Afferri il pugnale e osservi Sumahir che dorme, senza sospettare che sta per morire. Questo bastardo ti ha preso con la forza e ora pagherà con la vita. Racconterai a Jay Singh di aver ucciso Sumahir e di certo il rajah ti riceverà con tutti gli onori: ti sarà più facile portare a termine la tua missione.

Ti chini su di lui e con un movimento preciso gli infili il pugnale nella gola, recidendo la carotide. Sumahir spalanca gli occhi e si porta le mani alla gola, mentre cerca di sollevarsi, ma ricade subito. Rantola e muore, in un lago di sangue.

Tu prendi una pistola e un fucile ed esci dalla stanza. Scivoli senza far rumore tra le rovine del forte, evitando gli uomini che dormono. Le sentinelle non si accorgono di te e tu ti cali dalle mura e ti allontani rapidamente. Cammini per molte ore e quando è l’alba sei ormai lontano dal vecchio forte, ma sai benissimo di essere ancora in pericolo: quando scopriranno che hai ucciso Sumahir, tutti i suoi uomini ti daranno la caccia. Perciò continui a camminare, anche se avverti la stanchezza. Procedi per tutto il mattino, evitando i rari villaggi, dove qualcuno potrebbe avvertire gli uomini di Sumahir del tuo passaggio. A metà giornata la stanchezza è troppo forte: non hai quasi dormito, non hai mangiato, hai camminato per ore e ore.

Ti fermi vicino a un laghetto. Ti spogli e ti bagni. L’acqua fresca ti restituisce vigore, ma hai bisogno di riposare. Decidi di stenderti. Dormirai solo una mezz’ora.

 

Un rumore ti sveglia. Davanti a te, a pochi passi, un indiano armato di coltello. All'orizzonte un sole ormai basso sulle montagne: hai dormito diverse ore.

- Merda - urli, alzandoti di scatto, e arretri rapidamente, guardandoti attorno alla ricerca delle armi. La pistola e il fucile sono scomparsi. Improvvisamente due braccia ti bloccano in una morsa: un uomo dietro di te ti ha afferrato e ti impedisce di fuggire. Ti dibatti, scalciando contro l'indiano che si avvicina e cercando di liberarti, ma con una mossa rapida l'indiano con il coltello si fa sotto e vibra un fendente, infilandoti la lama nel ventre e facendola penetrare fino all'elsa.

Le forze ti mancano, ma ti agiti, lottando ancora, anche se sai che è del tutto inutile. L’uomo estrae la lama e il sangue esce con un getto violento.

- Merda - dici ancora, con una voce più debole. Smetti di dibatterti, non riesci più a reagire. Ti afflosci, sostenuto dalla stretta che non si allenta. L'indiano avvicina nuovamente la lama e ti afferra cazzo e coglioni: capisci che sta per castrarti.

- Merda - dici ancora, con una voce spenta. Quando la lama comincia a tagliare, reagisci al nuovo violento dolore con un ultimo sforzo per liberarti, ma non hai più energia. Guardi l'uomo completare l'opera, le mani sotto una doccia di sangue. Ti chiedi se ti finirà subito o se ti lascerà agonizzare a lungo, ma l'indiano sorride e vibra un nuovo fendente.

- Me… - Questa volta non completi la parola. Un colpo secco al cuore chiude i conti.

 

 

 

 

 

 

 

 

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