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In società Nei
due mesi che Adrien ha trascorso nella villa di sua proprietà, George Bentham
ha spesso ricevuto inviti a serate e quando li ha accettati, si è sempre
presentato da solo. Ma ora, quando i Berrian lo invitano a cena, George
risponde che in questo periodo ha ospite un giovane nobile francese e che gli
sembrerebbe scortese lasciarlo da solo. L’invito viene subito esteso anche ad
Adrien, come George si aspettava. I
conti di Berrian sono una delle tante famiglie che vivono nei mesi più freddi
a Londra e tra l’estate e l’autunno nella loro tenuta di campagna. Non sono
tra i nobili che davvero contano, ma neppure tra gli ultimi arrivati. A casa
di un Parry non si recherebbero mai, perché la distanza che li separa, per
quanto netta, non è sufficientemente grande: un Bentham dai Parry è
chiaramente qualcuno che viene da un altro mondo, a cui tornerà; la presenza
di un Berrian invece non apparirebbe strana, qualcuno potrebbe considerarla
scontata e i Berrian non vogliono certo essere considerati allo stesso
livello dei Parry. Adrien
è accolto con la cortesia che si deve all’ospite di un nobile illustre. A
tavola e poi nel corso della serata George partecipa alla conversazione
comune e, badando a non farsi notare, osserva con cura Adrien. Il giovane
sostiene bene la sua parte: sa mettere a frutto tutte le lezioni che George
gli ha dato. Quando viene affrontato un argomento su cui si sente sicuro,
Adrien interviene in modo appropriato. Quando ci si avventura in un
territorio ancora poco noto, Adrien si limita a poche frasi anodine,
incoraggiando il suo interlocutore. George deve riconoscere che il giovane è
davvero bravo. La
prima serata è un successo, che gratifica entrambi. Alla
cena dai Berrian seguono altre occasioni e progressivamente Adrien si
inserisce nella vita mondana della capitale. George ormai lo fa invitare in
quasi tutti i salotti. Rimane escluso solo dalla cerchia ristretta delle
famiglie di più illustre lignaggio: per la grande aristocrazia è ancora
troppo presto. A
gennaio, a una serata dai Dalton, Adrien ha modo di incontrare lord
Shaffield. George osserva divertito il gioco del marchese, che non si
dimostra troppo interessato ad Adrien, ma fa in modo di trovarsi vicino a lui
e di scambiare alcune parole. Adrien, memore delle lezioni ricevute, risponde
in modo cordiale, ma senza dimostrare nessun particolare interesse. È un bel
gioco delle parti, perché George è sicuro che tutti e due vogliano la stessa
cosa, ma ognuno nasconde il proprio interesse, per poter giocare meglio le
sue carte. Adrien
è contento di aver attirato l’attenzione di Shaffield, perché questo lusinga
la sua vanità. Il marchese fa parte della cerchia più ristretta della
nobiltà, quella in cui George Bentham non l’ha ancora introdotto: averlo come
amante sarebbe una bella soddisfazione. Arthur Shaffield è un bell’uomo, ma
ad Adrien non interessa sul piano fisico: Shaffield è troppo anziano per lui.
Adrien si è spesso dato più volte a uomini molto più vecchi di lui e questo
ha provocato in lui un’avversione profonda per i maschi di una certa età.
L’uomo che ha davanti non ha certamente nulla da spartire con i vecchi maiali
che Adrien si è trovato più volte a soddisfare, ma non può suscitare in lui
un desiderio reale. La
conversazione con Shaffield non dura a lungo: il marchese non vuole scoprirsi
troppo e Adrien non vuole dimostrare il suo interesse. Ma il dialogo è
cordiale e per entrambi è un primo passo di una strada che ognuno dei due è
intenzionato a percorrere. Tornando
a casa, George osserva: -
Shaffield ti ha puntato. -
Sì, non si è scoperto, non si è dimostrato molto interessato, ma mi ha
studiato e sono sicuro di aver fatto colpo su di lui. George
sorride. Adrien è vanitoso, ma ha motivo per essere soddisfatto dei propri
successi. - La
prossima volta che vi troverete, probabilmente ti proporrà un incontro. Non
un incontro a tu per tu, no, naturalmente. È più facile che si tratti di un
invito a teatro, perché danno un’opera che tu non hai mai sentito e che lui sarebbe
contento di farti conoscere. O di un concerto o di qualche altra occasione
mondana. Qualche cosa che gli permetterà di passare un po’ di tempo con te,
di conoscerti meglio, di saggiare il terreno. Adrien
annuisce. Il marchese di Shaffield cadrà nella rete. Adrien ne è sicuro. George
continua: -
Non accetterai, naturalmente. Non si accetta mai subito, perché ogni rifiuto
rilancia. Al primo invito dirai di no, ma lascerai la porta aperta, lasciando
capire che l’invito non ti è dispiaciuto, che saresti disposto un domani ad
accettarne un secondo. Gli
impegni mondani si susseguono: la stagione è in pieno svolgimento. Cene,
visite pomeridiane, spettacoli a teatro o all’opera, concerti. Adrien viene a
contatto con moltissime persone, che lo considerano uno di loro e non
dimostrano nessuna diffidenza: Adrien ormai è conosciuto, è ricevuto ovunque,
è ospite di lord Bentham, chi mai potrebbe sospettare la sua vera origine? Un
nuovo incontro con lord Shaffield avviene una settimana dopo il primo.
Anthony Shaffield saluta cortesemente Adrien, ma poi lo ignora. Adrien sa
interpretare benissimo l’indifferenza che il marchese simula e non commette
l’errore di cercare di avvicinarsi a lui. E, come ha previsto, è il marchese
a ritrovarsi come casualmente nella stessa cerchia che discute animatamente
di viaggi. Il pretesto è l’opera di Evans, The Classic and Connoisseur in
Italy and Sicily, pubblicata da poco. La
domanda di Anthony viene naturalmente: -
Lei è mai stato in Italia, monsieur de Bellisle? - No, purtroppo no. Le condizioni della mia
famiglia non mi hanno permesso di viaggiare. Adrien
non finge di essere ricco: non avrebbe senso. - È
un vero peccato. I viaggi arricchiscono l’animo. E l’Italia è davvero
splendida. -
Non ne dubito. Conto di visitarla, prima o poi. Lei vi è stato più volte,
suppongo. -
Certamente. Mi sono spinto fino in Sicilia, un viaggio non comodo, ma la
fatica è ampiamente ripagata dalle bellezze dell’isola. -
Spero un giorno di poter viaggiare anch’io. -
Ora mi capita più di rado di viaggiare in Europa. Viaggio più spesso con i
libri, leggendo diari di viaggiatori e guardando le immagini che hanno
tracciato artisti inglesi o di altri paesi. A proposito, visto che lei non è
mai stato in Italia, se le interessa, le posso prestare l’opera di miss
Elisabeth Batty, Italian Scenary: I disegni sono molto belli. Adrien
non si aspettava la proposta di un prestito. Era convinto che la
conversazione avrebbe portato a un invito a qualche spettacolo o esibizione e
si era preparato a rifiutare cortesemente, come George Bentham gli ha
suggerito. Non accettare il prestito di un libro sarebbe assurdo, per cui
Adrien si limita a una schermaglia di cortesia: - La
ringrazio, ma non voglio che si disturbi. - Ma
si figuri, nessun disturbo. Glielo manderò da lord Bentham. È suo ospite, no? -
Sì, certo. Davvero, la ringrazio. Lei è molto gentile. Lo guarderò con molto
piacere. La
conversazione procede ancora un momento, ma quando qualcuno coinvolge lord
Shaffield in un’altra discussione, Adrien si allontana. Tornando
a casa, Adrien racconta della proposta. -
Non ho rifiutato. Non avrebbe avuto senso. -
No, hai fatto bene. -
Pensavo a un aggancio più diretto. -
Anch’io, ma dopo che avrai ricevuto il libro, dovrai ringraziarlo. Quando vi
incontrerete ancora, naturalmente dovrai parlargli, commentare e ringraziare.
E magari quando arriverà il momento di restituirlo, glielo porterai, non puoi
mandare un domestico, sarebbe poco cortese, anche se lui te lo manderà con un
servitore. Insomma, è una buona mossa per creare un legame. Adrien
annuisce. -
Ringrazierò, ma manterrò le distanze. -
Certo. George
riflette un momento, poi osserva: -
Non mi stupirei che il libro te lo regalasse. -
Regalarmelo? Perché mai? -
Per mostrarsi generoso. In modo che tu sia suo debitore. Due
giorni dopo il libro è consegnato da un domestico. La breve lettera che
l’accompagna dà ragione a lord Bentham: Monsieur
de Bellisle, mi
sono permesso di acquistare un’altra edizione del libro di miss Batty per
fargliene omaggio. Così avrà modo di sfogliarlo con calma e viaggiare stando
in poltrona, senza affrontare i disagi degli spostamenti. Suo. Lord
Anthony. -
Avevi ragione. Il libro è un dono. -
Buona mossa. Che cosa conti di fare? -
Scrivergli per ringraziarlo, prima di farlo a voce. -
Ottimo. Vediamo un po’ come formuleresti la lettera. Adrien
riflette. -
Vediamo un po’, dopo i saluti, qualche cosa come “Ho ricevuto il libro che
siete stato tanto gentile da donarmi. Vi ringrazio e spero di potervi
esprimere la mia gratitudine quando avremo occasione di vederci.” -
No, è troppo e troppo poco. Adrien
è perplesso. -
Che cosa intendi dire? -
Troppo poco, perché ci deve essere qualche riferimento all’opera: l’hai
vista, è bella, sarà un piacere guardarla. Troppo, perché parlare di
gratitudine è eccessivo. Lo ringrazi per il pensiero, concordi che sarà un
buon modo di viaggiare. Un vago accenno al fatto che magari avrete occasione
di parlarne, ma niente di più. Non deve pensare di poter comprare la tua
presenza con un libro. Non gli devi niente, Adrien. Sei tu che gli fai il
favore di accettare il suo dono, anche se sei cortese e lo ringrazi. Adrien
scrive la lettera e la fa vedere a George. Dopo aver apportato le ultime
correzioni, la ricopia e George la fa recapitare da un servitore. Il
servitore riporta una risposta di lord Shaffield: poche righe in cui il
marchese esprime il desiderio di poter parlare con Adrien del libro quando
avranno modo di rivedersi. Adrien
guarda il libro. Le immagini lo fanno sognare. Prima o poi avrà davvero
l’occasione di viaggiare, di conoscere l’Italia. Il testo lo interessa poco,
ma lo scorre, per non mostrarsi impreparato quando parlerà con lord
Shaffield. Pochi
giorni dopo George e Adrien vanno in un salotto dove potrebbe esserci anche Shaffield.
Come al solito, George dà alcune istruzioni: - Se
ci sarà lord Shaffield, non andrai direttamente da lui: non deve pensare che
trabocchi di gratitudine per il dono di un libro. L’hai già ringraziato
quando l’hai ricevuto. Ma quando vi troverete vicini o, se lui non ti dovesse
cercare prima, prima che ci accomiatiamo dalla padrona di casa, lo cercherai
per ringraziarlo ancora. Adrien
aveva pensato di cercare subito Shaffield, ma in effetti George ha ragione:
meglio non mostrarsi impazienti. È molto probabile che Shaffield, se tiene a
lui, gli si avvicini. In
effetti, pochi minuti dopo l’ingresso di Adrien e George, Anthony Shaffield
si unisce al gruppo. Adrien
gli sorride e dice subito: -
Devo ringraziarla ancora per il magnifico libro. Grazie a lei ora viaggio
senza muovermi dalla poltrona, come mi ha scritto. -
Sono contento che lo abbia apprezzato. Adrien
ha ringraziato a sufficienza: non è il caso di insistere. Passa perciò a
parlare dell’autrice. -
Non conoscevo questa autrice. - Italian
Scenery è la sua unica opera. - È
molto brava. - Il
padre è un medico, ma anche lui si diletta di arte. La figlia ha ereditato la
vena artistica. E credo che l’Italia ispiri disegnatori, pittori, scrittori:
quante opere abbiamo nate da viaggi in Italia? Io stesso quando la visitai mi
misi a disegnare rovine e castelli, chiese e statue. -
Ignoravo che fosse anche un artista. Ha pubblicato qualche cosa? Anthony
scuote la testa, sorridendo. -
Non scherziamo. Quei disegni non avevano nessun valore artistico e lo sapevo
anche allora, ma in Italia si diventa tutti un po’ artisti. Adrien
sorride. -
Lei mi fa sognare. Un viaggio in Italia... Anthony
insiste: -
L’Italia è arte, musica, paesaggio, sensualità. Un popolo sottomesso, ma per molti
versi tanto più libero nei costumi. Grezzo, ma vitale, sanguigno. Adrien
sorride. Ha un’idea precisa di che cosa intenda il marchese per libertà e
vitalità. Preferisce cambiare argomento: non intende rendere la strada facile
per Shaffield. -
Non conosco l’Italia, ma amo molto l’opera italiana. Rossini e Bellini in
particolare. -
Davvero? Mi faccia pensare. Mi pare che diano il Guglielmo Tell di
Rossini, sì, ne sono sicuro, la settimana prossima. A Parigi fu un trionfo.
Le interessa? Adrien
nota con piacere che lord Shaffield ha subito preso la palla al balzo: è
un’altra conferma dell’interesse che il marchese ha per lui. -
Perché no? Amo molto l’opera. Che giorno sarà? -
Venerdì. Adrien
finge di riflettere un momento, poi dice: - La
ringrazio. Lei è molto gentile. Venerdì non mi è possibile. Magari sarà per
un’altra volta. Mi dirà com’è quest’opera che non ho mai avuto il piacere di
vedere. Anthony
nasconde il suo disappunto. Chiacchierano ancora un momento, poi Anthony si
stacca a malincuore da Adrien. Non vuole dare a vedere quanto il giovane gli
piace. Sperava di poterlo portare all’opera, ma dovrà aspettare. Anthony è
abituato ad avere ciò che vuole, il suo titolo e la sua ricchezza gli
permettono di superare facilmente ogni ostacolo. Ma Adrien è un nobile, non
un servitore che si può facilmente comprare. Tornando
a casa, Adrien racconta: -
Lord Shaffield mi ha invitato a teatro. - E
tu che cosa gli hai risposto? -
L’ho ringraziato, gli ho detto che sarei stato lieto di accettare il suo
invito in un altro momento, ma che venerdì ero impegnato. -
Bene, molto bene. Accetterai il prossimo invito, perché te ne farà altri: un
primo rifiuto attizza il desiderio, un secondo potrebbe essere interpretato
come un segno di scarso interesse. Questo non significa che quando accetterai
un invito sarai disposto ad andare oltre il teatro o il concerto o l’opera. - Tu
pensi che lo proporrà subito? Che dopo la serata si farà avanti per portarmi
a letto? -
Anthony Shaffield è impaziente, anche se sa muoversi con la dovuta cautela,
quando occorre. In questo caso non ha bisogno di essere troppo prudente: sei
mio ospite, per cui non ha dubbi sulla natura dei nostri rapporti. Nello
stesso tempo non ha a che fare con un contadino o un operaio, a cui basta far
vedere una moneta. Adrien
osserva: - Se
è così sicuro di sé, sarà opportuno tenerlo un po’ sulla corda. -
Certo, ma ricordati una cosa, Adrien: Shaffield non è uomo da accettare di
essere preso in giro. Niente appuntamenti mancati. Ciò che prometti,
mantieni. Non puoi dire ogni volta che sarà per la prossima. Un
nuovo incontro avviene due sere dopo. Dopo un cenno iniziale di saluto,
Anthony finge di ignorare Adrien, che si tiene alla larga. È sicuro che prima
della fine della serata il marchese si avvicinerà a lui e infatti così
avviene. Dopo
due osservazioni sul Guglielmo Tell che Adrien non ha visto, Anthony
chiede: -
Lei mi ha detto che ama molto l’opera. Le interessa anche il teatro? -
Certamente. Il teatro mi è sempre piaciuto, anche se non ho avuto occasione di
andarci spesso. Non ha lo stesso fascino dell’opera, ma vedo sempre
volentieri uno spettacolo. -
Non ha potuto assistere al Guglielmo Tell di Rossini, ma se ha piacere
di vedere un dramma, il grande Macready riprende il Guglielmo Tell di
Sheridan Knowles. Lei è troppo giovane per ricordarlo, ma quando Macready lo
interpretò per la prima volta, dieci anni fa, fu un successo trionfale.
D’altronde Sheridan Knowles è un grande drammaturgo, la sua tragedia Virginius
è un vero capolavoro. Mi farebbe piacere se potesse venire con me. -
Devo confessare di non conoscere questo drammaturgo. Sarei ben contento di
colmare questa lacuna, vedendo una sua opera. Quand’è? -
Martedì. Adrien
finge di riflettere un momento, poi dice: -
Sì, non ho impegni. Verrei davvero volentieri, ma lei è troppo gentile, mi
sembra di approfittare della sua cortesia. Lo splendido libro, il teatro… Sanno
tutti e due benissimo che l’obiezione non merita neppure una risposta. Anthony
sorride e dice: -
Sarà un piacere avere la sua compagnia. - La
ringrazio. Prendono
accordi per la serata, poi si dividono. Come
al solito, George ha tenuto d’occhio Adrien e ha visto quando Shaffield gli
si è avvicinato. L’espressione sul viso del marchese gli ha fatto capire che
c’è stato un nuovo invito e che Adrien ha accettato. In
carrozza Adrien racconta. George gli dà alcune indicazioni su come muoversi. -
Regolati come ti parrà opportuno, ma quando verrai via, non prendere nessun
impegno. Non sei interessato a un altro appuntamento. Non ora. Non ne escludi
la possibilità, di certo, ma non hai nessuna urgenza di fissarlo. È lui che
ti deve inseguire, non sei certo tu che gli corri dietro. Potrebbe essere tuo
padre. La
serata a teatro è piacevole. Adrien segue il dramma, chiacchiera con Anthony
e lascia che sia il marchese a dare un primo giudizio sul testo e sulla sua
messa in scena. Altre persone si avvicinano negli intervalli e Adrien ascolta
i loro discorsi per capire come rispondere a chi gli chiede un’opinione. I
giudizi sono di solito positivi, in qualche caso entusiastici. Adrien opta
per una posizione più sfumata, giustificandola con la sua scarsa competenza
in materia. Al
termine della serata Anthony è invitato in un salotto. Dice: - I
Barker sono molto gentili, ma andrei più volentieri a casa, per poter
chiacchierare con lei in salotto. Il
tono con cui è pronunciata la frase lascia spazio a tutte le possibilità: è
un mezzo invito, che però non impegna nessuno dei due. Se Adrien rispondesse
che anche lui sarebbe ben contento di continuare a parlare con Anthony,
questi rinuncerebbe alla serata dai Barker. -
Lei è sempre cortesissimo, ma di certo i Barker non mi perdonerebbero mai se
la trattenessi. La ringrazio per la piacevole serata che mi ha offerto. Anthony
sa che a questo punto farebbe bene ad accomiatarsi, ma gli spiace vedere
Adrien allontanarsi. -
Non vuole venire con me? Dai Barker sarà già stato. -
Solo una volta. -
Allora mi accompagni. Adrien
decide in fretta. -
Verrò con lei, ma mi fermerò poco. Mi fa piacere approfittare ancora un
momento della sua compagnia. Parlano
ancora in carrozza e poi dai Barker. Ma dopo una mezz’ora, Adrien ringrazia
ancora Anthony e saluta. Anthony
lo guarda allontanarsi a malincuore. Il
mattino seguente a colazione Adrien racconta a George come si è svolta la
serata. George è soddisfatto: Adrien ha giocato bene le sue carte. L’incontro
successivo tra Anthony e Adrien avviene due giorni dopo: Anthony si reca nei
salotti in cui spera di poter trovare Adrien. Si salutano con un cenno e rimangono
a distanza, finché Anthony non si avvicina, quando vede Adrien allontanarsi
dal gruppo con cui parlava. -
L’altra sera non abbiamo avuto molte occasioni di parlare. Mi piacerebbe
poter riprendere il discorso interrotto. Non
c’è nessun discorso interrotto, ma non ha importanza. Adrien lascia che sia
Anthony a proporre. Il marchese è impaziente e invita Adrien a un concerto
per l’indomani. Adrien adduce un impegno: non vuole mostrarsi troppo
disponibile. Si accordano infine per la settimana seguente. Al
termine della serata, Anthony chiede: -
Non vuole venire da me? Adrien
si finge in imbarazzo. -
Non lo so. È meglio che non faccia tardi. Lord Bentham, di cui come sa sono
ospite, mi è sembrato un po’ contrariato la volta scorsa, perché sono rientrato
a notte fonda. Anthony
sorride. Certo Bentham ha paura di perdere il suo protetto, è geloso. -
Non la tratterrò a lungo. -
No, è meglio di no. La ringrazio. Mi avrebbe fatto molto piacere poter
parlare ancora con lei, ma non è possibile. - Mi
permetta almeno di riaccompagnarla a casa. -
Lei è molto gentile. Non vorrei approfittare. - Ma
che cosa dice! Salgono
entrambi in carrozza. Anthony indica al cocchiere un percorso più lungo, per
avere un po’ più di tempo. Nel
buio della carrozza, dove possono appena intravedersi, Anthony sonda il
terreno: è impaziente, sa che prima di rivedere Adrien dovrà lasciar passare
un po’ di tempo e gli sembra di non riuscire ad attendere ancora. - Mi
diceva che lord Bentham non ha piacere che lei rientri molto tardi. Adrien
sorride: ha capito benissimo dove vuole andare a parare lord Shaffield.
Decide di dargli corda. -
Potrei dire che non ha piacere che io sia invitato da altri uomini,
soprattutto se… Adrien
si ferma, come se esitasse. -
Se? - Se
sono uomini affascinanti. Quella
di Adrien è una dichiarazione. Anthony esulta. Sa che ormai è vicino alla
meta. -
Adrien… posso chiamarla così, vero? Adrien
tace un attimo, perché la vittoria non sembri troppo facile, poi risponde: - Se
lo desidera, lord Shaffield. “Lord
Shaffield” suona come un invito a offrire la stessa familiarità. E infatti
Anthony risponde: - Mi
chiami Anthony. Mi farebbe piacere se mi chiamasse così. “Lord Shaffield”
appare così distante… - La
ringrazio, io… volentieri, Anthony. Mi trovo molto bene con lei. Anthony
è raggiante. Vorrebbe allungare la mano e toccare Adrien, ma teme che sia una
mossa prematura: non vuole apparire impaziente. -
Lord Bentham è geloso, ha paura che qualcuno gli sottragga il suo splendido
ospite. -
Lord Bentham è stato molto generoso con me e non vorrei mai mostrarmi
scortese nei suoi confronti. -
No, ha ragione, Adrien, lei è un giovane rispettoso ed è giusto che sia così.
Il rispetto è una virtù e un motivo di più per stimarla. Non sempre i
giovani, soprattutto quelli che come lei si distinguono per bellezza e
raffinatezza, mostrano il rispetto dovuto. Ma lei ha molte virtù. -
Lei è troppo gentile… Anthony. -
No, Adrien, quello che dico è vero. La
carrozza si ferma. Sono arrivati. Anthony maledice il cocchiere troppo
veloce. -
Possiamo rimanere ancora un momento a parlare. -
Poco, non vorrei che qualcuno ci vedesse dalla casa. - Ha
paura che pensino male? - Se
devo essere sincero, sì. -
Penseranno che forse ora io le sto prendendo la mano. E
mentre lo dice Anthony prende la mano di Adrien, che non cerca di ritrarla.
Anthony continua: - O
perfino che la sto baciando… Anthony
cerca con le mani il viso di Adrien, lo avvicina al proprio e lo bacia.
Adrien non si sottrae. Anthony allora lo bacia di nuovo e spinge la lingua
nella bocca di Adrien. Questi l’accoglie. Anthony lascia che una mano scivoli
lungo il corpo di Adrien, fino all’inguine. Ma Adrien la ferma, con
delicatezza. -
Non ora… non qui… Anthony
freme di desiderio. Il sangue sta affluendo al cazzo e vorrebbe che Adrien lo
prendesse ora, ma non può imporsi: Adrien non è un servitore, un operaio
comprato con una moneta. Adrien
ha detto: “Non ora, non qui”. Non ha detto: “No, questo no!” -
Quando, Adrien, quando? Quando posso rivederti? -
Non te lo posso dire ora. Lord Bentham è geloso, non era contento che io
uscissi con te questa sera. Ci incontreremo senz’altro, magari domani dai
Pembroke. Ti farò sapere. Ora devo andare. Adrien
apre la porta, ma poi, come in uno slancio di desiderio, bacia Anthony sulla
bocca. Scende rapidamente e si dilegua. Anthony
rimane fermo e lo guarda entrare nella casa e scomparire. Il desiderio è
violento. Vorrebbe inseguire Adrien, afferrarlo, baciarlo, costringerlo a
risalire in carrozza. Il
pomeriggio successivo Anthony si reca dai Pembroke, un salotto in cui non va
spesso. Lo fa esclusivamente nella speranza di incontrare Adrien, ma non lo
vede. Anthony
gira tra i salotti, va a teatro, partecipa a una cena a cui è stato invitato,
con l’unico scopo di ritrovare Adrien, che però non compare mai. Sono
passati otto giorni da quando Anthony ha baciato Adrien: un tempo che a lord
Anthony è parso infinito. Anthony non è più riuscito a vedere Adrien. È
esasperato. Lo
incontra dai West, un pomeriggio. Quando
Anthony si avvicina, Adrien lo saluta cortesemente, poi sussurra: -
Non possiamo parlare ora. Bentham è geloso. Dobbiamo trovare un momento nella
serata. Anthony
si allontana. La gelosia di Bentham non gli dispiace, perché vi legge una
conferma di quanto sospetta: ha fatto breccia nel cuore di Adrien. Ma questa
gelosia è un ostacolo ai loro incontri e Bentham gode di ciò che Anthony può
solo desiderare. Bentham
e Anthony sono sempre stati rivali: entrambi hanno aspirato a imporsi come
modelli di eleganza nell’aristocrazia londinese, George Bentham seguendo le
innovazioni introdotte da lord Brummel, Anthony Shaffield ispirandosi
piuttosto alla tradizione, rivisitata in base al proprio gusto. Ora si
trovano rivali anche per il possesso di Adrien de Bellisle. Adrien
finge di non badare più ad Anthony, ma a un certo punto fa in modo di
ritrovarsi vicino a lui. Sussurra: - Mi
ossessiona, è geloso, non vuole che io ti veda. Ma io voglio vederti,
Anthony. -
Quando puoi trovare un scusa? -
Venerdì sera. Andrà dai Gray. Io non lo accompagno. Possiamo vederci? -
Certo. Vieni da me. È più sicuro. -
D’accordo. Adrien
si allontana rapidamente, guardandosi intorno, come se davvero temesse di
essere visto da Bentham. Rientrando
con George in carrozza, Adrien racconta della serata. -
Gli ho detto che eri geloso e che non dovevi vederci insieme. George
sorride. Non è geloso di Anthony Shaffield. George non è mai stato possessivo
nei confronti dei suoi amanti. Gli è sempre piaciuto vederli desiderati da
altri e questo vale ancora di più per Adrien, perché il lavoro di formazione
che sta facendo ha un senso solo se Adrien saprà affermarsi e conquistare
altri uomini, imponendosi nella società. Ammira l’abilità con cui Adrien si
serve di lui per attizzare il desiderio in Shaffield. -
Una buona mossa. E allora? -
Venerdì sera, mentre tu sarai dai Gray, uscirò a tua insaputa per
raggiungerlo. -
Perfetto. Ma guai a te se quando torno non ti trovo. Ti faccio una scenata… Adrien
sorride. -
Dovrò corrompere uno dei tuoi servitori, perché mi recapiti i messaggi di
Shaffield senza dirti niente. -
Giusto! Avviserò Percy domani stesso. Dirai a Shaffield di far arrivare a lui
i messaggi per te. -
Perfetto. L’indomani
George avvisa il domestico che Adrien lo userà per comunicare con lord
Shaffield, ma che il marchese deve credere che lui, lord Bentham, non ne
sappia nulla. Adrien
manda un messaggio: Quest’uomo
è fidato. Puoi fare avere a lui i messaggi per me. B. è intenzionato a
recarsi dai Gray venerdì sera. Adrien Anthony
esulta alla scoperta di aver un modo di comunicare con Adrien. Gli manda un
biglietto in cui conferma di aspettarlo. Anthony
non vede l’ora che arrivi il venerdì. Ha paura che emerga qualche ostacolo,
anche se l’aver trovato un canale di comunicazione lo rassicura un po’. Se
nascesse qualche problema, non dovrà aspettare di incontrare Adrien a una
serata, facendo i salti mortali per riuscire a parlargli senza che Bentham se
ne accorga. Il
venerdì infine è arrivato. La pioggia che è scesa per buona parte della
giornata è cessata poco prima del tramonto, ma soffia un vento freddo. Dalla
residenza di lord Bentham a quella di lord Shaffield la distanza è breve e
Adrien l’ha percorsa a piedi. Ora è fermo in Hanover Square e osserva il
palazzo dei marchesi di Shaffield, che affaccia sui giardini: un grande
edificio settecentesco, proprietà della famiglia da un secolo. Non è
particolarmente grandioso, né appariscente: è di un’eleganza molto sobria.
Adrien si aspettava un palazzo sontuoso, nello stile dei Parry, ma le
residenze londinesi delle grandi famiglie aristocratiche spesso non sono
molto vaste, perché molti nobili vivono per una parte dell’anno nelle
residenze di campagna. Adrien
si chiede se un giorno potrà anche lui vivere in un palazzo come questo che
ha davanti. Forse. Ma deve giocare bene le sue carte, senza commettere
errori. Quando
Adrien si presenta alla porta, un domestico lo fa entrare e lo accompagna in
salotto, dove Anthony lo aspetta. Adrien fa appena in tempo a lanciare
un’occhiata alla stanza: ormai il suo gusto è sufficientemente raffinato per
cogliere l’eleganza dell’arredamento, ma prima che possa osservare con calma,
il marchese dice: -
Passiamo in biblioteca, staremo più tranquilli. Nessuno
disturberebbe nel salotto, ma la biblioteca è separata dalla camera da letto
soltanto da uno spogliatoio e Anthony intende percorrere in fretta quella
breve distanza. Adrien
entra e si guarda attorno: due pareti ricoperte da massicci armadi scuri con
file di libri rilegati, il camino acceso tra le due finestre, quadri sopra il
camino e sulla parete della porta d’ingresso; nella stanza uno scrittoio e
due poltrone. -
Finalmente. Soli e liberi di parlarci. Adrien
annuisce. Pare incerto, quasi spaventato. Anthony
gli si avvicina. - Mi
sembri preoccupato. Temi che Bentham scopra che sei venuto qui? -
No, non è questo… Anthony
è molto vicino. Adrien sembra nervoso. -
Io… non so se faccio bene… non dovrei essere qui. Lord Bentham è generoso con
me, ma io… Adrien
guarda Anthony come se non osasse proseguire, poi dice: - Io
ti desidero, Anthony. Anthony
si avvicina ancora, fino a che i loro corpi si toccano, poi bacia Adrien
sulla bocca, due volte. Il giovane appare ancora teso. Anthony gli prende il
viso tra le mani e lo bacia una terza volta. Le
mani di Adrien tremano leggermente mentre si posano sul petto di Anthony e
scivolano sulla camicia: sembrano quasi voler impedire ad Anthony di
avvicinarsi ancora. Anthony
sorride. Quando le sue mani cercano di sbottonare la giacca di Adrien, questi
si ritrae. È chiaramente spaventato. -
Non lo vuoi, Adrien? Adrien
annuisce, come se non riuscisse a parlare. La
ritrosia di Adrien acuisce il desiderio di Anthony. -
Adrien, io ti desidero. Vieni con me. Anthony
gli porge una mano. Adrien avanza la propria, esitando. Anthony la prende e
si dirige verso la porta che conduce allo spogliatoio e di lì alla camera da
letto. Adrien appare riluttante. Nel buio dello spogliatoio si ferma. -
Adrien… Adrien
rimane in silenzio, immobile, poi si avvicina ad Anthony e lo stringe tra le
braccia, con passione, mentre lo bacia e la sua lingua si infila nella bocca
di Anthony. Il marchese fa scivolare le sue mani sul corpo del giovane, gli
stringe il culo, mentre ne accoglie la lingua. Il desiderio si moltiplica in
lui, inebriandolo. Quando Adrien interrompe il bacio, Anthony quasi grida il
suo nome: -
Adrien, Adrien! Una
luce fioca viene attraverso la porta socchiusa. Nel buio Adrien sembra
muoversi più sicuro e le sue mani incominciano a spogliare Anthony,
togliendogli la giacca e la camicia, poi si posano, delicate, sul torace e
scivolano in una carezza incerta, come se il contatto con la pelle provocasse
un turbamento. Anthony
è travolto da un vortice di desiderio e piacere. Le sue mani stringono, una
passa davanti e sente attraverso la stoffa dei pantaloni il cazzo di Adrien,
che già si tende. Anthony stringe e geme. Adrien
lo bacia di nuovo. -
Anthony, Anthony! Anthony
non regge più. Le sue mani frenetiche aprono la giacca e la camicia,
accarezzano delicatamente la pelle glabra, poi fanno scivolare i pantaloni e
le mutande e infine possono stringere la carne nuda, il cazzo ormai teso,
grande, caldo, potente. Anthony
scivola in ginocchio, apre la bocca e avvolge con le labbra la cappella,
mentre le sue mani stringono il culo. Anthony succhia vigorosamente, mentre
Adrien gli accarezza la testa, gli passa le dita tra i capelli e sussurra: -
Anthony, Anthony, mio! Anthony
procede, trascinato da un desiderio che non potrebbe più tenere a freno. Poi
si alza, di scatto. -
Voglio che tu mi prenda, Adrien, voglio sentirti dentro di me. La
voce di Adrien è roca, mentre risponde: -
Sì. Finiscono
di spogliarsi e passano nella camera da letto, dove il fuoco arde nel camino. Alla
luce del fuoco e delle candele, Anthony osserva il corpo di Adrien, il torace
armonioso e glabro, i fianchi stretti, il cazzo che si erge, magnifico. -
Sei bellissimo, Adrien. Anthony
gli prende il viso tra le mani e ancora lo bacia. Poi
si stende prono sul letto, divaricando le gambe. Adrien
si siede accanto a lui e le sue mani percorrono il corpo di Anthony, prima
accarezzando leggermente, poi stringendo con forza. Adrien si china e
incomincia a mordere il culo di Anthony, alternando morsi delicati e altri
più decisi. Anthony geme. Poi le dita di Adrien corrono lungo il solco,
stuzzicano l’apertura, seguite dalla lingua. Anthony
geme ancora e dice, con voce strozzata: -
Prendimi, Adrien, prendimi. Ora! Lentamente
Adrien si stende su Anthony, che sente il cazzo, caldo e duro, poggiare sul
solco. Adrien mordicchia una spalla di Anthony, mentre le sue mani stringono
con forza il culo. -
Prendimi! Anthony
non riesce più a tollerare l’attesa. Adrien si inumidisce due dita e prepara
l’apertura, che cede senza fatica. Anthony sente la pressione del cazzo del
giovane, che forza l’anello di carne ed entra dentro di lui. Anthony
trattiene a fatica un grido. Adrien
spinge con un movimento continuo, fino a che non ha completamente preso
possesso di Anthony. -
Sì, Adrien, sì, così, così! Adrien
incomincia a muoversi, lentamente. Anthony sprofonda in un mare di piacere
puro, che dal suo culo inonda tutto il corpo, sempre più forte. Non riesce a
trattenere i gemiti di piacere. Adrien
cavalca a lungo e il piacere cresce, fino a diventare intollerabile. Anthony
grida e il seme si sparge abbondante. Con poche spinte decise, Adrien viene
dentro di lui. Anthony
chiude gli occhi. Dentro il culo sente ancora il cazzo di Adrien, meno rigido
e meno voluminoso. Anthony
è pienamente appagato. Gli sembra di non avere mai goduto tanto. Rimangono
a lungo così, poi Adrien esce. Anthony
guarda il corpo disteso sul letto, elegante nella sua nudità sfrontata,
armonioso e snello. Sorride. -
Abbiamo goduto insieme. Sei mio, Adrien. E io sono tuo. Adrien
scuote il capo, un velo di tristezza negli occhi. Gli stringe la mano, senza
dire niente. Poi si alza. -
Per me è ora di andare. Sono sotto sorveglianza. Una passeggiata serale non
può durare tanto. Anthony
annuisce, ma è contrariato. Bentham non ha nessun diritto di limitare la
libertà di Adrien, di impedirgli di vedere chi vuole. Adrien
passa nello spogliatoio e incomincia a rivestirsi. Anthony lo raggiunge, lo
abbraccia da dietro, le sue mani scivolano ancora sulla pelle, sotto la
camicia. Adrien
volta la testa verso di lui e cerca la sua bocca. Si baciano. Poi Adrien
dice: - Anthony,
non posso trattenermi oltre. Anthony
si stacca, a malincuore. Si riveste. Passano
in biblioteca. Anthony pone la domanda che gli preme: -
Quando puoi tornare, Adrien? -
Non lo so, Anthony. Sai che non sono libero. Ci incontreremo certamente in
qualche salotto o ci serviremo di Percy per comunicare. Anthony
non è abituato a dover aspettare. Insiste, ma Adrien non può indicare una
data. Solo a malincuore Anthony si rassegna a non fissare un altro
appuntamento. Accompagna Adrien fino alla porta, poi dalla finestra lo guarda
allontanarsi. Il
mattino dopo George si fa raccontare come è andata la serata di Adrien. È
molto soddisfatto per l’abilità del suo pupillo e sa benissimo che gli
ostacoli che Adrien inventa attizzeranno il desiderio di Shaffield. -
Sì, Adrien, così va bene. Adesso che lui sa quanto vali, lascialo in attesa
per un po’. Due
giorni dopo Percy recapita ad Adrien un pacchetto. C’è un biglietto di
Anthony Shaffield: Un
piccolo dono perché tu ti ricordi di me. Anthony Adrien
apre il pacco: un astuccio contiene un pesante tagliacarte in oro. Il manico
è decorato in modo molto sobrio, con disegni geometrici di raffinata fattura.
Si tratta chiaramente di un oggetto di grande valore. Adrien sorride,
soddisfatto: lord Anthony, marchese di Shaffield, è stato conquistato, il
dono è la prova tangibile dell’importanza che il marchese dà alla loro
relazione. Ma per Adrien questa è solo una tappa nel lungo cammino che
intende percorrere. Adrien
scrive un biglietto per ringraziare, poi esita. Sa che deve parlarne a
Bentham, il quale ha previsto che lord Shaffield avrebbe regalato qualche
cosa ad Adrien. Allora deve anche fargli vedere il biglietto. Adrien
incomincia a essere stanco della continua tutela di Bentham. Sa che è
fondamentale, che deve imparare ancora molto, ma vorrebbe emanciparsi,
conquistare una posizione che gli garantisca indipendenza. Finisce per
mostrare a Bentham il tagliacarte e il biglietto. Bentham suggerisce qualche
modifica al testo di Adrien, che a malincuore corregge: sa che il conte ha
ragione, ma gli pesa essere sempre sotto tutela. Il periodo in cui lord
George Bentham gli appariva un dio in terra è finito. Per lui ora il conte è
solo lo strumento di un’ascesa sociale che deve continuare. Adrien
riscrive il biglietto di ringraziamento, poi prende in mano il tagliacarte e
lo osserva. Sorride. |
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