Una bella passeggiata nei giardini del palazzo è quello che ci vuole. Sono famosi questi giardini, che vengono considerati una delle bellezze della regione. Disposti su tre livelli, tra il palazzo e le mura, fanno parte delle proprietà del rajah e vi si accede solo dal palazzo. Viali alberati, un gran numero di fiori che riempiono l’aria delle loro fragranze, canali e fontane li rendono un piccolo paradiso, un’oasi di frescura nella calura che spesso avvolge la città.

C’è la luna, che permette di muoversi con sicurezza, senza rischiare di inciampare. I giardini sono immersi nel silenzio, ma dalla città arrivano le grida e i rumori dei festeggiamenti, che andranno avanti tutta la notte. Arrivi di fronte alla grande vasca. Hai sentito dire che il rajah e le sue concubine spesso si bagnano nei giardini, ma non qui, nella parte superiore, a cui si accede solo dagli appartamenti reali.

La luna si riflette nell’acqua. La guardi un momento, poi imbocchi un viale. Hai fatto pochi passi quando alle tue spalle senti un forte rumore di rami scos­si. Non fai neppure in tempo a voltarti e ti senti spinto per terra. Cerchi di resistere, ma una gamba infilata tra le tue ti fa cadere in ginocchio, le mani protese in avanti per riparar­ti. Finisci a quattro zampe e, prima che tu possa rialzarti, un dolore violento al ventre ti mozza il fiato.

- Creperai, bastardo!

È la voce di Durbar, uno degli uomini di Sumahir. Non è stato catturato. Il che vuole dire che per te è la fine.

Un secondo colpo ti toglie le forze. Cadi disteso.

Durbar ti cala i pantaloni. Tu non sei in grado di resistere. Con le mani comprimi il ventre, da cui il sangue scorre abbondante.

Durbar ti volta con un calcio. Afferra il tuo cazzo e i coglioni e avvicina il coltello.

- No, Durbar, no… non sono stato io…

Non ti crede, ovviamente. Senti la lama che recide, un dolore terribile che sale, un senso di nausea.

- No!

Lui ti infila in bocca cazzo e coglioni. Poi si alza, ti volta di nuovo prono, si stende su di te e ti incula con una spinta decisa. Ti prende con violenza, ma quasi non te ne accorgi: il dolore delle ferite è ben più forte.

Infine senti la lama che preme contro la gola e poi il taglio, che ti fa sprofondare nel nulla.

 

 

 

RITORNA ALL’INIZIO

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Area aperta

Storie

Gallerie

Indice