Un
servitore ti accompagna nella camera. Ti spogli completamente e ti dirigi
nudo all’ampia terrazza. Guardi il parco del palazzo. La luna è bassa e la sua
luce ti illumina, ma non riesce a scalfire le tenebre in cui è immerso il
parco. Rientri
nella tua stanza. Nella tua testa rivedi la violenza su Sumahir.
Sono diversi giorni che non scopi e sei eccitato. Ti stendi sul letto.
Lentamente ti accarezzi con la mano destra, che scorre sul cazzo, indugia sui
coglioni, li strizza un po’. Sorridi. Pensi alle notti con Sumahir: era bravo a fottere. Ora l’hanno fottuto e non
scoperà più. La tensione sale dentro di te, ma tu procedi piano: non vuoi
venire troppo in fretta. Di colpo
ti fermi. Ti sembra di aver sentito un rumore. Ti alzi. La stanza è immersa
nell’oscurità: non hai lasciato accesa la lampada. Lentamente ti alzi, il
cazzo ancora duro. Scivoli dietro le cortine del letto, tirate indietro
contro la parete, ma guardi fuori attraverso uno spiraglio. Un uomo
entra dal balcone. Ha un pugnale in mano. Uno degli uomini di Sumahir, certamente, che vuole vendicare i suoi compagni
e il suo capo. L’uomo si
avvicina al letto. Si guarda intorno. Deve aver visto la luce della lampada,
prima, e ora si stupisce che tu non ci sia. Si avvicina alla tenda dietro a
cui ti sei nascosto, probabilmente con l’intenzione di mettersi lì, ad
attendere il tuo ritorno. Quando è sufficientemente vicino, gli balzi
addosso. È un uomo
forte ed è armato, ma tu lo prendi di sorpresa: gli blocchi il polso della
mano con il coltello, mentre lo fai cadere. Nella caduta, fai in modo che la
mano con la lama si trovi tra il pavimento e il suo corpo: è lui stesso a
infilarsi il coltello nel torace, mandando un grido strozzato. L’uomo
geme e ti maledice, mentre agonizza. Steso su di lui, stringendo ancora il
suo polso, senti il sangue che cola dalla ferita. Il tuo corpo aderisce al
suo e il desiderio ti assale, violento. Ormai lui non è più in grado di
resistere. Gli
abbassi la fascia che gli copre i fianchi, avvicini il cazzo al suo buco e lo
infilzi. Lui ti maledice ancora. Lo fotti con gusto e lo deridi: - Sei
venuto per fottermi, eh? E adesso ti fotto io. Le tue
spinte decise premono il suo corpo contro il pavimento, facendo affondare
ancora di più il pugnale nel suo corpo. Ti rendi conto che sta morendo.
Quando vieni, riempiendogli il culo di sborro, ti dici che hai incominciato a
fottere un vivo e hai finito fottendo un morto. Ti alzi,
ti sistemi, ti infili i pantaloni e chiami le guardie. Le rimproveri per la
scarsa sorveglianza e dici che ti lamenterai con il rajah. Loro portano via
il cadavere. Ti spogli
di nuovo e ti metti a letto, soddisfatto. |
Il mattino
dopo ti chiamano per assistere all’esecuzione di Sumahir |