Il piacere di uccidere - IV Il traditore Rod guida lungo la strada
che conduce a Londra. - Ci sarà qualcun altro da
far fuori? Il ghigno con cui Rod
pronuncia la frase indica chiaramente che l’idea non gli spiacerebbe per
niente. Herman risponde,
ingrugnito: - E che cazzo! Siamo
tornati due giorni fa da Abu Hadar e siamo di nuovo in ballo. Non è
possibile. A Herman non è andata giù
la telefonata di Colton: hanno diritto a un lungo periodo di vacanza e
vengono convocati così, su due piedi, senza neanche poter finire di scopare e
pure a digiuno. - Non fare così, Herman. Magari è una missione interessante. Herman sbotta: - A te basta che ci sia
qualcuno da fare secco. Rod ha il suo solito
ghigno da lupo: - Mi piace farlo. Ed
essere pagato per farlo è ancora meglio. Herman scuote la testa.
Tra mezz’ora saranno alla sede. Che cazzo devono fare che non poteva fare qualcun altro? Sta diventando un’abitudine. Anche
quando gli hanno dato l’incarico di eliminare
Korzuchin, era appena tornato. Che rottura di coglioni! La Signora non sorride. E
quando mai? Herman le ha sempre visto in viso la stessa espressione
concentrata e seria. Appena Herman e Rod si
sono seduti, la Signora dice. - È necessario eliminare
un uomo. Questa sera. Un attimo di pausa. Herman
è perplesso: un omicidio viene sempre programmato con ampio anticipo e la
preparazione curata in ogni dettaglio. Non si può correre il rischio di
sbagliare. La Signora apre una busta
ed estrae una fotografia. - Questo è l’uomo. Herman e Rod guardano la
foto. Herman rimane a bocca aperta. Rod non fa una piega, ma capisce dalla
faccia di Herman che c’è qualche cosa di strano nella missione. - Il signor Grant vi darà le informazioni necessarie. Il signor Grant è Colton,
che Herman conosce da anni e Rod da quando fa l’agente segreto. Chiarirà lui
tutti i dettagli. Ma l’ordine poteva darlo solo la Signora in persona, perché
l’uomo di cui ha mostrato la fotografia è l’agente segreto 016, con cui
Herman ha lavorato in due occasioni. Colton fuma il suo sigaro.
Neanche lui sorride. Guarda Herman e scuote la testa, senza dire nulla. Anche
Herman tace. È Rod a intervenire: - Ma insomma, chi cazzo è questo che dobbiamo fare secco? Colton lo guarda, poi
risponde: - Un nostro collega, che
fa il doppio gioco. Herman annuisce. È ovvio
che se 016, David Wolf, va eliminato, è perché ha
tradito. E deve essere qualche cosa di grosso: non è la prima volta che un
agente tiene il piede in due scarpe e di solito un traditore viene
imprigionato e processato. Se i servizi hanno deciso per l’eliminazione, ci
deve essere qualche buon motivo. - David Wolf ha tradito.
Ha fatto avere alla Cina una serie di informazioni che non sarebbero mai
dovute arrivarci. Tre nostri agenti e almeno una dozzina di collaboratori
sono stati scoperti: verranno arrestati o eliminati quanto prima, non credo
che riusciremo a salvarli. A Pechino aspettano soltanto la seconda parte
delle informazioni che Wolf deve trasmettere. Lo farà questa notte,
attraverso quelle che sembrano normali e-mail con allegati. Herman vorrebbe chiedere
perché non fanno arrestare il traditore, ma attende. Colton spiega. - Questa sera Wolf andrà a
caccia, come fa tutti i venerdì, in un locale di Soho. A caccia di qualcuno
che lo fotta. Quel qualcuno sei tu, Rod. E tu lo fotterai. Rod annuisce. Ha capito
benissimo che deve fottere Wolf nei due sensi del termine (o almeno in quello
metaforico, ma Rod è disponibile anche per quello
letterale). Herman vede che Rod sorride e nota che nei pantaloni del suo uomo
c’è un certo movimento tellurico. Herman ha capito perché
hanno chiamato loro o, meglio, Rod. Rod non ha mai lavorato con nessuno degli
altri agenti e non è conosciuto nell’ambiente. Vedendolo, Wolf non sospetterà
nulla e Rod potrà agire. Potrebbero mandare un agente ad attendere Wolf a
casa sua, ma se torna in compagnia, ci sarebbe un morto di troppo, a meno che
la compagnia non sia Rod: a questo punto però tanto vale far fare tutto a lui. Far fottere (una volte per tutte) Wolf
dall’uomo che lui ha caricato per farsi fottere (per la serata) significa
prendere due piccioni con una fava. Anche tre, visto che Wolf non starà in
guardia. Colton guarda la punta del
sigaro, che ora tiene in mano. - Wolf deve trasmettere le
informazioni alle due. Le informazioni le trasmetteremo noi, in modo da
rimediare in parte al disastro e compensare lo scacco subito con qualche
vantaggio. Alle tre, dopo che la trasmissione delle informazioni sarà stata
completata, Wolf verrà assassinato e l’hard disk del computer sottratto. I
cinesi capiranno che siamo stati noi a ucciderlo e si fideranno delle
informazioni da lui trasmesse, prima di morire. - Allora bisogna che Wolf
rimanga vivo fino alle tre. - Non occorre: se il
cadavere verrà scoperto dopo qualche giorno, non sarà possibile stabilire con
certezza l’ora della morte. La signora delle pulizie passa il martedì, perciò
c’è tempo. Rod annuisce. La montagna
che si è formata nei pantaloni di Rod non lascia dubbi sul suo apprezzamento
della missione: quando uno è dotato come Rod, è difficile nascondere un’erezione.
Herman è assai meno soddisfatto. Fare secco uno con cui hai lavorato non è
piacevole, anche se è un traditore. - E
io che devo fare? - Rod non può presentarsi
con una pistola. Tocca a te mettere un’arma in casa di Wolf. Interviene Rod: - Se ama farsi fottere,
posso strangolarlo mentre lo fotto. Herman potrebbe giurare
che mentre Rod parlava, la montagna che i pantaloni non nascondono è
ulteriormente cresciuta: i fenomeni di orogenesi in atto avvengono molto in
fretta. Herman si dice che se la conversazione prosegue, il vulcano potrebbe
avere un’eruzione e questo gli scoccia, perché sarebbe uno spreco. Nonostante
il cattivo umore, a Herman sta venendo l’acquolina in bocca. Colton obietta: - Non è mai un metodo
sicuro. E Wolf è un uomo forte, addestrato e rapido: se sospetta qualche
cosa, potresti trovarti tu fottuto. Herman metterà
una pistola sotto il letto. Tu la prenderai e farai secco Wolf.
Svuota il caricatore, tanto perché sia chiaro che è stata un’esecuzione, con
tanto di colpo di grazia. La piccola macchia d’umido
che si vede sui pantaloni di Rod non è un segno di incontinenza. Non è ancora
l’eruzione, che ormai è imminente, ma il segnale premonitore. Colton espone i dettagli
dell’operazione, poi mostra le foto dell’appartamento di Wolf e passa a
Herman le chiavi e la pistola, chiusa in un sacchetto di plastica. Herman chiede: - C’è altro? - Se qualche cosa dovesse
andare storto, tocca a te intervenire, Herman. Wolf deve morire prima di
mandare quei file. Perciò alle due dev’essere morto.
Se per le due Rod non segnala di aver concluso la faccenda, è il tuo turno,
Herman. Ci sono alcuni dettagli
tecnici, che Colton spiega. Tutto sembra chiaro, per cui Herman e Rod si
congedano. La tensione nelle parti basse di Rod è evidente. Escono dall’ufficio e
fanno pochi passi. C’è un cesso sulla destra e Rod spinge Herman dentro.
Herman non fa nemmeno in tempo a reagire, che già si trova dentro il cesso
maschile. Cazzo! Dentro i servizi (igienici) dei servizi
(segreti), pure! Magari quando escono ci sono i colleghi in fila che
aspettano il proprio turno… Potrebbe essere imbarazzante. Herman dovrebbe
obiettare, ma se ne guarda bene. Rod lo ha forzato a inginocchiarsi e ha
rapidamente aperto i pantaloni. Herman apre la bocca e accoglie con piacere
quello che per lui è il più bel cazzo del mondo. Rod incomincia a fotterlo in
bocca, con violenza. Quando avanza, Herman non riesce più a respirare, il
cazzo lo soffoca. Per fortuna Rod si ritrae, gli permette di far entrare una
boccata d’aria, e poi infila di nuovo a fondo. Intanto gli tiene la testa tra
le mani, bloccandola completamente. Herman alza le braccia e
afferra il culo di Rod, stringendo con forza. Il culo continua a muoversi
ritmicamente. Herman sente il cazzo di Rod che batte contro il palato, preme
sulla gola, chiudendo il respiro. Sente i peli del pube di Rod che gli
solleticano il naso. E infine sente lo sborro che schizza e gli scende in
gola. Cerca di inghiottire, ma ci riesce solo in parte: un po’ gli cola dalle
labbra e allora Rod lo prende con le dita e gli passa la mano sulla faccia,
spargendo il seme. Rod chiude gli occhi. - Cazzo! - Cazzo! Rod arretra, ghigna e
afferra Herman per i capelli, forzandolo ad alzarsi. - Ahi, stronzo! Mi stai
scalpando. - Secondo me calvo sei
bellissimo. Rod lo bacia, poi si
inginocchia e incomincia a succhiare il cazzo di Herman, già teso e pronto
all’uso. Herman deve appoggiarsi alla parete, perché gli sembra di non stare
più in piedi. Rod succhia, strizza i coglioni con la destra, mentre la
sinistra passa dietro e il dito medio stuzzica l’apertura e si infila su per
il culo di Herman, facendolo sussultare. Rod lavora con la lingua e con le
labbra, succhiando, leccando e mordendo, finché Herman non grugnisce e viene.
Rod accoglie tutto lo sborro di Herman, poi si alza, lo bacia sulla bocca e
quando Herman apre la sua, gli rende il suo seme. Herman lo beve, mentre le
mani di Rod ancora tormentano il suo cazzo e i suoi coglioni. Poi si puliscono con la
carta igienica, ridendo, e si rassettano. Herman apre la porta con
cautela e si trova davanti Colton, un ghigno stampato in faccia. Herman non sa bene che
dire. Potrebbe inventare qualche scusa, ma nessuna sarebbe credibile. Ci
pensa Colton: - Fammi indovinare: uno di
voi due stava male e l’altro l’ha aiutato. - Esatto, Colton. - I rumori provenienti dal
cesso hanno messo in allarme uno degli impiegati, che è venuto ad avvisarmi.
Ho subito pensato che foste voi due… Rod interviene: - Mi esercitavo per questa
sera. Voglio essere preparato per il lavoro. Colton ghigna e risponde: - Mi fa piacere vedere che
sei molto coscienzioso. Però fammi il favore di provare tutto, anche il
finale. - Mi sembra una buona
idea, Colton. Herman, vieni dentro che ti faccio secco. Herman storce la bocca e
si rivolge a Colton: - Saresti disposto a
perdere uno dei migliori agenti sul mercato? Colton si limita ad alzare
le sopracciglia. Poi si volta e mentre si allontana dice: - Rod, per rimuovere il
cadavere rivolgiti alla signora delle pulizie. - Ehi! Questo non… Herman si interrompe, perché
Rod lo ha tirato dentro il cesso e ha chiuso la porta. - Dai, proviamo anche la
seconda parte. - Ma che cazzo, Rod… Anche questa volta Herman
non finisce la frase, perché Rod lo sta baciando sulla bocca. E mentre lo
bacia e gli spinge la lingua dentro la bocca fino alle tonsille, Rod gli ha
infilato la mano in tasca e sta prendendo la pistola
con cui in serata deve far fuori Wolf. Rod si stacca, apre la
pistola e controlla che sia scarica. Per sicurezza punta in aria e preme anche
il grilletto. Nessun colpo in canna, per fortuna: ci mancherebbe solo che
adesso si sentisse anche uno sparo provenire dal cesso del quinto piano. - Che cazzo intendi… Decisamente, oggi Herman
non riesce a finire una frase. La bocca di Herman preme contro la sua, mentre
la canna della pistola preme contro il ventre, poco sopra l’ombelico. È una
strana sensazione. Herman sa benissimo che la pistola è scarica,
ma questa sera quest’arma che ora preme sulla sua carne sarà usata per
uccidere un uomo. Rod ucciderà con quella pistola, ucciderà
un uomo con cui avrà scopato. Sono pensieri torbidi, in cui Herman si perde,
mentre la pressione della canna aumenta. Rod stacca la bocca. Con
la sinistra gli afferra il pacco e stringe. Poi dice: - Pronto? Herman annuisce. Rod
lascia la presa e ghigna. È solo un clic, lo scatto
a vuoto dell’otturatore, ma accompagnato da un pugno. Herman grugnisce. - Bastardo! Intanto il cazzo gli si
tende, anche se hanno finito di scopare dieci minuti fa. Rod lo bacia di
nuovo. Punta la pistola più sotto. Lo bacia ancora, infilando la lingua, poi
preme il grilletto e molla un altro pugno.
Herman chiude gli occhi.
Si lascia scivolare lungo la parete, come se davvero Rod gli avesse sparato,
ma Rod lo blocca. Gli slaccia la fibbia dei pantaloni, glieli cala insieme ai
jock-strap, poi punta la pistola alla base del cazzo, ormai perfettamente
teso, la fa passare tra i coglioni, mentre sostiene Herman che ormai non è
davvero più in grado di stare in piedi, stordito da sensazioni troppo forti. Rod lo volta, lo inchioda
alla parete premendo con il proprio corpo. Herman sente la sinistra di Rod
che gli afferra i coglioni e li strizza con energia, poi la canna della
pistola che scorre lungo il solco, preme da dietro contro i coglioni, ritorna
su, preme contro il buco, entra senza fatica. Herman sussulta. Sente la
canna della pistola in culo, la mano di Rod che gli stringe i coglioni,
vorrebbe urlare per il dolore, ma il piacere sale, il cazzo è teso allo
spasimo. La canna della pistola si muove dentro il suo culo, avanti e
indietro, facendogli male. Herman geme, più volte. Non gli importa un cazzo
se qualcuno può sentire. Poi la sinistra di Rod gli
afferra il cazzo, mentre la destra preme il grilletto. Tre scatti e l’onda
del piacere investe di nuovo Herman, il seme sgorga,
si sparge sulla parete, sulla mano di Rod. Quando escono nuovamente,
alla maniglia della porta è appeso un cartello con la scritta GUASTO: di
sicuro l’ha messo Colton. Herman ghigna. Rod attende in auto, a due
isolati dal Golden Ring, che
Herman, appostato vicino alla casa di David Wolf, lo avvisi. Il cellulare di Rod emette
il segnale. Rod controlla il messaggio di Herman: una frase generica, che hanno concordato. Significa che Wolf è uscito di casa. Rod scende dall’auto e raggiunge il Golden Ring. Il locale offre
spettacoli gay, dai go-go boys alla lap-dance, e ha
un ampio bar che è uno dei tanti punti di incontro della comunità gay di
Londra. A quanto pare David Wolf ci va tutti i venerdì: i servizi devono
tenerlo sotto controllo da tempo, per avere raccolto queste informazioni. Rod
si chiede se anche lui e Herman sono controllati da altri agenti. E chi
controlla gli agenti che controllano gli altri
agenti? Rod si mette al banco,
ordina da bere e attende. Qualcuno si avvicina per fare due chiacchiere, ma Rod si mostra poco interessato e dice che
aspetta un amico. In realtà il secondo tipo che si avvicina gli piace
parecchio, ma Rod questa sera è qui per lavoro e il suo obiettivo è David Wolf. Magari Rod potrebbe tornare un’altra volta per
approfondire la conoscenza. David Wolf entra un quarto
d’ora dopo. Rod ha già dovuto respingere diversi assalti, con crescente
fastidio. Non per gli assalti, ma per il fatto di doverli respingere: in
alcuni casi dire di no è stata proprio una rottura.
Bisogna che ci torni in questo posto. Adesso David Wolf deve puntare Rod.
Questo è il primo punto critico del piano. Colton ha assicurato che Rod è il
tipo di maschio che piace a Wolf e gli ha detto di vestirsi con la giacca e
la cravatta: pare che la combinazione di un corpo forte, un viso rude e un
abito elegante sia irresistibile per Wolf. Se è
così, Wolf lo punterà subito, come hanno subito puntato
Rod almeno sette o otto maschi negli ultimi quindici minuti. E in
effetti David Wolf dà un’occhiata intorno, poi vede Rod e si dirige
sorridendo verso di lui. Rod non distoglie lo sguardo. David Wolf non è
malaccio, tutt’altro. Spalle da atleta, un bel sorriso, occhi azzurri e una
faccia da bravo ragazzo, che uno non si aspetterebbe per un vero figlio di
puttana. Sarà un bellissimo cadavere. Al pensiero a Rod sta già venendo duro. - Buonasera. Rod sorride, il suo
sorriso da lupo. Risponde: - Buonasera. Chiacchierano un momento, del più e del meno, ma
nessuno dei due è qui per conversare e questo lo sanno entrambi. Hanno altre
idee per la serata. Non è detto che coincidano pienamente, ma almeno per la
prima parte, sì. Non ci mettono molto a mettersi d’accordo e meno di mezz’ora dopo che David Wolf
è entrato al Golden Ring, lui e Rod
sono a casa sua. Appena entrati si baciano.
Un bel bacio profondo, con la lingua di Rod che invade la bocca di David.
Questi ricambia il favore, poi fa scivolare una mano verso il basso e quanto
trova sembra soddisfarlo pienamente. David si stacca - Ci facciamo ancora un bicchiere
prima di passare in camera? - Perché no? David prende una bottiglia
di whisky ormai alla fine e versa il contenuto. Offre il bicchiere a Rod e
intanto apre un’altra bottiglia, versandosi due dita. Bevono, sorridenti. Rod
si dice che lo fotterà volentieri. Il cazzo è già duro. Lo ammazzerà anche
volentieri: è proprio un gran bel maschio. David si avvicina,
sorridente, e slaccia la cravatta di Rod. - Passiamo in camera? - Va bene. David si avvia e Rod lo
segue, ma ha una strana sensazione. Una sonnolenza improvvisa. Che cazzo gli
succede? Sono le undici, mica le quattro del mattino. In camera David gli fa
scivolare la giacca dalle spalle. Rod gli slaccia i bottoni della camicia, ma
le dita sono intorpidite, gli sembra di non riuscire a stare in piedi. Per un
momento pensa di stare male, poi intuisce: nel whisky c’era un sonnifero. Rod
sospetta di essere giunto al capolinea, ma ormai non è in grado di reagire,
può solo afflosciarsi a terra. L’odore lo sveglia. Non sa
che cosa sia, ma gli restituisce lucidità. Qualche cosa che David gli sta
facendo annusare. Rod si ritrova steso sul
letto, a gambe e braccia divaricate. Fa per muovere le braccia, ma i polsi
sono legati alla testiera del letto. - Che cazzo… David Wolf è davanti a
lui, nudo, e sorride. È davvero un magnifico maschio. - Spero che tu abbia
dormito bene. Di solito dopo un’ora l’effetto del sonnifero svanisce. L’ora è
passata, tu ti sei riposato e adesso possiamo incominciare. Rod è alquanto incazzato
per essersi lasciato catturare come un pesce. - Che cazzo significa? - Significa che sei nelle
mie mani, che faremo una bella scopata e che questa
sera sperimenterai qualche cosa di nuovo. Rod ha qualche dubbio al
riguardo, in quanto se si tratta di sesso sono davvero poche le cose che non
ha fatto in vita sua, magari anche solo una volta, tanto per provare. Ma la
prosecuzione di Wolf chiarisce che in effetti di
qualche cosa di nuovo si tratta: - Sai, ho sempre
desiderato ammazzare qualcuno mentre mi fotte. A quanto pare David Wolf
non gli ha dato il sonnifero perché sa che lui è un agente con l’incarico di
fotterlo. Gliel’ha dato perché aveva deciso di togliersi uno sfizio. - Stai scherzando? - Ti sembra che io
scherzi? No, questo è evidente. Rod
prova un’altra direzione: se davvero Wolf non sa che lui è un agente con il
compito di ammazzarlo, forse ci sono altre vie di uscita. - Penserai mica di cavartela? Ti scopriranno. Ci hanno visti uscire insieme dal Golden Ring. - Lascio l’Inghilterra,
domani mattina. Questo posto non è più sicuro per me. Cose che tu non puoi
capire. Rod le capisce benissimo,
potrebbe anche dirgli che ha perfettamente ragione e che è proprio vero che
l’Inghilterra non è più un posto sicuro per lui, neanche per Rod, a quanto
pare. Ma non è il caso di affrontare l’argomento. David continua: - Prendo il treno per
Parigi e poi volo per il Messico. E ti assicuro che so come cambiare identità
e sparire nel nulla. Rod non ne dubita. David
Wolf fa una pausa, poi aggiunge: - E ora, prima di
incominciare… David prende uno straccio e
lo infila in bocca a Rod. Poi passa una striscia di tessuto intorno alla
testa, in modo da bloccare il bavaglio. - Mi spiace rinunciare
alla tua conversazione, ma non vorrei che ti mettessi a urlare. Rod non aveva nessuna
intenzione di urlare e di far arrivare la polizia, ma in
effetti prima di essere fatto secco, avrebbe provato anche quello. David Wolf incomincia a
giocare con il cazzo di Rod che, incurante della situazione, decisamente poco
piacevole, in cui si trova il suo proprietario, reagisce rapidamente allo
stimolo (Rod non ha mai sofferto di impotenza, esattamente come non ha mai
avuto il minimo senso del pudore). Wolf modula un fischio di
ammirazione: - Cazzo, è una meraviglia. L’apprezzamento di Wolf,
per quanto certamente genuino e meritato, non rallegra particolarmente Rod,
che in questo momento si sta preoccupando di altro, anche se il lavorio delle
mani di David Wolf non lo lascia certo indifferente. Il cervello di Rod sta
cercando di trovare una soluzione, ma uno che ha le mani e i piedi legati e
un bavaglio in bocca non ha molte possibilità di agire. Ovviamente c’è sempre
la mimica facciale e poi ci sono anche i gesti delle mani, ma fare la pistola
con l’indice e il pollice probabilmente non sarebbe sufficiente a spaventare Wolf. Merda! Intanto il cazzo di Rod
continua a crescere. David Wolf lo fissa, ammaliato: non deve aver mai visto
uno spettacolo di questo genere. Quando il cazzo di Rod ha
ormai raggiunto le dimensioni massime, David prende una corda con un nodo
scorsoio e la fa passare intorno alla testa di Rod, fino a raggiungere il
collo. Poi stringe un po’. Rod sente la pressione aumentare. - Quando ti soffocano,
viene facilmente duro. Un buon modo di morire, no? Rod potrebbe anche essere
d’accordo, se a morire fosse qualcun altro. Poiché si parla di lui, è assai
meno d’accordo, ma non ha molti modi per esprimere il suo dissenso e nessuno
per imporre il suo punto di vista. David si siede sul ventre
di Rod, il grosso cazzo dell’agente tra le natiche. Intanto tira leggermente
la corda e Rod respira con maggiore difficoltà. David gioca un po’ con la
peluria sul ventre di Rod, mentre sfrega il culo sul cazzo del suo
prigioniero. Poi prende un preservativo, si solleva sulle ginocchia e lo
infila sul cazzo di Rod, tenendolo in verticale. Poi avvicina il culo al
cazzo e con molta lentezza si infilza sul formidabile palo di Rod. Rod mugugna qualche cosa.
La sensazione è forte e maledettamente piacevole. Se proprio deve crepare,
farlo scopando è il modo migliore. Però preferirebbe che a crepare fosse
Wolf. David Wolf si muove con
grande lentezza: vuole assaporare la sensazione di questo magnifico cazzo in
culo. Non capitano spesso occasioni come questa. È vero che i brasiliani (dal
Messico David si sposterà in Brasile) sono ben dotati, ma un altro così…
davvero un finale in bellezza per David. Ogni tanto David tira un po’ la
corda, stringendo il nodo. Rod fa sempre più fatica a far
entrare l’aria necessaria. Sa che sta arrivando alla fine. David sente il piacere che
sale, sempre più forte. A tratti si ferma. Vorrebbe farlo durare ancora, ma
le sensazioni sono troppo intense e David viene, gemendo, mentre dà uno
strattone alla corda. Rod ha il viso arrossato e riesce a immettere
pochissima aria nei suoi polmoni. Lo sborro inonda il torace
di Rod, arrivandogli fino in faccia. David Wolf chiude gli
occhi, respirando a fondo. Riapre gli occhi. Guarda
Rod e dice: - Cazzo! Contavo di
concludere adesso, ma direi che possiamo fare un bis. Tanto basta che abbia
finito per le due. David allenta un po’ il
nodo. Rod riesce a far entrare aria nei polmoni. Rod si dice che questo gli
offre una possibilità in più. Se arrivano le due, Herman interverrà. Intanto lentamente David
Wolf si solleva e il cazzo di Rod gli ricade sul ventre. - Un vero peccato
lasciarlo. Bisogna proprio fare un bis. David Wolf si rimette a
sedere sul ventre di Rod, strusciando un po’ il culo sul cazzo. Sorride. Poi
si alza. Ora è in piedi sul letto, le due gambe ai lati del torace di Rod.
David ghigna e incomincia a pisciare in faccia a Rod. Rod volta la testa di
lato. Non che la cosa gli dispiaccia, ma in questo momento non è dell’umore
giusto per essere collaborativo. David esce dalla stanza.
Rod prova a tirare le corde, ma David Wolf sa fare i
nodi. Non potrà mai liberarsi. La sua unica possibilità è far arrivare le
due, cioè far durare il più possibile la scopata,
quando passeranno al secondo round. Ma anche in questo, la sua libertà
d’azione è alquanto limitata. Passa un certo tempo. Più
ne passa, meglio è. Purtroppo in questa fottuta
stanza non c’è nessun fottuto orologio visibile. Il cazzo di Rod incomincia a
perdere consistenza e volume. Anche questa è una buona cosa: ci vorrà un
momento di più per riprendere. Non molto, in ogni caso: Rod vorrebbe spiegare
al suo cazzo che dovrebbe fare un po’ il difficile, per ritardare (e
possibilmente evitare) la conclusione prevista, ma il suo cazzo è una testa
di cazzo e non è possibile fargli intendere ragione. David rientra nella
stanza. Rod deve ammettere che ha un gran bel corpo. Deve fare spesso
palestra. Sarebbe un piacere fotterlo, ma a quanto pare ci
sono molte più probabilità che sia David a fottere lui (almeno in senso
metaforico: in senso letterale è il contrario): Rod ha la sensazione che nessuno
scommetterebbe su di lui. David incomincia a
giocherellare con il cazzo di Rod. Ha tolto il preservativo e lo accarezza,
poi si china e incomincia a succhiare. Rod non intende collaborare, nel
disperato tentativo di rimandare il più possibile il finale. Cerca di pensare
a cose poco piacevoli, ma quella testa di cazzo del suo cazzo
sta già alzando la testa, anche se rischia di essere l’ultima volta che lo
fa. David riprende la
posizione, sedendosi sul ventre di Rod. Tira un po’ la corda. - Questa volta andiamo
fino in fondo. David ghigna. Rod lo
maledice mentalmente, non potendo farlo ad alta voce. David si alza, infila il
preservativo sul cazzo di Rod e nuovamente si impala. Emette un grugnito di
soddisfazione. Poi incomincia ad alzarsi e abbassarsi con lentezza. Anche lui
vuole far durare il piacere. Ogni tanto tira un po’ la corda. Rod respira con
sempre maggiore fatica. Si dice che rimarrà strangolato prima che David
venga. Herman gli ha raccontato di aver scopato il cadavere di uno che aveva
appena ammazzato, una volta. David si farà scopare da un cadavere. L’idea non
è neanche malvagia, però Rod non è entusiasta all’idea di fare il cadavere,
per quanto lui sia molto disponibile a ogni nuova esperienza, quando si
tratta di sesso. E il cadavere che scopa non l’ha mai fatto. Herman guarda l’orologio.
Sono quasi le due. Qualche cosa dev’essere andato storto. Tra pochi minuti
David Wolf inizierà a trasmettere i dati e Rod non si è ancora fatto vivo.
Merda! Questo significa che è successo qualche casino. Herman entra nella
casa. Sale le scale in silenzio, una mano nella tasca della giacca dove ha
messo la pistola. Herman introduce la chiave
nella serratura dell’appartamento, poi la gira, cercando di essere il più
possibile silenzioso. Entra, tenendo in mano la pistola. Dalla camera da letto provengono dei rumori. Herman raggiunge la porta
della stanza, che è aperta. Rod è sul letto, le gambe
e le braccia legate alla testiera. David Wolf è su di lui, che si impala sul
cazzo di Rod. Il viso di Rod è rosso e intorno al collo c’è una corda che
stringe. Herman vede che Rod fa fatica a respirare. Herman sa che dovrebbe
sparare subito, ma c’è qualche cosa che lo blocca. Lo spettacolo di Rod che
agonizza mentre David stringe la corda gli provoca un’immediata erezione.
Herman si dice che deve sparare ora, perché David potrebbe tirare la corda e
chiudere il giochino erotico a cui si sta dedicando. Ma non riesce a premere
il grilletto. Continua a fissare il viso congestionato di Rod. David dice: - È ora di concludere, Rod. Le parole di Wolf scuotono
Herman dal suo torpore. Herman concorda con David: è ora di concludere. Spara
alla schiena di David, che emette un grido, si inarca e cade sul corpo di
Rod. Herman si avvicina.
Scioglie la corda che stringe il collo di Rod e gli toglie il bavaglio. Rod
respira. La voce gli esce roca: - Cazzo! Potevi arrivare
un po’ prima. Herman ridacchia. - O un po’ dopo. Tutto
sommato, potrei anche concludere io il lavoro iniziato da David Wolf. Mentre lo dice, Herman
prende il telefonino e manda un messaggio agli uomini dei servizi che
attendono. Poi va ad aprire la porta dell’appartamento, mentre Rod rimane
legato a letto, cercando di recuperare il fiato. I due agenti arrivano subito
– erano fermi in auto dietro l’angolo - e si mettono a trafficare al computer
di Wolf, con i guanti. Herman torna nella stanza
dove Rod è legato accanto al cadavere di Wolf. - Potrei davvero
concludere il lavoro di Wolf e dire che ti ho trovato già morto. Mentre lo dice Herman si
sta spogliando. Prende il corpo di Wolf e lo sposta. Wolf emette un gemito. - Cazzo! Non è ancora
morto! - Non lo ammazzare. Lo
voglio fare io. - E se invece io
ammazzassi te? Herman è nudo, ora. Sale
sul letto e si siede sul ventre di Rod, sentendo sotto di sé il calore e la durezza del cazzo dell’amico. Toglie il
preservativo e si infila il cazzo di Rod in culo. Accarezza il corpo di Rod,
ne sente gli odori. - Piscio e sborro… Ti ha
trattato bene. Rod ghigna. Herman tira un
po’ la corda, stringendo il nodo. Il cazzo di Herman
incomincia a tendersi, ma prima che diventi impossibile farlo, Herman
incomincia a pisciare, inondando il corpo di Rod, poi dirige il getto verso
la faccia del suo uomo. Rod apre la bocca e beve. Herman si muove con
lentezza, mentre tira ancora un po’ la corda. È un gioco pericoloso quello a
cui stanno giocando, lo sanno tutti e due, ma intendono giocarlo fino in
fondo. Rod si dice che Herman sa
quando deve fermarsi. Se decide di fermarsi. Al posto di Herman, Rod non è
sicuro del punto a cui si fermerebbe. La faccia di Rod sta
tornando rossa. Herman sente il desiderio che sale. Bada a non tirare troppo
la corda, a non stringere ulteriormente il nodo, perché sa che basterebbe
poco per bloccare completamente il respiro a Rod. E infine il piacere dilaga
e il suo seme si sparge sul torace di Rod, che gli viene in culo. Allora Herman lascia la
corda, la allenta. Si stende su Rod, lo bacia, sentendo il gusto del proprio
piscio. Poi slega le corde, liberando Rod. - Con te facciamo i conti
dopo, figlio di puttana. Herman sorride. Sa che Rod
gli farà pagare il divertimento di questa sera. Rod prosegue: - Adesso voglio sistemare
quest’altro tuo degno compare. Rod scende dal letto e
molla un calcio a David, che geme. Si china, afferra i coglioni di David con
la sinistra e incomincia a stringere, mentre infila la pistola con la canna
in culo all’agente. Spinge finché il silenziatore non arriva in fondo. David
continua a gemere. Rod preme il grilletto, quattro volte. Poi si alza, appoggia la
pistola alla nuca di David e spara l’ultimo colpo. Gli agenti che
trafficavano al computer hanno finito e se ne vanno. Rod e Herman si
sistemano ed escono dall’appartamento dove martedì mattina la donna delle
pulizie troverà il cadavere. Sempre che la puzza della decomposizione non
metta i vicini in allarme prima. Ci sono un mare di
indizi organici per identificare il DNA degli assassini, ma nessuno saprebbe
come risalire fino ai due agenti. E in ogni caso le indagini su questo
“omicidio commesso nell’ambiente gay” non saranno
mai molto approfondite e dopo qualche tempo i campioni prelevati sul luogo
del delitto scompariranno misteriosamente. Herman e Rod si avvicinano
all’auto. Rod dice: - Guida tu, che io non
sono molto in forma, tra il sonnifero e tutto il resto. Herman si mette al volante
e parte. La mano di Rod si appoggia sulla sua patta, poi abbassa la cerniera
e si infila nei jock-strap. Afferra i coglioni e incomincia a stringere. Herman sa che lo aspetta
un’ora d’auto con i coglioni in una morsa. Ha fatto male a mettersi alla
guida. 2013 |