17 –
Un furto Lord
Bentham posa il giornale. Così questo Summerscale sarebbe l’assassino di lord Shaffield. E con ogni probabilità anche di Kellington, perché sono stati uccisi allo stesso modo, anche
se a quanto pare Summerscale aveva motivi di
rancore solo nei confronti di Shaffield: non
risulta che conoscesse Kellington, stando a quel
che dice il giornale. Bentham manda un servitore al bordello
dell’Irlandese, perché lo Scozzese si trovi nel pomeriggio alla villetta di Curzon Street. Lo Scozzese gli piace molto e ormai chiede
sempre di lui. Ne apprezza le molteplici doti: la bellezza e la pulizia; il
comportamento rispettoso, ma non servile; la dotazione naturale e l’uso che
sa farne. Lo avesse incontrato altrove, ne avrebbe forse fatto il suo amante
e lo avrebbe ospitato nella villetta, anche se, dopo quanto è successo,
George sa che deve muoversi con estrema prudenza. I
due omicidi hanno fatto passare in secondo piano la vicenda di Adrien, ma purtroppo
hanno portato alla ribalta il tema della sodomia e Bentham
è ancora trattato con una certa diffidenza. È passato un intero anno dalla
morte di Adrien, ma la faccenda non è stata certo dimenticata. Lord
Becker è partito, senza più farsi vivo. Greg e Harry sono stupiti e
angosciati. A Greg sembra impossibile, conoscendo la generosità del conte. Ci
sono stati problemi all’ultimo minuto? Non ha potuto contattarli prima e lo
farà durante il viaggio? A Harry Greg dice che sicuramente lord Becker scriverà
presto e che in qualche modo li aiuterà. Harry
sa benissimo che Ronaldson lo avrebbe avvisato se
ci fosse stata una lettera per lui, ma gli chiede ugualmente: - Mi
scusi, signor Ronaldson, aspettavo una lettera. Non
è arrivato niente? Ronaldson sembra essere un po’ stupito che Harry
chieda se qualcuno gli ha scritto: il giovane non ha mai ricevuto
corrispondenza. -
Hai dato questo indirizzo? -
Sì, signor Ronaldson. Non ne avevo un altro. Spero
di non aver fatto male. -
No, nessun problema, ma non c’è niente. -
Pazienza. Ogni
giorno che passa la situazione peggiora. Le lezioni che Greg dà a Harry non
gli consentono certo di sopravvivere. Greg cerca qualche altro lavoro, ma i
risultati sono scarsi. Il
peggio però deve ancora venire. Un mattino Ronaldson
fa chiamare Harry. -
Senti, Harry, è qualche giorno che te ne volevo parlare. Preferisco non
riaprire il giro delle lotte. Erano redditizie, ma dopo il tentato omicidio
del Nero e l’inchiesta di quel fottuto giornalista, i rischi sono diventati
troppo grandi. Per
Harry è una pessima notizia, non inattesa. Dice, cercando di sorridere: -
Non basterebbe trovare un’altra sede? -
No, dopo quanto è successo, i clienti non verrebbero, sono diffidenti. Hanno
paura dei malviventi, della polizia. No. Devo lasciar passare qualche tempo,
almeno sei mesi. Harry
si prepara al peggio. Ha la sensazione che il terreno gli stia franando sotto
i piedi, ma si sforza di non lasciar trasparire la sua preoccupazione. -
Capisco. - A
questo punto però, Harry, come lottatore non mi servi più e anche le lezioni
di lotta non hanno più senso. Non c’è ragione perché tu rimanga qui. Sprofondare
non è una bella sensazione, anche se uno se lo aspetta. -
Capisco, signor Ronaldson. - La
tua camera mi serve. Però… -
Sì? -
Puoi sempre decidere di lavorare qui. Harry
non vuole vendersi. Ama Greg. Non vuole darsi ad altri. Se non fosse per
Greg, forse ci penserebbe. -
Preferirei di no. -
Andrai a vivere con Wheelsand? Ronaldson ha capito quali sono i rapporti tra
Greg e Harry, che non nascondono il legame che li unisce. -
Credo di sì, signor Ronaldson. -
Dammi il vostro indirizzo. È probabile che abbia ancora bisogno di voi e in
questo caso voglio sapere dove rintracciarvi. -
Certo, signor Ronaldson. Greg
e Harry vivono in una stanzetta a Walham Green.
Campano a fatica, svolgendo piccoli lavori di ogni genere, tutti quelli che
trovano. Greg ha cercato di farsi riprendere come carpentiere, ma non c’è
riuscito, anche se ha recuperato quasi completamente la mobilità del braccio.
Fa qualche incontro di lotta ogni tanto, ma le richieste sono poche. Harry
riceve proposte di altro genere, che declina, ma ci sono momenti in cui la
vita di stenti che conducono quasi lo indurrebbe ad accettare, per guadagnare
di che vivere decentemente. Sa che prima o poi succederà, perché sopporta a
fatica la propria fame e non riesce a tollerare quella di Greg. Anche per
Greg vedere Harry saltare i pasti è una sofferenza che non riesce a
reggere. Infine
Greg va da Ronaldson. Ha un’idea in testa. -
Buongiorno, signor Ronaldson. -
Buongiorno Wheelsand, come va? -
Non bene, signor Ronaldson. Sono tempi duri. - Eh
sì, capisco. Greg
dubita che Ronaldson sia in grado di capire: lui di
certo fa colazione, pranzo e cena e chi mangia regolarmente non sa che cosa
vuole dire non avere niente da mettere sotto i denti. -
Signor Ronaldson, volevo chiederle… Greg
si ferma. Ronaldson lo guarda. Non è un’espressione
incoraggiante: è chiaro che se Greg vuole domandargli un prestito, ha
sbagliato indirizzo. Ma non è quello che Greg ha in mente. Facendo
uno sforzo, Greg chiede: -
Volevo chiederle se pensa che io possa lavorare qui. L’idea
di vendersi ripugna a Greg, ma non sopporta vedere Harry patire la miseria. E
preferisce essere lui a vendersi, piuttosto che lo faccia Harry. -
Qui? Ronaldson scuote la testa, sorridendo, come se
l’idea lo divertisse. -
No, Wheelsand, no. Ho abbastanza uomini. Se tu
avessi quindici o vent’anni in meno, sarebbe un discorso diverso, ma ormai...
No, mi dispiace. Greg
annuisce. Cerca di sorridere, ma dentro ha l’inferno. È
sera quando Greg torna a casa. Sa che questa sera non mangeranno, a meno che
Harry non sia riuscito a trovare qualche cosa. Ma Harry non ha avuto fortuna.
Greg sa bene che non è solo una questione di fortuna: nessuno dei due ha
l’esperienza che i poveri dell’età di Harry e a maggior ragione di Greg
hanno, quella consuetudine con la miseria che gli ha insegnato dove
rivolgersi per raggranellare qualche cosa o almeno ottenere un piatto di
minestra. Loro due erano abituati a guadagnarsi da vivere con il loro lavoro.
Non patiscono la povertà da un tempo sufficiente: devono ancora scendere
diversi gradini. Harry
e Greg si guardano. Greg cerca di sorridere. È angosciato, come lo è Harry. -
Senti, Harry, mentre sogniamo pane e formaggio, volevo dirti che c’è una
possibilità. Una
luce di speranza si accende negli occhi di Harry. -
Una possibilità? Dimmi! -
Riguarda una tua vecchia conoscenza, lord Bentham. Harry
ha raccontato a Greg della sua vita passata e di quanto è avvenuto nella
tenuta di Tumblestone. -
Lord Bentham, quel… Di che cosa si tratta? -
Forse la possibilità di pareggiare i conti. Harry
lo guarda, senza capire. - Bentham ha una seconda casa, in Curzon
Street, che usa per i suoi amanti. Quando si stufa di loro, li manda via.
L’ultimo è stato un giovane di una famiglia di falegnami, che è stato
allontanato dal conte ed è finito nel bordello dell’Irlandese. È stato lui a
parlare della casa, in cui ci sono parecchi oggetti di valore. -
Che cosa stai pensando, Greg? - È
colpa di Bentham, se hai perso il lavoro. In quella
casa, quando non ci sono ospiti, di solito c’è un custode, ma domani sera non
ci sarà. -
Greg… io… non ho mai rubato neppure un penny. -
Neanch’io, Harry. Senti, Harry, ci vado da solo, forse è meglio. -
No! Non se ne parla neanche. Ci andiamo tutti e due o nessuno dei due. Il
giorno dopo George Bentham è in attesa dello
Scozzese. Di solito Bruce è molto puntuale, ma oggi è in ritardo. Infine
suonano alla porta. George va ad aprire personalmente, come fa sempre in
questi casi. Preferisce che nessuno veda chi viene e chi va: la servitù è
composta da uomini fidati, ma dopo quello che è successo, nessuna cautela è
eccessiva. I domestici che hanno preparato la stanza da letto sono già
rientrati nel palazzo del conte e il custode tornerà solo domani mattina,
come sempre: quando George accoglie un ospite, il custode va a dormire nel
palazzo di Grosvenor Square. Se George decidesse di
fermarsi per la notte, non vuole che ci sia nessuno quando si alza. Non è il
caso di questa sera, perché George conta di partecipare a una serata mondana,
ma se cambiasse idea, può far fermare lo Scozzese. Lo ha fatto qualche tempo
fa: doppia prestazione la sera e seguito il mattino. È stato molto piacevole.
Alla
porta però non c’è lo Scozzese, ma un ragazzino che George non ha mai visto. - Mi
scuso, milord, devo consegnarle questo. Il
ragazzo porge un biglietto. George lo prende e dà una moneta. Il ragazzo
ringrazia e corre via. È un
biglietto di Ronaldson: lo Scozzese non può venire.
George è irritato. Pregustava una bella scopata e invece… George
passa in salotto, posa il biglietto sul tavolino. E ora? Mandare a chiedere
un altro uomo? E come? I domestici sono stati congedati, il custode non c’è.
Avrebbe dovuto pensarci prima e dare una risposta al ragazzino. In ogni caso,
tra il tempo di tornare al bordello e poi quello di far arrivare qualcuno,
perderebbe oltre un’ora. E chi far venire, poi? No, per oggi niente. George
non vuole fare tardi: questa sera ha un invito a cena. Si vedrà domani. George
esce dalla casa. Vicino al cancello del giardino un uomo lo aspetta. Greg
guarda la via dalla finestra. Ormai fuori è completamente buio. Nella stanza
la lanterna illumina appena il tavolo. Le pareti sono immerse nel buio. -
Usciamo tra un’oretta. Greg
sorride e si stende sul pagliericcio. Harry annuisce. È nervoso. Va anche lui
alla finestra, poi torna a sedersi sulla sedia. Dopo un momento si rialza e
guarda di nuovo fuori. Greg
vorrebbe dirgli di non agitarsi, ma anche lui è a disagio. Non è tagliato per
fare il ladro, non lo sono né l’uno, né l’altro. Greg lo fa solo per Harry,
perché non vuole che continui con questa vita di miseria. Se fosse solo non
lo farebbe. Greg
sorride e dice: -
Direi che hai bisogno di distrarti un po’, Harry. Harry
si volta, mentre apre la bocca per chiedere in che modo dovrebbe distrarsi.
Vedendo che Greg si è tolto i pantaloni, richiude la bocca. Ha capito che
cosa Greg intende per distrarsi: scopare. Non si rende conto del nervosismo
di Greg e perciò si chiede come faccia il suo amico a essere così tranquillo:
rischiano la pelle tutti e due, perché per il furto in una casa in
Inghilterra è ancora prevista la pena di morte. -
Dai, vieni qui, che ti aiuto a pensare ad altro. Harry
si scuote e si avvicina al pagliericcio. Greg si mette in ginocchio e gli
abbassa i pantaloni: alla luce fioca della lanterna ora può vedere il cazzo
del suo amico. Greg
ne sente l’odore, intenso, poi avvicina la bocca e delicatamente lo avvolge.
Gli piace il cazzo di Harry, gli piace sentirne l’odore, il gusto, il calore,
la consistenza. Greg
lavora con le labbra e la lingua, mentre Harry gli accarezza la testa, poi si
china su di lui e le sue mani scorrono sulla schiena di Greg. Il cazzo di
Harry si irrigidisce in fretta. Greg
si stacca e dice: -
Adesso me lo metti in culo. Greg
vorrebbe aggiungere che potrebbe essere l’ultima volta, ma non vuole turbare
Harry. Greg
si mette a quattro zampe. Harry
prepara il terreno con un po' di saliva, poi si stende su di lui e con
lentezza introduce il cazzo nel culo di Greg. Greg
geme. Scopare con Harry è bellissimo. Ma con Harry non è scopare, è fare
l'amore, perché Greg ama Harry. E Harry lo ama. Greg ha ciò che ha sempre
desiderato avere nella vita: un compagno, un amore. Ma non ha più un lavoro.
E vedere Harry patire la fame è una sofferenza atroce, molto peggiore della
fame stessa. Preferirebbe perdere Harry, ma sapere che lui è felice e non
soffre. Harry
procede, muovendo ritmicamente il culo, spingendo a fondo il cazzo e poi
ritraendosi, mentre le sue mani scorrono sul corpo di Greg, attizzando il
desiderio e cancellando i pensieri cupi di Greg. E
infine, quando sente che l’orgasmo è vicino, Harry stringe con la destra il
cazzo di Greg e lo accarezza, finché vengono entrambi nello stesso momento. Ora
sono distesi sul letto, uno a fianco dell'altro, Greg stringe la mano di
Harry. -
Sei bravissimo, Harry. Greg
vorrebbe aggiungere che Harry potrebbe lavorare per Ronaldson,
ma nella loro situazione la battuta potrebbe essere presa per un
suggerimento. Un maschio come Harry potrebbe guadagnare piuttosto bene nel
bordello, ma l’idea che Harry possa essere costretto a prostituirsi per
sopravvivere per Greg è insopportabile. Harry
scuote la testa. Greg
e Harry si muovono silenziosamente, senza fretta. Tutti e due hanno il
coltello: le strade di Londra di notte non sono sicure per nessuno, neanche
per due poveracci come loro, che in questo momento non hanno niente che possa
essere rubato. C’è sempre il rischio di incontrare qualche balordo, un
ubriaco con la sbornia cattiva o un pazzo. Di recente sono stati commessi due
delitti: un giovane e una prostituta assassinati. Sulla
schiena Greg ha una lanterna cieca. Raggiungono
Curzon Street e di lì passano in una via parallela,
dove si affaccia il retro della villa. Harry è passato in giornata per vedere
dove si trova l’edificio. Harry
si mette contro il muro di recinzione. Mette le mani a coppa davanti a sé.
Greg vi appoggia il piede, poi si issa sulle spalle di Harry e raggiunge la
sommità del muro. Si siede a cavalcioni e, tenendosi saldamente con la
sinistra, porge la destra a Harry, che la prende. Greg tira verso l’alto e
Harry, appoggiando un piede sul muro, riesce a issarsi fino ad afferrare con
l’altra mano l’estremità superiore della recinzione. A quel punto Harry si
solleva fino a che riesce a mettere una gamba oltre il muro. Poi si siede
accanto a Greg e saltano nel giardino. Forzare
una finestra non è difficile. All’interno si muovono con cautela: nella
villetta non c’è nessuno, ma tutti e due hanno paura di far rumore, di essere
visti. La
villetta non è molto grande. In salotto ci sono due candelieri d'argento e in
un cassetto alcune posate anch'esse d’argento: Greg mette tutto nella sacca. Poi
salgono al piano superiore. In una prima camera non c'è nulla di
interessante. Di lì passano in uno spogliatoio e poi nella camera da letto.
Proiettano la luce della lanterna sulle pareti e poi sul letto: con le gambe
piegate appoggiate a terra e il torace sul letto c’è un corpo. Per un attimo
Greg e Harry pensano che ci sia qualcuno che dorme, ma il corpo è immobile e
c’è un’ampia macchia rossa sul lenzuolo. Sgomenti
Greg e Harry si avvicinano. L’uomo è morto. - Lord
Bentham. Lo hanno sgozzato. -
Merda! Harry, qui… Greg
tace di colpo. Ha sentito delle voci provenire da sotto. Greg e Harry si
guardano. Greg sussurra: -
Dalla finestra. Non c’è altra via. Greg
corre alla finestra e la apre. Nel giardino non sembra esserci nessuno. Greg
fa segno a Harry di saltare e spegne la lanterna. Harry salta e si rialza.
Greg gli getta il sacco con gli oggetti rubati e salta anche lui. Nel toccare
a terra sente un dolore alla gamba e perde l’equilibrio, ma si rialza. Riesce
a muoversi, anche se la gamba gli fa male. Raggiungono
in fretta il muro. Greg fa salire Harry, poi gli passa il sacco e cerca di
issarsi, ma non riesce a fare pressione sufficiente sulla gamba dolorante.
Harry salta di nuovo nel giardino. Greg
sussurra: -
Che cazzo fai? Scappa. Perdio, Harry, scappa. Non voglio che ti prendano. Harry
non lo ascolta. Lo aiuta a salire, issandolo e poi sostenendolo da sotto,
finché Greg è a cavalcioni sul muro. Poi si arrampica anche lui, recupera il
sacco che ha lasciato in alto e scende dall’altra parte. Si appoggia al muro.
Greg mette i piedi sulle sue spalle, poi scivola fino a sedersi su Harry e di
lì scende a terra. -
Riesci a camminare? -
Sì, sì, via, presto. Si
allontanano in fretta. Greg zoppica, ma cerca di correre. Non vuole che
prendano Harry. Nella
villa sono entrati due poliziotti, forzando il cancello. Hanno trovato aperta
la finestra da cui Greg e Harry si sono introdotti nella casa e sono passati
anche loro di lì. Un passante ha segnalato di aver visto due uomini entrare
nella villa scavalcando il muro: si tratta di certo di due ladri. Uno
dei poliziotti fa in tempo a intravedere qualcuno saltare dal muro. -
Corriamo giù, presto! Ho visto qualcuno sul muro, che è saltato giù:
dev'essere uno dei ladri. I
due agenti si lanciano fuori, ma quando arrivano al cancello della villa, in
strada non c’è più nessuno. -
Merda! Ci sono scappati. -
Torniamo nella casa e vediamo se hanno lasciato tracce. Non
ci sono tracce dei ladri. C’è però il cadavere nudo di un uomo sgozzato. -
Hanno ammazzato uno. -
Non solo ammazzato. Devono averlo violentato. Come Shaffield
e l’industriale, Kellington. -
Chiamiamo l’ispettore che si occupa di quei casi. -
Sono due, no? Hardy e Wilfer. -
Inutile chiamare Wilfer. Hardy è in gamba. Wilfer… Il
poliziotto alza le spalle, come a dire che non vale neanche la pena di
parlarne. Sono
le due di notte quando Thomas Hardy viene chiamato. Arrivato
alla villa, Thomas scopre che Wilfer non è stato
avvisato e lo manda a chiamare: in questo modo nessuno potrà accusarlo di
essere stato scorretto nei confronti del collega. E poi essere svegliato nel
cuore della notte è un’esperienza interessante, perché privarne Wilfer? In
realtà Thomas è contento che non abbiano chiamato subito il collega: ha modo
di controllare la villa prima dell’arrivo di Wilfer,
senza avere un incapace tra i piedi. I
due agenti non hanno toccato nulla, per fortuna. Thomas si fa accompagnare in
giardino, dove il terreno è ancora umido della pioggia del mattino
precedente. Alla luce della lanterna Thomas può vedere le tracce che
conducono al muro. Probabilmente due persone, ma non si può dire con
sicurezza. -
Agente, lei ha visto una persona sola, vero? -
Sì, ispettore. Ma solo per un istante. Ho visto un movimento. - È
sicuro che fosse un uomo? Non un gatto, magari? -
Ispettore, scommetterei che era una persona, ma non posso escludere che fosse
un animale. Ho appena intravisto qualcuno muoversi. Thomas
osserva la finestra che è stata forzata. -
Non è un lavoro da professionisti, questo. Al
piano di sopra Thomas esamina con attenzione la camera e il cadavere.
Riconosce immediatamente il morto: è George Bentham,
che ha avuto modo di conoscere all'interno dell'inchiesta, il terzo uomo che
è stato legato ad Adrien Bellisle nei mesi in cui
questi ha frequentato l'aristocrazia londinese. Questo, insieme alle modalità
dell'omicidio, non lascia spazio a dubbi: l'assassino è lo stesso. Thomas
tocca il cadavere: freddo e rigido. L'uomo è morto da diverse ore. Bentham ha in mano uno spillone e la punta è
insanguinata. Probabilmente ha capito che stava per essere ucciso e ha
cercato di difendersi, riuscendo a ferire il suo assassino. Gli
abiti sono stati riposti con cura, come negli altri casi: Bentham
si è spogliato, non è stato denudato a forza. Da un
rapido giro nella villa non emerge nessuna traccia della visita dei ladri.
Greg e Harry hanno richiuso i cassetti che avevano aperto alla ricerca di ciò
che poteva essere rubato: sono due ladri ben educati. In
salotto Thomas nota un biglietto sul tavolo: Purtroppo
lo Scozzese non può venire oggi. Mi spiace non averLa
potuta avvisare prima. R. Thomas
annuisce e si mette in tasca il foglio. Lo Scozzese è citato anche nei diari
di Kellington. Un'altra conferma che il delitto è
maturato nello stesso ambiente. Arriva
infine anche Wilfer, di pessimo umore. La sveglia
notturna non è stata di suo gradimento. Wilfer lancia un’occhiata al cadavere. -
Ucciso come Nigel Kellington e lord Shaffield, dall’uomo che lo stava possedendo. Summerscale ha avuto un rapporto contro natura e poi lo
ha ucciso, ha preso quello che c’era da rubare ed è scappato. Thomas
scuote la testa. -
No, non funziona. Qualcuno è entrato dalla finestra, forzandola. Non certo
lord Bentham, visto che probabilmente questa villa
è una sua proprietà. E nel caso non lo fosse, escludo che lord Bentham entrasse in casa altrui dalla finestra. Wilfer rimane un momento senza parole. Poi dice: - Un
complice avrà raggiunto l’assassino, entrando dalla finestra. Magari lo hanno
ucciso in due. Poi hanno rubato e sono scappati. Thomas
non appare convinto. -
Tocchi il corpo, Wilfer. Freddo, completamente
freddo e rigido. Quest’uomo è morto da parecchie ore e da quel che ha visto
l’agente, il ladro è scappato meno di un’ora fa. È alquanto strano che dopo
aver ucciso un uomo, un ladro si sia attardato per tutte queste ore nella
villa. -
Pensavano di avere tutto il tempo che volevano. -
Ore e ore per rubare? Non è un palazzo, è solo una residenza secondaria. No,
non è andata così. -
Magari l'agente si è sbagliato, non era un uomo quello che ha visto. -
Questo è possibile, ma in ogni caso un passante ha segnalato di aver visto
due uomini scavalcare il muro meno di due ore fa. Lord Bentham
era già morto allora. I
due ispettori escono dalla stanza. Uno dei due agenti sussurra all’altro: - Te
l’avevo detto che Hardy è in gamba. - Di
Wilfer non si può proprio dire lo stesso. Il
dottore conferma che lord Bentham è stato ucciso da
almeno cinque o sei ore. Nella
stanza che affittano, Greg e Harry si guardano sperduti. -
Greg, secondo te, l'omicidio, Bentham... -
Qualcuno sapeva che il custode non c'era ed è entrato nella villa. Siamo
stati scalognati, Harry. - Se
ci beccano, ci accuseranno anche dell'omicidio. -
Non ci beccheranno. Nessuno può sapere che siamo stati noi. Harry
e Greg sono preoccupati. Non sanno bene che cosa fare. Se fossero esperti, si
renderebbero conto di doversi sbarazzare della refurtiva, ma per entrambi è
il primo furto. E pensano che nessuno possa risalire a loro. Il
mattino successivo Thomas e Wilfer discutono
nell'ufficio di Rowan. Wilfer
è sicuro che l'assassino sia Summerscale. - Le
modalità dell'omicidio sono le stesse in tutti e tre i casi, perciò è chiaro
che è stato Summerscale a uccidere anche lord Bentham. Thomas
sa che le sue possibilità di convincere Wilfer sono
pari all’intelligenza del suo collega, cioè molto vicine allo zero. In realtà
parla più per Rowan che per Wilfer. -
Secondo me Summerscale non è più in Inghilterra.
Oltre tutto i giornali lo hanno indicato come il probabile assassino di Kellington e Shaffield. Lord Bentham sicuramente non si sarebbe lasciato avvicinare da
lui. -
Probabilmente non lo conosceva. - Se
non si conoscevano, perché Summerscale voleva
ucciderlo? -
Perché uccide i sodomiti per derubarli. - E,
guarda caso, uccide tutti gli amanti di Adrien Bellisle:
tre uomini che hanno avuto una relazione con lui, tutti e tre uccisi e solo
quelli. - Summerscale sarà stato attratto da Bellisle. Non
c’è speranza, Thomas lo sa. Prova a spiegare: - Bellisle è stato ucciso quando Summerscale
lavorava nel Surrey e non veniva mai a Londra: non
hanno avuto modo di conoscersi. No, non ha senso, Wilfer.
Le vittime non sono state scelte a caso e non è Summerscale
l'assassino. Wilfer non demorde: -
Magari ha un complice, che ha mandato a uccidere Bentham:
ci sono due assassini. Thomas
ha l'impressione di parlare con un muro.
La
notizia dell’omicidio di lord Bentham fa rapidamente
il giro di tutta Londra. Il
giorno dopo Thomas compra i giornali andando in ufficio. Ormai tutti i
quotidiani parlano dell’angelo sterminatore dei sodomiti e della vendetta
divina che si abbatte sui peccatori. Wilfer è
andato avanti per la sua strada: i giornalisti scrivono che anche per questo
delitto la polizia sospetta di Summerscale. Thomas
è appena entrato nel suo ufficio, quando arriva un agente. - Un
biglietto per lei, ispettore. Thomas
apre la busta. Poche righe. Troverete
l’assassino di lord Bentham e la refurtiva a Walham Green, in una casa lungo il Kensington Canal, tra
il forno e la macelleria. Al primo piano c’è una camera affittata a Greg Wheelsand. Thomas
guarda il foglio. Ha la certezza che all’indirizzo indicato ci sarà la refurtiva
e qualcuno su cui ricadrà la colpa di questo omicidio. Ma che quel qualcuno
sia davvero l’assassino, Thomas lo esclude. -
Greg, io vado a vedere se trovo qualche lavoretto. Non possiamo certo cercare
di vendere quella roba adesso e dobbiamo pure mangiare. Greg
ha ancora male alla gamba. Non è niente di terribile, ma è inutile che cerchi
lavoro zoppicando: non lo prenderebbero da nessuna parte. - Va
bene, Harry. Spero di potermi mettere alla ricerca anch'io presto. - Tu
pensa a riposarti, ora. Harry
esce. Rientra
due ore dopo, senza aver trovato nulla. Davanti alla casa stazionano alcuni
agenti. Harry sente che il fiato gli manca. Si ferma in mezzo a un gruppetto
di curiosi che si assiepa dall'altra parte della strada, in riva al canale. Un
minuto dopo quattro agenti compaiono sul portone. In mezzo a loro c’è Greg.
Dopo di loro escono un ispettore e un altro agente con il sacco della
refurtiva. Qualcuno
li ha denunciati. Forse non è un caso che Bentham
sia stato ucciso proprio il giorno che loro hanno scelto per la rapina.
L'idea della rapina era una trappola. Ma chi l’ha organizzata? Perché? La
risposta alla seconda domanda è semplice: qualcuno che vuole far ricadere su
di loro la colpa dell’omicidio. Tutti penseranno che due ladri sono stati
sorpresi dal padrone di casa, lo hanno violentato e poi strangolato. Chi
li ha messi in trappola? Di sicuro qualcuno che voleva vendicarsi di lord Bentham e l'ha ucciso come sono stati uccisi
quell'industriale e l'altro nobile, in modo da far pensare a un unico assassino.
O magari davvero lo stesso assassino. In ogni caso la colpa ricade su di loro
e il ritrovamento della refurtiva non lascia nessuno spazio per una difesa.
Se lord Becker fosse a Londra, Harry andrebbe da lui: è l'unica persona da
cui potrebbe sperare di ricevere un aiuto, ma lord Becker è da qualche parte
in Europa. O forse già in Egitto. -
Ispettore Hardy, ha catturato il colpevole con la refurtiva. -
Colpevole di furto, probabilmente sì. Di omicidio, lo escludo. Rowan guarda sconsolato Thomas Hardy. -
Hardy, non mi dica… la refurtiva, la lettera… - La
lettera è stata scritta dall’assassino di Bentham,
che con un piano ben organizzato ci ha servito un colpevole su un piatto
d’argento. Ed è anche l’assassino di Shaffield,
perché la scrittura è la stessa della lettera anonima mandata al Times per
informare del cadavere. E a questo punto, anche di Kellington,
non ho dubbi. - Ma
abbiamo un colpevole… - A
me però non interessa un colpevole per chiudere l’indagine. Voglio scoprire
l’assassino, quello vero. Rowan sorride. Questo è Thomas Hardy. -
Che cosa conta di fare? -
Continuare a indagare. - È
follia. - La
follia, signore, se ne va a spasso per il mondo come il sole, e non c’è luogo
in cui non risplenda. -
Shakespeare. Misura per misura? -
No, La dodicesima notte. Rowan scuote la testa. -
Vorrei dire che lei è davvero pazzo, Hardy. Ma sono convinto che uno di
questi giorni troverà il vero colpevole di questi omicidi. Forse sono pazzo
anch’io, lo so. Ma lei ci riuscirà, Hardy, ne sono sicuro. Thomas
sorride, un sorriso amaro. Vorrebbe essere anche lui così convinto del
successo delle sue indagini, ma i passi avanti sono troppo pochi. Thomas
Hardy sta assistendo alla visita medica che ha richiesto. Greg Wheelsand è nudo. Il dottore lo sta osservando con cura.
Con le mani scorre sulla pelle e la tende o fa pressione, alla ricerca di una
ferita che non si trova. Esamina con cura le gambe, ma lo zoppicare di Greg
non dipende da una ferita. Greg guarda stupito, senza dire nulla. È chiaro
che non capisce che cosa sta cercando il dottore. Il
medico si rivolge a Thomas: -
Nulla, ispettore, nessuna ferita recente. Thomas
non si stupisce: sa benissimo che Wheelsand non ha
ucciso lord Bentham. E non l'ha fatto neanche il
suo complice nella rapina, posto che ce ne fosse uno. L'assassino, che Bentham è riuscito a ferire prima di morire, è un altro. Greg
Wheelsand, carpentiere disoccupato, sorpreso con la
refurtiva. Frequentava il giro delle lotte clandestine. Pare che lottasse
nudo in un locale sotterraneo. In quel giro ci si prostituiva anche. Di
sicuro anche Greg si vendeva, disposto per poche monete alle pratiche più
abiette. Si è venduto anche a lord Bentham, ma
vedendo quanto ben di Dio c’era in quella villa, ha deciso che avrebbe potuto
guadagnare molto di più uccidendo il padrone di casa. Greg Wheelsand è un ladro, un sodomita, un assassino. Di
sicuro ha ucciso anche Kellington e lord Shaffield. Si prostituiva e li ha uccisi allo stesso
modo, per derubarli di quello che avevano con sé. Un maledetto assassino che
finirà sulla forca, prima è, meglio è. Greg
Wheelsand è sulle pagine dei giornali, sulla bocca
di tutti. Mostro infame, incarnazione del demonio, sentina di tutti i vizi,
abiezione senza fine. Solo il Times ha una linea molto più prudente e
sostiene che Wheelsand non ha ucciso nessuno, ma è
finito in una trappola creata dal vero assassino. Negli articoli del Times
si avanzavano dubbi anche sulla colpevolezza di Summerscale,
ma uno dei due deve pur essere il colpevole. Il Times accenna a
divergenze di opinioni tra i due ispettori che conducono le indagini, sembra
stare dalla parte di Hardy, che ha indagato a lungo senza cavare un ragno dal
buco, che considera Summerscale e Wheelsand innocenti, che non sa indicare un colpevole.
Invece Wilfer è uno che sa quel che fa, come
sostengono gli altri quotidiani: appena ha preso in mano l’inchiesta, ha
individuato in Summerscale il colpevole
dell'omicidio di Shaffield. Certo, adesso che è
saltato fuori l'assassino di lord Bentham, bisogna
capire se è stato lui a uccidere anche Kellington. Nella
sua cella della prigione di Newgate, Greg Wheelsand sprofonda lentamente. Guarda i muri tra cui è
rinchiuso, in isolamento: in quanto sodomita e assassino, hanno deciso di
riservargli una cella. Greg sa che ne uscirà solo per il processo e poi per
la forca. Non rivedrà mai più Harry. Purché non arrestino anche lui. Purché
la polizia non scopra che Harry viveva con lui. Greg ha paura di ciò che lo
aspetta, ma più di tutto ha paura che Harry venga coinvolto. Purché… Che
cosa farà Harry, ora che non ha neanche un posto per dormire? Finirà a
prostituirsi nel bordello dell’Irlandese? |
|||||||||