Parte
I: L’impostore 1 –
L’incontro Lord
George, conte di Bentham, si guarda nello specchio
e sorride. È soddisfatto di quello che vede: anche se c’è qualche ruga e la pelle
non ha più la freschezza di un tempo, a quarantadue anni George rimane un
bell’uomo, su cui lo sguardo delle donne si posa volentieri. Il conte
controlla con cura il suo abito, ma tutto è come deve essere. L’abbigliamento
di lord Bentham è sempre curato in ogni dettaglio,
anche quando, come oggi, la serata che lo aspetta non è un evento mondano
importante. Ma l’eleganza non è un abito che ci si toglie o ci si mette in
base all’occasione: un uomo raffinato è sempre tale. Questa
sera George è invitato dai Parry. Quella in cui
George si inserirà non è certo una compagnia selezionata e non potrebbe
essere altrimenti: il nonno di Albert Parry ha
ottenuto il titolo di barone solo una cinquantina d’anni fa, grazie alle
enormi ricchezze accumulate nel commercio con le Indie. Malgrado le ambizioni
di lady Parry, ben pochi nobili delle famiglie che
contano frequentano la casa di questi parvenu ambiziosi. Ma a George
non dispiace la compagnia che si riunisce a casa dei Parry,
molto più variegata e per certi versi anche più interessante dell’alta
società che il conte di Bentham frequenta da
sempre. Si incontrano personaggi insoliti, che in altri salotti non sarebbero
mai invitati. C’è
anche un altro fattore che induce George a frequentare volentieri i Parry: il padrone di casa è probabilmente attratto dagli
uomini, perché ama avere attorno a sé maschi giovani e vigorosi. George non
saprebbe dire se Albert Parry si limita a guardarli
o se va oltre. In ogni caso in Inghilterra la sodomia è un reato, per cui
tutti gli uomini a cui piacciono i maschi, come il barone e lo stesso George,
devono muoversi con prudenza. George sa che qualche voce circola sul suo
conto, come su quello del più anziano marchese di Shaffield,
ma questo non ha importanza: finché le convenienze vengono rispettate, le
voci non fanno molti danni. Per
George, casa Parry è un buon terreno di caccia e
anche questa sera Bentham si guarderà intorno:
dalla fine della sua relazione con il giovane Charles non ha un rapporto stabile
e cerca volentieri qualche avventura. I Parry posseggono un palazzo di costruzione recente, in Belgrave Square: il quartiere di Belgravia, vicino a
Buckingham Palace, si è sviluppato negli ultimi decenni ed è tra quelli più
apprezzati dalla ricca borghesia e dalla nobiltà di origine più recente. L’esterno
dell’edificio impressiona per la sua grandiosità ed è armonioso. L’ampia e
severa facciata è in stile neoclassico. Al centro quattro colonne si
innalzano dalla balconata sopra il portone d’ingresso, per tutta l’altezza
del primo e del secondo piano, e terminano con capitelli corinzi, sovrastati
da un architrave e un timpano. Ai lati delle colonne la facciata prosegue
lineare e solo agli angoli ritornano i capitelli, posti sopra le lesene. All’interno
tutto dimostra l’opulenza dei padroni di casa, ma anche i limiti del loro
gusto. I mobili sono opera degli artigiani più apprezzati, vi sono quadri di
Constable, Reynolds, Gainsborough, i ritratti dei padroni di casa sono di
John Jackson, i soprammobili sono tutti preziosi. Ma George Bentham nota che l’insieme non possiede quell’armonia che
solo il buon gusto sa creare: anche se l’arredamento non si può definire
volgare, c’è un’eccessiva ostentazione di ricchezza e manca quella finezza
che contraddistingue la vera eleganza. George
lancia un’occhiata alla sala, già piena di invitati. Saluta le diverse
conoscenze, dosando con cura le manifestazioni di cordialità: nessuno deve
pensare che certa gente possa vantare familiarità con il conte di Bentham. Persino con i padroni di casa George mantiene un
atteggiamento distaccato: cortese, ma con una certa condiscendenza. Con le
donne è sempre più ossequioso, ma il suo atteggiamento non lascia dubbi sul
fatto che l’ossequio è rivolto al gentil sesso, non al titolo. Intanto,
mentre riceve i saluti e gli omaggi dovuti al suo rango, il suo sguardo
scorre nella sala, fino a fermarsi su un giovane che spicca per la sua
statura elevata. Non deve avere più di vent’anni e ha un viso dai tratti
regolari, incorniciato da lunghi capelli castani. La fronte è larga, gli
occhi grandi con folte ciglia; il naso diritto, virile ma non troppo grande;
la bocca carnosa, con labbra di un rosa pallido. È il
tipo d’uomo che gli piace: altri, come lord Shaffield,
hanno gusti variegati. George è attratto quasi esclusivamente da uomini
giovani, tra i venti e i trenta anni, e con un aspetto virile. George
non si avvicina subito: è troppo esperto di caccia per lanciarsi subito sulla
preda. Si muove invece nella sala, passando da un gruppo all’altro, con la
sicurezza che gli dà la sua posizione: gli altri invitati sono per lo più
baroni o discendenti di famiglie assai meno illustri dei Bentham.
Nessuno certo può vantare un titolo prestigioso come il suo: i conti di Bentham sono già citati nelle fonti storiche del XII
secolo; un antenato di George si distinse ad Azincourt, facendo strage dei
francesi; un Bentham fu mandato al patibolo da
Enrico IV e un altro da Cromwell. Infine
George raggiunge il gruppo dove si trova il giovane e si ferma un momento.
Con la coda dell’occhio osserva la sua preda, che lo ha subito notato, mentre
risponde con un leggero cenno del capo ai saluti deferenti di due o tre
uomini. Uno
del gruppo gli sussurra: - Il
giovane Adrien de Bellisle
ci sta parlando della sua famiglia durante la rivoluzione, in Francia. Intanto
una donna chiede: - E
come si concluse il processo? -
Come allora si concludevano sempre i processi nei confronti dei membri delle
famiglie più illustri: mio nonno fu condannato a morte e venne ghigliottinato,
mon Dieu,
quelle horreur! Volevano processare anche mia
nonna e mio padre, che aveva appena quattordici anni: un enfant. Mais
ils étaient des misérables. Robespierre… un manant! Adrien parla l’inglese come chiunque altro,
ma anche il suo francese sembra perfetto. George, che è stato a lungo in
Francia, vi coglie però una nota stonata, anche se non saprebbe dire di che
cosa si tratta. Nel
cerchio che si è creato intorno al giovane qualcuno chiede: - E
allora? Ci dica, la prego. -
Mia nonna riuscì a fuggire. Attraversarono la Normandia, in condizioni
spaventose. Je ne sais
pas ce que… Mio padre
non ha mai parlato volentieri di quel periodo, ma quel viaggio lo ossessionò
per tutta la vita. Un horrible cauchemar. Riuscirono ad attraversare il Canale, ma
mia nonna morì poco dopo e mio padre si ritrovò da solo, a quindici anni,
senza quasi nulla, senza conoscere nessuno. Quelle vie! George
sorride, mentre gli altri ascoltatori si scambiano commenti. Il giovane
dev’essere davvero di famiglia francese, almeno in parte, ma di certo non è
nobile: la stonatura che George ha rilevato è il suo accento, che non è
quello della corte, ma piuttosto quello dei bassifondi, anche se Adrien, posto che così si chiami, cerca di nasconderlo.
Meglio, meglio così. Il giovane simulatore non è per questo meno attraente: a
George piacciono gli uomini che sanno osare. E la situazione di questo Adrien lo rende una preda più facile. George
si è accorto di aver attirato l’attenzione di Adrien.
Lo guarda un momento, accenna un sorriso e, senza dire nulla, si allontana
dal gruppo che commenta animatamente la storia del giovane. George è un
ottimo cacciatore. Sa che se mostrasse il suo interesse, dovrebbe faticare
molto di più. Meglio fingere indifferenza e lasciare che sia la preda ad
accostarsi. Qualche anno fa George ha partecipato a una caccia al lupo in
Francia. I cacciatori avevano legato in una radura un agnello e avevano
aspettato che un lupo si avvicinasse: il predatore si era infilato da solo
nella trappola, diventando preda. Poco
dopo gli invitati si mettono a tavola. George è alla destra della padrona di
casa. Adrien è lontano. George si limita a
guardarlo una volta o due, accennando nuovamente un sorriso. È sicuro che il
giovane sta chiedendo di lui alla sua vicina, perché questa lo guarda mentre
parla animatamente. Dopo
cena, nella sala riservata agli uomini, alcuni si accendono un sigaro e la
conversazione procede più libera. George si accosta al caminetto, mettendo la
punta del sigaro sulla fiamma. Si accorge che Adrien
si sta avvicinando a lui. Non dà segno di averlo notato. Si raddrizza e porta
il sigaro alle labbra, sorridendo. Il giovane si ferma al suo fianco. George
lo fissa. Non si finge sorpreso, non tradisce nessuna emozione. - Mi
scusi se l’importuno, milord. George
sorride: -
Non mi importuna. -
Non siamo stati presentati, ma la mia vicina a tavola mi ha parlato di lei.
Sono onorato di conoscere il conte di Bentham. Mio
padre mi parlava della nobiltà inglese e mi citava più volte i Bentham, uno dei quali combatté a Azincourt: un mio
lontano antenato perse la vita in quella battaglia, monsieur le comte. Forse ucciso da quel suo antenato. George
sorride. Tutti sanno di questo Bentham che combatté
ad Azincourt, perché suo padre raccontava volentieri la partecipazione di un
suo antenato alla battaglia. Per il conte era soltanto una testimonianza del
valore militare della sua stirpe. Per la società che frequenta i Parry, è un segno dell’antichità della famiglia dei conti
di Bentham, che ne accresce il valore, anche se
molte delle persone nella sala non saprebbero certo dire quando si svolse la
battaglia. Di sicuro questa sera qualcuno ha raccontato ad Adrien che un Bentham combatté
ad Azincourt e il giovane se ne è appropriato. Una notevole impudenza, che
però dimostra anche una buona dose di ingegno. George
controlla che nessuno possa ascoltarli e risponde: -
Lasci perdere gli antenati immaginari e non li mescoli a quelli reali. Non
con me, almeno. - Mais,
monsieur, que… -
Monsieur de Bellisle, se questo è davvero il vostro
nome, lasci perdere il francese, in cui lei si esprime benissimo, ma senza
quell’eleganza che caratterizza la vera nobiltà d’Oltremanica. Può funzionare
con gli ospiti abituali del barone Parry, ma non
con me. Non mi scambi per un Parry. Il
giovane ha un gesto di sorpresa, che reprime subito. È evidentemente
disorientato: non si aspettava di essere smascherato in modo così diretto e
ora non sa bene come muoversi. George
tace, fumando placidamente il sigaro. Poi si volta verso il giovane e ha un
mezzo sorriso: -
Lei è un bel giovane e di sicuro ha molti talenti, che però deve affinare se
vuole imporsi in una società a cui non appartiene. Adrien lo guarda e tace. George prosegue: -
Deve imparare a evitare certi errori. Qui nessuno è in grado di notarli, ma
in un altro ambiente sarebbero rilevati immediatamente, come lo sono stati da
me. Questa… George
guarda gli invitati radunati nella sala e scuote la testa con una leggera
smorfia di scherno, poi riprende: -… questa è una società in cui è facile
entrare e apparire ciò che non si è. Tutti qui sono abituati a incontrare
gente di bassa estrazione, nessuno è in grado di cogliere certe sfumature. Ma
quando si entra nella società che conta davvero… George
sorride e nuovamente scuote la testa. Dopo una breve pausa conclude: -
Non è difficile mantenere l’orientamento quando ci si muove tra campi e
villaggi, ma chi si addentra in una foresta secolare ha bisogno di qualcuno
che faccia da guida. Adrien lo guarda. Esita un attimo, poi
chiede: -
Vuole essere lei la mia guida, milord? Sarò ben felice di affidarmi
completamente a lei. George
guarda Adrien negli occhi. -
Completamente? Badi, è un impegno non da poco. George
ride e torna a guardare verso il camino. Il lupo è caduto nella trappola e si
offre al cacciatore. Adrien parla piano: - Mi
aiuti e farò tutto quello che vorrà, milord. Tutto. George
annuisce. Fin troppo facile, la battuta di caccia. George è leggermente
deluso. Il giovane è ingenuo. Ma la materia prima sembra buona. George
lo guarda. Sì, questo maschio vigoroso è una sostanza grezza che, debitamente
lavorata, splenderà come un diamante. E l’idea di formare questo giovane
stuzzica George: non gli è mai capitato, anche se qualche volta si è
divertito a insegnare ai suoi amanti alcune regole del saper vivere in
società. Può valere la pena di dedicargli un po’ di tempo e sgrossarlo. Sì,
il gioco vale la candela. Potrebbe essere un buon diversivo. -
Con chi sei venuto, Adrien? Il passaggio
al tu è brusco, ma il giovane deve sapere che tra di loro esiste una distanza
incolmabile. -
Con il signor Kellington, milord. George
scuote la testa, con un ghigno di disprezza. Un Kellington,
un industriale, uno che nel salotto di un barone non dovrebbe nemmeno mettere
piede! Adrien coglie il pensiero di George e dice: - Lo
so che… ma io… Mi ha
portato lui qui, mi ha fatto confezionare quest’abito. George
osserva il vestito, aggrottando la fronte. Ha già valutato prima
l’abbigliamento di Adrien: corretto, un buon
tessuto, ma nulla di più. E sui dettagli… inutile
soffermarsi. Ma che cosa si potrebbe pretendere da un Kellington,
un borghese il cui padre ha fatto fortuna con le sue industrie tessili? Adrien appare ancora più in imbarazzo. - Io… George
lo blocca con un gesto. -
Verrai via con me. O meglio, ti congederai quando ti farò cenno e mi
aspetterai fuori. Fino ad allora non ti avvicinare a me. George
si allontana, senza aspettare una risposta. Passa nella biblioteca e scrive
un biglietto. Lo fa recapitare a casa propria da un valletto dei Parry. Contiene l’ordine per due domestici di recarsi
immediatamente in una villetta che George possiede nelle vicinanze di Curzon Street, a pochi isolati dal palazzo dove risiede.
George la usa per incontri occasionali o per ospitare i suoi amanti per un
certo periodo. Quando George vi si recherà, il fuoco sarà stato acceso nei
camini e la casa preparata. La
serata trascorre tranquilla, tra le attività abituali. George
gioca, come molti altri ospiti. Il gioco lo diverte. Punta spesso forti
somme, che può permettersi di perdere senza problemi. George si accorge che Adrien sta seguendo il gioco a una certa distanza.
Probabilmente il denaro che George punta gli sembra una cifra enorme. George
perde e vince con la stessa perfetta indifferenza. Alla fine della serata si
ritrova vincitore di una bella somma, che intasca senza prestarvi la minima
attenzione, come se stesse rimettendo in tasca un fazzoletto. Per
tutta la serata non ha mai guardato direttamente Adrien,
come se si fosse dimenticato di lui, ma è sicuro che il giovane non lo ha
perso di vista neppure un momento, anche se ha badato a non farlo notare. Quando
ritiene giunto il momento di congedarsi, George fa appena un cenno ad Adrien. Questi si accomiata dalle persone con cui sta
parlando e dai padroni di casa. Saluta appena Kellington,
con cui ha scambiato poche parole in tutta la serata. Kellington
sembra stupito e forse anche un po’ irritato che Adrien
se ne vada da solo, ma non può certo trattenerlo a forza. Guardandolo
allontanarsi, Kellington si accorge che in realtà Adrien non se ne va da solo, perché lo vede aspettare
nell’atrio il conte di Bentham e uscire con lui.
Questa poi! Fuori
piove, la pioggia insistente di una fredda giornata autunnale. Ma vedendo
uscire il conte, uno dei servitori ha subito chiamato la carrozza. Il conte
sale e dopo di lui anche Adrien si issa.
All’interno è buio. George rimane in silenzio, anche se si accorge che il
giovane vorrebbe parlare, chiedere, sapere. Non lo incoraggia: Adrien deve imparare a rimanere al proprio posto. Il
viaggio è breve, perché la villa dove George ospita i suoi amanti non è molto
lontano dalla residenza dei Parry, e avviene in
perfetto silenzio: si sentono solo il ticchettio continuo della pioggia che
cade sul tetto della carrozza e il rumore sordo degli zoccoli dei cavalli che
battono sul selciato bagnato. Giungono
alla villetta, circondata da un alto muro. Dal cancello George può vedere che
nell’ingresso brilla la luce. I domestici hanno di certo preparato tutto.
Malcolm è andato via, Logan è rimasto, aspettando ordini. Bentham entra. Il domestico si inchina. -
Prepara il bagno, Logan. -
Subito, milord. George
passa in salotto, seguito da Adrien. George si
accomoda sulla poltrona e indica al giovane una sedia. -
Siediti. George
guarda Adrien, a lungo. Sì, la materia prima è
ottima. - E
così ti piacerebbe entrare nella società. Adrien annuisce: -
Vorrei diventare come lei, milord. George
alza le sopracciglia in segno di scherno. Il giovane si rende conto di
essersi espresso in modo inadeguato – o forse di aver espresso troppo
apertamente i suoi desideri. China la testa, poi la rialza e dice: - So
che non potrei certo diventare come lei. Non sono nobile, come ha capito benissimo.
E sono povero. Ma vorrei imparare a muovermi e vestirmi con la sua eleganza… George
sorride. Adrien ha cercato di ridurre la portata
della sua affermazione, ma vorrebbe davvero entrare a far parte dell’alta
società. George conclude la frase per lui: - E
arrivare in alto. Molto in alto. Adrien china nuovamente il capo. Un segno
d’assenso o d’imbarazzo perché si rende conto di avere un obiettivo molto
ambizioso. George
lo guarda un momento, prima di riprendere: -
Farsi strada nell’alta società non è facile per chi non vi appartiene per
nascita. Non basta vestire abiti eleganti e imparare a sostenere una
conversazione. Bisogna avere talento, molto talento. Credo che tu ne abbia,
ma il talento va affinato. E bisogna imparare a non commettere errori. Un
singolo errore può essere fatale. Se si precipita, è impossibile risalire. Adrien annuisce. George continua. - E
bisogna anche avere grandi mezzi, ma tu non possiedi nulla, vero? -
No, milord. -
Questo abito l’hai ottenuto con il tuo corpo. Adrien si morde il labbro superiore. George
sorride e osserva: - Il
corpo è uno strumento utile, di cui bisogna sapersi servire, senza arretrare
davanti a nulla. Se si è giovani e belli, è un’arma potente, nella lotta per
affermarsi. Un’arma che può ritorcersi contro di te, se commetti un errore. Adrien lo guarda, muto. George chiede: - Ti
sei prostituito? Non con Kellington, intendo. Per
strada o in un bordello. Se
il giovane si è venduto, esiste il rischio che qualcuno lo riconosca. È vero
che chi compra carne, soprattutto maschile, non lo va certo a raccontare,
perché metterebbe a rischio la propria reputazione, ma potrebbe mettere in
giro la voce. Adrien china il capo. -
Rispondi. Non devi celarmi niente, se vuoi che ti guidi. -
Non qui, milord, a Manchester. George
annuisce. Sarebbe stato meglio se Adrien non
l’avesse fatto, ma è difficile che qualcuno possa riconoscerlo qui a Londra. -
Sei mai stato arrestato? Adrien è a disagio. -
No, milord. Stavano per farlo, ma sono fuggito. Per questo sono venuto a
Londra. - Da
quanto tempo sei qui? -
Tre settimane, milord. George
riflette un momento. - Va
bene. Quando avrai imparato a muoverti e vestirti, è ben difficile che
qualcuno possa riconoscere in te un giovane che può aver visto un giorno per
strada. Dopo
una pausa, George aggiunge: -
Userai ancora il tuo corpo come strumento per ottenere i tuoi scopi, ma in
altro modo. Potrai arrivare in alto, molto in alto. Adrien sorride. -
Grazie, milord. George
si alza. - E
ora vediamo che cosa sei in grado di fare. Fa
un cenno al giovane ed esce dalla stanza. Adrien lo
segue. Il
domestico attende sulla porta della stanza da bagno. - Il
bagno è pronto, Logan? -
Sì, milord. - Va
bene, puoi andare. George
entra nella stanza. Guarda la vasca piena d’acqua, di fianco a cui vi sono
due secchi, uno con acqua bollente e uno con acqua fredda. -
Fammi vedere come sai spogliarti. Adrien lo guarda un attimo, poi si toglie
rapidamente la giacca. -
No, non così. Ti sto guardando. Un uomo ti guarda spogliarti. Devi attizzare
il suo desiderio, fingendo di non badare neanche alla sua presenza. Movimenti
lenti, come se stessi pensando ad altro, come se la tua mente fosse lontano.
Non hai fretta. Fretta ce l’ha chi ti desidera, ma tu sei l’oggetto del
desiderio, non colui che desidera. Adrien annuisce. -
Rimettiti la giacca. Adrien obbedisce. - E
ora toglitela, lentamente, come se fossi immerso nei tuoi pensieri, come se
non ti accorgessi neppure della mia presenza. Non devi fare in fretta perché
l’altro è impaziente. Sei tu che conduci il gioco. Adrien esegue. Si muove con lentezza, ma
senza esagerare. Il giovane impara in fretta. -
Ora la camicia. Voltati, dandomi la schiena, in modo che io non ti veda
subito da davanti. Non hai fretta, non badi neppure all’uomo che attende con
impazienza di poterti vedere nudo. Lui crede di avere il potere perché può
offrirti tutto, ma deve capire che tutto ciò che può offrire è poca cosa per
te. Sei tu che sei generoso nei suoi confronti, permettendoti di vederti, di
adorarti, non lui che ti dona abiti, ornamenti, denaro. Adrien ha seguito il discorso guardandolo
fisso. Nei suoi occhi brilla una luce intensa: George gli sta aprendo un
mondo. Quando
George si interrompe, Adrien si volta e con
movimenti misurati si toglie la camicia e la posa con noncuranza sulla sedia.
George sorride: il giovane è davvero bravo; farà impazzire molti uomini. -
Chinati a controllare la temperatura dell’acqua. Non troppo, non deve essere
un’esibizione. Tu stai pensando all’acqua, non a chi ti guarda, ma chi ti
guarda spia ogni tuo movimento, vuole vedere i tuoi fianchi mentre ti chini. Adrien esegue. -
Adesso finisci di spogliarti. Ormai ti sei dimenticato di chi ti sta
guardando. Stai pensando al piacere di immergerti nell’acqua calda. Adrien si toglie gli abiti senza guardare
nemmeno un istante George, che ne ammira il corpo, che unisce forza ed
eleganza. Adrien ha un bel culo. George si dice che
sarà un piacere gustarlo. Adrien si immerge nell’acqua. -
Ora lavati. Ti interessa lavarti, goderti il piacere di un bagno caldo. Sei
abituato ad avere un domestico che ti lava. Magari, quando davvero farai il
bagno di fronte a un uomo che ti desidera, gli permetterai di lavarti la
schiena, come se fosse il tuo servitore. Adrien annuisce. Si lava con cura. -
Ora puoi alzarti e asciugarti, lentamente, senza badare a chi ti guarda, ma
accendendo il suo desiderio. Adrien emerge e prende il telo che incomincia
a passare sul corpo. George ne guarda il sesso. Il giovane è ben dotato. Il
desiderio si tende in George. Vuole gustare questo cazzo che il giovane
accarezza con il tessuto, come se stesse asciugandolo senza badarci. Sì, Adrien impara in fretta. Quando
Adrien ripone il telo, George sorride. - Va
bene, per oggi può bastare. Passiamo in camera. Nella
camera da letto George dice: -
Adesso vediamo che cosa sai fare. Inginocchiati davanti a me. Adrien esegue, senza esitare. -
Saranno gli altri a doversi inginocchiare davanti a te, Adrien.
E lo faranno, te lo garantisco. Nessun altro deve pensare di poterti prendere.
Adrien annuisce. -
Ora abbassami i pantaloni e usa la bocca. Adrien esegue, muovendosi con lentezza. Dopo
aver calato i pantaloni, avvicina la bocca e avvolge la cappella. George
sorride. Gli piacerebbe scambiare le parti, ma Adrien
deve mettersi nelle sue mani, completamente. Quando l’avrà posseduto, quando
avrà preso la sua bocca e il suo culo, allora potrà farsi prendere, come
desidera. Ma nel loro primo rapporto deve essere lui a condurre il gioco. Adrien gli ha posato le mani sui fianchi e lavora
con le labbra, accarezzando e succhiando. A tratti lascia la preda ed allora
è la lingua a percorrere il cazzo, che si tende rapidamente. La bocca di Adrien scende fino alle palle, ne avvolge una, poi
l’altra. Il giovane ci sa fare. Il desiderio cresce in George, il cazzo è
ormai teso al massimo. La lingua di Adrien lo
percorre dalla base alla cappella, le labbra lo avvolgono nuovamente. George
chiude gli occhi. Con una voce che il desiderio altera, intima: -
Stenditi sul letto, a gambe larghe. Adrien esegue. Alla luce del candeliere
George guarda questo corpo muscoloso e virile che gli si offre. Domani sarà
George a offrirsi, perché questo è il tipo di maschio da cui George si fa
volentieri possedere, quello che il suo corpo desidera. George
prende da un cassetto il preservativo in budello di pecora che usa quando ha
rapporti con prostituti che potrebbero
trasmettergli la sifilide o qualche altra malattia: non intende correre
rischi. Se lo infila sull’uccello, poi sale sul letto in ginocchio, posa le
mani sulle natiche e le divarica. Osserva l’apertura che si offre al suo
sguardo. Fa colare un po’ di saliva e la sparge con un dito, spingendolo
all’interno. L’apertura cede senza sforzo. Questo bel maschio si è dato molte
volte. -
Non ci saranno altri a cui ti darai, Adrien. Io
solo potrò prenderti. Agli altri concederai, a volte, di offrirsi a te, ma
sarà un privilegio raro, di cui pochi potranno godere. George
avvicina la cappella all’apertura e penetra Adrien
con un unico, lento, movimento. La sensazione della carne che lo accoglie è
bellissima. George stringe il culo di Adrien e
incomincia a muoversi. A ogni spinta il piacere cresce. George vorrebbe farlo
durare ancora a lungo, ma, come spesso gli succede, presto la tensione troppo
forte si scioglie in un orgasmo violento. George si affloscia sul corpo di Adrien. - Va
bene, Adrien. Ora sei mio. George
passa la notte nella villa. Lo fa di rado, preferendo tornare nella propria
abitazione dopo il rapporto, per ritrovare il mattino i propri domestici che
lo vestono e gli preparano la colazione. Ma domani mattina ha intenzione di
gustare il cazzo di Adrien, dopo aver provato il
suo culo. George
si addormenta subito. Adrien rimane sveglio.
L’incontro con questo nobile, che dai Parry tutti
ammiravano, gli apre le porte di un futuro radioso. Le parole di Bentham lo fanno sognare. Adrien
si vede accolto nei salotti più esclusivi, riverito, desiderato, invidiato.
Sono sogni a occhi aperti molto più attraenti del sonno, a cui Adrien si abbandona tardi. Il mattino
seguente, quando entrambi sono svegli, George dice: -
Sei una buona cavalcatura, Adrien. Adesso vediamo
che cosa sai fare come cavaliere. Te l’ho già detto: essere cavalcato da te
sarà un premio che concederai a pochi, pochissimi. Lo pagheranno molto caro,
ma strisceranno ai tuoi piedi per ottenerlo. Adrien sorride al pensiero del futuro che gli
prospetta il conte. George prosegue: -
Adesso mettiti la borsa in pelle. È nel cassetto. La
“borsa in pelle” è il preservativo, come quello che George ha usato in
serata. Adrien non ama usare il preservativo, ma
gli è capitato che qualche cliente glielo chiedesse, per paura delle
malattie. Si accarezza il cazzo e quando è teso, prende il preservativo e se
lo infila. Intanto
George si stende sulla schiena e piega le gambe. -
Prendimi così. Adrien annuisce. Si mette sul letto e solleva
le gambe di George, mettendosele sulle spalle. Si sputa sulle dita e le passa
sull’apertura, preparando la strada. Adrien sa come
muoversi, come far godere un uomo e oggi intende dare il meglio. Vuole legare
a sé quest’uomo che gli permetterà di farsi strada. Adrien avvicina la cappella all’apertura e
lentamente la introduce. Interrompe il movimento un istante, poi riprende e
avanza ancora, sorridendo. Sul viso di lord Bentham
Adrien legge il piacere che il suo cazzo gli
trasmette. Il conte ha schiuso le labbra e geme. Adrien
spinge ancora e arriva in fondo, poi si ritrae, fino a far uscire
completamente l’uccello. Bentham sospira. Adrien spinge di nuovo il cazzo nel culo di Bentham, con un movimento più deciso. Bentham
sussulta e geme di nuovo. Adrien incomincia a muovere avanti e indietro
il culo, affondando ogni volta il cazzo fino in fondo, finché i coglioni
toccano il culo di Bentham, poi ritraendosi. A
tratti esce e poi rientra, con un movimento deciso. Ogni volta Bentham geme, sempre più forte. Adrien
procede a lungo. Bentham ansima e lo incoraggia,
prima con semplici “Sì!”, sussurrati e poi pronunciati sempre più forti, fino
a diventare un urlo. E poi con parole e frasi che gli detta il desiderio:
George Bentham ha completamente perso il controllo
di se stesso. Le sensazioni che gli trasmette questo cazzo che gli scava
dentro sono troppo forti. George
sente il piacere dilatarsi e avvolgerlo tutto e infine esplodere in onde violente
che lo travolgono. George chiude gli occhi mentre il seme gli si sparge sul
ventre e Adrien accelera il ritmo e viene dentro di
lui. Più
tardi, quando il respiro si è calmato e sono distesi uno accanto all’altro,
George dice: - A
letto ho ben poco da insegnarti. Poi
George si alza. Prende la borsa con la vincita della serata e la svuota sul
tavolo. -
Tienili, potranno servirti per giocare, quando sarà giunto il momento di
farlo. Adrien lo guarda, stupito, ma nei suoi occhi
brilla un lampo di avidità. - È
una grossa somma. - Tu
non sei ricco: ti sei presentato come un nobile la cui famiglia è stata
rovinata dalla rivoluzione ed è bene che non ti smentisca. Ma quando giochi,
devi essere disposto a vincere o a perdere con la stessa, completa, indifferenza.
Nessun vero nobile mostra di dare importanza al denaro. Adrien annuisce, affascinato. George
aggiunge: -
Attenzione, però: il gioco può essere un tuo passatempo, mai il tuo padrone. -
Sì, capisco. Mentre
si riveste, George dice: -
Rimarrai qui. Ci sarà un servitore che si occuperà di te. E poi ti farò
sapere. Non
dice altro: non deve certo rendere conto ad Adrien
dei progetti che ha in testa. Il giovane si è affidato a lui. Non
piove più. George decide di rientrare a piedi: è una gradevole passeggiata.
Mentre cammina per le strade, George pensa ad Adrien.
Insegnargli come comportarsi in società sarà una bella sfida, ma è proprio la
difficoltà dell’impresa a stuzzicare George. E Adrien
è in grado di imparare, di questo George è sicuro. L’idea
di imporre questo giovane nella società lo diverte. Certo, non intende
introdurlo nei circoli più esclusivi: sarebbe una follia. Ma in una società
mista, come quella che si ritrova dai Parry, o
anche nella cerchia più ristretta della piccola nobiltà, uno come Adrien può imporsi. E quando George si stancherà di lui,
il giovane potrà trovare facilmente un altro protettore, come il marchese di Shaffield. Passando di letto in letto, potrà arrivare
lontano e un giorno sposare la figlia di qualche ricco borghese o di un
barone, magari di uno di quelli con cui è stato a letto: non sarebbe il primo
caso di un uomo che scopa il padre e poi ottiene la mano della figlia. I Parry, ad esempio. La ragazza deve avere sedici anni:
magari potrebbe essere lei la sposa di Adrien. Il
giovane sicuramente mirerebbe più in alto, ma non può pensare di entrare in
una famiglia di antica nobiltà, dove le sue origini sarebbero esaminate con
cura. I Parry sono ricchissimi, la ragazza sarebbe
un buon partito. Ma magari si troverà anche di meglio. George
scuote la testa: sta fantasticando, ma trasformare un proletario in uno dei
giovani leoni della società è una sfida affascinante. George dovrà spendere
parecchio, ma il denaro non è mai stato un problema per lui. Adrien è un diversivo interessante, un giocattolo che lo
divertirà a lungo in questo autunno. Nelle
settimane seguenti, George prepara Adrien al suo
nuovo ruolo. In primo luogo George fa sfilare tutti coloro che dovranno dare
al giovane un aspetto all’altezza delle sue aspirazioni. I sarti, i calzolai,
i parrucchieri, i cappellai propongono e creano, sotto la sguardo critico del
conte. George Bentham trasforma ogni prova in una
lezione di eleganza. - In
società bisogna controllare ogni elemento: il vestiario, il modo di muoversi,
le espressioni del viso, le parole. Tutto viene vagliato dagli altri. Ogni
dettaglio parla e ciò che dice deve accordarsi con l’immagine che vuoi dare
di te. Quanti aspirano a essere considerati maestri di eleganza e poi vengono
smascherati dalle scarpe, da un paio di guanti, da un gioiello! Non so se hai
osservato lord Parry – e George sottolinea in modo
ironico la parola “lord” – e soprattutto la sua signora: la loro posizione
nella società è definita da quello che indossano. È come se i loro abiti
dicessero: “Noi siamo arrivati fino qui, ma questo è il nostro limite.” Non è
il denaro che manca loro, è un’eleganza naturale che è impossibile fingere. Adrien è curioso delle mode del momento.
Vuole sapere che cosa indossano i nobili, quali colori scelgono, quali
tessuti. George sorride. Risponde alle domande del giovane, poi però
conclude: - Le
mode vanno seguite senza esserne schiavi. Esse sono al tuo servizio, non tu
al loro. L’uomo elegante sa mutare il suo abbigliamento, tenendo conto dei
cambiamenti nel gusto comune, ma valutandoli in base al proprio gusto. E non
basta copiare le persone eleganti: ciò che addosso a un marchese di Shaffield è perfetto, indossato da un altro può diventare
pedissequa imitazione, se non parodia. -
Lord Shaffield è un uomo molto elegante? Ho sentito
parlare di lui, ma non l’ho mai visto. -
Non frequenta certo i Parry, almeno non a Londra.
In campagna sì, ma partecipare a una caccia alla volpe nella tenuta dei Parry nel Surrey non ha lo stesso significato di
intervenire a una loro serata. Comunque il marchese è stato a suo tempo un
rivale di lord Brummel, che per anni ha dettato la moda a Londra. Shaffield non si è mai adeguato e anche per questo il suo
stile è inimitabile, ma nessuno potrebbe mettere in discussione la sua
eleganza. Adrien segue i discorsi del conte senza
perdere una parola. L’attenzione del giovane stimola George a proseguire. - Il
tuo modo di vestirti deve diventare qualche cosa di personale, che forse
altri potranno ammirare e cercheranno di imitare, ma con esiti ben diversi.
Non è un risultato a cui si arriva in fretta e per alcuni è impossibile
ottenerlo: non basta il denaro, non bastano i consigli di un buon sarto, ci
vuole un gusto naturale che si può affinare, ma non creare dal nulla. Ci
vuole talento. In presenza
del sarto, George lascia che il giovane esprima le sue preferenze, poi lo
guida a comprendere i limiti di certe scelte e a individuare la stoffa e i
modelli più adatti. George nota con piacere che Adrien
impara in fretta. Il giovane è in grado di capire, c’è davvero un talento
naturale in lui e soprattutto una motivazione fortissima ad affermarsi, che
lo spinge a assorbire tutto ciò che George gli trasmette. Davvero imparerà a
muoversi perfettamente, di questo George è ormai sicuro. Quando
il sarto esce, George osserva: -
Non ti limitare a ciò che è visibile. La biancheria non è meno importante.
Forse nessuno la vedrà, ma se qualcuno avesse l’onore di vederla, dovrà
constatare che essa non è meno raffinata dell’abito. Non deve capitarti mai
di uscire di casa con un capo di biancheria liso o non perfettamente pulito o
di qualità scadente perché pensi che tanto nessuno lo vedrà. -
Milord, non so davvero come ringraziarla. George
alza le spalle. -
Imparando bene. Sei in grado di farlo. Per
George il tempo con Adrien passa in fretta. Il
giovane è curioso e chiede. George è contento di potergli spiegare. -
Ricordati bene, Adrien, l’abito giusto non basta.
Puoi essere vestito come un principe di sangue e tradirti con un gesto.
Sapersi muovere non è meno importante di saper scegliere un tessuto o
mettersi l’abito adatto all’occasione. Bisogna saper conversare. Devi
conoscere i passatempi dei nobili e i loro argomenti di conversazione.
Prenderai lezioni di scherma: non devi certo pensare a sfidare qualcuno a
duello, ma devi conoscere lo scherma. Quando se ne parla, non occorre che tu
intervenga, ma se volessi farlo, devi dimostrare competenza. E lezioni di
equitazione, naturalmente. Sai cavalcare? -
Poco, milord. -
Imparerai. E il ballo. Racconterai di non aver avuto un’educazione consona al
tuo titolo, ma per un giovane di famiglia nobile saper cavalcare, ballare,
usare la spada non è mai difficile. Un nobile ce l’ha nel sangue. George
gli passa anche qualche libro. Il giovane ha scarso interesse per la lettura:
alcuni romanzi destano la sua curiosità, ma la poesia lo annoia. Legge ciò
che George gli passa perché sa che gli serve essere informato sugli autori e
sui libri di cui si parla. George
assiste spesso alle lezioni del suo pupillo. Inizialmente le lezioni di
scherma sono noiose e George spesso si distrae leggendo qualche pagina di un
buon libro, ma quando Adrien è in grado di
combattere, vederlo duellare è davvero affascinante. Il giovane dà prova di
forza ed eleganza negli scontri. Al termine
della lezione spesso George fa salire Adrien in
camera e, dopo che il giovane si è lavato, gli si offre. Alle
lezioni di ballo George di solito evita di assistere, perché non gli
interessano. Si limita a verificare i progressi, che anche in questa attività
sono costanti. Per quanto riguarda il gioco, è invece George stesso a
insegnare ad Adrien alcuni dei passatempi più
apprezzati dalla nobiltà, come il whist. La rapidità con cui il giovane
impara lo colpisce: in tutto Adrien si dimostra un
ottimo allievo, ma nel gioco eccelle. È fortemente motivato a vincere e
George si accorge che è molto concentrato. Forse troppo. -
Ricordati quello che ti ho detto. Puoi concentrarti nel gioco, Adrien, ma non lo devi dare a vedere. Dev’essere chiaro
che vincere o perdere ti è del tutto indifferente. Un nobile non bada al
denaro che punta, neppure quando sono le sue ultime sterline. A
dicembre, dopo due mesi di formazione, George decide che il momento del
debutto in società è giunto. Adrien è già stato dai
Parry, ma questo non conta. Adrien si trasferisce nella residenza di Bentham a Grosvenor Square: è
un ospite di Bentham e come tale verrà accolto
nella società che conta. In questo periodo Adrien
ha compiuto grandi progressi. Le lezioni continuano e il giovane si impegna
con costanza, ma ormai è impaziente: è convinto di riuscire ad affermarsi in
società senza difficoltà e vuole mettersi alla prova. -
Quando mi porterà a qualche serata mondana, milord? -
Quando sarai in grado di non commettere errori. Per il momento non sei ancora
pronto per un’intera serata in un salotto, ma direi che possiamo andare a
teatro e a qualche concerto. Servirà per affinare il tuo gusto e ti fornirà
argomenti di conversazione. Intanto avrai modo di osservare alcune delle
persone più in vista e di vedere come si vestono e si muovono. Per
la prima serata a teatro, George fa vestire Adrien
un’ora prima, per avere il tempo di esaminare con cura il suo abbigliamento.
George nota con soddisfazione che il giovane ha imparato bene la lezione: George
può limitarsi a qualche piccola osservazione. Rimane
però un punto importante, su cui George ha riflettuto. -
Questa sera non puoi rivolgerti a me chiamandomi milord. Adesso, Adrien, devi abituarti a chiamarmi George. In società ci
devono considerare due amici. Se io ti chiamassi per nome e tu ti rivolgessi
a me dicendomi “milord”, sarebbe chiaro che tra noi esiste una grande
distanza. Agli occhi degli altri non deve esistere, altrimenti non potrei
introdurti nell’alta società, quella che davvero conta. Adrien sorride. -
Volentieri, milord. O devo dire: volentieri, George? George
annuisce, poi dice: -
L’opera che ascolteremo questa sera è I puritani, di Bellini. È in
italiano. Dovrai imparare anche un po’ di italiano, ma per quello c’è tempo.
Non commentare la musica, ma ascolta con attenzione i commenti che faranno
gli altri. All’Opera
House c’è buona parte della società che conta. All’ingresso George nota con
soddisfazione che diverse donne e alcuni uomini osservano Adrien.
Quando incontra una conoscenza, George presenta Adrien
come un giovane amico francese, rampollo di una famiglia nobile che la
rivoluzione ha portato alla rovina. George
e Adrien si sistemano nel palco. George guarda gli
altri palchi. Saluta alcune persone, che rispondono. Prima dell’inizio dello
spettacolo qualcuno passa a salutare. George fa le presentazioni. Prima
che l’opera abbia inizio, George indica ad Adrien
un uomo in un palco. - Lord Anthony, marchese di Shaffield. Una
delle grandi famiglie del regno, meno antica dei Bentham,
forse, ma non meno illustre. Sicuramente gli piacerai. Ama gli uomini forti.
Preferisce quelli un po’ grezzi, che sanno di letame, ma non è indifferente a
nessun maschio bello e virile. Pare anche ai ragazzini, ma non ci sono
certezze: è molto attento a non scoprirsi. Ha un passato da ufficiale, ha
combattuto nelle guerre napoleoniche. È un uomo abituato a ottenere ciò che
vuole, che non accetta di sentirsi dire di no. Per questo è opportuno dirgli
di no, per un po’, almeno, sapendo dosare i rifiuti: attizza il suo
desiderio. Avrai modo di conoscerlo, ma non subito: è ancora presto. Adrien osserva con attenzione lord Shaffield. È un uomo elegante, che appare molto sicuro di
sé e che risponde con un cenno del capo ai saluti che gli vengono rivolti: sembra
considerarli omaggi dovuti. Dev’essere tra i cinquanta e i sessanta, capelli
grigi che porta lunghi e barba anch’essa grigia. Di corporatura snella, è di
sicuro molto più interessante della maggioranza degli altri uomini della
stessa età presenti in sala. -
Non lo fissare. Non si deve accorgere che lo stai osservando. Anche se guarda
da un’altra parte, ti ha notato e ti tiene d‘occhio. Adrien distoglie lo sguardo e lo rivolge a
George, che prosegue: -
Ricordati, Adrien: tu sei un giovane a cui il destino
non ha dato tutto quanto gli spettava per nascita. Ma non per questo vali
meno di lui, tutt’altro: tu hai oltre trent’anni in meno e sei bello. Non sei
interessato a lui. La sua enorme ricchezza, una delle più grandi fortune
d’Inghilterra, non ha nessun peso per te. Non ti interessa certo avvicinarti
a lui. È lui che ti cercherà. E lo farà. Questa sera ti ha notato e ti ha
puntato: sei una preda, che farà in modo di ottenere. L’idea di sottrarti a
me lo diverte ed è uno stimolo in più. Adrien non perde una sillaba, come sempre
quando George parla. Nell’intervallo
qualcuno passa a trovarli. George preferisce non recarsi negli altri palchi,
perché sa che è ancora presto per introdurre Adrien.
Il giovane non sa nulla di musica e si troverebbe a disagio se dovesse
commentare. Ma Adrien ascolta con attenzione quello
che dicono gli altri e quando, nel secondo intervallo, qualcuno gli chiede
che cosa ne pensa dell’opera, risponde con sicurezza: - Davvero
notevole. D’altronde, a Parigi sono impazziti per Bellini. I Puritani
sono stati un trionfo e una vera apoteosi per questo grande musicista, così
sfortunato da morire ad appena 34 anni. Di quali capolavori ci ha privati la
sua morte prematura! George
non può non ammirare l’abilità con cui Adrien ha
tratto da alcuni commenti degli altri spettatori tutti gli elementi per
apparire informato. La
serata si conclude in modo molto positivo. Ma prima di introdurre Adrien in un salotto, George preferisce lasciar passare
altro tempo. Diverse
serate a teatro e all’opera permettono al giovane di imparare a conoscere
autori e compositori e di incontrare diversi nobili, senza doversi trattenere
a lungo con loro. George fornisce altre informazioni su tutto ciò che è alla
moda nel campo dello spettacolo. Come sempre Adrien
assimila in fretta. Adrien ormai è pronto per entrare in società.
Non certo nella cerchia esclusiva delle famiglie nobili più illustri, ma in
quella più ampia dell’aristocrazia londinese. |
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