con qualcuno
  dei giovani che frequenta. Di certo non ha mai pensato di presentare in
  società un avventuriero, facendolo passare per un nobile francese, come ha
  fatto quel coglione di Bentham. Il pensiero di Adrien Bellisle è ancora
  fastidioso, anche se la morte del giovane ha spento la rabbia che Anthony
  provava nei suoi confronti. Quello stronzo ha avuto quello che si meritava e
  ora marcisce sotto terra. I
  primi giorni trascorrono tra le battute di caccia e le conversazioni mondane.
  Intanto Anthony Shaffield si guarda intorno. Ci sono due servitori che
  Anthony ha già avuto modo di apprezzare l’autunno passato e che si mostrano
  molto cortesi nei suoi confronti: lo stalliere Humphrey e un domestico della
  casa, Timothy. È evidente che sarebbero ben contenti di riprendere un’attività
  interrotta alla partenza del marchese: una moneta fa sempre comodo e l’anno
  scorso hanno sperimentato che il marchese sa essere generoso. Ma al marchese
  piace la caccia e vorrebbe gustare qualche nuovo piatto, non quelli che ha
  già provato. Se non troverà niente di nuovo, riallaccerà qualche vecchia
  conoscenza, certamente. Ma prima intende guardarsi intorno. Dopo
  cena gli uomini si appartano a fumare un sigaro e senza le donne la
  conversazione diventa più libera. Qualcuno chiede: -
  Lord Bentham non c’è? L’anno
  scorso lord Bentham è stato ospite dei Parry, perciò la domanda potrebbe
  essere del tutto innocente, ma Anthony Shaffield è sicuro che non lo è. Chi
  l’ha posta vuole dare la stura ai soliti pettegolezzi. Magari ha chiesto
  proprio perché c’è Shaffield, sui cui gusti qualche voce circola, Anthony lo
  sa benissimo, per quanto sia sempre stato molto discreto. Che qualcuno invece
  sia a conoscenza del suo legame con Adrien non è possibile: Anthony non si è
  mai fato vedere con lui. Un
  altro ospite risponde: -
  No, quest’anno non è venuto. - So
  che si è recato dal duca di Tumblestone, in Irlanda. - In
  Irlanda? -
  Probabilmente ha preferito rimanere lontano. Dopo che quel giovane lo ha
  ingannato, una tale umiliazione per lui!  Naturalmente
  la versione ufficiale è che George Bentham è stato ingannato dal giovane che
  ha presentato in società come un nobile francese, ma tutti sospettano che sia
  stato il conte a cercare di ingannare gli altri. E questo non glielo
  perdonano. I
  commenti si intrecciano. Inizialmente Anthony non dice nulla, la faccenda lo
  mette a disagio. Non gli importa se attaccano Bentham, che non gli sta per
  niente simpatico, ma Anthony preferisce evitare di toccare l’argomento, per
  non esporsi. La
  conversazione però prosegue sul tema, il grande scandalo dell’anno, per cui
  Anthony decide di dare il suo contributo: gli altri non devono pensare che
  abbia paura di intervenire. - Ha
  fatto bene ad assentarsi per un po’. La sua leggerezza lo ha messo in una
  posizione molto spiacevole. -
  Sì, davvero è stata una leggerezza. Avrebbe potuto tenerlo nella villetta che
  possiede, come ha sempre fatto, ed evitare di portarlo in società. Anthony
  ha sentito parlare di questa villa, in cui Bentham alloggia i suoi amanti.
  Non dice nulla, ma altri rispondono. - Sì,
  sarebbe stato più discreto. -
  Quell’Adrien, Adrien de Bellisle si faceva chiamare. Che impudenza! Un
  avventuriero mezzo francese, mezzo inglese. Pare che sua madre sia una
  lavandaia di Le Havre e il padre un mercante di
  Manchester che si è impiccato dopo aver fatto fallimento. -
  Figlio di una lavandaia e di un mercante! E diceva di essere imparentato con
  gli Orléans, che faccia tosta! -
  Credeva di poter passare per un nobile. - E
  come si muoveva! Sembrava che tutti dovessero rendergli omaggio. Dicono che si
  prostituisse, prima di incontrare Bentham. - Ha
  fatto la fine che meritava! La
  conversazione prosegue ancora un buon momento. Anthony pensa al giovane
  Adrien. Ora che la sua morte ha spento ogni desiderio di vendetta, Anthony
  deve riconoscere che era proprio un gran bel maschio. Forte, virile, come
  piacciono a Bentham e ad Anthony.  Anthony
  ripensa ai loro incontri. All’inizio il giovane non sembrava interessato a
  lui e questo aveva attizzato il suo desiderio: Anthony Shaffield non è tipo
  da rinunciare facilmente a ciò che vuole. C’era stato un momento in cui
  Adrien gli era sembrato quasi irraggiungibile. Quel bastardo era soltanto
  intenzionato a vendere cara la sua merce. E l’ha venduta cara davvero: ad
  Anthony è costato molto di più di tutti gli altri uomini che ha avuto. Ci
  sapeva fare, quello schifoso. Sembrava aver paura che Bentham scoprisse la
  loro relazione. Ma mirava solo a ottenere il più possibile da lui. Adesso
  ormai il bell’Adrien è cibo per i vermi e questa è una buona cosa. Non può
  più raccontare niente. Anthony
  si corica tardi, ma si desta quando è ancora buio. È un periodo in cui dorme
  poco e gli capita spesso di svegliarsi nel cuore della notte e di non
  riuscire più a prendere sonno.  Anthony
  si rigira nel letto, ma sa che ormai è inutile cercare di addormentarsi.
  Rimane disteso a guardare fuori dalla finestra fino a quando il cielo
  incomincia a schiarirsi. Anthony si alza e si veste sommariamente: a
  quest’ora non corre il rischio di incontrare nessuno, nella villa tutti
  dormono. Anthony ha voglia di fare due passi, poi magari tornerà a coricarsi
  o almeno a vestirsi per la giornata, con l’aiuto di Mark.  La
  sua camera si affaccia sul retro della villa. Anthony apre la porta finestra
  e cammina tra i viali del giardino. Sulla destra c’è la scuderia. La porta è
  aperta: probabilmente qualche stalliere è già al lavoro. Magari c’è Humphrey.
  Anthony decide di dare un’occhiata al suo cavallo e allo stalliere. Humphrey
  è un bell’esemplare di maschio, alquanto grezzo e virile: due doti che
  Anthony apprezza molto.  Anthony
  entra nella scuderia e avverte l’odore intenso, di fieno e ammoniaca. Un
  odore che gli piace. Fa per dirigersi verso il suo cavallo, quando vede uno
  stalliere che sta riempiendo di fieno la mangiatoia. Non è Humphrey, è un
  altro. L’uomo è a torso nudo. Anthony si ferma a guardarlo. Un
  viso dai tratti marcati, circondato da una fitta barba nera, che non nasconde
  la cicatrice sulla guancia. Un corpo robusto, da lottatore, spalle larghe e
  braccia possenti, che portano anch’esse i segni di vecchie ferite. Una
  peluria leggera su tutto il torace, più densa intorno ai capezzoli, dove
  copre quasi completamente il segno lasciato da un taglio. Anthony lo fissa,
  senza dire nulla, senza riuscire a distogliere lo sguardo. Ha l’impressione
  di non riuscire più a respirare. Un maschio così non l’ha mai visto.  L’uomo deve aver avvertito la sua presenza,
  perché si volta.  - Mi
  scusi, milord. Non pensavo che potesse arrivare qualcuno. Ha
  una voce profonda. L’uomo
  prende la camicia, che ha posato sulla mangiatoia e fa per infilarsela.
  Anthony alza la mano, senza pensare, per fermarlo. L’uomo lo guarda,
  interdetto. Anthony fa un passo avanti. Vorrebbe parlare, ma non riesce. Fa
  un altro passo. Ora il suo corpo quasi tocca quello dello stalliere, ne può
  sentire l’odore, di maschio, di sudore, di scuderia. Il
  desiderio lo ha preso alla sprovvista e Anthony non riesce a controllarsi.
  Vorrebbe che quest’uomo lo afferrasse, lo gettasse sulla paglia sporca, gli abbassasse
  i pantaloni con un gesto brusco e lo prendesse, ora. Mormora,
  con una voce alterata: -
  Spogliati. Ha
  parlato senza pensare. Sa che non dovrebbe muoversi così. Dovrebbe tastare il
  terreno, scherzare, far luccicare una moneta. Ma ciò che la prudenza gli
  suggerisce non trova spazio. L’uomo
  lo guarda, poi scuote la testa.  -
  No, milord. Anthony
  sa che a questo punto ci vorrebbe una bella risata, una battuta, per far
  finta di aver scherzato, ma di nuovo il desiderio che preme è più forte di
  tutto. - Ti
  pagherò bene. Voglio vederti. Voglio solo vederti. Non
  è vero, Anthony sa benissimo che non è vero, è solo il primo passo. La
  voce dello stalliere è dura: -
  No, milord. Nei
  suoi occhi Anthony legge rabbia, avversione, forse disprezzo.  Anthony
  si scuote. Fissa l’uomo. - Ne
  riparleremo. Anthony
  si volta ed esce dalla scuderia. Rientra in camera, quasi correndo. Il cuore
  gli batte forte, il respiro è affannoso. Si siede e riflette. Che cosa gli è
  successo? Non
  si è mai comportato in modo così stupido. Si è esposto, senza prima sondare
  il terreno. L’uomo di certo non lo denuncerà, è solo uno stalliere, ha tutto
  da perdere, ma un approccio così diretto è stato certamente un errore. Eppure
  anche adesso, ripensando a quel corpo maschio, Anthony si sente assalire dal
  desiderio. Vuole quell’uomo, a ogni costo, come gli sembra di non aver mai
  desiderato nessuno. Vuole quel corpo, vuole sentire quelle braccia dalla
  peluria scura stringerlo, vuole… In
  qualche modo deve ottenere ciò che vuole da quell’uomo. Anthony
  si spoglia e si stende ancora un momento sul letto, ma è irrequieto. Dopo una
  mezz’ora chiama il suo servitore e si fa aiutare per vestirsi. In
  tarda mattinata, dopo la battuta di caccia, Anthony si ferma al laghetto: ha
  bisogno di un momento per riflettere. Lo specchio d’acqua è un bacino
  artificiale che il padre dell’attuale lord Parry ha fatto scavare quando i
  giardini sono stati ridisegnati secondo la moda dell’epoca: niente più lunghi
  viali alberati, aiuole, fontane, ma un paesaggio che sembra naturale, anche
  se è interamente artificiale.  Il
  laghetto è alimentato da un canale che porta l’acqua dal fiume e ha una forma
  irregolare, con due insenature che si protendono a nord e a ovest. Un ponte
  permette di accedere a una piccola isola, su cui sorge il tempietto greco in
  rovina, dedicato a Ercole, e tre statue dell’eroe sorgono sulle sponde del
  lago: una sull’isola, vicino al tempio, un’altra sulla riva del braccio
  settentrionale del lago e l’ultima all’estremità del braccio occidentale. Il
  tempietto, in stile ionico, è stato costruito dall’architetto a cui Parry ha
  affidato il rinnovamento del parco della villa. Ad Anthony non piacciono le false
  rovine antiche che spuntano un po’ dappertutto, ma gli alberi intorno al lago
  rendono molto tranquillo quest’angolo.  Anthony
  ripensa al colloquio della mattinata. È irritato con se stesso, ma è inutile
  rimuginare sugli errori commessi. Deve invece individuare una strategia
  d’azione che gli permetta di recuperare il terreno e stabilire un rapporto
  con questo stalliere tanto virile quanto scontroso. Si è lasciato trascinare
  dalla violenza del desiderio. Deve invece muoversi con cautela, come ha
  sempre saputo fare. Anthony
  rimane una mezz’ora assorto nelle sue riflessioni. Quando gli sembra di aver
  elaborato un piano convincente, ritorna alla villa e porta personalmente il
  cavallo nella scuderia: di solito è un compito che affida a qualche
  servitore, tanto sa bene che gli animali saranno accuditi nel migliore dei
  modi. Ma Anthony vuole avere un’occasione per parlare con lo stalliere. Ci
  sono diversi uomini al lavoro nella scuderia. Anthony rimane ad osservare il
  garzone che si occupa del suo cavallo, come se volesse solo controllare che
  il lavoro venga ben svolto. Quando il suo cavallo è stato sistemato, Anthony
  si avvicina allo stalliere che ha visto in mattinata. L’uomo lo guarda,
  diffidente, senza smettere di lavorare. Anthony
  ridacchia. -
  Questa mattina mi hai frainteso, temo. L’uomo
  gli lancia un’occhiata, senza dire nulla. Anthony riprende: - Mi
  diletto di disegno e pittura. Sono un discreto disegnatore e sto cercando un
  soggetto per un Ercole che uccide il leone di Nemea, come quella statua che
  il tuo padrone ha nel giardino. In
  passato Anthony si è in effetti divertito a disegnare, ma sono anni che ha
  abbandonato il disegno. Anthony sorride e dice: -
  Quando ti ho visto, mi sono detto: “Questo è l’Ercole che cercavo.” Sono
  stato un po’ brusco, lo ammetto. Anthony
  ridacchia e dice: - Ho
  cercato per mesi l’Ercole che mi serviva. Non mi sembrava vero di averlo
  trovato. Lo
  stalliere annuisce, continuando a strigliare il cavallo. Anthony chiede: -
  Come ti chiami? -
  Bartholomew Summerscale, milord. Anthony
  ha fatto un passo avanti. Come in mattinata, può sentire l’odore dell’uomo. È
  un vino forte bevuto a digiuno, che lo rende meno lucido.  -
  Potresti posare per me, Bart. Ti pagherei bene. -
  No, milord. Faccio il mio lavoro. -
  Non vuoi guadagnare cinque sterline? Anthony
  sta offrendo una cifra assurda: nessun modello professionale verrebbe mai
  pagato tanto per un ciclo di sedute, figuriamoci uno stalliere per posare una
  volta. Ma Anthony non vuole mettersi a contrattare e in ogni caso sarebbe
  disponibile ad offrire di più. Molto di più. Il desiderio è troppo forte.
  Bart lo guarda, sorpreso dalla cifra spropositata. Poi scuote risolutamente
  la testa. -
  No, milord. Non mi vendo. -
  Non ti chiedo mica di venderti. Dovresti solo posare per qualche schizzo
  preparatorio per il ritratto di Ercole. Bart
  si ferma e lo fissa, celando male il suo fastidio. -
  No, milord. Anthony
  è irritato. Ha offerto molto e questo stronzo si permette di rifiutare.  -
  Bada, sei solo uno stalliere. Potresti pentirti di questo rifiuto. Anthony
  si morde il labbro. Ha fatto male a minacciarlo. Bart non sembra il tipo da
  spaventarsi. E infatti lo stalliere si limita a guardarlo e a rispondergli:  -
  Faccio il mio lavoro per lord Parry, milord. Anthony
  sorride e dice, cercando di mostrarsi cordiale: -
  Posare per me non ti impedirebbe di svolgere il tuo lavoro. Il tuo padrone ti
  autorizzerebbe di sicuro. Su
  questo Anthony non ha dubbi: Parry tiene troppo ad averlo tra gli ospiti e
  gli terrebbe bordone, per ingraziarselo.  Bart
  ha finito di strigliare il cavallo. - Le
  ho detto di no, milord. Anthony
  si volta e se ne va, senza dire nulla. È furente. Il desiderio brucia e il
  rifiuto non lo ha spento: sembra piuttosto averlo rafforzato.   Nella
  notte Anthony rimane sveglio a lungo. Cerca di capire come ottenere ciò che
  vuole, ma non è facile.  Rivolgersi
  a Parry sarebbe assurdo: Anthony non ha nessuna certezza che a Parry
  piacciano gli uomini; anche se ne fosse sicuro, non ne hanno mai parlato e
  non esiste tra loro una confidenza tale da permettere di affrontare
  l’argomento. Chiedere a Parry di fare pressioni su uno dei suoi stallieri perché… no, non se ne parla proprio, oltretutto
  significherebbe riconoscere in Parry un proprio pari, essergli debitore di un
  favore. Un Parry, discendente di borghesi arricchiti con il commercio! Lord
  Anthony, marchese di Shaffield, in debito con un Parry! Offrire
  di più, una cifra ancora più alta, potrebbe essere sufficiente? Probabilmente
  no, questo Bart è più ostinato di un mulo, ha rifiutato una somma che di
  certo è più di quanto guadagna in un anno. Magari però ha cambiato idea, si è
  pentito del suo rifiuto. Domani proverà a tornare all’attacco. Può
  minacciarlo, lo ha già fatto, ma non ha ottenuto nessun risultato. Non si
  sarebbe dovuto comportare così, è stato un errore. È stato troppo impulsivo.
  Ma ormai è fatta e non c’è modo di rimediare. Deve
  riuscire a parlargli da solo, in un posto tranquillo. Nella scuderia può
  arrivare qualcuno. Se la conversazione prendesse la piega giusta, sarebbe ben
  fastidioso doverla interrompere. Il
  giorno seguente, Anthony riporta nuovamente il cavallo alla scuderia.
  Consegna l’animale direttamente a Bart. -
  Buonasera. -
  Buonasera milord. Lo
  stalliere afferra le redini e fa per voltarsi per condurre l’animale al suo
  posto, ma Anthony chiede: -
  Hai riflettuto su quello che ti ho detto? L’uomo
  si ferma. L’espressione del viso non muta, ma Anthony vede che c’è una certa
  tensione. -
  Milord, la mia risposta non cambia. Anthony
  annuisce. - Va
  bene, Bart. Come vuoi. Pazienza. Anthony
  si volta e fa due passi, poi si ferma, si gira nuovamente e ordina: -
  Dopo la battuta di solito mi fermo un po’ al laghetto, quello con l’isola e
  il tempio greco. Mi piace rinfrescarmi un po’. Questa sera vieni a prendere
  il cavallo lì, quando vedi tornare gli altri. Sarò vicino alla statua
  dell’Ercole Farnese. Bart
  lo guarda. Ha capito benissimo le intenzioni del marchese, ma non può dire di
  no a un ospite del suo padrone. Chiede: -
  Qual è l’Ercole Farnese? In
  effetti le statue di Ercole al laghetto sono tre e uno stalliere non può
  certo sapere quale è la copia della scultura. -
  Quella in cui Ercole si appoggia alla clava. Bart
  annuisce. - Va
  bene, milord, quando vedrò gli altri tornare, verrò a prendere il suo
  cavallo. Il
  laghetto è a una ventina di minuti di strada dalla residenza padronale. La
  distanza giusta. È ben difficile che qualcuno degli ospiti al termine della
  battuta decida di recarsi al laghetto: sono tutti occupati a lavarsi e
  cambiarsi. Al massimo qualcuno può passeggiare nel giardino.  La
  sera la conversazione ritorna ancora a Bentham e al sedicente Adrien de
  Bellisle. Nulla di strano: è stato lo scandalo dell’inverno e l’omicidio del
  giovane ha amplificato le voci e suscitato infinite illazioni. Ma Anthony
  sospetta che qualcuno riproponga volentieri il tema per stuzzicare lui o
  Parry. -
  Pare che il povero Bentham avesse dovuto sborsare una bella somma: quel
  Bellisle minacciava di scrivere lettere anonime, diffondere calunnie. Anthony
  non ha sentito dire nulla del genere: è probabilmente una falsità, una delle
  tante che vengono messe in giro da chi ama ricamare sugli scandali e
  aggiungere legna sul fuoco. C’è
  qualche risolino, qualcuno si finge indignato. In realtà tutti sanno
  benissimo che le presunte calunnie del giovane sarebbero state solo la verità.
  Anthony annuisce, mentre pensa alla cifra spropositata che ha dovuto versare
  per non essere coinvolto. Per quanto ancora gli bruci, sa che era l’unica
  scelta possibile: se non l’avesse fatto, adesso il suo nome sarebbe associato
  a quello di Bentham e alle sue spalle tutti sparlerebbero. -
  Sì, doveva essere un bel tipo. Chi l’ha ucciso voleva farlo tacere per
  sempre. Ne doveva avere di cose da raccontare. Su
  questo Anthony può solo essere d’accordo. Su Bentham, su di lui, magari anche
  su altri: chi può sapere quanti nobili si era portato a letto quel bastardo
  che giocava a fare la santerellina? -
  Già, qualcuno si sarebbe trovato in una brutta situazione, se quell’Adrien
  avesse parlato. Stanno
  pensando a Bentham. Anthony scuote la testa. Ma l’idea che il conte di
  Bentham abbia ordinato di sgozzare Adrien e lasciare il cadavere davanti alla
  propria casa è assurda. Se fosse stato lui il mandante, avrebbe fatto
  scomparire per sempre il corpo. -
  Avrebbero dovuto arrestare quel sodomita. Ci sono delle leggi in questo
  paese! L’intervento
  del giudice Longarm spiazza tutti. Nessuno ha usato la parola “sodomita”
  parlando della faccenda: se Bellisle è un sodomita, lo è anche Bentham e la
  solidarietà di classe spinge a parlare di certe violazioni dei codici morali
  e della legge in modo velato. Il pettegolezzo si fa volentieri, ma entro
  certi limiti. Un’accusa di sodomia è pesantissima: l’anno scorso la Corte
  criminale centrale ha condannato diciassette persone a morte nella sessione
  di settembre e ottobre, ma gli unici due che sono stati impiccati sono stati Pratt e Smith, accusati di sodomia. Per gli altri, che
  pure avevano commesso gravi reati, la condanna è stata commutata.  C’è
  un momento di silenzio, poi qualcuno osserva: -
  Non sappiamo se Bentham… lui ama proteggere i
  giovani, aiutarli, ma questo non vuol dire… Longarm
  rincara la dose: - Le
  leggi valgono per tutti e devono essere applicate con la dovuta severità. Lady
  Wharton osserva: -
  Per chi viola certe leggi, non c’è posto nella società. Tutti
  sembrano approvare. La posizione di Bentham ormai è divenuta indifendibile.
  C’è un certo imbarazzo, ma i commenti successivi vanno nella stessa
  direzione: -
  Certi comportamenti non possono essere ammessi. -
  Introdurre nell’alta società il proprio… che
  termine si può usare per uno come Bellisle? Se
  fossero ancora nella sala degli uomini, il termine sarebbe stato pronunciato,
  ma ora ci sono anche le signore e il decoro impone un certo linguaggio. - È
  inconcepibile. Qualcuno
  guarda di sottecchi Anthony, che annuisce, celando il suo disagio. Non gli è
  mai passato per la testa di introdurre in società uno dei suoi amanti,
  sarebbe una follia, ma un po’ del fango che viene scagliato su Bentham
  schizza anche su di lui. Infine
  la conversazione si sposta su altri argomenti.  A
  letto Anthony ripensa ai discorsi della serata. Deve fare molta attenzione.
  Se lui e Bart venissero sorpresi… Ma al laghetto
  non ci sono rischi. In ogni caso, se riuscirà a convincere Bart, cercheranno
  un angolo appartato, dove nessuno possa vederli.  Ci
  riuscirà? Lo stalliere sembra ostinato. Non è di certo un uomo timorato e
  pio, spaventato dall’idea di peccare: le cicatrici fanno piuttosto pensare a
  un attaccabrighe. E allora perché non vuole guadagnare una cifra che per lui
  è enorme? Ha detto chiaro e tondo che non intende vendersi. Ma quando si è
  poveri non si può essere troppo schizzinosi. Il
  giorno seguente dopo la caccia Anthony si ferma al lago, vicino alla statua
  dell’Ercole Farnese. Ha scelto questo punto perché è il più riparato e non
  visibile da chi passa nelle vicinanze. Anthony osserva la statua, che si
  specchia nelle acque all’ombra di alcuni alberi.   È
  una pregevole copia dell’Ercole Farnese, fatta eseguire dall’attuale lord
  Parry e quindi più recente rispetto alle altre due statue, che risalgono all’epoca
  della ristrutturazione dei giardini e della costruzione del tempietto. Anthony
  Shaffield è stato in Italia a suo tempo e ha avuto modo di ammirare
  l’originale. Anthony ha il sospetto che lo scultore abbia esaltato la
  virilità di Ercole, forse su richiesta di Parry, ma non può dirlo con
  sicurezza. Anthony
  si toglie la giacca e la camicia e si siede. Non gli spiace rimanere così,
  con la sensazione dell’aria fresca sulla pelle. Bart
  arriva puntuale. -
  Buongiorno, milord. Posso prendere il suo cavallo? Anthony
  lo guarda e sorride. -
  Hai tanta fretta? Siediti un momento. Bart
  rimane in piedi. -
  Devo fare il mio lavoro. -
  Non devi preoccuparti di niente. Se qualcuno ti rimprovera, dirai che sono
  stato io a trattenerti qui. L’uomo
  non risponde e non si siede. Anthony
  si alza e sorride. -
  Bart, sei ostinato come un mulo, ma credo che guadagnare dieci sterline in un
  colpo solo non ti dispiacerebbe. O mi sbaglio? Il
  viso di Bart rimane impassibile. - Ci
  sono cose che non sarei disposto a fare neanche per molto di più. Non intendo
  vendermi, milord. Gliel’ho già detto. Anthony
  è irritato. Come si permette questo stronzo, che è solo uno stalliere, di
  dirgli ancora di no? Chi crede di essere? Anthony cerca di controllarsi. Si è
  già mosso nel modo sbagliato con Bart. -
  Farti vedere non è venderti. Mi piacerebbe vedere se sei davvero l’Ercole che
  cerco per il mio disegno. Assomigli a questa statua e secondo me sei il
  soggetto perfetto per un Ercole. Bart
  afferra le redini del cavallo. -
  Vuole che lo porti io alla scuderia, come mi ha chiesto, milord? Anthony
  ha uno scatto. -
  Sei solo uno stalliere! - Lo
  so, milord. Uno stalliere e nient’altro. -
  Fa’ attenzione! Non intendo accettare un rifiuto! - Il
  cavallo lo porto io o lo porta lei, milord? Anthony
  prende il frustino. Vorrebbe colpire questo insolente, ma si controlla. -
  Vattene. Me la pagherai. -
  Come vuole, milord. Bart
  si volta e si allontana rapidamente in direzione della villa, senza prendere
  il cavallo. Anthony
  è furibondo. Sfrontato e arrogante. Chi crede di essere? Ma gliela farà
  pagare, di sicuro. La pagherà cara! Anthony
  si rimette la camicia e la giacca con gesti bruschi. Quello stronzo! Anthony
  si siede di nuovo, perché vuole riflettere sul da farsi, ma non rimane a
  lungo seduto: il rifiuto di Bart lo ha innervosito, per cui si alza, guarda
  ancora la statua dell’Ercole, risale a cavallo imprecando e raggiunge la
  villa.  Porta
  il cavallo nella scuderia. Bart arriva in quel momento. Anthony
  gli dice: -
  Bada di strigliarlo bene. Non hai fatto un buon lavoro ieri. Bart
  si limita a dire: -
  Sì, milord. - Se
  non fai un buon lavoro, mi lamenterò di te con il tuo padrone. -
  Farò del mio meglio, milord. Anthony
  ha l’impressione che Bart lo stia deridendo, anche se risponde in modo
  corretto e apparentemente ossequioso. Anthony
  si volta di scatto ed esce. È furente. Adesso quel figlio di puttana gliela
  paga. Anthony
  entra nella villa. Non si cambia neppure. Chiede di Parry. Il barone si sta
  cambiando, ma lo riceve quasi subito. Anthony
  non perde tempo: - Mi
  spiace dirglielo, Parry, ma poco fa ho avuto un diverbio con il suo stalliere
  Summerscale. - Ma
  cosa mi dice, milord? -
  L’ho rimproverato perché il mio cavallo non era stato accudito bene. Invece
  di scusarsi, mi ha risposto malamente. C’è mancato poco che non lo frustassi. -
  Che impudente! Sono mortificato, lord Shaffield. Lo faccio chiamare
  immediatamente. Si scuserà. Parry
  manda un servitore ad avvisare Summerscale di presentarsi subito. Bart
  arriva poco dopo. Anthony lo guarda. L’uomo è teso, sa che si prepara qualche
  cosa di poco piacevole per lui. -
  Summerscale. Il marchese mi ha riferito del tuo comportamento indecente. Bart
  guarda Parry senza capire. Prova a dire: -
  Non ho fatto nulla… Anthony
  sorride e interviene: -
  Quando ti ho rimproverato per non aver accudito bene il cavallo, mi hai
  risposto in modo offensivo. Anthony
  vede che Bart Summerscale freme. Ma che cosa può dire lo stalliere? La sua
  parola contro quella di un marchese? Bart si controlla e dice: -
  Non mi sono reso conto di essere stato offensivo, milord. -
  Non far finta di non ricordare. Ti sei permesso di rispondermi come se tu
  fossi un lord e io lo stalliere. - Io
  non credo… -
  Basta. Bugiardo e arrogante. Parry
  non ha più detto nulla, ma ora interviene: -
  Basta, Summerscale. Sei licenziato. Puoi andartene, oggi stesso. Dirò a Masters di pagarti il dovuto. Bart
  apre la bocca, poi la richiude. China la testa e si volta, senza guardare
  Anthony. Lord
  Shaffield lo guarda uscire, soddisfatto: questo stronzo ha avuto quello che
  si meritava. In
  serata il cielo si copre di nuvoloni neri e si scatena un forte temporale.
  Bart Summerscale se ne va sotto la pioggia battente. Il
  mattino dopo Anthony si sveglia di nuovo molto presto. Ha il cazzo duro. Ha
  bisogno di scopare. Pensa a quel coglione di Bart, che si è fatto licenziare
  per non guadagnare dieci sterline. Che stronzo!  Anthony
  si affaccia alla finestra. Non piove più e un po’ di sole si affaccia tra le
  nuvole. Anthony guarda in direzione della scuderia. Magari c’è Humphrey. Si
  veste sommariamente, poi esce dalla porta che si affaccia sul giardino.
  L’aria è piacevolmente fresca. Anthony raggiunge la scuderia. Lo
  stalliere Humphrey Marshall sta occupandosi di un cavallo. Anche lui è a
  torso nudo, come lo sono quasi sempre gli stallieri nella scuderia quando non
  ci sono estranei. È completamente concentrato nel suo lavoro e non si è
  accorto del suo arrivo. Anthony lo guarda. Il torace di Humphrey luccica di
  sudore, come quello di Bart. Se quello stronzo… Anthony
  scuote la testa, -
  Humphrey! Lo
  stalliere gira la testa verso di lui. - Mi
  dica, milord. - Ti
  aspetto in camera tra dieci minuti, Humphrey. Lo
  stalliere esita un attimo. Non vorrebbe lasciare il lavoro, ha paura di
  essere redarguito, ma una moneta gli fa comodo. Fa un cenno d’assenso. -
  Certo, signor marchese. -
  Non ti lavare, Humphrey. Non
  era necessario dirlo: probabilmente Humphrey si ricorda dei gusti del
  marchese. Lord
  Anthony si volta, attraversa il giardino e raggiunge la palazzina. Al
  pensiero che tra poco Humphrey lo fotterà, il marchese sente il sangue
  affluire al cazzo. Sorride. Avrebbe preferito che fosse Bart a fotterlo, ma
  Humphrey va benissimo.  Anthony
  entra nella propria camera. Si spoglia lentamente, poi si stende sul letto,
  prono, a gambe larghe. Attende.  Humphrey
  arriva puntuale. Anthony lo sente chiudere la porta che dà sul giardino. Humphrey
  non dice nulla: sa come muoversi. Anthony gira la testa e lo osserva
  spogliarsi. Lo stalliere si sta togliendo la camicia che si è messo per non
  entrare in casa a torso nudo, nel caso qualcuno lo vedesse passare. Humphrey
  si cala i pantaloni. Anthony guarda il cazzo, che già svetta contro la
  peluria fitta del ventre. Anthony ha la gola secca. Davvero un bel maschio,
  Humphrey. Humphrey è nudo e ora lo guarda. Anthony gira il viso dalla parte opposta. Il
  morso al culo lo fa sussultare. Al primo seguono altri morsi, piuttosto
  decisi, poi Anthony sente il corpo di Humphrey stendersi sul suo. Ne avverte
  il peso, che lo schiaccia sul letto, il calore della carne che ora preme su
  di lui, l’odore di maschio e di scuderia. Ad Anthony piace l’odore di
  Humphrey. Le
  dita di Humphrey, inumidite, preparano il terreno, allargando l’apertura,
  come il marchese gli ha insegnato a fare: per quanto Anthony sia abituato ad
  essere penetrato, Humphrey è alquanto ben dotato e un ingresso troppo deciso
  non sarebbe piacevole. Anthony sente la pressione della cappella che forza
  l’apertura ed entra dentro di lui. Come sempre, dolore e piacere si
  mescolano. Anthony
  immagina che il cazzo che lo infilza sia quello di Bart Summerscale. Quello
  stronzo avrebbe potuto guadagnare parecchio e invece per la sua superbia ha
  perso il lavoro. Ha avuto quello che si meritava. Humphrey
  è un bravo stallone e fotte a lungo. Anthony sorride, godendosi la scopata.
  La sensazione di questo cazzo che gli scava nel culo è superba. Infine
  Humphrey spinge con maggiore forza e Anthony sente il seme che gli si spande
  nelle viscere. Humphrey si abbandona su di lui, ancora ansimante. Anthony
  dice: -
  Alzati.  Humphrey
  esce da Anthony e si alza. Anthony
  si volta. Come sempre gli è venuto duro. Sorride e guarda Humphrey. Davvero
  un bel corpo, forte. -
  Mettimi due dita in culo e fammi una sega, Humphrey. Anthony
  allarga le gambe. Humphrey si mette in ginocchio e passa la sinistra sotto il
  culo di Anthony. La spinge in avanti e due dita entrano nell’apertura,
  dilatandola. Con la destra Humphrey afferra il cazzo del marchese e
  incomincia a muovere ritmicamente le dita lungo l’asta. Anthony sente il
  piacere crescere e infine esplodere. Geme, mentre il seme schizza sul ventre. -
  Ora rivestiti e vai. Mentre
  Humphrey si rimette gli abiti, Anthony gli dice: -
  Dopodomani vieni al laghetto vicino al tempio, dopo la battuta di caccia. È
  più sicuro. In
  camera nessuno può entrare, ma è più facile che qualcuno veda Humphrey quando
  arriva o quando se ne va. -
  Certo, milord. Anthony
  dà a Humphrey una moneta. Quando lo stalliere è uscito, Anthony chiama Mark e
  si fa preparare il bagno. Il
  giorno dopo Humphrey si presenta puntuale. Anthony gli ordina di spogliarsi.
  È bello guardare questo corpo robusto che emerge dagli abiti. Quando Humphrey
  è nudo, Anthony gli dice: -
  Incomincia a farti una sega. Humphrey
  si accarezza i coglioni, poi la mano risale al cazzo e incomincia a
  percorrerlo, in un lento movimento continuo. Il cazzo acquista volume e
  consistenza. Allora Anthony si inginocchia davanti a Humphrey. Guarda il
  cazzo che tra poco gli scaverà in culo. Sorride, apre la bocca e avvolge la
  cappella con le labbra. Incomincia a succhiare e leccare, lo sente crescere e
  diventare sempre più duro. Anthony lascia andare la sua preda, l’osserva
  sorridendo, poi si mette a quattro zampe davanti alla statua di Ercole.
  Humphrey prepara il terreno con due dita umide, poi si stende su Anthony e
  affonda il cazzo nel culo del marchese. Anthony sorride. Guarda davanti a sé
  la statua di Ercole, il grosso sesso a riposo. Pensa che Parry si sarebbe
  potuto far fare un bell’Ercole con il cazzo duro. Ride. Humphrey
  lo sta fottendo con grande gusto. Ogni tanto sposta la destra sotto il ventre
  di Anthony e gli stringe il cazzo. Anthony geme. Humphrey incomincia a
  muovere la mano, mentre il cazzo di Anthony si tende.  Anthony
  emette un verso animale, mentre il piacere esplode e il seme sgorga. -
  Adesso basta. Humphrey
  si ritira. Non è venuto, ma Anthony è sazio. Humphrey
  si riveste. Anthony lo guarda. Humphrey è un bravo stallone, ma adesso
  Anthony ha voglia di cambiare. -
  Humphrey, riesci a procurarmi un altro ragazzino, come quello dell’anno
  passato? Lo
  stalliere riflette un momento. -
  Non saprei proprio, signor marchese. Mi dispiace, ma un altro ragazzino… È molto pericoloso e non credo di riuscire a
  trovarne uno disponibile. -
  Pago bene. - Lo
  so, signor marchese, ma qui no, direbbero di no. Anthony
  è irritato. - E
  il ragazzino dell’anno scorso? Quella sarà ancora disponibile, no? Humphrey
  annuisce.  - Era
  Jude. Sì, credo proprio di sì, posso chiedere al
  padre.   -
  Perfetto. Conto su di te. Pensi di poterlo portare dopodomani qui?  -
  Penso di sì. Dovrei riuscire a convincere il padre, ma, scusi se glielo dico,
  signor marchese… -
  Che cosa c’è? Humphrey
  è chiaramente in imbarazzo -
  L’anno scorso il padre si è lamentato per i segni. Anthony
  fa un gesto con la mano, come se stesse scacciando un insetto che gli ronza
  intorno. -
  Andiamo, con quello che gli ho dato! -
  Sì, certo, signor marchese.  Humphrey
  si inchina e si allontana. Anthony
  è infastidito. Paga bene, l’anno scorso ha sborsato una bella cifra. Che
  cos’ha il padre da lamentarsi? Non l’ha mica ammazzato, il ragazzino, che tra
  l’altro non era neanche vergine. Gli avrà lasciato qualche livido,
  nient’altro. In pochi giorni gli saranno passati. Ad Anthony piace quando
  prende un ragazzino sentirlo gemere, ma si limita a dargli qualche
  pizzicotto, non lo sevizia mica. E paga bene, molto bene. Il
  giorno dopo, martedì, Humphrey conferma che il padre del ragazzino è
  d’accordo, ma pretende parecchio. Anthony è infastidito dalla richiesta, che
  reputa eccessiva, ma ormai si è messo in testa che vuole il ragazzino, per
  cui cede. L’appuntamento è fissato per il mercoledì. Anthony
  ha raggiunto il laghetto. Scruta il cielo, inquieto: grossi nuvoloni neri
  stanno arrivando da occidente, spinti dal vento. Potrebbe incominciare a
  piovere. Gli alberi non offrono una copertura sufficiente. Al massimo possono
  mettersi nel tempietto: è l’unico posto abbastanza riparato dalla pioggia.
  Tanto, con questo tempo nessuno verrà di certo al lago. Anthony
  sente dei passi e si volta. -
  Humphrey! Non
  è Humphrey con il ragazzino. È Bartholomew Summerscale. Per
  un momento Anthony pensa che Bart voglia ucciderlo: negli occhi dell’uomo
  brilla una rabbia feroce. -
  Bastardo! Prima
  che Anthony possa dire una parola, Bart lo colpisce: un pugno allo stomaco
  che gli toglie il fiato, poi un altro. Anthony si piega in due, mentre gli
  occhi gli si riempiono di lacrime. Bart
  lo ha afferrato e ora gli sta strappando i vestiti di dosso. Anthony è
  intontito dal dolore, non riesce a difendersi. Bart gli ha già tolto la
  giacca e la camicia e gli ha calato pantaloni e mutande. Lo getta a terra e
  si stende su di lui. -
  Volevi farti scopare, maiale, eh? Ebbene, ti accontento. Anthony
  si dibatte, sa benissimo che la violenza che sta per subire non avrà niente a
  che vedere con il rapporto che desiderava. Ed è sicuro che Bart voglia
  violentarlo e poi ucciderlo. Ma non ha certo la forza per opporsi a questo
  Ercole furente. Bart
  preme con il cazzo tra le natiche del marchese, poi spinge con forza.
  L’ingresso brutale provoca un dolore lancinante. Anthony grida. Bart gli
  preme la faccia contro il terreno. -
  Non era quello che volevi, pezzo di merda? Non sei contento? Bart
  spinge con violenza e Anthony stringe i denti per non urlare. Ogni spinta
  provoca una fitta violenta. Lo stupro va avanti per un tempo che ad Anthony
  appare infinito. Bart è un toro e il dolore è sempre più forte. Le ultime
  spinte accrescono ancora la sofferenza e quando il seme gli riempie le
  viscere, Anthony per un attimo vede il mondo svanire. Bart
  esce da lui. Afferra la camicia del marchese e si pulisce il cazzo sporco. Poi
  guarda Anthony, steso a terra, dolorante. Ghigna, si avvicina e gli piscia in
  testa e sul corpo. Anthony chiude gli occhi. Respira a fatica. Bart
  lo afferra per i capelli e gli solleva il capo. Anthony ha una smorfia di
  dolore. Bart sibila: -
  Ascoltami bene, porco. Denunciami e ti garantisco che ti troverò e ti
  ammazzerò. Ti scannerò come si scanna un porco, quel porco che sei. Bart
  gli sputa in faccia, poi gli lascia andare la testa e finisce di rassettarsi.
  Gli molla ancora un calcio, poi si volta e si allontana.  Anthony
  si dice che non l’ha ucciso. Il culo gli fa un male terribile, ma è ancora
  vivo. Anthony si accorge che perde un po’ di sangue. Mette un fazzoletto. Poi
  guarda la camicia, che è strappata alla manica ed è sporca di sangue e merda.
  Può mettersela. Le macchie saranno coperte dalla giacca.  Camminare
  è un tormento, ma di certo non può cavalcare. Tenendo il cavallo per la
  briglia, Anthony si dirige verso la casa. Ha fatto pochi passi, che un
  fulmine illumina il nero del cielo e poi si sente un tuono. Il cavallo ha uno
  scatto. Anthony non lascia la briglia, ma lo strattone lo sbilancia e quasi
  cade. Il brusco movimento provoca una fitta terribile al culo. Ad Anthony
  manca il fiato. Merda! Anthony
  accarezza il cavallo, cercando di calmarlo, poi riprende a muoversi, ma ogni
  passo provoca sofferenza. Dopo pochi minuti la pioggia incomincia. È una
  pioggia fine, che però rapidamente diventa un diluvio. Anthony ha freddo ed è
  tutto bagnato, ma non riesce a muoversi più in fretta: il dolore al culo è
  troppo forte. Mentre
  procede, Anthony pensa a Bart. Dovrebbe denunciarlo, dire che lo ha
  aggredito, che è vero, ma sa benissimo che non può farlo. Bart racconterebbe
  la verità. E molti gli crederebbero, il boccone è troppo ghiotto e poi sui
  gusti di Anthony qualche voce circola. Bart finirebbe sulla forca, questo è
  sicuro, ma le malelingue farebbero a pezzi Anthony. Dopo quanto è successo a
  Bentham, no, non c’è modo di denunciarlo. E poi Anthony ricorda bene la
  minaccia. Quel bastardo sarebbe davvero capace di ammazzarlo. Conosce la
  casa, gli altri servitori. Con la complicità di qualcuno potrebbe entrare
  nottetempo nella sua camera e ucciderlo. Anthony l’ha scampata questa volta.
  Può dire che gli è andata bene. La prossima volta potrebbe essere meno
  fortunato. Meglio
  non dire niente, lasciare che quel figlio di puttana creda che lui abbia
  rinunciato a vendicarsi. Ma lo farà cercare, sa a chi rivolgersi, e in
  qualche modo regolerà i conti con quel bastardo. Summerscale finirà come
  Adrien Bellisle. La
  rabbia gli fa fare un passo più lungo, ma il dolore è tale che Anthony è
  costretto a fermarsi. Chiude gli occhi. Merda! Anthony
  arriva alla villa completamente fradicio. Il dolore al culo sembra peggiorare
  a ogni momento. -
  Lord Shaffield! Che cosa le è successo? Anthony
  trema dal freddo. -
  Sono caduto da cavallo, al laghetto. Ho battuto la schiena e la gamba.
  Cammino a fatica. Non posso cavalcare. - Si
  sieda. Faccio chiamare il medico. Anthony
  non ha nessuna intenzione di farsi visitare da un medico. -
  No, no. Preferisco di no. Non credo di avere niente di rotto. Ho solo bisogno
  di qualche giorno di riposo. Adesso devo asciugarmi, prima di beccarmi una
  polmonite. Mark
  viene chiamato e, insieme a un servitore dei Parry, accompagna Anthony in
  camera, poi lo aiuta a spogliarsi, lo asciuga e lo mette a letto. -
  Mark, provvedi a lavare la camicia e i fazzoletti senza che nessuno veda. Mark
  prende gli indumenti sporchi e si allontana. Sull’assoluta discrezione del
  suo domestico personale, Anthony Shaffield sa di poter contare. Un
  po’ più tardi, dopo essersi ripreso, Anthony chiama Mark. -
  Mark, di’ allo stalliere Humphrey di passare di qui. Voglio dirgli due cose
  sul cavallo. Non
  era necessario inventare una scusa, che è anche poco consistente: Mark
  potrebbe riferire a Humphrey ciò che il marchese ha da dire. Ma Mark
  trasmetterà il suo messaggio e se qualcun altro è presente, non troverà nulla
  di strano nella richiesta di Anthony. Humphrey
  si presenta venti minuti dopo. È chiaramente in imbarazzo. Anthony
  chiede direttamente: -
  Perché non sei venuto al laghetto con il ragazzino oggi, come ti avevo detto? Humphrey
  si morde il labbro. - Ma… ma Summerscale mi ha detto che non dovevo andare, che
  lei aveva cambiato idea. Che aveva dato appuntamento a lui. Anthony
  annuisce. Summerscale
  ha continuato a rimanere in zona per vendicarsi. Ha parlato con gli altri
  domestici, che sono suoi amici. Ha scoperto che Anthony aspettava Humphrey
  con il ragazzino al laghetto e gli ha detto di non andare, inventando che era
  stato lui, Anthony, a dirlo. Oppure invece si sono messi d’accordo e Humphrey
  ha rinunciato a venire al laghetto per dare all’amico l’occasione di
  guadagnare una moneta, pensando che tanto avrebbe avuto altre possibilità nei
  prossimi giorni. Non
  ha importanza, ormai. Di sicuro non ci saranno altre scopate. La sola idea in
  questo momento lo fa rabbrividire. Il dolore al culo è atroce.  Purché
  la ferita non si infetti. Ci
  vogliono diversi giorni prima che Anthony riesca a camminare normalmente e il
  dolore si attenui. Humphrey
  gli chiede se vuole che gli procuri il figlio del mugnaio, come gli aveva
  promesso, ma Anthony declina l’offerta: deve fare attenzione a come si muove,
  perché persino rigirarsi nel letto la notte può provocargli una fitta. Humphrey
  ci rimane male, evidentemente aveva fatto conto di guadagnare ancora qualche
  moneta. Anthony ne è contento: se potesse, lo farebbe fustigare. È anche
  colpa sua se è stato violentato e adesso è a letto con il culo dolorante. Anthony
  Shaffield è uno degli ultimi a lasciare la tenuta dei Parry, che sono ben
  contenti di avere nella loro casa un ospite così illustre. Anthony ha mandato
  a prendere la sua carrozza a Londra: non è in grado di cavalcare.  | 
 |||||||||