13. Due morti Sulla
Queen Elisabeth Adam e Thomas hanno due cabine separate, come ha
richiesto Thomas. Thomas peggiora nuovamente, molto in fretta. Di giorno
cammina nervoso sul ponte, ma le forze gli mancano. Mangia pochissimo: non
riesce a inghiottire. La notte si sveglia urlando, più volte. Adam
è angosciato. Thomas lo tiene a distanza. Cinque
giorni dopo la partenza, Adam sente il dialogo tra due marinai: -
Non capisco perché si è imbarcato, in quelle condizioni. -
Voleva morire alla Giamaica, forse. Magari ha qualche legame… -
Alla Giamaica non arriva. Più di due o tre giorni non regge. Finirà sepolto
in mare. Adam
ha la visione di un corpo avvolto in una tela bianca che viene gettata in
mare. Chiude gli occhi. Si appoggia all’impavesata. Gli sembra che la navi
oscilli più violentemente. Lo sapeva, lo sapeva benissimo, ma si rifiutava di
accettarlo. Se
Thomas morirà, ci saranno due corpi da gettare in mare. Adam ha la pistola e
seguirà Thomas nella morte, anche se è ciò che Thomas non vuole. Adam
entra nella cabina di Thomas, che è sdraiato sulla cuccetta, in preda ai
brividi. Guarda il corpo smagrito che trema, il viso in cui le ossa sembrano
sporgere. Come ha fatto a negare ciò che è evidente? Thomas ormai ne ha per
poco, per pochissimo. Adam si avvicina, appoggia la testa sul petto di
Thomas, abbraccia il corpo e incomincia a piangere. Thomas
gli accarezza la testa. Vedere soffrire Adam aumenta il suo dolore: Adam era
un uomo sereno, solare; ora è sempre angosciato. Thomas spera di morire
presto, perché Adam, dopo aver toccato il fondo, possa risalire. Thomas
accarezza i capelli di Adam, che ora singhiozza più forte. Adam
si calma. Solleva la testa e guarda Thomas. -
Perdonami. -
Sei tu che devi perdonarmi. Ora però vai. -
No, Thomas. Non me ne vado. Non me ne vado più. Ce ne andremo insieme. -
Adam! No… Adam
gli posa una mano sulla bocca. Thomas è troppo debole per opporsi. -
Taci. Non puoi mandarmi via. -
Adam, non voglio, non voglio coinvolgerti. Ho cercato di tenerti fuori. -
Basta, Thomas. Taci. Non ha più senso. Saremo insieme, fino alla fine.
Neanche la morte può separarci. Thomas
scuote la testa. Non vuole che Adam muoia. Tutto, ma non questo. La
notte Adam rimane nella cabina di Thomas. Thomas si agita. Adam si stende
accanto a lui e lo prende tra le braccia. Lentamente sente che Thomas si
calma. Il
tempo peggiora. Thomas e Adam passano molte ore in cabina anche durante il
giorno. Adam tiene Thomas stretto in un abbraccio: è l’unica cosa che lenisce
le sue sofferenze. Anche di notte, la presenza di Adam rende meno terribili
gli incubi. Adam
si rende conto che Thomas riesce a mangiare un po’ di più e lentamente le sue
condizioni sembrano migliorare. La presenza di Adam pare essere una barriera
tra Thomas e i demoni che lo tormentano. Ma
Thomas si accorge che Adam appare affaticato: il suo sonno, continuamente
disturbato dagli incubi di Thomas, è irregolare. Thomas vorrebbe che Adam non
rimanesse con lui, che riposasse almeno alcune ore tranquillo, ma Adam è
inflessibile: vedere Thomas migliorare giorno dopo giorno gli restituisce
l’energia che la mancanza di sonno gli toglie. Ogni notte Adam avvolge Thomas
con le braccia e lo tiene stretto fino al mattino. Adam si rende conto di
essere sempre più stanco, ma nel miglioramento di Thomas trova la forza di
continuare. Nella
notte il contatto dei loro corpi accende il desiderio di Adam. Tre volte
viene nel sonno. Prova vergogna. Poi, man mano che il viaggio procede e le
condizioni di Adam peggiorano, il desiderio si affievolisce e scompare. Giungono
infine a Giamaica. Thomas è ancora debole, ma sta nettamente meglio di quando
è partito da Londra. È Adam a stare peggio e Thomas ne è conscio. Vorrebbe
che Adam non dormisse con lui, si rende conto che l’amico avrebbe bisogno di
un sonno regolare, ma Adam non vuole ascoltare ragione, non accetta di
separarsi neppure per una notte. Thomas scopre in Adam una volontà
inflessibile, che neanche la fatica riesce a piegare. Dormono nello stesso
letto e Adam lo tiene abbracciato. I demoni ritornano, sempre, e Thomas si
sveglia spesso, ma in qualche modo l’abbraccio di Adam ha un effetto benefico. Adam
manda una lettera ai Goldberg, chiedendo di potersi
recare da loro. Ora
che Thomas sta meglio, ha l'energia per opporsi ai progetti di Adam. -
Non intendo partecipare a un’altra cerimonia. -
Siamo venuti fin qui per questo, Thomas. -
No, Adam, non voglio mettere a rischio la tua vita. Ma
Thomas non riesce a far intendere ragione ad Adam. - Mi
hai fatto portare alla fattoria dei Goldberg legato
e nascosto in un carro. Se devo fare lo stesso, lo farò. Thomas, non
arretrerò davanti a nulla, te lo dico. È
Martin Goldberg in persona a raggiungerli a
Kingston, per accompagnarli alla fattoria: arriva nel pomeriggio e conta di
ripartire con i due ospiti il giorno dopo. È felice che siano tornati per la
cerimonia. L’arrivo
di Adam e Thomas a Kingston non è passato inosservato: il tenente e il
giornalista sono stati protagonisti di vicende di cui nell’isola si parla
ancora molto. La sera del giorno in cui è arrivato Martin, il colonnello Fitzroy raggiunge Thomas nella locanda dove questi
alloggia. -
Sono venuto ad avvisarla. Credo che lei sia in pericolo, signor Hardy. -
Perché? -
Lei ha permesso di eliminare la piccola tratta e ha ucciso Lablanc. Questi aveva dei complici tra i piantatori,
complici che non sono stati individuati. Ci è giunta voce che vogliono
ucciderla. Lei e il suo amico andate spesso la sera alla taverna Full Moon.
Pare che intendano organizzare un agguato lì. Eviti di andarci oggi. E faccia
attenzione anche domani durante il giorno, quando va in giro per la città.
Stiamo organizzandoci per prenderli in trappola domani sera. Passerò da lei
domani nel tardo pomeriggio, così possiamo metterci d’accordo. -
Grazie per l’avvertimento. In realtà contavamo di partire domani, ma
rimanderemo. Thomas
riflette a lungo sulle parole del colonnello. Vede una via d'uscita. Se lui
verrà ucciso, Adam dovrà rassegnarsi a tornare a Londra e la sua vita non
sarà in pericolo. Dopo
cena, Thomas dice che preferisce riposarsi in camera. Ridiscende quasi subito
e, passando dalla porta sul retro, esce per raggiungere la Full Moon. La
taverna non è lontana. Adam e Thomas l’hanno scelta proprio perché la
distanza è ridotta e Thomas si stanca ancora facilmente. Thomas
va incontro alla morte sereno. Questi mesi di sofferenza lo hanno piegato.
Non desidera più vivere. Non così. E soprattutto non vuole che Adam rischi la
vita per lui. Thomas
entra nella taverna. Guarda i tre uomini in un angolo, che hanno alzato il
viso e ora lo fissano. Sul viso di uno di loro è apparso un ghigno. Sono
loro, non c'è dubbio. Non
si accorge che anche un altro uomo, in un tavolo d’angolo, lo sta guardando. Thomas
si avvicina al tavolo dove siedono i tre. Uno di loro si alza e si dirige
verso Thomas. Ora.
La sua vita finisce ora. Meglio così. L’uomo
ha tirato fuori il coltello e vibra una coltellata, ma qualcuno gli salta
addosso, spingendolo a terra. Thomas sente la fitta al ventre, ma si rende
conto che il colpo lo ha preso solo di striscio. Thomas si appoggia alla
parete e guarda l’uomo che lo ha salvato: è Ben, il marinaio della Mermaid. Ben forse avrebbe la peggio, dato che gli
altri due uomini si sono già alzati per saltargli addosso, ma in quel momento
entrano Adam e Martin Goldberg. Hanno entrambi una
pistola. Thomas
chiude gli occhi. Mormora: -
Merda! Il
medico ha pulito e fasciato la ferita di Thomas. -
Niente di grave, tenente. In una settimana potrà alzarsi. Le rimarrà la
cicatrice. Una in più. Ma direi che non le mancano. Quando
il medico è uscito, anche Martin si allontana: ha capito che Adam vuole
parlare con Thomas. -
Perché sei andato a farti ammazzare, Thomas? Thomas
non risponde. Chiede: -
Come avete fatto a sapere? - Il
colonnello Fitzory mi ha parlato. Riteneva che quei
sicari potessero decidere di uccidere anche me, vedendoci insieme alla
taverna. Anch’io avevo indagato sulla tratta. Mi ha detto che ti aveva già avvisato.
Quando sono salito in camera e non ti ho visto…
Cazzo! Ho intuito. Io e Martin ci siamo precipitati alla taverna, ma se Ben
non fosse intervenuto, sarebbe stato troppo tardi. Adam
ha le lacrime agli occhi. - E
adesso mi dici perché cazzo sei andato a farti ammazzare, Thomas. Thomas
è stanco. Non ha voglia di mentire. E poi, perché mai dovrebbe farlo? -
Perché sei una testa dura, Adam, e non riuscivo a convincerti a lasciar
perdere. Adam
scuote la testa. -
Sei davvero andato a farti ammazzare. Perché io non corressi rischi. Siamo
venuti fino qui per questo e tu… Cazzo! Thomas! -
Siamo venuti… Mi hai costretto, Adam. -
Non c’era altra via. -
Adam, io non voglio metterti in pericolo. -
Thomas, ascoltami bene. Non esiste una via d'uscita per me, da solo. Se tu
dovessi morire, qui, in qualsiasi modo, io mi tirerei un colpo. E non c'è
altro da dire. È chiaro? Thomas
scuote la testa. Adam riprende: -
Allora te lo ripeto: io... Thomas
lo interrompe: - Mi
è chiaro. Sei una testa di cazzo, Adam. Adam guarda Thomas: - No, Thomas. Sono soltanto innamorato di te, come
non mi era mai successo con nessuno. Se tu mi amassi come ti amo io,
capiresti. Thomas
ha un sorriso ironico. - Lo
capisco benissimo, Adam. Perché credi che ti abbia tenuto lontano, a Londra?
Perché credi che sia andato a farmi ammazzare alla Full Moon? Ma proprio
perché ti amo, non sopporto l'idea che tu possa morire per salvare me. E
qualsiasi angoscia che adesso sembra mortale, in confronto al perderti, non
sembrerà uguale. Adam
appoggia la testa sul petto di Thomas e lascia che le lacrime scorrano.
Thomas gli accarezza i capelli e il viso, delicatamente. Rimangono
un buon momento così, poi Adam si stacca. -
Non mi capitava mai di piangere. Ma da quando ti conosco mi è successo non so
più quante volte. -
Non porto fortuna a chi mi vuole bene, Adam, te l’ho già detto. Ma ormai l'avrai
capito. Adam
scuote la testa. Cerca di nascondere l’emozione dietro una battuta. - E
quella che tragedia era? Tanto ormai hai capito che di Shakespeare non
conosco mezza battuta. -
Uno dei sonetti. -
Pure i sonetti conosci! Ma non avevi un cazzo da fare nella vita, che hai
imparato tutto Shakespeare a memoria? Adam
si asciuga un’ultima lacrima, sforzandosi di sorridere. Thomas
lo guarda. -
Sono sempre stato un solitario. Meglio così per chi mi stava intorno. Vedi
che cosa succede a chi si avvicina troppo. -
Thomas, da te ho avuto più sofferenza in questi mesi che in tutta la mia vita
precedente, ma non ho nessun rimpianto. E se dovessimo morire insieme, va
bene così. Il
giorno dopo Ben passa a chiedere notizie di Thomas. Thomas è contento di
rivederlo. Per Ben ha provato un’istintiva simpatia quando l’ha conosciuto.
Avrebbe preferito che Ben non si fosse trovato nella taverna e non l’avesse
salvato, ma questo non avrebbe senso dirlo. -
Grazie, Ben. Mi hai salvato la pelle. - Te
lo dovevo, no? Parlano
un buon momento. Ben sa che Thomas ha avuto un ruolo decisivo nel mettere
fine alla piccola tratta ed è curioso di sapere qualche cosa di più. Poi
Thomas chiede: -
Che cosa fai? Hai trovato lavoro? -
Lavoro al bordello di Marion. Ben
sorride. Thomas osserva: - Mi
sembra un buon lavoro. Offre alcune opportunità, direi… -
Non di arricchirsi, ma di divertirsi sì. E non mi dispiace. Con questa faccia
non ho mai avuto un grande successo con le donne, ma al bordello c’è chi mi
apprezza. -
Sono contento per te. Al
momento di congedarsi, Ben osserva: -
Sei molto affaticato, Thomas. Ieri sera quando sei entrato nella taverna, per
un attimo mi sono chiesto se eri davvero tu. Approfitta di questa
convalescenza per riposarti un po’. Thomas
sorride. -
Sì, Ben. Lo farò. Due
giorni dopo viene in visita il colonnello Brown. -
Come sta, tenente Hardy? -
Abbastanza bene. Mi sto riprendendo. Non è una ferita grave. Il
colonnello annuisce. -
Lei non lascia mai le cose a metà. Ha voluto completare il lavoro che aveva
svolto. Thomas
non capisce. -
Che cosa intende dire? -
Abbiamo interrogato i tre che volevano ucciderla e siamo così riusciti a
scoprire il complice di Lablanc: un altro
piantatore, George Crosstree. È lui che voleva
farla assassinare. Lo abbiamo arrestato oggi. Lo processeremo e credo che
farà la fine del negro, il Toro. - Mi
sembra una buona notizia. -
Però, tenente, mi spiega perché è andato alla Full Moon, nonostante il mio
avviso? Sul
viso di Thomas compare una smorfia. -
Lasci perdere. È troppo complicato. Il
colonnello scuote la testa. Non dice nulla. Quando
il colonnello esce, Adam rientra nella stanza. Sorride e osserva: - Il
dottore ha detto che tra pochi giorni potrai viaggiare. Ci trasferiamo dai Goldberg per la convalescenza e poi di lì andremo alle Blue Mountains. Per
un momento Thomas guarda il soffitto senza dire niente. Poi osserva: -
Quanto a ostinazione… Adam
lo interrompe: - Ho
la testa dura, lo so. Ma tu mi batti. -
No, rinuncio a competere con te. Martin
accompagna Adam e Thomas alla fattoria, dove si rivolgono al myal. Con la sua
intermediazione, viene organizzata la cerimonia, che si svolgerà sulle Blue Mountains. Martin
però è preoccupato e Thomas se ne accorge. -
Signor Goldberg, lei pensa che Adam corra dei
rischi. Non
è una domanda: è un’affermazione. Martin fissa Thomas. -
Non posso saperlo. -
Signor Goldberg, vorrei avere una risposta sincera. Martin
abbassa gli occhi, poi li alza su Thomas: -
Sì, so per certo che Woolwich correrà forti rischi
per cercare di salvarla, ma so anche che se non riuscirà a salvarla, correrà
rischi maggiori. Thomas
apre la bocca, ma non dice niente. La risposta di Martin non lo stupisce, ma
gli conferma ciò che già sapeva: non esiste un’altra via d’uscita. Martin
li lascia nello stesso punto in cui si è separato da Adam la volta
precedente. Thomas e Adam seguono il sentiero. Adam conosce la direzione da
seguire, ma ritrovare la traccia non è facile. A un certo punto il sentiero
pare perdersi completamente. - Tu
lo vedi, Thomas? -
No, Adam. Non ti ricordi in che direzione andasse? - La
direzione è sempre la stessa, ma non so se passa più in alto o più in basso.
Se lo perdiamo, non so dove ci possiamo ritrovare. -
Lasciamo perdere. -
Non ricominciare! Adam
si guarda ancora intorno. Ai piedi di un ciuffo di fiori, ci sono tre macchie
scure. Adam si china a osservarle: sembrano tre gocce di sangue. Adam
rabbrividisce, ma lì vicino, dietro un cespuglio, scorge la traccia. Non dice
niente a Thomas delle gocce. -
Eccolo. Andiamo. Man
mano che procedono, il cielo diventa sempre più scuro: è ancora giorno, ma
grandi nuvoloni neri stanno formando una coltre compatta. Sembra che sia
quasi notte. Altre
due volte il sentiero scompare. Lo sguardo di Adam va rapidamente al terreno.
Ci sono sempre gocce scure. Non più tre, ma cinque o sei. Adam spera che
Thomas non se ne accorga. Un boa scivola tra le gocce, come se volesse
indicare la direzione da prendere. Thomas
dice: -
Non so come fai a ritrovarlo ogni volta! Adam
sorride, celando l’angoscia che prova. Quando
nuovamente la traccia si perde, Adam ricerca le gocce. Le trova, ma Thomas è
un osservatore troppo attento e questa volta il segno non gli sfugge. -
Anche le volte scorse, vero, Adam? È il sangue il segno da seguire. Adam
deglutisce. -
Credo di sì. -
Adam, io non voglio che ti succeda qualche cosa. Adesso torniamo indietro. Adam
fissa Thomas. Poi dice: -
Ascoltami bene, Thomas. Io non tornerò indietro, per nessun motivo al mondo.
Se vuoi andartene, le nostre strade si separano qui. Moriremo separatamente. -
Adam, sei… - …una testa di cazzo. Lo so, me l’hai detto più volte. Thomas
lo guarda. Scuote la testa. D’impulso lo abbraccia. China la testa sul petto
di Adam, per nascondere la sua disperazione. Poi si stacca e dice: -
Andiamo. Si
avviano. In una radura uno stormo di uccelli passa sopra le loro teste,
costringendoli ad abbassare il capo. Adam li guarda: sono tanti ani beccoliscio che tracciano un cerchio sopra di loro, per
poi allontanarsi nella direzione in cui anche loro due stanno andando. L’ultimo
segno che trovano è una larga chiazza di sangue. Sopra c’è una ragnatela, su
cui troneggia un grosso ragno con zampe gialle e nere e un corpo di forma
allungata, con macchie bianche. Infine
raggiungono la cascata. Rimangono
in attesa, in silenzio. Adam sa che lo attende la morte, ma prova un senso di
pace. Thomas è accanto a lui e la cerimonia permetterà a Thomas di vivere. Il
myal giunge al tramonto. -
Spogliatevi. Thomas
e Adam si tolgono gli abiti, fino a rimanere del tutto nudi. L’uomo
fa appena un cenno con il capo e si avvia. Lo seguono lungo una traccia di
sentiero, appena visibile, che costeggia il fiume. Camminano almeno mezz’ora,
poi l’uomo si ferma e traccia con un bastone un cerchio sul terreno sabbioso
della riva, vicino a un albero di guaiaco. È un cerchio ampio. Si
rivolge a Thomas. Lo fissa negli occhi e Thomas avverte un brivido. - Se
accetterai di entrare nel cerchio, metterai la tua vita nelle mani del
fratello che veglierà su di te. Se egli non ti proteggerà, sarà la morte. Thomas
annuisce ed entra nel cerchio. L’uomo
fissa Adam. - Se
accetterai di entrare nel cerchio, ti impegnerai a vegliare su tuo fratello.
La sua vita è minacciata e se tu veglierai su di lui, anche la tua lo sarà. Adam
fa per avanzare oltre la linea tracciata a terra, ma l’uomo lo ferma con un
gesto. - Il tuo impegno è: “Io veglio su mio fratello”. Pronuncialo prima di
entrare. Adam
dice, con voce forte e chiara: - Io
veglio su mio fratello. Adam
entra nel cerchio. Thomas gli stringe la mano, in un gesto istintivo. -
Non potrete uscire dal cerchio prima che spunti il nuovo giorno, a meno che
non decidiate di rinunciare. Ricordati il tuo giuramento, guardiano. Lo
spirito della morte verrà dal fiume, là dove si immergono le anime. Il sangue
sarà versato. Addio. L’uomo
si volta senza una parola e se ne va. Thomas
lo guarda allontanarsi, lungo la riva del fiume. Dopo pochi passi l’uomo
sembra scomparire, avvolto dal buio e dalla leggera nebbia che sale
dall’acqua. Thomas guarda Adam. Non avrebbe dovuto ascoltarlo, non avrebbe
dovuto portarlo con sé. -
Adam, io… -
Andrà tutto bene, Thomas. Non devi temere. Stendiamoci. Thomas
si stende, ma è teso. - Adam… Adam
gli prende una mano e la stringe. - Io
veglio su mio fratello. La
formula non tranquillizza Thomas, ma aumenta la sua inquietudine. Si mette a
sedere di scatto. Ora ha paura, paura di addormentarsi e poi risvegliarsi e
trovare Adam morto al suo fianco, come è successo con Greg. Guarda
Adam. Sul suo petto c’è una croce. - E
questa croce? Non c’era prima. Adam
abbassa lo sguardo. All’altezza del cuore c’è una croce. Quella che il myal
alla piantagione dei Goldberg aveva tracciato, mesi
fa, che era scomparsa e ora riappare. Adam sa che cosa significa, è solo
un’ulteriore conferma di quanto già sapeva: è venuto qui per morire. -
L’ha tracciata un myal. Non ti preoccupare. Thomas
scuote la testa. -
No, no, andiamo via. Non voglio che ti succeda qualche cosa. Adam
non gli lascia la mano. -
Sta’ tranquillo, Thomas. Veglierò su di te. -
Adam, Greg è morto. Non voglio che ti succeda… - Ne
abbiamo già parlato, Thomas. In
realtà ne hanno parlato ogni giorno più volte da quando si sono ritrovati a
Londra. Adam aggiunge: -
Siamo qui, Thomas. Non devi temere nulla. Stenditi e cerca di dormire. Thomas
si stende. Ansima. La nebbia si infittisce, ora gli alberi sulla riva sono
solo ombre scure che un velo nasconde. In alto il cielo sta diventando sempre
più cupo. Il
respiro di Thomas diventa più affannoso. -
Adam, Adam… Adam
gli stringe la mano, con due dita ne accarezza il dorso. Thomas ha lo sguardo
perso nel vuoto. Lentamente il respiro si calma. Thomas sprofonda nel sonno.
Non è un normale sonno, Adam lo sa. Adam guarda il torace di Thomas che si
solleva in un respiro via via più regolare. Adam
tiene ancora la mano, ma ormai Thomas dorme, un sonno profondo. In
fronte, sul collo e sul petto e sul ventre di Thomas sono ricomparse le
cinque croci. Adam le guarda, sgomento. Non è possibile. Ha scelto di dare la
sua vita per quella di Thomas, ma Thomas deve vivere. Che
Thomas possa svegliarsi libero dai suoi demoni, questa è l’unica cosa che
conta per Adam. Sa che la morte è il prezzo da pagare, ricorda bene le parole
del myal, la croce è un altro segno che questo è ciò che lo attende, ma Adam
è disposto a pagare con la vita la liberazione di Thomas. Adam stacca la sua
mano. Nell’oscurità che diventa sempre più fitta, Adam guarda il corpo di
Thomas, questo corpo che desidera, che da tempo stringe ogni notte, in un
abbraccio fraterno. Sussurra: -
Dormi, fratello. Veglierò su di te. Ma
ormai anche il corpo di Thomas svanisce nell’oscurità e nella nebbia. Adam
ascolta i rumori della foresta: il lento sciabordio dell’acqua che batte
contro la riva un po’ più avanti, dove il fiume descrive una curva; il
fruscio delle foglie, mosse forse da qualche animale, perché non sembra
esserci vento; un suono che prima sembra un miagolio, poi quasi un ruggito,
ma molto lontano, poi, più vicino, un rumore di passi pesanti. Adam ha
accettato di morire, ma il pensiero di ciò che lo attende lo sgomenta. Per
l'ultima volta… Che
ne sarà di Thomas? Adam sa di dover dare la propria vita per quella di
Thomas, ma Thomas, che lo ama, riuscirà a vivere sapendo di aver provocato la
sua morte? Morire senza riuscire a salvare Thomas sarebbe terribile. No, non
può essere, il myal aveva parlato chiaro. Adam darà la sua vita per quella di
Thomas: questo significa che Thomas vivrà. Thomas soffrirà, ma poi si
riprenderà, lo dimenticherà. Il pensiero è una fitta. E d’altronde è meglio
che Thomas lo dimentichi e viva sereno. Adam non vuole che sia infelice per
tutta la vita. Adam
si asciuga una lacrima. Non piangeva mai, una volta. Quest’amore gli ha
regalato sofferenza e infelicità, ora gli porterà la morte. Eppure Adam non
rimpiange nulla. Il
tempo passa. Ormai non si vede assolutamente nulla. Adam incomincia a sentire
il sonno, ma si sforza di rimanere sveglio. Ogni tanto si alza, ma non esce
dal cerchio tracciato intorno a loro. Rimane in piedi qualche minuto, poi si
rimette a sedere. Da
un momento gli sembra che ci sia una luminescenza biancastra tutt’intorno,
come se la nebbia fosse rischiarata da una luce. La luna? Sì, dev’essere
così. La nebbia si dirada e la luce della luna diventa più forte, gli alberi
della foresta riacquistano un profilo e poi diventano più visibili. Notte di
luna piena. Ora Adam può vedere il corpo di Thomas che riposa accanto a lui.
Il suo sguardo scorre sul viso, sul torace, sul ventre, fino al sesso. Adam
si guarda intorno. La riva è perfettamente illuminata e la nebbia è solo un
vago chiarore sull’acqua del fiume: tutt’intorno l’aria è limpida e Adam può
vedere ogni dettaglio, anche le ombre che si stanno avvicinando. Sono
otto uomini, otto neri con il viso coperto da maschere e segni bianchi sul
corpo. In mano stringono le lance. Adam
si alza, senza dire nulla. Sa che il momento è giunto. Gli uomini si
dispongono intorno al cerchio. Poi uno parla, in una lingua che Adam non
conosce, ma che capisce. - La
morte ti attende. Lascia questo cerchio. Adam
risponde: - Io
veglio su mio fratello. -
Bada, queste lance entreranno nella tua carne, il fuoco brucerà il tuo corpo,
l’acqua riempirà la tua bocca, la terra ti coprirà. - Io
veglio su mio fratello. Due
uomini afferrano Adam. Al contatto delle loro mani Adam sussulta: in qualche
modo aveva pensato che la linea tracciata dallo stregone costituisse una
separazione, un limite. Ma gli uomini lo prendono e lo trascinano fuori dal
cerchio. Adam
viene steso a terra. Quattro uomini gli tengono ferme le braccia e le gambe.
Un altro armeggia con qualche cosa che Adam non può scorgere, poi una fiamma
guizza. Ora uno degli uomini brandisce una torcia. -
Puoi ancora andartene. Lascia quest’uomo al suo destino e non ti succederà
nulla. Adam
dice, con voce forte: - Io
veglio su mio fratello. A
fatica Adam trattiene il grido quando la fiamma arriva a contatto con uno dei
capezzoli, poi con l’altro. Quando l’uomo appoggia la torcia sull’ombelico,
Adam grida. Grida ancora quando la fiamma ustiona i genitali. Poi Adam perde
i sensi. Adam
si desta. Il dolore al petto, al ventre e all’uccello è violento. -
Lascia che il destino di quest’uomo si compia. Sei ancora in tempo. Adam
respira a fondo e riesce a dire: - Io
veglio su mio fratello. Thomas
è immerso in un sonno profondo, che fino a ora è stato senza sogni, ma adesso
gli appare la propria immagine. È nudo, solo un perizoma davanti ai genitali,
il corpo coperto da tatuaggi, e ha in mano una lunga lancia. Cerca qualcuno,
qualcuno che deve morire. Improvvisamente vede Adam davanti a sé. Alza la
lancia e la scaglia con forza. La punta si conficca nel ventre di Adam e
l’impatto è tanto violento da sollevarlo e farlo ricadere qualche metro più
indietro. Thomas urla. Ha colpito Adam, perché? L’urlo
di Thomas risuona nella notte. Adam guarda nella sua direzione. Thomas è
sveglio? Sta assistendo a ciò che avviene? Ma Thomas è disteso e non guarda
verso di loro. Deve avere un incubo. Adam è angosciato. Ha accettato anche la
morte, affinché Thomas sia liberato dai suoi demoni. Gli
uomini afferrano Adam, lo trascinano fino al fiume. - È
la morte, se non te ne vai. - Io
veglio su … Adam
non riesce a concludere la frase. Un uomo gli preme la testa sott’acqua, gli
altri lo tengono fermo. Invano Adam si dibatte, cercando di sollevare il
capo. Adam sente che l’aria gli manca. Si agita, ma le mani che lo stringono
sono più forti della sua disperazione. Adam sente che l’ossigeno gli manca.
Cerca di non aspirare, ma infine il bisogno di aria lo forza ad aprire la
bocca. L’acqua gli scende in gola, gli riempie il naso. Adam si agita ancora,
sempre più debolmente. Infine ogni resistenza viene meno. Nel
sogno Thomas si avvicina ad Adam, che respira a fatica, la lancia infissa nel
ventre. Thomas afferra l’arma e l’estrae dal corpo. Adam urla. Thomas solleva
l’arma e con tutta la sua forza la immerge più in basso: non vorrebbe farlo,
ma non è in grado di comandare il suo corpo. Adam grida di nuovo e Thomas
lancia un nuovo urlo disperato. Gli
uomini sollevano Adam, che è incosciente, ma i suoi assalitori gli fanno
vomitare l’acqua ingurgitata. Adam riemerge lentamente dal gorgo. Tossisce,
sputa. La gola è in fiamme. - La
tua tomba ti attende. Lascia che si compia la maledizione che grava su
quest’uomo. Adam
fa fatica a parlare, la voce gli esce fioca, stridula, interrotta. - Io
… veglio … su … mio … fra… tello. Gli
uomini lo trascinano per i piedi. Dalle piaghe dell’ustione ondate di dolore
salgono accecando Adam. Lo gettano in una fossa. - Se
non vuoi essere sepolto vivo, rinuncia. Adam
non avrebbe la forza di alzarsi e di uscire dalla fossa. A fatica ribadisce
ancora il suo giuramento: - Io
veglio … su … mio … fratello. E
mentre ancora parla, le palate di terra si abbattono su di lui. Adam cerca di
sollevare la testa, per respirare, ma la terra lo schiaccia. Adam non ha più
la forza di dibattersi. La terra si accumula su di lui, ma Adam non sente più
nulla. Thomas
si contorce nell’orrore di un incubo che è più doloroso di tutti quelli che
lo hanno tormentato in questi mesi. Nel sogno estrae nuovamente la lancia dal
corpo di Adam e la immerge nel basso ventre, recidendo i genitali. E il suo
grido copre quello di Adam. L’acqua
lo risveglia. Qualcuno gli ha rovesciato un secchio sul viso. È di nuovo
all’aria aperta, ma respira a fatica, gli sembra che un fuoco arda nei suoi
polmoni. Thomas sta urlando. Gli uomini hanno sollevato le lance. Cinque di
loro le abbassano finché le punte non sfiorano la pelle di Adam. Gli altri
tre si mettono dalla parte dei piedi: due gli sollevano le gambe tenendole
per le ginocchia e le divaricano; l’altro spinge la lancia fino a toccare
l’apertura tra le natiche. Gli uomini lasciano andare le gambe e prendono le
loro lance. Adam può sentire la punta che preme contro l’ano. Le altre sette
lance premono contro il torace e il ventre e contro i genitali. -
Per l’ultima volta: rinuncia a vegliare. Puoi ancora salvarti. Adam
articola a fatica: - Io
… veglio su … mio fratello. La
prima lancia ad affondare nel suo corpo è quella orizzontale, che si fa
strada nelle sue viscere, strappandogli un grido. La seconda scende in
verticale, staccando di netto il membro. Poi è il turno delle due che premono
sui testicoli e ora affondano. Adam sprofonda in un dolore che lo sommerge
completamente. Uno dopo l’altro gli uomini infilano le loro lance nella carne
di Adam. Nessuna trafigge il cuore. Adam agonizza. Ormai desidera solo la
morte, ma essa tarda. Solo molto lentamente il mondo si dissolve, ma la
sofferenza rimane, tanto grande da riempire il buio in cui Adam sprofonda.
Infine anche il dolore arretra e scompare nel nulla che inghiotte Adam. Nel
sogno Thomas si vede estrarre ancora una volta la lancia e immergerla nel
cuore. Adam emette un ultimo grido, piega la testa di lato e rimane inerte.
Dalla bocca esce del sangue. Thomas cade in ginocchio e alza la testa, in un
ultimo grido. Thomas
si sveglia quando il cielo incomincia appena a schiarirsi a oriente. C’è una
sensazione di pace dentro di lui. Thomas sa che i demoni sono svaniti. Il
pensiero va ad Adam. Istintivamente lo cerca con la mano, ma non lo trova. Si
mette a sedere di scatto e si guarda intorno. Adam non c’è. Dov’è? Perché non
è con lui? Ha vegliato su di lui, di questo Thomas è sicuro: i demoni non
sarebbero scomparsi. Perché ora l’ha lasciato? Thomas
si alza. Nessuna traccia, nulla. Ascolta i rumori dell’acqua che scorre e
della foresta, il canto degli uccelli. Lontano, un canto, accompagnato dal
suono dei tamburi. Il
ricordo del sogno ritorna improvviso. Thomas rabbrividisce. Non è possibile.
Non questo. Non si è mosso dal cerchio. Non ha di certo ucciso Adam. No, non
è possibile. È stato solo un sogno, un incubo, l'ultimo degli incubi... Thomas
chiama: -
Adam. Nessuna
risposta. Dov’è Adam? Perché l’ha lasciato? -
Adam! Thomas
sta per uscire dal cerchio, quando vede un uomo che si sta avvicinando.
Thomas lo riconosce: è il myal che ha officiato la cerimonia. Thomas china la
testa in segno di saluto. -
Sei un uomo libero, Thomas Hardy. Il demone che ti
perseguitava è stato scacciato da una forza molto più grande. -
Grazie. Ma… che ne è di colui che mi accompagnava? Il
myal guarda Thomas. -
Tuo fratello ha scelto di vegliare su di te. -
Sì, ma ora… Thomas
ha paura di chiedere che cosa significa la risposta. Ma l’ansia che sale
dentro di lui lo spinge a domandare: -
Che cosa vuoi dire? Dov’è? Il
myal sorride. -
Seguimi. Il
myal si volta e si avvia. Thomas lo segue. Man
mano che avanzano, il canto che Thomas ha sentito quando si è svegliato
diventa più forte: voci maschili e tamburi. Giungono a una piccola radura. Il
canto ora è vicino, ma Thomas non vede nessuno. In
mezzo a una radura c’è un corpo, una lancia infilzata nel cuore. Thomas
rabbrividisce. Avanza. È il cadavere di Adam, coperto di sangue. Ci sono i
segni delle quattro ferite che Thomas ha inferto. Thomas
cade in ginocchio. Thomas sente che le lacrime gli colano lungo le guance. Si
copre il viso. -
No, no, no! Poi
abbassa le mani e guarda il myal. Scuote la testa. Mormora: -
No, questo no. -
C’era un prezzo da pagare per liberarti dai demoni. Ora
Thomas grida, un urlo disperato: -
No! A questo prezzo, no! Non così! -
Lui ha scelto di pagare il prezzo. -
Perché non mi hai detto quello che sarebbe successo? Mille volte meglio che
morissi io, ma non questo… -
Vorresti fare cambio? Daresti la tua vita per la sua? Thomas
si alza di scatto. -
Sì, sì! Adam
è morto, Thomas lo sa benissimo. Ma se in qualche modo può davvero ritornare,
Thomas è felice di dare la sua vita. -
Puoi morire perché lui torni in vita. -
Sì, sì. Il
myal estrae la lancia dal corpo di Adam. -
Stenditi, uomo. Riaprirò le porte. Il demone ritornerà dai morti e prenderà
la tua vita. È questo che vuoi? - Se
quest’uomo potrà tornare in vita, sì. Senza
esitare Thomas si stende a fianco di Adam. Di
colpo Thomas avverte un senso di oppressione. Un fetore terribile riempie
l’aria, di cadavere in putrefazione. Thomas si alza di scatto. Si volta. Alle
sue spalle, vicinissimo, è Elijah, ciò che resta di Elijah: un corpo in cui
la carne si stacca a brandelli, gli occhi brulicano di vermi e solo il grande
cazzo, gonfio di sangue, appare vivo e pulsante. Elijah
è su di lui, lo getta a terra. Thomas sente il cazzo poderoso penetrarlo ed è
come se un ferro rovente gli scavasse nelle viscere. Thomas urla. Elijah lo
possiede con rabbia e ogni spinta lacera la carne, il cazzo penetra più a
fondo, sempre di più, crescendo di volume, squarciando il corpo di Thomas.
L’odore della carne putrefatta toglie il fiato a Thomas. Elijah
viene e il getto che si riversa nelle viscere dilaniate di Thomas è lava che
brucia. Elijah stringe le mani intorno al collo di Thomas. Thomas
sente la voce del myal che chiede: -
Vuoi dare la tua vita per la sua? Thomas
riesce a dire: -
Sì. Poi
tutto scompare nel fuoco che lo brucia. Elijah
continua a stringere e le sue mani penetrano nel collo, fino a che la testa di
Thomas non viene staccata completamente. Elijah
si solleva. Il corpo di Thomas è impalato sul suo cazzo, la testa è nella
mano. Con l’altra mano Elijah afferra i genitali di Thomas, immerge le unghie
nella carne e tira fino a strapparli. Elijah
lancia un urlo di gioia. Poi il suo corpo incomincia a dissolversi. Il
cadavere di Thomas, non più sostenuto, ricade al suolo, poi anche la testa
scivola a terra, rotolando fino al collo da cui è stata staccata e infine
anche i genitali cadono sul corpo di Thomas. I
due corpi rimangono uno vicino all’altro. Il
cielo si copre di nuvole scure e soffia un vento impetuoso, che piega le
canne, spezza i rami e trascina in mulinelli foglie, fiori, ramoscelli e
sabbia. Tutto diventa sempre più buio: neppure la luce del sole riesce a
filtrare attraverso la fitta coltre che grava sulla terra. La
pioggia incomincia a scendere. Prima sono solo poche gocce che il vento
trascina, poi è un diluvio che avvolge i corpi in un sudario liquido. La
pioggia scorre sul prato, gonfia il torrente. Non
si sentono più canti di uccelli o versi di altri animali nella foresta. C’è
solo il selvaggio ululato del vento, che ora è tanto forte da spezzare anche
gli alberi e trascinarli in alto, per poi farli ricadere al suolo. |
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