6. Whitefarm

 

Parte6A.jpg

 

Adam si è diretto a Spanish Town, la capitale, a tredici miglia da Kingston. Qui si è presentato al governatore. Adam proviene da una famiglia dell’alta borghesia ed è l’inviato del TheTimes, un giornale conosciuto e apprezzato, anche se considerato da alcuni troppo liberale: per il governatore è scontato invitare Adam a un ricevimento che si terrà nella sua residenza il giorno seguente. Adam avrà modo di far conoscenza con diversi piantatori, con gli ufficiali di grado superiore e con le signore dell’alta società locale, perlopiù mogli di ufficiali o di piantatori.

Adam si chiede se ci sarà anche Thomas, ma capisce subito che il suo dubbio è assurdo: a che titolo sarebbe invitato Thomas? Come un militare in congedo pieno di debiti? Ma al pensiero che Thomas non ci sarà, Adam si rende conto di soffrire. In questi tre giorni non ha più avuto modo di vedere Thomas e non sa che si trova su una nave diretta a New Orleans. Ma il pensiero torna in continuazione a lui.

Alla festa Adam fa conoscenza con molte persone. Cerca di mostrarsi gentile e affabile con tutti: fa parte del suo lavoro. Un giornalista giovane e di bell’aspetto, colto e buon conversatore, è una novità piacevole e Adam riscuote subito un notevole successo. Adam ne è contento, per motivi professionali: poco gli importa di essere al centro dell’attenzione.

Quando gli uomini si appartano nella sala a loro riservata, Adam ascolta con attenzione le conversazioni intorno a lui. Qualcuno gli parla e chiede maggiori dettagli sul lavoro che intende svolgere. Adam sostiene di voler raccontare il punto di vista dei piantatori, che a Londra non viene mai preso in considerazione. Adam dice che è giusto che anche i piantatori possano esprimere le loro idee. Lo pensa davvero, anche se sa che non condivide quelle idee e ha intenzione di parlare anche con schiavi ed ex-schiavi. Questi argomenti non sono il principale motivo per sui si trova alla Giamaica, ma Adam deve scrivere qualche articolo anche su questo: una specie di antipasto prima del piatto forte, posto che riesca a scoprire qualche cosa sulla piccola tratta. Se non scoprirà niente, rimarrà l’antipasto. In ogni caso Adam intende svolgere bene il suo compito, come ha sempre fatto.

Qualcuno è diffidente nei suoi confronti, ma i più si mostrano molto cordiali.

Tra i presente c’è anche Paul Lablanc, che approfitta di un momento in cui Adam sta bevendo da solo per avvicinarsi e chiedere:

- E il suo amico?

Adam capisce subito che Lablanc si sta riferendo a Thomas, ma preferisce fingere di non aver compreso. Non ha voglia di parlare di Thomas con Lablanc.

- Il mio amico?

- Il tenente Hardy.

Adam scuote la testa.

- Non so dove sia, non l’ho più visto. So che cercava lavoro e suppongo che l’abbia trovato. Sapeva dove rivolgersi.

Lablanc sembra stupito:

- Credevo foste amici. Non sa dove si trova?

- Abbiamo fatto amicizia sulla nave. Tra tutti i passeggeri, era quello con cui mi trovavo meglio. Ma una volta sbarcati, ci siamo separati.

- Sì, con le amicizie di viaggio succede spesso così.

Adam annuisce, senza dire nulla. Non intende certo rivelare a Lablanc ciò che prova. Dopo una pausa, Lablanc prosegue:

- E quali sono i suoi progetti, signor Woolwich?

Gliel’hanno già chiesto altri. Adam risponde la verità:

- Conto di girare un po’ per le piantagioni, almeno quelle più vicine a Spanish Town e Kingston, per farmi un’idea della situazione, parlando con le persone.

- Allora mi permetta di invitarla nella mia piantagione: la Whitefarm. È a sole venti miglia. Nell’area ci sono parecchie altre fattorie e avrà modo di partecipare un po’ alla vita sociale dei piantatori della Giamaica. Il modo migliore per capire che cosa pensano quei farabutti.

Paul sorride.

Adam non si aspettava l’invito di Lablanc. Sa che tra i piantatori esiste di solito una grande tradizione di ospitalità, soprattutto nei confronti di chi viaggia nell’isola: d’altronde fuori dall’area di Spanish Town e Kingston non si trovano certo molte locande.

L’idea è buona. Stando in una piantagione, Adam potrà osservarne il funzionamento e avrà modo di parlare con diverse persone. Sarà invitato nelle altre piantagioni e potrà farsi un’idea più precisa della realtà dell’isola.

- Lei è davvero molto gentile, signor Lablanc. Non vorrei disturbare.

Formulata in questo modo, la frase è chiaramente un sì.

- Nessun disturbo. Per me sarà un piacere averla ospite e credo che lei avrà modo di conoscere direttamente la vita alla Giamaica.

- La ringrazio. Non le nascondo che mi fa molto piacere.

- Io tornerò alla Whitefarm domani. Venga con me.

Adam non ha motivo per rinviare la partenza.

- Va bene, siamo d’accordo. Grazie ancora.

 

Paul Lablanc è contento che Adam Woolwich abbia accettato l’invito. Il giornalista gli piace. Non come Thomas Hardy, ma parecchio. Paul torna a chiedersi se i due scopavano sull’Argus. Non ha nessun elemento certo, è solo una supposizione, basata su alcune osservazioni fatte, soprattutto sul modo in cui Adam Woolwich guardava Thomas Hardy: nei suoi occhi Paul ha letto spesso il desiderio. Un desiderio che forse veniva appagato. D'altronde i due erano spesso insieme. Non gli dispiacerebbe scoprire di aver azzeccato, perché ha voglia di scopare con Woolwich e se a Woolwich piacciono gli uomini, ha buone possibilità di riuscirci: alla Whitefarm il giornalista non avrà molte occasioni di fottere con altri e la prolungata astinenza lo renderà una preda più facile.

Paul apprezza i maschi e le femmine e nella fattoria la carne nera non gli manca, ma quella bianca è una merce più rara. Adam è merce di ottima qualità, senza dubbio, e Paul conta di gustarla.

Da Spanish Town alla Whitefarm Paul e Adam vanno a cavallo. In alcuni momenti procedono affiancati e scambiano alcune chiacchiere. Dalle parole di Lablanc, Adam capisce che la Whitefarm è una proprietà molto estesa, ma non è preparato allo spettacolo che gli si offre quando arrivano, in tarda mattinata. All'interno di una vasta area recintata si trovano diversi edifici, alcuni dei quali di grandi dimensioni: c'è una casa padronale molto ampia, dietro a cui si distinguono i magazzini, la scuderia, le stalle. C'è anche una chiesa, accanto alla quale si trova il cimitero. Il villaggio di capanne degli schiavi neri è al di fuori dell'area cintata e subito oltre l'insediamento si estendono le piantagioni. È un paese di campagna, più che una fattoria.

Adam chiede:

- La proprietà è molto grande. Fin dove si estende?

- Praticamente tutto quello che vede fa parte della Whitefarm, a parte naturalmente le montagne in lontananza. Le piantagioni di canna da zucchero sulla sinistra, le colline dietro l'area recintata, sia quelle usate a pascolo, sia quelle boscose. Verso ovest la proprietà va molto oltre la collina che vede.

Adam annuisce.

- Non è solo una piantagione, quindi. Allevate anche bestiame.

- Sì, anche se la coltivazione di canna da zucchero rimane la nostra attività più importante, la Whitefarm è la principale produttrice di carne dell'isola.

- Quante persone lavorano qui?

- Circa centocinquanta negri e una decina di bianchi.

- Tutti schiavi? I negri, intendo.

- Certo. Se fossero liberi non lavorerebbero. Gliel'ho detto in città, ma forse anche sulla nave: il giorno in cui libereranno gli schiavi, l'intera isola sprofonderà nella miseria. Negri compresi.

Adam annuisce. Anche se è contrario alla schiavitù, si rende conto che Lablanc potrebbe avere ragione.

 

Nel pomeriggio Paul Lablanc guida Adam in un primo giro per la piantagione.

- È bene che lei abbia un’idea di tutta la Whitefarm. Nei prossimi giorni le farò vedere le singole parti e potrà parlare con l’amministratore e con coloro che sovrintendono alle diverse attività della fattoria.

- Lei è davvero gentile.

- L’ho invitata e desidero che possa comprendere come funziona una grande piantagione.

Adam esita un attimo, poi dice:

- Signor Lablanc, le spiace se parlo un po’ anche con i suoi schiavi?

Adam ha intenzione di farlo comunque, ma gli sembrerebbe una scorrettezza agire di nascosto dal padrone di casa, visto che è suo ospite.

- Ma no, signor Woolwich. Non credo che ne ricaverà molto, ma è liberissimo di parlare con chi vuole. Spero che riesca a capirli.

Lablanc sorride e aggiunge:

- Sa, qui gli schiavi parlano un inglese abbastanza diverso da quello di Oxford.

- Lo so, ma sono abituato a parlare con persone di condizioni e provenienza diverse. Spero di cavarmela.

- Ma sì, senz’altro. Ogni tanto sentirà qualche parola africana, ma se non praticano qualche cerimonia magica, non ne usano molte.

- Qui si tengono cerimonie magiche?

- No. Io le ho proibite. Ma di sicuro qualcuna la fanno, di nascosto. Non ci si può fidare di questa gente.

- Non mi sarebbe spiaciuto assistere a qualche rito.

Lablanc alza le spalle senza commentare. Si limita ad aggiungere:

- L’unica cosa che le raccomando è: non si allontani troppo dalla piantagione, soprattutto nell'area delle colline. A volte si possono fare brutti incontri.

- Che tipo di brutti incontri? Banditi? Maroon?

Adam sa che alle Giamaica, come in quasi tutte le colonie d'America, non solo quelle inglesi, ci sono diversi maroon, schiavi fuggiti dalle piantagioni, che si sono rifugiati in aree isolate. Alla Giamaica i maroon sono molto numerosi e Adam ha letto anche di un accordo tra il governo inglese e queste comunità.

Paul Lablanc risponde:

- L'uno e l'altro. Le due cose spesso coincidono: i maroon sono banditi e nient'altro. Vivono spesso di furti e aggrediscono chi viaggia da solo.

 

Nei giorni seguenti Adam parla anche con gli schiavi. Sa benissimo che non può aspettarsi molto: i neri sono diffidenti nei confronti di questo inglese che è ospite del padrone e non si lamenteranno certo con lui di Paul Lablanc e del modo in cui sono trattati. Ma Adam si fa un'idea precisa degli orari e dei ritmi di lavoro. Adam ottiene più informazioni dall'intendente e dai sorveglianti: per loro, bianchi o neri, un bianco non può che stare dalla parte dei piantatori, per cui non hanno remore a raccontare. Il quadro che Adam si è fatto si arricchisce di nuovi elementi, soprattutto per quanto riguarda le punizioni. Lablanc è un padrone severo, ma non sembra che alla Whitefarm si verifichino gli orrori di cui Adam ha sentito raccontare a proposito di molte piantagioni.

Adam ha visto - e provato sulla propria pelle - come vivono i minatori in Inghilterra. Per molti aspetti le condizioni di lavoro degli schiavi neri alla Giamaica sono simili a quelle di chi passa le giornate sotto terra nelle miniere di carbone. La differenza è nella mancanza di libertà e nelle punizioni, anche corporali, a cui sono soggetti i neri.

Adam gira molto per la piantagione durante il giorno. Qualche volta lo accompagna Lablanc, che gli illustra i sistemi di produzione e l'uso a cui sono destinate le diverse parti della proprietà. Lablanc lo fa parlare con alcuni lavoratori, che spiegano ad Adam come si svolgono le diverse attività. In altre occasioni Adam si sposta da solo.

Spesso si ferma sotto qualche albero e osserva gli uomini al lavoro. Nella piantagione di canna da zucchero i neri lavorano di solito quasi nudi: indossano solo un paio di pantaloncini. Ci sono alcuni uomini che hanno un corpo magnifico. Adam è colpito soprattutto da un nero molto alto, con spalle larghe e un torace in cui si vedono i muscoli guizzare sotto la pelle. L'uomo suda e rivoli scendono lungo il suo corpo fino ai pantaloncini. Adam lo contempla fino a che l’uomo alza gli occhi. Adam distoglie subito lo sguardo.

Adam è attratto da quest’uomo vigoroso. Non ha mai scopato con un nero e gli piacerebbe provare, ma se qualcuno lo riferisse a Lablanc, si troverebbe in una situazione molto imbarazzante, per cui si allontana.

Il desiderio preme. E il pensiero va spesso a Thomas. Adam si chiede dove sia. Lo immagina in qualche piantagione. A fare il sorvegliante? A fustigare gli schiavi indocili? Ad Adam non sembra possibile che un uomo così... E poi si dice che non conosce abbastanza Thomas, anche se hanno parlato a lungo sulla nave. Il solo fatto che sia venuto a mettersi al servizio dei piantatori è un indizio di quanto poco conosca l’uomo di cui si è innamorato.

 

Nelle piantagioni vicine vengono spesso organizzati pranzi, cene e festeggiamenti. Anche Paul Lablanc riceve diversi ospiti: qualcuno viene a pranzo, qualcuno si ferma un giorno o due, altri vengono la sera.

Crosstree è tra gli ospiti abituali: la sua piantagione è a sole sei miglia da quella di Lablanc e la figlia di Lablanc ha sposato il figlio di Crosstree. Adam non è mai contento di incontrarlo: nei confronti di quest’uomo prova un’istintiva antipatia e i discorsi del piantatore non fanno che rafforzare l'opinione negativa di Adam.

Nelle conversazioni si finisce talvolta per parlare anche della piccola tratta. Se l’argomento non emerge spontaneamente, talvolta è Adam stesso a guidare il dialogo in quella direzione, ponendo domande su come i piantatori possono procurarsi nuovi schiavi ora che la tratta è stata proibita. Quasi tutti i suoi interlocutori ritengono che la proibizione della tratta sia stata un errore colossale da parte del governo inglese. Nessuno comunque si mostra particolarmente bene informato su questo commercio clandestino. Non che Adam si aspetti qualche cosa di diverso: essendo un’attività proibita, è logico che nessuno intenda riconoscere di saperne di più.

Adam non insiste: non vuole che sospettino che è il principale motivo per cui è venuto alla Giamaica. Per il momento sta raccogliendo molte informazioni sulle piantagioni e ritiene che presto sarà in grado di scrivere diversi articoli interessanti sull’argomento.

 

Adam è alla Whitefarm da una settimana. Paul Lablanc lo ha condotto alcune volte a visitare le diverse aree della proprietà. Di solito Lablanc evita di accompagnare Adam in giro nelle ore più calde del giorno: partono di casa il mattino, quando l’aria è fresca, e qualche volta, per giri più brevi, si muovono prima di cena, quando smette di piovere. Ormai la stagione delle piogge è agli inizi e a metà pomeriggio piove quasi tutti i giorni, a volte solo una pioggia leggera, altre volte veri e propri nubifragi.

Contrariamente al solito oggi si sono avviati nel primo pomeriggio e hanno cavalcato a lungo nella piantagione, sotto un sole cocente.

- Signor Woolwich, non so lei, ma io sono molto accaldato. Non avrei dovuto proporle di uscire a quest’ora. Io mi bagnerei volentieri, che ne dice? Oggi fa davvero molto caldo.

- Mi sembra un’ottima idea. Sono tutto sudato.

- Mi segua: le faccio strada.

Paul Lablanc cavalca una ventina di minuti, allontanandosi dai campi coltivati e raggiungendo un’area boscosa.

- Lasciamo qui i cavalli.

Paul scende e lega il suo cavallo a un albero. Adam fa altrettanto. Poi Paul si incammina nel bosco.

- Qui si sta molto meglio, ma un bel bagno ci vuole proprio.

Nel boschetto c'è un piccolo lago, con acque di un azzurro turchese, circondato dagli alberi.

Paul Lablanc sorride e dice:

- Farebbe venire voglia di bagnarsi anche se uno non fosse accaldato, non trova?

- Sì, senz'altro. È un piccolo angolo di paradiso.

Paul Lablanc si spoglia senza fretta e Adam lo imita. Quando Paul rimane nudo, Adam non può fare a meno di ammirarne il corpo, che l'età ha un po' appesantito senza fargli perdere vigore. Paul entra in acqua. Adam lo segue. Si immergono e nuotano un po'.

- Non è una meraviglia, Woolwich?

- Può dirlo. Davvero. Nella sua proprietà ci sono posti splendidi. E dire che mi ha consigliato di non allontanarmi: voleva tenerselo per sé, eh?

Paul ride.

- No, qui può venire. È la parte verso ovest che è meglio evitare. A volte vi si avventurano i maroon, come le ho detto.

Sguazzano ancora un po' nell'acqua, poi escono. Ora sono tutti e due in piedi, nudi e gocciolanti. 

Paul guarda Adam, senza nascondersi, e dice:

- Le avranno detto che lei è un bell’uomo, signor Woolwich.

Adam sorride. Ha capito dove vuole arrivare Paul Lablanc. Il pensiero va a Thomas, l’uomo di cui si è innamorato e che non ha più rivisto, che probabilmente non rivedrà più. Se si fossero lasciati in altro modo, Adam non accetterebbe l’invito di Lablanc, ma Thomas ha chiuso il rapporto e, per quanto Adam ne soffra, non avrebbe senso non accettare la proposta implicita nelle parole di Paul. Risponde:

- Anche lei è un bell’uomo, signor Lablanc.

Paul ride.

- No, non sono bello. Lo so benissimo. Anche se a qualcuno piaccio.

- Non faccio fatica a crederlo.

- A lei piaccio, Woolwich?

- Sì, parecchio.

È la verità. Paul sorride.

- Anche lei mi piace, Woolwich, anche se è un fottuto giornalista che scriverà tutto il male possibile di noi piantatori.

Adam si sente un po' a disagio.

- Cercherò...

Paul lo blocca mettendogli la mano davanti alla bocca.

- Non ha importanza. Scherzavo. Lei farà quello che ritiene giusto e non cambierà nulla, perché altri prenderanno le decisioni sul futuro di quest'isola, senza badare a quello che lei potrà scrivere o a quello che noi potremmo dire.

Paul sposta la mano, facendola scivolare dietro la testa di Adam, e avvicina il suo viso. Paul attira a sé Adam e lo bacia sulla bocca, poi si stacca, sorride, e lo bacia nuovamente, ma questa volta la sua lingua si spinge tra le labbra di Adam, che l'accoglie. Le loro lingue giocano un po', poi le mani di Paul scendono al culo di Adam, lo accarezzano, lo stringono con forza, tornano alle carezze. Due dita scivolano lungo il solco e raggiungono l'apertura, premono un po'. Adam chiude gli occhi. Le dita stuzzicano, poi l'indice si infila dentro. Adam sussulta. È parecchio che non scopa e il desiderio preme. Il sangue affluisce al cazzo. Contro il ventre sente battere il cazzo di Paul, che sta irrigidendosi.

Paul si stacca e sorride.

- Succhiamelo.

E mentre lo dice, gli mette le mani sulle spalle ed esercita una leggera pressione. Adam si inginocchia senza opporre resistenza. Guarda il cazzo di Paul davanti al suo viso. Apre la bocca e ne inghiotte la cappella. Incomincia a succhiare e leccare. Il cazzo di Paul cresce ancora di consistenza e di volume. Paul è alquanto dotato e ad Adam piace sentire in bocca questo sesso vigoroso e caldo.

Paul guarda Adam. Sorride. Adam non ha remore e questo a Paul piace. Gli piace che un uomo sappia accettare i propri desideri e godersi la vita, senza moralismi e senza vergogna. Molto di rado nella sua vita Paul ha accettato di succhiare il cazzo di un altro maschio, ma quando l’ha desiderato, ha cercato di creare le condizioni per poterlo fare. Che senso ha rinunciare al piacere per paura di ciò che gli altri possono pensare o in nome di qualche scrupolo religioso?

Adam Woolwich sa come lavorare con la bocca. Paul lo lascia fare, poi, quando si rende conto di essere quasi sul punto di venire, gli dice:

- A quattro zampe, Woolwich.

Adam esegue. Paul è in ginocchio dietro di lui. Adam sente la lingua di Paul scorrere sul solco e geme. Paul lecca e preme contro l'apertura, poi mordicchia, mentre le sue mani accarezzano il culo di Adam, scivolano in avanti, avvolgono con delicatezza i coglioni.

Ad Adam sfugge un:

- Cazzo!

Paul ride e continua con i suoi giochi, mentre Adam geme, senza ritegno. Poi Paul si avvicina e spinge il cazzo contro l'apertura. Lentamente avanza, finché la carne cede. Ha un bel culo, il giornalista, e fotterlo è un piacere. Paul spinge ancora, finché il cazzo non è tutto dentro e i coglioni non sbattono contro il culo di Adam. Si ferma, assaporando questo momento. Le sue mani scorrono sul culo e sulla schiena di Adam, fino alla nuca. Poi Paul si stende su Adam, gli cinge il torace con le braccia e incomincia a muovere il culo avanti e indietro, affondando ogni volta il cazzo e poi ritraendolo. Adam geme e i suoi gemiti attizzano il desiderio di Paul, che cresce, fino a imprimere un ritmo più deciso alle spinte. Il piacere esplode, violento e incontenibile, e il seme sgorga, spargendosi nelle viscere di Adam. Paul chiude gli occhi. È stato superlativo.

Poi Paul afferra con la mano il cazzo di Adam. Lo sente rigido e caldo. Muove la mano vigorosamente, in su e in giù, finché Adam geme più forte e viene. Adam si lascia andare disteso sull’erba. Paul si stacca e si stende di fianco a lui. Sorride e dice:

- Tutto bene, Woolwich?

Adam annuisce.

- Sì, grazie, Lablanc.

Adam e Paul rimangono sdraiati sul prato. Adam si sente bene. Il suo corpo è appagato. Da qualche parte, dentro di lui, c’è una sofferenza che ha il volto di Thomas, ma Adam preferisce ignorarla.

Dopo un buon momento, Paul si alza ed entra in acqua. Adam lo imita. Poi si siedono e lasciano che il sole li asciughi. Adam guarda il cielo.

- Lablanc, noi stiamo qui ad asciugarci al sole, ma a giudicare da quei nuvoloni laggiù mi sa che ci bagneremo di nuovo prima di arrivare a casa.

Paul guarda il cielo, che a est è nero di nuvole. Si alza e incomincia a rivestirsi.

- Mi sa che ha ragione. Rivestiamoci e andiamo. Per fortuna qui le temperature sono sempre abbastanza alte e anche se ci bagniamo non rischiamo una polmonite. Non abbiamo il fottuto clima londinese. A volte mi chiedo come facciate a vivere a Londra.

Anche Adam si rimette gli abiti.

- Credo che sia una questione di abitudine. Quando uno ci vive dalla nascita, gli sembra normale.

Adam sorride e aggiunge:

- Da quel che mi dice, mi sembra di capire che lei è stato a Londra. O mi sbaglio?

- Sì, ci sono stato. Tre volte. Di cui una in inverno. Dio mio! Terribile!

Adam ride. Risalgono a cavallo e si dirigono alla fattoria. Arrivano giusto in tempo, mentre scendono le prime gocce di pioggia.

 

Nei giorni seguenti Adam e Paul passano molto tempo insieme. Scopano quasi ogni giorno, di solito in casa, dopo pranzo, se non ci sono ospiti, o la sera, quando tutti vanno a dormire. Tornano più volte a bagnarsi al laghetto.

Paul scopre in Adam una completa mancanza di pudore e una disponibilità che gli piacciono molto: a letto Adam è davvero un maiale, privo dei pregiudizi e dei timori della sua classe.

Quattro giorni dopo il loro primo rapporto, sono di nuovo al laghetto. Si spogliano. Paul osserva Adam mentre questi si toglie gli abiti. Gli piace vederlo spogliarsi. Il giornalista è davvero un bell’uomo, con un corpo forte e armonioso. È bello fottere questo corpo maschio.

Paul sorride e dice:

- Devo pisciare, Woolwich. Ha sete? Che ne dice?

Adam sorride.

- Bevo volentieri.

Si mette in ginocchio davanti a Paul e apre la bocca. Paul incomincia a pisciare. Adam beve. Gli piace, gli è sempre piaciuto. Poche cose non gli piacciono tra quelle che due uomini possono fare insieme. Gli piace anche il gusto un po’ acido del piscio caldo.

Quando Paul ha finito, Adam incomincia a succhiargli il cazzo. Questa volta Paul lo lascia andare fino in fondo e gli viene in bocca.

- Woolwich, ho l’impressione che lei sia davvero un maiale.

Adam ride e risponde:

- Credo di sì. E dev’essere per questo che andiamo d’accordo.

Anche Paul ride.

- Non pensavo di trovarmi così bene con un fottuto giornalista, ma devo dire che già sull’Argus lei mi era piaciuto molto.

Paul scuote la testa e prosegue:

- D’altronde credo che siano molti gli uomini a cui lei piace.

Adam alza le spalle. La frase di Lablanc gli ha fatto tornare in mente Thomas e il pensiero provoca come sempre una fitta.

 

Adam prosegue con il suo lavoro. Ai sorveglianti non è sfuggito che Adam ha un ottimo rapporto con il padrone e una settimana dopo, quando Adam incontra Samuel, un bianco che controlla i mandriani, questi gli parla molto liberamente.

- I negri qui sono bestie. Questi che fanno da pastori poi, più che mai. Sono abituati a girare per accompagnare gli animali, bisogna sempre stargli dietro, altrimenti finisce che scappano, portandosi dietro anche qualche vacca.

- È già successo?

- Uno ci ha provato. Quel bastardo si è messo d'accordo con alcuni maroon, volevano razziare tutta la mandria. Ma l'abbiamo scoperto e l'abbiamo raggiunto.

Adam annuisce.

- Avete preso anche i maroon?

- Due di loro, gli altri sono scappati.

- Li avete consegnati alla giustizia?

Samuel sorride:

- Siamo noi la giustizia. Li abbiamo appesi per il collo. Erano ladri.

- Anche lo schiavo?

- Con lui ci siamo divertiti un po'.

Adam preferirebbe non sapere, ma fa parte del suo lavoro.

- E che cosa gli avete fatto?

Samuel ride, una risata sguaiata che mette in mostra i vuoti tra i suoi denti.

- Gli abbiamo dato una lezione, a suon di calci e pugni. Poi, dopo avergli spaccato tutti i denti, il padrone ha preso un tizzone ardente e gli ha bruciato l'uccello e le palle. Dopo gli ha infilato il bastone con cui guidava gli animali... ha capito dove, vero? L'abbiamo legato per i piedi, attaccato a un cavallo e trascinato fino alla piantagione, così tutti hanno potuto vederlo. Quando siamo arrivati al torrente era ancora vivo, ma poi è crepato.

Adam è molto turbato. Paul Lablanc non gli è mai sembrato feroce come Crosstree. È un piantatore e non la pensa diversamente dagli altri, ma non si aspettava tanta crudeltà. Che i maroon siano stati impiccati, è normale: è la pena prevista per i ladri. Adam non è stupito che nelle piantagioni la giustizia sia più sbrigativa. Ma la vendetta nei confronti dello schiavo è stata terribile.

La sera Adam e Paul vanno alla piantagione dei Graceford e tornano molto tardi. Adam ne approfitta per andare subito a dormire, evitando Paul. Ciò che gli ha raccontato il sorvegliante gli ha fatto passare la voglia di scopare con il piantatore.

Il mattino seguente, Adam dice che intende fare un giro esplorativo. Paul gli dà qualche consiglio, che Adam promette di seguire, ma in realtà si spinge anche in alcune aree boscose che Paul gli ha suggerito di evitare.

Al ritorno Adam si rende conto di aver perso la strada: non conosce l'area, per cui non è strano che abbia sbagliato direzione. Non si preoccupa: ci sono ancora diverse ore di luce e non può essere molto lontano dalla Whitefarm. Mal che vada si bagnerà se arriva il solito temporale pomeridiano, ma per il momento ci sono solo poche nuvole sparse in cielo.

Adam decide di salire su una collinetta da cui forse avrà modo di capire meglio dove si trova. Per un tratto riesce a salire a cavallo, ma poi procedere diventa difficile: la vegetazione è troppo fitta. Adam smonta, lega l’animale a un albero al margine di una radura e raggiunge la sommità a piedi, facendosi strada tra cespugli e arbusti. Lontano, sulla destra, si vedono alcuni edifici. Adam tira fuori il suo piccolo cannocchiale. Sì, è la Whitefarm: come sospettava, non si è allontanato molto dal percorso che doveva seguire.

Adam scende in direzione del posto in cui ha lasciato il cavallo, ma si tiene un po’ sulla sinistra, dove gli sembra di riuscire a passare meglio. Ha quasi raggiunto la radura, quando vede un po’ più in basso un laghetto, non molto distante. L’acqua è di un azzurro intenso e Adam ha voglia di bagnarsi: ha tutto il tempo di immergersi e poi tornare alla Whitefarm. Ma mentre lo pensa vede un nero avanzare dalla riva ed entrare in acqua. È un vero colosso, massiccio, con spalle larghe e braccia muscolose. Un maschio poderoso. Sulla schiena ha una serie di cicatrici. Frustate, senza dubbio. Gli schiavi vengono frustati spesso.

L’uomo avanza fino al centro del laghetto, camminando, e scompare sotto l’acqua. Poco dopo la testa riemerge. L’uomo ritorna alla riva e poi nuovamente si immerge. Ripete l’operazione tre volte, sotto lo sguardo curioso di Adam, che non capisce che cosa stia facendo.

L’uomo esce nuovamente dall’acqua. Adam si è accovacciato tra gli arbusti, in modo da riuscire a vedere senza che il nero si accorga di lui. Adam non può fare a meno di osservare che l’uomo ha un cazzo magnifico.

L’uomo raccoglie una sacca che si trova ai piedi di un albero. Ne estrae della legna e con movimenti lenti e misurati accende un piccolo fuoco. Adam nota che ci sono un agnello e un gallo, entrambi neri, legati vicino alla sacca. Che cosa intende fare l’uomo?

Il nero avvicina un ramoscello secco al fuoco, lascia che la punta si accenda e poi traccia tre cerchi per aria. Adam è sempre più perplesso e curioso.

L’uomo accosta ancora il ramo alle fiamme, poi volta la punta ardente verso di sé e la preme contro il petto. Adam sussulta, ma il nero rimane impassibile.

L’uomo getta il ramoscello sul fuoco. Poi prende l’agnello e lo appende per i piedi a un albero, vicino alle fiamme. Prende dalla sacca un coltello e recide la gola dell’animale, rimanendo sotto il corpo, in modo che il sangue gli scenda sulla testa e sul corpo. Poi, quando il sangue non cola più, l’uomo taglia la testa dell’animale.

Subito dopo il nero afferra il gallo e lo tiene contro il ventre mentre gli recide la testa. Il sangue gli cola sui genitali.

L’uomo prende dalla sacca delle penne nere e una camicia. Mette le teste dei due animali sacrificati sull’indumento, sopra sparge le penne e poi lega le maniche della camicia in modo da formare un fagotto. Si inginocchia. Adam vede le labbra muoversi, ma non può sentir ciò che il nero dice.

L’uomo getta l’involto che ha preparato sul fuoco. Lo guarda bruciare. Si leva un fumo nero, denso.

L’uomo si volta e si dirige verso il laghetto. Come prima della cerimonia, entra tre volte in acqua e poi ne esce. Raccoglie la sacca, si infila un paio di pantaloni e si allontana.

Adam lo guarda scomparire.

Chi è quest’uomo? Che cosa ha fatto?

Gli schiavi nella piantagione a quest’ora sono al lavoro, sotto il controllo di un sorvegliante. Che quest’uomo sia un maroon? Difficile, vivono nelle Blue Mountains, non in questa regione dove si concentrano le piantagioni. E se è un maroon, come spiegare la fustigazione? Potrebbe essere uno schiavo fustigato dopo la rivolta, ma perché non è insieme agli altri schiavi?

 

Adam non ha modo di vedere Paul Lablanc prima di cena. La sera ci sono diversi ospiti. Adam attende che il pasto si sia concluso. Dopo cena gli uomini si ritrovano nella stanza a loro riservata. Un servitore passa con il pitale. Adam guarda Paul che si slaccia la cintura, apre i pantaloni e incomincia a pisciare. Guarda il grosso cazzo del piantatore, da cui scende un getto abbondante.

Adam si accorge che il suo cazzo già solleva la testa, anche se avrebbe bisogno di svuotare la vescica. Guarda da un’altra parte, in modo che quando il servitore arriva a lui, l’eccitazione si sia calmata.

Intanto le conversazioni si intrecciano. Adam racconta la cerimonia a cui ha assistito.

Paul Lablanc sorride:

- Uno dei tanti riti dei negri. Sono superstiziosi, si sono portati dietro dall'Africa credenze di ogni tipo.

Uno degli ospiti racconta:

- Signor Woolwich, a lei che vive a Londra sembrerà incredibile, ma si figuri che durante la rivolta di Tacky, nel secolo scorso, gli obeah, i loro stregoni, li avevano convinti di essere invulnerabili: nessuno avrebbe potuto ucciderli. Bastò catturare uno degli obeah, impiccarlo con la sua maschera e tutti gli ornamenti rituali, bene in alto, in modo che fosse visibile dall’accampamento dei ribelli. Scapparono quasi tutti a gambe levate e quel bastardo di Tacky fu ucciso e decapitato, lui che si credeva invulnerabile.

Adam conosce a grandi linee la storia della rivolta di Tacky: nei pochi giorni che ha avuto a disposizione prima di partire si è documentato sulla storia dell’isola, oltre a leggersi gli articoli di Doane. Ma leggendo non ha badato agli aspetti magici, considerandoli poco rilevanti.

- Non sapevo nulla degli obeah.

- Ma sì, alle Barbados hanno fatto persino una legge per proibire queste pratiche. Superstizioni.

Tra gli ospiti c'è Martin Goldberg, il figlio di un piantatore. Adam l'ha visto un'unica volta, ma si è subito trovato bene con lui.

Martin ha sentito da altri del rito a cui Adam ha assistito. Si avvicina al giornalista e gli chiede di ripetergli ciò che ha appena raccontato. Adam lo fa volentieri, sapendo che Martin è probabilmente l’unico in grado di fornire qualche spiegazione: il giovane, che ha sette o otto anni meno di Adam, si interessa agli usi e alle credenze dei neri dell’isola.

Adam conclude dicendo:

- Ha un’idea di che cosa si possa trattare?

- È sicuramente un rito di morte. Per far morire il proprietario della camicia. Su questo non c’è dubbio, tutti gli elementi concordano: l’agnello nero, il gallo nero, le penne nere, certamente quelle di un uccello che chiamano ani becco liscio, il sangue versato su di sé. Credo di sapere qual è il laghetto di cui parla, lo chiamano “la porta oscura” ed è usato proprio per rituali di questo tipo.

- Quindi quell’uomo è convinto che in seguito a questo rito il proprietario della camicia morirà.

- Non è così semplice, signor Woolwich. Se quell’uomo ha deciso che il proprietario della camicia dovrà morire, non è detto che si limiti al rito. Facilmente cercherà di ucciderlo, convinto che il rito gli faciliterà l’impresa. Gli obeah sono esperti di veleni, ad esempio, ma ricorrono anche alle armi.

- Ce ne sono molti? Di obeah, voglio dire.

- Ce ne sono parecchi. Ma si nascondono, perché sono considerati malvagi: a loro la gente si rivolge per riti di morte. Vanno bene per le ribellioni e i combattimenti. Per altre pratiche, ci sono i myal, gli stregoni buoni. Aiutano quelli a cui gli obeah hanno rubato l’ombra.

Adam scuote la testa, incredulo. Sta scoprendo un mondo che lo incuriosisce e di cui non sapeva nulla.

- Credevo che fossero tutti cristiani. Anche la rivolta di Natale… hanno svolto un ruolo i predicatori, no?

- Sì, certo. Sono tutti cristiani, ma conservano moltissimi riti africani. Anche il loro Cristianesimo è alquanto diverso da quello europeo. Per molti di loro la figura di san Giovanni Battista è più importante di quella di Gesù. E ha molti aspetti che rimandano a divinità africane.

Crosstree si è anche lui avvicinato e interviene dicendo:

- Lei capisce, signor Woolwich, come è possibile pensare che questa gente sia in grado di decidere della propria esistenza? Sono bestie, non uomini. Disposti a credere a tutto.

Martin Goldberg non dice nulla, ma Adam gli legge in viso che non è d'accordo con Crosstree.

Adam ignora l’osservazione di Crosstree e chiede:

- Lei conosce qualche obeah?

Martin scuote la testa.

- No, ma nella nostra piantagione vive un myal.

- Mi piacerebbe parlargli.

- Venga da noi. Visto che è un giornalista che vuole conoscere la realtà dell'isola, avrà modo di vedere un'altra piantagione.

Ad Adam non spiace l'idea di lasciare la Whitefarm. Dopo il colloquio con il sorvegliante, non ha più voglia di scopare con Paul Lablanc e non sa bene come sottrarsi senza apparire scortese.

- Non mi dispiacerebbe, devo dire. E ho approfittato troppo a lungo dell'ospitalità del signor Lablanc. Ma se quell’uomo era un obeah, impegnato in qualche suo rito, mi piacerebbe ritrovarlo. Lo cercherò.

Crosstree interviene nuovamente:

- Signor Woolwich, eviti di cercare quell’uomo. Lei deve essere prudente. Lei sa benissimo che un suo collega è stato ucciso qui a Kingston, meno di un anno fa.

Adam è stupito.

- Lei ritiene che cercandolo io possa mettermi in pericolo?

Crosstree sorride. Forse vuole essere un sorriso cordiale, ma l’impressione che fa ad Adam è tutt’altra.

- Sì. Ha sentito. Un rito di morte. Per uccidere un uomo. Se lo incontrasse, quel negro potrebbe ucciderla senza bisogno di nessun rito.

Adam osserva con attenzione Crosstree. Chiede, facendo finta di avere solo vaghe informazioni sulla morte di Doane:

- So che un giornalista è stato ucciso. Ma è successo in città, no? A Spanish Town o a Kingston, non ricordo. Che c'entrano questi riti?

Il sorriso di Crosstree sembra diventare ancora più inquietante.

- Era troppo curioso. Bisogna fare attenzione.

- Lei ha un'idea di perché è stato ucciso?

Crosstree allarga le braccia.

- No. Ma quando uno ficca troppo il naso negli affari altrui, rischia.

- È un avvertimento per me?

- Non ho detto questo. Ma le consiglio di essere prudente.

Adam avverte una minaccia velata nelle parole del piantatore. Incomincia a sospettare di aver fatto un errore a parlare del suo incontro. L’atteggiamento di Crosstree lo insospettisce. Sembra quasi che voglia tenerlo lontano da quel nero. E un pensiero gli attraversa la testa. Negli articoli di Doane si parlava di un nero molto forte, chiamato il Toro, che era stato catturato insieme ai negrieri, portato in città e interrogato. Doane scriveva che l’uomo era riuscito a fuggire, benché fosse stato fustigato a sangue. E se fosse l’uomo che ha visto? Se l'uomo al laghetto era il vice di Jacques La Mort, la minaccia di Crosstree ha un senso preciso. Crosstree potrebbe essere l’organizzatore della tratta. Adam si chiede se non si sta facendo influenzare dall'antipatia che prova per il piantatore. Forse è davvero lui. Oppure Crosstree potrebbe essere un complice e coprire il responsabile.

Alla fine della serata Martin Goldberg si rivolge a Paul Lablanc, mentre Adam è presente.

- Signor Lablanc, il signor Woolwich è stato suo ospite a lungo, ma non può pretendere di tenerlo tutto per sé. Gli ho detto che deve venire un po' da noi, dove avrà modo di raccogliere qualche informazione sui riti dei negri, visto che l'argomento lo interessa.

Paul Lablanc sorride. Non appare contrariato.

- Non voglio tenerla prigioniero, signor Woolwich. Se lo desidera può partire quando vuole.

Martin osserva:

- Allora potrebbe venire con me. Possiamo partire domani mattina. Non si offende se glielo porto via?

La piantagione dei Goldberg è in una zona più interna, a una ventina di miglia dalla Whitefarm, e Martin si ferma per la notte, come fanno anche alcuni altri invitati che abitano lontano.

Paul sorride e dice:

- Ma no, certamente. Il signor Woolwich è qui per lavoro e giustamente deve girare un po' l'isola. Non può rimanere tutto il tempo alla Whitefarm. Ma potrà sempre tornarci, quando lo desidera.

Adam sorride:

- La ringrazio per avermi fatto conoscere la sua piantagione.

- Spero che sia stato bene qui.

- Benissimo, signor Lablanc. E le posso garantire che dell'ospitalità dei piantatori potrò parlare solo bene.

Gli ospiti se ne vanno molto tardi. Quelli che si fermano a dormire, come Martin, si ritirano nelle loro camere.

Paul si rivolge ad Adam:

- Woolwich, domani parte. Ha voglia di venirmi a salutare in camera?

C'è un sorriso ironico sul viso di Paul. Adam si dice che sarebbe poco cortese rifiutare. Ripensa a ciò che gli ha raccontato il sorvegliante. Forse ha esagerato narrando l'episodio della punizione dello schiavo. Adam sa che sta cercando scuse per non rifiutare l’invito: Paul Lablanc gli piace e ha voglia di scopare con lui ancora una volta. Dai Goldberg Adam non sa quante possibilità avrà di scopare.

- Molto volentieri, Lablanc. Prima di partire è quello che ci vuole.

Lablanc e Adam salgono insieme nella camera del piantatore. Entrano. Paul cinge Adam da dietro e le sue mani accarezzano il petto di Adam, poi la destra scende al cazzo e lo stringe attraverso la stoffa dei pantaloni.

Adam si abbandona a questa stretta. Paul Lablanc dev’essere davvero un figlio di puttana, ma stare tra le sue braccia è piacevole, come è piacevole sentire il suo cazzo che acquista volume e consistenza e ora preme contro il culo di Adam.

Paul si stacca. Incomincia a spogliare Adam, che lo lascia fare. Quando Adam è nudo, è lui a spogliare Paul.

Ora sono tutti e due nudi, con il cazzo mezzo in tiro. Paul dice:

- Prima che ci diamo da fare, devo pisciare. Prendo il pitale?

Adam scuote la testa. Si inginocchia e accoglie il cazzo di Paul in bocca. Beve.

Paul gli fa segno di stendersi sul letto. Adam esegue.

- No, sulla schiena.

Adam si volta. Paul sale al fondo del letto, allarga le gambe di Adam e poi se le mette sulle spalle, forzando Adam a sollevare il culo.

Paul inumidisce l’apertura e poi la infilza con un movimento deciso, che fa sussultare Adam.

Paul esce, lascia che Adam riprenda fiato e poi entra nuovamente. Gli sorride mentre si guardano negli occhi, poi prende a fotterlo con decisione.

Paul gli sta facendo male, ma per Adam il piacere è più forte del dolore. Quando infine Paul viene, afferra il cazzo di Adam e con pochi movimenti lo porta al piacere.

Paul esce da Adam e si stende sul letto.

Adam si alza. Sa che deve tornare nella propria camera. Si pulisce. Ha il culo dolorante: Paul è stato piuttosto brusco, contrariamente al solito. Ma la scopata è stata comunque superlativa.

 

Il mattino seguente, Adam prende congedo da Paul Lablanc.

- La ringrazio per l’ospitalità, Lablanc.

- È stato davvero un piacere, per me, Woolwich.

C’è un lampo di ironia negli occhi di Lablanc, che aggiunge:

- Potrà dire di aver conosciuto direttamente un piantatore e di essere sopravvissuto.

- Della sua ospitalità non potrò che parlare bene.

Paul sorride, poi torna serio e osserva:

- Faccia però attenzione, Woolwich, a come si muove. Alla Giamaica di questi tempi i pericoli sono tanti. Lei deve essere più prudente.

- Grazie per l’avvertimento.

 

 

1

2

3

4

5

6

7

8

9

10

11

12

13

14

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Area aperta

Storie

Gallerie

Indice