12. Londra Thomas
avanza in chiesa, dando il braccio a sua sorella. Margaret è raggiante, anche
se è un po’ preoccupata per suo fratello: da quando è tornato dai Caraibi, Thomas
appare molto stanco, è anche dimagrito. Margaret teme che si sia ammalato, ma
Thomas dice che è solo la fatica del viaggio. In effetti un viaggio fino alla
Giamaica è impegnativo, Margaret ha sentito parlare di tutti i disagi che i
passeggeri devono affrontare. Ma Thomas è un uomo forte e abituato a
combattere. Margaret
è sicura che le condizioni di Thomas miglioreranno in fretta, adesso che è a
Londra. Per il momento suo fratello non intende riprendere servizio
nell’esercito. Deciderà poi. Margaret
e Albert partiranno in viaggio domani mattina. Ernest andrà a Cambridge e
Thomas rimarrà nella grande casa che grazie a lui non è stato necessario
vendere. Margaret stringe il braccio del fratello, grata per tutto quello che
Thomas ha fatto per loro. La giornata
è finita. Thomas non si regge più in piedi, ma è riuscito a nascondere le sue
condizioni fino all’ultimo. A casa si affloscia su una poltrona. Non sarebbe
in grado di raggiungere la camera da letto. Ha bisogno di riposarsi. -
Sei molto stanco, Thomas. Sei sicuro di stare bene? Thomas
guarda il fratello. Non vuole che si preoccupi. -
Sì, Ernest, questo viaggio di ritorno è stato un incubo. Mare sempre mosso,
una cabina… l’aria era irrespirabile. Ho mangiato
male. Un disastro. Ho solo bisogno di riprendermi. -
Forse il matrimonio poteva essere rinviato, visto che tu avevi dovuto
ritardare la partenza dalla Giamaica. -
No, meglio così. Tu avresti dovuto venire via da Cambridge per le nozze. -
Cambridge non è mica nei Caraibi. -
Va’ a dormire, Ernest. Domani mattina ti devi alzare presto. -
Sei tu ad avere bisogno di sonno più di me. Hai fatto tanto per noi, ma
adesso prenditi il riposo di cui hai bisogno. Ernest
augura la buonanotte e sale in camera. Thomas rimane sulla poltrona.
Cercherebbe di dormire qui, perché non se la sente di salire le scale, ma sa
che nella notte le sue urla sveglierebbero Ernest. Rimane seduto un’ora, poi,
con fatica, raggiunge la sua camera. Per fortuna domani Ernest va
all’università. * Gli
articoli di Adam Woolwich sulle piantagioni della
Giamaica e sul traffico di schiavi hanno avuto un grande successo. Il
direttore gli ha chiesto di raccontare dettagliatamente le sue avventure e
Adam ha appena finito di pubblicare a puntate sul Times
una cronaca del suo viaggio, che ha destato molto entusiasmo. Il giornalista
ha subito due tentativi di omicidio e un sequestro di persona: davvero ce n’è
più che a sufficienza per incuriosire i lettori. Adam è l’eroe del giorno,
insieme a Thomas, di cui Adam ha fatto uno splendido ritratto. Ma il tenente Hardy non frequenta la società e molti, Adam compreso,
sono convinti che sia ancora in America. Adam
è spesso invitato ai ricevimenti in casa di Thomas Barnes
e in altre occasioni, perché tutti vogliono conoscerlo. Adam non ama particolarmente
la vita mondana, ma sa che Barnes ci tiene a
esibirlo: è ottima pubblicità per il giornale. Adam è contento che i suoi
articoli siano stati apprezzati, anche se non è interessato alla notorietà. Adam
non è sereno. Thomas sarebbe dovuto tornare poche settimane dopo di lui e
invece sono passati due mesi e Adam non ha ricevuto nessuna notizia. Perché
Thomas non è ancora rientrato? Perché non gli ha scritto nemmeno una riga? Adam
è a un ricevimento da Barnes e la conversazione
ruota, come spesso avviene, intorno alle avventura di Adam e di Thomas nei
Caraibi. Una
giovane donna chiede: - Il
tenente Hardy è davvero l’eroe che lei ha
descritto? -
Certo! Anche in India si era distinto in diverse imprese. Credo di non aver
mai conosciuto nessuno che unisca coraggio e intelligenza nella sua misura. Adam
sorride, ma, come sempre quando parla di Thomas, avverte la sofferenza che la
lontananza di Thomas provoca in lui. La
donna chiede: - Il
tenente è ancora alla Giamaica, no? Adam
sta per rispondere di sì, ma un ufficiale interviene: -
No, l’ho visto l’altro giorno. So che è rientrato da oltre un mese. La
settimana scorsa si è sposata la sorella. Adam
ha l’impressione di aver ricevuto una bastonata. Non riesce a dissimulare il
suo sconcerto, ma la signora non bada a lui: sta chiedendo all’ufficiale la
sua opinione su Thomas. Adam sente appena la risposta: - Lo
conosco poco, ma, come dice il signor Woolwich, in
India si era distinto in diverse azioni. Un uomo coraggioso e generoso. Adam
si allontana dal gruppo e poi si congeda da Barnes,
accampando una scusa. Esce in strada. È buio e Adam cammina. Non sa bene dove
sta andando. Thomas è tornato oltre un mese fa. Thomas non si è fatto vivo. Thomas… Adam
si ferma. Potrebbe recarsi ora a casa di Thomas. Non ce la fa ad aspettare
fino a domani. È tardi però, molto tardi. Non può presentarsi a quest’ora.
Thomas è tornato oltre un mese fa, anche se lui l’ha scoperto solo ora. Adam
si dirige verso casa propria. Gli sembra che faccia freddo. Adam
si mette a letto, ma non riesce a dormire. Thomas è tornato da oltre un mese,
ma Adam l’ha scoperto solo oggi. Perché Thomas non l’ha cercato? Oltre un
mese! Come è possibile? L’indomani
mattina Adam bussa alla porta della casa di Thomas molto presto, ma non è in
grado di attendere ancora. Il
servitore lo fa entrare e gli dice che avviserà il padrone. Thomas
arriva quasi subito. È tanto smagrito da essere quasi irriconoscibile. È
anche molto pallido: di sicuro non sta bene. -
Thomas! Stai male? Gli incubi non sono scomparsi? Adam
fa due passi verso di lui. Thomas rimane fermo, impassibile. -
Non sto bene, sono molto stanco. È
l’espressione del viso di Thomas a fermare Adam. Non c’è traccia di un
sorriso. Thomas non è contento di vederlo. Si direbbe quasi che… -
Thomas, sei tornato da… Perché non ti sei fatto
vivo? Thomas
scuote la testa. Non dice nulla. Lo fissa, immobile. - Thomas… - È
meglio che tu te ne vada, Adam. Non tornare, Adam. Adam
arretra. Guarda ancora Thomas, poi corre fuori. Si allontana in fretta dalla
casa, come se temesse di essere inseguito. Non raggiunge il giornale, non se
la sente. Torna a casa. Per strada si rende conto di aver incominciato a
piangere. Nei
giorni successivi Adam si sente sempre peggio. Thomas gli ha detto di non
ritornare e Adam cerca di soffocare il desiderio di vederlo ancora, di
parlargli, di ottenere una spiegazione. Persino al giornale ci sono momenti
in cui gli salgono le lacrime agli occhi e fa fatica a ricacciarle indietro.
Il direttore si rende conto che Adam non sta bene e gli chiede se vuole
prendersi un po’ di riposo, ma Adam ha l’impressione che senza il suo lavoro
impazzirebbe. Infine
Adam non è più in grado di reggere. Thomas gli deve una spiegazione, almeno
quello. Adam
ritorna a casa di Thomas, ma sulla porta il servitore gli dice che il tenente
Hardy non è in casa. Adam sospetta che l’uomo
menta, ma non dice nulla. Due giorni dopo si apposta nei pressi della casa e
vede Thomas rientrare. Aspetta venti minuti, poi va a bussare. Il servitore
gli dice: - Mi
spiace, il tenente Hardy è fuori casa. Adam
è davanti al bordello di Patrick. Pensa che l’ultima volta che ha bussato
alla porta verde, illuminata dalla luce della lanterna, era un uomo sereno,
che stava per partire per una missione rischiosa. Credeva di conoscere i
pericoli a cui andava incontro. Idiota! Non aveva messo in conto il rischio
più grande, ciò che oggi sta devastando la sua vita, questo amore senza
speranza che non gli dà tregua. Adam
non sa perché sta andando al bordello di Patrick O’Brian. Non ha voglia di
scopare, anche se sono mesi che non ha rapporti. Ma ormai c’è un unico
maschio nei suoi pensieri: Thomas. E mentre bussa Adam si rende conto che
Thomas è il motivo per cui va al bordello. Perché qui si sono visti per la
prima volta, perché Patrick lo conosce. Patrick
coglie immediatamente che c’è qualche cosa che non va in Adam, ma non dice
nulla. Lo spoglia e Adam lo lascia fare, apparentemente indifferente. Poi,
quando sono entrambi nudi, Adam dice: -
Fammi male, Patrick. Patrick
guarda Adam stupito. Non è la richiesta in sé a lasciarlo perplesso: ci sono
diversi clienti che amano provare dolore, a cui ad esempio piace farsi
fustigare. Il bordello di Patrick offre anche questo: uno dei motivi del suo
successo consiste proprio nella grande varietà dell’offerta. Qui ogni uomo
può soddisfare le sue fantasie. Ma
Adam non ha mai avanzato richieste particolari. Adam è sempre stato un uomo
sereno, per cui il sesso è solo gioia. Con
un altro cliente, Patrick non si porrebbe problemi: cercherebbe soltanto di
capire che cosa l’uomo si aspetta da lui e poi lo soddisferebbe. Ma con Adam
Patrick ha un rapporto diverso. -
Che ti succede, Adam? Adam
scuote la testa. Prova una tristezza sconfinata. Patrick
si corica sul letto e attira a sé Adam. Lo fa stendere su di sé e lo
abbraccia. -
Non vuoi raccontarmi, Adam? Nuovamente
Adam si limita a scuotere il capo. Non dice nulla: ha l’impressione che se
parlasse, si metterebbe a piangere. È Patrick a chiedere: -
Thomas, vero? Ti sei innamorato di lui? Adam
è esterrefatto. - Ma
come… come… come hai fatto… non lo sa nessuno… è
stato Thomas a dirtelo? -
Non vedo Thomas da quella sera in cui tu l’hai incontrato per la prima volta. - E
allora? - Ho
letto i tuoi articoli, Adam. Chi non conosce i tuoi gusti e quelli di Thomas
e non sa che vi eravate incrociati qui, probabilmente non ha notato niente.
Ma per me che ti conosco è stato subito chiaro che ti eri innamorato. Da come
hai descritto Thomas. - Io… non pensavo. Non credo di aver scritto nulla che… Lui è così. -
Sì, lui è così. E tu sei innamorato di lui. Adam
non dice nulla. Gli sembra di non essere in grado di parlare del suo amore
per Thomas. Ma è venuto da Patrick per Thomas, perché Patrick lo conosce, di
questo è perfettamente consapevole. Dopo
un momento di silenzio, Adam chiede: -
Parlami di lui. -
Parlarti di Thomas Hardy… - Lo
conosci da tempo, no? - Da
sette anni. - Vi
siete conosciuti qui? Patrick
scuote la testa. -
No, in India. Thomas era tenente già allora. Aveva fatto carriera in fretta,
perché aveva dimostrato di valere molto. Ma tanti lo invidiavano. Lui non
aveva protezioni, non aveva un titolo: le promozioni concesse a quelli che
provenivano da famiglie importanti erano scontate, ma nel suo caso se le era
guadagnate. E questo ad alcuni dava fastidio. - Ma
è assurdo. Capirei il contrario. -
No, Adam. Se uno fa strada e tu no, ti scoccia. Se lui fa strada perché ha
protezioni in alto, lo vivi come un’ingiustizia, ma non ti ferisce nel tuo
amor proprio. Se invece lui va avanti e tu rimani fermo e sai benissimo che
lui non ha santi in paradiso, ti brucia, perché significa che vale più di te. Adam
capisce quel che Patrick vuole dire, ma gli sembra ugualmente assurdo.
Patrick prosegue: -
Thomas aveva diversi nemici. Alcuni ufficiali che lo consideravano un
concorrente pericoloso per i posti a cui aspiravano. Altri che semplicemente
lo invidiavano. Adam
ascolta attento. - Io
allora ero sergente. Non ero destinato a far carriera. Facevo il mio dovere,
con i miei limiti. Scopavo volentieri con alcuni soldati e due ufficiali,
naturalmente di nascosto: non ci tenevamo a finire sotto processo. C’era un
colonnello che era implacabile. In qualche modo si venne a sapere che io
scopavo con qualcuno degli altri. Mi fu tesa una trappola, per sorprendere me
e un altro. Thomas lo scoprì e venne ad avvertirci, correndo un grosso
rischio. Adam
ascolta con attenzione. -
Thomas fu visto vicino alla capanna dove io e un ufficiale ci eravamo
nascosti per scopare. Non eravamo stati sorpresi, non c’erano prove, ma
alcuni indizi. Fui invitato a lasciare l’esercito. Ma coloro che vedevano in
Thomas un rivale o che comunque gli erano ostili, misero in giro la voce che
lui era con me nella capanna o che era venuto ad avvisarmi perché anche lui
scopava con me. Non era vero. Thomas lo fece perché è un uomo generoso. Ma la
faccenda gettò un’ombra su di lui e fu un buon modo per rallentare la sua
carriera. - E
tu ti congedasti? - Sì
e venni a Londra, dove ebbi l’idea di creare questo bordello. Un giorno
incontrai Thomas, che era in licenza, e ci parlammo. Lo invitai a venire da
me e lui accettò. Adam
annuisce. C’è un lungo momento di silenzio. Poi Patrick chiede: -
Qual è il problema? Lui non ti ama? Adam
chiude gli occhi. Fa fatica a parlare, ma ne ha bisogno. - Non
lo so, Patrick. Ci siamo amati, sulla nave. O forse abbiamo solo scopato, non
lo so. No, non è vero. All’arrivo Thomas si è staccato da me, ma per evitare
che mi trovassi in pericolo. Poi, dopo che ci siamo ritrovati, sembrava che
potessimo amarci liberamente, ma non è tornato con me, si è fermato alla
Giamaica, per... è una faccenda complessa. Ma mi ha detto che mi avrebbe
raggiunto, che era quello che più desiderava al mondo. Ma è tornato e non me
l’ha neanche detto. E quando ho scoperto che era tornato senza avvisarmi e
sono andato da lui… -
Sì? - Mi
ha guardato come un estraneo, mi ha detto di non tornare da lui. Non sta
bene, è dimagrito e sembra molto stanco… -
Può darsi che stia male e che per quello voglia tenerti lontano. Non lo so,
ma conosco Thomas da diversi anni e se ti ha detto che voleva tornare da te,
che era quello che desiderava, era la verità. Thomas fa fatica a mentire
anche quando le circostanze lo richiedono. Ed escludo che a te possa mentire
se i vostri rapporti sono quelli che mi dici. Adam
non dice nulla. Le lacrime gli scendono sul viso. Patrick lo accarezza,
delicatamente. Questa sera non scoperanno. Adam non è venuto per quello. Un
mese è passato dal matrimonio di Margaret. Thomas è l’ombra di se stesso.
Pochi riconoscerebbero in quest’uomo pallido, di una magrezza cadaverica e
dal passo incerto, il tenente Hardy. Thomas sa che
ormai la morte è vicina. Vuole lasciare tutto in ordine, per cui ha preso
appuntamento dal notaio. -
Signor Baldwin, vorrei fare testamento. Il
notaio guarda Thomas. Gli legge in faccia che sta male, ma si limita a dire: -
Come preferisce. Anche se lei è molto giovane, è sempre saggio pensare a ogni
evenienza. Thomas
annuisce, - Le
mie condizioni di salute sono peggiorate. Temo di aver contratto qualche malattia
tropicale alla Giamaica, ma nessun medico è riuscito a capire di che cosa si
tratta, non parliamo di curarla. Il
notaio non ha motivo per non credere alle parole di Thomas: basta guardarlo
per capire che non ne ha più per molto. Thomas riprende: - Non
so come evolverà la situazione, ma preferisco sistemare tutto. Baldwin
sorride e dice: - Di
certo guarirà. Lei ha una tempra forte. Il
notaio non è per nulla convinto di ciò che dice: è solo una frase di
cortesia. Baldwin aggiunge: - In
ogni caso credo che sia sempre meglio mettere tutto a posto. Stendere
il testamento non è lungo: si tratta di stabilire un tutore per Ernest fino a
che non sarà maggiorenne, di assicurargli l’occorrente per la prosecuzione
degli studi e di disporre della casa. Di altro c’è ben poco. Non sono rimasti
debiti, ma neanche grandi beni. Thomas
esce dallo studio del notaio sereno. Ha accettato la morte e sa che non ne ha
più per molto. A casa si riposa per due ore: anche andare in carrozza dal
notaio è una fatica, da cui deve riprendersi. Poi scrive una lettera a
Margaret e una a Ernest. La
sera sale a coricarsi. Guarda il letto. Scuote la testa. Cercherebbe un altro
posto per dormire, ma ovunque dorma, i demoni ritornano e almeno la stanza è
isolata dalle altre e Thomas non disturba nessuno. Mormora: - Quando
non c’è più rimedio è inutile addolorarsi, perché si vede ormai il peggio che
prima era attaccato alla speranza. Piangere sopra un male passato è il mezzo
più sicuro per attirarsi nuovi mali. Quando la fortuna toglie ciò che non può
essere conservato, bisogna avere pazienza: essa muta in burla la sua offesa.
Il derubato che sorride, ruba qualcosa al ladro, ma chi piange per un dolore
vano, ruba qualcosa a se stesso. Gli
capita spesso di recitare qualche verso da solo. Di giorno rilegge
Shakespeare. La sua vita è alla fine e le parole del poeta leniscono la sua
sofferenza. Thomas
si stende a letto. Sprofonda nel sonno. Dopo due ore si sveglia urlando.
Trema tutto. Thomas
si alza. Lentamente si veste. Fuori è ancora buio, ma il cielo incomincia a
schiarirsi. Thomas vaga senza sapere dove va. Non cammina a lungo: non ha le
forze. Thomas arriva al ponte e capisce dove sta andando. In quanto militare,
pensava che si sarebbe ucciso tirandosi un colpo, come suo padre, ma va bene
così. Thomas
guarda le acque del Tamigi. Sa che non c’è altro da fare: non può continuare
a vivere in questo modo. Non è più vita. Sorride e recita: - Spegniti, spegniti,
breve candela! La vita non è che un'ombra che cammina, un povero commediante
che si pavoneggia e si agita, sulla scena del mondo, per la sua ora, e poi
non se ne parla più; una favola raccontata da un idiota, piena di rumore e di
furore, che non significa nulla. Thomas
scavalca il parapetto e si lascia cadere in acqua. Adam
guarda il fiume. È confuso e si chiede se non sta perdendo la ragione. Si è
svegliato di soprassalto, meno di un’ora fa, con un bisogno incoercibile di
uscire. Si è vestito in fretta, come se ogni secondo fosse prezioso e si è
lanciato in strada. Ha camminato rapidamente, in ansia, fino a questo tratto
del fiume, subito oltre il ponte. E qui si è fermato, come in attesa. Sa che
qualche cosa deve accadere e che lui deve essere qui. Adam si domanda se non
sta impazzendo, ma non smette di fissare il ponte. Vede appena la figura che
scavalca il parapetto, ma sente il tonfo. In un attimo Adam si toglie la
giacca, le scarpe e i pantaloni e si getta in acqua. Adam è un ottimo
nuotatore, ma non riesce a vedere dove si trova la persona che si è lanciata
dal ponte. Eccola!
Una testa è emersa vicino a lui. Con poche bracciate Adam raggiunge l’uomo,
lo afferra e lo trascina con sé. Solo quando si issa sulla riva, riconosce
Thomas. Il suo stupore dura poco: si rende conto che in qualche modo lo
sapeva, sapeva che stava andando a salvare Thomas. Adam
sostiene Thomas, che pare non essere in grado di reggersi in piedi. Ferma una
carrozza e si fa portare a casa. Con l’aiuto di un servitore, stende Thomas
su un letto, lo spoglia, lo asciuga e poi lo copre. Si
siede di fianco a lui e gli prende una mano. Ricaccia indietro le lacrime.
Pensa che fino a un anno fa non gli capitava mai di piangere. Rimane in
silenzio, di fianco a un Thomas quasi irriconoscibile. Quando
Thomas si è ripreso, Adam chiede. -
Perché,Thomas? Perché? Thomas
è troppo debole per riuscire a difendersi. Si schermisce, ma è un muro di
carta, che Adam abbatte senza fatica. - La
maledizione, Adam. Ogni notte… non riesco più a
dormire, gli incubi mi perseguitano. Sto morendo, Adam. E non ho più voglia
di vivere. - La
cerimonia che aveva proposto il myal. Quella che dovevi fare con
quell’ufficiale. Perché non l’hai fatta? Ti eri fermato alla Giamaica per
quello. Thomas
scuote la testa. - Ho
provato, Adam. Thomas
racconta, a fatica. Adam pone qualche domanda solo quando Thomas si
interrompe, ma per la maggior parte del tempo piange e ascolta. E
infine Thomas dice: -
Non ce la faccio più, Adam. Mi hai salvato, ma non cambia nulla. Adam
scuote la testa. Non può accettare l’idea che Thomas muoia. -
Thomas, dobbiamo fare ciò che aveva detto il myal. Thomas
scuote la testa. -
Perché tu muoia come è morto Pyle? -
Qualche cosa è andato storto. Questa volta funzionerà. -
No, non voglio metterti in pericolo. Adam
non dice niente, si limita a stringergli la mano. Ma è ben deciso a
organizzare la partenza nonostante l’opposizione di Thomas. In qualche modo
riuscirà a convincerlo. Trova
una cabina per due su una nave in partenza per la Giamaica. Lo comunica a
Thomas. - No,
Adam, no. Non partirò. -
Partiremo insieme, a costo di caricarti a forza sulla nave. Il myal ha detto
che è possibile salvarti. -
No. Questi
mesi hanno fiaccato Thomas, che continua a rifiutarsi, ma non ha la forza per
imporsi. Alla fine, stremato, Thomas accetta di partire, ma esige di avere
una cabina per sé: non vuole svegliare ogni notte Adam con i suoi incubi. Woolwich chiede al direttore un colloquio. Barnes è molto perplesso. - La
sua richiesta è quanto meno insolita, Woolwich. -
Signor Barnes, ho bisogno di qualche mese per
accompagnare il tenente Hardy alla Giamaica e
risolvere alcuni problemi lasciati in sospeso. Se mi può dare un congedo, al
mio ritorno riprenderò a lavorare per il giornale. Altrimenti mi trovo
costretto a licenziarmi. Barnes non vuole perdere uno dei suoi
giornalisti migliori, che fino a ora non ha mai avuto strani grilli per la
testa. - Va
bene, signor Woolwich. Vada pure. Ma mi scriva
qualche bell’articolo ancora, come quelli che ha fatto fino a ora. Non le
pagherò questo viaggio, ma gli articoli sì. - Se
mi sarà possibile, lo farò senz’altro.
Adam
sa che potrebbe trovare la morte. Ricorda bene le parole dei myal. Per questo
preferisce non promettere. La
nave partirà tra una settimana, ma ogni giorno che passa, Thomas sta peggio.
Adam teme che Thomas non sopravviva neppure fino alla partenza. Adam gli
procura dell’oppio da assumere per dormire, ma la droga ha un effetto
limitato e non cancella gli incubi. Adam
cerca di stargli vicino, lo passa a trovare ogni giorno, ma Thomas lo
respinge, a volte quasi rabbioso. -
Lasciami, non ti avvicinare. Sono maledetto. Non voglio trascinarti a fondo
con me. Non partirò, Adam. Adam
sa che porterà Thomas alla Giamaica, a costo di caricarlo a forza. Ma lo
preoccupa vedere Thomas stare sempre peggio. Adam
non vorrebbe lasciarlo da solo la notte, ma Thomas rifiuta la sua presenza.
Infine, di fronte all’insistenza di Adam, accetta che lui rimanga fino a che
ha preso sonno. La
sera Thomas assume l’oppio. Poi si addormenta, sotto lo sguardo vigile di
Adam. Adam
lo guarda. Sa che l’oppio potrebbe ucciderlo, ma Thomas ha bisogno di
riposare. Adam non mantiene la sua promessa: rimane accanto a Thomas tutta la
notte. Quando Thomas si agita nel sonno, gli prende una mano, poi lo
abbraccia. Thomas si calma. Alle
prime luci dell’alba, Adam scivola via. Il
giorno dopo Thomas sta un po’ meglio. Nella settimana che li separa dalla
partenza della Queen Elisabeth, Adam si ferma ogni notte da Thomas.
Gli incubi ritornano, ma Adam si rende conto che in qualche modo la sua
presenza ne riduce la violenza. Thomas non peggiora. |
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