Pelo

Diversi personaggi dei racconti e del romanzo hanno un debole per il pelo. E molti altri hanno una buona quantità di pelo. Di solito si incontrano…

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Questione di pelo

- E tu che cazzo ci fai qui?

Poco ci manca che Felice non abbia un infarto a sentire la voce profonda alle sue spalle.

Quel poco che manca diviene davvero pochissimo (fortuna che Felice ha diciannove anni e un cuore perfetto) quando, voltandosi, Felice vede sulla porta che si apre sul balcone, a tre spanne da lui, l’autista di uno dei loro autobus, nudo come mamma l’ha fatto. È notte, ma tra le insegne luminose e l’illuminazione stradale, c’è un sacco di luce. Solo nel cervello di Felice si è creato un buio assoluto.

L’autista lo guarda. Felice guarda l’autista. La sua mente registra che l’autista ha un fisico robusto, una bella pancetta, un sacco di pelo, un bel cazzo (non del tutto a riposo): insomma, un orso di prima classe, come quelli che Felice passa le ore a guardare su Internet, tra Orsiitaliani, Furrific, HairyHunter, HairySurfer e così via, quando i suoi non girano nei dintorni. Uno di quelli che gli tengono compagnia quando fa sesso con qualcuno che conosce fin dalla nascita (altra attività sessuale Felice non ha avuto modo di svolgere fino a ora, con suo grande rincrescimento). La mente registra quel che vede, ma si rifiuta di fare altro, per cui Felice rimane muto come un pesce.

 

 

- Il gorilla!

Bob scuote la testa. Il gorilla è il soprannome che Andrew e alcuni altri danno a Jason, un loro compagno molto robusto e piuttosto peloso. Non lo dicono ad alta voce e soprattutto non lo dicono a lui, perché Jason ha un buon carattere, ma ha anche una forza micidiale e non sarebbe saggio fargli montare la mosca al naso. A Bob Jason piace, parecchio, anche se non è bello. Piace fisicamente, perché Bob ha un debole per gli uomini forti e pelosi, e piace anche umanamente, perché ne apprezza la riservatezza e la disponibilità. Non è uno che cerca di essere continuamente al centro dell’attenzione, come Andrew, ma è sempre pronto a dare una mano.

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Peludo si allontana e scompare dietro un sasso. Dopo un po’ riappare, ma non torna da Mateo. Si avvicina al torrente, si spoglia e entra nell’acqua, che gli arriva fino alle ginocchia. Incomincia a lavarsi.

Per Mateo è stata una frustata. Quel corpo potente, coperto da una peluria scura, gli toglie il respiro. Mateo non riesce a distogliere lo sguardo da quel torace muscoloso, da quel ventre, dal grande uccello, dalle palle. E il desiderio che gli brucia dentro si tradisce nella violenta erezione. Mateo si vergogna.

Peludo si lava nell’acqua, che di certo dev’essere ben fredda. Poi torna a riva, si riveste e si avvicina a Mateo. Sorride e nel suo sorriso a Mateo pare di leggere una presa per il culo.

 

 

 

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Lo sente in quel momento, vicinissimo, tanto vicino da farlo sobbalzare: una specie di grosso grugnito, potrebbe essere un cinghiale, ma non lo è. È, semplicemente, un enorme rutto. Enrico si volta in direzione del maiale che ha ruttato in quel modo e lo vede.

Non può non vederlo, è a due metri da lui. È seduto, la schiena contro un albero, le gambe allargate. Non può non vederlo, non vedere che è un uomo massiccio, un po’ pelato, con una barba nera, capelli neri, peli neri. Peli neri dappertutto, non può non vederli benissimo, perché l’uomo è nudo, completamente nudo. Ed ha peli ovunque, salvo su quel grosso bastone che gli batte contro il ventre.

 

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Il mio capo mi piace. È esattamente il mio tipo d'uomo: sui cinquanta, massiccio, non molto alto, grosso, barba e un sacco di peli.

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Henri si stacca un attimo da lui e lo guarda. Mathurin gli sembra bellissimo. Snello, ma forte, un vello piuttosto fitto su tutto il corpo, che diviene una foresta lussureggiante intorno ai capezzoli e sul basso ventre, un cazzo splendido, lungo e teso come una lama d’acciaio. Qual è il problema?

 

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Era sera. Gabriele incominciò a spogliarsi. Lo guardava e sorrideva, ma in un modo strano. Quando Nicola lo vide senza camicia, il forte torace coperto da una peluria nera, capì che in nessun modo avrebbe potuto controllare le reazioni del suo corpo.

 

 

 

 

Il tesoro di San Pedro

 

 

 

 

 

 

 

 

Uno di questi giorni l’ammazzo. Durante un’azione gli sparo alla schiena e poi dico che siamo caduti in un’imboscata, che gli indiani lo hanno fatto fuori. Mi piace pensare di sparargli alla schiena. Me lo fa venire duro. Forse perché, se non fosse quel figlio di puttana che è, non sarebbe male. Fisicamente mi piace un casino: un corpo forte e muscoloso, peloso come piace a me, quel viso da duro. Ma di certo non glielo andrò a dire: non ho nessuna intenzione di farmi condannare per sodomia e trovarmi con un nodo al collo. Anche se a volte, quando penso al cappio, mi viene duro. Come mi sta succedendo adesso, ma è normale, sono due mesi che non scopo, da quando Andrew è stato ammazzato in quello scontro.

Requiem per un boss

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Fluitazione

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William guardava l’uomo che lo aveva salvato. Era certamente Ezra Dampier. Si era spogliato completamente e si asciugava al fuoco. Aveva un corpo massiccio, che dava un’impressione di grande forza. Capelli e barba erano neri, come la peluria che ricopriva il corpo. Lo sguardo di William scese sotto, dove la peluria diventava ancora più abbondante e formava un fitto intrico, da cui si protendeva verso il basso un uccello impressionante per dimensioni. Era circonciso, com’era in uso tra gli ebrei. Non riuscì a smettere di fissarlo, fino a che non si rese conto che il pirata si era accorto della sua attenzione. Allora si sforzò di distogliere lo sguardo e lo diresse verso gli altri uomini. I pirati erano una ventina. C’erano anche quattro neri, che non dovevano essere schiavi, perché sedevano tra gli altri. A un certo punto l’attenzione di William fu attirata da due dei pirati, in piedi vicino al fuoco: un bianco con i capelli rossi e una cicatrice sulla faccia e un nero molto robusto. Li vide scambiarsi alcune carezze e poi baciarsi. Subito dopo si accovacciarono: il nero si mise a gambe larghe e quando il bianco si sedette davanti a lui, appoggiandosi con la schiena sul suo corpo, lo strinse tra le braccia. Nessuno degli altri pirati sembrò far caso ai due.

C’era un’atmosfera molto cordiale: i pirati scherzavano tra di loro e ridevano, coinvolgendo anche i marinai. Nel rivolgersi al loro capo i pirati non mostravano nessuna deferenza: qualcuno lo prendeva tranquillamente per il culo, soprattutto per il cazzo “da cavallo” e per il pelame alquanto rigoglioso che, ora che era nudo, era ben visibile. Uno gli diede pure della scimmia. Dampier rideva e rispondeva per le rime. William pensò che quegli uomini gli volevano bene e che lui provava per loro lo stesso affetto. Ma notò anche che se dava un ordine, veniva eseguito subito.

 

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