Acqua

In un sito in cui il corpo maschile occupa una posizione centrale, non possono mancare gallerie dedicate all’acqua, al bagnarsi, alla doccia. Ce ne sono molte.

Anche in diversi racconti ci sono scene in cui l’acqua svolge un ruolo importante.

 

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La doccia

Legò il cavallo a un albero e scese verso la pozza, incuneandosi tra due rocce che bloccavano quasi completamente il passaggio: in breve arrivò in vista dello specchio d’acqua. Aveva un colore intensissimo, un azzurro quasi blu, che contrastava con il rosso della roccia. Sulle pareti circostanti, dove l’acqua, nei periodi di piena, aveva eroso la roccia, correva una striscia più chiara, appena rosata. Dal lato in cui si trovava Max, il terreno era quasi in piano, ma gran parte della pozza era circondata da una parete verticale, alta almeno cinquanta piedi.

 

 

 

 

 

 

 

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Sono immobili e muti, uno di fronte all’altro, il cacciatore di taglie vestito e armato ed il bandito nudo ed inerme. Come fossero vittime di qualche stregoneria indiana.

- Sparami, stronzo.

Le parole spezzano l’incanto. Dave annuisce e butta il fucile a terra, sotto lo sguardo allibito di Chris. Poi dice:

- Fa un caldo fottuto, mi faccio anch’io un bagno.

Si spoglia, fottendosene alla grande se il cazzo è ancora mezzo teso e Martens lo può vedere. Entra in acqua, senza preoccuparsi di quello che farà Martens. Perché gli ha letto negli occhi che quest’uomo non gli sparerà mai.

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Maximilien prese un altro sentiero, senza dire nulla, e in pochi minuti giunsero alla pozza, circondata da alberi. Solo nel punto in cui arrivava il sentiero si apriva una piccola radura, illuminata dal sole.

- Un bel bagno è quello che ci vuole. Fa un caldo porco e questo fottuto animale mi ha fatto sudare un bel po’, da vivo e da morto.

Rise. Un riso aspro. Robert non disse nulla.

Si spogliarono entrambi, lasciando i loro abiti sulle rocce.

Lo sposo di Jemanjà 

 

Nel sotterraneo l’acqua gli arriva a metà torace. La porta della cella è davanti a lui: ce n’è una sola.

Mateo apre la porta. Peludo è in piedi, contro la parete di fronte, a due passi: la cella è minuscola.

Peludo guarda dietro di lui, per capire se c’è qualcun altro.

- Sei solo, soldato?

- Sì. Sono andati via. L’edificio potrebbe crollare questa notte, se piove di nuovo in modo violento. E tu farai la fine dei topi.

Peludo sorride:

- Allora è meglio che tu te ne vada in fretta, Mateo

 

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Antonio scuote la testa e si avvicina alla doccia. Non si affretta a entrare. Fingendo di controllare la temperatura dell’acqua, indugia un po’. Poi si mette sotto il getto. Domenico non può vederlo bene, oltre il vetro, ma continua a guardare dalla sua parte e non si decide a riprendere il lavoro. Antonio si insapona per bene (soprattutto il culo e il cazzo), si fa pure lo shampoo e poi esce dalla doccia. Solo quando si mette l’accappatoio, Domenico sospira e riprende a potare.

 

 

 

 

 

 

- Mi piace la pioggia. Mi piace camminare nudo sotto la pioggia. Che ne dice, signor Hardy? L’ha mai fatto?

- In India quando pioveva rimanevamo volentieri in mutande sotto il monsone. Qualche volta anche nudi, sì, se non c’erano civili nelle vicinanze. Dopo la calura intollerabile dell’estate, il monsone era una benedizione.

- Allora spogliamoci.

Non hanno molti vestiti addosso. Paul si spoglia con movimenti rapidi e guarda il corpo di Thomas emergere dagli abiti. Un torace muscoloso, segnato dalle cicatrici, braccia e gambe robuste. Tutto in quest’uomo trasmette un’impressione di forza, ma anche di eleganza. Sì, Thomas ha l’eleganza naturale che pochissimi uomini posseggono nudi. Questo corpo che porta i segni delle ferite ricevute ha bellezza e vigore, armonia e potenza. È il corpo di un vero maschio.

Thomas si toglie anche le mutande. Paul nota che ha un gran bel cazzo, perfettamente a riposo, ma ugualmente piuttosto voluminoso, come pure i coglioni.

Paul ha la gola secca.

Ride, una risata roca, poi dice:

- Lei si bagnerà i capelli. Io non ho questo problema.

Paul ride di nuovo ed esce dal capannone. Fa qualche passo sotto la pioggia, raggiungendo una radura. Lascia che l’acqua scenda, bagnando il suo corpo, avvolgendolo in una carezza umida.

Thomas segue Paul. Entrambi alzano il viso al cielo e lasciano che l’acqua scorra sui loro volti. Poi Thomas abbassa il capo e si passa le mani sul viso per togliere un po’ dell’acqua.

Paul ha fatto alcuni passi di lato. Allarga le braccia e rimane ancora un momento così, poi si volta e guarda Thomas, che gli sorride. Paul sente il desiderio afferrarlo, una morsa che gli stringe i coglioni e la gola, gli toglie il respiro e gli drizza il cazzo.

Paul si avvicina a Thomas, che lo guarda, senza dire nulla.

Paul scivola in ginocchio davanti a Thomas. Apre la bocca e con le labbra avvolge il cazzo di Thomas.

Da quanto tempo non succhia un cazzo? Da quanto tempo non incontra un uomo come Thomas? No, la domanda è assurda: un uomo come Thomas non l’ha mai incontrato in tutta la sua vita.

 

 

 

 

 

 

                                                                                                                                                                   

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La riva ormai era molto vicina. Ce la potevano fare, ce l’avevano fatta, ormai. E mentre lo pensavano, un cavallone sollevò la barca, che si inclinò fino a rovesciarsi. Si ritrovarono tutti in acqua.

L’onda che aveva capovolto la scialuppa li aveva proiettati verso la riva e gli uomini che li avevano guardati avvicinarsi entrarono in acqua e li recuperano, uno dopo l’altro. Li portarono a terra, ormai incapaci di reggersi in piedi.

Rimanevano solo Tom Flinn e William Fullen, che erano stati scagliati più lontano. Il giovane non era più in grado di nuotare. William lo sostenne, fino a che vide avvicinarsi un uomo, che si dirigeva verso di lui con bracciate vigorose. Gli spinse tra le braccia Tom, che il nuotatore afferrò. Il tenente si sentì trascinare via dall’acqua. Non aveva più forza. Sarebbe morto, ma almeno i suoi uomini erano a terra. I pirati non li avrebbero uccisi, visto che li avevano salvati. Finì sott’acqua. Bevve. Riemerse, finì nuovamente sotto, bevve ancora. Era la fine.

Riuscì ancora a tirare la testa fuori dall’acqua e in quel momento si sentì afferrare da due braccia potenti. Si abbandonò alla stretta e in pochi minuti si trovò a riva. Non riusciva a stare in piedi. Vomitò l’acqua che aveva bevuto e si sarebbe accasciato a terra se non lo avessero sostenuto. L’uomo che lo aveva salvato era quello che aveva portato a riva Tom, un colosso nero di capelli, che ora lo sorreggeva tra le sue braccia, forti e scure di peli.

 

 

  Fluitazione

 

 

 

 

I bagni di Damasco

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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