3. Partenze Il
notaio conclude: - E
questo è tutto, tenente Hardy. Thomas
Hardy si passa una mano sulla fronte. Il notaio ha fatto un quadro preciso
della situazione, che non è diversa da quella che Thomas si aspettava. La
vendita della casa di famiglia non basterà a ripagare i debiti, neanche
aggiungendo quel tanto che ha messo da parte in questi anni. E
allora? Dovrà lasciare che il nome di suo padre venga infangato, che sua
sorella Margaret rinunci al matrimonio, che suo fratello Ernest non possa
studiare? Ma come può procurarsi la somma necessaria per pagare i debiti? Il
notaio aspetta che Thomas dica qualche cosa. Che cosa può dire? Sorride
amaramente e recita: - C'è
nelle cose umane una marea, che colta all’apice porta alla fortuna. Perduta,
l'intero viaggio della vita si arena nelle secche e nella miseria. Il
notaio rimane un attimo pensieroso, poi dice. - Il
Giulio Cesare. Lei è sempre stato un uomo colto, tenente. Non è da
tutti saper citare Shakespeare a memoria. Thomas
ha una smorfia, che vorrebbe essere un sorriso. Ma Thomas Hardy non sorride
spesso. -
Forse avrei dovuto fare l’attore… Grazie, signor Baldwin. Vedrò il da farsi. Thomas
saluta il notaio. Rientra
a casa a piedi: ama camminare e passeggiare lo aiuta a riflettere. Ma per
quanto pensi, non vede nessuna via d’uscita. Non
appena entra in casa, il servitore gli comunica che un uomo lo attende. Chi
può essere? Un altro creditore? Ci sono nuovi debiti da pagare? Thomas è un
militare, ha affrontato la morte più volte, ma il nemico che adesso lo
incalza è implacabile e non gli lascia spazio. Non è un avversario contro cui
valga il coraggio, a nulla serve il valore. Il
visitatore è un uomo che potrebbe avere cinquant’anni o poco più. Ha un viso
allungato con barba, baffi e pochi capelli di un castano rossiccio. Si
presenta come Richard Goldberg, un nome che Thomas
non conosce. Si accomodano in salotto. Dopo
che si sono seduti, l’ospite chiede: - Le
spiace se fumo? -
No, non c’è problema. Goldberg offre a Thomas un sigaro. Thomas lo
prende. È un sigaro cubano di qualità superiore, con un ottimo profumo e
sicuramente molto costoso. L’uomo glielo accende e poi ne prende uno anche
per sé. Goldberg guarda un attimo il fumo che sale dal
sigaro, poi alza gli occhi su Thomas e dice: -
Tenente Hardy, non amo perdere tempo, né farlo perdere agli altri. Verrò
subito al dunque. Suo padre ha lasciato molti debiti, alquanto consistenti.
Per pagarli lei dovrà mettere in vendita tutte le proprietà di famiglia, di fatto
solo questa casa, e non le basterà. Per lei che è un ufficiale dell’esercito
non è un problema, ma non c’è avvenire né per suo fratello, né per sua
sorella, perché la dote fissata per il matrimonio non potrà essere versata. Thomas
è sorpreso: la rovina di suo padre è nota a tutti, ma quest’uomo sembra
essere molto ben informato, più di quanto non fosse Thomas stesso fino a
pochi giorni fa. L’uomo
prosegue: -
Lei si chiederà che cosa voglio da lei e perché le ricordo cose che sarebbe
ben felice di poter dimenticare. Thomas
accenna un sorriso. - In
effetti. - La
risposta è semplice. Ci sono diversi modi in cui un uomo coraggioso e deciso
può guadagnare molto denaro, anche la cifra che le occorre. Diciamo almeno
20.000 sterline. Thomas
guarda Goldberg: la cifra corrisponde a quella che
Thomas ha calcolato per poter saldare i debiti, pagare la dote di sua sorella
e assicurare il completamento degli studi di suo fratello. -
Lei è maledettamente ben informato, signor Goldberg. -
Sì, lo sono. E lo sono anche sulla sua carriera militare, che è stata di gran
lunga inferiore ai suoi meriti, perché altri hanno ottenuto promozioni dovute
alla loro nascita o a protezioni eccellenti, mentre lei solo per il suo
valore. Thomas
sa che anche questo è vero. -
Perché ha raccolto tutte queste informazioni su di me? -
Perché credo che lei sia l’uomo che serve. E che per 25.000 sterline
accetterà di portare a termine una missione molto pericolosa. - La
cifra che mi offre è alta. - Lo
sono anche i pericoli, non lo nascondo. Ma là dove sono in gioco grandi somme
di denaro, il pericolo è inevitabile. Grandi guadagni comportano grandi
rischi. E lei non ha paura di morire. Thomas
guarda Goldberg, socchiudendo gli occhi. Quest’uomo
non gli ispira fiducia. - Di
che cosa si tratta? L’uomo
guarda nuovamente il fumo del sigaro. Poi risponde: - Di
quello che oggi è forse l’affare più lucroso. Lei sa che il governo
britannico ha proibito la tratta degli schiavi, ormai da parecchi anni, ma
questo non ha naturalmente messo fine all’attività, che continua. Qualche
nave negriera è stata catturata, qualche capitano impiccato e il prezzo degli
schiavi è salito insieme ai rischi. Le coste africane vengono controllate
dalle nostre navi, ma ci sono altre vie per procurarsi schiavi. Thomas
fissa Goldberg senza dire nulla. Goldberg prosegue: -
Qualcuno ha avuto l’idea di rapire dei negri a Haiti. Diverse persone hanno
investito in questo affare. Qualcuno, come suo padre, è stato sfortunato e
invece di ricavare di che ripagare i debiti, ha finito per perdere tutto. Thomas
continua a tacere. Sa benissimo che suo padre aveva investito tutto quello
che era riuscito a farsi prestare nella piccola tratta: lo ha scoperto dalle
lettere che ha trovato in casa. In che modo ne sia venuto a conoscenza
quest’uomo, Thomas non lo sa. E non capisce che cosa vuole da lui. - La
Sirius è stata catturata e il comandante,
Jacques detto La Mort, è rimasto ucciso. Serve un
uomo deciso, in grado di guidare un nuovo equipaggio nelle prossime
spedizioni. Possibilmente qualcuno che abbia un’esperienza di combattimenti,
che sia risoluto e coraggioso. E che abbia bisogno di guadagnare molto. - Mi
sta proponendo di diventare un negriero, signor Goldberg? Richard
Goldberg aspira una boccata, poi espira, fissando
il sigaro. Alza gli occhi e sorride a Thomas: -
Sostanzialmente sì, tenente Hardy. * Thomas
cammina in direzione del porto. Raggiunge la taverna che gli è stata
indicata. Apre la porta e dà una rapida occhiata all’interno. Il locale è
piuttosto pieno: marinai e operai affollano i tavoli e l’aria è satura di
fumo. Vi aleggia un odore greve di sudore, di corpi e abiti mal lavati, di
liquori. Alcuni giocano a carte, in altri gruppi invece si beve e si discute
animatamente. Qualcuno sembra dormire, appoggiato al tavolo, del tutto
indifferente al vociare e al canto di un ubriaco che ha intonato una canzone
oscena. Pochi
guardano l’uomo dal portamento militare, il cui abbigliamento rivela
chiaramente l’appartenenza alla borghesia: per quanto sia una presenza
insolita in una bettola come questa, quasi tutti lo ignorano. Gli avventori
sono abituati a farsi gli affari propri. Solo una prostituta si struscia
contro di lui, con fare invitante, ma Thomas scuote la testa. Thomas
ordina una birra, poi passa nella seconda sala, quella più interna, che
affaccia su un piccolo cortile. A un tavolo d’angolo siede un uomo sui
quaranta, con una benda su un occhio. Thomas fa un cenno di saluto e si siede
di fianco a lui. -
Benvenuto, tenente Hardy. Thomas
lancia una rapida occhiata all’uomo e risponde: - Mi
chiami solo Hardy. O Thomas. -
Come vuoi, Thomas. Io sono Keir, ma mi chiamano il
Guercio. Non devo spiegarti il perché, vero?
Thomas
scuote la testa, senza dire nulla. Keir prosegue: -
Così hai deciso di mollare l’esercito e di rischiare la pelle. Thomas
risponde duramente: - La
pelle l’ho rischiata migliaia di volte e mi trovo a quarant’anni senza una
sterlina in tasca e con il grado di tenente. -
Già, ma nell’esercito per fare carriera devi avere le conoscenze giuste. -
Non siamo qui per parlare dell’esercito, no, Guercio? -
No, in effetti. Sai che cosa rischi, vero, Thomas? - Lo
so: se mi beccano, mi impiccano, ma se qualche cosa va storto, conto di tirarmi
un colpo prima che mi prendano. E se non ce la faccio e finisco a scalciare
appeso a un cappio, chi se ne fotte? L’importante è che ne valga la pena. -
Sì, c’è da guadagnare parecchio. Mi dicono che hai grossi debiti. -
Sono cazzi miei. Keir sorride. -
Non sei un tipo cordiale. -
Credevo cercaste qualcuno in grado di combattere. Se volete un damerino per
il ballo a corte, allora avete sbagliato persona. - Va
bene, Thomas. Ci sono alcune cose che devono essere chiare. Le sai già, di
sicuro, ma preferisco ripeterle. Da guadagnare c’è parecchio, di pericoli
pure. Che non ti passi per la testa di tirarti indietro quando… Thomas
lo interrompe. -
Merda! Guercio, avevo sedici anni quando sono andato in guerra per la prima
volta. Sono vent’anni che combatto e non mi sono mai tirato indietro. -
D’accordo, Thomas. Sai che potresti trovarti a sparare contro quelli che
erano tuoi compagni, vero? - Se
vogliono impiccarmi, puoi giurarci che gli sparo. -
Thomas, chi tradisce si pente molte volte di essere nato. - Guercio,
piantala con questi discorsi del cazzo. Ho fatto una scelta e vado avanti.
Quei fottuti soldi mi servono. Il
Guercio sorride. - Va
bene, Thomas. L’Argus salpa tra cinque
giorni. Ce la fai a prepararti? Thomas
guarda il Guercio e sorride, un sorriso truce: -
Non so se il mio sarto riesce a prepararmi gli abiti per il gran ballo dal
governatore. Ma magari me li faccio mandare con la nave successiva. - Va
bene, Thomas. Ti imbarchi martedì sera e partite mercoledì mattina. Ci sarà
un posto per te sulla nave. -
D’accordo. -
Buona fortuna. Ne avrai bisogno. -
Non ho mai avuto molta fortuna nella vita. Ma se ne può fare a meno. Addio. Thomas
si alza ed esce dalla taverna. Si allontana dalla zona del porto, ma non
prende una carrozza: preferisce camminare a piedi, per pensare. È abituato ad
affrontare il pericolo e non ha paura, ma l’impresa che ha davanti è molto
diversa da tutto ciò che ha fatto nel corso della sua vita. Thomas
preferirebbe non partire, ma non c’è altro modo per saldare i debiti e
aiutare i suoi fratelli. Avrà
davvero bisogno di fortuna. E nella vita non ne ha mai avuta molta. Sua madre
è morta nel darlo alla luce, suo padre è sempre stato distante, poco
interessato al suo unico figlio. Thomas è cresciuto senza nessuno che si
occupasse davvero di lui, senza essere amato, solitario e scontroso. Quando
suo padre si è risposato, Thomas aveva ormai quindici anni. La matrigna e i
due fratelli gli hanno regalato un po’ di affetto, ma ormai era tardi. Si è
scoperto attratto dagli uomini in un paese in cui amare un uomo è un reato,
punibile anche con la morte. Ha amato, senza essere davvero amato, e la morte
gli ha tolto l’uomo che amava. La morte gli ha preso anche il suo migliore
amico, l’unico con cui potesse confidarsi. Un altro amico lo ha tradito per
fare carriera. E ora la rovina economica, senza che abbia fatto nulla per
provocarla. Potrebbe rifiutare l’eredità paterna e lasciare che i suoi
fratelli se la cavino da soli, dato che ha un lavoro, ma gli sembrerebbe
indegno. Suo padre prima di suicidarsi gli ha scritto una lettera, in cui gli
ha chiesto di occuparsi di Margaret ed Ernest. Ma Thomas l’avrebbe fatto lo
stesso, anche senza quella lettera lasciata sulla scrivania dove suo padre si
è tirato un colpo. Thomas
è di umore cupo, come la notte che avvolge Londra. Cerca di dirsi che non
dovrebbe lamentarsi: ha rischiato di morire mille volte e si è sempre
salvato. Nelle battaglie è stato più volte ferito, ma mai in modo molto
grave, mentre molti suoi compagni sono morti e altri sono rimasti mutilati.
Nell’esercito si è guadagnato i gradi e l’ammirazione dei suoi commilitoni,
anche se non ha fatto la carriera che sa di aver meritato. Thomas
guarda il Tamigi, le acque nere che scorrono verso l’estuario da cui si
imbarcherà per la Giamaica. Non è contento di partire, non è contento di
questo lavoro di merda, ma non ha scelta. * Sulla
porta del suo ufficio, Thomas Barnes, direttore del
The Times, fuma il sigaro, guardando Adam Woolwich, che lavora alla
sua scrivania. Woolwich è il miglior giornalista d’inchiesta del quotidiano e
nel suo lavoro dà prova di una serie di qualità che Barnes
apprezza: una grande intelligenza, un notevole coraggio e un impegno
costante. Barnes ha grande stima di Woolwich come
giornalista, ma assai meno come uomo. Woolwich
è un acceso sostenitore degli ideali di uguaglianza e libertà, in un modo che
a Barnes sembra eccessivo. E c’è in Woolwich un
certo lassismo morale: il giornalista manca di sani principi religiosi e
nella sfera personale sembra considerare accettabile qualunque comportamento,
purché non danneggi gli altri. E il modo in cui si esprime nelle
conversazioni informali è sconcertante: Woolwich usa termini inaccettabili,
più adatti ai bassifondi che a un uomo che ha ricevuto una buona educazione.
Di fronte a lui, in quanto direttore, Woolwich si controlla, ma Barnes l’ha sentito esprimersi in un modo davvero poco
consono alla dignità di un giornalista. Woolwich
avverte lo sguardo di Barnes su di sé e alza la
testa. Barnes dice: -
Venga nel mio ufficio, Woolwich. -
Subito, signor Barnes. Quando
Woolwich si è seduto davanti alla scrivania, Barnes
sorride e dice: -
Che ne direbbe di un viaggio nei Caraibi, Woolwich? -
Nei Caraibi? -
Sì, avrà sentito parlare della faccenda del traffico di schiavi da Haiti. Ad
Adam è giunta qualche voce, ma sa molto poco. - Ho
sentito dire che alcuni negrieri attaccano i villaggi di Haiti, catturando
neri da vendere come schiavi negli Stati Uniti. -
Sì, esattamente. Come lei sa, Haiti si è resa indipendente dalla Francia, ma
gli Stati Uniti non riconoscono il nuovo stato, che ha una situazione
politica molto instabile, con continui conflitti interni. I negrieri
approfittano di questa situazione per catturare negri nell’isola e portarli
negli Stati Uniti. Adesso che la tratta dei negri è proibita e le nostre navi
controllano gli oceani, dando la caccia ai negrieri, questa piccola tratta
presenta diversi vantaggi. Barnes li enumera battendo con l’indice
sinistro contro le dita della mano destra: - In
primo luogo il viaggio da Haiti alla costa statunitense è breve e perciò è
molto meno costoso. In secondo luogo, proprio perché il tragitto è breve, è
più facile sfuggire alla Royal Navy.
In terzo luogo, i negri di Haiti sono già civilizzati, diciamo così, non come
quelli delle foreste africane che sono poco più che animali: sono abituati a
lavorare nei campi, conoscono il francese e possono essere venduti a caro
prezzo. Adam
annuisce. -
Per questo mi propone una vacanza ai Caraibi? Per scoprire qualche cosa sulla
piccola tratta? Barnes sorride. -
Sì, una bella vacanza alla Giamaica. Poi
aggiunge: - La
tratta è il motivo principale per cui la mando là, ma vorrei che preparasse
anche qualche servizio sulle piantagioni e sulla vita nella colonia della
Giamaica. Direi che è il momento giusto. In Parlamento si discute
dell’abolizione della schiavitù nelle colonie, ma nessuno sembra voler
sentire il punto di vista dei coloni. Adam
mormora: - Il
punto di vista dei coloni... Barnes scuote la testa. Ha capito benissimo il
senso delle parole del giornalista: Woolwich è contro la schiavitù e non solo
contro la tratta. Ma Woolwich ha un sacco di idee discutibili. Barnes ritiene che sia giusto trattare umanamente gli
schiavi, ma l’abolizione della schiavitù lo lascia perplesso. -
Lei è il solito idealista, Woolwich. Prima o poi il governo li libererà, la
ribellione di due anni fa ha dimostrato che ormai è impossibile continuare
così: a Giamaica ci sono 20 negri per ogni bianco. Ma la liberazione sarà un
grosso danno per la nostra economia e per quella dell’isola. Chi produrrà lo
zucchero e il rhum? Adam
è davvero un idealista, entusiasta della rivoluzione francese, anche se il
suo paese ha combattuto per vent’anni contro la Francia. Adam non ha avuto
modo di partecipare ai conflitti: quando le guerre napoleoniche sono
terminate, aveva appena quattordici anni. Ma gli ideali di libertà,
fraternità e uguaglianza hanno accompagnato tutta la sua vita. Barnes lo sa benissimo ed è per questo che gli affida
inchieste di questo genere: sa che Adam non si risparmierà. Adam osserva,
anche se sa che è inutile: -
Magari lo zucchero e il rhum costeranno di più, ma saranno prodotti da uomini
liberi. Barnes sorride. Conosce bene Woolwich e gli
perdona l’idealismo, che considera una pecca non grave, rispetto alle altre
che il giornalista ha. -
Non sarà così semplice, ma lasciamo stare. La Giamaica è sicuramente la base
dei negrieri e della flotta che cerca di contrastarli. Di recente una nave è
stata catturata e parecchi negrieri impiccati, ma nessuno sa chi sta dietro
questo traffico. L’unico che avrebbe potuto rivelarlo è stato ucciso nello
scontro. Gli altri non sapevano per conto di chi agivano. Adam
annuisce. Barnes prosegue: -
Che ne dice? Le va questa idea? La
traversata per la Giamaica dura oltre un mese e presenta parecchi pericoli,
ma Adam non si spaventa per questo. Non ha famiglia o legami forti, per cui
non ha problemi a rimanere lontano diversi mesi. -
Sì, parto volentieri. Barnes sorride. -
Ero sicuro che avrebbe accettato. Ma faccia attenzione, Woolwich, se riuscirà
a scoprire qualche cosa di interessante sulla tratta. Quelli non ci
penserebbero due volte prima di eliminarla. Gerald Doane,
l’inviato del The Morning di New York, è
stato assassinato qualche mese fa. E indagava proprio su questa faccenda. Adam
annuisce. - Ho
la pellaccia dura, ma in ogni caso starò in guardia. - Ho
qui gli articoli di Doane. Non rivelano nulla di
particolarmente interessante, ma credo che le possano essere utili. -
Un’ottima idea, grazie. Barnes passa ad Adam la cartellina con gli
articoli, poi dice: -
Bene, allora si dia da fare per preparare il viaggio. Deve imbarcarsi sull’Argus martedì sera. -
Cazzo! Oh… mi scusi, signor Barnes. Thomas
Barnes storce la bocca. Non sopporta che i suoi
giornalisti si esprimano con un linguaggio sboccato. -
Woolwich, lei si esprime come uno scaricatore del porto. Le ricordo che è un
giornalista, non un facchino. - Mi
dispiace. Woolwich
di solito evita di usare certi termini in presenza di Barnes.
Personalmente gli sembra una stupidaggine e non gli dispiace usare ogni tanto
qualche parola più forte. Ma con Barnes deve fare
attenzione: il suo capo vuole che i giornalisti usino un linguaggio molto
castigato. Riprende: - Mi
ha detto che la nave parte martedì. Ma oggi è già venerdì. -
Sì, direi che non ha tempo da perdere. Che cosa fa, ancora seduto lì? Barnes sorride per la propria battuta e
aggiunge: - Si
metta d’accordo con Fitzpatrick per le spese. Barnes non ama discutere con i suoi
dipendenti i dettagli economici. Ma non è tirchio e Adam sa benissimo che per
questa inchiesta avrà tutto quanto gli occorre. Adam
si alza, saluta Barnes e passa direttamente da Fitzpatrick. L’Argus parte dopodomani prima dell’alba, per sfruttare
la marea. Thomas dovrà trovarsi sulla nave domani sera. Thomas
ha fatto tutto quanto doveva. Goldberg gli ha
anticipato una somma sufficiente a saldare una parte dei debiti. Per un anno
suo fratello e sua sorella potranno vivere nella casa di famiglia. Se Thomas
riuscirà a svolgere il lavoro che ha accettato, avrà di che pagare tutti i
debitori, sua sorella potrà sposarsi e suo fratello proseguire gli studi. Se
Thomas fallirà e troverà la morte, i suoi fratelli si troveranno in
ristrettezze, ma vendendo la casa potranno almeno liberarsi dai debiti
residui e avere un minimo per vivere. Un futuro di certo non roseo, ma almeno
senza lo spettro della miseria. Thomas
cammina per le strade di Londra. È inquieto. È notte e la nebbia sta
avvolgendo la città. Qualche carrozza passa, ma i marciapiedi sono quasi
deserti. Thomas raggiunge il Putney Bridge. Si
appoggia sul parapetto e fissa le acque scure del fiume, che la nebbia vela.
Thomas ha deciso di recarsi a una casa nei pressi della chiesa di St. Mary,
quella che chiamano il bordello dell’Irlandese: da troppo tempo Thomas non ha
rapporti e il suo corpo reclama un po’ di piacere. Ma adesso gli sembra che
non abbia senso. Per tutte le settimane di viaggio non avrà di certo
occasione di scopare e anche dopo avrà ben altro a cui pensare. Forse troverà
la morte e allora… Thomas
si riscuote e riprende a muoversi in direzione della casa. Arriva davanti
all’edificio, una costruzione a due piani, con una lanterna di fianco
all’uscio. Bussa. Un uomo apre la porta, lo riconosce e lo fa entrare. Thomas
non è un cliente abituale, ma è venuto alcune altre volte e ha un viso che
non si dimentica facilmente. Il portiere sa che è un cliente di riguardo, non
perché lasci laute mance, come altri, ma per qualche motivo che solo il
proprietario conosce. Su quale possa essere questo motivo, il portiere ha
un’idea precisa, ma se la tiene per sé. Il
portiere non attende che Thomas formuli una richiesta: sa che cosa deve fare.
Fa accomodare Thomas in un salottino appartato, in cui non c’è nessuno, e
dice: -
Vado ad avvisare il signor O’Brian. Thomas
rimane in piedi. Conosce O’Brian da sette anni, ma non ha molte occasioni di
incontrarlo: Thomas è un militare e non trascorre mai molto tempo in
Inghilterra. O’Brian gestisce questo bordello, in cui non si vendono
ragazzini, ma si offrono uomini, in maggioranza giovani, ma anche più avanti
con gli anni. Patrick
O’Brian entra e si dirige verso di lui, tendendogli la mano. È un uomo sui
trentacinque anni, con capelli, barba e baffi rossi, molte lentiggini e occhi
verdi. Ha un corpo robusto, con spalle larghe e mani forti. -
Thomas! Sono contento di vederti. Ho saputo di tuo padre… Mi spiace, Thomas. Il
rapporto tra Thomas e Patrick O’Brian non ha nulla a che vedere con la
relazione che esiste normalmente tra il cliente di un bordello e il gestore:
con qualunque cliente, Patrick fingerebbe di non sapere neppure il suo vero
nome, anche se ne conosce l’identità, il titolo, il patrimonio e le
frequentazioni, oltre naturalmente ai gusti a letto. Con Thomas è diverso. Ma
per Patrick, Thomas è un amico, anche se si vedono di rado. Si
stringono la mano, poi Patrick abbraccia Thomas. È un abbraccio fraterno. - È
brutta, vero, Thomas? -
Sì, Patrick, ma in qualche modo ne verrò fuori. -
Posso fare qualche cosa per te? Patrick
ha accantonato una certa somma e se Thomas gliela chiedesse, sarebbe
disponibile a dargliela. Ma sa che Thomas non accetterebbe. -
No, grazie, Patrick. - Ti
fermi a lungo a Londra? -
No, domani sera m’imbarco. Forse ho trovato un modo di ripagare i debiti di
mio padre. Non è il massimo, ma non vedo altre vie d’uscita. Thomas
non dice altro. Patrick non chiede: non vuole essere invadente. Sorride e
dice: - E
prima di partire, hai pensato al buon vecchio Irlandese. Grazie. Anche
Thomas sorride, un sorriso appena accennato. Un sorriso da Thomas, direbbe
Patrick. Patrick
dice ancora: -
Andiamo di sopra. Salgono
le scale e raggiungono la camera di Patrick. Sono pochi gli uomini che hanno
occasione di entrarvi: Patrick di solito riceve i clienti in una delle altre
stanze. Ora
sono uno davanti all’altro, silenziosi. Patrick incomincia a spogliare
Thomas. Procede con i gesti lenti e sicuri di chi sa bene come fare: Patrick
ha spogliato molti uomini nella sua vita. Ma quando le sue mani si infilano
sotto la camicia di Thomas per sfilarla, Patrick sente l’ondata del desiderio
avvolgerlo completamente. Ciò che prova spogliando Thomas non ha nulla a che
vedere con le sensazioni che gli trasmettono i molti uomini che si fanno
prendere da lui e i pochissimi che lo prendono. Quando
Patrick gli ha tolto la camicia, Thomas incomincia a spogliare Patrick. A
Patrick piace quando Thomas lo spoglia. Gli piace sentire lo sguardo di
Thomas su di sé, il tocco delle sue mani, che sfiorano e accarezzano. Tutto
di Thomas gli piace. Quando
sono entrambi a torso nudo, Patrick abbraccia di nuovo Thomas, che ricambia
la stretta. Le mani di Thomas scorrono lungo la sua schiena e queste carezze
gli trasmettono un brivido di piacere. La pressione del corpo di Thomas
contro il suo accende il desiderio e nei pantaloni il cazzo gli si tende. Le
mani di Thomas si infilano nei pantaloni, stringendogli il culo. Patrick
respira a fondo. Sente contro il ventre la pressione del cazzo di Thomas,
anch’esso teso, e prova un leggero senso di vertigine. È assurdo, Patrick
scopa con più uomini ogni giorno. Ma nessuno di loro gli trasmette le
sensazioni che gli dà il corpo di Thomas. Un
dito di Thomas sta scivolando lungo il solco e raggiunge l’apertura, che
stuzzica. Patrick geme. Appoggia il viso nell’incavo della spalla di Thomas,
mentre lo tiene stretto a sé. Vorrebbe rimanere per sempre così. Thomas
ricambia la stretta, gli accarezza i capelli con la sinistra, mentre la
destra rimane infilata nei pantaloni e l’indice si fa strada dentro Patrick,
che solleva la testa di scatto e la reclina all’indietro, chiudendo gli
occhi. Mormora: -
Sì! Thomas
sbottona i pantaloni di Patrick e con un movimento deciso li fa scivolare a
terra. Poi gli cala le mutande, liberando il cazzo ormai teso verso l’alto, e
gli sorride. Patrick fa lo stesso. Guarda affascinato il cazzo di Thomas.
Cedendo a un impulso improvviso, scivola in ginocchio e lo prende in bocca.
Incomincia a succhiare la cappella, mentre le sue mani stringono il culo di
Thomas. Patrick lecca e succhia e mordicchia, con molta delicatezza. Poi si
stacca e solleva il viso a guardare Thomas, che gli sorride. Mormora: -
Thomas! Appoggia
la testa contro il ventre di Thomas, premendo la bocca contro il suo cazzo.
Chiude gli occhi e rimane un buon momento così, immobile. Poi si stacca e si
rialza. Tutti
e due si tolgono le scarpe e si sfilano pantaloni e mutande, rimanendo nudi,
uno di fronte all’altro. Thomas
abbraccia ancora Patrick e le sue mani lo accarezzano, poi sorride e si
stende sul letto, allargando le gambe. Di rado Patrick accetta di farsi
possedere. Ma da Thomas si farebbe prendere ogni giorno. Attende che Thomas
si stenda su di lui. Thomas
si siede sul letto e le sue mani percorrono il corpo di Patrick, dalla testa
alle cosce. Poi Thomas si stende di fianco a Patrick, lo accarezza ancora,
gli afferra con le mani il culo e stringe, incominciando infine a mordere.
Patrick geme. Thomas
versa un po’ di saliva sull’apertura e la sparge con un dito, che poi spinge a
fondo. Patrick geme di nuovo. Sussurra: -
Cazzo,Thomas! Prendimi. Non ce la faccio più. Thomas
sorride. Si stende su Patrick e con lentezza spinge il suo cazzo, forzando
l’apertura. Continua ad avanzare, finché non è tutto dentro, poi dà inizio
alla cavalcata. Thomas avanza e arretra a lungo e Patrick sente il piacere
crescere dal culo ormai un po’ dolorante mentre il cazzo gli si tende allo
spasimo. Patrick geme. Mormora: -
Sì, sì, Thomas! Così! Così. Thomas
esce e poi entra di nuovo, con decisione, strappando un altro gemito a Patrick.
Ripete la manovra tre volte e poi si lancia in un interminabile movimento.
Patrick geme più forte e l’onda del piacere lo travolge. Il seme si sparge
sul letto e poco dopo Patrick sente la scarica di Thomas rovesciarglisi nelle
viscere. Thomas
lo accarezza, molto delicatamente. Poi esce da lui e si stende al suo fianco.
Gli prende una mano. Thomas
guarda il soffitto. Stringe la mano di Patrick. Per un’ora ha dimenticato la
sua situazione, il lavoro che lo attende. -
Grazie, Patrick. Patrick
gli sorride. Scuote la testa. È lui che vorrebbe ringraziare Thomas. Rimangono
a lungo così. Stanno bene stesi uno a fianco dell’altro, le loro mani
strette. Poi Thomas si alza e si riveste. Patrick lo guarda. Sa che potrebbe
amare Thomas e che forse Thomas avrebbe potuto amarlo, ma ormai è tardi. Il
momento in cui questo sarebbe potuto avvenire è passato e non tornerà. Adesso
sono due amici che ogni tanto si ritrovano e scopano volentieri, tra cui
esiste affetto, ma non amore. Anche
Patrick si rimette gli abiti e accompagna Thomas al piano terra. Dalla sala
si sente la risata di un cliente, mentre un altro sta inveendo contro
qualcuno: spesso alcuni degli ospiti si fermano a chiacchierare, prima o dopo
aver scopato, ma Patrick sa che Thomas non lo fa mai. A Thomas non interessa
fare conoscenza con gli altri avventori: non sopporta i modi effeminati di
alcuni di loro, le loro conversazioni futili, le maldicenze, le strizzatine
d’occhi e le continue allusioni. È un mondo con cui non ha nulla da spartire.
Patrick
abbraccia ancora Thomas, poi risale al piano superiore, mentre Thomas
percorre il corridoio. L’inserviente
gli apre la porta. C’è un uomo sulla soglia, con la mano alzata: stava per
bussare. Thomas se lo trova di fronte. Di solito non bada agli altri clienti,
ma ora non può fare a meno di guardarlo. È un bell’uomo, che deve avere
qualche anno in meno di lui. Un viso tondeggiante, con capelli di un castano
scuro, come la barba, ben curata, e occhi anch’essi scuri. Un uomo forte, che
ha più o meno la statura di Thomas, ma è un po’ più massiccio. Adam
si è scostato per lasciare uscire l’uomo, ma lo ha visto bene in faccia. Un
viso interessante, segnato da una cicatrice sul lato sinistro, sopra e sotto
l’occhio, e altre più piccole. Un bel viso, che trasmette un’impressione di
forza, ma non di gioia. C’è qualche cosa di infinitamente triste nello
sguardo di questo sconosciuto. Adam
entra nella casa. Il
servitore conosce Adam Woolwich, che è un cliente abituale, anche se non
assiduo. Chiede: -
Per il signor O’Brian, vero? Adam
annuisce. Il servitore lo fa passare nel salotto comune, dove due uomini
stanno discutendo animatamente: uno accusa l’altro di volergli sottrarre
quello che considera il suo uomo. Adam trova il litigio ridicolo: l’uomo che
i due si contendono si prostituisce nel bordello ed è a disposizione di
chiunque paghi la cifra richiesta, anche Adam potrebbe scopare con lui questa
sera stessa, se volesse. Che senso ha una scenata di gelosia? L’attesa
si prolunga più del solito. Adam si chiede se Patrick non sia occupato, ma in
questo caso il servitore gliel’avrebbe detto. Rimanere nel salotto con gli
altri non gli dispiace: c’è sempre qualche cosa di interessante da vedere o
da sentire. Adam si diverte a osservare gli altri clienti, anche se di rado
si lascia coinvolgere nella conversazione. Dopo
un po’ l’uomo ritorna e fa un cenno ad Adam.
-
Prego. Patrick
sorride quando Adam entra nella stanza. -
Adam! Oggi è la mia giornata fortunata! Adam
ride. - A
che cosa devo questa gentilezza, Patrick? -
Non mi dire che di solito ti tratto male, Adam. -
No, ma non mi accogli con tutto questo entusiasmo. Patrick
ride. - Ti
dirò la verità. Tra tutti quelli che vengono qui ci sono soltanto due uomini
che mi piacciono moltissimo. Il primo è appena uscito. E il secondo è
arrivato adesso. L’apprezzamento
di Patrick fa molto piacere ad Adam, ma aumenta anche la sua curiosità nei
confronti dello sconosciuto che ha incontrato sulla soglia, se è lui l’uomo a
cui fa riferimento Patrick. -
Grazie! L’altro è quell’uomo con una cicatrice sotto l’occhio sinistro? Il
sorriso di Patrick scompare: gli sembra di aver commesso un’indiscrezione nei
confronti di Thomas. -
Non parlo mai di un cliente con gli altri, ma se l’hai visto uscire… - Ci
siamo incrociati sulla soglia. Un bell’uomo. Patrick
sorride. -
Anche tu sei bello, Adam. Anche di più, ma, cazzo!, Adam… Patrick
non sa come continuare. Spiegare significherebbe entrare in una dimensione personale
che Patrick non intende toccare con Adam, anche se il giornalista avrebbe
l’intelligenza e la sensibilità necessarie per capire. Patrick
prosegue: - Un
maschio come quello… credo che sia il miglior toro da monta che abbia mai
conosciuto. Non
è quello il motivo per cui gli piace Thomas, anche se senza dubbio ne
apprezza la dotazione e l’uso che il tenente sa farne. Ma Patrick sa bene che
il piacere che prova con lui non dipende da questi aspetti. Ci sono uomini
altrettanto dotati, a cui Patrick non si offrirebbe mai. Patrick
sorride e conclude: -
Prima il miglior cazzo che il mio culo può desiderare, poi il miglior culo
che può volere il mio cazzo. Oggi è davvero una grande giornata. Con
Adam Patrick si esprime in un linguaggio scurrile, perché sa che al
giornalista piace: Patrick ha imparato a valutare le persone ed è molto
attento a tutti i dettagli. È uno dei motivi per cui il suo bordello ha un
notevole successo. Patrick sa bene che Adam è un idealista, ma gli piacciono
le parole forti e a letto non ha nessuna inibizione: una mescolanza rara, che
Patrick apprezza. Adam e Thomas sono davvero i due uomini di cui ha più
stima, anche se per lui Adam è un cliente e Thomas un amico. Patrick
abbraccia Adam e gli stringe il culo con le mani, forte. -
Adesso ti spacco questo bel culo. Adam
risponde: -
Datti da fare. Per un po’ non avrò più occasione di scopare, mi sa. Sulla
nave Adam dovrà muoversi con prudenza e giunto alla Giamaica avrà ben altro a
cui pensare. Patrick
ride: -
Avrai il culo dolorante per un mesetto, così ti ricorderai di me. In
realtà Patrick non ha nessuna intenzione di fare male ad Adam. Il giornalista
non si ritrae quando un gioco comporta anche un po’ di sofferenza, ma non è
uno di quelli che ricerca il dolore come ingrediente del piacere. Patrick
incomincia a spogliare Adam. Lo fa con modi un po’ bruschi, perché sa che
Adam li apprezza. Quando Adam rimane a torso nudo, Patrick lo osserva. Il
giornalista ha un petto villoso e questo all’Irlandese piace. Patrick
finisce di togliere gli abiti ad Adam, che ora è nudo davanti a lui. - In
ginocchio, che ti faccio bere. Adam
sorride e si mette in ginocchio. Patrick slaccia i pantaloni, tira fuori il
cazzo e lo avvicina alla bocca di Adam. Incomincia a pisciare. Adam beve. Gli
piace, parecchio, anche se di rado negli incontri occasionali rivela questo
suo gusto. - Ti
è piaciuto, maiale? Adam
sorride e annuisce. Fa per rialzarsi, ma l’Irlandese gli mette una mano sulla
spalla e l’altra dietro la nuca, forzandolo a prendere in bocca il cazzo. - Succhia
un po’, maiale. Adam
passa la lingua sulla cappella, poi incomincia a succhiare. Gli piace sentire
il cazzo di Patrick che cresce e si irrigidisce nella sua bocca. Sa che tra
poco quel cazzo gli entrerà in culo e questo aumenta la sua eccitazione:
ormai anche il suo uccello si sta irrigidendo. Adam
succhia e lecca un buon momento. Adesso fa fatica a tenere il cazzo di
Patrick in bocca, per cui si stacca e guarda la magnifica arma che tra un po’
lo trafiggerà. -
Già finito? Sei pigro, oggi, maiale. Patrick
infila nuovamente il cazzo in bocca ad Adam e muove il culo avanti e
indietro, spingendo il cazzo a fondo e poi ritraendolo. Adam non può
sottrarsi, perché Patrick gli tiene ancora la mano sulla nuca. A tratti respira
a fatica, ma la sensazione di questo grosso uccello che gli riempie la bocca
non è per niente spiacevole. Patrick
si ferma: -
Con l’antipasto abbiamo finito. Spogliami che ti servo il piatto forte. Adam
annuisce. Rimanendo in ginocchio, toglie le scarpe a Patrick, poi gli abbassa
i pantaloni e le mutande e li sfila. Solo a questo punto si alza e completa
l’opera, facendo scivolare a terra la camicia. Patrick
prende Adam e lo guida a stendersi prono sul letto. Guarda il culo del
giornalista, forte, sodo, coperto da una leggera peluria. Lo afferra a piene
mani e stringe con forza, poi affonda i denti, strappando un gemito ad Adam.
Si bagna le dita e inumidisce l’apertura. Ora
Adam sente il cazzo di Patrick premere contro il buco. È una sensazione piacevolissima.
La cappella forza l’apertura, strappando ad Adam un gemito. Poi Patrick
affonda il cazzo nel culo di Patrick, con un movimento lento, ma continuo.
Adam chiude gli occhi. È una sensazione fortissima, il piacere più intenso
che Adam conosca. Gli piace sentire dentro di sé l’uccello di un maschio, che
scava nelle viscere, dilatando. E in questo momento Adam pensa all’uomo che
ha incontrato sulla soglia. Quel viso gli è rimasto impresso. È la prima
volta che gli capita: quando scopa, Adam non pensa ad altri uomini. Il
piacere del momento è l’unica cosa che conta. Ma adesso quel viso gli ritorna
in mente. Patrick ha detto che quell’uomo è un gran toro da monta. Adam si
dice che non gli spiacerebbe provarlo. Patrick
è un buono stallone, Adam lo sa. Cavalca a lungo, alternando momenti più
intensi ad altri. Le sue mani ogni tanto accarezzano il corpo di Adam o
stringono con forza il culo. -
Cazzo! Patrick, mi rimarranno i lividi. Patrick
non molla la presa e ride, una risata roca. -
Così ti ricorderai di me. -
Sarà… Patrick
riprende a spingere, con maggiore vigore e il ritmo diventa più intenso. Il
piacere che Adam prova si mescola al dolore per questo spiedo che gli
trafigge il culo. Patrick viene, con alcune spinte più forti. Poi cinge Adam
con le braccia e si volta, in modo che ora Adam sia sopra di lui. Adam può
sentire in culo il cazzo di Patrick ancora rigido, anche se meno di prima, ed
è una sensazione piacevole. L’Irlandese
gli afferra il cazzo con una mano e incomincia a farla scorrere lungo l’asta
tesa, prima con delicatezza, poi con forza, stringendo di più. Adam sente il
piacere che si dilata e infine esplode. Il seme gli si sparge sul ventre e
sul petto. Adam
chiude gli occhi. È stato bello. Rimarrebbe volentieri a lungo così, su
questo cuscino di carne, lo spiedo ancora in culo. Ma Patrick ha preso un
fazzoletto e lo sta pulendo. Il cazzo, che ormai ha perso consistenza,
scivola via dal culo di Adam. -
Intendi dormire su di me? Adam
ride e si alza. -
Magari, perché no? Domani mattina potremmo fare un bis. Patrick
scuote la testa. - Se
vuoi, puoi venire domani mattina. Per te il bordello è aperto. Adam
sorride. -
Grazie. Purtroppo mi imbarco in serata. In giornata ho ancora parecchie
faccende da sbrigare. Adam
si veste. Paga la cifra abituale, saluta Patrick ed esce. Mentre
si avvia per la strada, pensa all’uomo che ha incontrato arrivando. Gli è
proprio rimasto impresso. Si dice che tanto non avrà occasione di rivederlo:
domani sera si imbarcherà per la Giamaica. Non
lo sfiora nemmeno il sospetto che quell’uomo stia per salire a bordo della
stessa nave. |
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