Un
colpo grosso A Filippo,
autore e soggetto delle foto - Ehi! Hai visto quel
manzo? Filippo non ha visto,
questa sera non bada a quello che succede intorno a lui. I suoi pensieri
vagano altrove, verso il progetto che sta accarezzando e che tra poco
realizzerà, il colpo grosso che ha sempre sognato. Tutto è pronto. La sua
vita sta per subire un cambiamento totale. Guido però non demorde: - Là, al banco. Filippo volta appena la
testa nella direzione indicatagli da Guido e dà un’occhiata: l’uomo è
appoggiato con la schiena al banco del bar e fissa la pista. Cazzo! Vederlo è
una frustata che provoca una brusca svolta nei pensieri di Filippo. Guido ghigna: - Vale la pena di dargli
uno sguardo, no? Uno sguardo? Filippo se lo
sta divorando con gli occhi. Alessandro commenta,
sprezzante: - Ma figurati, guarda come
è vestito! Come sempre Alessandro
valuta prima l’abito, poi chi lo indossa. Il tizio non è certo vestito in modo
elegante: maglietta bianca e jeans. Ma per Filippo non è un problema. A lui
di cosa quello ha addosso non potrebbe fregare di meno, anzi: potendo scegliere, gli piacerebbe che fosse nudo. - Come faccia non è il
massimo, ma dal collo in giù… Filippo annuisce al
commento di Guido. Il tipo ha il fisico possente di chi va regolarmente in
palestra, ma senza strafare: non è uno di quelli che il body-building ha
trasformato nella caricatura di un maschio. E comunque anche la faccia non è
male, molto virile, barba e capelli corti. Di una bellezza classica no,
d’accordo, ma una faccia al testosterone come quella, gli fa sangue, cazzo!, se gli fa sangue! Mentre sta pensando a
questo, il tipo gira la testa e dà un’occhiata ai tavoli. Il suo sguardo
incrocia quello di Filippo e si ferma. Rimangono un buon momento a fissarsi,
poi il tipo muove leggermente la testa; sembra quasi che annuisca. - Cazzo, Filippo, mi sa
che ti ha puntato. L’uomo intanto si è
voltato verso il banco e sta bevendo la sua bibita, senza più occuparsi di
quello che succede in sala. Filippo non è sicuro che
Guido abbia ragione, ma in ogni caso intende provarci. Se si lasciasse
sfuggire uno così senza neanche averci provato, si darebbe del coglione. - Bene, ragazzi,
auguratemi in bocca al lupo. Guido ammicca: - Mi sa che quello te lo
mette in bocca lui… E te la riempie tutta. Guido scoppia a ridere. Alessandro li guarda,
inarca le sopracciglia e osserva: - Se la serata va a buon
fine, dagli due indicazioni su come vestirsi in modo
decente. Filippo esclude di dare
consigli di abbigliamento: mira ad altro. C’è una sola cosa che gli interessa
che il tipo indossi: un preservativo. Per il resto, vale quanto è stato già
detto: meno c’è, meglio è. Filippo si avvicina al
banco. Intende mettersi di fianco al tipo ed
ordinare da bere. E poi… Non completa il pensiero:
il tipo si accorge di lui e volta la testa nella sua direzione. Gli sorride e
dice: - Ciao. Io sono Bruno. Filippo si sente la gola
secca, ma riesce a tirar fuori: - Io sono Filippo. - Bene, adesso che abbiamo
detto il necessario, lasciamo questo bordello e andiamo a divertirci un po’? Bruno non ci gira intorno.
Filippo di solito preferisce fare un po’ conoscenza, prima di passare al
dunque: non che gli interessi la conversazione, ma ce ne sono parecchi fuori
di testa, in giro per i locali gay di Milano, ed è
sempre prudente farsi un’idea di chi si rimorchia. Ma Bruno ha altre
intenzioni e lasciarsi scappare uno così solo per prudenza…
c’è di che mangiarsi le mani per il resto dei propri giorni. - Va bene. Io sono venuto
con amici, per cui non ho l’auto. Bruno sorride. Un bel
sorriso da lupo. - Perfetto, io ce l’ho, andiamo. Filippo fa un cenno di
saluto a Guido ed Alessandro, che lo stanno
guardando, poi segue Bruno. Lo guarda da dietro: le spalle larghe, le braccia
possenti, il collo robusto, il culo... Cazzo! A Filippo già tira. L’auto di Bruno è un
fuoristrada che deve avere qualche anno. Bruno apre e salgono. C’è un forte
odore di fumo, sigaro, si direbbe, ed un giornale
sportivo sul sedile, insieme a qualche cartaccia: Bruno non deve essere un
tipo molto ordinato. Filippo toglie il giornale e si siede. Con i piedi sente
che sul tappetino c’è qualche cosa di metallico. Bruno chiede: - Andiamo da te o da me? Filippo esita. Andare a casa
di Bruno può presentare qualche rischio. Ma anche portare uno sconosciuto a
casa propria non è il massimo della sicurezza. D’altronde chi non risica non
rosica e ‘sto tizio ha fatto venire a Filippo una fame da lupi. Filippo chiede: - Dove abiti? - Corsico. Filippo pensa che non è comodo, se decide di rientrare in nottata, perché le
cose non vanno per il verso giusto o perché il tizio è di quelli che dopo
aver scopato non vuole nessuno tra i coglioni. Meglio a casa sua. - Andiamo da me, allora,
visto che hai tu l’auto. Filippo gli dà
l’indirizzo. Bruno mette in moto e si avvia. È un guidatore piuttosto
indisciplinato: non si preoccupa troppo di dare la precedenza, passa spesso
con il rosso, ignora i limiti di velocità. Ma sembra sapere il fatto suo ed arrivano a destinazione senza rischiare incidenti.
Quanto ad eventuali multe, sono cazzi di Bruno. Sotto casa, è il solito
casino per il parcheggio. Bruno bestemmia due volte, andando giù pesante, ma
alla fine un posto lo trova, neanche troppo lontano, mettendosi sulle strisce
pedonali. Scendono e raggiungono
l’appartamento. Sono appena entrati, che Bruno chiude con un calcio la porta ed afferra Filippo da dietro, stringendolo forte. La
sensazione di quelle braccia robuste che lo bloccano è piacevolissima e la
pressione del corpo di Bruno contro il suo è quanto mai stimolante. Bruno gli sta già sfilando
la camicia, mentre gli infila una mano nei pantaloni. Bruno non è tipo da
perdere tempo. Filippo spera solo che non sia uno di quelli che concludono in
tre minuti, toccata e fuga in qualche tonalità minore (molto minore). In pochi secondi Filippo
si ritrova con i soli jock-strap e quando Bruno si
cala i pantaloni, Filippo sente contro il culo un
arnese di tutto rispetto. Anche se dovesse essere
una toccata e fuga, sarà sicuramente in tonalità maggiore. Le mani di Bruno sono
delle ventose, che gli martoriano i capezzoli, gli strizzano i coglioni, gli
afferrano in una morsa il cazzo, gli pizzicano il culo, gli si infilano lungo
il solco, un dito preme deciso contro l’apertura ed entra, senza chiedere
permesso. Filippo sussulta e geme.
Bruno non è delicato, ma Filippo vorrebbe solo che
non smettesse mai. Bruno lo sta trascinando
verso il letto. Filippo fa in tempo a dirgli: - Il preservativo. Bruno grugnisce qualche
cosa che Filippo spera sia un assenso. Ribadisce, ad
ogni buon conto: - Nel cassetto… Filippo si ritrova disteso
sul letto, a pancia in giù, le gambe allargate, nudo.
Il desiderio lo stordisce. Aspetta. Le mani di Bruno lo percorrono, rudi,
quasi rabbiose, le carezze sembrano colpi. Di nuovo due dita gli entrano
dentro, strappandogli un altro gemito. Le dita escono, poi ritornano,
inumidite, ad aprire la strada, lavorano senza delicatezza. Una mano scorre sulla
testa di Filippo, poi scende a tappargli la bocca. Di colpo Bruno è su di lui
e Filippo sente la pressione contro lo sfintere. Poi entra ed è un palo che lento, ma inesorabile, affonda dentro di lui. Filippo si dibatte, ma il
peso di Bruno lo inchioda sul letto, senza possibilità di fuga. Filippo geme,
quasi urla, mentre le dita di Bruno soffocano la sua voce. Bruno gli morde
una spalla, lasciandogli i segni dei denti. Poi le sue mani scendono a
stringere il culo di Filippo e fanno male. Bruno spinge con energia,
Filippo sente ondate di dolore e di piacere salirgli dal culo e mescolarsi.
Non controlla più i gemiti e ogni tanto Bruno gli rimette la mano davanti
alla bocca. Filippo morde le dita con forza, Bruno ricambia con una spinta
più decisa. Filippo non ce la fa più,
quel palo che lo squassa gli sembra intollerabile. Ma Bruno continua a
spingere, con un’energia che pare inesauribile. Ogni tanto Bruno esce
completamente e per un attimo Filippo tira il fiato, ma
subito Bruno riprende possesso del culo di Filippo, che sussulta e quasi
urla. Bruno ricomincia a spingere, ogni volta sembra penetrare più a fondo.
Filippo morde di nuovo le dita che gli chiudono la bocca. Domani entrambi
avranno sul corpo i segni lasciati da questa notte. Il movimento di Bruno non
rallenta e ci sono momenti in cui a Filippo pare di essere sul punto di
svenire. Quanto tempo è passato?
Filippo non lo sa. A un certo punto sente una serie di grugniti sordi e le
spinte diventano ancora più violente, per poi rallentare e spegnersi. Bruno
si abbandona su di lui, lo cinge con un braccio e si gira sulla schiena,
voltando anche Filippo. Ora il corpo di Filippo è steso su quello di Bruno,
il palo ancora ben piantato in culo. Poi Bruno gli afferra il cazzo con le
mani e, con una brutalità che fa male, conduce Filippo a un orgasmo tanto violento
da essere quasi doloroso. Filippo chiude gli occhi.
È esausto, ma non ha mai goduto tanto. Bruno passa la mano sul
ventre di Filippo, raccogliendo lo sborro. Poi gli infila due dita gocciolanti
in bocca. Filippo le lecca, poi le succhia, le morde. Bruno si fa pulire
tutta la mano. Tiene ancora il cazzo in culo a Filippo, ma la sensazione è
meno dolorosa, ora. - Hai un gran bel culo,
Filippo. Filippo sorride. - Sono contento che ti sia
piaciuto. - Sì, parecchio. Poi
riproviamo. Adesso però voglio vedere che cosa sai fare con la bocca… * Filippo è steso a letto.
Lui e Bruno hanno fatto colazione insieme, poi Bruno se n’è andato: Filippo
gli ha detto che aveva un impegno in tarda mattinata. È vero, ma a Filippo
non fotte niente dell’impegno. Aveva bisogno di staccare. Filippo guarda il
soffitto. Ha il culo che gli fa un
male cane e di sicuro gli verranno fuori diversi lividi dove le dita di Bruno
hanno stretto troppo. Filippo si rende conto di aver fatto cose che non sono
molto prudenti, anche se hanno usato il preservativo, ma una notte così non
se la dimenticherà finché campa. Bruno tornerà da lui
domani sera, dopo il lavoro. Per quanto riguarda Filippo, Bruno potrebbe
arrivare con la valigia e stabilirsi a casa sua, quando vuole, anche se per
Filippo è un perfetto sconosciuto. Che cosa sa di lui? Molto
poco: fa il meccanico in un’officina di riparazioni, è brutale, ha un
cazzo grosso e duro come il marmo, ha un’energia che pare una centrale
atomica e nessuno di quelli che Filippo ha avuto modo di portarsi a letto (un
discreto numero, bisogna riconoscere) scopa come lui. Filippo si dice che questa
storia non può durare. E in ogni caso tra un mese Filippo sarà dall’altra
parte dell’oceano. Ma finché non sarà partito, gli piacerebbe vivere altre
notti come quella che ha trascorso. Dovrà fare attenzione,
perché deve prepararsi alla partenza senza dare
nell’occhio, ma anche se Bruno notasse qualche cosa, non avrebbe importanza.
Bruno non sa nulla di lui e non c’entra nulla con il mondo in cui Filippo si
muove. D’altronde ufficialmente tra un mese Filippo parte per una vacanza: giocoforza che negli ultimi giorni faccia qualche
preparativo. Filippo fuma una sigaretta
e sorride. Dà già per scontato che non ci sarà solo domani, che ci saranno
altri giorni. Ed altre notti. Sarebbe un gran finale
per la sua vita a Milano, un finale con il botto. Filippo pensa a ciò che lo
aspetta. Sta per correre un grosso rischio. Se lo beccano, è un uomo morto.
Negli ultimi due anni di rischi ne ha corsi parecchi, ma le probabilità di
essere scoperto erano ridotte e nel peggiore dei casi poteva beccarsi la
galera, non una pallottola in testa. Sono due anni che Filippo
lavora per una banda che si occupa del trasporto di grandi quantità di droga.
Lo ha contattato Milan, il pusher da cui si rifornisce Andrea. Aveva saputo
che Filippo lavora in una ditta di import-export, grandi quantità di merci
che viaggiano per il mondo. Gli aveva chiesto se era in grado di eseguire alcune
operazioni che avrebbero favorito il trasporto della cocaina, facendola
passare come una delle merci della sua ditta. Pochi rischi, buone possibilità
di guadagno. Filippo ha accettato: un
po’ di soldi in più fanno comodo. Filippo è in grado di fare quello che gli
chiedono, molto bene. Adesso hanno fiducia in lui e lui si occupa di carichi
sempre più grossi, con un margine di autonomia molto ampio. In ufficio,
durante le ore di lavoro, sistema quanto occorre, come se fosse una delle
normali spedizioni che deve seguire. Non è un lavoro lungo, va solo svolto
con cura, evitando di lasciare tracce e di commettere errori. I soldi gli fanno comodo.
In questi due anni ha spesso pensato che gli piacerebbe lasciare il lavoro di
merda che fa e mandare a fare in culo quello stronzo
del suo capufficio, ma se lo facesse perderebbe anche il guadagno extra. Poi un giorno ha avuto
l’idea. Una piccola manovra, che gli permetterà di intascare una grossa cifra, di che sistemarsi una volta per tutte. Il rischio è
alto, molto alto, questa volta: si tratta di fare il
doppio gioco e di fare arrivare il carico nel posto sbagliato, dove qualcun
altro se ne impossesserà. Qualcun altro che pagherà a Filippo una bella
somma. * Bruno arriva verso le
sette. È nero. - Anche questa sera c’è il
solito casino del cazzo, qui sotto. È ormai una settimana che
Bruno viene a casa di Filippo la sera ed ogni volta
si lamenta per la difficoltà a parcheggiare. Filippo sorride. - Non è mai facile trovare
posto, lo so. Bruno storce la bocca, poi
si toglie la maglietta, si sfila le scarpe e si
abbassa i pantaloni. Filippo lo guarda, senza parole. Ha la gola secca. Bruno ghigna, gli si
avvicina e lo spoglia rapidamente. Filippo lo lascia fare: gli piace sentire
le mani di Bruno sulla pelle. Poi Bruno preme sulle
spalle di Filippo e lo forza a inginocchiarsi. Filippo guarda il cazzo di
Bruno, che tra poco prenderà in bocca. Ha imparato a conoscerne l’odore, il
sapore, la consistenza. Si passa la lingua sulle labbra, poi apre la bocca ed inghiotte la cappella. Incomincia a lavorare con la
lingua e sente ad ogni carezza umida che il cazzo
cresce di volume e si irrigidisce. Filippo lavora con cura,
le mani sul culo di Bruno, mentre le dita di Bruno accarezzano le sue spalle,
pizzicano un orecchio, premono contro la nuca. Filippo sente il gusto
delle prime gocce. Tra poco, tra poco. Quando infine il seme sgorga, Filippo
beve, poi riprende a lavorare per suggere fino all’ultima goccia il nettare. Poi si stendono sul letto.
Filippo accarezza il corpo di Bruno con le dita e con le labbra, lo gusta con
la lingua. Appoggia la testa sul petto di Bruno, mentre con le mani gli
accarezza il cazzo ed i coglioni. Rimangono a lungo così,
poi Filippo fa per alzarsi. - È ora che prepari cena. - Aspetta. Filippo si ferma. - Siediti su di me, che ti
faccio fare una bella cavalcata. Filippo obbedisce e si
siede sul cazzo di Bruno, che già si sta irrigidendo. Filippo esegue sempre
senza discutere quello che Bruno gli dice di fare. Non è mai stato così, con
nessun altro uomo. Ma nessun altro uomo è come Bruno. * È arrivato il momento. Tra
una settimana Filippo effettuerà la manovra che farà arrivare un carico di
merce nel posto sbagliato ed intascherà di che
vivere per parecchi anni senza lavorare. Tutto è pronto. Filippo sa che non
può permettersi errori, ma ha studiato ogni dettaglio con cura. Adesso però Filippo pensa
a Bruno. Tra una settimana Filippo scomparirà, per sempre. E Bruno rimarrà a
Milano. Merda! Nei piani di Filippo non
c’è posto per Bruno, Bruno non esisteva nemmeno quando li ha formulati. Ma
adesso Bruno esiste, eccome. E nella testa di Filippo ritornano in
continuazione le stesse domande. Bruno ci starebbe a venire via? È il caso di parlargliene? È un rischio? Bruno non sembra avere
molti legami. Filippo si dice che non deve mica raccontargli niente: solo che
ha modo di guadagnare una bella somma e che vuole andarsene e vivere per un
po’ di anni senza doversi sbattere. Bruno non è certo il tipo da farsi tanti
scrupoli. Bruno potrebbe anche tornare utile, non poco: lui può muoversi
liberamente, nessuno conosce il suo nome, nessuno cercherà lui. Può dare lui i suoi documenti, quando occorre. I soldi dureranno di meno,
certo, ma un po’ di anni sì, parecchi anni: in Brasile
la vita costa molto meno. E poi si vedrà. Se Bruno venisse via… Cazzo! Stesi al sole su una spiaggia brasiliana, lui
e Bruno, e poi tutta la notte a scopare: che cazzo si può chiedere di più al
mondo? Un doppio colpo grosso. * - Bruno, hai mai pensato
di vivere da un’altra parte? Bruno lo guarda,
perplesso. Si è steso sul letto, dopo aver fatto urlare Filippo di piacere
per quasi un’ora. - Da un’altra parte? Che
vuoi dire? - Sì, che so, magari ai Caraibi… - Sdraiato su un’amaca
tutto il giorno a non fare un cazzo? Magari! - Sì, per un po’ di anni,
sì. Che ne dici? - Per me, possiamo partire
domani. Li hai tu i soldi? - Tra qualche giorno li
avrò. Bruno lo guarda.
Incomincia a capire che non sta scherzando. - Dovrò sparire per
qualche giorno e poi partiamo. - Sparire? - Sai com’è, il
proprietario dei soldi con cui vivremo in Brasile potrebbe non essere
d’accordo a lasciarmi partire con le sue banconote… Bruno ride. - È uno
attaccato ai suoi soldi, eh? Poi il tono di Bruno
cambia, diventa serio: - Dove conti di andare in
questi giorni? - Chiederò ospitalità a un
amico con una scusa. Bruno ci pensa un attimo. - Se ti serve, ho un posto
adatto. Un buco di culo dove nessuno va mai a ficcare il naso, verso Rho. L’idea è ottima: nessuno lo
cercherà in un posto di cui Filippo non conosce nemmeno l’esistenza. - Direi che va benissimo. - Se vuoi ti ci porto domani sera, così lo vedi. Che ne dici? - Perfetto! - Adesso dammi qualche
dettaglio sulla nostra vita in Brasile. - Dettagli? Fare un cazzo
e scopare tutto il tempo. O vuoi che ci prendiamo un abbonamento per l’opera? Bruno ride. Ha un riso da
lupo. - Cazzo! Mi sembra una
bellissima idea. Tutto il giorno con il tuo culo e la tua bocca a disposizione… * Filippo raggiunge Bruno
nell’officina. È la prima volta che ci va, ma Bruno gli ha dato
l’appuntamento lì, visto che il posto dove devono andare è in quella
direzione. Nel garage non c’è più
nessuno. Bruno ha appena finito di riparare un’auto. Filippo lo guarda. Bruno
ha indosso la tuta da meccanico ed ha le mani sporche di nero. Sembra uscito
direttamente da un film porno ambientato in un’officina d’auto. Bruno gli sorride, con
quel suo ghigno da lupo. - Vado a pisciare e sono
da te. Bruno si dirige verso il
fondo. Filippo lo segue, come se una calamita lo attirasse: non sarebbe in
grado di rimanere dov’era. Quando apre la porta del
cesso, Bruno vede che Filippo lo sta seguendo e ghigna di nuovo. - Vieni, vieni, che ti offro un po’ di birra. Non è proprio gelata,
ma è fresca di produzione… Ride. Filippo si avvicina. Il cesso è un locale
piccolo, con la tazza ed un lavandino. Nient’altro. Bruno si apre la tuta e
tira fuori il cazzo. Filippo è davanti a lui. - In ginocchio. È
un ordine e non c’è spazio per opporsi. E poi Filippo non ha nessuna
intenzione di opporsi. Filippo
si mette in ginocchio. Bruno gli mette una mano sulla testa e l’attira verso
il suo cazzo. Filippo ne può sentire l’odore, intenso, ed il desiderio
gli mozza il fiato. Prende in bocca la cappella. Bruno
incomincia a pisciare. Filippo sente il liquido scorrergli in gola. Chiude
gli occhi. Beve, mentre le sue mani si appoggiano sul culo di Bruno. Quando il getto si
interrompe, Filippo pulisce con cura, poi si alza. Bruno ghigna. Si avvicina
e gli mette le mani sul culo, mentre lo bacia. Filippo sente l’odore di
sudore. Bruno sta già incominciando a spogliarlo, con le mani sporche.
Filippo vorrebbe protestare, ma non gliene frega niente se gli macchia la
maglietta o i pantaloni: le mani di Bruno sono una bottiglia di vino bevuta a
digiuno. Filippo è nudo, Bruno ha la tuta completamente aperta e la fa
scivolare a terra. Poi mette le mani sulla testa di Filippo e lo forza ad inginocchiarsi di nuovo davanti a lui. Filippo guarda il cazzo di
Bruno, che sta acquistando volume e durezza. Le sue mani accarezzano il
pelame rigoglioso che copre il ventre e il torace di Bruno e la sua bocca si
apre per accogliere per la seconda volta il suo signore. Sente l’odore,
intenso, di piscio e di sudore. Gli sembra che il pavimento sotto i suoi
piedi ondeggi. Chiude gli occhi e assapora il gusto forte della cappella.
Accarezza delicatamente con la lingua, avvolge con le labbra, incomincia a
succhiare lentamente. Bruno gli mette le mani sulle spalle, lo incita con
parole oscene. Il cazzo ora è rigido come una sbarra di ferro ed enorme. A lungo Filippo lavora con
la bocca, mentre le sue dita stringono il culo di Bruno, poi Bruno gli mette
una mano dietro la nuca e incomincia a spingere con violenza. Ci sono momenti
in cui a Filippo pare di soffocare, perché il cazzo gli riempie totalmente la
bocca e arriva fino alla gola. Filippo ha le lacrime agli occhi e nuovamente,
come tante volte gli è successo in questi giorni, il suo piacere è anche
dolore. A lungo Bruno prosegue con il suo movimento e il mondo intorno a
Filippo gira in un vortice. Poi il seme di Bruno
riempie la bocca di Filippo, che ingoia, assaporando ogni goccia. Filippo è esausto, gli
sembra di non riuscire a stare in ginocchio. Si appoggia alle gambe di Bruno.
- Sei proprio una troia! Filippo apre gli occhi e
solleva la testa, fissando Bruno. Annuisce. - È per questo che mi
piaci. Bruno lo forza a
sollevarsi, lo spinge contro il muro e lo bacia. - Rivestiti, è ora di
andare. Filippo lo guarda. Il
desiderio preme violento, vorrebbe venire. Bruno glielo legge negli occhi.
Ride. Si avvicina, preme il suo corpo contro quello
di Filippo, una mano scivola sul culo, due dita si infilano senza tante
cerimonie. Filippo chiude gli occhi e geme. Bruno ride. Prende Filippo
e lo spinge nell’officina, lo stende sul cofano di un’auto. Filippo sente lo spiedo
che già preme contro il suo culo, nuovamente pronto. Geme, senza ritegno. Bruno lo infilza e si
rimette all’opera. Filippo sente il dolore stordirlo e la tensione del
desiderio diventare tanto forte da essere insopportabile. Le spinte di Bruno,
le mani che percorrono il suo corpo, i denti che gli mordono una spalla,
tutto gli fa male, ma quel dolore è piacere. Filippo geme. Bruno
imprime alcune spinte più decise e viene dentro di
lui. Una mano gli accarezza i coglioni e risale al cazzo. Filippo urla,
mentre il seme si spande sul cofano dell’auto. Bruno è steso su di lui.
Gli morde l’orecchio. - Troia! Quando si alzano, Filippo vede il proprio seme sul cofano. - Pulisci,
troia. Filippo si guarda intorno,
alla ricerca di qualche cosa per togliere il liquido, ma
Bruno gli dice: - Con la lingua. Filippo lo guarda e
annuisce. Si china sul cofano e con la lingua toglie ogni goccia di sborro. - Adesso puliscimi anche
il cazzo. Filippo si inginocchia
ancora una volta e prende in bocca il cazzo ancora gonfio di sangue di Bruno.
Pulisce con cura. Poi salgono in macchina e
si avviano. Bruno fischietta. Filippo si chiede dove sta andando. Bruno non ha
usato il preservativo. Lui lo ha pulito. Filippo chiude gli occhi. Si dice
che forse sta chiudendo troppo gli occhi. Filippo allunga una mano e
la mette sulla patta dei pantaloni di Bruno. Bruno è
venuto due volte, ma attraverso la stoffa, Filippo può sentire il cazzo che
nuovamente si tende. - Usa la bocca. Filippo apre la cerniera
dei pantaloni di Bruno, abbassa gli slip e si china, mentre Bruno continua a
guidare. * Il fuoristrada svolta in
una strada che scende tra qualche caseggiato. Filippo si dice che il posto è
l’ideale: una di quelle aree che non sono né città, né campagna. Una strada
dissestata, lungo cui sono disposte vecchie
officine, qualche cascina abbandonata e magazzini. L’edificio di fronte a cui
Bruno ferma l’auto è una vecchia casa contadina, con un cortile e del terreno
intorno. Nessuno sembra viverci da anni, ma al primo piano c’è una camera che
è stata abitata in tempi recenti. L’acqua c’è, la luce pure. Va bene così. - Sei sicuro che non verrà
nessuno, Bruno? - Sicurissimo. È di un
amico che l’ha ereditata dai suoi. Lui fa il soldato ed è in Afghanistan. Ho
io le chiavi e nessuno lo sa. Il giorno dopo Filippo e
Bruno portano nella cascina il bagaglio di Filippo. * Tutto è filato liscio come
l’olio. Filippo ha fatto quanto doveva. Domani mattina il carico arriverà
alla destinazione sbagliata e Filippo passerà a ritirare i soldi che gli
spettano. Filippo aspetta Bruno, che
lavora ancora: per prudenza non ha raccontato niente a nessuno e si è
limitato a dire che starà assente per qualche giorno. Domani porterà alla
cascina la sua roba. Bruno arriva verso le
sette, maledicendo il caldo infernale che è esploso in questi giorni di
maggio. Goccioline di sudore gli imperlano la fronte e sotto le ascelle la maglietta è tutta bagnata. Si toglie, quasi
rabbioso, tutto ciò che ha addosso, e rimane nudo davanti a Filippo, che come
al solito si sente la gola secca. Filippo pensa che tra
tre giorni avrà questo magnifico stallone a disposizione ogni momento. Vale
la pena di rischiare la pelle! Filippo si toglie i
pantaloni, l’unica cosa che indossa. Rimangono a guardarsi, nudi e
sorridenti, il cazzo che già si gonfia. Di colpo Bruno gli salta
addosso e rotolano a terra. Lottano, ma Bruno è più forte e blocca Filippo
sul pavimento. Filippo è steso sulla schiena, schiacciato dal peso di Bruno
che è su di lui e lo guarda con un sorriso che è un ghigno feroce. Bruno
solleva le gambe di Filippo, se le mette sulle spalle e avvicina il cazzo al
culo di Filippo, che ora si apre davanti a lui. Entra da padrone, facendo
urlare Filippo. In questo posto isolato, non hanno bisogno di controllare le
loro voci, possono gemere, grugnire, gridare, singhiozzare, urlare oscenità.
Bruno avanza, mentre Filippo lo guarda e lo incita. È bello vedere Bruno che
lo prende, vedere quel corpo robusto, su cui il
sudore forma una patina umida, sentire le parole sconce che Bruno gli grida,
i suoi insulti, che sono carezze. Bruno prosegue a lungo la
sua opera e Filippo si sente in balia dei flutti, che ora lo travolgono e lo
fanno precipitare in un abisso, ora lo spingono verso la superficie, dove
ogni volta gli appare il viso gocciolante di Bruno. Filippo urla, Bruno lo
insulta e ride, poi il suo viso si deforma in una smorfia e la scarica
riempie il culo di Filippo. Bruno esce da lui e si
stende sul pavimento, una mano sotto la testa. Chiude gli occhi. Filippo è al
suo fianco, incapace di muoversi. Dopo un buon momento,
Bruno dice: - Devo pisciare. Vieni qui. Filippo si avvicina e
prende in bocca il cazzo di Bruno, che incomincia a pisciare. Filippo sente
il liquido caldo scorrergli in gola. Beve avidamente. - Pulisci bene. Filippo esegue. Poi
incomincia a leccare ed a succhiare. Lentamente il
cazzo di Bruno riprende consistenza e volume. Quando è pronto, Filippo avvolge
la cappella e, lavorando con la lingua e con le labbra, porta Bruno al
piacere per la seconda volta: al gusto acre del piscio si mescola ora quello
del seme. - Siediti su di me. Filippo obbedisce. Sotto
il culo ora sente il cazzo di Bruno, ancora turgido. - Ora fatti una sega. Filippo sorride ed incomincia ad accarezzarsi. Non ci vuole molto: la
tensione è già tanto forte da essere intollerabile. Il suo seme si spande sul
petto di Bruno. - Ora lecca. Filippo si china e
incomincia a leccare ogni goccia. Bruno sorride. Filippo si stende di nuovo
accanto a Bruno. Rimangono a lungo così,
mentre fuori la luce del giorno declina. Poi Filippo dice: - Mi faccio una doccia. Bruno apre gli occhi e lo
guarda. Annuisce. Filippo si dirige in bagno
ed apre l’acqua. Quando la temperatura è quella
giusta, si mette sotto il getto. In quel momento arriva
Bruno. Ha una pistola in mano e la punta contro di lui. Filippo sente una
stretta allo stomaco. - Bruno, che cazzo fai? Bruno ghigna. Ha un brutto
ghigno, feroce. - Sei stato una testa di
cazzo, Filippo. Pensavi davvero che si fidassero di te? Che non sospettassero
nulla? Filippo rimane senza
parole. Ha capito. Bruno è al loro servizio. La sua vita finisce qui ed ora. Biascica: - Bruno, ma che cazzo dici… Tu… - Mi hanno messo alle tue
calcagna perché sospettavano. Non sei furbo come pensi, Filippo, sei solo un
coglione, un povero coglione. Filippo sa di non avere
scampo, ma cerca una via d’uscita, anche se vede che tutte le porte sono
sbarrate: - Bruno, ho i soldi, possiamo… Bruno lo interrompe. - Piantala con ‘ste cazzate, Filippo. È ora di
crepare. Filippo guarda Bruno. Vede
che il cazzo gli sta tornando duro. Al suo assassino piace l’idea di
ucciderlo. - No, Bruno, no! Nooooooooo! L’urlo prorompe con il getto
di sangue che dal ventre sgorga abbondante. La pallottola lo ha preso proprio
sotto l’ombelico. - No, Bruno, no… Filippo si appoggia al
muro. Il secondo colpo lo prende un po’ sotto. Filippo urla ancora. Ci sono
altri due colpi, al ventre. Filippo scivola a terra,
boccheggiando. Bruno chiude il rubinetto
ed entra nella doccia. Guarda Filippo che agonizza ai suoi piedi. Lo prende per il collo e lo solleva. Lo volta e lo spinge
contro la parete. Avvicina il cazzo al buco del culo e lo spinge dentro. Preme
contro di lui con il corpo, il cazzo duro che scava nelle viscere di Filippo,
l’arma puntata alla nuca. - Mi è piaciuto scoparti, Filippo. Hai un bel culo. Bruno muove un po’ il
culo, finché sente l’ondata di piacere che lo investe. Allora, mentre il suo
seme si sparge dentro Filippo, preme il grilletto. Lo schizzo di sangue lo
prende sul collo. Quando Bruno si stacca, il
corpo di Filippo scivola a terra. Bruno apre la doccia e si
lava. Lascia l’acqua scorrere. Poi si asciuga e si
riveste. Prende due corde. Torna nel bagno, chiude
l’acqua e lega i polsi di Filippo dietro la schiena. Poi gli passa la corda
tra le gambe e la stringe intorno al collo, in modo che le braccia rimangano
distese. Con la seconda corda lega le caviglie. Torna nella stanza. Fuori
è completamente buio. Bruno prende una coperta, avvolge il cadavere e se lo
mette in spalla. Poi esce nel cortile e raggiunge il vecchio pozzo nero. Posa
a terra il corpo. Il pozzo è chiuso da una pietra, nascosta da alcune assi.
Bruno toglie le tavole di legno e poi apre il pozzo. Guarda l’apertura
oscura. Fa scivolare il corpo, che scompare nel nulla. Non è il primo
cadavere che viene sepolto lì. Bruno rimette a posto la
pietra, sistema le assi dov’erano e ritorna nella casa. Poi provvederà a far sparire
i bagagli e l’auto di Filippo. 2011 |