- Il ragazzo mi piace. Scelgo lui.

Za’ si inchina.

- Un’ottima scelta, sahib. Si vede che siete un esperto. Questa è merce sopraffina. Non se ne trovano facilmente di ragazzi così.

Stai per chiedere il prezzo, ma il duca ti interrompe.

- Il signore è mio ospite, Za’.

- Ma… siete troppo gentile, non è il caso. Davvero…

Il duca insiste e tu finisci per accettare: non vorresti mai apparire scortese con il duca.

Segui Arjun in una stanza, arredata con cuscini e tappeti. Il ragazzo ti sorride e ti chiede:

- Vuole che la spogli, sahib? O preferisce spogliarmi?

Tutte e due le proposte ti sembrano interessanti. Ti siedi e dici:

- Incomincia a spogliarti tu.

Arjun però non si toglie gli abiti. Si mette a danzare, seguendo una musica che ha solo nella sua testa. E lentamente, mentre danza, incomincia a togliersi gli ornamenti e a sfilarsi il turbante. Procede con lentezza e in te il desiderio si accende. Lo spogliarello prosegue a lungo, perché il ragazzo gioca con ogni ornamento e con ogni indumento prima di lasciarlo cadere. Ti passa la striscia di tessuto del turbante intorno al collo, mentre ti bacia, poi ti mette un fermaglio sulla camicia, si allontana e si avvicina, stuzzicandoti, ma sfuggendoti subito. Tu ridi e lo lasci fare, ma il cazzo è teso e tra non molto interromperai questo gioco.

Il ragazzo ha solo più la striscia che porta intorno ai fianchi. Si avvicina a te e ora il tuo viso è a un palmo dal tessuto. Lui lo scioglie con lentezza e infine lo lascia cadere a terra. Tu gli metti le mani sui fianchi, poi ti rovesci sui cuscini, portandolo con te. Ruoti, in modo che lui sia sotto di te e incominci a baciarlo. Gli infili la lingua in bocca, poi stacchi il viso e lo guardi. Gli dai due buffetti sulle guance e lui ride. Con la lingua gli accarezzi il collo e poi scendi lungo il corpo, fino all’ombelico e poi ancora, finché prendi in bocca il suo cazzo. Succhi un momento, poi lo volti e ti stendi su di lui. Inumidisci due dita e le fai scorrere lungo il solco tra le natiche, poi ne infili uno nell’apertura, che cede senza difficoltà. Ti inumidisci la cappella ed entri dentro di lui, che emette un gemito. È caldo e accogliente il suo culo e tu dai inizio a una bella cavalcata. Le tue mani accarezzano la sua pelle, morbida e delicata, e i tuoi denti gli mordicchiano una spalla o il lobo di un orecchio.

Il piacere sale, sempre più forte, e infine si scioglie in una successione di spinte vigorose, che ti lasciano stremato. Ti abbandoni su di lui, mentre le tue dita stringono il suo culo.

Quando infine i battiti del tuo cuore hanno ripreso il loro ritmo normale, esci da lui e ti stendi sui cuscini. Arjun percorre il tuo corpo con le mani, accarezzandoti. Ti succhia un po’ i capezzoli, poi li mordicchia. Le sue dita ti stuzzicano i coglioni. Lentamente anche il desiderio ritorna. Tu rimani disteso sulla schiena, osservando il ragazzo, godendoti i suoi movimenti esperti, le carezze, i piccoli morsi, i baci. Poi la sua bocca scende fino al tuo cazzo, che si tende di nuovo. Lui lavora con maestria, avvolgendolo con le labbra, percorrendolo con la lingua, sfiorandolo con le dita. Ormai la tensione è di nuovo forte e allora Arjun prende a lavorare con la bocca, finché nuovamente senti l’onda del piacere investirti. 

Dopo esserti riposato un buon momento, ti rivesti.

Ritornate nella sala principale, dove si trova anche il duca. Tu ti siedi sui cuscini e Arjun si accovaccia vicino a te.

Il duca ti sorride e ti dice:

- Soddisfatto?

- Sì, il ragazzo è in gamba.

E mentre lo dici, accarezzi il capo di Arjun.

Arriva anche Za’ e il duca paga per sé e per te. Poi ti guarda e dice:

 - Io mi chiamo William.

Già, lui ti ha pagato la scopata, ma non vi siete neanche detti i vostri nomi. Ma non è strano: siete inglesi e nessuno vi ha presentato.

- Io Richard.

William ti chiede:

- È venuto con un servitore, vero?

- Sì, certo. Non so se avrei trovato la strada. Mi avevano parlato di questo posto, ma non ci ero mai venuto.

- Non è prudente aggirarsi da questa parte la notte da soli.

A un cenno del duca, Za’ chiama i suoi servitori. Tu gli dici:

- Chiama anche il mio.

Za’ ti guarda perplesso.

- Il vostro, sahib? Ma se n’è andato. Ha detto che lei non gli ha ordinato di aspettarlo.

Ovviamente è una menzogna, ma adesso c’è poco da fare. Ti toccherà rientrare per conto tuo, sperando di non perderti.

William interviene:

- È più saggio se si unisce a noi, signor Richard. Quando saremo usciti dal quartiere potrà proseguire per conto suo.

 

Decidi di tornare per conto tuo

Accetti l’offerta del duca

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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