Mare
Il relitto
L’orca
La matinata s’appresentava felice di essere quella che era, viva di luce e colori. La spiaggia, almeno fino a dove si poteva vedere, pareva deserta d’òmini e vestie. Si vippi dù tazze di cafè una appresso all’altra, si mise i pantaloncini da bagno e scinnì in spiaggia. La rena era vagnata e compatta, forse nella prima sirata aveva chiuvuto a leggio. Arrivato a ripa di mare, allungò un piede. L’acqua gli parse assai meno ghiazzata di quanto aveva pinsato. Entrò cautamente in mare, didoppo principiò a nuotare a bracciate lente e larghe.
Masino fissa lo sguardo oltre il proprio riflesso, poi avanza fino alla barriera che separa la caletta dal mare aperto e con un movimento rapido si tuffa. Sente una sensazione di freddo, che però svanisce non appena comincia a nuotare. Punta sull’isola. Nuota sicuro, con un ritmo regolare, controllando di tanto in tanto la direzione. Sente la fatica, ma prosegue, sicuro delle proprie forze.
Molta gente è sulla riva del mare. Uomini vigorosi, ma anche famiglie, anziani, bambini. Alcuni hanno piccole greggi o mandrie. Altri stanno giungendo e la costa è coperta da una moltitudine che scruta il mare. Lontano, dove il sole sta apparendo, sembra di scorgere una sagoma scura, un’isola. Quella è la loro meta? Come la raggiungeranno? Non ci sono barche in grado di solcare rapide la grande distesa del mare. Troppo lontana è l’isola per pensare di raggiungerla a nuoto, anche per il nuotatore forte, che sfida i flutti impavido. E l’immenso oceano cela mostri di ogni tipo.
Ma nel mare qualche cosa si muove. Sembrano ninfe marine, i cui tratti divini appena si scorgono: le diresti soltanto spuma del mare, che traccia disegni fantastici e inganna l’occhio che scruta. Si muovono agili come l’onda, intrecciando i loro giochi leggiadri, lungo la costa. E poi si avvicinano a riva ed ecco, quando la prima tocca gli scogli, essa si trasforma. Le braccia diventano la prua di una nave, le gambe la poppa e il corpo è uno scafo capace, su cui si drizzano gli alti alberi e le vele.
… in confronto all’esistenza del galeotto, la vita del soldato è un sogno.
La navigazione fu un incubo di vomito, merda e piscio, febbre e fame, frustate e bestemmie.
Il telamone
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