Prima persona

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         Xander

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La carriera di un pornodivo

 

 

Mi avvicino alla finestra e guardo fuori. La strada è deserta. Poche finestre con le luci ancora accese. In questo tranquillo quartiere di merda, tutti vanno a dormire presto. Io non ho sonno. Se mi mettessi a letto, non dormirei. Rimarrei a fissare il soffitto o mi rigirerei tra le lenzuola in continuazione, fino a mattina. Conosco questo nervosismo. Conosco anche il rimedio. Mi infilo la camicia e le scarpe. Scendo nei garage, salgo sull'auto, avvio il motore. È l'una e un quarto. Tra meno di un'ora sarò a Bologna, al parcheggio.

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La palestra di boxe

 

 

 

 

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Corde

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Non riesco più a vivere a Parigi. Non sopporto le conversazioni mondane, di cui invece un tempo apprezzavo la finezza. La sola idea di assistere a uno di quegli spettacoli teatrali che ho sempre amato mi ripugna. Anche incontrare conoscenti per strada mi disturba, per cui trascorro intere giornate in casa per non dover vedere nessuno. Ci sono momenti in cui perfino la vista dei miei domestici mi infastidisce. Mi rendo conto che la mia irritabilità è dovuta a condizioni mentali alterate, ma spesso evitare uno scatto d’ira immotivato mi richiede un grande sforzo.

 

Per ultimi arrivarono due che si assomigliavano molto. Pensai che dovevano essere fratelli e non mi sbagliavo. Erano sui quaranta, tutti e due alti e ben piantati, con una barba scura e pochi capelli in testa. Avevano l’aria simpatica e mi piacque il modo in cui tennero testa al sovrintendente che li rimproverava per essere giunti tardi…

Partita a poker

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Corso estivo

Marco apre la porta della doccia ed entra. Mi sorride e mi abbraccia. Il suo viso è vicinissimo al mio. Sollevo un po’ la testa (Marco è più alto di me di una spanna) e sento le sue labbra che si posano sulle mie. Non ho mai baciato un uomo. L’ho sempre desiderato e non l’ho mai fatto. È bello, bellissimo.

 

 

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Di colpo capisco: se n’è andato. Non ha lasciato nulla, neanche un biglietto. È un bello stronzo. E mentre lo penso, mi rendo conto che mi spiace, mi spiace un casino. È stato bello, ieri sera, questa notte. È stato bello scopare con lui, stringerlo, tenerlo tra le mie braccia. Ma perché mi ha mollato così? Sì, è proprio uno stronzo.

 

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Lap Dance

 

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Mi sveglio rincoglionito. Succede sempre così, quando bevo troppo. Non è che mi ubriachi spesso, ma quando il vino è buono, alzo un po’ il gomito, lo ammetto. Il risultato è che il mattino dopo mi ci vuole un po’ perché il mondo si metta a fuoco. Oggi ho pure un peso sullo stomaco.

 

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Analisi logica

 

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Si mettono intorno a me, a cerchio. Qualcuno da dietro mi spinge con violenza. Finisco addosso a un altro che mi allontana con un colpo in faccia. Sento il dolore acuto al naso, mentre cado all’indietro, ma uno degli uomini mi afferra e con un calcio al culo mi risospinge in avanti. Mi becco un altro pugno in pancia e uno sputo in faccia, poi la spinta mi manda addosso a Adam, che mi molla una ginocchiata ai coglioni. Urlo. Adam mi manda contro a un altro, che di nuovo mi colpisce. La testa mi gira in questa giostra folle, in cui mi riempiono di pugni e calci e mi sputano addosso. Infine crollo a terra, ansimante e dolorante, davanti a Hugh.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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