Non
hai nessunissima intenzione di rimetterci la pelle e le palle. Come hanno
ammazzato Gerald possono ammazzare anche te e non ci tieni a finire pugnalato
e castrato. Che se la sbroglino per conto loro, questa matassa. -
No, non intendo accettare questa missione. Il
comandante č chiaramente irritato, ma fa buon viso a cattivo gioco. -
In questo caso non la trattengo oltre. Puň andare. Vi
salutate, alquanto freddamente da parte sua e tu ritorni in albergo. Sali
in camera e chiudi la porta. Ti spogli rapidamente e getti i tuoi abiti su
una sedia: con il caldo che fa, liberarsi dai vestiti č un piacere. Ti
accarezzi il cazzo: avresti voglia di spararti una sega, ma prima devi
pisciare. Mentre lo pensi, senti un rumore. Ti volti e vedi davanti a te un
esemplare di cobra reale. Dovresti fuggire o arretrare, ma non hai spazio.
Prima che tu faccia in tempo a decidere il da farsi, il cobra si slancia in
avanti e in una frazione di secondo ti morde al polpaccio. Il morso ti
strappa un urlo di dolore. Cerchi di
scrollartelo di dosso, ma il serpente non molla la presa. Quando infine allenta il morso e si ritrae, tu
crolli a terra. Il male alla gamba č atroce e non accenna a
diminuire. Vorresti chiedere aiuto, ma sai che č perfettamente inutile.
Raggiungi il letto e ti stendi, mentre il cuore batte all’impazzata. La gamba
sta gonfiandosi e avverti una
sensazione di nausea e vertigini. Sai che ormai non ti resta molto
tempo. Senti una fitta al ventre, poi una seconda e una terza. Perdi il
controllo della vescica e incominci a pisciare. Vorresti muoverti, ma non ci
riesci piů. Stai morendo. Avverti nuove violente fitte al ventre, mentre ti
prende un conato di vomito. Sprofondi
in un torpore in cui anche il dolore pare offuscarsi. Poi tutto scompare. Troveranno
domani mattina il tuo cadavere steso sul letto e il cobra accovacciato in un
angolo. |