7. Sulla costa Thomas
si muove in fretta, come se conoscesse il luogo in cui si trovano, tanto che
uno dei passeggeri, Clint, dice: -
Meno male che questo conosce il posto. Daniel
sa che Thomas non ha mai messo piede in America, ma non dice nulla. Procedono
tutti con la pistola in mano. Dopo due ore di marcia raggiungono un torrente.
Invece di limitarsi ad attraversarlo, Thomas dice di camminare un lungo
tratto nel corso d’acqua, in direzione del mare, in modo da far perdere le
loro tracce. Soltanto quando sono quasi sulla costa, escono dall'acqua. Ci
sono tratti in cui proseguire è difficile, perché la vegetazione è molto
fitta e occorre cercare un passaggio. Thomas
sembra davvero sapere dove sta andando, ma Daniel nota che si orienta sul
sole e cerca di muoversi verso sud. Quando si avvicinano al mare, osserva la
configurazione della costa per capire come procedere. Nel
pomeriggio trovano un terreno paludoso, in cui devono avanzare con grande
cautela, per evitare di essere inghiottiti nel fango. Muoversi diventa
difficile e la marcia rallenta. Sono
tutti esausti, le camicie inzuppate di sudore, i capelli bagnati che si
appiccicano alla faccia. Gli insetti li tormentano. Ma Thomas cammina in
silenzio e nessuno dice nulla. Solo Strout a un
certo punto osserva: -
Signor Hardy, dobbiamo continuare così ancora a lungo? Non ce la facciamo
più. A
Daniel viene quasi da ridere: Strout è quello che
viaggia più leggero, perché non porta nulla, solo una borsa. Il suo servitore
e gli uomini che si sono dichiarati disponibili si sono caricati tutto il suo
bagaglio. Ma è l’unico che si lamenta. Thomas
si volta verso Strout e risponde: -
Signor Strout, è liberissimo di muoversi come vuole.
Non obbligo nessuno a seguirmi. Ma chi vuole venirmi dietro, deve seguire il
mio passo. Thomas
non attende una risposta: riprende subito la marcia. Strout impreca, ma segue gli altri. Solo
dopo che il sole è scomparso oltre le colline, Thomas rallenta il passo.
Individua un posto per fermarsi, vicino a un ruscello e non lontano dalla
spiaggia. Thomas
dice subito: -
Non accendiamo nessun fuoco. Probabilmente ci stanno cercando. Prima di due
giorni non possiamo dirci al sicuro. Turni di guardia di due ore. Thomas
organizza i turni per la prima notte. Sono solo tre turni: riposeranno sei
ore, non di più. Strout prova a dire: -
Solo sei ore? Dopo aver camminato tutto il giorno oggi? Thomas
lo ignora. Quando
si sono sistemati e hanno mangiato un po’ delle loro provviste, Thomas fa un
cenno a Daniel e si dirige verso la spiaggia. Non si allontanano molto
dall’accampamento. Daniel
ha capito che Thomas gli vuole parlare. -
Dimmi, Thomas. -
Daniel, la situazione non è buona. I banditi ci cercheranno, sicuramente: ci
hanno visto allontanarci dalla nave e forse è anche per quello che hanno
deciso di attaccare subito. Non vogliono che gli sfuggano le prede più ricche
e soprattutto non vogliono che qualcuno possa denunciarli. Di sicuro possono
lasciare quell’insediamento e stabilirsi altrove, ma con ogni probabilità
preferiscono non doverlo fare. -
Abbiamo percorso un buon pezzo di strada. Non credo che sia così facile
ritrovare le nostre tracce. -
No, considerando la natura di questi posti. Ma il rischio è forte. C’è
un momento di silenzio. Daniel non dice nulla. Sa che Thomas vuole
comunicargli anche altro. -
Daniel, i banditi, quei banditi, non sono il problema peggiore. Non mi fido
dei nostri compagni, a parte il marinaio, Ben, e forse di quel Clint. Strout è un coglione. Quelli hanno accettato di portare i
suoi bagagli, perché intendono farli diventare i loro bagagli. Temo che il
servitore abbia raccontato che il suo padrone ha un sacco di soldi. E
naturalmente tu sei l’altro maiale grasso da arrostire allo spiedo. Non
abbassare la guardia. Di notte faremo dei turni tra tutti, ma uno di noi due resterà
sempre sveglio. Di giorno rimani sempre sul chi vive. Oggi io ho il primo
turno e tu l’ultimo. Io starò sveglio anche dopo il turno e poi ti chiamerò.
Tu rimarrai sveglio fino all’ora di alzarsi. Non credo che facciano niente
questa notte e forse neanche domani, ma dopodomani si sentiranno al sicuro e
allora agiranno, prima che troviamo qualche insediamento di veri boscaioli o
magari un forte, posto che ce ne siano da queste parti. Daniel
è abbastanza diffidente per natura, ma non aveva pensato alla possibilità di
essere attaccato da alcuni dei suoi compagni di fuga. Si rende conto che
Thomas deve aver ragione. Tornano
all’accampamento. Ormai è troppo buio per osservare gli altri, ma Daniel si
ripromette di farlo domani. Thomas
fa il primo turno di guardia insieme al servitore di Strout,
Douglas. Il loro posto è preso dal marinaio Ben e da Clint, ma Thomas rimane
sveglio ancora un’ora. Poi chiama Daniel e si mette a dormire. Daniel ha il
turno con Bruce. Tom
dà la sveglia molto presto, quando è ancora buio. Qualcuno bestemmia, ma
nessuno mette in discussione l’autorità di Thomas: hanno visto come sono
finiti i loro compagni di viaggio e non ci tengono a condividerne la sorte. Ognuno
raccoglie i propri bagagli. Thomas e Ben cercano di rendere meno evidenti le
tracce del loro passaggio. Camminano
tutto il giorno. Procedono lentamente, ostacolati dalla vegetazione fitta, ma
sanno che con il passare delle ore il rischio di essere raggiunti dai banditi
diminuisce. Thomas fa in modo di non allontanarsi mai dal mare, ma evita di
camminare lungo la riva, per evitare che qualcuno possa avvistarli. In
effetti la mattina vedono due barche a vela passare. I banditi non sembravano
possedere imbarcazioni a vela, ma questo non significa niente: potrebbero
essere loro. Più tardi vedono anche una piroga con due indigeni. Ci sono
sicuramente indiani in questa regione, ma non ne incontrano nessuno. Daniel
osserva i loro compagni. Almeno tre di loro, Bruce, Martin e John, ogni tanto
si scambiano sguardi d’intesa. Thomas deve avere ragione. La
sera del secondo giorno si accampano a una certa distanza dal mare. Sono
tutti esausti: hanno camminato senza fermarsi quasi mai, in condizioni
difficili. Ma si rendono conto che il pericolo di essere raggiungi dai
banditi è ormai ridotto. Si
sono appena sistemati, quando sentono un brontolio che rapidamente si
trasforma in un rombo. E poi è un’esplosione di ululati e grugniti. Quasi
tutti si alzano in piedi, spaventati. Solo Ben e Thomas rimangono seduti,
scrutando tra i rami in alto. I
rumori sono fortissimi e sembrano venire dalla chioma di alcuni alberi poco
lontano. Ben indica a Thomas qualche cosa che si muove. -
Scimmie, l’avevo pensato. In India ne ho viste molte, ma di solito non fanno
questi concerti. -
Qui ce ne sono parecchie e queste qua la sera o il mattino presto si mettono
a urlare. Si sentono a un miglio di distanza. Guardando
con attenzione, adesso si possono vedere scimmie dal pelame molto scuro, che
si muovono da un ramo all’altro o si fermano e urlano minacciose. Tutti
tornano a sedersi. Ben
chiede a Thomas: -
Hardy, ritiene che siamo al sicuro dai banditi? -
Al sicuro no, ma il rischio si è molto ridotto. -
Allora siamo a buon punto. Se i calcoli del capitano non erano sbagliati,
credo che in un giorno o due dovremmo raggiungere forte King George e una
volta giunti lì, possiamo dirci in salvo. Grazie a lei. Daniel
nota che Thomas non è contento di quanto Ben gli ha detto. -
È ancora presto per ringraziare. E dobbiamo stare in guardia. Thomas
dà gli ordini. Nessuno fa obiezioni: a tutti sembra perfettamente naturale
che sia lui a prendere le decisioni. Daniel
e Thomas fanno in modo di scambiare due parole prima di coricarsi: -
Thomas, non sembravi contento di quanto ha detto Ben. Se il forte è a un
giorno o due di cammino, possiamo farcela. -
Proprio perché il forte è a un giorno o due di cammino, i nostri compagni
decideranno di agire, questa notte o domani mattina. Una volta arrivati al
forte, non avrebbero più nessuna possibilità. Daniel
annuisce. -
Allora questa notte dovremo vegliare. -
Sì e anche domani dobbiamo fare molta attenzione. Nella
notte, verso le tre, sono di turno Bruce e Martin. Thomas veglia, vicino a
Daniel, che dorme, e a Ben. Strout riposa poco più
in là, accanto al suo servitore Douglas. Thomas si chiede da che parte stia
Douglas: è solo un servo chiacchierone o si è messo d’accordo con gli altri?
E Clint? Qualcuno
si sta avvicinando. Thomas si tende e prende la pistola. Quando
le ombre sono vicine, chiede, a voce forte: -
Chi va là? Daniel
si sveglia a prende la pistola. Anche Ben si è svegliato. Risponde
Martin: -
Niente, niente, siamo noi. -
Perché avete lasciato il posto di guardia? Avete svegliato tutti. In
realtà è stato Thomas a svegliare gli altri, ma nessuno lo fa notare. -
Credevamo che fosse finito il turno. -
Non dite cazzate. Martin
e Bruce si allontanano. Daniel
sussurra: -
Ci riproveranno? -
Di sicuro. Forse non questa notte, ma non è detto. Più probabilmente domani. Nella
notte non succede più nulla di anomalo. L’indomani la marcia riprende. Si
fermano come al solito a mangiare qualche cosa dopo alcune ore e Thomas va in
avanscoperta, mentre gli altri si riposano. Douglas,
il servitore di Strout, si avvicina a Daniel. -
Signor Hotwell, mi scusi, posso parlarle un
momento? Da parte del mio padrone. Daniel
si chiede che cosa voglia Strout. Forse ha capito
che i suoi compagni di viaggio costituiscono un pericolo e vuole parlarne con
Thomas, ma preferisce mandare il servitore perché gli altri non sospettino. -
Certo, mi dica. -
Non qui, spostiamoci un po’. Mentre
si allontanano, Douglas parla, guardandosi intorno. -
Il mio padrone è preoccupato. Non si fida di alcuni degli altri. Dice che
sono delinquenti. Ha paura che cerchino di ucciderlo per impadronirsi dei
suoi soldi. Daniel
annuisce. È quanto si aspettava. Si
sono fermati in una radura a poca distanza dagli altri. In quel momento si
sente un urlo, subito soffocato. -
Merda! Devono essere entrati in azione. Presto, all’accampamento. Daniel
si volta, tirando fuori la pistola. E in quel momento sente contro la schiena
la canna dell’arma di Douglas. -
Gettala a terra o sparo. -
Merda! -
Sbrigati! Daniel
sa che non c’è niente da fare. Si è lasciato sorprendere come un coglione. E
adesso è finita. Lascia
cadere l’arma. Douglas non la raccoglie. Si limita a tenere la pistola
puntata contro la sua schiena e a dire: -
Rimani fermo. Bruce
e John arrivano. Sono anche loro armati. -
Bravo, Douglas! Douglas
chiede: -
Fatto tutto? -
Sì, quei tre sono morti e Martin è andato a sistemare l’altro stronzo. Poi
John si rivolge a Daniel: -
Vi credevate più furbi, tu e quell’altro fottuto bastardo, ma adesso saldiamo
i conti. Togliti la giacca e la camicia, ma piano. Daniel
si sfila la giacca e la lascia cadere a terra. Ha il coltello, ma cercare di
servirsene contro tre uomini armati di pistola sarebbe assurdo. John glielo
prende. -
Togliti anche la camicia. Daniel
esegue. Rifiutarsi accelererebbe solo la sua fine. Esiste ancora la
possibilità che Martin non riesca a sorprendere Thomas. È la sua unica
speranza. Bruce
afferra la borsa di Daniel e la rovescia. Prende il sacco con il denaro e lo
vuota sulla borsa. -
Cazzo! Pensavi di comprarti un intero bordello? Abbiamo fatto un buon affare,
ragazzi. John
dice: -
Ma non ti ammazziamo. Non subito. Ride
e aggiunge: -
Prima ci divertiamo. Stenditi a terra. Daniel
esita un attimo, ma a che cosa servirebbe rifiutarsi? Se Thomas è morto,
anche lui è spacciato e opporre resistenza contribuirebbe solo a irritare i
suoi assassini. Se Thomas è ancora vivo, forse esiste una possibilità su
cento che riesca a intervenire. Daniel
ubbidisce. John
passa una corda intorno al polso destro di Daniel e la fissa a un albero. Poi
lega il polso sinistro con un’altra corda e la passa intorno a un secondo
albero, tirandola fino a che Daniel ha le braccia allargate e completamente
tese. Douglas
chiede: -
Che cazzo vuoi fare? John
ride. Non risponde neppure. Toglie a Daniel le scarpe e i pantaloni,
lasciandolo nudo. -
Ce lo facciamo, ‘sto stronzo, eh? Che ne dite? Douglas
scoppia a ridere. Bruce annuisce e risponde: -
Sì, è una buona idea -
D’accordo. John
si abbassa i pantaloni. Si accarezza un po' il cazzo e quando è pronto,
solleva le gambe di Daniel, se le appoggia sulle spalle e lo infilza con un
colpo secco. Daniel
sussulta e gli sfugge un: -
Merda! A
Daniel piace prenderselo in culo, ma l'ingresso è stato violento e, anche se
John non è particolarmente dotato, gli ha fatto male. John
ride e lo fotte con grande gusto. Mentre lo guarda ghigna e a un certo punto
gli sputa in faccia. Viene molto in fretta: in due minuti ha fatto. Bruce
è alquanto più dotato di John. Prende il posto del compagno, solleva le gambe
di Daniel e affonda il cazzo con un'unica spinta decisa. Daniel grida: il
dolore è stato bestiale. Bruce incomincia a fottere Daniel con gusto. Va
avanti a lungo, spingendo a fondo e ritraendosi. Per i primi minuti Daniel
avverte solo dolore. Poi, per quanto il dolore rimanga forte, la sensazione
del cazzo di Bruce che gli dilata le viscere provoca anche sensazioni
piacevoli. Infine
Bruce viene ed esce. È
il turno di Douglas, ma questi non sembra molto convinto. John
lo guarda e chiede: -
Non te lo fai? Douglas
scuote la testa e dice: -
A me piacciono le femmine. John
ridacchia. -
Anche a me, ma ci vorrà un po' prima che ne trovi una. Douglas
alza le spalle e dice: -
Che me ne fotte del culo di questo? Voglio una fica, io. Questo è peloso come
una scimmia. Bruce
ridacchia e osserva: -
Come vuoi. Allora è il momento di concludere. Facciamolo fuori. John
risponde: -
Aspettiamo Martin. Magari ha voglia di farselo anche lui. Bruce
non è d’accordo. -
Aveva solo da arrivare prima. Finiamola con questo stronzo. John
ride e dice: -
Va bene. Poi
si china e lega anche le caviglie di Daniel a due alberi. Ora Daniel è
completamente bloccato. Può solo sollevare la testa. Bruce chiede: -
Che cazzo fai? Perché lo hai legato? Tanto lo facciamo fuori subito. John
sorride. -
Certo. Allora vado a cercare l’occorrente. So dove trovarlo, l'ho visto
prima. -
Che cazzo ti serve? Abbiamo i coltelli. E le pistole. -
No, no, ho un’idea più divertente. Aspetta. È molto più divertente, vedrai. John
si allontana. Passano dieci minuti prima che ritorni. Ha in mano un sacchetto
di tela. John
guarda Daniel e ride. -
Qui dentro c’è un simpatico ragnetto. Adesso te lo metto sul cazzo. Il suo
morso è mortale, ma in quei cinque minuti che impieghi a morire, avrai modo
di rimpiangere che non ti abbiamo fatto fare la fine degli altri. John
solleva lo sguardo verso i compagni e dice: -
Dove ti morde, gonfia tutto. Vediamo, magari il cazzo gli diventa duro. John
ride, poi si rivolge a Douglas: -
Se vuoi lo faccio provare a te, così ti viene duro e magari ti viene voglia
di fottere questo bastardo. Eh? In
quel momento si sente una voce: -
Fermati o sparo. Tutti
si voltano verso la direzione da cui proviene la voce. È Thomas, che nelle
mani tiene due pistole. Bruce
mormora: -
Merda! Bruce
e Douglas si lanciano un’occhiata. Bruce arretra, spostandosi verso sinistra. Thomas
intima: -
Tu non ti muovere. In
quel momento Douglas si getta di lato per prendere la pistola: la piccola
manovra di Bruce serviva solo per distrarre Thomas. Ma nel momento in cui
Douglas si alza dopo aver afferrato l’arma, si sente lo sparo e un proiettile
si infila nella testa dell'uomo. Douglas
cade addosso a John, facendolo finire a terra. Bruce
si è gettato anche lui sulla pistola, sperando di essere più rapido di
Thomas, ma il colpo lo prende prima che sia riuscito a impugnare l'arma. John
lancia un urlo. Nel momento in cui è caduto, il ragno gli è sfuggito e gli ha
morso una mano. -
No, no! Noooooooooo! John
si solleva in ginocchio. Si guarda la mano, paralizzato dal terrore. La mano
si sta già gonfiando. L’uomo urla ancora, disperatamente. Thomas
osserva il ragno, che si muove in direzione di Daniel. Con un rapido
movimento del piede lo schiaccia. Poi raccoglie la pistola di Bruce. John
sta tremando, dalla bocca gli cola una bava scura. Thomas gli si avvicina,
gli punta l'arma alla nuca e spara. John cade a terra. Poi
Thomas prende un coltello e incomincia a tagliare le corde che bloccano
Daniel. Daniel
dice: -
C’è ancora Martin, da qualche parte. -
Martin è morto. Thomas
non spiega: non è necessario. Martin aveva il compito di uccidere Thomas, ma
ha sottovalutato il suo avversario. Lo hanno sottovalutato tutti, a quanto
pare. Daniel
si mette a sedere. Si massaggia i polsi. -
Cazzo! Thomas... meno male che sei arrivato in tempo. Thomas
annuisce. Poi ricarica le pistole e incomincia a raccogliere le monete che i
banditi hanno sparso. -
Raccogliamo i tuoi soldi. -
Sapevi che li avevo? Thomas
scuote la testa, incredulo. -
Ma secondo te penso che comprerai una nave e assolderai un equipaggio dicendo
“Vi pagherò poi”? -
Avresti potuto lasciarmi legato e prenderti tutto. -
Hai ancora altre cazzate? Mi sembra che per oggi la tua dose tu l’abbia
detta. Daniel
annuisce. Sì, ha detto e fatto abbastanza cazzate. Si mette a raccogliere le
monete. Quando hanno finito, Thomas chiede: -
Che ne è degli altri tre? Li hanno uccisi? -
Sì, John ha detto di averli fatti fuori. Douglas mi ha portato qui dicendomi
che aveva da comunicarmi qualche cosa da parte del suo padrone. -
Già, intanto ammazzavano gli altri. Andiamo a vedere. Thomas
e Daniel scendono fino all'accampamento. Strout ha la gola tagliata. L’altro
passeggero, Clint, si è preso una coltellata al cuore ed è morto. Ben è stato
colpito alla schiena e giace in un lago di sangue, ma quando si china su di
lui, Thomas si accorge che è ancora vivo. -
È vivo. Thomas
spoglia Ben e osserva la ferita. Prende un po' di acqua al torrente e la lava
con cura. Poi cerca nel bagaglio di Strout una
camicia che lacera, facendone delle bende. Daniel si chiede perché Thomas
perde tempo con Ben, che probabilmente morirà presto. -
Thomas, non ci conviene andarcene? Se i banditi hanno sentito gli spari,
arriveranno. -
No, credo che abbiano rinunciato all'inseguimento. Siamo troppo vicini al
forte. Thomas
incomincia a bendare Ben, che geme e infine riprende i sensi. Lo guarda, ma
non dice nulla. Thomas si chiede se il marinaio lo vede. Completa
la fasciatura. Daniel
sta frugando nei bagagli di Strout. Quello che
cerca si trova nella borsa che il mercante portava sempre con sé: i banditi
non si sono preoccupati di svuotarla, perché era più urgente eliminare Daniel
e Thomas. C'è parecchio denaro, anche se meno di quello che Daniel ha con sé:
occupandosi di affari leciti, Strout poteva usare
altre forme di pagamento, per cui non aveva bisogno di portarsi appresso grandi
somme. Daniel
getta il sacco a Thomas, che sta inumidendo le labbra di Ben. -
Bene, Thomas Hardy. Hai guadagnato una bella somma, ora. Thomas
guarda Daniel, poi annuisce e, quando ha finito con Ben, prende le monete.
Ben chiude gli occhi. Thomas
si alza. -
Daniel, il forte non è lontano, da quell'altura si vede. In qualche ora di
marcia ci possiamo arrivare. La cosa migliore è che uno di noi due raggiunga
il forte e chieda di mandare una barca per raccogliere Ben. Vuoi andare tu? O
preferisci che vada io? Daniel
è perplesso. -
Lasciamo Ben qui e raggiungiamo tutti e due il forte. Tanto dici che i
banditi non ci inseguono più... -
Daniel, non intendo lasciare Ben qui da solo, non è in grado di difendersi.
Può rimanere preda di qualche animale, di un indiano ostile, di chiunque. Daniel
annuisce. È perplesso, ma non vuole contrariare Thomas, che gli ha appena
salvato la vita. -
Va bene. Vado io. Che strada mi conviene seguire? -
Raggiungi la spiaggia e procedi in direzione sud. -
D'accordo. Daniel
non è entusiasta all'idea di andare da solo. Ma ha capito che Thomas non
intende abbandonare Ben. Gli sembra assurdo: non conoscono questo marinaio,
perché preoccuparsi di lui? -
Va bene, vado. Thomas
rimane da solo con Ben. Ha messo il marinaio dietro alcuni cespugli e si è
sistemato di fianco a lui, in un punto da cui può controllare l’area intorno,
ma non può essere visto. Il tempo passa e non si avvicinano né animali, né
persone. Thomas è vigile, ma i suoi pensieri vagano, tornano alla morte di
suo padre, all'incontro con Goldberg, alla sua
decisione di accettare questo lavoro infame. Continuamente rivede nella mente
Adam, ma cerca di allontanarne l'immagine. Soffre già abbastanza così. Dopo
qualche ora Ben apre gli occhi, guarda Thomas e sorride. Mormora: -
Thomas Hardy… Poi
richiude gli occhi. Un'imbarcazione
arriva quasi a sera. Ben viene caricato e il battello raggiunge il forte. Il
forte King George è piccolo e solo una palizzata di legno difende i tre
edifici interni: si tratta di una postazione di controllo, non progettata per
affrontare combattimenti. Thomas
racconta ciò che è successo, confermando quanto Daniel ha già avuto modo di
narrare. Il comandante del forte osserva: -
Sapevamo che c'era un gruppo di banditi. Almeno due navi sono scomparse.
Sospettavamo gli abitanti di quel villaggio, che viene chiamato Dospuntas. Ma adesso abbiamo la certezza che si tratta di
loro e possiamo intervenire. -
Sono attrezzati, comandante. Non so se il signor Hotwell
le ha detto che hanno almeno un cannone, ma probabilmente anche di più. -
Sì, domani manderò due uomini a Belize Town. Occorrerà organizzare una
spedizione. Voi che cosa contate di fare? Thomas
si rivolge a Daniel: -
Quali sono i nostri progetti? Daniel
guarda Thomas. Thomas ha preso tutte le decisioni da quando la nave si è
incagliata, ma adesso riprende tranquillamente il suo ruolo di subordinato.
Daniel risponde: -
Comandante, contiamo di raggiungere anche noi Belize Town, il più presto
possibile, per poter proseguire il nostro viaggio. Thomas
aggiunge: -
Anche il marinaio ferito ha bisogno di essere curato. Credo che a Belize Town
siano più attrezzati. -
Senz’altro. Purché sopravviva al viaggio. Il
giorno dopo Thomas e Daniel salgono su un'imbarcazione, su cui prendono posto
alcuni soldati e un ufficiale e viene caricato anche Ben. Il marinaio non è
in grado di muoversi, ma ha ripreso coscienza. Il
viaggio fino a Belize Town dura quasi tutto il giorno. A sera attraccano al
porto. Daniel e Thomas prendono una camera in una locanda. Ben viene condotto
nell'edificio che serve da infermeria. Thomas paga il necessario perché il
marinaio possa ricevere tutta l'assistenza di cui ha bisogno. Daniel non
capisce perché Thomas si preoccupi di Ben, ma Thomas è fatto così. Se Thomas
fosse diverso, probabilmente adesso il cadavere di Daniel sarebbe vicino a
quello dei tre uomini che volevano assassinarlo e Thomas se ne andrebbe in
giro con i soldi di Daniel e quelli di Strout.
Tutto sommato, va bene che Thomas sia così. Belize
Town è un piccolo centro, che ha collegamenti regolari, ma poco frequenti,
soltanto con la Giamaica. Non c'è nessuna nave che stia per salpare e Thomas
e Daniel devono attendere. A
Daniel non spiace per niente questa attesa, anche se sa che hanno già perso
diversi giorni rispetto al loro programma. Ma non è stata colpa loro: possono
anzi dire di aver fatto miracoli per non perdere i soldi e la vita. Se ci
sono riusciti, è tutto merito di Thomas, questo Daniel lo sa benissimo. Per
lui Thomas è davvero l’uomo dei miracoli. Daniel
è contento di rimanere da solo con Thomas, senza dover pensare ad altro. A
Daniel Thomas piace. Scopare con Thomas è fantastico. Daniel ha molta
esperienza, ma gli sembra di non aver mai incontrato nessuno come Thomas. Non
è solo quello, comunque. Quest’uomo silenzioso lo spiazza. Ci sono molti
uomini che parlano poco perché non hanno niente da dire, ma Thomas non è tra
questi. Non ha mai conosciuto un uomo così, intelligente e capace di ironia.
E pure in grado di citare Shakespeare a memoria! Jacques Lapierre e gli altri
con cui Daniel ha avuto a che fare da quando è nata la Piccola Tratta erano
tutti dello stesso stampo: figli di puttana interessati solo ai soldi,
qualcuno più intelligente, qualcuno meno, ma nessuno che assomigliasse anche
lontanamente a Thomas. Thomas sembra venire da un altro mondo. Non
c’è molto da fare a Belize Town, che, malgrado il nome, non è certo una
città, ma solo un avamposto inglese in un territorio che sia il governo
spagnolo, sia il Guatemala considerano sotto la propria sovranità, anche se
non sono in grado di imporsi. Qui viene portato il legname pregiato tagliato
nella regione, soprattutto campeggio e mogano. Daniel
sa benissimo come passare il tempo e Thomas non si tira indietro. Ogni giorno
scopano e ogni giorno Daniel si rende conto che Thomas lo attrae come non gli
era mai capitato. -
Sai, Thomas, se credessi alle cazzate dei negri, penserei che mi hai fatto
qualche incantesimo. Thomas
aggrotta la fronte. -
In che senso? Daniel
ride, un po’ nervoso. Non se la sente di esprimere ciò che prova davvero. Si
limita a dire: -
Sai com’è, ho sempre voglia di scopare con te. -
Non mi sembra che ci voglia un incantesimo per aver voglia di scopare. -
No, ma così… non mi era mai successo. Thomas
alza le spalle. Qualche
giorno dopo l’arrivo di Thomas e Daniel a Belize Town, la Royal
Navy organizza una spedizione contro il villaggio
di Dospuntas. Al
ritorno un ufficiale parla con Thomas e Daniel. -
Aveva ragione, signor Hardy: avevano anche dei cannoni, presi da una delle
navi scomparse l’anno scorso. Ma abbiamo fatto in modo da coglierli di
sorpresa, sbarcando nella notte e attaccando prima dell’alba. -
Bene. Siete riusciti a catturarli tutti? -
Molti sono morti nell’attacco: hanno cercato di difendersi fino all’ultimo,
sapevano che sarebbero finiti impiccati. Nel villaggio c’era ancora il
bottino preso dalla Mermaid. E parecchia
altra merce, frutto di razzie precedenti. Abbiamo incendiato il villaggio e
portato i prigionieri qui a Belize per il processo. Qualcuno forse è riuscito
a fuggire, non sappiamo, ma non credo che possa costituire più una minaccia. Daniel
e Thomas sono chiamati a testimoniare. Riconoscono uno degli uomini che ha
guidato la Mermaid nella baia e, grazie alla
statura e alla corporatura massiccia, il gigante che ha ucciso Grandbreed. Gli altri li hanno visti solo da lontano e
non sono in grado di identificarli. Otto
giorni dopo, giunge in porto una nave dalla Giamaica, che dopo una sosta di
tre giorni proseguirà verso New Orleans: per Daniel e Thomas un colpo di
fortuna del tutto insperato. Daniel contatta il capitano, che accetta di
prenderli a bordo: i due pagano una buona somma ed è un guadagno extra, ben
accetto. La sistemazione è molto spartana, perché è una nave mercantile,
senza cabine: Daniel e Thomas dormiranno insieme ai marinai. Non è il
massimo, tanto più che Daniel ha molto denaro con sé e occorrerà fare
attenzione a non essere derubati, ma l'importante è arrivare a New Orleans e
il viaggio non è lungo. Thomas
si congeda da Ben, che si è ripreso. Gli lascia una borsa con alcune monete:
per Ben è una grossa somma, più di quanto gli sia mai capitato di vedere
tutto in una volta. Il marinaio è allibito. -
Thomas Hardy, non solo mi hai salvato la vita, ma mi dai anche tutti questi
soldi! -
Ti serviranno per questo periodo in cui non potrai lavorare e per tornare
alla Giamaica, se lo desideri. -
Grazie, Hardy. Spero di ritrovarti un giorno. Il
viaggio da Belize Town a New Orleans si svolge senza problemi. A Belize Town
i marinai hanno sentito raccontare la storia della Mermaid
e della distruzione di Dospuntas e sono curiosi di
conoscere l’uomo che è riuscito a sfuggire ai banditi. Sul
veliero non ci sono locali in cui possano scopare e a Daniel pesa la forzata
astinenza. La notte spesso approfittano del buio sottocoperta, ma ci sono i
marinai e devono fare attenzione a non farsi sentire e a non farsi
sorprendere. I loro contatti sono brevi e furtivi: Thomas gli infila la mano
nei pantaloni e due volte Daniel usa la bocca. Eppure con Thomas anche questi
rapporti così fuggevoli procurano a Daniel un piacere fortissimo. Le emozioni
che gli trasmette Thomas, Daniel non le ha mai provate prima d’ora. Daniel
sa benissimo che cosa gli sta succedendo. Daniel vuole Thomas, come non ha
mai desiderato niente nella sua vita. La
nave giunge in vista di New Orleans, sul delta del Mississippi. Mentre guarda
il porto, affollato di velieri, Daniel pensa che gli piacerebbe andarsene
lontano con Thomas. Daniel ha tutto il denaro che serve per l'acquisto della
nave e delle armi e per le altre varie spese. Con quello si può vivere a
lungo. Thomas ha i soldi di Strout, che non sono
molti, ma possono contribuire. Perché
non andarsene? Se si stabilissero nell’interno degli Stati Uniti o se si
trasferissero in Inghilterra, nessuno potrebbe rintracciarli. Daniel
decide di provare a sondare il terreno con Thomas, prima di mettersi alla
ricerca della nave, delle armi e dell’equipaggio. Lo farà domani. Adesso è
ora di sbarcare, trovare un albergo e scopare per ventiquattr’ore di seguito,
per recuperare il tempo perso. Dopo
alcune ore dedicate a scopare con Thomas, Daniel è esausto, ma pienamente
appagato. Rimane disteso sul letto e guarda Thomas. Vuole conoscere meglio
quest'uomo che gli piace come mai nessun altro. Chiede: -
Quando hai scoperto che ti piacevano gli uomini, Thomas? Thomas
alza le spalle. Non ha voglia di parlare di questo con Daniel. -
Credo di averlo capito molto presto. Già da ragazzo mi piaceva guardare i
maschi. Thomas
non ha chiesto, ma Daniel ha voglia di parlare, di dire ciò che non ha mai
raccontato a nessuno. Daniel sa che quest’uomo lo ascolterà. -
Mia madre era di Southampton. Rimase vedova molto presto, senza mezzi. Una
cugina, che aveva sposato un piantatore qui alla Giamaica, la invitò a
trasferirsi da loro. Mia madre accettò. In cambio dell’ospitalità
sovrintendeva ai lavori di casa. Era un gradino sopra i negri che lavoravano
come schiavi, ma non era considerata una di famiglia: non mangiava neppure
con i padroni di casa, ma con l’intendente e i dipendenti bianchi. -
Tu che età avevi, quando siete venuti qui? -
No, no, Thomas. Non ero ancora nato, allora. Mia madre non aveva figli. Era
rimasta vedova pochi mesi dopo il matrimonio. -
Scusa, non avevo capito. Daniel
riprende. -
Il piantatore si prese mia madre, come si prendeva le schiave e le serve di
casa. Mia madre rimase incinta. Quando nacqui, per tutti ero il figlio di una
delle domestiche, non il figlio del padrone. I figli del padrone erano solo
quelli della moglie. Allora ne aveva due. Anch’io dovetti mettermi a lavorare
molto presto: a sette-otto anni ero già impegnato tutto il giorno in
lavoretti vari. Come mia madre, ero un gradino più su degli schiavi negri, ma
solo un gradino. Sapevo che il piantatore era mio padre, ma dovevo far finta
di ignorarlo. Una volta litigai con un altro bambino e gli dissi che
gliel’avrei fatta pagare perché ero il figlio del padrone. Quando venne a
sapere quello che avevo detto, lui mi fustigò a sangue. Ero un bambino, avevo
otto anni. Mia madre mi ingiunse di non fare mai nessun riferimento a mio
padre. Io ormai avevo capito la lezione.
Thomas
non dice nulla, ma Daniel coglie la sua attenzione. -
Poi crebbi. Avevo tredici anni quando mio padre… il piantatore… Daniel
si interrompe, poi dice: -
Fu lui a fottermi per la prima volta, in uno dei magazzini. Mi ordinò di
seguirlo, poi mi disse di abbassare i pantaloni. Io non volevo, non l’avevo
mai fatto. Un po' mi convinse, un po' mi forzò a mettermi su una cassa di
legno e mi inculò. Poi mi prese molte altre volte. Lo faceva con tanti
ragazzini, anche con parecchi maschi adulti. È uno a cui piace scopare. Daniel
ride e aggiunge: -
Non posso dargli torto. Devo dire che mi ha insegnato parecchie cose. È un
porco, ma ci sa fare. Thomas
non commenta. Chiacchierano ancora un momento, poi scendono a mangiare un
boccone. Dopo
cena fanno un giro per il quartiere francese. Thomas osserva curioso questa
città. Sapeva che New Orleans è una delle città più popolose degli Stati
Uniti d’America, ma si stupisce di vederla così grande e animata. -
Non pensavo che ci fosse così tanta gente. -
Ci sono un sacco di posti per divertirsi. Ci sono perfino sale di concerti.
La gente qui ama molto la musica. Dicono che New Orleans sia la città più
musicale degli Stati Uniti. -
Però, questo è interessante. Nelle
altre occasioni in cui è stato a New Orleans, Daniel ne ha approfittato per
qualche avventura nei quartieri dove è più facile trovare carne fresca, ma
adesso ha a portata di mano l’unico maschio che vuole, per cui non intende
cercare altri. Visto che Thomas sembra interessato alla musica, Daniel si
dice che è il caso di portarlo a teatro. Se fosse da solo, probabilmente
Daniel non ci andrebbe, ma se Thomas ha voglia di andarci, Daniel lo
accompagna volentieri. -
C’è un teatro inglese, il Camp Street Theatre, e
uno francese, il Théâtre d’Orléans. Danno opere,
soprattutto francesi e italiane. Hai voglia di vedere un’opera? -
Ti dirò, non mi dispiacerebbe per niente, se c’è il tempo. -
Il tempo c’è, i nostri affari non li combiniamo in due ore. Daniel
ha riflettuto a lungo e ha deciso di provare a parlare a Thomas, per sondare
il terreno, prima di mettersi alla ricerca di quello che serve. Se Thomas
fosse d’accordo ad andarsene con lui, potrebbero davvero incominciare una
nuova vita insieme. Dopo
aver mangiato un boccone in una trattoria, fanno un altro giro per la città.
In riva al fiume Daniel sceglie un angolo tranquillo. Si siedono e Daniel
chiede: -
Conti di fare il negriero a lungo, Thomas? Thomas
scuote la testa. -
Non mi sembra un lavoro che uno possa fare a lungo. O smetti o ti trovi con
una corda al collo. Non puoi contare sulla fortuna in eterno. penso di farlo
quel tanto che mi permetta di guadagnare un po’ di soldi e saldare qualche
debito. Due o tre viaggi. -
Hai dei debiti in Inghilterra? -
Sì. -
Ti basterebbe non tornare in Inghilterra. Nell’interno degli Stati Uniti
nessuno potrebbe trovarti. -
Quei debiti li voglio saldare. -
Qui negli Stati Uniti ci sono un sacco di possibilità di arricchirsi e una
volta che hai fatto i soldi, puoi anche pagare i debiti, se proprio ci tieni. Thomas
guarda Daniel. -
Si direbbe che tu voglia licenziarmi. Daniel
ride. -
In primo luogo non sono il tuo padrone. Io sono solo… diciamo: un
intermediario. E in ogni caso ti potrei licenziare come negriero solo se ti
facessi assumere come mio stallone personale. Thomas
ha il suo solito mezzo sorriso: -
E la paga è buona? Daniel
annuisce. Ha smesso di sorridere. -
Thomas, ho parecchi soldi, lo sai benissimo. Invece di comprare una nave e le
armi, potremmo stabilirci nell’interno. Ci sono un sacco di possibilità per
uomini decisi e con una buona somma a disposizione. -
Non credo che il mio padrone, come lo chiami tu, approverebbe questa idea. Daniel
sorride, ma incomincia a sospettare che Thomas non sia d’accordo. -
Tu dici? Ma aiuterebbe due giovani a costruirsi un futuro. Thomas
scuote la testa. -
Non sono più giovane. E ho l’impressione che il mio padrone cercherebbe di
farmi la pelle. E anche a te. -
Non ci troverebbe. Thomas, ci tieni tanto a fare il negriero? Corri molti più
rischi. Thomas
guarda Daniel. -
Lo so, Daniel. Ma se mi prendo un impegno, lo mantengo. Non sono abituato a
scappare con i soldi degli altri. -
Quei soldi li ho io. E… merda! Thomas, quei soldi mi spettano. Thomas
guarda Daniel con un espressione dubbiosa. -
Merda! Lascia perdere, Thomas. Daniel
si alza e si avvia verso la locanda dove alloggiano. Thomas lo segue,
pensieroso. “Quei soldi mi spettano”. Che cosa significa? Un lavoro
precedente che non è stato pagato come concordato? O l’organizzatore della
tratta è quel padre di cui Daniel ha parlato, che non ha mai riconosciuto il
figlio? Thomas vorrebbe sapere, ma sa che per il momento è meglio non
chiedere. Daniel
ha capito che è inutile insistere. Sospettava che Thomas avrebbe rifiutato la
sua proposta. Nei
giorni seguenti, Daniel e Thomas girano per la città e prendono contatti per
l’acquisto di una nave e delle armi. Daniel sa a chi rivolgersi, ma
organizzare il tutto richiede alcuni giorni. Come
ha promesso a Thomas, Daniel acquista due biglietti per assistere alla messa
in scena di un’opera. Vanno al Camp Street Theatre,
dove danno un'opera italiana, l'Otello di Rossini. Thomas
osserva la grande sala. -
Non pensavo che a New Orleans ci fossero sale di queste dimensioni. Daniel
ride. -
Quello che ha fatto costruire questa sala sta progettando di farne costruire
una ancora più grossa, per 4000 persone. -
Per 4000 persone? Accidenti! Devono davvero amare la musica qui. Thomas
segue lo spettacolo con grande piacere. Conosce il dramma di Shakespeare a
cui si è ispirato Rossini e non gli è difficile seguire la storia. La musica
è bella. Le ore passano in fretta e quando lo spettacolo finisce, gli sembra
che sia durato pochissimo. Daniel
invece si è annoiato, ma non dice nulla: è contento che Thomas si sia
divertito. Se Thomas non fosse così stupidamente onesto, potrebbero andare a
New York, mettere su un’impresa sotto falso nome e vivere insieme senza
problemi: allora Thomas potrebbe andare all’opera tutte le sere. Ma
è inutile inseguire questo sogno. Thomas non accetterà. Dopo
aver preso accordi per l’acquisto della nave e delle armi, Daniel si occupa
di reclutare l’equipaggio. Anche per questo ha già un contatto: i marinai
della Sirius provenivano in buona parte da
New Orleans. Il traffico di schiavi negli Stati Uniti è legale e il
reclutamento può avvenire senza eccessive esigenze di segretezza. Gli uomini
sanno benissimo che se la Royal Navy
li sorprenderà, rischiano di fare la stessa fine dell’equipaggio della Sirius, ma la paga è buona e a New Orleans, come
in qualsiasi altra grande città, non è così difficile trovare qualcuno
disposto a rischiare la pelle con la prospettiva di un buon guadagno. Thomas
non sa condurre una nave, per cui occorrerà trovare anche un uomo esperto di
navigazione, in grado di affiancarlo a bordo. Neanche questo è un problema: a
New Orleans marinai esperti non mancano. Daniel ottiene il nome di un certo
Phil Appel, che è stato un ufficiale della marina statunitense, ma è stato
radiato. Infine
viene acquistato un carico di tessuti di cotone, che costituiranno la merce
ufficialmente trasportata dalla nave. Ora
che è stato fatto tutto quanto era necessario, per Daniel è il momento di
partire. Il naufragio della Mermaid ha
provocato una notevole perdita di tempo e Daniel sa che non può indugiare
oltre, anche se gli costa molto separarsi da Thomas. Daniel
fornisce a Thomas le ultime istruzioni. -
Il carico di tessuti farà da copertura per quello di armi. A Kingston
provvederai a vendere le stoffe. -
Non mi sono mai occupato di commercio, Daniel… Daniel
lo interrompe: -
Abbiamo già i contatti giusti, per cui non ci sarà nessun problema. È solo
una copertura per la vera attività della nave. Comunque ci sarò anch’io. Daniel
prosegue: -
A Kingston la nave rimarrà ferma, fino al momento di partire per la
spedizione. Intanto arruolerò ancora alcuni uomini di cui posso fidarmi. Il
giorno della partenza ti porterò il tuo secondo. -
Non è Phil? -
No, Phil guiderà la nave, ma il secondo è l’uomo di fiducia del tuo padrone,
Elijah. Un negro, un vero colosso. Ma lo vedrai solo il giorno in cui
partirete. -
Va bene. -
Qualche giorno dopo l’arrivo della nave, partirete per Haiti, per procurarvi
gli schiavi e di lì raggiungerete direttamente New Orleans. Venduti gli
schiavi, tornerete a Kingston con un altro carico di stoffe. Ma è inutile che
te ne parli ora: tutti questi dettagli li vedremo quando arriverai con le
armi e i tessuti a Kingston. -
D’accordo. -
E adesso, visto che parto domani mattina, dobbiamo darci da fare. Il
mattino dopo Daniel si alza molto presto. Anche Thomas si alza: non è tipo da
indugiare a lungo a letto. Daniel
guarda Thomas, che si sta lavando. -
Mi mancherai Thomas. Cazzo! se mi mancherai. -
Se non mi beccano, avremo modo di rivederci presto, no? -
Sì, certo. Tra sette-otto giorni. Ti aspetto a Kingston. |
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