Ti
rivesti senza fare rumore. Guardi ancora Sumahir che dorme. È stata una
scopata fantastica. Ma non intendi fermarti con un bandito e rischiare di
essere ammazzato dai soldati di Jay Singh o da Sumahir stesso, che non ha in simpatia gli inglesi, anche
se li fotte volentieri. Riesci a
uscire dal forte senza grandi difficoltà: le sentinelle vigilano per evitare
che qualcuno si introduca di nascosto nel forte, ma non pensano che qualcuno
voglia andarsene, non devono avere spesso prigionieri. Passando tra le rovine
riesci a lasciare il forte e scendi rapidamente lungo un sentiero,
probabilmente lo stesso che hai percorso all’andata. Sumahir
potrebbe svegliarsi e farti cercare, lo sai benissimo, ma è più probabile che
non si preoccupi di te. In ogni caso cercherai di tenerti alla larga dai
paesi fino a che non sarai vicino a Kasgarh. Bevi ai
ruscelli, che per fortuna non mancano, e ti nutri come puoi, con qualche
mango che rubi da un albero. Eviti di avvicinarti alle case, per timore che
qualcuno riveli la tua presenza agli uomini di Sumahir. Perciò, pur cercando
di tenerti vicino alle strade, non le percorri. Quando
infine ritieni di essere abbastanza lontano dal forte di Sumahir, ti avvicini
a un uomo che vedi lavorare in un campo. Il contadino rimane a bocca aperta a
vedere un inglese che per di più parla marathi, ma
ti dice che Kasgarh non è molto lontana: se procedi
nella direzione che ti indica, dall’alto di una collina la vedrai in cima a
uno sperone roccioso. Scendendo attraverserai il fiume al guado e poi, in
poche ore, raggiungerai la città. Segui le
sue istruzioni e in effetti dalla collina puoi distinguere la città in
lontananza. Il cielo però si sta rannuvolando. La stagione dei monsoni è
finita, ma ogni tanto piove ancora. Non è un grande problema;: tra poche ore
sarai a Kasgarh. La
pioggia è piuttosto fitta. Scendi in fretta fino al fiume, che scorre con una
corrente impetuosa. Questa non te l’aspettavi. Dov’è il guado? Non c’è
nessuno a cui chiedere e continua a piovere. Percorri un tratto della riva,
finché non vedi una pista che scende fino al fiume: il guado è certamente lì. In realtà
il guado è più a monte: lì c’era un pontile d’imbarco che le ultime piogge
hanno portato via. Avanzi nel
fiume, un po’ titubante, ma riesci a camminare. L’acqua ti arriva solo alla
vita. Poi di colpo non senti più nulla sotto i piedi e la corrente ti
trascina via. Cerchi di nuotare, ma finisci in un gorgo, che ti trascina a
fondo. Ti sforzi di riemergere, senza risultati. Ingoi acqua, che finisce nei
polmoni. Presto smetti di dibatterti. Quando
infine il tuo corpo riemerge, è solo più un cadavere. La corrente lo trascina
fino a un canale laterale. Domani un contadino lo troverà ai margini del suo
campo. |