12 - Sottoterra

 

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Adam è pronto. Passa in salotto per salutare Thomas e lo trova vestito per uscire. Lo guarda, un po’ perplesso.

- Non mi avevi detto che uscivi.

- Questa sera sono impegnato. Un po’ lavoro, un po’ una faccenda privata.

Adam è stupito che Thomas non gli abbia detto niente. Tra lui e Thomas non ci sono segreti. Vorrebbe chiedergli, ma visto che Thomas non dice nulla, non vuole apparire curioso.

- Va bene. Io vado.

- Andiamo pure.

Adam aggrotta la fronte.

- Cosa vuole dire “Andiamo pure”?

- Che sono pronto anch’io e che possiamo andare.

- Tu dove vai, Thomas?

Thomas ride. Adam pensa che Thomas è bellissimo quando ride. Ma per lui Thomas è sempre bellissimo.

- Dove vai tu, Adam.

Adam scuote la testa.

- Potrei pensare che non ti fidi di me.

- In fondo è vero. Ti conosco troppo bene per non sapere che hai la tendenza a ficcarti nei guai.

- È il mio lavoro, Thomas.

- Anche il mio, Adam. Come ispettore della polizia metropolitana devo capire un po’ di che cosa si tratta. Questo giro di lotte e scommesse e… non solo, riguarda anche me.

- Non sapevo che ti occupassi di questo. Non sapevo che la polizia ne fosse informata. Credevo che tu indagassi sulla morte di Kellington.

- Sì, in servizio faccio questo, adesso sono fuori servizio. Ma…

Il tono di Thomas cambia e diventa serio:

- … non mi stupirebbe che nel giro che frequenta questo locale ci fosse anche l’assassino o almeno qualcuno che ne sa qualche cosa. Kellington aveva rapporti con altri uomini e frequentava questo giro.

- Frequentava questo giro? Come lo sai?

Thomas sorride e scuote la testa:

- Un ispettore non può raccontare queste cose a un giornalista.

Adam ride. Fino a ora non è mai capitato che nello svolgere i loro lavori si trovassero a contatto: Thomas si occupa di omicidi, un argomento che Adam segue solo occasionalmente.

- Neanche un accenno?

Thomas scuote la testa.

- Ho trovato un po’ di cose tra le sue carte. Ma altro non ti dico. Andiamo.

 

Adam è contento che Thomas venga con lui. Non è tanto il fatto di sentirsi più sicuro: a parte il fatto che non prevede che ci siano rischi, per quanto riguarda il pericolo la presenza di Thomas sarebbe invece un elemento negativo, perché Adam non vuole che Thomas corra dei rischi per lui. Ma avere Thomas al suo fianco è ciò che Adam desidera di più al mondo.

Comunque non dovrebbe esserci nessun pericolo, a parte un intervento della polizia, ma in questo caso la presenza di Thomas metterebbe anche Adam al sicuro. Qualche problema potrebbe nascere se si scoprisse che Adam è un giornalista e non un semplice spettatore, ma tutti sono mascherati e nessuno può riconoscerlo.

Adam è curioso di sapere di più su questi incontri clandestini di lotta. Il suo informatore ha saputo indicargli il luogo, l’orario e la frase da pronunciare, una specie di parola d’ordine, ma non era in grado di dirgli chi organizza gli incontri. Anche sulla presenza di ragazzi non aveva nessuna informazione sicura. Di certo sapeva che si tengono questi incontri di lotta clandestini e che poi è possibile avere rapporti con alcuni dei lottatori. Qualche cosa tra il club sportivo e il bordello.

 

Adam e Thomas raggiungono senza problemi il locale vicino a Lisson Grove. Dall’esterno appare un edificio anonimo, che potrebbe essere un vecchio magazzino, perché ha poche finestre. Vicino alla porta c’è un uomo appoggiato alla parete, come se stesse aspettando qualcuno.

Adam si avvicina e dice:

- Siamo due amici di Capability Brown. Siamo venuti ad assistere.

L’uomo porta annuisce.

- È la prima volta, vero?

- Sì, per tutti e due.

L’uomo si fa pagare, poi spiega:

- La prima porta a destra, per mettervi le maschere. Poi ripassate nel corridoio e lo percorrete tutto. Al fondo prendete la scala che porta nei sotterranei. Ma dovete aspettare un attimo, c’è ancora qualcuno nel corridoio.

L’uomo socchiude la porta e controlla, poi dice:

- Ecco, ora potete andare.

Adam e Thomas seguono le istruzioni.

Nella sala si sistemano tra gli spettatori che siedono intorno allo spazio dove si affronteranno i due lottatori. Ci sono panche su tre lati e su una parte del quarto.

Thomas osserva i presenti. Tutti mascherati, con mantelli che li coprono. Ventidue persone in tutto, compresi lui e Adam. Tra loro potrebbe esserci l’assassino di Kellington, ma è una pura ipotesi.

I due avversari entrano da una porta laterale. Uno è un bianco con la pelle chiara e barba e capelli rossi, alto e forte. L’altro è un nero, anche lui robusto.

A fare da arbitro è Spade, il vice di Ronaldson, che dice:

- Il primo incontro è di lotta, tra il Giamaicano e il Rosso.

Adam osserva:

- Il negro sarà il Giamaicano. Il bianco sarà il Rosso.

Adam ride mentre lo dice. Thomas risponde, sottovoce:

- Grazie. Da solo non ci sarei mai arrivato.

Thomas osserva meglio i due uomini. Due splendidi esemplari di maschi, tutti e due alquanto ben dotati. L’incontro è un bello spettacolo: non è una grande lotta, ma l’eleganza naturale dei corpi è affascinante. È splendido vedere questi due maschi che si stringono, finiscono a terra, si rialzano, cadono di nuovo, avvinghiati, finché il Rosso manda a terra il Giamaicano.

- E adesso se qualcuno ha piacere di sfidare uno dei due campioni in un incontro amichevole…

Se fosse solo, Adam forse proverebbe. Un po’ di lotta non gli dispiacerebbe, per niente, lo ha fatto in passato. Gli piace l’intimità fisica che si crea nella lotta. Ma preferirebbe parlarne prima con Thomas.

Nessuno si fa avanti.

Allora Spade dice:

- Se qualcuno vuole conoscere più da vicino il Giamaicano, è possibile farlo.

Il sorriso di Spade non lascia molti dubbi: “conoscere” è da intendere in senso biblico. Spade prosegue, dando le tariffe per chi assiste e per chi partecipa.

Il Giamaicano lascia il locale attraverso una delle porte sul lato opposto a quello da cui sono entrati Thomas e Adam.

Lord Anthony Shaffield guarda il Giamaicano uscire. Un corpo da atleta e un culo splendido. Non ha mai scopato con un negro e non gli spiacerebbe provare. Questo è davvero un bel maschio. Ma davanti agli altri preferisce non farlo. Al massimo assisterà.

Uno degli spettatori si dichiara interessato a fare conoscenza con il lottatore e versa la cifra richiesta. Anthony e alcuni degli altri si fanno avanti per assistere. Thomas non è interessato: vedere il Giamaicano scopare con un uomo mascherato non gli fornirà certo informazioni sull’omicidio di Kellington e non gli sembra il caso di finanziare un’attività illegale. Prima però che Thomas abbia il tempo di dire qualche cosa, Adam paga per tutti e due il prezzo per assistere. Thomas si dice che per Adam può avere un senso vedere tutto ciò che succede nel locale, se deve scrivere un articolo. Ma sa benissimo che Adam è semplicemente curioso e guarda volentieri.

Passano tutti in una delle stanzette di fianco al locale dove si svolgono gli incontri di lotta. Il Giamaicano è contro la parete. L’uomo che ha pagato si avvicina, si inginocchia, guarda il cazzo del Giamaicano, poi ripiega la parte bassa della maschera per liberare la bocca e avvolge la preda con le labbra. Succhia un buon momento e il cazzo si tende in fretta.

Anche Thomas si rende conto che il cazzo gli si tende. È la prima volta che guarda qualcun altro scopare e non pensava che gli avrebbe fatto questo effetto. Ma già il combattimento tra il Rosso e questo bel maschio nero lo aveva solleticato.

La mano di Adam gli si posa sulla patta. Thomas sussulta: non se l’aspettava. Si guarda intorno. Tutti stanno osservando il Giamaicano e l’uomo inginocchiato e nessuno bada a loro. E se anche qualcuno li vedesse, in questa situazione certamente non si scandalizzerebbe. Ma Adam ha una faccia tosta! Cosa peraltro ben nota a Thomas (e apprezzata).

L’uomo continua a lavorare con la bocca. Intanto si mette una mano nei pantaloni e si dà da fare. L’altra mano giocherella con i coglioni del nero, scivola sul ventre, stringe il culo. Dopo un buon momento l’uomo si tende, chiude gli occhi ed emette un gemito, soffocato dal grosso cazzo del nero che gli riempie la bocca.

L’uomo lascia la preda, si riabbassa la maschera, poi prende un fazzoletto e se lo infila nei pantaloni, per asciugarsi.

Adam ha tolto la mano. Mormora:

- Tutto qui? Mi aspettavo qualche cosa di più.

Thomas gli risponde, sempre a voce bassa:

- Porco.

Adam ride. Sussurra, pianissimo:

- A casa facciamo di meglio.

Anche Anthony Shaffield è rimasto un po’ deluso, ma la dotazione di questo negro è splendida. Il cazzo è teso, perfettamente verticale, grande, appetitoso.

Anthony esce e cerca con gli occhi Spade, che sta dirigendo il secondo incontro. Anthony gli si avvicina. Spade lo guarda interrogativamente.

- Voglio il Giamaicano, senza spettatori.

- Un attimo e sono da lei.

Spade aspetta un momento in cui i due lottatori si stanno studiando per decidere una pausa. Accompagna Anthony nello stanzino, dove è rimasto solo il Giamaicano, il cazzo ancora in tiro.

Spade indica la cifra, Anthony paga. Spade esce e dà il segnale per riprendere l’incontro.

Anthony Shaffield sorride. Si cala i pantaloni e si stende sulla panca, che di sicuro serve anche per quest’uso. Domani avrà male al culo, ma un maschio così…

Il Giamaicano è contento di avere un secondo cliente. Il primo non l’ha fatto venire e questa è una buona cosa: ora è pronto per soddisfare anche questo porco che vuole essere infilzato allo spiedo.

Il Giamaicano inumidisce bene l’apertura con la saliva: il suo attrezzo è alquanto voluminoso e non è facile da reggere.

Quando il cazzo nero forza l’apertura, Anthony ha un piccolo sussulto. Questo cazzo è magnifico, davvero. Il Giamaicano avanza piano. Quando è dentro, si stende su Anthony e incomincia a spingere avanti e indietro.

La sua mano afferra il cazzo di Anthony e lo stringe con forza. Anthony sussulta. Il Giamaicano spinge e il ritmo diventa sempre più intenso. La sensazione è piacevolissima, questo negro ci sa davvero fare.

La mano del Giamaicano continua il suo lavoro e Anthony sente infine il piacere esplodere. Chiude gli occhi.

Il Giamaicano si ferma. Anthony è sazio. Per oggi va bene così.

- Basta così.

Il Giamaicano si ritira. Se c’è un terzo cliente, è già pronto. Una buona serata.

 

Nello stanzino a fianco, Harry si è lavato dopo l’incontro. Non deve più affrontare nessuno, per cui potrebbe rivestirsi, ma deve aspettare la fine degli incontri se vuole tornare in carrozza, con Ronaldson, Spade e gli altri. Il bordello è molto lontano.

 

Al termine dei tre incontri, Adam e Thomas escono dal locale.

- Allora, che ne dici, Thomas?

- Che devo sorvegliarti più da vicino, Adam. Mi dici che vai a lavorare come giornalista e poi vai in certi posti…

Adam ride.

- Come giornalista devo raccogliere informazioni direttamente.

- Già. E paghi pure per assistere a certe scene…

- Come giornalista devo documentarmi su tutto.

- Incomincio a capire perché hai scelto di diventare giornalista.

 

Arrivati a casa, Adam dice:

- Comunque, dopo aver visto quei magnifici maschi affrontarsi e poi il Giamaicano al lavoro, io una certa voglia l’avrei.

Thomas sorride:

- D’accordo. Si può fare. Quello che si è fatto scopare mi pare che abbia pagato una sterlina. Non è molto, ma mi posso accontentare.

Adam si finge scandalizzato.

- Thomas!

- Così recupero ciò che ho speso per assistere.

- Ma se per assistere alla scopata ho pagato io per tutti e due!

- Hai deciso tu di assistere. E l’ingresso nel locale me lo sono pagato io.

- A te serviva per le indagini su Kellington.

Thomas guarda Adam, inarcando le sopracciglia.

- Senta, signore, se non vuole pagare, può cercarsi qualcun altro. La strada per il bordello dell’Irlandese la conosce, ma l’avviso che anche lì si paga.

Adam ride. Si avvicina e bacia Thomas sulla bocca.

- Brutto stronzo!

E mentre lo dice Adam incomincia a spogliare Thomas. Gli toglie la giacca e lo bacia di nuovo sulle labbra, ma questa volta spinge la lingua dentro la bocca di Thomas. Poi gli apre la camicia e passa le mani sul petto, una scende, infilandosi nei pantaloni, fino al cazzo, che già sta acquistando volume. Adam dice:

- Però, se proprio non vuoi…

- Stronzo!

Si baciano ancora, mentre la mano di Adam armeggia nei pantaloni di Thomas. Questi dice:

- Prima di passare in camera da letto, devo pisciare.

Adam sorride.

- Solo per evitarti di dover andare al cesso.

Adam si spoglia in fretta e si inginocchia davanti a Thomas. Questi si abbassa pantaloni e mutande e accarezza la testa di Adam.

- Pronto?

- Pronto!

Thomas avvicina il cazzo alla bocca di Adam e incomincia a pisciare. Adam beve.

Quando hanno finito, Thomas dice:

- Per questo non ti faccio pagare.

- Troppo buono.

Adam prende in bocca la cappella di Thomas, la succhia e l’accarezza con la lingua, mentre le sue mani stringono il culo di Thomas, scendono lungo le cosce, risalgono ad accarezzare i coglioni.

Il cazzo di Thomas si tende. Ora Adam lo sente duro e caldo nella sua bocca.

- Andiamo in camera, Adam.

- Va bene.

Adam si alza. Thomas finisce di liberarsi degli indumenti.

In camera si abbracciano, Thomas stringe a piene mani il culo di Adam, poi le sue dita scivolano sul solco, si infilano nell’apertura.

- Sì, Thomas, sì.

- Stenditi sul letto. Sulla schiena.

Adam si stende. Thomas guarda il corpo che gli si offre, il viso di Adam. Mentre si inginocchia sul letto e si mette le gambe di Adam sulle spalle, dice:

- Se vuole una riduzione del prezzo, posso farla, signore. Però faccio tutto in fretta.

- Stronzo!

Ma la voce di Adam tradisce la tensione che sale in lui.

Thomas inumidisce l’apertura con un po’ di saliva, poi, sorridendo ad Adam, avanza piano, infilando il cazzo nel culo di Adam.

Adam chiude gli occhi.

- Sì, Thomas, sì.

Thomas gli accarezza delicatamente il viso, i capelli, il petto, giocherella con i peli, poi avanza ancora.

- Adam…

Adam apre gli occhi e guarda Thomas.

- Sei bello, Adam.

Adam scuote la testa. Thomas incomincia a spingere. Come sempre quando Thomas lo prende, le sensazioni sono fortissime. Il piacere sale a ondate dal suo culo, dal cazzo con cui ora le mani di Thomas giocherellano, da tutto il suo corpo. E quando infine Thomas viene, anche Adam viene, con un grido strozzato.

Thomas lo accarezza, con molta delicatezza, poi esce da lui.

Mentre si alza per andare a lavarsi, dice:

- Due sterline.

Adam sorride. Non dice nulla. Sta troppo bene.

 

Il mattino dopo a colazione Adam chiede:

- C’è qualche problema, Thomas?

Thomas guarda Adam perplesso.

- Perché me lo chiedi?

- Perché questa notte devi aver dormito poco. Sei rimasto a lungo sveglio a pensare, quando mi sono svegliato a notte fonda non stavi dormendo. Kellington, vero?

- Sì.

- Qual è il problema?

- Il problema è che non posso confrontarmi con nessuno sui suoi diari e sul libro che ha scritto. In ufficio penserebbero solo a come arrestare il maggior numero possibile di sodomiti: non voglio mettere nei guai gente che non ha nessuna colpa, se non quella di condividere i miei gusti. E i tuoi.

Thomas sorride.

- Se hai piacere, Thomas, li leggo molto volentieri e poi possiamo parlarne. Sempre che tu ti fidi di me.

Adam sa benissimo che Thomas ha piena fiducia in lui.

- Adam, mi fido ciecamente, lo sai. Ma non voglio intralciare il tuo lavoro per svolgere il mio. Se leggerai quel diario, dovrai fare conto di non averlo mai letto e non potrai usare niente di quello che scopri, anche se magari ti servirebbe.

Adam sorride.

- Sai che non mi occupo io di questo omicidio. Perciò non è un problema per me. Se posso aiutarti, sono ben contento di farlo. Ti garantisco che nessuno ne saprà mai nulla. E personalmente non utilizzerò nulla, a meno che tu non mi dica che posso farlo.

- Affare fatto, Adam, ma ti prego, visto il contenuto, non andare poi per strada a saltare addosso a tutti i maschi che incontri perché sei infoiato.

Adam ride.

- Prometto che aspetterò il tuo ritorno per saltare addosso a te.

Thomas è contento che Adam legga i diari: almeno avrà qualcuno con cui parlarne.

 

In giornata Thomas cerca l’illustratore a cui Nigel Kellington aveva commissionato i disegni che lo raffiguravano, ma l’uomo risulta aver lasciato Londra. Anche la visita alla stamperia non fornisce molti elementi: il proprietario, messo alle strette, dice di aver accettato di stampare il libro per non scontentare il cliente che insisteva e che è stato l’unico caso in cui la sua tipografia ha realizzato opere di quel genere. Ovviamente non è vero, ma Thomas non sta indagando su questo. Né il proprietario, né l’assistente che si è occupato della composizione sembrano possibili assassini ed entrambi dichiarano di non aver più avuto modo di vedere il signor Kellington dopo avergli consegnato il libro.

Nulla di interessante.

Dei diari Thomas parla con Adam solo due giorni dopo: Adam ha letto per due sere intensamente. 

- Direi che Kellington aveva una notevole fantasia e che era un bel maiale. Non mi sarebbe spiaciuto averlo conosciuto prima.

Adam ride. Thomas scuote la testa e dice:

- Sì, penso che vi sareste intesi benissimo.

- No, quello no. Ci sono diverse cose che mi danno fastidio in lui. Il fatto che si sia sposato, in primo luogo. Poi il suo approfittare della povertà di altri uomini per forzarli a fare ciò che non avrebbero voluto. Ma devo dire che per certi versi lo ammiro.

- Lo ammiri? Questa poi!

- Lo ammiro perché ha, dovrei dire aveva, visto che è morto, i coglioni. Aveva fantasie di degradazione e violenza e cercava di soddisfarle, ben sapendo che correva dei rischi.

- Capisco che cosa intendi. Per questo aspetto non posso darti torto.

- Però non è su questo che hai bisogno di un confronto.

- No, in effetti. Sono le sue fantasie di morte e il suo omicidio. In diverse pagine immagina di essere ucciso. Si è anche fatto disegnare mentre viene impalato, impiccato e giustiziato in altri modi. Mi chiedo se anche la sua morte non possa essere stata voluta.

- A questo non avevo pensato. Certo, ci sono molte di queste fantasie, ma non emerge l’intenzione di realizzarle. Anche se… adesso che ci penso, diventano più frequenti e più violente con il tempo. Nel primo volume dei diari non ce ne sono così tante e sono meno terribili.

- Adam, mi chiedo se non si sia trovato di colpo in una situazione in cui sospettava che l’avrebbero ucciso e che abbia accettato di correre il rischio.

- Cambia qualche cosa? Se non l’ha organizzato lui, e questo non mi pare probabile, mi sembra che non faccia una grande differenza, sempre omicidio è.

- Questo è vero. E se l’avesse cercato lui? Quei diari mi sembrano una discesa agli Inferi.

Adam annuisce.

- Sì, questo è vero. All’inizio sono meno cupi, poi, man mano che si va avanti, anche il sesso tende a essere sempre più umiliazione e violenza.

Adam guarda Thomas e chiede:

- C’è altro, vero?

- Sì. Lord Becker. Quella fantasia l’ha scritta subito prima di essere ucciso, qualche giorno o magari qualche ora prima. E l’hanno fatto proprio tagliandogli la gola.

Adam ghigna.

- Allora, tu pensi che sia andato a casa di lord Becker e gli abbia detto “Lei è una persona molto gentile, lo dicono tutti. Le faccio leggere una fantasia che ho scritto. Se non le spiace vorrei che la mettessimo in pratica insieme.” Becker ha letto con attenzione e, essendo notoriamente molto disponibile nei confronti di tutti, ha detto: “Va benissimo, solo che se non le spiace mi limiterei a un’unica coltellata alla gola, per non sporcarmi tutto. Detesto le macchie di sangue, la lavandaia non riesce mai a farle andare via del tutto.”

Thomas scuote la testa, ridendo.

- No, però devi ammettere che questa fantasia anticipa in modo sorprendente quanto è successo.

- È vero, ma ci sono altre fantasie in cui Kellington immagina di essere sgozzato mentre qualcuno glielo mette in culo, anche se di solito optava per morti più lente e dolorose.

- Sì, però…

- Però?

- Facciamo un’ipotesi diversa. Kellington incontra Becker in circostanze… particolari. Che so, all’obitorio dove andava a farsi una sega guardando i cadaveri dei giustiziati. Parlano ed emerge che entrambi hanno un lato nero. Kellington rivela le sue fantasie di essere violentato e ucciso. Becker quelle di uccidere qualcuno.

Adam interrompe Thomas:

- Nel diario non c’è niente del genere.

- Lasciami finire. Kellington capisce che Becker potrebbe essere l’uomo adatto per fare ciò che una parte di lui desidera. Ma se scrive qualche cosa nel diario, Becker sarà scoperto. Dovrebbe distruggere il diario prima di farsi uccidere, ma questo non vuole farlo: i diari sono la testimonianza di ciò che lui è davvero e lui vuole che rimangano. Li ha tenuti sotto chiave, ma non nascosti, pur sapendo che con il tipo di vita che conduceva, c’era il rischio di essere picchiato a morte in uno dei posti dell’East End che amava frequentare.

Adam fa per dire qualche cosa, ma si ferma. Thomas prosegue:

- Si parlano ancora, si mettono d’accordo, anche su che cosa scrivere nel diario. Kellington scrive che vorrebbe contattare Becker, come se non lo conoscesse. Così nessuno può sospettare. Si lascia andare all’ultima fantasia. Scrive ancora il nome di Becker con il proprio seme.

- Con il seme? Vuoi dire che… Cazzo! Quelle pagine con le fantasie sono tutte un po’ rovinate, me n’ero accorto, ma non avevo pensato… credevo, magari le mani sudate… Che razza di ingenuo!

- Eh già, sei una verginella innocente.

Adam scoppia a ridere. Thomas aggiunge:

- Sotto quella della fantasia c’è il nome Ernest B.

Adam annuisce. Thomas aggiunge:

- E poi Kellington va a farsi uccidere.

- Sei convinto che sia andata così?

- Se devo essere sincero, no, Adam. Mentre te lo dico mi rendo conto che non funziona. Anche per questo avevo bisogno di parlare con qualcuno. Dando forma a certe vaghe idee, riesco a vederne i limiti. Però non me la sento di escludere che Kellington in qualche modo abbia cercato la morte o almeno la violenza.

- Sì, questo è possibile.

- Anche il libro che ha scritto va in quella direzione.

- Il libro che ha scritto? Ha scritto un libro?

- Forse non avrei dovuto dirtelo. Sì, uno dei libri, quello dell’ufficiale N.K., nota bene le iniziali, catturato e poi impalato dai turchi, è opera sua. L’ha fatto stampare in una tipografia che di nascosto fa anche questi lavori, ha pure fatto preparare le tavole con le incisioni.

- Lo devo leggere. Ma non domani sera: c’è un altro incontro di lotta.

- Conti di andare?

- Sì. Voglio essere sicuro che non ci siano ragazzi.

- Magari vengo anch’io. Non mi fido di lasciarti andare da solo.

Adam ride: sa che Thomas non è sospettoso e gli fa piacere averlo accanto.

 

Tra gli uomini che assistono c’è di nuovo lord Shaffield. Questi incontri clandestini gli piacciono molto e scopare con il Giamaicano è stato splendido. Questa sera conta di fare il bis.

Shaffield assiste al primo incontro, ma il lottatore che viene proposto per una conoscenza più ravvicinata non gli sembra particolarmente interessante, per cui attende il secondo, che sarà di pugilato.

Quando entrano i due pugili, il Nero e lo Scozzese, Shaffield sussulta: quello che chiamano il Nero gli è ben noto, anche se non lo vede da diversi mesi. Lord Anthony Shaffield è contento di aver ritrovato lo stalliere Bartholomew Summerscale. Ha un conto in sospeso con lui e provvederà a saldarlo quanto prima. Chi gli ha consigliato di seguire questi incontri gli ha fatto un grosso favore, senza sospettarlo.

Anthony osserva Summerscale. L’unica volta in cui l’ha visto nudo non era certo in grado di apprezzarlo. Adesso può contemplarlo in tutta tranquillità e deve riconoscere che è davvero un Ercole perfetto, con una dotazione di tutto rispetto.

 

Anthony sa che con ogni probabilità uno dei due pugili sarà disponibile ad avere un rapporto con qualcuno del pubblico. Sarà Summerscale? Se è così… Anthony avrebbe quasi voglia di provare. Con la maschera non c’è il rischio che Summerscale lo riconosca. È il caso? Anthony scuote la testa, assorto nei suoi pensieri, come se rispondesse a un interlocutore. No, meglio di no. Il ricordo della violenza subita è ancora ben vivo. Offrirsi a questo bastardo… no, questo no. Con Summerscale no. Al massimo potrebbe guardare Summerscale scopare con qualcuno degli altri.

In ogni caso Summerscale non vivrà ancora a lungo.

L’incontro non è molto lungo: il Nero riporta facilmente la vittoria. Ad Anthony spiace che lo Scozzese non sia riuscito a menare Summerscale, ma era evidente fin dall’inizio che lo stalliere era molto più forte. Anthony ha l’impressione che negli incontri spesso si affrontino un lottatore o un pugile esperto e qualcuno che si prostituisce.

Al termine dell’incontro, Spade pronuncia la solita frase, rivolta agli spettatori:

- Qualcuno di voi vuole provare a sfidare uno dei due campioni in un incontro amichevole? Uno degli uomini presenti in sala si alza.

- Io.

- Perfetto.

L’uomo paga, poi si toglie il mantello, la giacca, la camicia e la maschera. Anthony si stupisce dell’avventatezza dello spettatore, che non teme di farsi vedere in faccia, ma lo stupore si trasforma in sbalordimento quando riconosce nello sfidante Ernest Becker. Tanto folle da togliersi la maschera in un posto del genere. Tanto bello da togliere il fiato. A Shaffield il cazzo viene duro in un attimo. Un combattimento tra Becker e il Nero è il massimo.

Anche Bart è rimasto stupito vedendo Becker. Non è la sfida a sorprenderlo: Becker gli aveva detto che gli sarebbe piaciuto fare un incontro con lui. Ma il fatto che si sia tolto la maschera in un posto del genere lo disorienta. Comunque non è affare suo.

Bart è contento della sfida: gli piace l’idea di poter spaccare la faccia a questo coglione presuntuoso, uno dei tanti nobili di merda per cui i poveracci sono carne da macello, con cui divertirsi nella lotta o a letto. Poter dare una lezione a questo figlio di puttana è una bella cosa.

Forse Spade ha colto nell’espressione di Bart qualche cosa, perché dice:

- Vi ricordo che valgono le solite regole.

Le regole sono davvero poche: non sono ammessi colpi sotto la cintura e il combattimento viene interrotto se uno dei due perde sangue. Becker dice:

- D’accordo.

Bart si limita ad annuire.

Ernest è contento di sfidare il Nero. Questo maschio erculeo gli piace molto e lottare contro di lui è stimolante. Ha voluto farlo a viso scoperto, perché il Nero non aveva accettato un incontro con lui e non gli piace l’idea di ingannare il suo avversario. Lui sa chi ha di fronte e preferisce che l’altro sappia chi è lui. Ad armi pari.

Bart è sicuro di battere senza nessuna fatica il suo avversario: lord Becker ha un fisico atletico, ma non può certo avere una grande esperienza di lotta. È un nobile, lui, come quel porco di Shaffield.

Bart fa qualche finta, tanto per saggiare le reazioni dell’avversario. Si accorge subito che Becker non si lascia ingannare facilmente e non si scopre. Qualche attacco più deciso viene bloccato senza difficoltà e se Bart riesce a mettere a segno un colpo, Ernest lo incassa bene. È il turno di Bart di beccarsi un pugno in faccia e a malincuore Bart deve riconoscere che il suo avversario è davvero un buon pugile.

Il combattimento procede per un po’. Bart si muove con maggiore prudenza. Becker è forte, questo ormai è chiaro, ma Bart sa di avere dalla sua una maggiore esperienza. E a questo bastardo la farà pagare. Che cosa deve fargli pagare, Bart non saprebbe dire esattamente. Probabilmente il fatto di essere nobile, di non aver mai conosciuto la miseria, di non aver mai dovuto lottare per sopravvivere. Se Bart conoscesse la storia dell’uomo che ha davanti, la sua rabbia svanirebbe, ma di lui non sa nulla e d’istinto lo odia. Se sapesse leggere dentro di sé, si renderebbe conto di volergli far pagare anche la sua bellezza, il suo sorriso, tutto ciò che lo attrae verso quest’uomo, con una forza che Bart nega e che si trasforma in furia.

Bart incassa ancora un pugno, ma reagisce con prontezza e approfitta del momento in cui il suo avversario si è scoperto per mettere a segno un colpo. Il pugno prende Ernest di striscio, lacerando la pelle e facendo sanguinare il naso e il labbro. Ernest si ferma e abbassa la guardia: quando uno dei lottatori perde sangue, l’incontro viene sospeso. Ma Bart gli molla un pugno nello stomaco, violento. Ernest si piega in due e cade in ginocchio.

Spade fa un passo avanti e alza bruscamente la mano, furente, per intimare a Bart di fermarsi. Bart obbedisce, ma solo perché sa che se non lo facesse, verrebbe sbattuto fuori. Vorrebbe picchiare ancora Becker.

Ernest respira a fatica. Quando riesce a riprendere fiato, alza la testa e dice:

- Nero, in questa lotta ci si ferma quando l’avversario perde sangue. È una delle poche regole e dovresti averla imparata.

Bart fa un passo indietro. Ha agito d’impulso, per odio nei confronti di quest’uomo che è nobile e suscita la sua rabbia. Ma sa di aver sbagliato, anche se gli costa fatica ammetterlo. China il capo e dice, digrignando i denti:

- Mi scuso.

Ernest si rialza, scuotendo la testa. Lo guarda e sibila piano, in modo che gli altri non sentano:

- Per quel che mi riguarda, le tue scuse controvoglia puoi mettertele in culo.

Ernest si volta e si allontana. Bart apre la bocca, ma non dice nulla. Gli sembra di odiare quest’uomo con un’intensità che lo spaventa. Si dice che se avesse una pistola gli sparerebbe alla schiena, ora.

 

Lord Anthony Shaffield è venuto con l’intenzione di assistere alla scopata, come ha già fatto la volta scorsa. Il vedere Bartholomew Summerscale ha dato una direzione del tutto diversa ai suoi pensieri, ma assistere alla lotta tra Summerscale e Becker lo ha eccitato.

- C’è la possibilità di conoscere più a fondo lo Scozzese e per gli altri di assistere a questo incontro ravvicinato…

Anthony annuisce. Se fosse stato Summerscale, Anthony si sarebbe tirato indietro. Non con lui, che comunque sarà presto cibo per i vermi, come Adrien Bellisle. Adrien de Bellisle, si faceva chiamare.

Potrebbe davvero scopare, ma non ha voglia di farlo davanti agli altri. Potrebbe fare come la volta scorsa e aspettare che lo Scozzese abbia scopato con qualcun altro, ma se lo Scozzese viene, poi non sarà più disponibile. E in ogni caso Anthony non ama aspettare.

Anthony si avvicina a Spade e gli dice:

- Interessa a me, ma senza spettatori. Pago tariffa doppia.

Spade annuisce. Preferisce non scontentare un cliente disposto a pagare tariffa doppia.

Annuncia:

- Questo incontro non prevede spettatori. Chi ha piacere di assistere, dovrà aspettare il prossimo.

Anthony raggiunge lo Scozzese nello spogliatoio. Lo Scozzese è un bell’uomo, giovane, muscoloso, virile. C’è in lui qualche cosa che si potrebbe definire eleganza naturale: una dote ben rara, che Ernest Becker possiede al massimo grado, ma che ad Anthony non è mai capitato di trovare in uomini che si prostituiscono in un bordello. Anthony Shaffield ama gli uomini rudi e un po’ grezzi, ma non è insensibile al fascino dell’eleganza: è il motivo per cui Adrien lo aveva colpito ed Ernest Becker gli piace.

Lo Scozzese è in mezzo allo stanzino. Lo guarda tranquillo, non servile, con un leggero sorriso.

- Spogliami.

Lo Scozzese fa due passi avanti e incomincia a togliere gli abiti di Anthony, lentamente. Ad Anthony piace il tocco leggero di queste mani. Se chiudesse gli occhi, potrebbe pensare che è Ernest Becker a spogliarlo.

Ora Anthony è nudo: ha solo la maschera, che lo Scozzese non gli ha tolto.

- Stenditi a terra, sulla schiena.

Lo Scozzese obbedisce.

Anthony si china e gli afferra il cazzo, che si irrigidisce in fretta. Un bel cazzo, diritto, grosso, caldo. Anthony mette le gambe una a destra e una a sinistra dello Scozzese e si abbassa. Tenendo il cazzo in mano, si impala lentamente. Quando è ormai seduto sul ventre dello Scozzese, chiude gli occhi. Poi incomincia a muoversi, mentre la sua mano si accarezza il cazzo.

Non ci mette molto a venire. Il suo seme ricade tra i peli rossicci del ventre dello Scozzese.

Anthony si alza e, senza più badare allo Scozzese, si riveste. Adesso è ora di pensare a Bartholomew Summerscale.

 

Tra gli spettatori che escono ci sono anche Adam e Thomas, che sono alla loro seconda visita. Adam è stupito di aver visto lord Ernest Becker lottare. Adam ha avuto dei contatti con lui perché entrambi hanno contribuito alla stesura della Carta del Popolo. Adam ne ha molta stima e ne apprezza le qualità. Prima di incontrare Thomas aveva anche cercato di approfondire la conoscenza con lui, ma non aveva funzionato: Becker si era ritratto, come spaventato, anche se Adam sospettava che Ernest Becker desiderasse quello che voleva lui.

Tornando a casa, Adam e Thomas parlano.

- Mi sembra che la serata si svolga sempre nello stesso modo. E non direi che ci siano di mezzo ragazzini, per fortuna.

- No, quella voce era infondata. Meno male, anche se così non so bene che fare.

- In che senso, Adam?

- Se ci fossero stati di mezzo ragazzini, avrei denunciato gli incontri, ma così… Sodomia, lotte clandestine e prostituzione. Metterei nei guai un sacco di gente, per qualcosa che non mi sembra così terribile. Valuterò se scrivere un articolo senza riferimenti precisi, sui giri clandestini di lotta in città.

- Sì, capisco benissimo. Lo stesso problema che mi pongo io in questa fottuta inchiesta. Comunque con questo giro ho chiuso.

- Non pensi di venire più?

- No, è inutile che continui ad arricchire gente che organizza incontri clandestini e giri di prostituzione. Per l’inchiesta non serve: Kellington è stato ucciso da qualcuno che non l’ha contattato in una di queste serate. Nel suo diario parla della serata a cui ha preso parte, non cita nessun uomo che lo abbia avvicinato ed è stato ucciso prima della successiva a cui contava di assistere. Potrebbe benissimo essere qualcuno che ha incontrato qui, certo, ma non mi sembra particolarmente probabile.

Adam annuisce. Thomas chiede:

- Tu conti di andarci ancora?

- Non so neanch’io, Thomas. Forse una volta, per farmi un quadro più completo. Ci devo pensare.

 

Il giorno seguente Thomas è in ufficio, quando un agente gli dice che il signor Kellington vuole parlare con lui. Thomas guarda allibito l’agente.

- Kellington?

- Sì, ha detto così.

- Fallo passare.

La presentazione fuga i dubbi:

- Buongiorno. Sono Ralph Kellington, il fratello di Nigel.

Il Ralph di Manchester, che Nigel Kellington citava nei suoi diari! Ecco chi era. Thomas lo guarda: Ralph Kellington somiglia a Nigel come un levriero a un bull-dog, anche se forse c’è una vaga aria di famiglia.

- Buongiorno, signor Kellington. Si accomodi. Sono Thomas Hardy e come saprà, se ha chiesto di me, seguo il caso di suo fratello.

L’uomo annuisce.

- Ci sono novità?

- Nessuna. Non sarà facile trovare l’assassino. Con ogni probabilità suo fratello non lo conosceva o comunque non lo frequentava abitualmente.

Ralph Kellington tace un momento, poi riprende:

- Ispettore, mia cognata mi ha detto di aver consegnato a lei diverso materiale di mio fratello.

- Sì, esatto.

- Io mi scuso, non voglio apparire… so che la polizia deve occuparsene, ma vorrei essere sicuro che quel materiale non circolerà. Già le circostanze della morte…

- È quanto mi ha chiesto sua cognata al momento di consegnarmelo e le posso garantire che nulla sarà reso noto, a meno che qualche pagina del diario non si riveli una prova in grado di inchiodare l’assassino. Ma anche in questo caso, in tribunale porterò il meno possibile.

- La ringrazio di questo.

L’uomo appare sollevato. Chiede:

- Non può darmelo, vero?

- No, questo no. Ma le garantisco la massima riservatezza.

- Grazie.

Thomas chiede:

- Visto che è qui, posso chiederle qualche cosa di suo fratello?

- Come vuole, ispettore, ma io e Nigel ci vedevamo molto di rado. E non credo di poterle fornire nessun elemento utile.

- Lei era informato della vita che conduceva suo fratello?

- Sapevo qualche cosa, sì. Non molto. Ma troppo per me.

- Può raccontarmi qualche cosa di lui? Per capire meglio chi era.

Ralph Kellington scuote la testa.

- Io non…

Sbuffa, poi, come se avesse preso di colpo una decisione, incomincia:

- È una storia di tanto tempo fa, risale all’epoca delle guerre napoleoniche.

Ralph chiude gli occhi. Mormora:

- Dio, che orrore!

Dopo un momento di silenzio, Ralph riprende:

- Nigel era un giovane allegro, senza particolari problemi. Si era arruolato per combattere contro Napoleone. Il battello fece naufragio vicino alle coste egiziane. Nigel e un altro ufficiale furono catturati da una banda di predoni del Sinai. L’ufficiale riuscì a fuggire dopo un mese di prigionia e fu lui a raccontarci che Nigel era ancora vivo, prigioniero di questi banditi. Accennò molto vagamente a cose terribili che aveva visto. A mio padre disse che sarebbe stato meglio se Nigel fosse morto. L’ho spesso pensato anch’io.

- Invece fu liberato?

- Sì, i predoni furono scovati dai soldati turchi, che provvidero a impalarli tutti. Nigel fu portato al Cairo e poté rientrare, ma era completamente mutato. Era rimasto sei mesi prigioniero di quegli aguzzini. Aveva subito… non lo raccontò mai, ma…

Thomas pensa al romanzo scritto da Nigel. Un racconto autobiografico, in cui aveva cercato di liberarsi dei suoi incubi, ma forse aveva solo dato loro ancora più forza.

Ralph prosegue:

- Per alcuni mesi rimase quasi sempre in silenzio, non usciva, non voleva vedere nessuno. Poi, molto lentamente, riprese a vivere, a uscire, a comportarsi normalmente e noi pensammo che avesse superato quell’esperienza sconvolgente. Non era così, anche se forse lui si illudeva. Non so come… quando.. quando incominciò... Scoprii che aveva rapporti con uomini che incontrava per strada, che frequentava un bordello di uomini. All’inizio si nascondeva, ma con il passare del tempo, mentre le voci incominciavano a circolare, sembrava che gli importasse sempre di meno.

Ralph chiude gli occhi, poi li riapre e scuote la testa.

 - Che vergogna per la famiglia, per tutti noi! Mio padre era morto. Mi viene da dire: per fortuna. Nigel lasciò Manchester e andò a Londra, dove si sentiva più libero. Qualche anno fa cercò di cambiare vita, di emendarsi. Si sposò, ma la cosa non funzionò e le cose andarono sempre peggio, fino… fino a questo orrore.

Thomas chiede ancora, ma non c’è molto altro da sapere. E nessuna traccia per scovare l’assassino.

 

 

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