Foto di animali

 

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Dopodomani Mark conta di partire, lasciando il parco di Jaspers per scendere verso Vancouver. Ha ancora una settimana di tempo e pensa di visitare la città e poi spostarsi sull’isola di Vancouver, prima di tornare a casa, a Buffalo: così avrà un’occasione di vedere le orche e le balene.

A Jaspers Mark ha visto castori ed orsi, un fottio di cervi (perfino nel prato di fianco all’alberghetto dove dorme) e tre femmine di alce, di cui una con il piccolo. Ha scattato una bella serie di foto e può dirsi soddisfatto, ma gli manca ancora il maschio dell’alce: gli piacerebbe vedere un bell’alce con le corna. Domani è la sua ultima possibilità.

Ma dove trovare un alce maschio?

Mentre rientra nel piccolo albergo, gli viene in mente di chiedere al tipo che sta al banco. È una richiesta un po’ strana, ma magari…

Clay Allison, un bell’uomo sui cinquanta, non sa proprio dove si possa vedere un alce maschio. Ce ne sono tanti, ma non hanno orari ed itinerari precisi, non timbrano mica il cartellino! Però ha un amico che viene tutte le estati a trascorrere un mese qui e forse può dargli un’idea.

La telefonata si svolge davanti a Mark ed è subito chiaro che l’amico di Allison sa dargli indicazioni precise: Allison prende una carta ed incomincia a discutere con il suo interlocutore. Dopo dieci minuti conclude la conversazione con una serie di sì, alquanto divertiti, di cui Mark non sa spiegare il senso: l’amico non gli avrà detto che cercando l’alce rischia di finire sbranato da un grizzly? Quando Allison gli riferisce il contenuto della telefonata, non fa cenno a questa possibilità. Gli mostra la cartina e gli dice:

- Ecco qui. C’è un alce che va tutte le mattine, verso le sette, a questo laghetto, che è fuori dai sentieri, ma si raggiunge facilmente. 

Allison gli indica il posto sulla mappa.

- Il mio amico dice che c’è una radura in riva al lago. Se lei arriva verso le sei e mezzo e si nasconde sulla riva dalla parte opposta alla radura, di certo riesce a vederlo. In questi giorni l’alce arriva sempre alla stessa ora. Poi a volte vengono altri animali.

Allison sorride, mentre Mark studia la carta. Il posto non è lontano da un sentiero ed in effetti non dovrebbe essere difficile arrivarci.

- Grazie molte, è stato davvero gentile.

Il sorriso di Allison si allarga. Sembra proprio divertito. Mark si chiede che cosa abbia in testa. Che cazzo gli ha detto l’amico?

 

Il mattino dopo Mark parte alle cinque e mezzo. Non fa colazione: ci penserà al ritorno. Il lago non è tanto lontano: venti minuti in auto ed un quarto d’ora a piedi, ma non conoscendo i posti e non essendoci un sentiero, Mark preferisce avere un po’ di tempo a disposizione.

Non ha difficoltà ad arrivare al laghetto, una piccola gemma verde nel folto della foresta. Vale davvero alcune foto e Mark incomincia a scattare. Poi si acquatta tra gli arbusti dalla parte opposta alla radura.

L’alce arriva puntuale, manco avesse davvero da timbrare il cartellino: ore sei e trenta. Un magnifico esemplare con grandi corna. Mark inquadra e scatta: l’alce che si guarda intorno, l’alce che beve, l’alce che entra in acqua e cammina lungo la riva, primo piano del muso. Fantastico. Allison è stato davvero gentile. Gli dirà di ringraziare l’amico, sta proprio facendo foto superlative.

L’animale ritorna a riva, beve ancora un po’ e poi si allontana.

Mark guarda le foto che ha scattato: una più bella dell’altra! È contentissimo. Potrebbe tornare in albergo, il suo stomaco si sta lamentando, ma l’amico di Allison ha detto che poi vengono altri animali. “A volte”, sì, a volte. Ma se oggi fosse una di quelle volte? Una mezz’oretta qui non lo esporrà al rischio di morire di fame. Sarebbe un peccato sprecare un’occasione come questa.

E in effetti sono passati pochi minuti che arriva un altro animale. È un bipede, specie homo sapiens. Niente male, da un punto di vista estetico, ma Mark bestemmia: con questo tra i piedi, nessun animale si avvicinerà più. Fa per alzarsi, ma il bipede posa il suo zainetto e si sbottona la camicia.

Mark guarda, un po’ a disagio, ma incuriosito. Il tizio si sfila la camicia e Mark bestemmia di nuovo, ma questa volta è un apprezzamento: il bipede è un gran bel maschio. Per inciso, gli attributi non sono in vista, ma, com’è noto agli esperti, per identificare il maschio in questa specie non è necessario osservare i genitali: come il maschio dell’alce ha le corna e la femmina no, così solo il maschio dell’homo sapiens ha barba (in questo caso grigia, come i capelli, folta, molto corta, effetto mal rasato), baffi e una quantità variabile di pelo sul torace (in questo caso il giusto). Anche i muscoli sono tipicamente maschili e non sono visibili quelle protuberanze con le ghiandole mammarie che distinguono le femmine. Mark conosce bene i maschi di questa specie, anche perché fin da ragazzo ha avuto un forte interesse nei loro confronti. Non ha tante foto come di cervi, però...

Il pensiero gli viene come un lampo e, prima di ragionarci su, Mark ha scattato una foto di questo bel maschio a torso nudo. Una? Le foto sono già sei o sette, perché c’è il primo piano, il profilo: di un animale si fa tutta la serie, no?

Il bipede ha incominciato a slacciarsi la cintura e a Mark sta succedendo qualche cosa che capita ai maschi di tutti i mammiferi (e non solo ai mammiferi, ma questo non è un trattato di zoologia, per cui non è il caso di approfondire). In verità quella cosa che gli sta capitando, alla maggioranza dei maschi succede quando hanno vicino una femmina in calore, ma Mark appartiene ad una minoranza con gusti diversi. Continua a scattare, mentre l’uomo si abbassa i pantaloni. Non porta mutande (o slip o jock-strap o altro). Ma ha un bel cazzo, di dimensioni ragguardevoli, e un paio di coglioni belli voluminosi. Sì, come Mark, attento osservatore e fotografo di animali, aveva indovinato, è chiaramente un maschio. Lo hanno capito tutte e due le teste, quella in alto e quella in basso, che sta acquistando volume a ritmo rapidissimo.

Mark ha la gola secca, ma, da bravo fotografo, non perde tempo. Figura intera, poi una bella zoomata con un particolare, più o meno da vicino. Mark prova tutte le diverse inquadrature che gli permette la sua spettacolare (e costosa) Nikon. Insomma, ha speso una fortuna per acquistarsi la macchina e rinuncia a fare foto quando si trova un bell’esemplare di animale davanti?

L’uomo si immerge. L’acqua alle ginocchia (figura intera, gambe a parte; mezza figura; altri dettagli, ma anche primo piano - ha proprio una bella faccia, espressiva), poi alla vita (peccato, non si vede più tutto, ma niente male anche così), poi si immerge e prende a nuotare. Primo piano del viso, profilo del corpo sul pelo dell’acqua, a distanze diverse.

L’uomo esce. Corpo che emerge dall’acqua. Mezza figura da dietro. Figura quasi intera da dietro. Culo. Dettagli del culo. Mark ha l’impressione che tra poco verrà.

Ora il bipede è sulla riva, si guarda intorno, tranquillo: evidentemente non sospetta che possa esserci qualcuno. Figura intera, di profilo. Mezza figura. Piano americano (così si vedono la testa ed il cazzo). Poi l’uomo si china in avanti (foto da dietro, splendida: un culo perfettamente inquadrato - si, è vero, dicono che nelle foto di animali bisogna che si veda almeno un occhio, qui non si vede, ma Mark non è rigido, una bella foto è una bella foto, e poi, volendo, si può considerare occhio quell’apertura che si intravede) e prende dallo zainetto un asciugamano.

Incomincia a strofinarsi energicamente. Mark scatta foto come se dovesse fare un servizio per la Falcon Studios. Capelli, torace, ventre, cazzo e coglioni, culo, gambe, braccia. Capelli, di nuovo, poi l’uomo ripassa l’asciugamano sul culo, un po’ di profilo (perfetto) e infine ancora sul cazzo e sui coglioni, in modo piuttosto deciso, indugiando.

L’effetto del ruvido massaggio è simile a quello che la vista di questo bipede ha avuto su Mark, anche se meno completo. Nuove foto (occorre sfruttare l’occasione, il maschio in calore di questa specie non si fa fotografare facilmente - forse non è esatto, su Internet di foto ce n’è un fottio: diciamo che non capita di vederne facilmente in un bosco - o forse sì, se uno va a spiare le coppiette, ma insomma, chissenefotte, Mark sta scattando foto a più non posso, meno male che la scheda è da 4 giga, così ce ne stanno tante). 

L’animale infine lascia cadere l’asciugamano, si riveste (nuova serie di foto, per completare la sequenza - un buon fotografo offre sempre una sequenza completa, mica solo qualche scatto isolato), prima di tirarsi su i pantaloni si accarezza ancora un po’ l’uccello che si è messo in orizzontale (dettaglio), poi chiude la cerniera, raccoglie l’asciugamano, lo mette nello zaino e scompare di buon passo.

 

Mark rimane dov’è. Nella sua testa non ci sono molti pensieri. La seconda testa, quella sotto, preme per avere un sollievo alle sue ormai impellenti necessità e Mark si volta sul dorso, per passare all’azione. Ma c’è un rumore. Mark si mette a sedere e si guarda intorno. Una voce, che sembra vicina. Arriva qualcuno. Mark si alza.

No, non arriva nessuno, qualcuno deve essere passato non lontano, ma non veniva qui. In ogni caso è più saggio tornare in albergo dove, tenendo la macchina foto con la sinistra (grandi le digitali, che ti permettono di rivedere subito le immagini!), si può usare la destra per un altro scopo.

Mark attraversa il bosco fino a raggiungere il sentiero, poi incomincia a seguirlo passando dopo un breve tratto sulla strada sterrata. Ha lasciato l’auto qualche centinaio di metri più in giù, poco oltre una casa.

Mentre si avvicina alla casa, vede un uomo che fuma il sigaro appoggiato allo steccato. Mark lo riconosce subito: dopo avergli fatto almeno cinquanta (solo? Probabilmente di più) fotografie, ci mancherebbe che non lo riconoscesse. Certo che è sceso in fretta, ma se abita qui saprà come muoversi rapidamente.

Mark si sente leggermente a disagio, tanto più che l’uomo lo sta fissando. Gli fa un cenno di saluto, che Mark ricambia, un po’ perplesso. Poi, quando Mark è arrivato alla sua altezza, gli dice, sorridendo:

- Tu sei quello che voleva fotografare il maschio dell’alce, vero?

Mark annuisce, colto di sorpresa.

- Sì. Ma come…

- Clay ha telefonato a me, sa che ogni estate vengo qui e conosco bene la zona. Così adesso, vedendoti scendere, ho pensato che fossi tu: a quest’ora è difficile che qualcuno torni da una gita.

- Già, certo.

Mark è un po’ a disagio. Nella sua macchina foto c’è una marea di fotografie di questo bel maschio nudo e Mark non è sicuro che il tipo sarebbe contento di scoprirlo.

- È arrivato?

- Sì, puntuale come un treno giapponese. Grazie per l’indicazione.

Mark non deve essere stato in Italia, altrimenti avrebbe certamente detto “puntuale come un treno italiano”. Comunque Mark vorrebbe cambiare argomento o, meglio ancora, chiudere lì la conversazione. Magari la si potrebbe riprendere in un altro momento (il tizio gli piace un casino), quando non avrà più la macchina foto a tracolla. Ma il tipo ha altre intenzioni.

- Senti, vieni dentro, così mi racconti com’è andata. Sono passato al laghetto, ma non c’eri più.

Mark non sa bene che cosa dire. “Sì, ti ho visto” non funziona. E magari il tipo si starà chiedendo perché lui torna solo ora, dato che al laghetto non c’era più da tempo.

Intanto il tipo dice:

- Scusa, non mi sono neanche presentato, sono Peter Righthand.

Mark dice il suo nome, mentre Peter apre il cancelletto.

Mark entra, riluttante. Vero è che la seconda testa, quella in basso, è alquanto solleticata dalla vicinanza di questo bel bipede di cui Mark ha fotografato ogni dettaglio, ma la testa che sta in alto si sta dicendo che se il tizio gli chiede di vedere le foto, sono cazzi acidi.

- Hai fatto colazione?

- No, pensavo di farla al ritorno.

- Neanch’io, possiamo fare colazione insieme. Uova e pancetta, cereali, pancakes con lo sciroppo d’acero. Ti va bene?

A Mark va benissimo. Appende la macchina foto alla spalliera della sedia, in modo che non sia troppo visibile.

Mentre Peter cucina, chiacchierano. Peter è medico, vive e lavora nei pressi di Toronto, viene qui ogni estate. Affitta la casa per un mese, a luglio. Mark parla di sé: è ingegnere, vive a Buffalo (quindi a neppure tre ore di auto da Peter, anche se dall’altra parte della frontiera), domani partirà per l’ultima settimana di vacanza.

La conversazione prosegue mentre mangiano. Mark si rilassa. Peter non sembra pensare minimamente alle foto. Parlano del parco, degli animali. Peter ama molto la natura, sa dove trovare gli animali. Mark si dice che se l’avesse incontrato prima avrebbe potuto fare un sacco di belle foto. Gli viene naturale dire che ama molto fotografare.

E immediatamente si rende conto di aver commesso un errore. Si è rilassato troppo.

Peter dice:

- A proposito, mi fai vedere le foto dell’alce?

Mark sa che non ha molto spazio per un rifiuto. Sorride, celando il nervosismo.

Prende la macchina foto, l’accende.

- Aspetta, te le trovo.

Peter è dall’altra parte del tavolo e attende sorridente.

Mark scorre molto rapidamente le foto, che sono davvero una bomba. Ma se Peter se ne accorge, la bomba esploderà.

Mark trova l’ultima foto dell’alce, poi passa alla penultima, per sicurezza, e dà la macchina a Peter, dicendogli:

- Premi questo tasto qui, così torni indietro.

Peter guarda, preme il tasto, commenta, osserva che Mark ha fatto proprio delle belle foto. Mark si sente un po’ più tranquillo. Purché Peter non voglia rivederle in senso contrario, ma è difficile. Più facile che vada indietro, vedendo altri animali: castori e cervi non preoccupano Mark, l’unico problema è il bipede che chiude la serie di animali del parco.

Peter prosegue, commentando ogni tanto:

- Bella questa. Qui si vede proprio bene.

Mark non sa a quali foto Peter si riferisca, ma non se ne preoccupa. La situazione appare sotto controllo.

- Questa è ancora meglio.

Dopo un buon momento (Peter deve averle viste tutte e senza dubbio ha proseguito oltre l’alce), Peter gli porge la macchina, dicendo:

- Questa è la mia preferita. Davvero un’ottima foto.

In effetti la foto è eccellente, se ne potrebbe ricavare un poster: l’animale si vede molto bene, la luce è perfetta, l’inquadratura non richiede nessuna correzione. L’immagine di Peter che si asciuga, visibile dalla testa al cazzo teso in avanti, messo di tre quarti, è assolutamente perfetta. Starebbe benissimo su qualunque rivista per uomini gay (o per donne etero), ma anche sul National Geographic, se pubblicasse foto di questo tipo.

Nonostante l’indubbia qualità dell’immagine, Mark ha l’impressione di essere arrossito fino alla radice dei capelli, anche se sono molti anni che non gli capitava. Guarda la foto a testa bassa, come se non l’avesse mai vista, e cerca invano qualche cosa da dire.

La risata di Peter lo spinge ad alzare il capo.

- Sono una carogna, Mark, lo so. Ma l’idea era troppo divertente.

Mark non capisce. Lo guarda, confuso.

- Quando Clay mi ha telefonato per la faccenda dell’alce, alla fine gli ho chiesto se il fotografo era un bell’uomo e lui mi ha risposto di sì. Poi gli ho chiesto se eri da solo e lui mi ha detto di nuovo di sì. Allora ho deciso di andare a fare un bagno al laghetto, come faccio molto spesso. Se la cosa ti interessava, bene, altrimenti tutto finiva lì. Tu eri ancora al laghetto e non te ne sei andato. E quando sei arrivato qui davanti, ti aspettavo per vedere se mi avevi fotografato.

Mark sorride, ancora un po’ imbarazzato. La faccenda sta prendendo una piega inaspettata, ma molto promettente.

Peter ricambia il sorriso.

- Adesso che ne dici di completare il servizio fotografico?

Mark annuisce, ormai del tutto a suo agio.

- Direi che si può fare. Di un animale è sempre meglio avere molte immagini.

Peter annuisce. Si alza e si avvicina a Mark, che si solleva anche lui. Peter gli passa le mani dietro il culo e lo avvicina a sé. Lo bacia sulla bocca, gli infila la lingua tra i denti. Poi si stacca e gli dice:

- Però ti faccio anch’io le foto.

Peter prende la macchina foto e lo inquadra. Scatta. Da come maneggia l’apparecchio, è evidente che sa fotografare. Mark si ritroverà con una serie di foto di un altro bipede della stessa specie.

- Dai, spogliati.

Mark è un po’ imbarazzato, ma anche divertito. Si sfila il maglione, poi la camicia e rimane a torso nudo.

- Tutto lì? Io ti ho fatto vedere di più!

Mark si toglie le scarpe, mentre Peter continua a scattare, poi i pantaloni e infine si sfila gli slip. L’uccello non è più a riposo. Peter continua a scattare, girandogli intorno. Scatta anche qualche primo piano (della testa di sopra e di quella di sotto).

Poi lo bacia e gli passa la Nikon. Incomincia lentamente a spogliarsi. Mark scatta. Peter si muove con naturalezza. Ogni tanto guarda nell’obiettivo, ma spesso rivolge lo sguardo altrove, come se fosse da solo nella stanza.

Quando infine si cala i pantaloni (è sempre senza biancheria), mette in mostra un bel cazzo completamente duro. Mark si inginocchia per scattare alcune foto. Di fronte, di profilo. Poi Peter si volta. Anche da dietro, certo. Peter si china, a gambe divaricate. Perfetto, così si vedono anche i coglioni. Peter è un modello eccellente e Mark è ben contento di avere tante sue foto, ma adesso avrebbe altre priorità. La testa di sotto reclama un po’ di attenzione. Magari la seduta fotografica si può riprendere dopo.

Peter si avvicina, lo bacia di nuovo, gli accarezza la schiena e gli sussurra:

- Che ne dici se sistemiamo la macchina foto su un cavalletto, in modo che ci riprenda?

Mark non si è mai ripreso a letto. Ma l’idea non gli dispiace. Peter gli mette un braccio sulle spalle e lo guida alla camera da letto. Poi tira fuori dall’armadio un cavalletto, lo apre e lo mette sul tavolino. Mark sistema la macchina e imposta i tempi: una foto ogni 20 secondi. Saranno quasi tutte da buttare, probabilmente, ma qualcuna niente male verrà pure.

Peter intanto ha tirato fuori i preservativi. Ottimo, è sempre un piacere sapere che il tizio con un bel cazzo che hai davanti non è una testa di cazzo. Ci sono anche due bustine di lubrificante.

Si baciano ancora, poi Peter lo fa salire sul letto, in piedi e si inginocchia davanti a lui.

- Così dovrebbe inquadrarci alla perfezione.

Peter ghigna, poi posa le mani sul culo di Mark e lo stringe, mentre avvicina la bocca alla cappella. La bocca di Peter è accogliente, un caldo nido per un uccello che da tempo richiedeva di essere preso in considerazione. La lingua di Peter è abile e sa accarezzare, tanto che a Mark sfugge un gemito. Le labbra di Peter sono esperte ed avvolgono e succhiano, i denti di Peter mordicchiano e Mark sente che il piacere cresce ad ondate, mentre passa le mani tra i capelli di Peter.

Se Peter prosegue così, tra non molto verrà. Lo dice.

Peter sorride e gli chiede:

- Da dove incominciamo? Chi si stende a pancia in giù?

Le mani di Peter gli stanno stringendo il culo, poi salgono a percorrergli la schiena. Mark geme di nuovo, guarda Peter, sorride e dice:

- Stenditi tu.

Peter annuisce. Prende una bustina, la apre, ne estrae un preservativo, lo appoggia sulla cappella di Mark e lentamente lo srotola. Poi Peter gli bacia la base del cazzo e i coglioni, poggia le mani sul suo culo, stringe un po’ ed infine si stende, divaricando bene le gambe.

Mark mordicchia un po’ questo bel culo che gli si offre, lasciando segni rossi che rapidamente si attenuano e scompaiono. Poi assesta qualche morso più forte e Peter mugola. La cosa non dispiace a Mark, che ripete l’operazione, accompagnata questa volta da un gemito più deciso.

Mark si siede sul culo di Peter e gli accarezza la schiena, dolcemente, fino alla nuca, poi la destra sale ai capelli e la sinistra sfiora una guancia. Le mani scendono di nuovo al culo e Mark scivola indietro, per stendersi su Peter.

Mark prende la bustina del lubrificante e l’apre. Sparge la crema intorno al buco, poi fa entrare un dito e unge bene l’apertura. Peter geme di nuovo.

Mark si appoggia sulle braccia e avvicina la cappella al culo di Peter, poi spinge in avanti, fino a che la sua arma non raggiunge l’obiettivo. Peter mugola di nuovo e Mark affonda con molta delicatezza lo sperone nel culo che gli si offre. L’arma scivola dolcemente e il gemito di Peter è di piacere puro.

Mark penetra fino in fondo e allora si stende su Peter, gli bacia il collo e la nuca, gli mordicchia un orecchio e gli accarezza il culo, mentre gusta il calore del corpo in cui è entrato.

È bello possedere questo corpo forte, avanzare ed arretrare il cazzo, sentire la carne cedere per accogliere l’ospite gradito, mentre le mani e la bocca trasmettono altre sensazioni piacevoli. Mark gusta questo momento magico che gli viene regalato, un dono inatteso. Si muove lentamente, perché vuole far durare il piacere, che cresce dentro di lui.

Ma il desiderio sta diventando troppo forte. Mark lo tiene a freno ancora, interrompendo il proprio movimento ritmico, in modo da far calare la tensione, e poi riprendendo a muoversi lentamente. Di nuovo si interrompe, sussurra all’orecchio di Peter un apprezzamento, gli passa la lingua dietro l’orecchio, gli accarezza la nuca. Peter geme e Mark gli stringe il culo con forza. Ma ora il piacere lo chiama con troppa forza perché sia ancora possibile resistergli e Mark riprende a spingere con vigore, mentre Peter lo incoraggia, gli grida parole sconce. Mark muove il culo avanti ed indietro, ogni volta spingendo a fondo, finché viene con un gemito sordo. Un’ondata di piacere puro lo investe e lo lascia spossato e felice, steso sul corpo che ha posseduto.

Mark rimane a lungo così, accarezzando Peter, mormorando qualche parola di tenerezza che gli sale alle labbra e che non trattiene. Poi bacia sul collo Peter e gli chiede:

- Vuoi che facciamo il cambio?

Peter geme di nuovo, poi dice:

- Così è il paradiso, ma proprio solo per non deluderti… direi che ti rendo la pariglia.

Peter ride. Mark pensa che è bello aver trovato qualcuno versatile, non fisso in un ruolo.

Mark esce dal culo di Peter e si mette in ginocchio di fianco a lui.

Peter si solleva. Con delicatezza gli sfila il preservativo e lo fa cadere a terra. Poi gli bacia il cazzo alla base, glielo mordicchia leggermente, gli accarezza il culo, lo stringe un po’. Gli prende la testa e la guida verso il suo cazzo, mezzo teso.

Mark lo prende in bocca e lo succhia un po’, lo sente irrigidirsi e crescere. Allora si stacca, prende un altro preservativo e lo mette a Peter, come prima Peter ha fatto con lui. Poi gli strizza un po’ i coglioni, mentre Peter geme.

Con uno scatto, Peter lo afferra e lo forza a stendersi sulla schiena, poi lo sposta, in modo che il culo rimanga proprio sul bordo del letto. Mark ride, ma il desiderio cresce di nuovo dentro di lui. Peter gli fa sollevare le gambe e se le poggia sulle spalle. Poi le sue dita scorrono lungo il solco, facendo gemere Mark. Peter sparge la crema lubrificante e Mark mugola di nuovo, quando due dita della mano destra si fanno strada decise, mentre la sinistra accarezza il viso di Mark.

Peter gli sorride, si bacia il medio e l’indice della mano sinistra e li appoggia sulla bocca di Mark, che apre le labbra e li morde, con una certa forza.

- Ahi! Brutto disgraziato…

Peter entra piuttosto deciso. Mark geme forte e il viso gli si contrae in una smorfia di dolore: il brusco ingresso gli ha fatto male.

- Scusami.

Peter si ritrae e gli accarezza il torace e il ventre, gli prende la testa tra le mani. Poi, con un movimento improvviso, gli dà due buffetti sulle guance. Mark sorride. Peter fa scorrere ancora le mani, sul viso, sul collo, sul torace, poi scende ai lati, stringendogli il culo. Sussurra:

- Pronto?

E, ad un cenno di Mark, avanza nuovamente, con maggiore delicatezza. Questa volta l’ingresso è puro piacere. Peter penetra fino in fondo e Mark si abbandona al piacere di sentirsi infilzato da un bello spiedo caldo e duro, grande quanto basta. Guarda il viso sorridente di Peter e gli sembra che sia bellissimo, come bellissimo è il loro congiungersi.

Peter cavalca a lungo e Mark sente il desiderio che cresce di nuovo in lui. A ogni spinta geme ed il ritmo diventa più serrato, fino a che Peter grugnisce sonoramente e conclude con una serie di spinte più forti.

Poi Peter gli stringe forte il petto tra le dita, esce da lui e si stende al suo fianco. La mano di Peter cerca la sua e la stringe forte, poi la prende e la porta alle labbra. Bacia le dita, poi le morde.

Peter dice:

- Sono contento che tu abbia visto l’alce, Mark.

È una battuta, ma il tono non è scherzoso.

 

Fa un certo effetto rivedersi sullo schermo del computer (Peter ha anche lui una Nikon ed ha scaricato senza problemi le foto dalla macchina di Mark). In passato Mark si è fatto parecchie foto, con l’autoscatto: molti primi piani, qualche figura intera (con abiti e senza), qualche dettaglio. Ma non si è mai ripreso mentre scopava.

Molte foto sono venute bene, altre richiederanno qualche ritocco. Solo qualcuna è proprio da buttare: ce n’è un gruppo in cui si vede solo il letto. Le guardano e ridono, si scambiano battute, si punzecchiano. Ogni tanto Peter gli prende la testa tra le mani e lo bacia.

Mark si dice che è stata una splendida mattinata e che è contento di poterne conservare un ricordo. E mentre lo pensa, si accorge che gli dispiace un sacco che tutto stia per finire. Vorrebbe che non si concludesse così. Peter gli piace, sotto ogni aspetto. Gli interesserebbe almeno avere il tempo di conoscerlo un po’ meglio. Ma gli ha già detto che domani partirà e adesso non sa come fare per dirgli che potrebbe fermarsi ancora un po’.

Ed in quel momento Peter gli dice, serio:

- Devi proprio partire domani? Potresti fermarti ancora una settimana, qui da me, visto che sei ancora in vacanza. Risparmi sull’albergo e…

Ghigna e completa la frase:

- …puoi fare un sacco di foto…

Mark annuisce, un po’ stupito del piacere intenso che ha provato alle parole di Peter.

- Potrebbe essere una gran bella idea… Così posso completare il servizio fotografico.

 

2010

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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