- No,
sinceramente la caccia alla tigre non mi attrae. Vi ringrazio per l’invito, è
molto gentile da parte vostra. Pratap appare piuttosto contento che tu non partecipi.
William non insiste. Più tardi, in un momento in cui vi ritrovate da soli, ti
dice: - Tutto
sommato hai fatto bene a non accettare: Pratap è
geloso e non vuole dividermi con nessuno. Tu ridi: - Ti
lascio tutto a lui. Il giorno
dopo la spedizione per la caccia alla tigre parte e tu rimani al palazzo. Le
giornate trascorrono tranquille. Tu visiti i giardini, splendidi e non a caso
famosi in tutta l’India. Trascorri molto tempo chiacchierando con qualche
consigliere del re e con il maestro delle cerimonie, che hanno avuto il
compito di intrattenerti. Ti informi di alcuni riti e il discorso arriva
anche alla famosa goccia di sangue di Shiva, ma naturalmente non ne ricavi
nulla e non puoi certo porre domande dirette. Una
notizia del tutto imprevista giunge, vero fulmine a ciel sereno: il principe
Rama è stato azzannato e ucciso da una tigre durante la battuta di caccia. Il
rajah sta tornando a Kasgarh, in una processione
funebre. La città
viene pavesata a lutto, per il ritorno del rajah, che porta con sé il corpo
del figlio. William
ti racconta della morte di Rama, che non deve essere stata accidentale: le
corde che sostenevano il cesto del principe hanno ceduto, il cesto è
precipitato a terra. Rama non s’è fatto niente, ma una tigre lo ha assalito.
Quando il principe ha cercato di sparare, il fucile ha fatto cilecca. Troppe
coincidenze perché sia stato un caso. Il rajah ha fatto arrestare il cornac e
tutti i servitori di Rama. Saranno torturati finché qualcuno non confesserà,
inventandosi un colpevole. Con ogni
probabilità è stato Pratap a organizzare il tutto,
ma questo non verrà mai scoperto. In ogni caso la tua missione è fallita:
ormai Rama non può salire sul trono e l’erede sarà proprio il suo assassino,
ostile agli inglesi. Pratap e il rajah sono occupati nel complesso
cerimoniale funebre. Sono diversi giorni che non scopi e sorridi a William,
dicendo. - Visto
che il bel principino non potrà allontanarsi dalle cerimonie in onore del
fratello, gusterei volentieri un po’ di carne ducale. William
ride. - Perché
no? Vi date
appuntamento e mentre è in corso la cerimonia di omaggio al morto, tu
raggiungi l’appartamento di William. Basta un’occhiata per vedere che è
decisamente più vasto e lussuoso del tuo, ma William è un duca. Il
suddetto duca incomincia a spogliarsi e dice, ridendo: - Spero
che tu abbia voglia di gustare un culo ducale, perché con il mio esigente
principe faccio sempre il cavaliere. Ridi e
rispondi: - Visto
che me lo chiedi, sarò così gentile da accontentarti. Proprio solo perché
sono buono. Quando
siete tutti e due nudi, tu passi dietro a William, ti inginocchi e incominci
a mordere il suo culo. - Ehi!
Quando ho detto “gustare”, non intendevo mangiare. - Un po’
di appetito ce l’avrei. - Non
posso farti mangiare, ma posso darti da bere. - Va
bene. William
si volta e tu prendi il suo cazzo in bocca. Lui incomincia a pisciare. Tu
bevi, soddisfatto, fino all’ultima goccia. Poi lo rigiri mettendolo nella posizione di
prima e dopo due morsi ben assestati, incominci a passare la lingua lungo il
solco, dall’alto in basso e viceversa. William geme di piacere. Prosegui un
buon momento, mentre le tue mani accarezzano e pizzicano il culo, provocando
ogni tanto un gemito. Ancora qualche morso ben assestato, poi di nuovo la
lingua. Le tue mani ora passano davanti. William ce l’ha duro (anche tu). - Dai,
Richard. Non ce la faccio più. William
si appoggia alla parete e piega leggermente le gambe, divaricandole. Tu lo
infilzi senza tanti complimenti: l’apertura è ben lubrificata dalla tua
saliva e il tuo cazzo duro come una roccia. Incominci a fotterlo con molto
gusto, spingendo fino in fondo e poi ritraendosi. È solo
nel momento in cui vieni dentro di lui e il suo seme schizza in alto, che ti
sembra di vedere con la coda dell’occhio un movimento. Volti la testa e fai
in tempo a vedere qualcuno che scivola via. - Merda,
William, qualcuno ci osservava! - Cosa?!
Cazzo! Richard, sei nei guai. È di sicuro qualcuno mandato da Pratap. Mi ha detto che se avesse scoperto che scopavi
con me, ti avrebbe ammazzato. Considerando
che deve avere appena ammazzato il fratello, di certo non sarebbe l’omicidio
di un inglese a turbare i suoi sonni. - Torna
nei tuoi appartamenti e prepara i bagagli. Domani mattina presto partirai. Tu torni
nei tuoi appartamenti, ma non fai in tempo a preparare nulla. Quattro soldati
ti arrestano: l’accusa è quella di aver organizzato l’omicidio di Rama,
corrompendo alcuni servitori. Ti
trascinano in una cella, dove ti spogliano dei tuoi abiti. Poco dopo entra
uno dei consiglieri del rajah. - Sappiamo
che sei stato tu a far manomettere il fucile del principe e le corde che
reggevano il cesto: ti hanno visto mentre davi dell’oro a un ufficiale, che
confesserà. - Non
sono stato io! Non avevo nessun motivo per uccidere il principe. Non ho dato
dell’oro a nessuno. - Sei
stato tu. Confessa, cane! Chi ti ha mandato? Gli inglesi? - Il
principe non era ostile agli inglesi. Non sono stato io. Il
ministro scuote la testa. - È stato
Sumahir, il brigante delle montagne, vero? - Non
l’ho mai visto. - È
inutile che tu menta, sappiamo che sei stato tu. L’ufficiale confesserà. Il
ministro esce. Mezz’ora dopo incominci a sentire delle urla. Stanno
torturando qualcuno nei sotterranei. Le urla vanno avanti a lungo, tutta la
notte e poi il giorno dopo e ancora la notte successiva, sempre più deboli.
Tu non riesci a chiudere occhio: sai benissimo che quando l’uomo smetterà di
urlare, sarà perché ha confessato o perché è morto. Se confesserà, sei
fottuto. Se morirà senza confessare, tu sarai il prossimo e anche in questo caso,
sei fottuto. Quando
infine non senti più urlare e vedi il consigliere sorridere soddisfatto
mentre entra nella tua cella, ti dici che l’uomo deve aver confessato quello
che i tuoi nemici volevano: la tua condanna a morte è stata firmata. E infatti
il consigliere ti dice: - Il tuo
complice ha confessato. Se non vuoi essere torturato, dicci chi ti ha
ordinato di uccidere il principe. Sai
benissimo che non hai nessuna via d’uscita. Proclamarsi innocente
significherebbe solo farsi torturare per giorni e giorni. Prima o poi
cederesti. Il
ministro chiede di nuovo: - Chi ti
ha mandato, cane? Vorresti
dire che è stato il principe Pratap, probabilmente
il vero colpevole, ma non saresti creduto. E quello che conta ora è solo
evitare una tortura infinita. - Sumahir. Sumahir sarebbe comunque ucciso tra i tormenti
se venisse catturato: non metti in pericolo nessuno e ti risparmi le torture.
Il ministro annuisce. - Lo
sospettavamo. Riportatelo in cella. |