Alle sei il duca si presenta con puntualità
britannica. - Buongiorno, signor Richard. - Buongiorno, signor William. Sorridi e aggiungi: - Però potremmo anche dirci i nostri cognomi. Io
mi chiamo Blacks, ma mi farebbe piacere se mi
chiamasse semplicemente Richard. Il duca annuisce. - Va bene, Richard. Io sono William, duca di Corkster. Ti fingi stupito. - Duca? Ma… allora sono
stato impudente a proporre di darci del tu. - No, va bene così, Richard. Detesto le formalità.
Passiamo a parlare dei tuoi progetti. Mi dicevi che visiti l’India. Tu ti fingi ancora un po’ frastornato: - Sì, ho buoni motivi per rimanere lontano
dall’Inghilterra. Qui posso muovermi molto più liberamente. - Capisco perfettamente. - Mi piace visitare i diversi principati indiani e
osservare i loro usi, spesso così diversi dai nostri. - Ma altre volte così simili… William (ormai puoi chiamarlo così) sorride. Tu
annuisci. - Sì, è vero. Poi prosegui: - L’ultima volta che ho visitato Bombay, sono poi
andato nell’India portoghese, a Goa. - Non l’ho mai visitata. Dicono che sia bella. - Certamente. Adesso pensavo di raggiungere uno
dei principati dell’interno. - Il Kaspur è certamente
il più bello: in primo luogo ha avuto pochi contatti con gli inglesi, per cui
ha conservato credenze e usanze di secoli fa; poi è ricco di templi induisti,
alcuni dei quali di grande bellezza. I giardini del palazzo reale sono una
delle meraviglie dell’India. E ci sono le grotte scavate nella roccia. Certo presenta
alcuni rischi. - Non mi spaventano i rischi. Entro certi limiti,
almeno. - Io partirò domani mattina per il Kaspur. Se vuoi accompagnarmi, Richard, per me va bene.
Se invece preferisci rimanere a Bombay qualche giorno, puoi raggiungermi in
seguito. In ogni caso, se arrivi mentre io sono ancora nella capitale, ti
presenterò al rajah, Jay Singh, un uomo
formidabile. - È una proposta davvero gentile. |