Ti
alzi, sorridendo al sikh, senza cercare di nascondere il cazzo in tiro (e di
certo non hai da vergognarti). Ti avvicini al tavolino e prendi due monete,
ma indugi un momento e prima che tu ti volti e gliele dia, lui si avvicina e
ti stringe tra le braccia da dietro. La sua sinistra si posa sul tuo petto,
la destra scende al cazzo e il suo corpo preme contro il tuo. Le sue mani
sono forti, poco delicate, ma ti va benissimo così e le sue carezze rudi sono
puro piacere. Lui preme su di te e tu ti appoggi al tavolo, piegandoti un po’
in avanti. Lui si bagna le dita della sinistra con la lingua e le passa
contro il tuo buco. Ripete l’operazione due volte, poi armeggia un po’ con la
tunica e puoi sentire contro l’apertura la pressione di un cazzo alquanto
consistente, che ora si fa strada dentro di te. Fa piuttosto male, perché le
dimensioni sono notevoli e il tizio avanza deciso, ma, nonostante il dolore,
è una gran bella sensazione. Il
sikh spinge ancora e il dolore cresce, man mano che la sua mazza formidabile
scava dentro di te. Tu chiudi gli occhi e ti abbandoni completamente alle
sensazioni che ti trasmette questo sperone. Lui prende a muoversi con vigore,
senza risparmiarti. La sua destra stringe ancora il tuo cazzo, con forza, poi
scende ai coglioni e anche questa stretta è dolore e insieme piacere. L’uomo
non ha una tecnica raffinata, ma di certo lavora con grande energia e
possiede una buona resistenza: la cavalcata sfrenata dura una ventina di
minuti e ti sfianca, ma ti manda in estasi. Poi lui emette un gemito, molto
forte, e tu senti la scarica dentro di te. La sua mano stringe ancora il tuo
cazzo e anche tu senti il piacere che sgorga, violento, mentre il tuo seme
ricade sul tavolo. Il
sikh esce da te, si rassetta, prende le due monete che la tua mano ha posato
sul tavolino e ti saluta sorridendo: -
È stato un piacere, sahib. Ti
stendi nuovamente sul letto. Il culo ti fa male e ne escono alcune gocce di
sborro. |