Gli
strumenti di tortura presenti nella cella mettono i brividi. Di alcuni puoi
intuire l’uso e il pensiero di provarli sulla tua pelle ti mozza il fiato. Negare
non ti servirebbe a nulla e Rama ti ha fatto intravedere una possibilità di
fuga. Confessare è la cosa più sensata. -
Confesso di aver cercato di avvelenare Pratap. Sumahir mi aveva promesso molte ricchezze se avessi
ucciso entrambi i principi. Il ministro
annuisce. -
Pagherai per questo, cane. Poi si
volge al carceriere e gli dice: - Dategli
venti frustate. Hai
sperato di sfuggire alla tortura, ma non potrai evitarla completamente. Ti legano
le mani in alto, davanti a un palo. Il carnefice
ti strappa la camicia e ti lascia a torso nudo. Poi prende la frusta. Senti
il primo colpo, violento, sulla schiena. Ti dici che se colpirà con tanta
forza per venti volte, non reggerai. Il secondo colpo è come il primo. Al
sesto senti la pelle che si lacera e il sangue cola. Il
carnefice ti abbassa i pantaloni. I colpi successivi ti prendono al culo. Poi
ancora quattro colpi alla schiena. Tu stringi i denti per non urlare. A un
certo punto le gambe non reggono più e cedono. Rimani appeso per le braccia e
questo aggiunge nuovo dolore. Il sangue cola dalla schiena e dal culo. Dopo
altri due colpi al culo, ti staccano. Il carnefice ti strappa di dosso quel
che rimane dei tuoi abiti e ti riconduce alla cella, dove crolli sul
pavimento. Il carnefice chiude la porta dietro di sé, ride e dice: - Adesso
ti faccio assaggiare il mio cazzo. Tu non
sei in grado di resistere. Si stende su di te e le sue mani stringono il culo
martoriato, facendo scorrere altro sangue. Ti incula con una spinta decisa,
che ti fa sussultare. Puoi sentire il suo alito pesante vicino al tuo viso. - Hai un
bel culo, inglese di merda. Spero che ti piaccia il mio cazzo. Ride
ancora mentre ti fotte, poi viene con un grugnito. Prima di andartene ti
molla due calci alle costole, che ti strappano un gemito. Nei tre
giorni seguenti vieni di nuovo fustigato e violentato dal boia, che non ti
lascia mai senza averti regalato qualche pugno o qualche calcio. Hai diversi
lividi ed escoriazioni, oltre alle ferite aperte dalle frustate alla schiena.
Ti danno poco da mangiare e poco da bere. Il secondo giorno William viene in
visita. Vedendoti
in queste condizioni, scuote la testa. - Mi
spiace vederti così ridotto, amico. - Devo
dire grazie al tuo caro angioletto. È lui che mi ha fatto conciare così. William
annuisce. - Sì,
credo anch’io. Hai salvato Rama, mandando in fumo i suoi piani, tanto più che
il rajah ha disposto una sorveglianza speciale sui suoi figli, dopo questo
tentativo di avvelenamento. Ma io non c’entro. - Tu gli
tieni corda. Il rubino l’ha dato a te. - Che ne
sai del rubino? - Me ne
aveva parlato Rama. - Avresti
dovuto evitare di vederlo. - Sarebbe
cambiato qualche cosa? William
sospira. - No,
temo di no. Un’idea
ti viene: se davvero Rama riuscirà a liberarti, forse… - Dov’è ‘sto
cazzo di rubino? Adesso me lo puoi anche dire. Di qui non esco vivo. William
esita, poi alza le spalle: - L’ho
affidato a Za’, il proprietario del bordello dove
ci siamo conosciuti. - Meglio
se non ci fossimo mai conosciuti. - Mi
spiace, Richard. - Vaffanculo. William
se ne va (probabilmente farà anche quanto gli hai suggerito, con Pratap). Il quarto
giorno il carnefice entra insieme a un altro uomo. Porta solo una striscia di
tessuto intorno ai fianchi. Tiene in mano una scodella e due grandi aghi. L’altro
ha due pietre. - Sei
pronto? È il grande giorno. Rabbrividisci.
La vita che hai condotto in questi ultimi giorni è stata un inferno, ma non
vuoi morire. Il primo
carnefice, quello che ti ha torturato, ti costringe a sollevarti. Il secondo
ti piega il busto in avanti. Poi si tolgono entrambi la fascia. Ce l’hanno
già duro. Il primo ti incula con la solita spinta violenta, l’altro ti
stringe la gola con una mano, forzandoti ad aprire la bocca, e ti infila
dentro il cazzo. Ti fottono uno in bocca e l’altro in culo, con grande gusto. Quando
hanno finito, uno dei due prende la scodella. In quel momento si sentono
delle urla, che diventano sempre più forti. I due carnefici si guardano
perplessi, poi aprono la porta ed escono, senza chiudere. È la tua ultima
possibilità di sfuggire alla morte. Fai
fatica a camminare, il tuo corpo è indebolito da tutto quello che hai
passato, ma devi andare se vuoi cercare di salvarti. |