Stupri

In alcuni racconti e romanzi uno dei personaggi viene stuprato (o rischia di esserlo e viene magari salvato all’ultimo minuto). Per alcuni è un’esperienza  traumatica, per altri è umiliante, ma non sconvolgente. Rari i casi in cui lo stupro è in qualche modo voluto o almeno accettato.

 

Ritorno a Karanuk

 

 

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Manifestazione non autorizzata

 

 

 

 

 

Barbanera lo afferrò, bloccandogli le braccia, lo sbatté sulla cuccetta e lo voltò senza nessuno sforzo. Probabilmente non si accorse nemmeno che Felipe cercava di liberarsi. Gli si stese addosso e Felipe si ritrovò schiacciato contro il pagliericcio.

Qui l’odore che impregnava la stanza era ancora più intenso.

Felipe sentì la mano di Barbanera che gli passava tra le natiche, lasciando una traccia umida. Due dita bagnate forzarono l’apertura del culo e a fatica Felipe soffocò il gemito che gli venne alle labbra. Cercò di scrollarsi di dosso il corpo che lo inchiodava al pagliericcio, ma il gigante pesava un quintale. Un mano si appoggiò sul suo collo, bloccandolo.

Poi un’altra sensazione cancellò il dolore della stretta intorno al collo, del peso che lo schiacciava, dell’odore acre di maschio. Una massa calda si apriva la strada tra i suoi fianchi, forzando l’ingresso, lacerando e dilaniando: un dolore violento esplose nel culo di Felipe e dalla sua bocca uscì un grido soffocato.

 

Resa

dei

conti

 

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- Sì, è proprio un bel ragazzo. Spacca-Schiena ha ragione, guarda che bella bocca, Piedi-Grossi.

L’uomo che si chiamava Piedi-Grossi era il primo che aveva parlato, quello che voleva François morto subito. Guardò François, poi con un calcio lo fece rotolare sulla pancia.

- Sì, Sette-Colpi, hai ragione, bella bocca e bel culo. Possiamo sempre sparargli dopo.

 

 

Un sibilo e poi un colpo violento che si abbatte sul culo. Una seconda frustata e poi una terza colpiscono ancora il culo, le successive si distribuiscono su tutto il corpo di Josquin, dalla schiena alle cosce. Le staffilate si susseguono, interminabili, e il dolore cresce. Josquin stringe i denti per non urlare.

Quante frustate ha ricevuto? Trenta? Quaranta? Cinquanta? Due mani si posano sul suo culo, martoriando la carne ferita. Poi Josquin sente contro l’apertura una pressione decisa. Con un colpo secco, l’uomo che lo ha frustato lo incula.

Josquin sussulta. Mai nessuno lo ha posseduto. E il dolore che prova non è maggiore dell’umiliazione. L’uomo spinge con forza e la sofferenza cresce dalle viscere martoriate. Josquin tira le corde che lo stringono, ma sono legate saldamente e non c’è possibilità di sfuggire. L’uomo continua a penetrarlo per poi ritrarsi, finché viene ed esce.

Poco dopo si sentono voci e risate. Altri uomini entrano nella cella.

Una voce dice:

- Io ho aperto la strada. Potete accomodarvi voi, adesso.

 

 

 

 

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Lawrence gli ha già messo le mani addosso. Owen cerca di difendersi, ma il capitano è un ercole.

- E piantala, lo vuoi anche tu!

Malgrado la sua resistenza, in un attimo Owen si trova steso sulla cuccetta, mentre il capitano cerca di calargli i pantaloni.

 

 

La fine del comandante Caber

 

 

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Che cosa dicano, Herman e Rod non sono in grado di capire, ma che cosa vogliano, quello si capisce in fretta. Si capirebbe anche senza il “Fuck, fuck” detto da uno che evidentemente conosce alcune parole di base dell’inglese (le più utili, insomma).

Herman e Rod sono a torso nudo e due degli uomini gli calano pantaloni e mutande. I prigionieri non oppongono resistenza: sanno benissimo che finirebbero per essere pestati a sangue senza poter evitare la violenza. Le guardie capiscono che i due intendono collaborare e li mettono in posizione: Herman in ginocchio, in modo che possa lavorare con la bocca, e Rod a gambe larghe e chinato in avanti, pronto per essere infilzato.

 

 

 

 

 

Siegmund cerca di sollevarsi, ma prima che sia riuscito a muoversi, Petr lo schiaccia sul letto con il suo peso. Siegmund sente tra le natiche la pressione del cazzo del fabbro. Nessuno lo ha mai preso. Cerca di divincolarsi, ma i pugni lo hanno intontito e qualche cosa in lui cede a questo maschio che lo ha battuto.

Siegmund solleva un po’ la testa e davanti a sé, nel riflesso dello specchio, vede il ghigno trionfante di Petr, il cui corpo preme sul suo.

Il fabbro lo incula con una spinta decisa, forzando l’apertura, e il dolore è tanto violento da accecarlo. Siegmund chiude gli occhi. Non vuole vedere. Petr incomincia a muovere il culo avanti e indietro, affondando il cazzo e poi ritraendolo, in un movimento continuo, che dilata le viscere di Siegmund e accresce il suo dolore. Siegmund non cerca più di resistere: ormai sarebbe inutile. Desidera soltanto che il tormento finisca, ma Petr ha una buona resistenza e va avanti a lungo. Infine viene. Siegmund sente il seme che si rovescia nelle sue viscere.

Petr si stacca. Siegmund rimane immobile. Mentre si riveste, Petr gli dice:

- Bene, stronzo. Adesso hai gustato il cazzo di un vero maschio. Se ne vuoi ancora, hai solo da chiedermelo.

 

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Il sogno di una vita

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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