15 – Girare a vuoto

 

 

- Buongiorno, signor Higgins. Mi chiamo Hardy e sono ispettore di polizia.

Charles Higgins cerca di sorridere, ma il suo disagio trapela.

- Che cosa posso fare per lei?

- Può rispondere ad alcune domande, nell’ambito di un’inchiesta per omicidio.

- Per omicidio? Io non ho mai…

Charles è chiaramente spaventato: una visita della polizia in relazione a un omicidio non è mai piacevole. Thomas lo interrompe:

- Non si preoccupi. Se risponderà onestamente alle mie domande, non avrà niente da temere. In caso contrario, potrebbero invece esserci conseguenze spiacevoli.

- Io non credo di aver fatto niente di male.

- Ne sono convinto anch’io, anche se non tutti sarebbero d’accordo con me.

Thomas posa sul tavolo la cartellina che ha sotto braccio e l’apre. Charles guarda il primo disegno, spaventato.

- Lei è l’autore di questi disegni. Non lo neghi, perché lo so con certezza. Non mi interessa metterla nei guai per queste opere, peraltro pregevoli. Lei è davvero molto bravo.

Charles fissa Thomas. Si sta chiedendo dove voglia andare a parare l’ispettore. Thomas aggiunge:

- Sia sincero con me. Risponda alle mie domande e le garantisco che non avrà nessun problema.

Charles non ha molta scelta.

- Mi dica, ispettore.

- La prima domanda è questa: sa per conto di chi ha fatto questi disegni?

- Che cosa intende dire?

- La persona che li ha commissionati si è presentata come Boldshire, come vede so anche questo. E ha mandato un suo domestico a ritirarli, con il denaro per pagarli.

- Lei sa tutto.

- Quasi. E quello che non so deve dirmelo lei. Le ho chiesto se sa chi era il signor Boldshire in realtà?

- No, non proprio…

- Si spieghi.

- Sapevo che non si chiamava Boldshire. Uno che chiede disegni di questo genere non dà il suo vero nome.

- Però lei aveva qualche sospetto.

Charles esita un attimo, poi incomincia a dire:

- Sicuramente era un nobile. L’abbigliamento, molto curato in ogni dettaglio, dimostrava ricchezza e raffinatezza.

- Aveva un’idea di chi fosse?

- Quando lo vidi per la prima volta no, ma, dopo l’omicidio di lord Shaffield, dalla descrizione che ne è stata fatta, ho pensato che potesse essere lui.

- È solo una supposizione?

- Sì.

- I miei complimenti, allora. Ha azzeccato. A questo punto capirà che ho bisogno di sapere alcune cose da lei.

- Le dirò tutto quello che so, ma davvero… non mi denuncerà per… non li avrei fatti, ma non è facile per un artista sconosciuto guadagnarsi da vivere. Adesso è diverso, ma allora…

Charles si passa una mano sulla fronte.

Thomas lo guarda e dice:

- Le garantisco che non farò nulla contro di lei, se non scoprirò che mi ha mentito o celato qualche cosa.

Charles si chiede se può fidarsi dell’ispettore. Gli viene da pensare di sì. In ogni caso è nelle sue mani.

- Grazie.

- Quando vide la prima volta lord Shaffield?

- Credo… quattro anni fa.

- Come aveva avuto il suo nome?

- Da un mercante d’arte. Devo… devo dirle di chi si tratta?

- Sì.

- Il signor Groove.

Thomas annuisce. Il mercante d’arte che forniva a Shaffield e a Kellington stampe, incisioni e miniature erotiche. Niente di strano che Shaffield si sia fatto dare da lui l’indirizzo di un artista disponibile a disegnare i suoi amanti nudi.

- Lord Shaffield veniva personalmente con i modelli?

- Sì, ogni volta.

- Chi erano questi modelli?

- Non potrei dire i loro nomi. Erano di solito gente del popolo, credo che lord Shaffield preferisse…

Charles si ferma, conscio del rischio di apparire poco rispettoso. Thomas lo guarda e gli sorride.

- Sono un ispettore e mi interessa trovare un assassino. Qualunque informazione o supposizione mi può servire. Dica quello che pensa.

- Credo che fosse attratto da uomini forti, anche se grezzi. Forse…

Charles ha un sorriso imbarazzato e conclude:

- …forse li preferiva proprio rudi, completamente diversi da com’era lui.

- Gli ultimi ritratti che ha dipinto sono questi tre?

Thomas indica i disegni che raffigurano Adrien.

- Sì.

- Come mai lord Shaffield ordinò ben tre ritratti?

- Non lo so. Credo… mi sembrò che fosse molto attratto da quel giovane.

- Che ne sa del modello?

- Da com’era vestito, dal modo in cui si muoveva, ho pensato che fosse senz’altro un nobile. Anche se…

- Dica.

- Il modello posò con grande naturalezza, senza nessun imbarazzo, anche per l’ultimo disegno, quello.. questo qui. Mi chiesi se fosse davvero un nobile o solo un protégé del signor Boldshire. Ma è vero che ci sono anche nobili e borghesi che non hanno nessun senso del pudore.

Thomas sarebbe pronto a scommettere che Higgins sta pensando ad Adam, ma non dice nulla.

- Dopo l’ultimo disegno ha ancora avuto notizie di lord Shaffield?

C’è una leggera esitazione, che Thomas coglie, prima che Charles risponda:

- No, nessuna.

- Ancora una cosa.

Thomas estrae dalla cartellina l’ultimo ritratto, quello che aveva messo girato, in modo che non si vedesse. Lo mostra e dice:

- Questo.

Charles si morde il labbro e abbassa la testa.

- Lei sa chi è il soggetto ritratto, vero?

Charles annuisce.

- È lord Ernest Becker.

Thomas dice:

- Glielo ha fatto fare lord Shaffield?

Charles annuisce e si passa una mano sul viso. Alza la testa e guarda Thomas, sconsolato.

- Io… non avrei dovuto. Era un periodo molto difficile per me. Lord Becker mi chiese un ritratto, un normale ritratto, non certo un nudo. Credo che sapesse che io facevo fatica a tirare avanti. Un quadro a olio. Per me un’occasione fantastica. Mi pagò benissimo. Ma…

Charles china di nuovo la testa. Thomas insiste:

- Mi dica.

- Mi vergogno, ispettore. Se potessi tornare indietro…

- Lasci perdere la vergogna e mi dica, tanto non può tornare indietro.

- Che lord Becker stesse posando per me non era un segreto. Credo… credo che lui stesso lo dicesse in giro, per aiutarmi a trovare altri clienti. Lui è così, è la persona più generosa e altruista che io abbia mai conosciuto.

- E allora?

- Lord Shaffield venne da me, venne ancora una volta, è vero, ho mentito. Mi suggerì di convincere lord Becker a posare nudo per un disegno in stile classico. Io non ne volevo sapere, ma lui mi offrì una cifra… ispettore, con quella cifra io potevo vivere e dipingere per sei mesi.

- Riuscì a convincere lord Becker?

- Sì, non fu difficile. Lord Becker era divertito all’idea di posare nudo. Ma io mi sentivo un Giuda. Gli feci il ritratto e prima di consegnarglielo ne preparai una copia. La diedi a lord Shaffield, ma vorrei non averlo fatto. Mi sembrò di tradire un uomo buono e generoso.

Charles non mente, questo è sicuro.

- Va bene, Higgins. Credo che mi abbia detto la verità. In questo caso lei non ha nulla da temere. Questi bei disegni non saranno portati in tribunale. Non aggiungono nulla. Le auguro di ottenere il successo che merita.

Charles scuote la testa, incredulo.

- Lei è davvero un ispettore?

Thomas sorride.

- Certo. E mi chiamo davvero Hardy. Se le dovesse venire in mente qualche elemento, qualche informazione che magari potrebbe essermi utile, la prego di contattarmi alla sede della polizia metropolitana di Londra, Whitehall Place.

- Lo farò, ispettore. Non so come ringraziarla.

Thomas dice, ridendo:

- Magari mi farò fare un ritratto.

Charles risponde, sorridendo:

- Glielo farei davvero volentieri, ispettore, perché lei è un gran bel soggetto per un disegno o per un quadro. Ha un viso molto interessante.

Thomas esce. Charles rimane a guardare la porta. Spera che l’ispettore mantenga la sua parola e che davvero non lo metta nei guai per quei disegni. E che lord Becker non venga mai a sapere che lui l’ha ingannato e tradito in quel modo.

 

A casa Thomas parla con Adam.

- Questa del ritratto di lord Becker è un bel mistero.

- Perché? A Shaffield piacevano gli uomini e Ernest Becker… cazzo, Thomas! A chi non piacerebbe Ernest Becker? A un cieco, probabilmente.

- Sì, lo so, ma non risulta essere stato suo amante. Ho anche parlato con il domestico personale, ma pare che non si frequentassero. E Becker è diverso dagli altri uomini che Shaffield faceva ritrarre. E anche il modo in cui si è procurato il ritratto, a sua insaputa: mi viene da escludere che ci fosse una relazione tra di loro. Ma evidentemente a Shaffield piaceva. Sì, certo, hai ragione: a chi non piacerebbe? In effetti ci farei un pensierino anch’io…

Adam ride alla provocazione di Thomas.

- Potremmo proporgli qualche cosa a tre.

- Ne saresti capace.

- Anche tu.

Thomas sorride. Non ha mai pensato di avere un rapporto a tre. Adam di sicuro l’idea deve averla avuta. Magari l’ha anche fatto. Thomas lo guarda e sorride.

- Adam…

- Dimmi?

- Ma tu hai mai scopato in tre?

Adam scuote la testa, ridacchiando.

- Una volta, in Italia. Mi… come dire… mi inserii in una coppia, formata da un compatriota e un giovane italiano. Diciamo che quella settimana di visita a Roma e dintorni fu molto piacevole. Poi loro due partirono per Napoli, mentre io purtroppo dovevo tornare a Londra. Avrei proseguito volentieri il viaggio con loro.

- Non ne dubito.

Adam sorride e dice, come se riflettesse ad alta voce:

- Certo che se lord Becker fosse disponibile, io non direi di no.

Thomas guarda Adam, storcendo la bocca.

- Lo sospettavo.

 

Thomas si spinge fino alla tenuta dei Parry, nel Surrey. I Parry sono a Londra, ma non è con loro che Thomas vuole parlare.

L’arrivo dell’ispettore desta una certa apprensione in Humphrey, che non a caso è il primo a essere chiamato, dopo che l’intendente ha riferito quanto sa sul licenziamento di Summerscale.

Humphrey è molto a disagio quando si presenta.

- Humphrey Handel, giocherò a carte scoperte con te. Tu hai avuto rapporti carnali con il marchese Shaffield sia quest’ultimo autunno, sia l’anno precedente.

Humphrey impallidisce: sa che perderà il lavoro e finirà in carcere; potrebbe anche essere condannato a morte, come è successo a due sodomiti appena due anni fa. La sua reazione è la conferma delle parole di Mark Charter. Per questo aspetto, Thomas non ha bisogno di porre altre domande, per cui aggiunge:

- Non intendo denunciarti, te lo garantisco. Non mi interessa mandarti in prigione per una faccenda che non mi riguarda. Non mi occupo di questo, indago su un omicidio. Ma ho bisogno che tu risponda sinceramente alle mie domande. È l’unico modo per cavartela.

- Sì, signor ispettore. Veramente, non mi denuncerà?

- No, se risponderai alle mie domande sinceramente, senza nascondere nulla.

Humphrey è ancora molto teso.

- Mi dica che cosa vuole sapere, ispettore. Le dirò tutto quello che so.

- Incominciamo da Bartholomew Summerscale. Fu licenziato per colpa del marchese, vero?

- Sì, lord Shaffield disse a lord Parry che Summerscale gli aveva risposto male e lo fece licenziare.

- Era vero?

- Noi tutti pensavamo di no. Summerscale sopportava poco i nobili, ma non aveva mai risposto male a nessuno. Sapeva benissimo come comportarsi.

- Che cosa era successo, allora?

- Bart ci disse che il marchese gli stava dietro e che lui non ne aveva voluto sapere. Per quello l’aveva fatto licenziare.

- Ritieni che dicesse la verità?

- Sì, signor ispettore. Bart ha i suoi difetti, ma è molto sincero. Non è uno che racconta storie.

- Handel, quando il marchese tornò qui dolorante, adducendo come spiegazione una caduta da cavallo, ti mandò a chiamare. Perché?

Humphrey guarda Thomas in silenzio. È sgomentato.

- Ti ho già detto che se mi dirai tutto quello che sai, senza nascondermi niente, non ci saranno conseguenze.

Humphrey annuisce.

- Dovevamo vederci al laghetto.

Humphrey evita di dire che doveva portarci un ragazzino. Non sa come l’ispettore reagirebbe.

- Ma lei non ci andò. Ci andò Summerscale, vero?

Humphrey annuisce.

- Sì, Bart mi disse che voleva parlare con il marchese, perché lo facesse riassumere.

- Lei ci credette?

Humphrey abbassa la testa. Poi guarda Thomas.

- In parte. No, in realtà no. Sospettavo che Bart volesse vendicarsi. Infatti in un primo momento gli dissi che non potevo farlo.

- Però poi cedette.

- Sì, Bart mi assicurò che non intendeva ammazzarlo. La mise sul ridere, ma sapevo che voleva vendicarsi. Io ero molto incerto. Lui mi disse che in qualche modo sarebbe riuscito a parlargli e che era meglio che io gli dicessi dove poteva trovarlo. Mi garantì ancora che non gli avrebbe fatto niente di male.

- E sa che cosa gli fece? Il marchese glielo disse, quando lo mandò a chiamare dopo il suo ritorno?

- No, di certo, mi chiese solo perché non mi ero presentato. Io gli dissi che Bart mi aveva detto che si era messo d’accordo con lui per vederlo al laghetto, contando di farsi perdonare e riassumere.

- Lei sa che cosa successe davvero al laghetto, vero?

- Noi abbiamo pensato che Bart avesse fatto quello che il marchese voleva, ma con la violenza.

Thomas annuisce. Sì, le cose sono andate così, ma con ogni probabilità questo non c’entra niente con l’omicidio di Shaffield.

 

Tornato a Londra, Thomas raggiunge il palazzo di Ernest Becker. Si presenta e chiede di parlare con il conte.

Ernest Becker arriva subito. Dopo i saluti, Thomas dice:

- So che lei ha ospitato il signor Summerscale dopo che fu ferito.

- Sì, certo.

- È ancora qui?

- Sì, per il momento è preferibile che rimanga qui. Sta abbastanza bene, ma ha ancora bisogno di cure e pasti regolari e deve evitare sforzi.

- Ho bisogno di parlare con lui.

Ernest guarda Thomas.

- Ci sono novità sul tentativo di omicidio?

- No, nessuna. È per un’altra faccenda.

- Venga.

Ernest accompagna Thomas da Bart.

Bartholomew Summerscale è seduto in poltrona nella camera dove vive dal giorno del ferimento. Ormai mangia con Ernest Becker a tavola e si muove liberamente. Ogni tanto esce con Ernest, ma non può camminare molto a lungo.

Ernest presenta Thomas e poi esce.

- Signor Summerscale, devo porle alcune domande.

- Mi dica.

- Lei conosceva lord Shaffield.

Non è una domanda e Bart sa benissimo che sarebbe inutile negare.

- Ebbi modo di conoscerlo l’autunno scorso.

- Mi racconti che cosa successe.

Bart esita. L’ispettore ha posto una domanda precisa e non farà fatica a scoprire la verità, a parte forse la violenza: è difficile che Shaffield abbia raccontato a qualcuno di essere stato stuprato.

- Il marchese era interessato a me. Io non intendevo vendermi. Lui si infuriò e raccontò che io gli avevo risposto male, che lo avevo insultato. Non era vero, mentiva, ma lord Parry mi licenziò.

Thomas annuisce. Bart si rende conto che l’ispettore sapeva già tutto, questo è chiaro.

- Non finì lì.

Bart esita, poi dice:

- No, lo vidi ancora una volta. Io gli chiesi di parlare a lord Parry, di farmi riassumere, ma lui si rifiutò.

- E lei allora lo prese con la forza.

Bart scuote la testa.

- No, io… no, non è vero.

Thomas non dice nulla: è sicuro che le cose siano andate così. In questo caso è ben difficile che lord Shaffield possa aver accettato di avere un rapporto con l'uomo che lo aveva stuprato.

- Summerscale, lei pensa che sia stato lord Shaffield a inviare i quattro uomini che hanno cercato di ucciderla?

Bart guarda Thomas, senza dire nulla. Sa benissimo che dire di sì significherebbe ammettere di aver stuprato Shaffield. Ma si rende conto che è inutile mentire.

- Non lo so, ispettore. Può darsi. Sì, credo di sì. Quattro sicari. Non frequento gente in grado di pagare quattro sicari.

Thomas sorride e annuisce: l’argomento è convincente. Poi chiede:

- Ha mai rivisto lord Shaffield dopo quella volta?

- No, mai.

- Ne è sicuro?

- Sì.

- Un’ultima domanda. Conosceva Nigel Kellington?

Bart aggrotta la fronte.

- Chi? No, non credo di conoscere nessuno con quel nome.

Thomas è abbastanza sicuro che su questo Summerscale non menta. Anche se non si può escludere che abbia avuto un rapporto con lui e lo abbia ucciso senza sapere il suo nome.

- Dov’era il pomeriggio in cui venne ucciso lord Shaffield?

- Qui, in questa casa. Fino a ora sono sempre uscito solo per brevi passeggiate, con lord Becker.

Hardy chiede a un servitore di chiamare lord Becker.

- Lord Becker, il signor Summerscale esce solo con lei?

- Sì, facciamo brevi passeggiate insieme. Ormai può muoversi, ma deve ancora riguardarsi.

- Può garantirmi che il signor Summerscale era qui il pomeriggio in cui venne ucciso lord Shaffield?

Ernest Becker risponde con la massima naturalezza:

- Certo, me lo ricordo benissimo perché per combinazione parlammo anche di Shaffield e quando il giorno dopo scoprii che era stato assassinato... fu davvero un colpo. Quel giorno passammo tutto il pomeriggio a chiacchierare, in questa stanza. Il signor Summerscale non si sentiva molto bene, per cui rinunciammo a uscire.

Bart non dice niente. Ernest sta mentendo, per proteggerlo. Quel giorno Bart lo ha visto solo il mattino e poi la sera, ne è sicuro. E gli aveva raccontato di Shaffield. Ernest si aspettava la domanda e si era preparato a mentire, perché non ha avuto neppure un attimo di esitazione.

 

A casa Thomas parla con Adam. Questi chiede:

- Tu pensi che Summerscale possa aver incontrato Shaffield, averlo indotto ad avere un rapporto e poi averlo ucciso?

- Non credo, Adam. Shaffield aveva davvero provocato il licenziamento di Summerscale. Mi sono informato anche da lord Parry, che me l’ha confermato. Se le cose stanno come il servitore pensa e Summerscale si è vendicato stuprandolo, è difficile che il marchese si lasciasse avvicinare da lui.

- E allora?

- Non lo so. Shaffield e Kellington. Tutti e due in rapporto con Adrien Bellisle, sgozzato prima di loro. Tutti e tre in qualche modo attratti da Ernest Becker.

- Bellisle è morto ed escludo che Becker possa ammazzare qualcuno.

- Ne sei sicuro, Adam?

Adam guarda Thomas sorpreso, interdetto.

- Thomas, non conosco Ernest Becker così bene da poter dire che so tutto di lui. Ma è un uomo molto generoso, attento agli altri, sensibile.

- Equilibrato?

Adam si morde il labbro.

- Non l’ho mai visto fare niente di strano o dire qualche cosa di strano.

Adam esita un attimo, poi aggiunge:

- A tratti ho avuto l’impressione che fosse un uomo tormentato, questo è vero.

- Sai qualche cosa di… insomma, dei suoi gusti? Gli piacciono gli uomini? Frequenta bordelli?

Adam ride.

- Ho l’impressione che gli piacciano gli uomini, ma non so nulla di preciso. D’altronde questa sua passione per il pugilato e la lotta, il fatto che andasse in quel locale dove i contendenti si affrontavano nudi, dove si scopava anche…

Adam prosegue:

- Ma non ho nessuna certezza. Quando lavorammo alla Carta del popolo a un certo punto lanciai qualche amo, ma si ritrasse.

Thomas annuisce. Poi sorride e dice:

- Sì, lo dicono tutti che ha molto buon gusto.

Adam non capisce subito la battuta, poi scoppia a ridere e dice:

- Stronzo!

 

Thomas vuole qualche informazione in più su Becker. Non ha mai avuto contatti con lui, pur avendo entrambi servito nell’esercito per diversi anni in India. Ma l’India è immensa: Thomas ha prestato servizio in diverse località del Sud, mentre Becker è sempre stato di stanza al Nord, in Bengala, in Assam e in Birmania.

Un rapido giro tra conoscenze nell’esercito gli permette di entrare in contatto con il tenente Fowles che è stato per anni a Rangpur, nell’Assam, insieme a Becker. Thomas si fa accompagnare da un altro ufficiale, un amico comune.

Dopo le presentazioni e un breve scambio di convenevoli, Thomas esprime il motivo della sua visita.

- Sono qui come ispettore di polizia. Non è una visita ufficiale, nulla di quanto lei mi dirà verrà trascritto. E la pregherei di non dire a nessuno di questa mia visita.

- Certamente. Mi dica, in che cosa posso aiutarla?

- Ho bisogno di sapere qualche cosa di più su lord Ernest Becker.

Fowles rimane alquanto stupito.

- Becker? Che cosa posso dirle? Era un ottimo ufficiale, coraggioso e competente. Dimostrò un grande valore in diverse occasioni. Potrei raccontarle della difesa del forte di Yandabo, per esempio. Fu davvero un’azione memorabile, in cui il suo coraggio salvò la vita a parecchi di noi. E poi…

L’uomo si interrompe, allarga le braccia e dice:

- Ma mi dica che cosa esattamente le interessa. Io potrei raccontarle tutte le azioni di lord Becker, un uomo davvero ammirevole, ma non credo che sia venuto per questo.

Thomas procede con cautela:

- Negli anni in cui fu a contatto con lui, non fu mai oggetto di critiche da parte di altri, che magari non lo apprezzavano?

Dopo un attimo di riflessione, Fowles scoppia a ridere:

- Certo, ci furono più volte discussioni per le sue idee, che erano un po’ particolari.

- In che senso?

- Fraternizzava un po’ troppo con gli indigeni.

La frase è molto generica e sembra aprire qualche spiraglio.

- Fraternizzava in che senso? Aveva legami personali?

- No, anche se parlava volentieri con tutti e non era raro vederlo a colloquio con gli indigeni. Aveva persino imparato l’hindi. Ma non era quello il problema. Aveva molti dubbi sulla nostra presenza in India, sosteneva che non portavamo la civiltà, ma impoverivamo il paese. Diceva che avremmo dovuto andarcene.

- Se aveva queste idee, non sarà stato molto popolare.

- Tutt’altro, ispettore, lo era, moltissimo. Non quando parlava di questi argomenti, certo: allora si accendevano discussioni feroci. Ma, ispettore, lei lo sa benissimo, è stato ufficiale anche lei: quando si combatte, la cosa più importante è poter contare su chi si ha a fianco. E Becker era di quelli disposti a farsi ammazzare piuttosto che abbandonare un compagno in difficoltà. E più di una volta rischiò davvero la vita per aiutare uno dei soldati o un altro ufficiale. No, era davvero molto apprezzato da tutti, nonostante le sue idee.

Thomas annuisce. Nessun indizio, nessun elemento utile. Continua a brancolare nel buio. Cerca di porre nel modo più neutro possibile l’ultima domanda:

- Ci furono mai episodi, situazioni, in cui abbia avuto modo di notare anomalie nel suo comportamento?

- No, assolutamente, no…

Fowles si interrompe. Evidentemente gli è venuto in mente qualche cosa. Riprende:

- Un’unica volta, sì, ebbe una reazione sproporzionata. Fu l’unica volta che lo vidi… sembrava un’altra persona, una furia.

- Mi racconti.

- Eravamo di stanza a Chittagong. Venne da noi un uomo che voleva vendere il figlio, un ragazzino di dodici anni, forse.

- Vendere? Come schiavo?

- No, vendere nel senso… insomma, lo prostituiva. Sì, quella volta Becker ebbe una reazione che ci sorprese. Saltò addosso all’uomo e credo che se non fossimo intervenuti in quattro, lo avrebbe ammazzato. Era fuori di sé dalla rabbia. Insomma, quell’uomo era disgustoso, ma Becker esagerò, davvero. Sembrava volesse ucciderlo.

Thomas può capire benissimo la reazione di Becker, ma non dice nulla. Fowles continua:

- Facemmo fatica a impedirgli di strozzare quell’uomo. Quando si calmò, fece un’altra cosa strana… non strana, in realtà, conoscendo la sua generosità.

- E cioè?

- Pagò una certa somma all’uomo e si fece dare il ragazzino. Lo affidò subito a un istituto di suore cattoliche, pagando per la sua educazione. Ma lui è così. Se può fare qualche cosa per gli altri, è sempre disponibile.

L’episodio non sembra essere significativo. Non risulta che Kellington e Shaffield frequentassero ragazzini.

- E fu l’unica volta che ebbe un comportamento… diciamo… anomalo?

- Sì, l’unica. Mi creda, ispettore: gli volevamo tutti bene, in combattimento era una sicurezza averlo al suo fianco e nella quotidianità… un uomo generoso e gentile con tutti, sempre disponibile.

Thomas annuisce.

- Devo chiederle ancora una cosa. La mia domanda le sembrerà irrispettosa, lo so, ma indago sue due omicidi.

- Mi dica.

- Lord Becker aveva un’amante indiana, come molti altri ufficiali? O frequentava bordelli?

- No, non aveva di certo un’amante indigena e non mi risulta che frequentasse bordelli.

- E potrebbe invece darsi che fosse attratto dagli uomini?

Fowles sussulta. Thomas nota un leggero irrigidimento e anche il tono di voce è secco.

- Lo escluderei. Non circolavano dicerie sul suo conto, di nessun genere, glielo assicuro.

- La ringrazio, tenente Fowles, e mi scuso per queste ultime domande alquanto indiscrete.

Fowles sorride.

- Non si preoccupi. Lei sta indagando. Mi rendo conto di non averle fornito nessun elemento utile.

Thomas sorride.

- In effetti è così, ma non importa.

 

Thomas ha l’impressione di girare a vuoto. Il quadro che si è formato della situazione si arricchisce di nuovi dettagli, ma ciò che sta cercando continua a sfuggirgli, nulla sembra condurlo alla soluzione del caso.

Thomas decide di ritornare da lord Becker.

- Mi scusi se la importuno di nuovo.

Ernest Becker sorride. Thomas si dice che non ha mai visto un sorriso più bello di quello di Becker. Eppure l’uomo che ha davanti potrebbe essere un pazzo omicida. O un lucido assassino.

- Non si scusi. Deve far luce su un omicidio e deve porre domande. Sarei ben felice di poterla aiutare.

Una disponibilità completa. Eppure…

Thomas chiede, a bruciapelo:

- Conosceva Adrien Bellisle?

Thomas si aspetta che Becker neghi. Conta però di riuscire a cogliere qualche incertezza di fronte a una domanda così brusca, qualche cosa che gli fornisca un indizio.

Ma Ernest Becker risponde tranquillamente:

- Sì, certo, mi ricordo bene di lui. Ebbi modo di conoscerlo poco prima che venisse ucciso.

- Può raccontarmi di quando lo incontrò?

- Lo avevo visto una sera da lord Moryson, ma non ci eravamo parlati. Lo incontrai per strada, mi riconobbe e mi salutò. Era curioso di vedere il ritratto che mi aveva fatto Higgins, per cui gli dissi di passare da me. Venne e gli feci vedere il quadro e alcuni dipinti di Turner. Non si intendeva d’arte, ma era curioso. Andammo a visitare insieme la National Gallery. Prendemmo appuntamento per la settimana successiva, dovevamo andare a visitare il British Museum, ma non si presentò. Il giorno dopo scoprii che era stato ucciso nella notte.

Ernest Becker parla senza tradire nessun imbarazzo.

- Lei sapeva che Adrien si era spacciato per nobile e che la sua impostura era stata scoperta?

- No, non quando lo incontrai. Lo scoprii leggendo dell’omicidio. Quando capii che si trattava di lui, lessi gli articoli e venni a conoscenza di tutta la storia.

Ernest scuote la testa.

- Un’ultima domanda, se mi permette.

- Mi dica.

- Ebbe l’impressione che Adrien Bellisle fosse attratto da lei?

Per la prima volta Ernest esita. Abbassa il capo, poi alza lo sguardo. Anche se adesso ha tutt’altro per la testa, Thomas non può fare a meno di pensare che Ernest Becker ha degli occhi bellissimi, di un azzurro che tende al grigio.

- Non lo so. Può essere. Non ci fu nessuna allusione, ma è vero che dopo avermi incontrato per caso, si dimostrò interessato a frequentarmi. In qualche modo ogni volta sembrava volermi chiedere un altro incontro. Ma non mi disse mai nulla che facesse pensare a un’attrazione come lei intende.

Thomas non ha specificato che tipo di attrazione intende, ma Ernest Becker ha capito benissimo e non si finge ingenuo. Thomas è sicuro che Adrien Bellisle fosse attratto da Ernest Becker, il che peraltro significa solo che aveva buon gusto: impossibile pensare che qualcuno a cui piacciono gli uomini sia indifferente di fronte a Ernest Becker. Probabilmente il giovane non ebbe il tempo di aprirsi.

Thomas lascia la casa di Becker. Quando è a colloquio con lui, gli sembra impossibile che quest’uomo sia diverso da come lo descrivono quelli che lo frequentano. Che sia un assassino spietato.  

 

Thomas decide di contattare lord George Bentham.

- Adrien Bellisle? Ancora? Ho detto tutto quello che sapevo.

Il tono è chiaramente infastidito. Rispetto alla disponibilità di Becker, è un altro mondo.

- Non ne dubito, ma tenga conto che ci sono stati altri due omicidi, di persone che a Bellisle erano stati alquanto legati, anche loro sgozzati.

George guarda Thomas, perplesso.

- Vuole dire che…

- Non voglio dire nulla. Non ho nessuna certezza, se non che entrambi gli uomini assassinati erano stati amanti di Bellisle.

George Bentham fissa Thomas. L’ispettore che ha indagato sulla morte di Adrien era chiaramente un incompetente, poco interessato a far davvero luce sul caso e questo a George non era dispiaciuto: sviluppi nelle indagini avrebbero dato all’omicidio ancora maggior rilievo, alimentando le chiacchiere. L’uomo che ha davanti è di un’altra stoffa.

- Lei è molto informato, ispettore.

- È il mio lavoro.

Thomas prosegue:

- Non so se l’assassino sia lo stesso. Non so neppure se i tre delitti siano collegati. Ma più vado avanti in queste indagini, più lo penso.

George è perplesso, anche se non può escludere che l’ispettore abbia ragione.

Thomas prosegue:

- Lei ha un’idea di perché Adrien Bellisle fosse davanti a casa sua quando venne assassinato?

- No. Come ebbi modo di dire al suo collega, forse voleva chiedermi del denaro.

- Non lo aveva più visto da quando se ne andò da casa sua?

- No.

- Notò qualche cosa di strano?

- No, niente. Una cicatrice sul mento che non c’era l’ultima volta che lo avevo visto. L’abito, l’abito non era elegante, Adrien… Bellisle aveva imparato a vestirsi molto meglio, possedeva diversi vestiti. Quello che aveva indosso quel giorno era dozzinale.

- Lei non gli aveva mai visto quell’abito?

- Sì, quando l’avevo incontrato la prima volta portava proprio quell’abito.

- Dono di Nigel Kellington.

George fissa Thomas, stupefatto.

- Come fa a saperlo?

Thomas sorride.

- Ho le mie fonti di informazione. Forse se sulla morte di Bellisle si fosse riusciti a fare luce, non ci sarebbero stati altri omicidi, ma è solo una supposizione. Lei sa se ci fossero persone che potevano avere interesse a ucciderlo?

- Non credo proprio. Non sembrava avere legami con nessuno al di fuori della società che frequentò nel periodo in cui era mio ospite e non è certo tra la nobiltà che va cercato l’assassino.

Di questo Thomas non è così sicuro. Chiede ancora:

- Sapeva se avesse altri amanti, oltre a lord Shaffield e Kellington?

George ha un mezzo sorriso.

- No, non mi risulta. Ma non posso escluderlo. Erano molte le cose che non sapevo di lui, come ho capito dopo.

Thomas lancia l’ultima domanda:

- È possibile che lord Becker fosse suo amante?

George Bentham guarda Thomas stupefatto.

- No, certamente… non credo… io…

George abbassa la testa, poi la rialza e dice, fissando Thomas negli occhi:

- Non lo so, ispettore. Se devo dire la verità non posso escluderlo. Credo che in qualche modo ne fosse attratto.

- Questo lo so per certo. Ma non ha nessun elemento a favore o contro l’ipotesi che ho formulato?

- No, ispettore. Ma mi sembra che lei ne sappia molto più di me. Su tutta questa faccenda, direi.

Thomas ha un mezzo sorriso.

- Forse, ma non abbastanza. Ho bisogno di saperne di più.

Thomas si congeda. Dalla finestra George lo guarda allontanarsi. L’ispettore è un maschio affascinante. George preferisce gli uomini più giovani, ma questo Hardy… Cazzo!

 

Alla sede della polizia metropolitana di Londra Hardy arriva presto, come sempre. Poco dopo il commissario Charles Rowan lo chiama. Thomas gli legge in faccia che è teso.

- Hardy, bisogna trovare il colpevole di questi due omicidi. La stampa non ci dà tregua e pare che il re stesso, nonostante i suoi problemi di salute, abbia espresso la sua preoccupazione.

Thomas fissa Rowan.

- Commissario, se ritiene che non stia facendo un buon lavoro e vuole affidare l’inchiesta a qualcun altro, spetta a lei decidere. Se preferisce che io rassegni le dimissioni, lo farò. Ma io non beccherò qualche povero cristo che non c’entra niente, da impiccare perché tutti siano soddisfatti.

Rowan annuisce.

- Lo so, Hardy. Lo so. Ed è per questo che la stimo più di qualunque altro ispettore. La sosterrò in tutti i modi, Hardy. Ma faccia tutto il possibile… Sì, lo so, lo sta già facendo, ma… va bene così, Hardy. Glielo dovevo dire.

Charles Rowan si alza e se ne va. Thomas lo guarda allontanarsi. Deve fare in fretta a risolvere questo caso.

 

La sera Thomas è a casa quando arriva Adam. Ha in mano un foglio e si mette subito a declamare:

L’angelo sterminatore spiega le sue ali e la vendetta del Dio onnipotente cala su coloro che infrangono le sue leggi. Invisibile, l’angelo entra nelle camere dove l’obbrobrio di Sodoma viene rinnovato. Non possono fermarlo i muri, le porte sbarrate, perché è il Signore che lo manda. La sua spada vendicatrice coglie nel peccato coloro che sono destinati all’eterna dannazione. Colpisce quelli che ogni giorno sprofondano nel fango dell’abiezione, uomini a cui l’Onnipotente ha donato ricchezza e che dovrebbero pregare ogni giorno per ringraziare Iddio dei doni ricevuti. Non c’è misericordia per loro e dal letto di piacere essi precipitano nelle tenebre infernali. Il male si annida ovunque nella moderna Sodoma, dai palazzi dorati ai tuguri, dai sontuosi letti con i baldacchini di seta ai miseri giacigli, ma il Signore Iddio tutto vede e il suo angelo sterminatore colpisce coloro che offendono il Creatore. L’ombra delle ali dell’angelo si estende su Londra, novella Sodoma. Pentitevi, prima che la sua spada cali su di voi.

Thomas, seduto in poltrona, guarda Adam.

- Cos’è? Una rivendicazione degli omicidi?

Adam ride.

- No.

- La Società per la soppressione del vizio?

- Quelli poi! Ipocriti e feroci. Li detesto. No, questo è un testo diffuso da un gruppo presbiteriano.

Thomas annuisce.

- Un bel casino. E questa roba non farà che peggiorare la situazione.

- In che senso?

- Dai palazzi dorati, i baldacchini di seta... Sai le voci che circolano su alcuni membri della famiglia reale e questi omicidi non fanno che alimentare pettegolezzi, anche se non c’entrano niente. Le pressioni per trovare un colpevole sono ogni giorno più forti. Non so fino a quando Rowan potrà difendermi. E io ho fallito: non sono riuscito a trovare il colpevole e giro a vuoto.

- Stai indagando, Thomas.

Thomas scuote la testa. È preoccupato. Se non troverà l’assassino e il caso sarà affidato ad altri, qualche innocente finirà sotto processo per due delitti che non ha commesso. Per quanto tempo Rowan riuscirà ancora a sostenerlo? Prima o poi si troverà costretto a togliergli l’inchiesta o ad affiancargli un altro. E allora un colpevole salterà fuori. Thomas sa di non avere molto tempo a disposizione, ma che cosa può fare? Si sta dibattendo come una mosca prigioniera in una ragnatela, senza vedere nessuna via d’uscita.

L’assassino può essere chiunque. Potrebbe essere Becker, visto che gli uomini uccisi erano tutti fortemente attratti da lui, ma non c’è nessun elemento che lo accusi e non c’è un movente, a meno di non pensare ad attacchi di follia.

Magari l’assassino è qualcuno innamorato di Becker, che non vuole che nessun altro lo desideri, ma come potrebbe aver scoperto che sia Shaffield, sia Kellington erano attratti da lui, quando Kellington non aveva mai avuto modo di parlare con Becker e Shaffield non lo frequentava? Difficile che Higgins abbia parlato con qualcuno del ritratto: aveva buoni motivi per non raccontare ciò che aveva fatto. E solo leggendo i diari di Kellington sarebbe stato possibile scoprire che era attratto da Becker.

Forse l’assassino è un pazzo, che si diverte a uccidere a casaccio uomini nobili o ricchi, oppure un fanatico religioso, che odia i sodomiti. Questa ipotesi è più verosimile delle precedenti: su Shaffield e su Kellington circolavano voci, di sicuro. Ma proprio due uomini legati a Bellisle?

Potrebbe anche trattarsi di qualcuno che aveva motivi di rancore nei confronti delle due vittime. Quest’ultima sarebbe l’ipotesi più convincente: delitti non casuali, ma mirati, con un movente preciso. Ma Shaffield e Kellington vivevano in due mondi del tutto diversi, che cosa avevano in comune? Il legame con Adrien Bellisle, che però è morto prima di loro. Altri amanti in comune non risultano, ma come saperlo? Kellington aveva scopato con mezza Londra (la metà maschile, ovviamente).

Gli assassini potrebbero essere due, che hanno agito per motivi diversi, e il secondo ha usato la stessa tecnica del primo per confondere le acque: magari un ladro che ha deciso di derubare lord Shaffield e lo ha ucciso, pensando che l’omicidio sarebbe stato attribuito all’assassino di Kellington.

E in tutto ciò, che ruolo ha la morte di Adrien Bellisle? L’assassino è lo stesso? Questo avrebbe un senso: Adrien era l’unico legame tra Shaffield e Kellington. Qualcuno che era attratto da Adrien e che respinto lo ha ucciso? E poi ha ucciso coloro che lo avevano posseduto?

E se gli assassini fossero tre?

 

In sintesi: merda!

 

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