Il Serpente Raffaele
Parete fa un cenno al barista, che saluta, deferente, poi passa nel corridoio
che porta al cesso. Sulla sinistra c’è una porta con la scritta RISERVATO. Raffaele
la spinge ed entra in una stanzetta quadrata. C’è un uomo seduto su una
sedia, che appena lo vede si alza e saluta. Raffaele passa in un vasto
locale, il retro di un’officina ancora in funzione. Il giro di scommesse è
finito, ma il combattimento non è ancora incominciato: aspettavano lui. Roccuzzo gli ha tenuto il posto e appena lo vede si alza
e si mette in piedi contro la parete. Raffaele vede che il suo vice è teso,
ma non capisce il motivo, finché non vede che in prima fila c’è Angelo Scibone, che lo sta fissando. Quello schifoso ha il
coraggio di farsi vedere qui! Già, quello non ha paura di niente. Ha fatto
ammazzare i suoi due fratelli, tre anni fa, e viene ad assistere all’incontro
di lotta, pur sapendo che è lui, Raffaele Parete, a gestirli. Angelo
non dice nulla, non muove un muscolo, aspetta che Raffaele lo saluti: ha la
faccia come il culo, quello. Raffaele finge di non vederlo. Non salutarlo è
un’offesa, ma Raffaele se ne fotte. Di sicuro non
saluterà l’assassino dei suoi fratelli. Vorrebbe poterlo uccidere lì, ma
sicuramente Scibone non è da solo e Raffaele sa
benissimo che in questo momento almeno due uomini sono pronti a estrarre la
pistola e farlo secco. Ma ccà sotto pure ce chiove: prima o poi avrà
l’occasione di vendicarsi. Raffaele
si siede. È irritato. Questa non se l’aspettava. Guarda Roccuzzo
e gli fa segno che possono incominciare. Roccuzzo fa entrare i due lottatori. Raffaele
si concentra su di loro. Non vuole farsi rovinare lo spettacolo da quel
fetente di Scibone. Prima
avanza Carmelo. Raffaele lo conosce bene: è uno decisamente in gamba,
tarchiato, due braccia possenti e un torace da sollevatore di pesi. Raffaele
lo ha visto abbattere uomini più alti di lui di una spanna, lottatori
esperti. Il suo avversario invece combatte per la prima volta in Italia e
Raffaele lo ha incontrato un’unica volta, pochi giorni fa: Roccuzzo, che ingaggia i lottatori, gli ha detto che in
Germania lo chiamavano il Turco, perché figlio di un immigrato dalla Turchia.
Qui Roccuzzo lo ha presentato come il Serpente:
meglio cambiargli nome, visto che il tizio è ricercato dalla polizia per aver
ammazzato un avversario durante un incontro. Forse più d’uno. Roccuzzo ha scelto quel soprannome perché il
tizio ha un grande tatuaggio a forma di serpente sulla schiena. Ne ha diversi
di tatuaggi, che gli danno un aspetto ancora più minaccioso. È un uomo alto e
molto robusto: dev’essere un osso duro. Sul viso ha
tre cicatrici. I
due lottatori indossano solo un paio di minuscoli pantaloncini, quasi un
perizoma. Roccuzzo batte le mani e i due contendenti si
affrontano. Carmelo rimane sulla difensiva: Raffaele lo ha visto combattere
molte volte e sa che quando deve affrontare un nuovo lottatore, studia a
lungo l’avversario prima di muoversi. Preferisce che sia l’altro ad
attaccare. Poi, quando ha capito quali sono i punti di forza e di debolezza
del rivale, si fa sotto e mena senza pietà. Il
Serpente avanza, con un’aria quasi indifferente, ciondolando la testa e le spalle, ma Raffaele coglie la tensione di chi è pronto a
scattare in qualsiasi momento. Potrebbe essere un bell’incontro: il tizio
sembra davvero forte. Ma bisogna vederlo in azione. Carmelo
si sposta di lato, ma mentre si muove, il colosso attacca: gli salta addosso
con un balzo e Carmelo non riesce a sottrarsi. I due
ora sono avvinghiati. Carmelo
vibra una ginocchiata ai coglioni del Serpente, che grugnisce e lo molla, ma
mentre lo lascia andare, gli assesta un violento pugno nello stomaco. Sulla
faccia di Carmelo appare una smorfia di dolore, mentre l’uomo con un salto si
sottrae all’avversario. Sì,
l’incontro promette bene: i due sembrano intenzionati a darsele di santa
ragione e sono due avversari tosti. Raffaele sente che, come sempre, il cazzo
gli si sta irrigidendo. Gli piace un casino vedere due uomini che si menano. Carmelo
e il Serpente si fronteggiano di nuovo. Il Serpente si lancia sul rivale, che
non si ritrae, ma si sposta leggermente e, assecondando il movimento del suo
avversario, lo fa cadere a terra. Il Serpente si rialza, bestemmiando sottovoce.
Si avvicina a Carmelo e riesce ad afferrarlo. Incomincia a tempestarlo di
pugni, senza smettere neanche quando Carmelo gli vibra un altro calcio ai
coglioni. Carmelo però si sottrae e con un rapido movimento della gamba,
squilibra il Serpente, che cade rovinosamente. Mentre cade però, il Serpente
afferra una gamba di Carmelo, che finisce a terra anche lui. Cerca di
rialzarsi, ma una testata del Serpente lo fa di nuovo cadere. Carmelo riesce
a rialzarsi, ma è evidente che si trova in difficoltà. Il
Serpente avanza, incalza Carmelo, cerca di colpirlo con i pugni e lo
costringe a mettersi sulla difensiva. Riesce ad assestargli un diretto al
mento, un colpo che stenderebbe un bue e fa barcollare Carmelo. Il Serpente
ne approfitta per assestargli una pedata al ventre, che lo manda a terra.
Carmelo rotola per sfuggire al Serpente, che gli salta addosso, ma non è
abbastanza rapido: ormai è intontito dai colpi. Il Serpente gli è sopra e lo
schiaccia con il suo peso: è troppo grosso e pesante perché Carmelo riesca a
liberarsi. Il Serpente gli passa un braccio intorno al collo e stringe. È una
mossa frequente tra i lottatori che hanno atterrato l’avversario e vogliono
costringerlo alla resa. Raffaele si è spesso detto che gli piacerebbe vedere
uno che va fino in fondo, che strozza davvero il suo avversario. E mentre lo
pensa, la tensione al cazzo diventa ancora più forte, Raffaele sa che gli
basterebbe toccarsi leggermente per venire. Carmelo
dice qualche cosa, che Raffaele non sente. Il
Serpente molla la presa e si alza. Carmelo rimane a terra, sconfitto. L’incontro
non è stato lungo, ma valeva davvero la pena: il Serpente è un grande
lottatore, Roccuzzo ha fatto un ottimo lavoro.
Raffaele lo cerca con gli occhi: è sempre in piedi addossato alla parete. Lo
chiama con un cenno della testa. Roccuzzo si
avvicina. -
Di’ al Serpente che voglio parlargli. Roccuzzo trasmette il messaggio al Serpente.
Intanto gli spettatori raccolgono le loro vincite e lasciano la sala: molti
hanno perso, nessuno si aspettava una sconfitta di Carmelo; quelli che hanno
scommesso sul Serpente hanno fatto un buon affare. Angelo
Scibone è uno dei primi ad andarsene. Alcuni escono
dalla porta che immette nel bar, altri da quella che porta nell’officina, per
non dare troppo nell’occhio. La sala si svuota in fretta. Carmelo è andato a
cambiarsi. Il Serpente attende. Raffaele
si avvicina. L’uomo è sudato e Raffaele guarda le goccioline che gli scorrono
sul torace e sul ventre. Il costume è inzuppato di sudore e si intravede il
sesso eretto. Anche Raffaele ce l’ha duro. Intanto
la sala si è svuotata. Roccuzzo ha chiuso la porta
che dà sull’officina e accompagna Carmelo al bar. Non è rimasto nessuno. -
Sei bravo. -
Grazie, capo. -
Come ti chiami? - Saban. - Saban? È un nome tedesco? -
No, è turco. Mio padre è turco, mia madre italiana. - E
tu vivevi in Germania… -
Sì, capo, mio padre era immigrato dalla Turchia, mia madre dall’Italia. Sono
nato a Duisburg. - È
molto che lotti? - Da
quando ero ragazzino. -
Sempre in Germania? -
Anche a Londra, a Mosca e da altre parti. Ogni tanto mi chiamavano. - So
che hai dovuto andartene perché hai ucciso un uomo
in un incontro. Saban si morde il labbro. Sa che deve
rispondere, perché Raffaele è il boss, ma è evidente che non parla volentieri
dell’argomento. - Fu
un incidente. Non volevo ammazzarlo. Raffaele
si dice che l’uomo sta mentendo. -
Non hai mai fatto incontri mortali? Intendo dire: in
cui si può ammazzare l’avversario? Saban è chiaramente a disagio. Raffaele
prosegue: -
Perché mi piacerebbe organizzarne uno, qui. Non
ha mai pensato di farlo, l’idea gli è venuta in mente ora e sa benissimo che
non è una buona idea. Non potrebbe essere un incontro aperto ai soliti
spettatori, che pagano 50 euro per assistere: qualcuno finirebbe per parlare,
la voce circolerebbe. Da quando quel figlio di puttana di Angelo Scibone ha fatto fuori i suoi fratelli,
di tutti gli affari che loro tre gestivano è rimasto solo il giro delle lotte
e delle scommesse clandestine: sarebbe da coglioni metterlo a rischio con
un’iniziativa del genere. Ma il pensiero di assistere a un incontro mortale
lo stuzzica. Il cazzo gli si tende ancora di più. -
Capo, ho già avuto abbastanza guai… Quindi
Saban ha davvero partecipato a incontri di questo
tipo. Raffaele vorrebbe almeno vederne uno. Potrebbe organizzarlo, sì, con
uno dei tanti morti di fame, disposti a vendere l’anima per quattro soldi. - Ne
facciamo uno privato, senza spettatori. Così non
corri rischi. Raffaele
annuisce. Sì, vuole proprio assistere a un bell’incontro mortale. -
Adesso vai pure. Ne parleremo. Raffaele
passa al bar e chiacchiera un momento con Carmelo, che è piuttosto mogio: la
sconfitta gli brucia. Poi dice a Roccuzzo che deve
parlargli. Carmelo
mangia la foglia. Svuota il suo bicchiere, saluta e se ne va. Raffaele
fa un cenno a Roccuzzo e si mette a un tavolo
isolato. - Senti, Roccuzzo, il Serpente
partecipava a incontri mortali, no? -
Sì, ne ha fatti alcuni. Ma la polizia ha scoperto che lui ha ammazzato uno ed
è dovuto scappare. Di sicuro non ha strozzato solo quello, ma degli altri la
polizia non sa niente. - Facciamo un incontro così anche noi. Roccuzzo sembra molto perplesso, ma non dice
nulla. Raffaele prosegue: - Un
incontro senza spettatori. Solo per me. Roccuzzo annuisce. Senza altri spettatori, non
c’è problema. Raffaele aggiunge: - Ma
voglio un avversario forte. - Va
bene. Credo che possiamo farlo. Il Guercio esce di
galera tra due mesi e avrà bisogno di soldi. -
Sì, va benissimo. Lui è uno forte. Prima però
organizziamo qualche altro incontro con il Serpente. E una rivincita con
Carmelo. -
Carmelo non ce la farà mai. -
Adesso che lo conosce, non è detto. * -
Hai voglia di assistere a un bell’incontro di lotta, domani sera? - Un
incontro di lotta? Antonio
è un po’ stupito: Fabrizio non ha mai dimostrato interesse per la lotta. -
Sì, una sfida in cui vale tutto. Botte da orbi. - I
soliti grassoni gonfiati di steroidi che fingono di menarsi? -
No, una sfida sul serio. Una in cui puoi fare tutto: pugni, calci, testate.
Puoi menare l’avversario dove vuoi e come vuoi. Che
ne dici, Antonio? - Ma… che roba è? Dove si tiene? - In
un locale dietro a un bar. Credo che sia una vecchia officina, da quello che
mi ha detto Mimmo. - Un
incontro clandestino, quindi. Un ispettore di polizia che mi propone un
incontro clandestino… Fabrizio
ghigna dello stupore di Antonio, poi si decide a spiegare: -
Sì. Stiamo indagando su un giro di lotte clandestine. -
C’è roba del genere anche a Napoli? - A
quanto pare sì. Niente di speciale. - E
come mai te ne occupi? -
Una richiesta dalla Germania. Cercano un lottatore, che ha ucciso un suo
avversario. Probabilmente più d’uno. - E
perché dalla Germania lo cercano a Napoli? -
Perché è la camorra che lo ha aiutato a scomparire. E pare che sia davvero
qui a Napoli. - E
quindi domani sera vai a vedere se c’è ‘sto tizio… - Io
no, tu. -
Come, io? Che cazzo c’entro, io? -
Qualcuno potrebbe riconoscermi. Invece se qualcuno ti riconosce, che problema
c’è? Un attore da quattro soldi può benissimo assistere a un incontro
clandestino, no? - Un
attore da quattro soldi?! Brutto stronzo! Te lo do
io l’incontro clandestino. E in effetti Antonio salta addosso a Fabrizio, spingendolo
a terra. Lottano, avvinghiati, come fanno ogni tanto nei loro giochi: il lupo
perde il pelo ma non il vizio e loro due non hanno perso il vizio di
stuzzicarsi giocando a lottare o a recitare parti diverse. Non hanno neanche
perso molto pelo, anche se Antonio è un po’ stempiato. Fabrizio
ride e Antonio ha la meglio. Ne approfitta per
inchiodarlo al pavimento. Poi dice: -
Come su Naked Kombat, chi
vince lo mette in culo all’altro. Io ho vinto. Fabrizio
ride ancora. -
Non avevamo mica scommesso. -
Però te lo becchi in culo lo stesso. Fabrizio
non oppone molta resistenza: la breve lotta gli ha ridestato l’appetito. Antonio
gli slaccia la fibbia della cintura e gli abbassa i pantaloni e gli slip. Una
bella slinguata sul solco
gli accende ancora più il desiderio, per cui si mette a mordicchiare il culo
di Fabrizio, strappandogli gemiti e sospiri, e a passare la lingua tra le
natiche, mentre le sue mani accarezzano e spogliano Fabrizio. Fabrizio
collabora. Vorrebbe svestire Antonio, ma nella posizione in cui si trova non
gli è possibile. Si abbandona alla sensazione di quella lingua e di quei
denti che stuzzicano, provocano, accarezzano, mordono. Fabrizio geme più
forte. Angelo
lo molla un momento per abbassarsi i pantaloni, poi infilza Fabrizio come un
pollo allo spiedo. -
Cazzo! Antonio
si ritrae, poi avanza di nuovo, con più delicatezza. Intanto una mano afferra
il cazzo di Fabrizio e lo scappella energicamente, facendolo sussultare.
L’altra gli accarezza le palle, poi le stringe con forza, provocando un nuovo
gemito. -
Figlio di buona donna! Antonio
replica con due spinte vigorose. Antonio
incomincia a spingere sistematicamente e Fabrizio geme senza ritegno, mentre
la mano di Antonio continua a lavorargli il cazzo con grande impegno. Fabrizio
sente il desiderio debordare e il piacere esplodere. Antonio raccoglie una
parte del seme con la mano e avvicina le dita alla bocca di Fabrizio, che le
avvolge con la lingua e le labbra. Intanto Antonio conclude l’opera con una
serie di spinte più forti. Poi
rimangono stesi a terra, mentre il battito del cuore si calma e il respiro
diventa meno affannoso. Senza
uscire da Fabrizio, Antonio dice: -
Adesso dimmi pure di che si tratta. - Io
ti faccio vedere qualche foto del tipo, che chiamano il Serpente. Ne abbiamo
diverse e non è difficile riconoscerlo, con tutti i tatuaggi e le cicatrici
che ha. Se ti va bene, tu vai
ad assistere a qualche spettacolo. Abbiamo un aggancio, uno che ti presenta
come amico suo e ti fa entrare. Quando vedi il tipo, mi avvisi. - Ti
mando un messaggio e voi venite ad arrestarlo? -
No, non lo arrestiamo subito, ma lo pediniamo per vedere dove sta.
L’importante comunque è scoprire se è a Napoli e con che nome combatte. E poi
non sarà un problema arrestarlo mentre va all’incontro successivo. - Mi
tocca pure lavorare al posto tuo. -
Per una volta lavorare non ti fa male… -
Oggi sei più stronzo del solito. Avrei detto che non era possibile. -
Dopo tutti questi anni insieme a te… Antonio
lo interrompe e completa la frase a modo suo: - …saresti dovuto diventare una persona civile, ma he voglia ‘e mettere rum, chi nasce strunz’
nun po’ addivintà babbà. * È la
terza volta che Antonio assiste a un incontro di lotta. Come le altre, ha
usato un po’ di trucco per modificare il suo aspetto: in quanto attore, sa
trasformarsi completamente. Nei
due incontri precedenti non ha visto l’uomo di cui Fabrizio gli ha mostrato
le fotografie, per cui è tornato una terza volta.
Antonio ha l’impressione che, in quanto nuovo arrivato, non lo informino di tutti i combattimenti, ma solo di alcuni. Può
darsi che il Serpente partecipi solo a incontri riservati a spettatori
abituali, più fidati. Questa volta però, l’uomo che lo ha presentato gli ha
detto che è un incontro importante. I
combattimenti sono accompagnati da un giro di scommesse, a cui Antonio non
partecipa: non gli interessa. Invece sta scoprendo che gli piace vedere
questa lotta brutale, in cui ogni colpo è ammesso. La cosa lo sorprende un
po’. Non ha mai amato la boxe o il wrestling, ma questi corpi seminudi che si
avvinghiano e colpiscono senza pietà lo eccitano. Al ritorno dagli altri due
incontri, lui e Fabrizio hanno giocato alla lotta, senza colpirsi
violentemente, ma senza esclusione di colpi. Fabrizio lo ha
battuto tutte e due le volte e Antonio se l’è preso in culo, con
soddisfazione di entrambi. I
due lottatori annunciati sono Carmelo, che pare essere molto forte, e il Serpente, anche lui molto quotato. C’è una
grossa attesa nella sala, più gremita del solito, e anche le scommesse sono
molto alte. Da quello che ha sentito dire, Antonio ha capito che il Serpente
deve aver battuto Carmelo in un incontro precedente. Antonio
si chiede se il Serpente non sia in realtà Saban Doruk, il Turco, l’uomo di cui Fabrizio gli ha mostrato
le foto. E infatti, appena entra in pista, Antonio
lo riconosce. Il
combattimento è davvero uno spettacolo e Antonio è dispiaciuto al pensiero
che questo sarà l’ultimo a cui assisterà: non intende finanziare nessuna
attività illegale nella sua città. Non regalerà soldi alla camorra. Ma non è
abituato a mentirsi e sa benissimo che questo rito selvaggio e feroce gli
piace e lo eccita. La
lotta dura a lungo. Il Serpente è più forte, ma
Carmelo è agile e sa sfruttare ogni debolezza dell’avversario. I due rivali
non si danno tregua e più volte Antonio si chiede come riescano a reggere
alla violenza dei colpi che ricevono. Presto rivoli di sudore scorrono lungo
i corpi e il sangue cola, al Serpente da un angolo della bocca e a Carmelo
dal naso. Infine
Carmelo viene battuto e quando il Serpente si alza, trionfante, con una
magnifica erezione che il costume non nasconde, Antonio si sente assalire da
un violento desiderio. Questa sera è a teatro, ma domani lui e Fabrizio
lotteranno. Quando
gli uomini incominciano a uscire, Antonio telefona a Fabrizio e gli dice la
frase convenuta. I due uomini che controllano le uscite saranno allertati e
cercheranno di seguire il Serpente. Se non ci riusciranno, organizzeranno
l’arresto per il prossimo incontro. * - Il
pedinamento non ha funzionato. Ma adesso sappiamo che il Turco è qui e ci
organizziamo per catturarlo. Non avremo difficoltà a scoprire la data del
prossimo incontro. -
Quindi io non vi servo più. -
No, non è necessario che tu vada la prossima volta: contiamo di arrestarlo
prima dell’incontro. Ti scoccia, eh? Ti piacerebbe vederlo ancora combattere. Non
è una domanda. Antonio non ha nascosto a Fabrizio l’interesse che prova per
questa lotta selvaggia. -
Puoi dirlo. È uno splendido maschio, mica come certe
scamorze che conosco io. Fabrizio
guarda Antonio con un’espressione di finta irritazione. - E
quali sarebbero queste scamorze? -
Certi che manco fanno il loro lavoro, ma mandano gli altri al posto loro. - Se
vuoi fare conoscenza con il Turco, ti faccio mettere
in cella con lui. Così puoi sperimentarlo. Antonio
ghigna. Non gli spiacerebbe, davvero, anche se non lo farebbe. Senza
dire nulla si toglie la camicia, poi si sfila le
scarpe, i pantaloni e le mutande. Fabrizio lo sta guardando e sorride, ma
negli occhi Antonio gli legge il suo stesso desiderio. -
Visto che non assisterò più a nessuna lotta, ne facciamo una noi? -
Sì, te lo sei voluto. Così ti faccio vedere chi è la scamorza. Fabrizio
si spoglia. È un incontro senza pietà e due o tre colpi sono più forti di
quello che Fabrizio e Antonio vorrebbero, ma la lotta li prende, il desiderio
preme e non sempre sanno dosare le forze. Incassano senza lamentarsi,
limitandosi a un insulto o a una bestemmia. E poi, nel corpo
a corpo, Antonio ha la meglio e, mentre preme su Fabrizio steso a
terra, si prende subito il premio della sua vittoria. Nel moccolo tirato da
Fabrizio c’è anche un gemito. * Il
Guercio è uscito dalla prigione. Non ha un centesimo e quando Roccuzzo gli propone di guadagnare una grossa somma, è
ben contento. Roccuzzo gli spiega l’idea del capo.
Il Guercio è disorientato. Non gli è mai capitata una cosa del genere. -
Mettiamola così, Guercio: devi ammazzare uno. Ma non
hai armi. Devi riuscire ad ammazzarlo a mani nude. Te la senti? Il
Guercio annuisce. Non è la prima volta che fa secco uno. Non conosce
l’avversario, ma ha combattuto tante volte ed è il lottatore più forte, qui a
Napoli: batteva anche Carmelo, prima di finire in galera per quella faccenda
della cocaina. Il Guercio pensa che Raffaele Parete abbia voglia di vederlo
ammazzare uno in una lotta. Non sospetta che nella testa del capo è lui
quello che uscirà con i piedi in avanti, avvolto in una coperta. La cifra
proposta è molto alta e gli fa gola: per un po’ non dovrà sbattersi a
sbarcare il lunario. Si dichiara d’accordo. Roccuzzo è soddisfatto: Parete si sarebbe
incazzato a morte se il Guercio non avesse accettato. Ci tiene un casino a
questo incontro. In effetti Raffaele è impaziente. L’ultimo
incontro, tre giorni fa, tra il Serpente e Carmelo, è stato uno spettacolo
incredibile. C’è stato un momento in cui Raffaele ha pensato che sarebbe
venuto nei pantaloni. Il
combattimento viene organizzato per il lunedì successivo. Il Serpente non si
mostra entusiasta, ma i soldi gli fanno comodo e in ogni caso ha bisogno
della protezione di Raffaele: è ricercato dalla polizia, non può muoversi
liberamente. Il
Serpente non si sente molto tranquillo. Oggi ha visto un tizio che non
conosce fermo all’angolo vicino a casa sua. Ha avuto l’impressione che
aspettasse lui. Si è infilato in un vicolo prima che il tipo lo vedesse.
Adesso sta bevendo un bicchiere in un bar. Si sta chiedendo se non sia meglio
parlare con Roccuzzo. Se è la polizia, è nei guai.
Se è qualcun altro, è nei guai ancora peggio. In
quel momento un uomo si siede di fianco a lui. Al Serpente manca il respiro. * Il
Guercio e il Serpente si presentano puntuali all’incontro. Nello
stanzone ci sono solo loro, Raffaele e Roccuzzo. La
porta che dà sul bar è chiusa a chiave. Nell’officina c’è un furgone su cui Roccuzzo caricherà il cadavere dello sconfitto per farlo
sparire. Roccuzzo apre la borsa con i soldi. Sono
tanti, davvero tanti. Il Guercio sorride. Una bella cifra per un unico
combattimento. Non sarà facile stendere questo figlio di puttana, ma è sicuro
di riuscirci. I
due si mettono in posizione. A un cenno di Raffaele, Roccuzzo
dà il segnale e il combattimento incomincia. Il
Guercio e il Serpente si studiano. Nessuno dei due ha mai affrontato l’altro.
Il Serpente è leggermente più alto e più massiccio, ma la differenza non è
tale da costituire un vantaggio significativo. L’elemento essenziale è la
loro abilità nella lotta e in questo il Serpente ha ben altra esperienza, ma
questo il Guercio non lo sa. Il
Guercio si fa sotto. Cerca di colpire il serpente con una gragnuola di pugni,
ma il serpente ripara il viso e gli impedisce di avvicinarsi troppo. Qualche
colpo va a segno, ma non fa grandi danni. Ogni tanto
il Serpente reagisce con un pugno, ma il Guercio riesce a scansarsi. Quando
però un colpo lo raggiunge al ventre, il Guercio si piega in due dal dolore.
Arretra con un salto, per sfuggire al Serpente che ora lo incalza. Di colpo
ha paura: la violenza di quel pugno gli ha dato la misura della forza
dell’avversario. Solleva la gamba e tira un calcio ai coglioni del Serpente,
che però gli afferra il piede e lo fa cadere. Il Serpente fa per saltargli
addosso, ma il Guercio già è rotolato lontano e si rialza. Merda! L’avversario
è molto più pericoloso di quanto pensasse. Di
nuovo si studiano, con attenzione. Ognuno dei due
ora ha un’idea precisa della forza dell’avversario e sa che la vittoria non
sarà facile. Raffaele
è in piedi: non riesce a stare seduto. Si muove per vedere meglio. Vorrebbe
che l’incontro arrivasse a una conclusione in fretta, per vedere uno dei due
uccidere l’altro, ma vorrebbe anche che lo spettacolo non finisse mai. Il
Guercio si lancia in un attacco, ma mentre vibra un pugno, infila una gamba
tra quelle del Serpente e, avanzando ancora, lo fa cadere a terra. Gli molla
un calcio ai coglioni e l’urlo del Serpente trasmette un brivido a Raffaele.
Poi il Guercio salta sull’avversario e cerca di bloccarlo. Rotolano sulla
pista. Ora sono tutti e due di schiena, il Guercio sotto e il Serpente sopra.
Il Guercio ha passato un braccio intorno al collo del Serpente e stringe,
facendo forza anche con l’altro, mentre il Serpente cerca di liberarsi. Il
Guercio è forte e preme. La faccia del Serpente sta diventando paonazza.
Raffaele si dice che la vittoria ormai è del Guercio e non gli spiace vedere
morire il campione turco. Il
Serpente impedisce al Guercio di stringere troppo, facendo forza con le due
braccia. Il Guercio toglie il braccio che usava per rendere la presa più
salda e con la mano libera molla un pugno in faccia al Serpente. Dal naso
cola un po’ di sangue. Il Guercio colpisce ancora. Altro sangue cola sulla
bocca e sul mento, ma il Serpente non cede. Allora
il Guercio molla un pugno violento ai coglioni del Serpente, che ha un
sussulto. Il Guercio colpisce di nuovo. Il Serpente emette un grido strozzato
e Raffaele vede che il braccio del Guercio gli si stringe ancora di più
intorno al collo. Raffaele è chino sui due, guarda l’agonia del Serpente. Gli
sembra di non aver mai avuto il cazzo tanto duro. Il
Serpente ha il viso congestionato e apre la bocca insanguinata per cercare di
far entrare un po’ d’aria. Il Guercio toglie ancora un braccio per dargli un
altro pugno, ma il Serpente ha un movimento brusco che sbilancia il Guercio.
In un attimo il Serpente libera il collo dalla morsa e, senza mollare il
braccio del Guercio, lo piega con forza. Il Guercio emette un grido di
dolore. Il Serpente molla la preda. Il braccio penzola inerte. In
quel momento il Serpente alza la gamba di scatto e colpisce con forza la
testa del Guercio, che cade a terra, stordito. Il Serpente gli salta addosso,
si appoggia sulla sua schiena e lo blocca, impedendogli ogni movimento. Passa
le mani intorno al collo del Guercio e incomincia a stringere. Il Guercio può
usare solo la sinistra e invano cerca di allentare la morsa. Il Serpente
preme e Raffaele vede la smorfia di terrore sul viso del Guercio. Dalla bocca
cola un po’ di saliva. Il corpo ha un fremito convulso. Ogni resistenza
finisce. Il Serpente stringe ancora e poi, premendo la nuca con una mano,
tira indietro la testa, spezzando il collo. Si
alza, ansimante. Guarda Raffaele. Si pulisce il sangue che gli cola dal naso.
Raffaele non riesce a staccare gli occhi dal corpo del Serpente, il torace su
cui colano rivoli di sudore, il ventre, il sesso eretto, visibile attraverso
la stoffa bagnata dei pantaloncini. Poi
guarda il cadavere del Guercio steso al suolo. Dio, che combattimento! Vuole
vederne altri così. Raffaele
congeda Roccuzzo con un movimento del capo. Roccuzzo solleva il cadavere del Guercio e lo porta
nell’officina. Provvederà a farlo sparire. Raffaele
si avvicina a Saban. L’eccitazione è tanto violenta da impedirgli di ragionare. -
Bravo! Ti sei meritato i soldi. Si
accorge di ansimare, come se avesse combattuto anche lui. -
Grazie, capo. - È
stata una bella lotta. Sei stato grande. - Ti
è piaciuta? Raffaele
annuisce. I suoi occhi non riescono a staccarsi dal corpo del Serpente, che
prosegue: -
Hai mai combattuto? -
Io? Io no, non così. Il
Serpente sorride. -
Perché non provi, capo? -
Provare? A lottare, intendi? Raffaele
scuote la testa, ma l’idea lo solletica. - Ti
piace assistere, ti piace anche provare. Dai, capo, facciamo un po’ di lotta. Raffaele
ridacchia: -
Fare la lotta con te è pericoloso. Ne hai appena ammazzato uno. -
Togliti gli abiti, capo. La lotta si fa meglio nudi. E
con un gesto il serpente si sfila il costume, rimanendo con il magnifico
cazzo in tiro. - Dai, capo, una bella lotta. Così poi ti piacerà ancora di
più vedere gli altri lottare. - Va
bene, Serpente. -
No, non Serpente. Saban. È una lotta tra amici. Raffaele
si toglie la camicia, poi si sfila le scarpe e i
pantaloni. Si dice che sta facendo una follia, ma vuole lottare, vuole stringere quel corpo. Ha il cazzo duro, una goccia
di seme sulla cappella. Si
fronteggiano. Saban gli sorride. Raffaele non sa
bene come muoversi. Saban gli mette le mani sulle spalle e
preme. Raffaele sente che le gambe gli cedono, ma riesce a sottrarsi. Molla
un calcio, senza colpire Saban, che si slancia su
di lui. Rotolano
a terra. Raffaele cerca di liberarsi di Saban, ma
l’avversario è troppo più forte. Quando infine Raffaele si solleva, Saban lo afferra per un piede e lo fa cadere. Gli salta
sopra e lo blocca. Ora Raffaele è steso sul pavimento. Saban
pesa su di lui, schiacciandolo. Raffaele sente il cazzo di Saban, caldo e rigido, che si appoggia sul suo culo. Saban muove un po’ il culo e Raffaele
avverte la pressione del cazzo di Saban contro
l’apertura. -
Merda, Saban. Che cazzo fai? Saban lo infilza, avanzando lentamente, ma
senza interrompersi. -
Anche di questo hai voglia, capo. È
vero, Raffaele lo sa benissimo, anche se non lo ammetterebbe mai. Per la
prima volta nella sua vita sente il cazzo di un uomo che gli entra in culo,
ma non è il cazzo di uno qualsiasi: è quello di Saban,
un lottatore, un guerriero, che ha appena ucciso un uomo per il piacere del
suo capo. -
Merda! Lasciami! Ma Saban continua a spingere e il suo cazzo vigoroso entra a
fondo dentro Raffaele, gli dilata le viscere, gli trasmette una serie di
sensazioni violente, in cui si mescolano dolore e piacere. Raffaele si
abbandona completamente a queste sensazioni. Non potrebbe liberarsi dalla
presa, neanche se volesse. Troppo forte è Saban. Raffaele
si chiede che cosa farà, dopo. Ucciderà Saban? È
quello che dovrebbe fare. Magari lo farà uccidere da altri lottatori. Ma
adesso il piacere cancella ogni altro pensiero, adesso conta solo il cazzo
che gli scava le viscere e il piacere che gli sale dentro, dal culo e dai
coglioni e infine esplode nella scarica. Raffaele
geme, mentre il seme si spande. Subito
dopo le spinte diventano frenetiche e Raffaele sente il seme di Saban che gli inonda il culo. Raffaele
pensa alla pistola che ha posato accanto ai vestiti. Deve ucciderlo ora?
Dovrebbe, ma nello stesso tempo vorrebbe provare ancora, questa lotta e
questa resa completa che ha conosciuto. -
Soddisfatto, capo? Raffaele
non risponde. -
L’ultima scopata. E
mentre lo dice, il braccio di Saban
si stringe intorno al collo di Raffaele in una morsa di ferro. Raffaele
capisce troppo tardi, ma anche se avesse capito prima, non sarebbe cambiato
nulla: Saban è troppo forte. Raffaele
sente il fuoco accendersi nei polmoni e cerca invano di far entrare un po’
d’aria. Il mondo scompare in fretta. Saban estrae il cazzo dal culo di Raffaele e
si alza. Passa nel locale a fianco e si riveste alla svelta. Prende la
valigetta con i soldi. Guarda il cadavere. Scuote la testa. Angelo Scibone ha pagato bene, molto bene: assai meglio di
Raffaele Parete. Altri soldi aspettano Saban. E un
viaggio verso Istanbul, di sola andata. Basta con questa vita di merda.
Niente più combattimenti. Con i soldi metterà su qualche attività. Saban esce dall’officina e raggiunge l’auto
dove l’attendono gli uomini di Angelo Scibone. -
Fatto? -
Fatto. 2012 |