Lo sposo di Iemanjį
    
   
    
        Di rado i marinai lasciano larea del
  porto, per raggiungere i quartieri alti: la cittą li ignora e loro le volgono
  le spalle. Gli uomini del porto viaggiano lungo la costa, raggiungono le
  isole, risalgono il grande fiume che viene a morire a unestremitą della
  baia. Essi conoscono altre cittą, che li accolgono e che loro amano pił di
  quella ai cui piedi vivono. 
        Ma questa notte Joćo Mossoró
  percorre lentamente le scalinate e le vie in forte pendenza che risalgono
  lungo il fianco delle colline. Non ha una meta precisa. Sa che a Sćo Luķs, uno dei tanti
  quartieri della cittą, cč una festa in onore del santo
  patrono. Joćo non ha nulla da fare alla festa, non conosce nessuno. 
        Joćo non sa che fare di se stesso. Ora
  che č arrivato nel quartiere, cammina tra la folla. Molti uomini sono venuti
  da tutta la cittą, per fare festa, per ballare, per amoreggiare con qualche
  ragazza. I giovani del posto guardano minacciosi quelli degli altri quartieri.
  Le donne di Sćo Luķs sono
  di loro proprietą, guai a chi si azzarda ad avvicinarsi. Gli uomini di Sćo Luķs hanno fama di essere
  abili a maneggiare il coltello. 
        Qualcuno
  guarda storto Joćo: č un bel giovane, ha la pelle meno scura degli altri
  mulatti e questo č un richiamo per molte ragazze. Ma gli uomini di Sćo Luķs non hanno nulla da
  temere da Joćo: non č qui per cercare una femmina.  
        Perché č qui, Joćo non lo sa. Sa solo
  perché ha lasciato il quartiere del porto: perché in queste notti tiepide,
  quando il vento soffia leggero e nellaria si intrecciano canzoni damore, il
  suo corpo arde. Camminare calma quel bruciore intollerabile, che gli secca la
  gola e gli mozza il fiato. A volte passa ore intere a camminare lungo la
  spiaggia, a volte si mescola alla folla. 
       Joćo guarda le coppie che ballano,
  scatenandosi al ritmo frenetico della musica. Joćo guarda gli uomini a torso
  nudo, la pelle scintillante di sudore. Joćo si chiede perché non č come gli altri. Joćo vorrebbe morire.  
        Joćo fissa un uomo che si č messo in
  prima fila, tra la gente che osserva le coppie danzare. Č un mulatto anche
  lui, come quasi tutti gli uomini della cittą: non sono molti i bianchi, in
  quella regione. Luomo ha la pelle pił scura di Joćo, spalle larghe, il viso
  duro di chi non ha paura di niente, una bella donna al suo fianco, che cinge
  con un braccio. Ricorda un po Paulo Baptista, il
  miglior marinaio di tutta la costa, luomo che a volte Joćo spia da dietro le
  imposte, luomo che scatena in lui un incendio indomabile.  
  Joćo sente che la gola gli si secca ed il fiato gli manca. Continua a
  fissare luomo, che si accorge di lui e lo guarda. Un sorriso di scherno gli
  appare sul volto. Joćo china la testa e si allontana. Luomo gli ha letto in
  faccia il suo desiderio. Joćo sente la tristezza invaderlo. Si aggira a capo
  chino tra le bancarelle dei venditori ambulanti, arriva fino alla porta della
  chiesa, illuminata a giorno dalle candele. La chiesa č piena, č la festa del
  santo.   
        Joćo non entra, rimane a fissare la
  navata e la gente che prega, poi riprende a girare a vuoto per le strade. Ad
  un certo punto gli sembra che le gambe non lo reggano pił. Si siede su uno
  scalino, la testa tra le mani, linfelicitą del mondo sulle spalle.  
        Qualcuno si ferma davanti a lui. Joćo
  alza la testa ed il cuore ha un tuffo: č luomo che ha fissato qualche ora fa
  nella piazzetta, dove si ballava. Luomo č solo, una smorfia di irritazione
  sul viso. Lo guarda, sorride, ma non č un sorriso amichevole, č un ghigno in
  cui Joćo legge disprezzo. Luomo gli fa un cenno con la testa e si allontana.
  Joćo ha capito. Sa che non dovrebbe farlo, ma lo segue. Il cuore gli batte
  forte. 
        Arrivano in un vicolo oscuro. Al fondo
  si apre un piccolo orto, illuminato dalla luce lunare. Luomo entra
  nellorto, si mette contro un muro ed aspetta Joćo, le gambe leggermente
  divaricate. 
        Quando Joćo č di fronte a lui, luomo lo
  afferra per i capelli e lo costringe ad
  inginocchiarsi. Apre i pantaloni ed estrae una potente mazza, gią gonfia di
  sangue, anche se non ancora rigida. 
        Joćo non ha mai preso in bocca il sesso
  di un maschio, non ha mai portato un uomo a godere, né nessuno ha mai guidato
  lui al piacere. Il suo desiderio guizza feroce, anche se sa che luomo vuole
  solo soddisfare il proprio bisogno.  
        Joćo apre le labbra e prende in bocca la
  grande asta. Incerto, ma esaltato dal calore che gli
  trasmette quel membro incandescente, cerca di imprimere alle sue labbra, alla
  sua lingua, i movimenti giusti per soddisfare luomo. Joćo č inesperto ed il
  maschio vigoroso che lo sovrasta diventa presto impaziente.  
        - Cazzo, non ci sai proprio fare,
  stronzo! 
        Luomo gli passa una mano dietro la
  nuca, in modo da bloccargli la testa, e prende a muovere i fianchi avanti ed
  indietro, spingendo a fondo nella bocca di Joćo la mazza, ormai perfettamente
  rigida. Quando larma penetra a fondo, Joćo non riesce a respirare, soffoca,
  poi lasta si ritira e Joćo aspira rumorosamente. 
        Luomo viene quasi subito, riempiendo la
  bocca di Joćo del suo seme. Joćo cerca di liberarsi del fiotto, che gli va di
  traverso e lo fa tossire. In parte inghiotte, in parte
  sputa. Tossisce ancora. 
        Luomo allontana il viso di Joćo con una
  manata che č quasi uno schiaffo. Rimane un momento fermo, poi si sposta
  appena ed incomincia a pisciare. Il getto sfiora i pantaloni di Joćo, ancora
  accovacciato. Luomo richiude i pantaloni. Si volta e si allontana senza
  degnare Joćo di uno sguardo.  
        Joćo rimane in ginocchio, sputa ancora,
  ma non cč pił niente da sputare. Questo č quello che la vita gli ha
  destinato? Soddisfare il piacere di uomini che lo disprezzano? Succhiare
  cazzi, magari prenderselo in culo, fare una sega? E poi essere guardato con
  disprezzo, lasciato senza nemmeno una parola di ringraziamento? Vorrebbe dire
  senza una carezza, ma sa che non puņ pretendere tenerezza. 
        Joćo
  vorrebbe piangere. 
        Si alza e si allontana dal quartiere.
  Scende in riva al mare. Si siede sul molo. 
        Davanti al mare, al riflesso della luna
  sulle acque, lascia che le sue lacrime scorrano libere. 
    
        Una settimana č passata. Joćo non č pił
  salito in cittą, anche se cera una festa nel quartiere di San Gabriel, anche
  se le notti destate gli accendono i sensi. Gli sembra di avere ancora in
  bocca il seme di quelluomo, di sentirsi puntati addosso
  quegli occhi carichi di disprezzo, la mano che lo ricaccia indietro.  
        Oggi cč la grande cerimonia in onore di
  Iemanjį, la divinitą marina che tutti gli uomini
  del porto onorano. I preti sono ostili a questa venerazione, anche se gli
  uomini del porto dicono che Iemanjį č unimmagine
  della Madonna. I preti dicono che gli uomini del porto sono degli infedeli,
  dei pagani, ma i marinai rischiano la vita ogni giorno e conservano
  tenacemente i loro riti. Il mare č il loro elemento e le divinitą del mare
  portano salvezza o perdizione. Al porto sono ben pochi i preti che si fanno
  vedere.  
        Tutti gli uomini del porto sono usciti
  dalla baia sulle loro imbarcazioni, per assistere alla grande cerimonia. Una
  barca carica di ogni bene verrą offerta a Iemanjį.
  Sono in realtą doni modesti, perché la gente del porto non č ricca, ma
  stucchi dorati, carte, stoffe, nastri e fiocchi di colori sgargianti hanno
  trasformato la povera imbarcazione in un battello di fiaba, degno della
  regina del mare. 
        La cerimonia č semplice: tutte le barche
  si dispongono intorno a quella che verrą offerta alla dea e gli uomini, in
  piedi e in perfetto silenzio, seguono il rito officiato da due anziane donne.
  Poi limbarcazione viene affondata, in modo che Iemanjį
  riceva le sue offerte, e quando la barca scompare sotto la superficie
  dellacqua, il rito č terminato. 
        Č ora di tornare, perché il vento soffia
  impetuoso e solo la paura di offendere la dea ha trattenuto i marinai
  dallinterrompere la cerimonia per affrettare il ritorno.  
        Le onde sono alte, ma gli uomini del
  porto sono bravi marinai e le loro barche affrontano con sicurezza la
  tempesta. La riva non č distante, tra non molto saranno tutti in salvo,
  nellampia baia. Devono solo superare il promontorio, il passaggio pił
  pericoloso, ma una dopo laltra le imbarcazioni passano e le acque pił
  tranquille della baia le accolgono. 
        Sono passate quasi tutte, ne rimangono
  solo due. La penultima barca si č tenuta troppo a sinistra, dove si formano
  gorghi e mulinelli fatali ai marinai. Č la barca dei Mossoró,
  Joćo ed il suo vecchio padre, Rodrigo, che č al timone ed ha sbagliato la
  manovra. 
        Č solo un attimo, ma a decidere tra la
  vita e la morte basta un attimo. Le onde sollevano la barca, poi la spingono
  verso il fondo e gią lo scafo si rovescia. 
        Un grido si leva dalle altre barche, ma
  č impossibile portare aiuto, avvicinarsi a quella parete di roccia sarebbe
  pura pazzia, chi lo facesse andrebbe a morte certa. 
        Lultima barca perņ, quella che ancora
  stava superando il promontorio, si lancia in una folle manovra e si lascia
  portare dalle onde proprio sotto la parete. Il mare sembra impadronirsi della
  fragile imbarcazione, ma essa rimane a galla, nonostante le onde ed i gorghi.
   
        Č la barca di Paulo Baptista.
  Se cč un uomo, in tutto il Brasile, che puņ fare qualche cosa per i due
  naufraghi, č lui. Dicono che sia stato concepito in una notte di tempesta e
  nella tempesta si muove con la stessa sicurezza con
  cui gli altri navigano quando il mare č calmo, dicono che Iemanjį
  labbia scelto come suo sposo. Non č raro che esca nelle notti di burrasca,
  quando nessuno degli uomini del porto prenderebbe il mare. 
        I Baptista
  non hanno mai avuto buoni rapporti con i Mossoró,
  vecchie ruggini di marinai, di cui nessuno ricorda pił lorigine. Ma quando
  qualcuno č in pericolo, i vecchi rancori non contano. 
        Joćo e Rodrigo sono in acqua, ancora
  vivi, sballottati dalle onde. Joćo sostiene suo padre, che urla, disperato: 
        - Lasciami, lasciami! 
        Rodrigo non vuole che Joćo lo tenga. Sa
  che non hanno nemmeno una possibilitą su mille di salvarsi, ma se quella
  possibilitą esiste, Joćo non deve morire per salvare suo padre. Rodrigo sa di
  aver vissuto abbastanza, morire in mare non č una brutta morte per un
  marinaio, ma non vuole veder morire suo figlio. Ha altri quattro maschi, che
  sono ancora vivi, che hanno figli. Ma non vuole veder morire Joćo, lultimo
  dei suoi figli, quello che gli č sempre rimasto vicino, che naviga con lui anche se Rodrigo non č pił labile marinaio di un
  tempo. 
        Unombra č su di loro e Rodrigo pensa
  che sia la sua barca, anche se lha vista rovesciarsi. La barca si muove con
  sicurezza in quellinferno di vortici e schiuma ed un braccio lo afferra e lo
  solleva. Č sulla barca, ora. 
        Il vecchio Rodrigo urla,
  urla tutto il suo dolore. Che gli importa di salvarsi, se Joćo sta affogando?
  Lui deve morire, non Joćo. Lui ha quasi settantanni, Joćo ne ha solo venti.
  Lui ha sbagliato la manovra.  
        La barca sembra inabissarsi, Paulo Baptista fa cose assurde. Ma il vecchio sa, anche se
  prima dora mai lavrebbe ammesso, che lungo tutta la costa non cč un
  marinaio come Paulo. Il vecchio ora vuole solo che
  sia vero, vero che č in grado di salvare Joćo dalla morte che forse lha gią
  ghermito.  
        - Tenga il timone. In questa direzione,
  sempre in questa direzione. 
        Il vecchio afferra il timone e lo
  stringe con tutte le sue forze. Solo Dio potrebbe toglierglielo di mano. 
        Paulo scruta le acque, poi si sporge
  verso labisso, si tira indietro, stringendo un corpo, che issa sulla barca. 
        Joćo sputa acqua, tossisce, ma č vivo. 
        Rodrigo non vede pił nulla. Le lacrime
  gli riempiono gli occhi. 
        - Si tenga allalbero e stringa bene
  Joćo.  
        Rodrigo afferra saldamente il figlio, si
  attacca allalbero, mentre la barca sembra danzare, sfiora la parete, si
  inabissa, riemerge, quasi si rovescia. 
        Rodrigo non pensa a nulla, lunica cosa
  che conta č quel corpo caldo, scosso dalla tosse, che sente respirare tra le
  sue braccia. 
        Sono nella baia ora. Il mare č ancora
  agitato, ma arrivare al molo ormai č un gioco. 
        Tutti i marinai li aspettano, accompagnano
  Rodrigo ed il figlio alla loro casetta, portano Paulo in trionfo. Non č la
  prima volta che Paulo salva un marinaio, non si č mai tirato indietro, quando
  uno di loro era in pericolo, ma limpresa di oggi č stata pura follia. Č vero
  che Iemanją lo ha scelto come sposo. La
  racconteranno a lungo, questa impresa, nessuno al porto la scorderą mai. 
        Il vecchio Rodrigo č esausto, non si
  regge pił in piedi. A casa si stende a letto, guarda Joćo, sorride felice e
  si addormenta. Il suo respiro diventa sempre pił lieve, fino a cessare del
  tutto. 
        Pił tardi, quando gli si avvicina, Joćo
  capisce che suo padre č morto. Rodrigo sorride ancora.  
    
        Sono passati due mesi. Joćo lavora sulle
  barche di altri pescatori. Per un po ha lavorato con i fratelli, ma si č presto
  accorto che loro non ne erano contenti: hanno famiglie numerose, sono gią
  abbastanza le bocche da sfamare, non č colpa loro se la barca del padre č
  andata distrutta. Joćo si arrangia, ha ventanni, puņ adattarsi a fare di
  tutto, puņ saltare qualche pasto, non č un problema.
  Non č davvero un problema. 
        Qualche tempo fa Paulo lo ha invitato a
  lavorare con lui. Hanno fatto un viaggio insieme, per un carico di caffč da
  imbarcare lungo il fiume. Due notti hanno dormito uno a fianco dellaltro,
  sulla barca, e Joćo ha creduto di impazzire: il desiderio era tanto violento
  che ad ogni istante Joćo temeva di perdere il controllo, di mettersi ad
  accarezzare quel corpo steso vicino al suo, di cercare di baciarlo. 
        Dopo quella volta Joćo ha lavorato
  ancora con Paulo per viaggi di una giornata, ma non ha accettato spedizioni
  di pił giorni. Non puņ trascorrere una notte al suo fianco. Sarebbe una
  tortura continua. 
        Adesso č notte. Il vento soffia appena,
  č solo una brezza. Joćo č seduto su una barca tirata a riva. Il tepore
  dellaria gli sembra trasformarsi in ondate di calore che gli incendiano il
  corpo. Nella pace della sera, il suo desiderio grida selvaggio, come da tempo
  non gli capitava.  
        Fissa un punto rosso, non lontano da
  lui, che a tratti diventa pił luminoso. Non vede altro nella notte, ma sa che
  cosč. Paulo č appoggiato contro una parete e fuma il sigaro.  
        Joćo sente il desiderio bruciare. Sa che
  non deve avvicinarsi, che se muoverą un solo passo nella direzione di Paulo
  non riuscirą pił a fermarsi. Sa che dopo Paulo lo disprezzerą e non č in
  grado di vivere con il peso del disprezzo di Paulo sulle spalle.  
        Non deve muoversi, ma quel punto rosso
  che ora si accende, č un richiamo troppo forte. Joćo si alza, supera la breve
  distanza che lo separa da Paulo e si mette di fianco a lui, appoggiandosi al
  muro. Vorrebbe salutare, ma le parole non vengono. Joćo ripensa alluomo che
  ha incontrato alla festa di Sćo Luķs
  ed una tristezza infinita lo avvolge. Un desiderio di finire, di morire. 
        Paulo tira ancora una boccata, senza
  dire nulla. Poi si scosta dalla parete e guarda verso il molo. Mormora: 
        - Vieni. 
        E se ne va, senza guardarsi indietro,
  senza controllare se Joćo lo segue. Come luomo alla festa di Sćo Luķs. Sa benissimo che Joćo lo seguirą, sa benissimo che non
  ha a che fare con un uomo, ma con un succhiacazzi,
  un culorotto. Parole di disprezzo che Joćo ha
  spesso sentito dire e che gli sembrano sempre riferirsi a lui, anche se
  nessuno al porto gliele ha mai rivolte. Nessuno
  sospetta. Domani tutti sapranno. Joćo sa che non dovrebbe muoversi, non č
  ancora successo nulla, ma non č lui che comanda alle sue gambe, sta gią
  seguendo Paulo. 
        Domani la sua vita sarą un inferno e
  desidererą mille volte morire. 
        Paulo passa dal molo alla barca. Joćo lo
  segue. Paulo leva gli ormeggi, la barca scivola veloce, spinta dal vento
  leggero.  
        Navigano in silenzio. Paulo continua a
  fumare e Joćo fissa disperato la luce del sigaro.
  Vorrebbe riuscire a parlare, dare a quel loro viaggio una parvenza di
  normalitą, ma tace, incapace di vivere ancora in quel limbo. Si dice che cč
  abbastanza acqua nella baia per affogare un finocchio. Forse nel mare troverą
  pace. 
         Paulo accosta a riva, si infila in una
  minuscola cala che Joćo non ricorda di avere mai notato, stretta tra due
  pareti di roccia. La barca tocca il fondo. Paulo scende in acqua ed
  incomincia a spingere verso linterno della cala, dove si trova una minuscola
  spiaggia. Joćo si riscuote, scende anche lui ed insieme spingono e tirano la
  barca verso riva. Tra poco la marea comincerą a scendere e la barca rimarrą
  saldamente sulla spiaggia fino a domani. 
            Paulo risale sulla barca e Joćo lo
  segue. Sono uno di fronte allaltro, anche se si vedono appena.         
        Ora, succederą ora. Come alla festa.
  Paulo si prenderą il suo piacere e poi lo allontanerą, lo insulterą. Magari
  lo lascerą lģ, facendosi beffe di lui per andare a raccontare a tutti gli
  uomini del porto che Joćo Mossoró č un finocchio,
  che chi vuole spaccargli il culo, ha solo da accomodarsi, tanto lui non
  desidera altro. Li aspetta nella caletta, pił sono, meglio č. 
    
        Paulo gli si avvicina e con molta
  delicatezza gli accarezza una guancia con due dita, poi le passa sulle sue
  labbra, le accosta ai denti e lascia che Joćo le morda leggermente. La mano
  di Paulo scivola dietro la nuca di Joćo ed una leggera pressione avvicina i
  loro visi. Le bocche sincontrano e per la prima volta in vita sua Joćo
  riceve un bacio sulla bocca. 
        Joćo schiude la bocca, stordito da quel
  bacio, e la lingua di Paulo avanza ad accarezzargli le labbra, i denti,
  incontra la sua lingua. 
        E ora le mani di Paulo lo accarezzano,
  le braccia di Paulo lo avvolgono e Joćo sprofonda in un gorgo o forse vola in
  cielo, non lo sa nemmeno lui, sa solo che non č pił sulla barca di Paulo 
        - Ti desidero, Joćo. 
        Č possibile? Č vero? Joćo non ha parole.
  A fatica balbetta: 
        - Anchio, Paulo. Io
 
        Non riesce a continuare, di nuovo le
  labbra di Paulo sulle sue, la lingua di Paulo e poi le mani di Paulo, sui suoi
  capelli, sulla nuca, sul collo, sulla schiena, sul culo. 
        La bocca di Paulo si stacca dalla sua,
  la voce gli sussurra: 
        - Sono mesi che ti desidero, Joćo. Mesi
  che non dormo la notte pensando al tuo corpo. 
        Joćo barcolla, ma le braccia di Paulo lo
  tengono stretto. 
        - Anchio, anchio. 
        Non sa dire altro. 
        Le loro bocche si uniscono di nuovo. Le
  mani di Paulo aprono la camicia di Joćo e la fanno scivolare sul fondo della
  barca. Ora quelle mani forti accarezzano la pelle di Joćo ed un brivido
  percorre il corpo del giovane. Una mano si infila nei pantaloni, due dita
  scorrono lungo il solco tra le natiche e Joćo geme. 
        - Spogliami,
  Joćo, voglio sentire le tue mani sulla pelle. 
        Joćo esegue. Le mani gli tremano, ma
  Paulo lo aiuta con i suoi movimenti e la camicia scivola sul fondo della
  barca. Joćo armeggia con la cintura, la slaccia, abbassa i pantaloni. Č buio,
  nella stretta cala la luce della luna arriva appena, ma sfilando i pantaloni
  di Paulo le dita di Joćo hanno avvertito, attraverso il cotone delle mutande,
  la vigorosa erezione. 
        Joćo accarezza i fianchi di Paulo, poi
  le sue mani si infilano nellultimo indumento e lo abbassano. 
        Paulo si inginocchia davanti a Joćo, le
  sue mani si muovono sicure, sciolgono la cintura che regge i pantaloni di
  Joćo, poi abbassano insieme gli ultimi indumenti.
  Joćo libera i piedi. Paulo č ancora in ginocchio davanti a lui e Joćo gli accarezza la testa. Paulo appoggia il suo viso sul
  ventre di Joćo, la guancia contro il sesso teso allo spasimo, un braccio
  avvolge il culo di Joćo, laltro braccio č teso verso lalto e la mano gli
  accarezza il torace.  
        Poi la mano scende, scivola sul ventre,
  avvolge i testicoli, passa dietro, accarezza, stuzzica. 
        Paulo lo attira verso il basso ed ora
  Joćo č in ginocchio davanti a lui. I loro corpi aderiscono: incollano le
  labbra, il torace, il ventre e lasta tesa. Le mani di Paulo accarezzano la
  schiena di Joćo, scendono fino al culo, pizzicano le natiche, con forza, poi
  una prende a massaggiare delicatamente il culo, laltra esplora la fenditura
  tra le natiche. 
        - Joćo, sei gią appartenuto a qualcuno? 
        Joćo sente un brivido. Cerca le parole.
  Non vuole mentire. 
        - No, lģ no. 
        Si rende conto di aver formulato una
  frase assurda. Paulo ride: 
        - Vuoi dire che nessuno te lha messo in
  culo? Che sarņ il primo? Che bello! 
        Paulo gli mordicchia un orecchio, poi la
  sua lingua gli accarezza il collo. 
        Poi Paulo ride ancora e chiede: 
        - E questa bocca invece, che cosa ha
  combinato? Perché lei non č innocente, mi sa. 
        Joćo sorride, ma č incerto. 
        - Ununica volta, Paulo. 
        - Allora bisogna rimediare, renderle la
  pariglia.  
        Con un movimento rapido Paulo ha spinto
  Joćo sul fondo della barca ed ora Joćo sente una carezza umida sul suo sesso
  turgido. Non č possibile, non č possibile che Paulo gli
  stia leccando
 
        Lo č, la lingua di Paulo si muove
  sicura, dai testicoli fino alla cappella, poi le sue labbra si schiudono ed
  accolgono quella carne. 
        - Paulo! 
        Č un grido, che č sfuggito dalle labbra
  di Joćo. 
        Paulo si stacca. Le sue mani risalgono
  dal ventre di Joćo fino ai suoi capezzoli. 
        - Cč qualche cosa che non va, Joćo. Non
  ti piace? Non vuoi? 
        - Tutto quello che tu vuoi
  lo voglio anchio. Ed č bellissimo
 
        Joćo non č in grado di spiegare. Pensa
  alluomo di Sćo Luķs. Ma
  quello che sta facendo Paulo č del tutto diverso, non ha niente a che vedere
  con quellincontro. 
        - Paulo, dimmi ancora che mi desideri e
  poi fa tutto quello che vuoi, tutto. 
        Paulo si solleva e si sposta, in modo
  che il suo corpo poggi su quello di Joćo. Nuovamente torace, ventre, sesso
  sono uniti e le loro bocche sono vicinissime. 
        La voce di Paulo č un sussurro. 
        - Mi sono innamorato di te mesi fa ed
  ero sul punto di dirtelo. Avevo capito che ti piacevo. Poi perņ ci fu la
  festa di Iemanjį. Dopo quello
  che era successo, non potevo pił dirtelo, mi sembrava di chiedere una
  ricompensa per averti salvato. Ma mi rendevo conto che anche tu lo
  desideravi. Cazzo, Joćo, mi hai fatto impazzire di desiderio, non ti decidevi
  mai. Quelle due notti che abbiamo dormito fianco a fianco,
  avevo il cazzo duro come un remo, ma tu non hai fatto neanche un gesto. Ti
  avrei menato. Poi non hai pił voluto venire via con
  me la notte. Se non ti decidevi, andava a finire che una di queste notti ti prendevo con la forza
 
        Paulo ride, lo bacia sugli occhi e scopre
  che Joćo sta piangendo. 
        - Joćo, che succede? Joćo
 
        Joćo parla e nella sua voce si mescolano
  pianto e riso: 
        - Niente, sono troppo felice. Quanto ho
  sofferto! Temevo che scoprendo che ti desideravo, tu
  mi disprezzassi, sai quello che pensano gli uomini del porto
 
        - So e non mimporta niente, non la
  penso come loro. Mi piacciono gli uomini, ne ho avuti molti, in altri porti,
  che mi hanno insegnato tante cose. Ma non ho desiderato nessuno come desidero te. Ed č la prima volta che ho detto a qualcuno di
  amarlo, Joćo.  
        Joćo sta di nuovo piangendo mentre la
  sua bocca cerca quella di Paulo. Poi dice lultima cosa che ancora si porta
  sul cuore. 
        - Ununica volta, una sera, alla festa
  di Sćo Luķs, ho succhiato
  il cazzo di un uomo. No, neanche. Mi ha fottuto in bocca, questa č la veritą.
  Mi spiace, Paulo, avrei voluto che tu fossi il primo. 
        Paulo gli accarezza il viso con la mano.
   
        - A me non importa nulla di quello che
  hai fatto, anche se sono felice di essere il primo a entrare in questo
  bellissimo culo. 
        E mentre lo dice le sue dita stringono
  con forza le natiche di Joćo, strappandogli un gemito. Paulo aggiunge: 
        - Ma prima pareggiamo i conti con la
  bocca. 
        Paulo arretra e le sue labbra percorrono
  nuovamente lasta protesa di Joćo, poi la lasciano, č la sua lingua ora a
  seguire pił volte lo stesso percorso, scendendo anche fino ai testicoli, per
  poi risalire. Poi la bocca inghiotte il boccone prelibato e il movimento
  abile delle labbra trasmette a Joćo sensazioni tanto intense che gli sfuggono
  gemiti, sempre pił forti, come sempre pił forte č il
  piacere intollerabile che sale dal suo sesso, un piacere scatenato da quelle
  labbra, da quella lingua. 
        - Paulo, sto per venire.  
        La bocca di Paulo non si scosta e la sua
  lingua, in unennesima carezza, strappa un urlo a Joćo, mentre il piacere si
  moltiplica in una successione di scariche violente, che per un momento
  cancellano la sua coscienza. 
        Paulo continua a tenere in bocca il
  sesso di Joćo, che gli accarezza la testa.  
            Joćo non sapeva che si potesse
  godere cosģ.  
        Paulo č di nuovo su di lui, ancora una
  volta la sensazione splendida del peso del corpo, pił massiccio, di Paulo sul
  suo, delle loro pelli che aderiscono. 
        Joćo prende la testa di Paulo tra le
  mani e lo bacia, con aviditą. Spinge la lingua nella bocca di Paulo, gli
  sembra di trovare ancora traccia del gusto del suo seme.  
        Paulo ricambia il bacio con passione e
  per un buon momento rimangono cosģ, luno sullaltro, baciandosi.  
        Poi Paulo si mette in ginocchio, le
  gambe ai lati di Joćo. 
        - Mi spiace non vederti. Č bellissimo
  anche al buio, ma vorrei vederti. Sei bellissimo, Joćo. 
        - Mai come te! 
        Paulo ride. 
        - Idiota! 
        Le mani di Paulo accarezzano il corpo
  steso sotto di lui, percorrono pił volte la pelle, dal viso fino alle cosce,
  a volte muovendosi parallele, a volte spostandosi ognuna per conto proprio.
  Spesso indugiano sulluccello, che nuovamente si riempie di sangue. 
        - Voltati, Joćo. 
        La voce di Paulo č roca di un desiderio
  che preme. Joćo si volta. Č felice al pensiero che Paulo entrerą in lui. Non
  cč traccia di paura, cč solo gioia al pensiero di appartenere a Paulo. 
        La lingua di Paulo prende a percorrere
  la schiena di Joćo, ma a tratti sono i denti a mordere, leggermente o con
  forza, o le labbra a baciare. Quando la bocca di Paulo arriva al culo di
  Joćo, i denti mordono con vigore e Joćo geme, ma č un gemito di piacere, pił
  che di dolore. Paulo morde ancora e poi Joćo sente una carezza umida tra le
  natiche. La lingua percorre il solco segreto, dallalto al basso e poi dal basso allalto, due, tre volte. La lingua indugia
  sullingresso e Joćo geme nuovamente, incapace di controllare le proprie
  reazioni. Il suo corpo č una corda di violino tesa,
  che ogni contatto fa vibrare ed ogni vibrazione č piacere, tanto intenso da
  essere a tratti intollerabile. 
        Paulo si stende su di lui, la verga
  poderosa si adagia nel solco. Č bellissimo sentire la pressione di quel corpo
  sul suo. Paulo gli sussurra allorecchio: 
        - Tra poco te lo metto in culo, un bel
  cazzo che ti entra dentro fino in fondo. 
        Joćo ride, ma il cuore batte forte. 
        - Pronto? 
        Joćo sussurra un sģ che appena si sente. 
        La pressione del corpo di Paulo
  diminuisce, poi la punta dellarma si appoggia allapertura ed una lenta
  pressione la costringe a dilatarsi. Joćo avverte il dolore, leggero, ma non
  gli importa della sofferenza. Larma penetra, con lentezza, ed il corpo di
  Joćo laccoglie. Č una sensazione prepotente, anche se Paulo si muove con
  grande delicatezza. Cč dolore, ma cč un piacere che sale, un senso di
  pienezza, una gioia sconfinata. E mentre il dolore arranca ed
  a fatica si fa strada nel cervello di Joćo, il piacere ruggisce e si impone
  in tutta la sua forza, con una violenza che lascia Joćo stupefatto. 
        - Tutto bene?  
        Joćo sorride, si vergogna, per un attimo
  ha ancora paura che Paulo possa disprezzarlo, ma non puņ
  mentirgli. 
        - Č bellissimo, Paulo, č bellissimo. Non
  credevo che potesse essere cosģ bello! 
        Paulo gli morde un orecchio, poi gli
  bacia il collo e sussurra: 
        - Sono felice che sia cosģ. 
        Paulo riprende a spingere, prima ancora
  con lentezza, poi con maggiore decisione. Man mano che le spinte diventano
  pił forti, Joćo avverte il dolore, ma il piacere cresce pił in fretta,
  inglobando in sé anche la sofferenza. 
        Le spinte diventano pił vigorose ancora,
  dolore e piacere si mescolano, la tensione cresce nel corpo di Joćo. Quando
  Paulo viene dentro di lui, spandendo abbondante il
  suo seme, allurlo roco di Paulo risponde quello di Joćo. 
        Rimangono a lungo cosģ, uno sullaltro,
  mentre lasta di Paulo riprende dimensioni normali, per poi inturgidirsi di
  nuovo. 
        Trascorrono la notte in variazioni degli
  stessi giochi, in carezze ed abbracci, senza essere mai sazi. 
    
        Joćo guarda la striscia di cielo azzurro
  cupo, che ormai incomincia a schiarirsi: č mattina. Joćo č steso sul pił
  morbido materasso del mondo: il corpo di Paulo, che lo stringe tra le braccia
  e gli tiene una mano sul sesso, nuovamente eretto. Joćo guarda quelle braccia
  scure che avvolgono il suo corpo pił chiaro. 
        Joćo ha il culo dolorante e la crescente
  pressione che avverte tra le natiche gli dice che presto quel dolore
  crescerą, ma Joćo č felice.  
        - Te la senti, Joćo? Questa volta potrņ vedere il tuo culo mentre
  lo infilzo.  
        Joćo annuisce.  
        E quando ancora una volta lasta di
  Paulo lo trafigge, accrescendo il piacere ed il
  dolore, e si muove con forza dentro di lui, Joćo sente che č arrivato al
  punto pił alto del piacere e della gioia. 
        Ma non č vero, perché mentre la scarica
  gli riempie le viscere, le parole di Paulo lo portano ancora oltre: 
        - Ti amo, Joćo. 
    
  2007 
   
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