6.

      Il giorno seguente si alzano tardi. Il lavoro con gli Amici assomiglia ai turni dei medici in ospedale: ognuno è impegnato per un certo numero di ore, in operazioni di controllo; poi ci sono le volte in cui si è liberi, ma bisogna essere reperibili per eventuali emergenze; ed infine ci sono davvero le giornate di libertà, ma sono poche, Leo glielo chiarisce subito, perché per il momento è ancora in corso la guerra, per cui loro non possono andare in licenza. Quando sarà finita, vita! Magari qualche giorno al Gran Canyon o almeno surf a Bird Rock. Jeff non è bravo con il surf ed in ogni caso quando finirà la guerra Leo sarà in galera (che peccato!) e Jeff se la dovrà spassare da solo. Oppure Jeff sarà sotto terra (o in fondo alla baia, con un peso legato ai piedi) e Leo magari in libertà oppure morto in uno scontro. Perché la guerra che sta combattendo Jeff, non è la stessa che sta combattendo Leo. O, meglio: è la stessa, ma su due fronti opposti, per cui se Jeff vince, Leo perde.

         Oggi sono di turno da mezzogiorno fino a sera. La giornata è tranquilla.

         Quando smontano, vanno a mangiare in un ristorante cinese. Jeff ironizza:

      - Vedi che non porto solo rogne? Anche oggi non è successo niente, nessuna sparatoria, nessun pericolo.

      Leo lo guarda di traverso, mentre mastica un involtino primavera.

      - In primo luogo non è ancora detto, sono appena le nove di sera. E poi mi sembra che il primo giorno, e soprattutto la prima notte, sia stato più che sufficiente per la settimana.

      Jeff ride. Si sta chiedendo un’altra cosa: se dopo cena faranno un tris, in fondo non c’è il due senza il tre, l’ha detto anche Fraser l’altro giorno, no?

      Le cose vanno in un modo un po’ diverso. Leo si sta dando da fare con un pollo all’ananas, Jeff con un’anatra laccata, quando il telefono di Leo squilla.  

      Leo prende il cellulare, guarda il nome di chi chiama ed aggrotta la fronte. Risponde:

      - Sì, capo?

      Leo è molto concentrato. Si tratta di Fraser o del Piccolo? Stando a quanto ha detto Leo, non può essere il boss, Leo non gli ha mai parlato. Freddie neppure, Leo non lo chiama capo. Quindi o Fraser o il Piccolo. Meglio il Piccolo, Jeff vorrebbe conoscerlo, per raccogliere altre informazioni.

      - No, siamo a tavola, al ristorante cinese.

      In quel momento Leo alza lo sguardo su Jeff e gli sorride. Leo ha un sorriso splendido (Jeff ha l’impressione di averlo già pensato, ma ha anche la sensazione che quando si tratta di Leo, i suoi pensieri siano sempre meno lucidi e questo è un casino).

      - Sì, capo, certo.

      C’è una pausa e mentre Leo guarda Jeff, il sorriso sparisce. Jeff si rende conto che stanno parlando di lui e l’idea non gli garba. Ma non è quello che teme.

      - Glielo chiedo, capo.

      C’è ancora una pausa, poi dall’altra parte riattaccano.

      Leo si passa una mano sul mento, un po’ perplesso.

      - Senti, Jeff, era il Piccolo. Devo andare da lui. E vorrebbe che venissi anche tu. Gli hanno parlato di te.

      Questa Jeff non se l’aspettava.

      - Non è una faccenda di lavoro, vero?

      Leo scuote la testa…      

      - No… o forse sì, ma è una prestazione extra.

      Leo non sorride alla propria battuta. Jeff neppure.

      - Vuole fare una cosa a tre?

      Leo scrolla le spalle.

      - A quattro, cinque, sei, Dio solo lo sa. È uno a cui piacciono le ammucchiate. Jeff, mi rompe dirtelo, non sono tagliato per la parte del ruffiano, ma sarebbe meglio che tu venissi, meglio per te.

      Jeff ha tutte le intenzioni di andare: vuole conoscere tutti i capi della banda ed i luoghi in cui si nascondono: se il Piccolo è il numero due, ci va di corsa. Ma si finge esitante, per non insospettire Leo.

      - Corro qualche rischio se non vengo?

      Leo si morde il labbro superiore. Poi risponde:

      - Tu hai la stima di Fraser, ma, Jeff… sto dicendo più di quello che dovrei… ho l’impressione che la posizione di Fraser nell’associazione non sia più così sicura. È vero che è ancora un capo, ma il Piccolo lo vede come il fumo negli occhi. E il Piccolo è più potente. Ed è maledettamente pericoloso.

      - E allora?

      - Meglio non mettersi contro il Piccolo. Non puoi contare troppo sulla protezione di Fraser. Non voglio dire che tu rischi la pelle se rifiuti, ma… forse anche questo. Ci sono incarichi molto pericolosi, al limite del suicidio, e potresti trovarti a svolgere sempre quelli. Il Piccolo non è… come dire… non è uno che accetti rifiuti.

      Jeff non si perde una sillaba. È strano che Leo si confidi così, deve avere molta fiducia in lui. Anche lui ha fiducia in Leo e questo è davvero assurdo: almeno Leo pensa che lui sia un criminale, quindi è convinto di essere sulla stessa barca di Jeff, ma Jeff sa benissimo che sono su due sponde opposte. Anche questo Jeff l’ha già pensato, ma è così difficile ficcarselo in testa: ciò che con tutti gli altri è ben chiaro in ogni secondo, con Leo sembra diventare maledettamente confuso.

      - Ho capito, non ho molta scelta. Senti, Leo, posso benissimo venire anch’io, non è che scopare in gruppo mi crei problemi. Ma non ho nessuna voglia di dargli il culo solo perché lui è il capo.

      Se occorre, Jeff può farlo benissimo, con il preservativo: non sarà un rapporto di quel genere che gli darà la sensazione di abbandonarsi, di non controllare più la situazione. Ma l’idea non gli piace e comunque vuole sondare il terreno, capire meglio quello che lo aspetta.

      - No, non c’è problema, Jeff. Il Piccolo è passivo nel midollo e quanto agli altri, sono lì perché il Piccolo lo vuole, non per divertirsi.

      Jeff annuisce. Finge di essere ancora un po’ riluttante.

      - Io uso il preservativo, se questo…

      Leo lo interrompe.

      - Non c’è problema. Anch’io.

      - Va bene. Passiamo in albergo, mi faccio la doccia e…

      Leo sorride:

      - No, no, no. Niente doccia. A parte il fatto che al Piccolo non va di aspettare, gli piacciono i veri uomini, che sanno di sudore e che non si lavano tanto. Andiamo.

      - Fammi solo pisciare. Faccio un salto al cesso ed arrivo.

      - No, meglio di no. Al Piccolo piace bere piscio.

      Leo sorride mentre si alza, lasciando sul tavolo una buona metà della sua cena. Jeff lo imita. È perplesso.

      Quando salgono in auto, si rivolge a Leo:

      - Senti, Leo, non capisco. Ne abbiamo già parlato ieri sera, stamattina, se preferisci, ma questo mi sembra troppo. Una banda non è una sezione del movimento per i diritti dei gay. Com’è possibile che tutti accettino questa situazione? Finora nel nostro ambiente ho sempre trovato un sacco di pregiudizi, guai a dire che sei frocio, ti spaccano la faccia. E tu mi vieni a dire che il Piccolo beve il piscio dei suoi uomini e tutti gli ubbidiscono?

      - Jeff, il Piccolo sta in alto, molto in alto. Non gli si può disubbidire. E non conviene parlare male di lui. È vendicativo.

      Leo guarda Jeff ed aggiunge:

         - Ti dà fastidio l’idea di pisciargli addosso?

      A Jeff non dà nessun fastidio, l’ha fatto alcune volte con altri, è stato anche piacevole, gli piace provare cose diverse, ha fatto di peggio. Non è quello il problema.

      - No, ognuno ha i suoi gusti, va benissimo. Mi disorienta un po’ la situazione.

      Poi fissa Leo e le parole gli salgono alle labbra senza che se ne renda conto:

      - E a te che piace davvero fare?

      Perché cazzo glielo ha chiesto, Jeff non saprebbe dire. Che cazzo c’entra? Leo lo guarda fisso, sorridendo:

      - Con te direi qualsiasi cosa.

      Sono nel parcheggio, Leo non ha ancora messo in moto e Jeff si chiede se non voglia baciarlo. L’idea lo turba e soprattutto lo turba la coscienza di desiderarlo. Allora si rifugia nell’ironia:

      - Qualsiasi cosa? È una dichiarazione alquanto impegnativa. Ci conosciamo da tre giorni… Attento, potrei metterti alla prova.

      Leo non sorride più, ora.

      - Non chiedo di meglio, Jeff.

      E questa volta Jeff non ha più parole. Vorrebbe baciare Leo, ma si trattiene. Gli sembra che gli manchi il fiato. Tre giorni fa non sapeva nemmeno dell’esistenza di Leo, che cazzo sta succedendo? Che cazzo gli sta succedendo?

      Jeff volta la faccia e guarda davanti, biascicando:

        - Dai, non facciamo aspettare il capo.

        Leo mette in moto l’auto.

      C’è un buon momento di silenzio.

      Poi Leo avverte Jeff:

      - Ascoltami bene: finché non siamo in camera, il Piccolo è un capo: massimo rispetto, chiamalo capo, non Piccolo, anche se qualcun altro lo fa. Non ti prendere nessuna confidenza con lui: tu sei l’ultimo arrivato, per di più un protetto di Fraser e… diciamo che non hai fatto un favore al Piccolo liberando Fraser. Dopo, quando saremo in camera o dove si svolgerà il gioco, tu guarda che cosa facciamo noi e se lui vuole qualche cosa di diverso, te lo dirà. Quando è finita, ricordati che quello che è successo non cambia niente. Sempre un capo è. Non accetta che i suoi uomini gli manchino di rispetto o anche solo dimostrino troppa familiarità. Ci terrà a farti capire che tu per lui eri una merda prima e lo sei pure dopo, anche se gli hai pisciato addosso. Chiaro?

      Jeff annuisce.

      - Chiaro! Posso dire che il Piccolo mi sembra un bel…

      Jeff si interrompe, preferisce non lasciarsi andare ad affermazioni che potrebbero costargli care.

      La risposta di Leo è chiarissima:

      - A me puoi dirlo, Jeff. Ma solo a me. Assolutamente a nessun altro, se non hai fretta di morire. Mi hai capito?

      Jeff ha capito benissimo. E ha capito anche che Leo ha corso un rischio avvisandolo: perché il Piccolo non sarebbe contento di sapere ciò che Leo dice di lui. Ma non sarà certo Jeff a tradire Leo.

      - Grazie, Leo.

      Mentre mormora queste parole, Jeff pensa che lui tradirà davvero Leo, lo sta già facendo, rivelando i nomi dei componenti della banda. Che cos’ha sulle spalle Leo? Ha commesso omicidi? Rischia una condanna a morte, una volta che Jeff l’avrà fatto arrestare? L’idea è angosciosa. Questa cotta che si è preso per Leo è davvero un bel casino. Perché di una cosa Jeff è certo: lui si è preso una cotta per Leo. In tre giorni, una cotta così è un record, e per di più per un criminale. Merda!

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      Il Piccolo abita in una villa molto grande, a Paradise Hills, un sobborgo residenziale di San Diego. Jeff si imprime in testa il percorso seguito. È un bel colpo di fortuna: ha identificato il numero due e la sua abitazione. Vero è che non ha nessuna prova nei suoi confronti, salvo le parole di Leo, ma è un buon inizio.

      La villa è circondata da un muro, che delimita un grande parco. La guardia all’ingresso conosce Leo e li fa entrare subito. Leo parcheggia di fianco alla casa. Dall’altra parte della villa Jeff ha visto una grande piscina.

      Anche la guardia alla porta d’ingresso li fa passare senza nessun controllo.

      Dall’ingresso accedono ad un’ampia sala. Jeff dà un’occhiata all’arredamento: pavimento in cotto toscano, due colonne di marmo che inquadrano una nicchia, diversi specchi con pesanti cornici dorate, divani e poltrone in pelle di zebra. Non si può certo dire che il Piccolo brilli per il buon gusto: tutto è evidentemente molto costoso, di un lusso ostentato e pesante che non ha niente a che fare con l’eleganza.

      Nella stanza ci sono già altri due tizi, una specie di grosso gorilla sui cinquanta, con i capelli e la barba grigi, ed un uomo più giovane, più o meno dell’età di Jeff. Il Piccolo arriva poco dopo e lancia un’occhiata ai quattro uomini, soffermandosi poi su Jeff.

      Jeff lo guarda, per imprimersene bene i tratti nella mente. È molto giovane, davvero troppo per essere uno dei capi di una potente banda criminale. Eppure è il numero due, Leo non gli ha di certo mentito. Per un attimo Jeff si chiede come fa ad esserne così sicuro, perché dà per scontato che Leo sia perfettamente informato. Si risponde che adesso non ha importanza, è meglio che si concentri sulla situazione.

      Il Piccolo porta barba e capelli cortissimi. Sono scuri, ma gli velano appena la pelle. È un bell’uomo, anche se non è esattamente il tipo per cui Jeff va pazzo. Indossa pantaloni neri ed una camicia a disegni, piuttosto vistosa.

      Nello sguardo del Piccolo ora è evidente il disprezzo. Scuote la testa e dice:

      - Così tu sei Jeff, quello nuovo, quello che ha fatto scappare Fraser.

      - Diciamo che eravamo nello stesso furgone e quindi siamo scappati insieme.

      Jeff procede con cautela, visto che tra il Piccolo e Fraser non corre buon sangue, sempre in base a quello che dice Leo.

      Il Piccolo scuote la testa:

      - Hai fatto una cazzata.

      - Senti, di passare il resto dei miei giorni in galera         o magari di finire sul lettino con l’ago nel braccio non avevo proprio voglia.

      Il Piccolo scuote le spalle.

      - Sei una testa di cazzo, ma non sei male, come mi avevano riferito.

      Jeff non replica, non è proprio il caso. Il Piccolo gli sta sul culo alla decima potenza, ma è il capo. Se Jeff fosse entrato nella banda per una scelta personale, lo manderebbe a quel paese e se ne andrebbe. Ma non è qui per divertimento, ha un compito molto preciso ed intende portarlo a termine.

      Visto che Jeff non replica, il Piccolo ritiene di aver chiarito a sufficienza i ruoli e si rivolge agli altri:

      - Scendiamo, ragazzi.

      Le scale portano in un vasto locale sotterraneo. Su un lato ci sono un grande letto, alcuni tappeti e molti cuscini, mentre il resto della stanza è spoglio.

Su un mobiletto basso, è in bella mostra una ciotola con parecchi preservativi: una conferma di quanto Leo ha detto. Ad una parete Jeff nota alcune fruste: di questo invece Leo non ha parlato, si vedrà se serviranno.     

      Il Piccolo si rivolge a Jeff:

      - Spogliati.

      Jeff spera che Leo non gli abbia nascosto qualche elemento, che magari non conosce neanche lui. Di nuovo si stupisce della fiducia che ha in Leo. Non gli passa per la testa che quel criminale possa mentirgli.

      Jeff incomincia a spogliarsi, mentre gli altri lo guardano. Leo riprende a fischiettare la musica dello spogliarello di “Nove settimane e mezzo” e questo rassicura Jeff. C’è anche Leo ed in qualche modo questo gli sembra una garanzia. Jeff si dice che è messo ben male, se è la presenza di un delinquente a tranquillizzarlo.

      Quando Jeff è nudo, il Piccolo annuisce.

      - Un bel maialino tutto nudo. È quello che ci vuole.

      Il Piccolo si sbottona la camicia e se la sfila. Leo non fischietta. Sotto la camicia il Piccolo sembra indossare una canottiera nera, con larghe spalline, ma quando si toglie i mocassini ed i pantaloni, Jeff vede che si tratta di una guaina, una specie di body nero.

      Il Piccolo ha diversi tatuaggi: uno sull’avambraccio, con una scritta; uno sulla spalla, che rappresenta una rosa dei venti; un terzo sul torace, che si vede solo in parte e Jeff non riesce a decifrare.

      - Bene, vediamo se questo maialino ha voglia di pisciare. Intanto voi spogliatevi.

      Il Piccolo non si è nemmeno voltato verso gli altri uomini, che immediatamente incominciano a togliersi gli abiti. Sì, come diceva Leo, è il Piccolo a dare ordini. Leo però non si spoglia, evidentemente l’ordine non era per lui.

      Il maialino in questione in effetti ha voglia di pisciare, ne aveva bisogno già prima di partire dal ristorante. Il Piccolo si stende per terra e fa’ segno a Jeff di avvicinarsi. Ora il maialino è di fianco al capo, un po’ incerto, ma il Piccolo lo guida e gli fa poggiare un piede sul proprio pacco.

      - Comincia, porcellino, sulla bocca.

     Jeff prende la mira ed il getto prorompe. Non centra subito la bocca (con la pistola Jeff è più bravo), ma, dopo un getto sul mento, corregge il tiro.

      Il Piccolo tiene la bocca chiusa (in quella posizione bere non sarebbe facile), ma ogni tanto si passa la lingua sulle labbra, per assaporare. Il piede di Jeff si muove un po’ e dentro la guaina c’è un movimento ed un’espansione. Jeff è soddisfatto. Con uno come il Piccolo la cosa più piacevole che si possa fare è proprio pisciargli addosso - oddio, anche pigliarlo a calci nei coglioni non sarebbe male ed a pensarci, ci sono diverse altre possibilità…

      Quando Jeff ha finito, il Piccolo si rivolge agli altri due uomini.

      - Ronald, qui; Bobby, qui.

      Indica il torace ed il ventre. I due ubbidiscono. Il gorilla ha un cazzo da cavallo, l’altro è nella media. Svolgono con cura il loro compito, inondando il Piccolo.

      Poi questi gli ordina di spogliarsi e si mette in ginocchio. Fa cenno a Leo, che si avvicina e tira fuori l’uccello - sempre una bella vista, pensa Jeff. Il Piccolo apre la bocca e la grande bevuta incomincia. Leo passa una mano dietro la nuca del Piccolo, in modo che non possa muovere la testa. Il Piccolo non gli ha detto niente, ma evidentemente Leo sa che cosa deve fare.

      Il Piccolo beve fino all’ultima goccia, poi incomincia a succhiare il rubinetto da cui si è dissetato. Leo si sfila la camicia e gli altri due si dispongono in cerchio intorno al Piccolo, lasciando un posto libero per Jeff, che si inserisce. Ora sono in tre nudi, Leo ha ancora addosso i pantaloni, aperti, e il Piccolo la guaina.

      Quando Leo ce l’ha bello duro, il Piccolo si alza. Allora Leo gli molla una spinta, mandandolo addosso a Ronald. Questi gli stringe il culo e poi lo spinge contro Bobby, che lo rimanda a Leo, mollandogli una sonora pacca sul culo. Leo afferra la guaina e ne strappa la parte superiore, scoprendo il torace del Piccolo, poi gli molla un’altra spinta, mandandolo verso Ronald. Il Piccolo però si inclina da un lato e Ronald non riesce ad afferrarlo. Il Piccolo finisce a terra.

      Non si è fatto niente, ma si rialza furente.

      - Mi spiace, capo, io…

     Il ceffone è tremendo. Ronald incassa senza battere ciglio. Dal naso gli cola un po’ di sangue, ma non fa neppure il gesto di asciugarsi.

     Il Piccolo è ancora furibondo, ma Leo, che intanto si è tolto i pantaloni, si avvicina da dietro, lo afferra per il culo, appoggia contro il solco il suo bell’uccello, gli passa le mani davanti, strappa ancora di più la guaina e poi lo spinge verso Jeff.

        Jeff lo afferra, lacera ancora la guaina e spinge il Piccolo verso Bobby, che lo solleva dal suolo, dicendo:

         - Questo porco ha bisogno di uno spiedo.

      Fa scivolare il Piccolo contro il proprio corpo, fino a che questi può sentire l’uccello che gli preme sul culo, poi lo rimanda a Leo. Questi mette la sua mano sul pacco e ridacchia.

      - Qui c’è uno spiedo, ma io ne ho uno più grosso, per questo maialino è più adatto. Adesso gli faccio provare.

      Leo volta il Piccolo, lo cinge con un braccio in modo che poggi contro di lui ed allarga lo strappo della guaina fino al pacco. Poi fa nuovamente girare il Piccolo e gli strappa la guaina da dietro.

      Leo spinge il Piccolo verso Jeff, che prende l’iniziativa e prosegue a lacerare la guaina. Ormai è uno straccio, i due pezzi sono uniti sono al fondo, ma ci pensa Ronald a strapparli. Bobby fa scivolare quel che rimane della guaina a terra.

      Il Piccolo è nudo, l’uccello in tiro. Jeff deve riconoscere che non è niente male, anche se questo tizio gli dà il voltastomaco. Comunque Jeff sta lavorando, per cui i suoi gusti personali non contano un cazzo. Certo che quando il capo l’ha mandato in missione tra gli Amici, non deve aver previsto queste prestazioni. Neanche Jeff, a dire la verità: è la prima volta che gli capita.

      Il movimento diventa più veloce, gli uomini spingono il Piccolo da una parte e dall’altra, ma Jeff si rende conto che in realtà Bobby e Ronald lo mandano sempre verso Leo e si adegua. E alla fine Leo dice:

      - Il maialino lo abbiamo preparato, adesso è ora di infilzarlo sullo spiedo.

      Leo nel frattempo ha spinto a terra il Piccolo, che si è messo a quattro zampe. Poi Leo gli si è seduto sopra a cavalcioni e gli sta menando vigorose pacche sul culo.

      - Avanti, maialino, portami in giro.

      Ma il maialino sembra pigro, non si muove, benché il suo culo si stia arrossando.

      Allora Leo smonta e prende il Piccolo sotto un’ascella, Bobby gli afferra una caviglia e Ronald e Jeff si mettono dall’altra parte. Jeff non sa bene che cosa fare, ma imita quello che fanno gli altri.

      Sollevano di peso il Piccolo e lo portano su un largo ripiano di legno. Il Piccolo si rimette a quattro zampe, ma ora bocca e culo sono in alto, più comodamente raggiungibili.

      - Avanti, infilziamo il maialino e cuociamolo lentamente allo spiedo.

        Ronald va a prendere dalla ciotola un preservativo e lo passa a Leo, che se lo infila. Jeff lo guarda e si dice che Leo ha proprio un gran bel cazzo, ma questo non è un pensiero professionale (comunque è il parere di uno che se ne intende).

       Leo si è messo dietro il Piccolo, gli divarica bene le natiche con le mani ed avvicina la punta dell’uccello al buco, finché non preme contro l’ingresso. Intanto Ronald si è messo davanti al Piccolo e sta avvicinando la sua picca, perfettamente pronta, alla bocca del capo.

       Leo e Ronald si guardano un momento, poi, ad un cenno di Leo, entrambi avanzano, spingendo i loro spiedi nel corpo del maialino, che sussulta.

       Ronald gli mette una mano dietro la nuca, bloccandolo, ed incomincia una decisa azione offensiva, avanzando nel territorio nemico molto in profondità (a tratti sembra che il Piccolo faccia fatica a respirare), poi ritraendosi, per avanzare nuovamente, in modo molto deciso. Il Piccolo non collabora, subisce: Jeff pensa che quest’uomo si fa fottere in bocca da uno dei suoi uomini ed in culo da un altro. Ma come fanno ad obbedirgli ancora?

       Ronald e Leo lavorano a lungo. A Jeff non spiace vedere Leo al lavoro, è un bello spettacolo. Leo è molto concentrato in quello che fa, sembra non badare a Jeff.  

           Poi Ronald molla la testa del Piccolo e dice:

           - Ora lo shampoo.

       Jeff non capisce l’osservazione, ma Ronald ritrae completamente l’arma, il Piccolo china la testa e Ronald inonda i capelli del suo seme.

           Non è il massimo della sicurezza, si dice Jeff, ma non è il caso di fare osservazioni.

       Bobby dà il cambio a Ronald e lavora allo stesso modo. Jeff è un po’ a disagio, perché non sa bene quale sarà il suo ruolo. Leo sembra ignorarlo e prosegue con la sua attività.

          Dopo un po’ Leo ridacchia e dice:

          - Ora che qualcun altro si metta a girare lo spiedo per cuocere bene il maialino.

      Le sue spinte diventano molto violente, tanto che il Piccolo forse cadrebbe in avanti, se le possibilità di movimento non fossero limitate dal palo che gli si infila in bocca.

      Leo si ritira e fa un cenno a Jeff. Ronald gli sta già porgendo il preservativo. Jeff se lo mette e poi infilza quel bel culo (questo bisogna riconoscerlo: il Piccolo è un figlio di puttana, ma ha proprio un bel culo) che ha davanti. Leo annuisce a Jeff, poi si toglie il preservativo e lo rovescia sulla testa del Piccolo, spargendogli lo sborro tra i capelli.

      Jeff lavora con solerzia, ma pochi minuti dopo Bobby completa la sua opera, come ha fatto Ronald. Jeff non sa bene che cosa deve fare: guarda Leo, che gli fa cenno di continuare.  

          Leo passa davanti al Piccolo.

          - Questo bel maialino è quasi cotto a dovere. Ben condito, ben cucinato, sarà una delizia.

          Poi dà due buffetti al Piccolo.

          - Soddisfatto della cucina?

          Il Piccolo annuisce.

          - Forza con questo spiedo!

          Mentre dice queste parole, Leo fa cenno a Jeff di accelerare.

          Jeff esegue, imprimendo maggiore forza alle sue spinte, e sente che il piacere sale e si dilata, fino ad esplodere.

      Jeff pensa che non è stato male, anche se non è certo come quando scopa con Leo, poi pensa che con Leo ha scopato due sere in tutta la sua vita e si chiede ancora una volta che cazzo sta succedendogli.

      Jeff si ritira, Leo gli indica il preservativo e poi accenna alla testa del Piccolo. Anche Jeff sparge il suo contributo tra i capelli del capo.

      Poi tutti e quattro lo afferrano e lo stendono a terra, a pancia in su. Leo gli mette un piede sull’uccello, duro e teso, ed incomincia a sfregarlo ben bene. Bobby, Ronald e poi anche Jeff forniscono un ulteriore contributo di piscio.

     Solo adesso Jeff nota che i tatuaggi del Piccolo sono in parte scomparsi, il piscio li ha cancellati. Non erano tatuaggi, evidentemente: probabilmente disegni tracciati con l’inchiostro. Il Piccolo si diverte a recitare la parte del duro?

      Il Piccolo stringe i denti, si inarca e poi emette un gemito. Il fiotto prorompe e gli si sparge sul ventre.

      Leo muove ancora un po’ il piede, più delicatamente, poi lo toglie. Il Piccolo si alza. Non dice niente e scompare da una porta laterale.

      Leo, Ronald e Bobby, seguiti da Jeff, passano in un altro locale, dove ci sono due docce. Si danno una lavata (e Leo ne approfitta per pizzicare il culo di Jeff). Poi ritornano nella stanza, si rivestono e risalgono.

      Al piano superiore si siedono in salotto e rimangono in attesa. Parlano poco, c’è un breve scambio di battute sugli avvenimenti degli ultimi giorni, ma a bassa voce. Poi rimangono seduti a guardarsi, in silenzio, finché qualcuno non dice ancora qualche cosa. Nessuno sembra a proprio agio, ma Leo sorride più volte a Jeff.

      Il Piccolo arriva una buona ora dopo. Tutti si alzano. Il Piccolo li guarda, senza dire niente, un ghigno strafottente stampato in faccia. Jeff lo prenderebbe a schiaffi volentieri, ma cerca di assumere la stessa espressione deferente degli altri.

      Il Piccolo si rivolge a Ronald e gli dice.

      - Ronald, tu domani passi la giornata in perlustrazione a Grantville. Da solo.

      Ronald non dice nulla, ma si morde il labbro inferiore.

      Il Piccolo esce dalla stanza senza salutare. A questo punto possono andare. Raggiungono le auto e se ne vanno.

      Jeff rimane silenzioso. Preferisce che sia Leo a parlare.

      Leo commenta:

      - Grantville, l’unico quartiere ancora saldamente in mano a los Santos. Merda!

      Poi si rivolge a Jeff.

      - Allora, che ne dici della serata?

      Jeff alza le spalle. Non è stato niente di speciale. Ha già fatto altre volte cose di questo genere, ne farà ancora, se non muore presto. Per quanto riguarda il sesso, ha provato di tutto nella sua vita, almeno tutto quello per cui aveva un po’ di curiosità o di interesse.

     Senza il Piccolo una serata così potrebbe essere piacevole, ma avere quello tra i coglioni non è certo il massimo. Comunque il tutto è stato come bere un bicchiere d’acqua fresca: l’unico elemento che davvero suscitava qualche emozione in Jeff era la presenza di Leo. E questo fatto non gli va molto a genio. Leo gli piace troppo. Non va bene. Ma passerà, Jeff si dice che passerà. Le sue cotte non durano mai a lungo.

      Jeff guarda Leo e sorride.

      - Secondo me, il Piccolo ha un debole per te.

      Leo alza le spalle.

      - Che ci posso fare? Sono irresistibile…

      - No, secondo me la spiegazione è un’altra.

      - E cioè?

      Jeff finge di cercare le parole:

      - Come dire… è che… in fondo siete molti simili.

      Leo lo guarda, inarcando le sopracciglia.

      - Jeff, non so se te l’ha mai detto nessuno…

      - Che cosa?

      - … ma in ogni caso è ora che qualcuno lo faccia…

      - Sì?

      - Sei proprio un figlio di buona donna.

 

 

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