Il giorno dopo ti
trascinano nella via principale. Non c’è una vera e propria forca: la corda è
fissata a una trave che sporge nella parte superiore di una casa. Pensi che
ti faranno salire a cavallo, ma invece ti mettono sotto la corda, ti passano
il cappio intorno al collo e incominciano a tirare. Vieni sollevato da terra.
Il cappio si stringe e il fiato ti manca. Incominci immediatamente a
scalciare freneticamente: tiri grandi colpi all’indietro con i piedi e poi
distendi le gambe, con una violenza che sembra crescere invece di scemare,
man mano che il tuo corpo viene issato. Ti sembra di avere un collare di
fuoco. Cerchi di liberare le mani dalla corda che le lega, ma non è
possibile. Ora che la corda è stata
fissata, il tuo agitarsi le imprime un movimento rotatorio, che le tue
furiose sgroppate rendono irregolare e spezzettano in continuazione. Gli spettatori si
sbellicano dalle risate e fanno battute. - Balli come le puttane
delle bettole! - Inutile che scalci,
tanto non scappi! Ora però scalci di meno e
il movimento rotatorio della corda rallenta e diventa più regolare. Le mani
si contraggono ancora, aprendosi e chiudendosi, ma il movimento si fa sempre
più lento. Il mondo sta svanendo in una nebbia rossastra. I polmoni bruciano
e il dolore al collo è intollerabile. Ma senti che il cazzo si tende e di
colpo il piacere esplode, per un attimo più forte del dolore. Poi tutto piomba
nel buio. Non sei più cosciente
mentre perdi il controllo della vescica e incominci a pisciare. La macchia si
allarga sui pantaloni e la gente ride ancora più forte, ora. Qualcuno urla
insulti che le risate coprono. La lingua sporge dalla
bocca spalancata, un po’ di muco cola dal naso e molta saliva dalla bocca. Ora non agiti più le
gambe, le mani poggiano inerti sul culo e la corda si muove appena. Il tuo corpo sarà sepolto a Grossfluss. |