Anche se ammazzare non ti dispiace, far fuori Mac non ti va per niente. Però ti rendi conto che è la cosa migliore da fare. I Dodici Apostoli potrebbero torturarlo per ore prima di farlo secco.

- Merda!

- Non hai altro da dire?

Annuisci.

- Va bene, Mac. Come vuoi. Ti ammazzo.

- Bravo, Fred. Vedo che li hai, i coglioni. Temevo che se li fosse mangiati un coyote.

Tendi il braccio, mirando al cuore, ma Mac ti dice:

- Non al cuore. Incomincia da sotto e poi sali.

- Che cazzo dici?

- Dammi il tempo di sentire che sto crepando. Non ho fretta.

La faccenda ti piace sempre di meno, ma a questo punto non avrebbe senso tirarsi indietro.

Punti al ventre. Stringi i denti e spari. Mac sussulta, mentre il sangue sgorga dal foro che gli hai aperto in pancia.

- Bravo, Fred!

Le parole di Mac provocano in te rabbia. Rabbia contro Mac, che ti costringe a ucciderlo. Rabbia contro te stesso, perché hai accettato di farlo. E forse perché ti rendi conti che farlo suscita in te una sensazione forte.

Spari un secondo colpo, poco sopra il primo. Mac barcolla, ma non cade. Annuisce.

Il terzo colpo lo prende alla base dello sterno e lo getta a terra. Mac chiude gli occhi e li riapre. Tu sorridi, non sai perché.

- Muoviti, bastardo.

Ridi. Una risata aspra, feroce. Ti sembra di odiare Mac. Rispondi:

- Io non ho fretta.

Spari ancora due colpi più sotto, al basso ventre. Mac lancia un grido strozzato.

Poi miri al cuore e glielo trapassi con l’ultimo proiettile. Mac muove la testa di scatto e rimane immobile. Solo ora ti rendi conto che ti è venuto duro. A volte ti è capitato, uccidendo. Non pensavi che ti capitasse con Mac.

Carichi il cadavere di Mac sul cavallo.

 

Ti dirigi verso il luogo dell’appuntamento

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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