Lo sposo di Iemanjį

 

Lo sposoAB

 

      Di rado i marinai lasciano l’area del porto, per raggiungere i quartieri alti: la cittą li ignora e loro le volgono le spalle. Gli uomini del porto viaggiano lungo la costa, raggiungono le isole, risalgono il grande fiume che viene a morire a un’estremitą della baia. Essi conoscono altre cittą, che li accolgono e che loro amano pił di quella ai cui piedi vivono.

      Ma questa notte Joćo Mossoró percorre lentamente le scalinate e le vie in forte pendenza che risalgono lungo il fianco delle colline. Non ha una meta precisa. Sa che a Sćo Luķs, uno dei tanti quartieri della cittą, c’č una festa in onore del santo patrono. Joćo non ha nulla da fare alla festa, non conosce nessuno.

      Joćo non sa che fare di se stesso. Ora che č arrivato nel quartiere, cammina tra la folla. Molti uomini sono venuti da tutta la cittą, per fare festa, per ballare, per amoreggiare con qualche ragazza. I giovani del posto guardano minacciosi quelli degli altri quartieri. Le donne di Sćo Luķs sono di loro proprietą, guai a chi si azzarda ad avvicinarsi. Gli uomini di Sćo Luķs hanno fama di essere abili a maneggiare il coltello.

      Qualcuno guarda storto Joćo: č un bel giovane, ha la pelle meno scura degli altri mulatti e questo č un richiamo per molte ragazze. Ma gli uomini di Sćo Luķs non hanno nulla da temere da Joćo: non č qui per cercare una femmina.

      Perché č qui, Joćo non lo sa. Sa solo perché ha lasciato il quartiere del porto: perché in queste notti tiepide, quando il vento soffia leggero e nell’aria si intrecciano canzoni d’amore, il suo corpo arde. Camminare calma quel bruciore intollerabile, che gli secca la gola e gli mozza il fiato. A volte passa ore intere a camminare lungo la spiaggia, a volte si mescola alla folla.

     Joćo guarda le coppie che ballano, scatenandosi al ritmo frenetico della musica. Joćo guarda gli uomini a torso nudo, la pelle scintillante di sudore. Joćo si chiede perché non č come gli altri. Joćo vorrebbe morire.

      Joćo fissa un uomo che si č messo in prima fila, tra la gente che osserva le coppie danzare. Č un mulatto anche lui, come quasi tutti gli uomini della cittą: non sono molti i bianchi, in quella regione. L’uomo ha la pelle pił scura di Joćo, spalle larghe, il viso duro di chi non ha paura di niente, una bella donna al suo fianco, che cinge con un braccio. Ricorda un po’ Paulo Baptista, il miglior marinaio di tutta la costa, l’uomo che a volte Joćo spia da dietro le imposte, l’uomo che scatena in lui un incendio indomabile.

Joćo sente che la gola gli si secca ed il fiato gli manca. Continua a fissare l’uomo, che si accorge di lui e lo guarda. Un sorriso di scherno gli appare sul volto. Joćo china la testa e si allontana. L’uomo gli ha letto in faccia il suo desiderio. Joćo sente la tristezza invaderlo. Si aggira a capo chino tra le bancarelle dei venditori ambulanti, arriva fino alla porta della chiesa, illuminata a giorno dalle candele. La chiesa č piena, č la festa del santo. 

      Joćo non entra, rimane a fissare la navata e la gente che prega, poi riprende a girare a vuoto per le strade. Ad un certo punto gli sembra che le gambe non lo reggano pił. Si siede su uno scalino, la testa tra le mani, l’infelicitą del mondo sulle spalle.

      Qualcuno si ferma davanti a lui. Joćo alza la testa ed il cuore ha un tuffo: č l’uomo che ha fissato qualche ora fa nella piazzetta, dove si ballava. L’uomo č solo, una smorfia di irritazione sul viso. Lo guarda, sorride, ma non č un sorriso amichevole, č un ghigno in cui Joćo legge disprezzo. L’uomo gli fa un cenno con la testa e si allontana. Joćo ha capito. Sa che non dovrebbe farlo, ma lo segue. Il cuore gli batte forte.

      Arrivano in un vicolo oscuro. Al fondo si apre un piccolo orto, illuminato dalla luce lunare. L’uomo entra nell’orto, si mette contro un muro ed aspetta Joćo, le gambe leggermente divaricate.

      Quando Joćo č di fronte a lui, l’uomo lo afferra per i capelli e lo costringe ad inginocchiarsi. Apre i pantaloni ed estrae una potente mazza, gią gonfia di sangue, anche se non ancora rigida.

      Joćo non ha mai preso in bocca il sesso di un maschio, non ha mai portato un uomo a godere, né nessuno ha mai guidato lui al piacere. Il suo desiderio guizza feroce, anche se sa che l’uomo vuole solo soddisfare il proprio bisogno.

      Joćo apre le labbra e prende in bocca la grande asta. Incerto, ma esaltato dal calore che gli trasmette quel membro incandescente, cerca di imprimere alle sue labbra, alla sua lingua, i movimenti giusti per soddisfare l’uomo. Joćo č inesperto ed il maschio vigoroso che lo sovrasta diventa presto impaziente.

      - Cazzo, non ci sai proprio fare, stronzo!

      L’uomo gli passa una mano dietro la nuca, in modo da bloccargli la testa, e prende a muovere i fianchi avanti ed indietro, spingendo a fondo nella bocca di Joćo la mazza, ormai perfettamente rigida. Quando l’arma penetra a fondo, Joćo non riesce a respirare, soffoca, poi l’asta si ritira e Joćo aspira rumorosamente.

      L’uomo viene quasi subito, riempiendo la bocca di Joćo del suo seme. Joćo cerca di liberarsi del fiotto, che gli va di traverso e lo fa tossire. In parte inghiotte, in parte sputa. Tossisce ancora.

      L’uomo allontana il viso di Joćo con una manata che č quasi uno schiaffo. Rimane un momento fermo, poi si sposta appena ed incomincia a pisciare. Il getto sfiora i pantaloni di Joćo, ancora accovacciato. L’uomo richiude i pantaloni. Si volta e si allontana senza degnare Joćo di uno sguardo.

      Joćo rimane in ginocchio, sputa ancora, ma non c’č pił niente da sputare. Questo č quello che la vita gli ha destinato? Soddisfare il piacere di uomini che lo disprezzano? Succhiare cazzi, magari prenderselo in culo, fare una sega? E poi essere guardato con disprezzo, lasciato senza nemmeno una parola di ringraziamento? Vorrebbe dire “senza una carezza”, ma sa che non puņ pretendere tenerezza.

      Joćo vorrebbe piangere.

      Si alza e si allontana dal quartiere. Scende in riva al mare. Si siede sul molo.

      Davanti al mare, al riflesso della luna sulle acque, lascia che le sue lacrime scorrano libere.

 

      Una settimana č passata. Joćo non č pił salito in cittą, anche se c’era una festa nel quartiere di San Gabriel, anche se le notti d’estate gli accendono i sensi. Gli sembra di avere ancora in bocca il seme di quell’uomo, di sentirsi puntati addosso quegli occhi carichi di disprezzo, la mano che lo ricaccia indietro.

      Oggi c’č la grande cerimonia in onore di Iemanjį, la divinitą marina che tutti gli uomini del porto onorano. I preti sono ostili a questa venerazione, anche se gli uomini del porto dicono che Iemanjį č un’immagine della Madonna. I preti dicono che gli uomini del porto sono degli infedeli, dei pagani, ma i marinai rischiano la vita ogni giorno e conservano tenacemente i loro riti. Il mare č il loro elemento e le divinitą del mare portano salvezza o perdizione. Al porto sono ben pochi i preti che si fanno vedere.

      Tutti gli uomini del porto sono usciti dalla baia sulle loro imbarcazioni, per assistere alla grande cerimonia. Una barca carica di ogni bene verrą offerta a Iemanjį. Sono in realtą doni modesti, perché la gente del porto non č ricca, ma stucchi dorati, carte, stoffe, nastri e fiocchi di colori sgargianti hanno trasformato la povera imbarcazione in un battello di fiaba, degno della regina del mare.

      La cerimonia č semplice: tutte le barche si dispongono intorno a quella che verrą offerta alla dea e gli uomini, in piedi e in perfetto silenzio, seguono il rito officiato da due anziane donne. Poi l’imbarcazione viene affondata, in modo che Iemanjį riceva le sue offerte, e quando la barca scompare sotto la superficie dell’acqua, il rito č terminato.

      Č ora di tornare, perché il vento soffia impetuoso e solo la paura di offendere la dea ha trattenuto i marinai dall’interrompere la cerimonia per affrettare il ritorno.

      Le onde sono alte, ma gli uomini del porto sono bravi marinai e le loro barche affrontano con sicurezza la tempesta. La riva non č distante, tra non molto saranno tutti in salvo, nell’ampia baia. Devono solo superare il promontorio, il passaggio pił pericoloso, ma una dopo l’altra le imbarcazioni passano e le acque pił tranquille della baia le accolgono.

      Sono passate quasi tutte, ne rimangono solo due. La penultima barca si č tenuta troppo a sinistra, dove si formano gorghi e mulinelli fatali ai marinai. Č la barca dei Mossoró, Joćo ed il suo vecchio padre, Rodrigo, che č al timone ed ha sbagliato la manovra.

      Č solo un attimo, ma a decidere tra la vita e la morte basta un attimo. Le onde sollevano la barca, poi la spingono verso il fondo e gią lo scafo si rovescia.

      Un grido si leva dalle altre barche, ma č impossibile portare aiuto, avvicinarsi a quella parete di roccia sarebbe pura pazzia, chi lo facesse andrebbe a morte certa.

      L’ultima barca perņ, quella che ancora stava superando il promontorio, si lancia in una folle manovra e si lascia portare dalle onde proprio sotto la parete. Il mare sembra impadronirsi della fragile imbarcazione, ma essa rimane a galla, nonostante le onde ed i gorghi.

      Č la barca di Paulo Baptista. Se c’č un uomo, in tutto il Brasile, che puņ fare qualche cosa per i due naufraghi, č lui. Dicono che sia stato concepito in una notte di tempesta e nella tempesta si muove con la stessa sicurezza con cui gli altri navigano quando il mare č calmo, dicono che Iemanjį l’abbia scelto come suo sposo. Non č raro che esca nelle notti di burrasca, quando nessuno degli uomini del porto prenderebbe il mare.

      I Baptista non hanno mai avuto buoni rapporti con i Mossoró, vecchie ruggini di marinai, di cui nessuno ricorda pił l’origine. Ma quando qualcuno č in pericolo, i vecchi rancori non contano.

      Joćo e Rodrigo sono in acqua, ancora vivi, sballottati dalle onde. Joćo sostiene suo padre, che urla, disperato:

      - Lasciami, lasciami!

      Rodrigo non vuole che Joćo lo tenga. Sa che non hanno nemmeno una possibilitą su mille di salvarsi, ma se quella possibilitą esiste, Joćo non deve morire per salvare suo padre. Rodrigo sa di aver vissuto abbastanza, morire in mare non č una brutta morte per un marinaio, ma non vuole veder morire suo figlio. Ha altri quattro maschi, che sono ancora vivi, che hanno figli. Ma non vuole veder morire Joćo, l’ultimo dei suoi figli, quello che gli č sempre rimasto vicino, che naviga con lui anche se Rodrigo non č pił l’abile marinaio di un tempo.

      Un’ombra č su di loro e Rodrigo pensa che sia la sua barca, anche se l’ha vista rovesciarsi. La barca si muove con sicurezza in quell’inferno di vortici e schiuma ed un braccio lo afferra e lo solleva. Č sulla barca, ora.

      Il vecchio Rodrigo urla, urla tutto il suo dolore. Che gli importa di salvarsi, se Joćo sta affogando? Lui deve morire, non Joćo. Lui ha quasi settant’anni, Joćo ne ha solo venti. Lui ha sbagliato la manovra.

      La barca sembra inabissarsi, Paulo Baptista fa cose assurde. Ma il vecchio sa, anche se prima d’ora mai l’avrebbe ammesso, che lungo tutta la costa non c’č un marinaio come Paulo. Il vecchio ora vuole solo che sia vero, vero che č in grado di salvare Joćo dalla morte che forse l’ha gią ghermito.

      - Tenga il timone. In questa direzione, sempre in questa direzione.

      Il vecchio afferra il timone e lo stringe con tutte le sue forze. Solo Dio potrebbe toglierglielo di mano.

      Paulo scruta le acque, poi si sporge verso l’abisso, si tira indietro, stringendo un corpo, che issa sulla barca.

      Joćo sputa acqua, tossisce, ma č vivo.

      Rodrigo non vede pił nulla. Le lacrime gli riempiono gli occhi.

      - Si tenga all’albero e stringa bene Joćo.

      Rodrigo afferra saldamente il figlio, si attacca all’albero, mentre la barca sembra danzare, sfiora la parete, si inabissa, riemerge, quasi si rovescia.

      Rodrigo non pensa a nulla, l’unica cosa che conta č quel corpo caldo, scosso dalla tosse, che sente respirare tra le sue braccia.

      Sono nella baia ora. Il mare č ancora agitato, ma arrivare al molo ormai č un gioco.

      Tutti i marinai li aspettano, accompagnano Rodrigo ed il figlio alla loro casetta, portano Paulo in trionfo. Non č la prima volta che Paulo salva un marinaio, non si č mai tirato indietro, quando uno di loro era in pericolo, ma l’impresa di oggi č stata pura follia. Č vero che Iemanją lo ha scelto come sposo. La racconteranno a lungo, questa impresa, nessuno al porto la scorderą mai.

      Il vecchio Rodrigo č esausto, non si regge pił in piedi. A casa si stende a letto, guarda Joćo, sorride felice e si addormenta. Il suo respiro diventa sempre pił lieve, fino a cessare del tutto.

      Pił tardi, quando gli si avvicina, Joćo capisce che suo padre č morto. Rodrigo sorride ancora.

 

      Sono passati due mesi. Joćo lavora sulle barche di altri pescatori. Per un po’ ha lavorato con i fratelli, ma si č presto accorto che loro non ne erano contenti: hanno famiglie numerose, sono gią abbastanza le bocche da sfamare, non č colpa loro se la barca del padre č andata distrutta. Joćo si arrangia, ha vent’anni, puņ adattarsi a fare di tutto, puņ saltare qualche pasto, non č un problema. Non č davvero un problema.

      Qualche tempo fa Paulo lo ha invitato a lavorare con lui. Hanno fatto un viaggio insieme, per un carico di caffč da imbarcare lungo il fiume. Due notti hanno dormito uno a fianco dell’altro, sulla barca, e Joćo ha creduto di impazzire: il desiderio era tanto violento che ad ogni istante Joćo temeva di perdere il controllo, di mettersi ad accarezzare quel corpo steso vicino al suo, di cercare di baciarlo.

      Dopo quella volta Joćo ha lavorato ancora con Paulo per viaggi di una giornata, ma non ha accettato spedizioni di pił giorni. Non puņ trascorrere una notte al suo fianco. Sarebbe una tortura continua.

      Adesso č notte. Il vento soffia appena, č solo una brezza. Joćo č seduto su una barca tirata a riva. Il tepore dell’aria gli sembra trasformarsi in ondate di calore che gli incendiano il corpo. Nella pace della sera, il suo desiderio grida selvaggio, come da tempo non gli capitava.

      Fissa un punto rosso, non lontano da lui, che a tratti diventa pił luminoso. Non vede altro nella notte, ma sa che cos’č. Paulo č appoggiato contro una parete e fuma il sigaro.

      Joćo sente il desiderio bruciare. Sa che non deve avvicinarsi, che se muoverą un solo passo nella direzione di Paulo non riuscirą pił a fermarsi. Sa che dopo Paulo lo disprezzerą e non č in grado di vivere con il peso del disprezzo di Paulo sulle spalle.

      Non deve muoversi, ma quel punto rosso che ora si accende, č un richiamo troppo forte. Joćo si alza, supera la breve distanza che lo separa da Paulo e si mette di fianco a lui, appoggiandosi al muro. Vorrebbe salutare, ma le parole non vengono. Joćo ripensa all’uomo che ha incontrato alla festa di Sćo Luķs ed una tristezza infinita lo avvolge. Un desiderio di finire, di morire.

      Paulo tira ancora una boccata, senza dire nulla. Poi si scosta dalla parete e guarda verso il molo. Mormora:

      - Vieni.

      E se ne va, senza guardarsi indietro, senza controllare se Joćo lo segue. Come l’uomo alla festa di Sćo Luķs. Sa benissimo che Joćo lo seguirą, sa benissimo che non ha a che fare con un uomo, ma con un succhiacazzi, un culorotto. Parole di disprezzo che Joćo ha spesso sentito dire e che gli sembrano sempre riferirsi a lui, anche se nessuno al porto gliele ha mai rivolte. Nessuno sospetta. Domani tutti sapranno. Joćo sa che non dovrebbe muoversi, non č ancora successo nulla, ma non č lui che comanda alle sue gambe, sta gią seguendo Paulo.

      Domani la sua vita sarą un inferno e desidererą mille volte morire.

      Paulo passa dal molo alla barca. Joćo lo segue. Paulo leva gli ormeggi, la barca scivola veloce, spinta dal vento leggero.

      Navigano in silenzio. Paulo continua a fumare e Joćo fissa disperato la luce del sigaro. Vorrebbe riuscire a parlare, dare a quel loro viaggio una parvenza di normalitą, ma tace, incapace di vivere ancora in quel limbo. Si dice che c’č abbastanza acqua nella baia per affogare un finocchio. Forse nel mare troverą pace.

       Paulo accosta a riva, si infila in una minuscola cala che Joćo non ricorda di avere mai notato, stretta tra due pareti di roccia. La barca tocca il fondo. Paulo scende in acqua ed incomincia a spingere verso l’interno della cala, dove si trova una minuscola spiaggia. Joćo si riscuote, scende anche lui ed insieme spingono e tirano la barca verso riva. Tra poco la marea comincerą a scendere e la barca rimarrą saldamente sulla spiaggia fino a domani.

          Paulo risale sulla barca e Joćo lo segue. Sono uno di fronte all’altro, anche se si vedono appena.       

      Ora, succederą ora. Come alla festa. Paulo si prenderą il suo piacere e poi lo allontanerą, lo insulterą. Magari lo lascerą lģ, facendosi beffe di lui per andare a raccontare a tutti gli uomini del porto che Joćo Mossoró č un finocchio, che chi vuole spaccargli il culo, ha solo da accomodarsi, tanto lui non desidera altro. Li aspetta nella caletta, pił sono, meglio č.

 

      Paulo gli si avvicina e con molta delicatezza gli accarezza una guancia con due dita, poi le passa sulle sue labbra, le accosta ai denti e lascia che Joćo le morda leggermente. La mano di Paulo scivola dietro la nuca di Joćo ed una leggera pressione avvicina i loro visi. Le bocche s’incontrano e per la prima volta in vita sua Joćo riceve un bacio sulla bocca.

      Joćo schiude la bocca, stordito da quel bacio, e la lingua di Paulo avanza ad accarezzargli le labbra, i denti, incontra la sua lingua.

      E ora le mani di Paulo lo accarezzano, le braccia di Paulo lo avvolgono e Joćo sprofonda in un gorgo o forse vola in cielo, non lo sa nemmeno lui, sa solo che non č pił sulla barca di Paulo

      - Ti desidero, Joćo.

      Č possibile? Č vero? Joćo non ha parole. A fatica balbetta:

      - Anch’io, Paulo. Io…

      Non riesce a continuare, di nuovo le labbra di Paulo sulle sue, la lingua di Paulo e poi le mani di Paulo, sui suoi capelli, sulla nuca, sul collo, sulla schiena, sul culo.

      La bocca di Paulo si stacca dalla sua, la voce gli sussurra:

      - Sono mesi che ti desidero, Joćo. Mesi che non dormo la notte pensando al tuo corpo.

      Joćo barcolla, ma le braccia di Paulo lo tengono stretto.

      - Anch’io, anch’io.

      Non sa dire altro.

      Le loro bocche si uniscono di nuovo. Le mani di Paulo aprono la camicia di Joćo e la fanno scivolare sul fondo della barca. Ora quelle mani forti accarezzano la pelle di Joćo ed un brivido percorre il corpo del giovane. Una mano si infila nei pantaloni, due dita scorrono lungo il solco tra le natiche e Joćo geme.

      - Spogliami, Joćo, voglio sentire le tue mani sulla pelle.

      Joćo esegue. Le mani gli tremano, ma Paulo lo aiuta con i suoi movimenti e la camicia scivola sul fondo della barca. Joćo armeggia con la cintura, la slaccia, abbassa i pantaloni. Č buio, nella stretta cala la luce della luna arriva appena, ma sfilando i pantaloni di Paulo le dita di Joćo hanno avvertito, attraverso il cotone delle mutande, la vigorosa erezione.

      Joćo accarezza i fianchi di Paulo, poi le sue mani si infilano nell’ultimo indumento e lo abbassano.

      Paulo si inginocchia davanti a Joćo, le sue mani si muovono sicure, sciolgono la cintura che regge i pantaloni di Joćo, poi abbassano insieme gli ultimi indumenti. Joćo libera i piedi. Paulo č ancora in ginocchio davanti a lui e Joćo gli accarezza la testa. Paulo appoggia il suo viso sul ventre di Joćo, la guancia contro il sesso teso allo spasimo, un braccio avvolge il culo di Joćo, l’altro braccio č teso verso l’alto e la mano gli accarezza il torace.

      Poi la mano scende, scivola sul ventre, avvolge i testicoli, passa dietro, accarezza, stuzzica.

      Paulo lo attira verso il basso ed ora Joćo č in ginocchio davanti a lui. I loro corpi aderiscono: incollano le labbra, il torace, il ventre e l’asta tesa. Le mani di Paulo accarezzano la schiena di Joćo, scendono fino al culo, pizzicano le natiche, con forza, poi una prende a massaggiare delicatamente il culo, l’altra esplora la fenditura tra le natiche.

      - Joćo, sei gią appartenuto a qualcuno?

      Joćo sente un brivido. Cerca le parole. Non vuole mentire.

      - No, lģ no.

      Si rende conto di aver formulato una frase assurda. Paulo ride:

      - Vuoi dire che nessuno te l’ha messo in culo? Che sarņ il primo? Che bello!

      Paulo gli mordicchia un orecchio, poi la sua lingua gli accarezza il collo.

      Poi Paulo ride ancora e chiede:

      - E questa bocca invece, che cosa ha combinato? Perché lei non č innocente, mi sa.

      Joćo sorride, ma č incerto.

      - Un’unica volta, Paulo.

      - Allora bisogna rimediare, renderle la pariglia.

      Con un movimento rapido Paulo ha spinto Joćo sul fondo della barca ed ora Joćo sente una carezza umida sul suo sesso turgido. Non č possibile, non č possibile che Paulo gli stia leccando…

      Lo č, la lingua di Paulo si muove sicura, dai testicoli fino alla cappella, poi le sue labbra si schiudono ed accolgono quella carne.

      - Paulo!

      Č un grido, che č sfuggito dalle labbra di Joćo.

      Paulo si stacca. Le sue mani risalgono dal ventre di Joćo fino ai suoi capezzoli.

      - C’č qualche cosa che non va, Joćo. Non ti piace? Non vuoi?

      - Tutto quello che tu vuoi lo voglio anch’io. Ed č bellissimo…

      Joćo non č in grado di spiegare. Pensa all’uomo di Sćo Luķs. Ma quello che sta facendo Paulo č del tutto diverso, non ha niente a che vedere con quell’incontro.

      - Paulo, dimmi ancora che mi desideri e poi fa’ tutto quello che vuoi, tutto.

      Paulo si solleva e si sposta, in modo che il suo corpo poggi su quello di Joćo. Nuovamente torace, ventre, sesso sono uniti e le loro bocche sono vicinissime.

      La voce di Paulo č un sussurro.

      - Mi sono innamorato di te mesi fa ed ero sul punto di dirtelo. Avevo capito che ti piacevo. Poi perņ ci fu la festa di Iemanjį. Dopo quello che era successo, non potevo pił dirtelo, mi sembrava di chiedere una ricompensa per averti salvato. Ma mi rendevo conto che anche tu lo desideravi. Cazzo, Joćo, mi hai fatto impazzire di desiderio, non ti decidevi mai. Quelle due notti che abbiamo dormito fianco a fianco, avevo il cazzo duro come un remo, ma tu non hai fatto neanche un gesto. Ti avrei menato. Poi non hai pił voluto venire via con me la notte. Se non ti decidevi, andava a finire che una di queste notti ti prendevo con la forza…

      Paulo ride, lo bacia sugli occhi e scopre che Joćo sta piangendo.

      - Joćo, che succede? Joćo…

      Joćo parla e nella sua voce si mescolano pianto e riso:

      - Niente, sono troppo felice. Quanto ho sofferto! Temevo che scoprendo che ti desideravo, tu mi disprezzassi, sai quello che pensano gli uomini del porto…

      - So e non m’importa niente, non la penso come loro. Mi piacciono gli uomini, ne ho avuti molti, in altri porti, che mi hanno insegnato tante cose. Ma non ho desiderato nessuno come desidero te. Ed č la prima volta che ho detto a qualcuno di amarlo, Joćo.

      Joćo sta di nuovo piangendo mentre la sua bocca cerca quella di Paulo. Poi dice l’ultima cosa che ancora si porta sul cuore.

      - Un’unica volta, una sera, alla festa di Sćo Luķs, ho succhiato il cazzo di un uomo. No, neanche. Mi ha fottuto in bocca, questa č la veritą. Mi spiace, Paulo, avrei voluto che tu fossi il primo.

      Paulo gli accarezza il viso con la mano.

      - A me non importa nulla di quello che hai fatto, anche se sono felice di essere il primo a entrare in questo bellissimo culo.

      E mentre lo dice le sue dita stringono con forza le natiche di Joćo, strappandogli un gemito. Paulo aggiunge:

      - Ma prima pareggiamo i conti con la bocca.

      Paulo arretra e le sue labbra percorrono nuovamente l’asta protesa di Joćo, poi la lasciano, č la sua lingua ora a seguire pił volte lo stesso percorso, scendendo anche fino ai testicoli, per poi risalire. Poi la bocca inghiotte il boccone prelibato e il movimento abile delle labbra trasmette a Joćo sensazioni tanto intense che gli sfuggono gemiti, sempre pił forti, come sempre pił forte č il piacere intollerabile che sale dal suo sesso, un piacere scatenato da quelle labbra, da quella lingua.

      - Paulo, sto per venire.

      La bocca di Paulo non si scosta e la sua lingua, in un’ennesima carezza, strappa un urlo a Joćo, mentre il piacere si moltiplica in una successione di scariche violente, che per un momento cancellano la sua coscienza.

      Paulo continua a tenere in bocca il sesso di Joćo, che gli accarezza la testa.

          Joćo non sapeva che si potesse godere cosģ.

      Paulo č di nuovo su di lui, ancora una volta la sensazione splendida del peso del corpo, pił massiccio, di Paulo sul suo, delle loro pelli che aderiscono.

      Joćo prende la testa di Paulo tra le mani e lo bacia, con aviditą. Spinge la lingua nella bocca di Paulo, gli sembra di trovare ancora traccia del gusto del suo seme.

      Paulo ricambia il bacio con passione e per un buon momento rimangono cosģ, l’uno sull’altro, baciandosi.

      Poi Paulo si mette in ginocchio, le gambe ai lati di Joćo.

      - Mi spiace non vederti. Č bellissimo anche al buio, ma vorrei vederti. Sei bellissimo, Joćo.

      - Mai come te!

      Paulo ride.

      - Idiota!

      Le mani di Paulo accarezzano il corpo steso sotto di lui, percorrono pił volte la pelle, dal viso fino alle cosce, a volte muovendosi parallele, a volte spostandosi ognuna per conto proprio. Spesso indugiano sull’uccello, che nuovamente si riempie di sangue.

      - Voltati, Joćo.

      La voce di Paulo č roca di un desiderio che preme. Joćo si volta. Č felice al pensiero che Paulo entrerą in lui. Non c’č traccia di paura, c’č solo gioia al pensiero di appartenere a Paulo.

      La lingua di Paulo prende a percorrere la schiena di Joćo, ma a tratti sono i denti a mordere, leggermente o con forza, o le labbra a baciare. Quando la bocca di Paulo arriva al culo di Joćo, i denti mordono con vigore e Joćo geme, ma č un gemito di piacere, pił che di dolore. Paulo morde ancora e poi Joćo sente una carezza umida tra le natiche. La lingua percorre il solco segreto, dall’alto al basso e poi dal basso all’alto, due, tre volte. La lingua indugia sull’ingresso e Joćo geme nuovamente, incapace di controllare le proprie reazioni. Il suo corpo č una corda di violino tesa, che ogni contatto fa vibrare ed ogni vibrazione č piacere, tanto intenso da essere a tratti intollerabile.

      Paulo si stende su di lui, la verga poderosa si adagia nel solco. Č bellissimo sentire la pressione di quel corpo sul suo. Paulo gli sussurra all’orecchio:

      - Tra poco te lo metto in culo, un bel cazzo che ti entra dentro fino in fondo.

      Joćo ride, ma il cuore batte forte.

      - Pronto?

      Joćo sussurra un sģ che appena si sente.

      La pressione del corpo di Paulo diminuisce, poi la punta dell’arma si appoggia all’apertura ed una lenta pressione la costringe a dilatarsi. Joćo avverte il dolore, leggero, ma non gli importa della sofferenza. L’arma penetra, con lentezza, ed il corpo di Joćo l’accoglie. Č una sensazione prepotente, anche se Paulo si muove con grande delicatezza. C’č dolore, ma c’č un piacere che sale, un senso di pienezza, una gioia sconfinata. E mentre il dolore arranca ed a fatica si fa strada nel cervello di Joćo, il piacere ruggisce e si impone in tutta la sua forza, con una violenza che lascia Joćo stupefatto.

      - Tutto bene?

      Joćo sorride, si vergogna, per un attimo ha ancora paura che Paulo possa disprezzarlo, ma non puņ mentirgli.

      - Č bellissimo, Paulo, č bellissimo. Non credevo che potesse essere cosģ bello!

      Paulo gli morde un orecchio, poi gli bacia il collo e sussurra:

      - Sono felice che sia cosģ.

      Paulo riprende a spingere, prima ancora con lentezza, poi con maggiore decisione. Man mano che le spinte diventano pił forti, Joćo avverte il dolore, ma il piacere cresce pił in fretta, inglobando in sé anche la sofferenza.

      Le spinte diventano pił vigorose ancora, dolore e piacere si mescolano, la tensione cresce nel corpo di Joćo. Quando Paulo viene dentro di lui, spandendo abbondante il suo seme, all’urlo roco di Paulo risponde quello di Joćo.

      Rimangono a lungo cosģ, uno sull’altro, mentre l’asta di Paulo riprende dimensioni normali, per poi inturgidirsi di nuovo.

      Trascorrono la notte in variazioni degli stessi giochi, in carezze ed abbracci, senza essere mai sazi.

 

      Joćo guarda la striscia di cielo azzurro cupo, che ormai incomincia a schiarirsi: č mattina. Joćo č steso sul pił morbido materasso del mondo: il corpo di Paulo, che lo stringe tra le braccia e gli tiene una mano sul sesso, nuovamente eretto. Joćo guarda quelle braccia scure che avvolgono il suo corpo pił chiaro.

      Joćo ha il culo dolorante e la crescente pressione che avverte tra le natiche gli dice che presto quel dolore crescerą, ma Joćo č felice.

      - Te la senti, Joćo? Questa volta potrņ vedere il tuo culo mentre lo infilzo.

      Joćo annuisce.

      E quando ancora una volta l’asta di Paulo lo trafigge, accrescendo il piacere ed il dolore, e si muove con forza dentro di lui, Joćo sente che č arrivato al punto pił alto del piacere e della gioia.

      Ma non č vero, perché mentre la scarica gli riempie le viscere, le parole di Paulo lo portano ancora oltre:

      - Ti amo, Joćo.

 

2007

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Area aperta

Storie

Gallerie

Indice

 

 

 

 

 

 

Website analytics