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   7. 
       Due
  giorni dopo Leo e Jeff vengono trasferiti in un appartamento a La Jolla. Hanno due stanze a disposizione e finalmente anche
  un computer con un collegamento ad Internet.        Trascorrono
  alcuni giorni serenamente, in cui scortano Kurt e fanno un po’ di ronda. La
  situazione sembra tranquilla.       Passano
  molte ore in casa: leggono, guardano la TV, scopano, girano su Internet,
  chattano.       Leo
  chatta su Messenger, con il nickname di BlackLion.
  Quando Jeff gli dice che anche lui chatta, a Leo viene un’idea. Aprono due
  volte Messenger e ci entrano con i rispettivi nickname. Poi incominciano a
  chattare, alternandosi alla tastiera. Leo scrive:       BlackLion: Ciao, grazie per avermi aggiunto alla tua lista.         
  Jeff risponde:         
  JHC: E tu chi sei?       Poi
  guarda quello che scrive Leo e scoppia a ridere:       BlackLion: Un pastore metodista in cerca di anime
  perdute.       JHC:
  Allora hai trovato ciò che cerchi.        BlackLion: Sei un’anima perduta?       JHC:
  Certo, non trovo più la strada di casa: ho bevuto troppo.       Leo
  ci pensa un attimo, poi risponde:       BlackLion: Allora non fai per me.       JHC:
  E perché mai? Non ti occupi di poveri ubriachi?       BlackLion: No, gli ubriachi sono impotenti ed io voglio un’anima
  perduta che abbia un bel cazzo duro.        BlackLion: E perché mai?       JHC:
  Perché me lo metta in culo. Ma devo proprio spiegarti tutto? Non mi dire che
  sei minorenne, non voglio correre rischi, non sono pedofilo.       JHC:
  No, no, sono maggiorenne, ma credevo che tu volessi redimermi.       BlackLion: Dipende, se vai a donne, posso cercare di
  redimerti, dimostrandoti che con un uomo è molto meglio.        JHC:
  Ma sei un pastore!       BlackLion: Certo e ti guido verso nuovi piaceri.         
  Black Lion: Però
  questa volta ho voglia di fare la pecorella. Mi manca solo l’ariete.       Leo
  scrive, ma quando è il turno di Jeff, una mano di Leo si dà da fare con la
  cerniera dei jeans di Jeff, si infila nell’apertura e poi negli slip e Jeff
  si ritrova con la pistola spianata, in posizione di tiro.        JHC:
  Non so se ne ho voglia...        La
  mano di Leo afferra con decisione l’asta tesa. Adesso Leo scrive con una mano
  sola. Lo scambio diventa più lento, ma l’altra mano aiuta Jeff a far passare
  il tempo in attesa di una risposta.       BlackLion: Ma non ne hai proprio voglia neanche un po’?
  Dai, fallo per me, ho tanto bisogno di un bell’ariete.        JHC:
  Va bene, oggi mi sento generoso. Non credo che mi piacerà, ma per farti
  contento.       BlackLion: Grazie! Allora senti, adesso siamo vicini. Io
  ti bacio.       Leo
  volta la testa e bacia Jeff, che risponde:       JHC:
  No, non bacio mai estranei.       BlackLion: Eddai, è una finta,
  non devi mica baciare nessuno. Ti costa tanto immaginartelo?       Leo
  bacia di nuovo Jeff, gli spinge la lingua ben dentro la bocca, la ritira, quando
  la lingua di Jeff si fa avanti, la mordicchia con grande delicatezza. Poi la
  sua lingua accarezza le labbra di Jeff, seguendone il contorno. Jeff rimane
  sorpreso: non gli era mai capitato.       Poi
  Leo si stacca e Jeff replica:       JHC:
  Va bene, fa’ conto che mi hai baciato. Possiamo passare oltre…       BlackLion: Ah, adesso sei impaziente…       JHC:
  Non vorrai mica farmi passare tutta la sera al computer?       Mentre
  Jeff digita, Leo si toglie la maglietta e si sfila i pantaloni. Ora è nudo
  come Adamo (prima del peccato ed anche Leo in effetti non ha ancora concluso
  il suo peccato quotidiano). Jeff deglutisce, pensando che il cazzo di Leo è
  sempre un gran bel cazzo.       Jeff
  scrive ancora:       JHC:
  Beh, conti di farti aspettare a lungo?       Leo
  gli prende la tastiera e risponde:       BlackLion: Io sono pronto, che cosa preferisci, la bocca
  o il culo?       JHC:
  Con uno che non conosco, scelgo la bocca.       Black Lion: Ai tuoi ordini.
  Incomincio a leccarti il cazzo, da sotto a sopra.       Leo
  lascia i comandi, si inginocchia davanti a Jeff e la sua lingua accarezza i
  coglioni (questo però non l’aveva scritto!) e poi risale lentamente lungo
  l’arma.       Jeff
  trattiene il fiato per un momento, poi incomincia a scrivere.       JHC:
  Cazzo, se ci sai fare...       Ma
  Leo non risponde, è troppo indaffarato. Allora Jeff dice:       -
  Ma guarda che stronzo! Stavo chattando con uno e nel bel mezzo di una scena
  erotica mi ha piantato in asso.       Leo
  interrompe solo un momento la sua attività, per rispondere:       -
  Hai ragione, è proprio uno stronzo! Ma magari è occupato. Tu continua a
  scrivere, così quando torna legge quello che ti è venuto in mente.       -
  Buona idea, farò così!       Jeff
  riprende a scrivere, Leo riprende a leccare, ma poi avvolge tutta la cappella
  ed incomincia a succhiarla.       JHC:
  Ora mi stai succhiando il cazzo. Le tue labbra sembrano volerlo ingoiare
  tutto, ingordo che sei, poi lo lasciano andare.       JHC:
  Lo riprendi, succhi di nuovo. Devo riconoscere che ci sai fare…        JHC:
  … o almeno ci metti la buona volontà…       Leo
  non può vedere quello che Jeff scrive. Jeff ridacchia pensando alla faccia di
  Leo quando leggerà. Ma la lingua di Leo si muove rapida, le labbra di Leo gli
  accarezzano la cappella, le mani di Leo gli stanno solleticando i coglioni.
  Jeff sente il piacere che cresce e lo confonde.        JHC:
  Mi abbassi i pantaloni. Le tue mani mi stanno palpando il culo, lo
  artigliano. Ehi, maiale, lascia stare il mio buchetto!        Leo
  non legge e quindi ignora l’avvertimento di Jeff, che si prende ben guardia
  dal tradurlo in parole: quelle dita che scorrono lungo il solco, che
  titillano l’apertura, che, un po’ umide, la stimolano con delicatezza,
  cazzo!, quelle dita sono una meraviglia, che fa il paio con la bocca di Leo.
  Il piacere si espande ancora, è un tempesta lontana che ora si avvicina e
  grava su Jeff, sul punto di scatenarsi.       JHC:
  Le tue mani, la tua bocca, cazzo, cazzo, cazzo…       Il
  piacere è assordante. Jeff fa appena in tempo ad avvertire Leo, che si
  ritira. Il fiotto prorompe. Jeff chiude gli occhi.       Mai
  chiudere gli occhi quando Leo è vicino: il sedicente pastore metodista ne approfitta,
  afferra Jeff per i fianchi e lo trascina a terra. Si sdraia e fa mettere Jeff
  sopra di lui. Gli guida la mano al proprio uccello, teso come una spada.       Jeff
  lo afferra. È piacevole sentire quella carne calda tra le dita. Ma poi ci
  ripensa, scivola indietro con il corpo e prende in bocca il boccone.
  Incomincia a lavorare come Leo ha fatto con lui. È maledettamente piacevole
  sentire tra i denti, tra le labbra, sotto la lingua, quel bell’uccello teso.       Le
  mani di Jeff passano sotto i coglioni di Leo, solleticano un punto dietro lo
  scroto, passano di lato e pizzicano il culo, mentre la bocca lavora ancora la
  forma di pane ormai quasi cotto, scende ad assaporare le due polpette di
  carne che accompagnano il pane, poi risale.       -
  Adesso, Jeff.       Jeff
  toglie la bocca, ma una mano prende il suo posto e Leo viene. Il seme gli si
  allarga sul ventre. Jeff vi passa la punta dell’indice e traccia un arabesco
  sul torace di Leo. Sono segni senza un significato, ma Jeff ha la sensazione
  che vogliano dire qualche cosa, che preferisce non sapere.       Rimangono
  un buon momento così: Leo steso a terra, sorridente; Jeff in ginocchio di
  fianco a lui, che lo guarda, confuso. Poi Leo si rimette al computer:       BlackLion: Che ne dici?       Jeff
  si rialza e si scuote di dosso il torpore che lo avvolge. Si siede di fianco
  a Leo.       JHC:
  Non so, questo sesso virtuale non è il massimo…       BlackLion: Stronzo!       Scoppiano
  a ridere tutti e due, come scemi. Non riescono più a smettere.       Quando
  infine Leo riesce a calmarsi, ritorna alla tastiera.       BlackLion: Hai proprio la faccia come il culo!       Jeff
  vorrebbe replicare, ma Leo non gli lascia il posto ed aggiunge:       BlackLion: Cioè bellissima!       BlackLion: Ma dimmi una cosa, che vuol dire JHC?       JHC:
  Dovresti saperlo, Jeff HardCock, Cazzoduro. Non lo avevi capito? Lo hai verificato!       BlackLion: Ma, se devo dire, mi sembravi piuttosto
  moscio…       Questa
  volta è il turno di Jeff di digitare:       JHC:
  Stronzo!       E
  ridono di nuovo tutti e due.       Jeff
  non sta facendo molti altri progressi nella conoscenza della banda, ma ha già
  parecchi elementi. Il capo è dell’idea di organizzare una retata: ormai
  possono catturare il Piccolo, Fraser e moltissimi uomini. Attraverso il
  Piccolo magari potranno identificare il boss e forse acciuffare anche lui.        Jeff
  non è d’accordo: forse può ancora ottenere altre informazioni, nomi,
  indirizzi di covi. Il capo insiste, ha paura che Jeff venga scoperto o magari
  anche solo ammazzato dai Santos in uno scontro. Ma Jeff dice che per il
  momento tutto sembra tranquillo. La retata è rinviata, ma non di molto.        Jeff
  svolge i suoi compiti, ma nella testa gli pare di avere una grande
  confusione, che ha un nome preciso: Leo.  Leo sembra vivere
  tranquillo. Va a prendere qualche DVD da guardare. Sceglie la trilogia del Signore
  degli anelli. Jeff sorride di fronte a quella scelta: è una lotta del
  bene contro il male. Come tutti i criminali, Leo non si pone dubbi, non si
  chiede da che parte sta lui, nella vita. Si identifica tranquillamente con i
  personaggi buoni, mentre ammazza per soldi.       -
  Allora, ci guardiamo la prima parte?       Jeff
  annuisce. Si siede sul divano, accanto a Leo, che gli passa la mano sulla
  spalla e lo forza ad avvicinarsi. Adesso Jeff si appoggia con la testa contro
  la spalla di Leo. Si sta bene così, maledettamente bene.          
  Alla fine del film, Leo spegne il monitor, poi si volta verso Jeff.         
  - Certo che Aragorn non è malaccio.           
  Leo lo bacia sulla bocca e prosegue:         
  - Ma tu sei molto meglio!      
  Jeff si dice che tra tutte le sue missioni questa è la più piacevole,
  ma non si sente a suo agio. L’uomo che gli sta regalando momenti di piacere
  intensissimo, con cui sta benissimo, è un delinquente, magari un assassino.      
  Eppure questi pensieri non sminuiscono il suo desiderio. Il cazzo,
  essendo per l’appunto una testa di cazzo, va per la sua strada del tutto
  incurante dei pensieri che frullano in testa al suo proprietario
  (proprietario? In momenti come questo, sarebbe da vedere chi comanda e chi
  obbedisce). E Leo ha buon gioco.      
  Leo lo sta spogliando, Leo non chiede più. E perché mai dovrebbe
  chiedere? Leo capisce benissimo che Jeff è sempre disponibile nei suoi
  confronti.      
  Leo lo ha steso sul divano ed adesso è su di lui. A Jeff piace quando
  Leo è steso su di lui ed il suo peso lo schiaccia. Leo non è grasso, ma è
  alto ed ha una massa di muscoli di tutto rispetto, per cui ha un peso
  notevole.      
  Leo lo bacia. Gli bacia la bocca, ogni angolo della faccia, il collo.
  Poi passa al torace ed alterna piccoli morsi e carezze con la lingua, mentre
  le sue mani accarezzano le guance di Jeff, gli stringono il naso - ma che
  cazzo fa? -, gli tirano le orecchie, gli scivolano tra i capelli, gli
  grattano la barba, gli schiacciano la testa contro il cuscino, lo
  schiaffeggiano delicatamente. Che mani indiscrete e dispettose! Che belle
  mani!       
  Ma c’è sempre la bocca, già, la bocca. Quella è come le mani, non puoi
  mai sapere che cosa combina. Morde, lecca, succhia, solletica.      
  Infine Leo abbandona la presa. Guarda Jeff, lo solleva e lo porta sul
  letto. Lo posa (o lo getta) sul lenzuolo e si stende di fianco, a gambe
  allargate, offrendogli il culo.         
  - Vediamo che sai fare con la bacchetta magica, Gandalf!         
  La bacchetta magica di Jeff è perfettamente pronta, come sempre quando
  Leo lo stuzzica.          
  - Bacchetta? Ma questo è il palo di un orco!         
  Jeff scherza, ma la vista del culo di Leo gli secca la gola.          
  - Il palo di un orco? Capisco perché gli orchi perdono sempre… Ahi!     
  Jeff non risponde: ha la bocca piena. Mentre Leo parlava ha affondato
  i denti nella natica destra, lasciando un bel segno rosso. Poi ripete
  l’operazione a sinistra, ma Leo mugola appena. Jeff non si ferma, gli piace
  la sensazione della carne di Leo tra i denti. Morde più e più volte, mentre
  le sue dita pizzicano ed afferrano. Il culo di Leo si riempie di segni rossi,
  che scompaiono presto e vengono sostituiti da altri.      
  Jeff stacca la bocca, guarda quel culo che le sue mani stringono
  ancora, che ora accarezzano dolcemente. Jeff guarda la schiena di Leo, il
  viso di Leo, voltato di lato, il sorriso di Leo. Jeff ha paura, nonostante il
  desiderio che avvampa. Versa un po’ di saliva sul buco che tra poco forzerà,
  inumidisce bene e prepara l’ingresso con un dito, ma ha una gran confusione in
  testa. Si alza, prende dal comodino un preservativo, se lo infila.       
  Vorrebbe cancellare i pensieri che gli svolazzano in testa, stupidi
  pipistrelli fastidiosi, ma non può, nemmeno ora che tutto il suo corpo arde.
  Si stende su Leo, gli accarezza la testa, avvicina l’arma all’apertura e con
  lentezza entra. Cazzo! È così bello, è così meravigliosamente bello, non ha
  mai provato niente di simile, non è mai stato così bello entrare in un bel
  culo caldo, che accoglie il suo uccello. E dire che Jeff ne ha provati di
  culi, di ogni tipo, ma questo, questa carne che cede alla pressione del suo
  cazzo e delle sue dita, questo è il culo di Leo ed è lì il problema: Leo è un
  suo avversario, anche se non lo sa, ma, se lo sapesse, probabilmente gli
  sparerebbe in questo momento, invece di aprirgli le chiappe.      
  Ma è bello questo culo, è caldo, è forte, è un piacere avanzare dentro
  questo culo, martoriarlo con le dita. Ed è un piacere anche baciare la nuca
  di Leo, mordicchiargli un orecchio, accarezzargli la testa.      
  La bacchetta magica sta svolgendo la sua magia, Leo mugola, Jeff si
  abbandona al piacere che sale e che costringe i pensieri a farsi da parte, a
  nascondersi in un angolo, da cui torneranno fuori tra poco, quando Jeff
  riscenderà sulla terra dopo essere salito in cielo, ma per il momento no, per
  il momento i pensieri se ne stanno acquattati, è troppo bello stare così,
  spingere, battere come il martello sull’incudine, senza pietà, ad un ritmo
  crescente, che è il ritmo del piacere che avvolge ed infine travolge Jeff,
  trascinandolo in alto, oltre le stelle.      
  Jeff è steso su Leo, gli occhi chiusi. Non pensa, i pensieri non sono
  ancora tornati. Lentamente si gira su un lato, guidando Leo a fare
  altrettanto, e la sua mano raggiunge la grande asta tesa di Leo. Jeff si dice
  che sarebbe magnifico sentirla in culo, ma non è possibile, non con Leo, non
  con un delinquente, non con quest’uomo che lo attrae troppo. Jeff accarezza
  l’arma, calda e forte, ne assapora il volume e la consistenza. La sua mano
  lavora esperta, scivola dai coglioni alla cappella, afferra con forza, sfiora
  appena.     
   Poi Jeff inumidisce il palmo e
  avvolge la cappella, facendo gemere Leo. E infine la sua mano stringe e si
  muove attorno all’asta, con un movimento continuo, finché il gemito di Leo
  non diventa più forte.     
  E solo quando Jeff esce da Leo e si stende sul letto, quando chiude
  gli occhi e lentamente riprende a respirare, solo allora i pensieri
  ritornano.        Si
  sta lasciando coinvolgere troppo da Leo. Gli piace, sta bene con lui, troppo.
  Non scopano solo. Non va bene.      
  Se gli fosse capitato con un uomo conosciuto in qualche locale, Jeff
  sarebbe comunque spaventato, ma potrebbe accettarlo. Una cotta più forte,
  niente di terribile. Ma non per Leo. Leo è un criminale. Jeff non può
  lasciarsi coinvolgere fino a questo punto.  | 
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