La pietra angolare
Il poliziotto Andrzej Pomianowski si fermò all'ingresso della via Taszòwa e guardò il suo collega Piotr Mackiewicz. Era quasi l’una e tutto era tranquillo. Non c’era più nessuno in giro, tranne loro due, e in tutta la cittadina c’era forse una mezza dozzina di finestre illuminate: l’indomani era giornata di lavoro, la gente andava a letto presto. Andrzej ridacchiò e disse: - Perché non facciamo un salto da Masia? Piotr lo fissò un po' perplesso, all'incerta luce del lampione. Vide che ad Andrzej brillavano gli occhi. - Ora? - Perché no? Il perché lo sapevano benissimo tutti e due: erano di turno e se fosse saltato fuori che i poliziotti Pomianowski e Mackiewicz andavano a puttane, invece di fare la ronda per la città, avrebbero passato entrambi un bel guaio. Era difficile che qualcuno se ne accorgesse e, certamente, interrompere per una mezz'ora la ronda notturna, non avrebbe avuto nessuna conseguenza: Piotr si chiedeva perché continuassero a fare le ronde notturne, in quella cittadina dove non succedeva mai niente. Al massimo a fine settimana c’era qualche ubriaco da portare a casa o, se non ne voleva sapere, da sbattere dentro una notte, per smaltire la sbornia. Le ronde notturne toccavano molto spesso a loro due, che erano i più giovani. In realtà a Piotr non spiacevano, almeno nel periodo tra la primavera e l'autunno: non c'era nulla da fare, se non camminare, e lui e Andrzej parlavano. Piotr stava bene con Andrzej, gli piaceva la sua sincerità, che a volte sfiorava l'impudenza e lo spiazzava. Piotr era molto riservato, ma ad Andrzej riusciva a confidare i suoi sogni, le sue paure: nonostante il suo riserbo, o forse proprio per quello, la franchezza di Andrzej lo affascinava. Andrzej, con i suoi ventidue anni, la sua vitalità, il suo aprirsi a lui senza segreti, era l'amico che aveva sempre desiderato. Non era capace di negargli nulla. Neanche una mezz’ora con una puttana in orario di lavoro. Si poteva fare, non c’era motivo per negare ad Andrzej quella soddisfazione. Lui sarebbe rimasto fuori, era un uomo sposato, non era il caso che andasse da una puttana. - Va bene. Perché no? Ma io non entro. Badiamo solo che nessuno ti veda. - Passiamo sull'argine. Dietro le case della via Taszòwa scorreva un torrente, quasi secco d'estate, ma tumultuoso nei periodi di pioggia. Seguendo l'argine era possibile arrivare dietro la casa di Masia: non c’erano luci lungo il torrente ed il sentiero era seminascosto tra gli alberi, per cui dalle case nessuno avrebbe potuto vederli. A quell'ora era difficile che qualcuno percorresse l'argine, rischiando magari di scivolare e cadere nel torrente. Camminarono in silenzio, attenti a dove posavano i piedi, fino alla casetta di Masia, poco più che una catapecchia. Poi si infilarono nello stretto passaggio tra la casa e lo steccato dei vicini e raggiunsero la porta. L’ingresso dava sulla via Taszòwa, ma la casa era un po' arretrata, per cui le altre abitazioni nascondevano la porta, che si vedeva solo quando ci si passava davanti. La via era deserta. La finestrella della casa di Masia era illuminata e la tenda non era tirata. Si poteva entrare. Andrzej bussò leggermente, Piotr gli fece un cenno e tornò sull'argine. Si mise ad aspettare. Faceva ancora fresco, almeno di notte, ma non era più il gelo dell’inverno: anche rimanere fermi non era spiacevole. Qualche settimana prima se si fermavano, sentivano subito il freddo che penetrava nelle ossa. Piotr vedeva la casetta, che su quel lato non aveva finestre. Pensava ad Andrzej che scopava con Masia. Sperava che si divertisse. Desiderava con tutto il cuore che Andrzej fosse felice, gli augurava che la vita gli desse tutto. Andrzej era libero, non era sposato, non era innamorato, poteva divertirsi. Neanche Piotr era innamorato, non più, in realtà non lo era mai stato. Olga gli era piaciuta e quando aveva dovuto scegliersi una moglie, aveva preso lei. Lui aveva un buon lavoro, sicuro, e Olga aveva accettato. E ora erano legati l'uno all'altra da un filo che li stringeva e li soffocava. Più si dibattevano, più il filo penetrava nella carne. Cercò di pensare ad altro, ad Andrzej che si stava divertendo, al fresco primaverile della notte, al buio. Era piacevole rimanere nel buio, ascoltando il gracidare delle rane. La via Taszòwa era quasi campagna, oltre il torrente non c'erano più strade, solo case sparse. Ed anche la via, con tutti quegli spazi tra le case, era una strada di paese. Guardò in alto, ma il cielo era nuvoloso, non si vedevano stelle. Meglio, nessuno avrebbe potuto vederlo. Non avrebbe voluto mettere nei guai Andrzej. Quando Andrzej arrivò, si avviarono subito insieme lungo l'argine. Andrzej gli chiese: - Tutto bene? Nessuno ti ha visto? - Tutto bene, non è passato nessuno. E tu, tutto bene? - Che curioso! Vuoi sapere se abbiamo scopato bene? Vergognati, non avrei mai pensato che potessi chiedermi una cosa del genere. Sei proprio uno svergognato! Piotr fu preso in contropiede. Capiva che Andrzej stava scherzando, ma gli venne da scusarsi: - Non volevo dire, non intendevo questo. Pensavo... che qualcuno poteva averti visto. Andrzej scoppiò a ridere. - Piantala, Piotr, non è il caso che ti scusi. Ho capito benissimo. E comunque se vuoi sapere come è andata, te lo posso dire: è andata benissimo, ci siamo divertiti tutti e due. Piotr non disse nulla. Era contento che Andrzej si fosse divertito.
Quella primavera Andrzej tornò altre due o tre volte da Masia durante la ronda notturna. Una volta Piotr, mentre aspettava, sentì i passi di qualcuno. Quella sera non era facile nascondersi, c'era una luna piena che sembrava un fanale affacciato nel cielo limpido. Piotr si mise dietro un albero dal tronco più spesso, in bilico sull'argine, e sperò che dall'altra parte del torrente nessuno lo vedesse. Non era probabile. Anche di là c'erano alberi. Qualche volta però ci andavano le coppiette. Bah, se lo vedevano mentre scopavano, non andavano certo a raccontarlo. E poi al buio nessuno avrebbe potuto riconoscerlo. Sentì che il rumore dei passi si avvicinava. Sentì anche delle voci, poco più che sussurri. Erano in due. Si fermarono proprio vicino a lui. Piotr si accovacciò e sbirciò dietro il tronco. Sì, era una coppia. Parlavano a voce bassa, lui insisteva, per che cosa non era difficile capirlo. Poi lei si appoggiò contro un albero, lui le sollevò la gonna, non si abbassò neppure i pantaloni, li aprì soltanto. Piotr li intravedeva tra le foglie. Sperò che Andrzej non arrivasse proprio allora. Probabilmente i due sarebbero scappati sentendolo arrivare. Ci davano dentro. A sentire i gemiti di lei e i versi rochi di lui, a Piotr venne duro. Ora aveva voglia di andare da Masia, a dare il cambio ad Andrzej. I due finirono in fretta, poi ritornarono nella direzione da cui erano arrivati. Quando furono lontani Piotr ritornò sulla stradina. In quel momento Andrzej uscì dall'ombra. - Quello non ha pagato, beato lui! Li aveva visti anche lui e aveva aspettato che finissero per avvicinarsi. - Già, che fortuna! Ridacchiarono. Anche Piotr non pagava, ma questo Andrzej non lo disse. Piotr non parlava mai del suo matrimonio. Ad Andrzej parlava spesso di sé: del suo desiderio di emigrare in America, dove aveva uno zio; della sua infanzia solitaria di bambino senza padre; di sua madre, morta qualche anno prima; del suo amore per la campagna in cui era sempre vissuto. Non del suo matrimonio. Andrzej aveva capito in fretta. Andrzej era bravo a intuire le cose. Avrebbe voluto saperne di più, non per curiosità, ma perché avvertiva un dolore sordo che avrebbe voluto in qualche modo lenire, ma si rendeva conto che Piotr aveva bisogno dei suoi tempi. E lui doveva fare attenzione a non toccare una ferita aperta. Verso la fine di giugno si fecero quasi tutte le notti di ronda. Quella volta era passata l’una e tra un po' Masia avrebbe spento la luce. Non avrebbe più aperto a nessuno. Andrzej avrebbe voluto andarci, ma era rischioso. Le notti erano brevi e sembrava che la gente non avesse mai voglia di andare a dormire. C'era sempre qualcuno che passeggiava, anche a notte fonda, godendosi il tepore. Erano già passati due volte per la via Taszòwa ed ogni volta avevano incontrato qualcuno; sull'argine del torrente c'era il vecchio Josip che prendeva il fresco proprio a due passi dalla casa di Masia. E c'era di nuovo la luna piena, come il mese prima, quando avevano visto la coppietta. Piotr cercava di convincere Andrzej a rinunciare. Era troppo rischioso. - Lascia stare Andrzej, non è serata. C'è troppo gente. E troppa luce. Ma Andrzej sentiva nella carne la primavera e la primavera aveva le labbra e le tette di Masia. - Non posso mica aspettare l'autunno. Facciamo finta di niente, proviamo ancora una volta. Ritornarono nella via Taszòwa, come se continuassero la ronda. Questa volta non c'era nessuno per strada, ma da dietro le finestre potevano vederli. Arrivati in prossimità della casa di Masia, Andrzej vide con sollievo che la luce era ancora accesa. Si guardarono intorno quando giunsero all'altezza dell'ingresso: la strada era sempre vuota. Svoltarono come per infilare il passaggio tra le due case e si trovarono davanti alla porta. Se qualcuno li aveva visti poteva pensare che avessero preso il passaggio per l'argine. Andrzej bussò e disse a Piotr: - Entri anche tu. Piotr esitava. - No, mi metto contro lo steccato. - No, c'è troppa luce. C'è ancora gente per strada. Non puoi aspettare fuori. Se passano e ti vedono lì vicino capiscono subito… e finiamo nei guai. Entriamo. - Vado a fare un giro. Lo disse senza convinzione. Sapeva benissimo che non poteva andare in giro da solo. Avrebbero notato che era Andrzej non era con lui. - No, ancora peggio, che cosa diranno se ti vedono fare la ronda da solo? Vuoi ficcarmi nei guai? Vieni dentro. Masia aveva aperto e Andrzej, dandosi un'ultima occhiata intorno, aveva preso Piotr per il braccio, trascinandolo dentro. Piotr era imbarazzato. Sperava che nessuno l'avesse visto. Che cosa avrebbe detto sua moglie se qualcuno avesse riferito di averlo visto entrare da una puttana? Aveva già abbastanza problemi con Olga. - Doppio servizio, questa sera? Masia aveva una bella voce, allegra, ma non acuta. A Piotr non piacevano le voci femminili troppo acute, come quella che aveva spesso Olga, soprattutto quando era arrabbiata. - No, io ho moglie. Masia rise. Anche la risata era bella, calda. Masia sembrava avere un carattere solare, come Andrzej. - Se qui venissero solo gli scapoli come Andrzej, sarei già morta di fame. Intervenne Andrzej - Lui non c'entra. Ma non può rimanere fuori. Se lo vedono da solo, domani siamo nei guai tutti e due. Osservando l'interno della casetta Piotr si rese conto che c'era un'unica stanza, abbastanza grande, ma senza nessuna parete a dividerla. In un angolo una tenda copriva qualche cosa, probabilmente il lavello. Piotr non sapeva come fare: dove poteva mettersi? - Che c'è, Piotr? Qualcosa non va? Andrzej aveva notato l'imbarazzo di Piotr. Come sempre Andrzej era attento a lui, anche quando aveva ben altro per la testa. Piotr gliene fu grato, ma il problema non sembrava risolvibile. - Dove mi metto? Non c’è un altro locale. - Per me non c'è problema. Masia, che è una verginella innocente, sarà un po' intimidita, ma la occuperò troppo perché si accorga di te: dimenticherà la tua presenza in un attimo, appena le avrò messo le mani addosso. Masia intervenne: - Se volete, possiamo spegnere la luce. Andrzej non era d'accordo. - Eh no, se non ti posso vedere, che gusto c'è? Allora pago la metà! Masia rise di nuovo. - Nenche per sogno! Non ci contare. Tariffa intera. Anzi, dovrei farti pagare di più, perché si diverte anche il tuo amico. Piotr sorrise, un sorriso poco convinto. Era evidente che ai due la sua presenza non faceva un baffo, ma lui rimaneva alquanto a disagio. In qualche modo bisognava pur arrangiarsi. A fare il guardone si sarebbe vergognato come un ladro. Allora prese una delle due sedie e la voltò verso la parete opposta al letto. Cercò di metterla sul ridere. - Io mi metto così, non voglio che Andrzej debba pagare di più. Andrzej rise. - Sei un vero amico. Ma adesso non perdiamo altro tempo. Piotr cercò di concentrarsi sulla stanza, sul tavolo quadrato su cui era poggiata una scodella bianca sbrecciata, sulla spessa tendina rossa che Masia aveva richiuso sulla finestra, sulla grande tenda a fiori, consunta e sudicia, che copriva un angolo della stanza. Ma il suo udito era all’erta, i suoni che provenivano dal letto, a pochi passi da lui, gli impedivano di concentrarsi su quello che vedeva. I mugolii di Masia, le parole sussurrate di Andrzej, gli scricchiolii del letto, tutto congiurava per richiamare la sua attenzione. Si sentì sempre più in imbarazzo, nella parte del guardone-ascoltatore involontario. Non riusciva a non ascoltare. E il pensiero che Andrzej e Masia stavano scopando gli trasmetteva un senso di disagio. Non solo disagio, perché qualche cosa si agitava dentro di lui, una sensazione indistinta che lentamente assumeva una forma precisa. Niente di strano che a sentire quei gemiti, sospiri e cigolii gli venisse duro, tanto più che era a digiuno da assai più tempo di Andrzej, anche se non l’avrebbe confessato mai, neppure al suo unico amico. A letto con Olga le cose non erano mai andate bene, ma nell’ultimo anno erano andate peggiorando. Quando era l’ultima volta che l’avevano fatto? Non se ne ricordava neppure più e non avrebbe saputo dire se era più forte il cruccio per quel fallimento o il sollievo di essersi liberato di un compito gravoso, che assolveva solo per senso del dovere. In quel momento però, con quella tensione nei pantaloni, Piotr si vergognava da morire. Quando i due ebbero finito, Piotr si mise davanti alla porta, senza voltarsi, anche se Andrzej gli diceva che non aveva più motivo per stare girato. Quando finalmente furono fuori, si sentì subito molto meglio e si disse che non sarebbe entrato più. Anche la settimana seguente la strada era troppo frequentata e quando Andrzej gli disse che voleva andare da Masia, Piotr cercò di opporsi. Ma era la terza notte di seguito che erano di turno per la ronda e Andrzej non poteva mica andare da Masia a mezzogiorno. Piotr non sapeva dirgli di no. O meglio: di no glielo disse, chiaro e tondo, ma poi, a vederlo con quell’aria da cane bastonato, si diede dello stronzo e cedette su tutta la linea, senza nemmeno che Andrzej dovesse chiederglielo ancora. Subito dopo aver detto di sì, si pentì, ma a quel punto era troppo tardi, così seguì Andrzej fino a casa di Masia senza fiatare. Andrzej lo fece entrare senza neppure chiederglielo. Piotr era sulle spine, ma Masia ed Andrzej erano tutti e due perfettamente a loro agio e Piotr cercò di prenderla con filosofia. Una parte di sé la prendeva in modo molte meno filosofico, ma si sa, con certa gente è impossibile ragionare.
Ormai, dopo che Izydor era stato licenziato per essersi ubriacato in servizio, erano di ronda quasi ogni notte. E una volta la settimana Andrzej trascinava Piotr da Masia. In capo a qualche settimana Piotr fece l'abitudine alla strana situazione in cui si trovava nella casa di Masia e si rassegnò all’effetto che puntualmente essa provocava. Anche Andrzej doveva aver fatto l'abitudine alla situazione, perché parlava a voce più alta ed ogni tanto lo tirava in ballo. - Su, Masia. Se non la smetti chiamo il mio amico che è grande e grosso e gli dico di tenerti ferma. Masia rideva. Anche a Piotr dopo un po' veniva da ridere. Pensò che ad Andrzej piaceva scherzare a letto: era una bella cosa. Anche a lui sarebbe piaciuto, ma con Olga non gli veniva da scherzare: lei lo subiva o, per essere più esatti, lo aveva subito, quando ancora avevano rapporti, fredda e immobile, rassegnata a svolgere il suo dovere di moglie. Il pensiero di Olga smorzava ogni entusiasmo in Piotr, riduceva perfino la tensione che gli bruciava nel ventre. Ma dopo un po’ Andrzej riprendeva a stuzzicarlo. A stuzzicare lui, perché quello ormai stava diventando un gioco a tre. - Non mugolare così Masia, altrimenti il mio amico sente e finisce che gli viene duro e vuole mettersi al mio posto. Ma io non ti mollo. Una sera di fine luglio Andrzej lo punzecchiò dicendo: - Su Masia, smettila di guardare il mio amico. Sono più bello io. Questa volta Piotr rispose. - Se non la pensa così, si vede che ha più buon gusto di te. - Senti questo sfacciato, non solo sta nella camera di due che scopano, ma s'intromette anche nelle conversazioni. Che villano! Da allora, ogni volta si scambiavano battute, Piotr sempre sulla sedia, la faccia verso la parte opposta al letto, Andrzej e Masia tra le lenzuola. Una volta Andrzej disse: - Masia, è inutile che guardi tanto Piotr. Anche se ce l’ha duro, lui non ne vuole sapere di te. È un bravo marito. Piotr si sentì gelare. Come aveva fatto Andrzej ad accorgersene? Non poteva certo vederlo. Forse se n’era accorto la volta precedente, quando erano usciti, ma non aveva detto nulla, per non umiliarlo. Forse l’aveva immaginato. O forse era solo una provocazione. Non c’era nulla di strano in quello che gli capitava, Piotr se ne rendeva conto, ma la faccenda continuava a metterlo a disagio. Quella sera, Andrzej lo costrinse a sedersi al tavolo con loro, mentre Masia preparava il caffè. E Piotr si rassegnò.
Ormai la serata si concludeva sempre allo stesso modo: quando i due amanti avevano terminato i loro giochi, Masia si infilava un lungo camicione e Andrzej si rivolgeva a Piotr: - Puoi voltarti, la verginella ha coperto la sua vergognosa nudità. Piotr allora si alzava e si voltava, senza preoccuparsi di nascondere la sua erezione. Spesso Andrzej doveva ancora finire di rivestirsi. Una volta era ancora nudo e Piotr lo guardò muoversi a suo agio, andare al tavolo a versarsi un bicchiere d'acqua, esibendo la sua nudità e il suo sesso ancora turgido. Piotr si sentì turbato. Andrzej aveva un bel corpo, più snello ed elegante del corpo un po’ tozzo di Piotr. Riprendevano tutti e tre a scherzare e qualche volta Masia preparava loro un caffè, per aiutarli a rimanere svegli tutta la notte. A volte Piotr si diceva che se avesse sposato Masia, sarebbe stato più felice. Andrzej non doveva più far fatica a convincere Piotr ad andare da Masia. E ci andavano sempre quando erano di ronda. Tanto di ronda lo erano quasi tutte le notti. Olga Mackiewicz se ne andò a metà luglio. Con il fornaio. Quello che parlava sempre di andarsene da quel buco di culo di paese. La moglie di Piotr Mackiewicz non lasciò neppure un biglietto al marito, ma ebbe cura di non lasciargli nessun ricordo di lei: prese con sé tutte le sue cose, i regali che le aveva fatto Piotr ed anche il macinacaffè che la madre di Piotr aveva comprato a Varsavia in viaggio di nozze. La notizia fece il giro della cittadina in quattro e quattr'otto. Qualcuno aveva visto il fornaio su un camioncino davanti alla porta della casa di Piotr. Qualcuno li aveva visti insieme nei prati dietro le mura. Qualcuno li aveva sentiti parlare di andarsene. Tutti sembravano sapere tutto, aver sempre saputo tutto. I colleghi di Piotr ridacchiavano, gli lanciavano occhiate di finto compatimento e si scambiavano battute ironiche: non avevano nulla contro Piotr, ma la sua riservatezza gli aveva procurato pochi amici e la stima che gli dimostrava il capo, nonostante la giovane età, li rendeva invidiosi. Le battute dei colleghi gli facevano male, perché toccavano un punto dolente. Piotr si sentiva umiliato dal suo fallimento come marito. Andava in giro mogio mogio, che sembrava un cane preso a calci. Andrzej fu l'unico a non prenderlo in giro, a stargli vicino, ad ascoltarlo. Non chiedeva, non voleva sapere, ma era lì. E Piotr riuscì finalmente a parlare, a raccontare di quel colossale errore che era stato il suo matrimonio, voluto da sua madre. - Voleva vedermi ammogliato prima di morire e sapeva di non averne più per molto. Olga abitava vicino a noi, era una brava ragazza. Ma non siamo mai riusciti a intenderci, né in cucina, né a letto, come si dice da noi. - Mio nonno avrebbe detto che lei non era la tua pietra angolare e tu non eri la sua. - La pietra angolare? - Sì, mio nonno ce l'aveva sempre con le pietre angolari. Diceva che le case stanno su solo se hanno una buona pietra angolare e che anche le persone hanno bisogno di una pietra angolare. Che ognuno deve cercare la sua pietra angolare, quella fatta per lui. Non deve stancarsi di cercarla mai, fino a che la trova. E quando la trova non deve lasciarsela scappare, sia quel che sia. Buffa, quell’idea delle pietre angolari. Piotr era curioso di saperne di più: - Lui l'aveva trovata? - Certo, mia nonna. Quando la conobbe, lei stava per sposare un altro, ma lui tanto fece, che riuscì a convincerla a scappare con lui. Quando lei è morta lui se n'è andato, in tre settimane. S'è lasciato morire. - Ma non aveva nessuno? C’eri tu. Piotr sapeva benissimo che Andrzej era stato allevato dai nonni. - Lui e mia nonna mi avevano allevato come un figlio, erano stati per me i miei genitori, mi avevano cresciuto. Ma io non bastavo a tenerlo attaccato alla vita. L'ultima volta che parlò, una settimana prima di morire, me lo disse: "Siamo una brutta razza, noi Pomianowski, niente ci tiene alla terra se non abbiamo la nostra pietra angolare. Tuo padre ti ha lasciato perché non aveva più la sua e ora è il mio turno." Poi non parlò più. Si chiuse nel silenzio e una settimana dopo morì. Piotr era frastornato. Non aveva mai amato davvero, non pensava che si potesse amare in quel modo. L’amore era una faccenda da romanzi. Ma quello non era un romanzo. Cercò di esprimere ciò che provava: - Deve essere bello amare così, ma anche terribile. Ci fu un momento di silenzio, poi Piotr riprese. - Disse che tuo padre ti aveva lasciato? Ma non mi avevi detto che era morto in guerra? - Sì, dopo che mia madre morì di parto, si arruolò volontario e morì nella guerra, pochi giorni dopo essere giunto al fronte. - Quindi non hai mai visto i tuoi genitori. - No, per me i miei genitori sono stati i nonni. Di nuovo rimasero un po' senza dire nulla, immersi nei propri pensieri. Fu di nuovo Piotr a riprendere il discorso: - E se la tua pietra angolare non ti vuole? - Me l'ero chiesto anch'io, una volta. Ne parlai con il nonno. Disse che poteva capitare, ma che non c'era rimedio. Che allora era meglio non sposarsi, perché si faceva l'infelicità propria e dell'altro. - Quello che ho fatto io. - Non ci pensare Piotr, ora è finita. - Sì, ed è meglio così. Grazie Andrzej. Grazie di che, non avrebbe saputo dire. Gli era venuto così e andava bene. La partenza di Olga contribuì a rafforzare il legame tra Andrzej e Piotr. Ora che Piotr era libero, si frequentavano molto di più, anche al di fuori dell'orario di servizio, e la sera si ritrovavano a casa di Piotr. Passavano ore a parlare, a volte anche soltanto a leggere insieme. Un mese dopo che Olga se n'era andata, Piotr ricevette una lettera dal Canada, da suo zio Julian, e parlò con Andrzej della possibilità di emigrare. - Ho uno zio, un fratello di mia madre, Julian si chiama, che emigrò in Canada prima della guerra. Ha messo in piedi un’azienda e s'è fatto una buona posizione. - Ti piacerebbe andare da lui? - Sì, credo di sì. È tornato in Polonia tre anni fa per vedere i fratelli e per assistere al mio matrimonio. Allora mi invitò ad emigrare con lui, ad andare a dargli una mano con la sua azienda. Vuole qualcuno della famiglia in grado di mandarla avanti quando lui si ritirerà. - Sembra un buon affare. Tuo zio ha figli? - No, nessuno. Per questo si è rivolto ai nipoti, così l'azienda rimane in mano a qualcuno della famiglia. - Non sei l'unico nipote, no? - No, ce ne sono altri. Quattro maschi, i due figli di zio Jacek ed i due di zia Basia, stanno tutti a Kielce. Ma credo che non avessero intenzione di emigrare, così lui ne ha parlato a me. Le cose non erano andate proprio così e Piotr lo sapeva, ma non aveva voglia di raccontare la verità, in questo caso. Da una parte temeva di sembrare presuntuoso, dall’altra si vergognava. La verità era che i quattro cugini, intuendo la posta in palio, avevano fatto di tutto per fare bella impressione sul ricco zio d'America, cercando di far valere i propri pregi e criticando a tutto spiano i possibili rivali. Gli ronzavano intorno come mosconi e appena lo vedevano solo, lo invitavano a bere un bicchierino con loro. Lo zio aveva finto di credere alle loro vanterie e loro avevano superato ogni limite. Per metterli alla prova Julian si era perfino spacciato per grande ammiratore di Hitler e ognuno di loro si era dichiarato d'accordo: una volta in Canada, chi se ne fregava di Hitler? Julian aveva concluso che erano uno peggio dell'altro, vanitosi, pigri, dongiovanni da quattro soldi, ubriaconi, egoisti, falsi, privi di idee, stupidi, il migliore era quello più stupido, che almeno aveva voglia di lavorare, ma non valeva un due di picche. Così in capo ad una settimana lo zio Julian aveva deciso che non c'era niente da fare con i suoi nipoti e, non sopportandoli più, con largo anticipo sul previsto si era trasferito da sua sorella Kasimira, la madre di Piotr. Aveva quasi accantonato il suo progetto, ma poi aveva conosciuto Piotr. Non aveva molte aspettative, dopo l'esperienza con i cugini, tanto più che questi, per metterlo fuori gioco, avevano detto peste e corna del Mackiewicz-Mackiewicz: lo chiamavano così perché sua madre aveva sposato un cugino con lo stesso cognome. Anche Piotr avrebbe voluto fare bella figura con lo zio: l’America lo attirava e poi sua madre teneva molto al fratello. Ma Piotr aveva mille cose da fare: lavorava in città, a qualche chilometro dal paese, e quando tornava a casa doveva pensare a tutti i preparativi del matrimonio e badare che sua madre, a cui ormai la malattia toglieva le forze, non si stancasse troppo. Di tempo per suo zio, ne aveva poco. Lo zio era stato contento di non essere ossessionato dal nipote e si era messo a studiarlo con calma. Lo aveva visto sempre puntuale nel recarsi al lavoro e premuroso con la madre. Dopo qualche giorno zio Julian aveva cominciato a fargli domande per conoscerlo meglio e lo aveva provocato, riferendogli le malignità dei cugini. Piotr ne era stato addolorato ed era rimasto confuso, non sapendo bene come difendersi: non voleva sparlare dei cugini, a cui era affezionato. D’altronde non capiva le intenzioni dello zio e le sue manovre. Quando zio Julian aveva cominciato a elogiare Hitler, Piotr aveva cercato di esprimere tutto il suo disaccordo. Zio Julian si era fatto prendere la mano dal gioco, era sempre alle calcagna di Piotr e la sua curiosità nei confronti di questo nipote di poche parole aveva finito per renderlo invadente. Piotr era sempre più disorientato e quando la pressione dello zio era ancora aumentata, si era chiuso a riccio: lo zio non era più riuscito a cavare un ragno dal buco. Piotr era convintissimo di aver fatto una pessima impressione sullo zio e gli spiaceva per sua madre. In realtà lo zio era rimasto incantato: alla moglie aveva detto che dopo quei quattro farabutti degli altri nipoti, qualunque deficiente gli sarebbe sembrato quasi perfetto, ma la verità era un'altra. Quel ragazzone timido e sincero era il figlio che aveva sempre desiderato. E un giorno lo zio gli aveva detto che lo voleva in America. - E tu perché non sei partito? - Olga. Non ne voleva sapere. Zio Julian
continua a invitarmi e mi ha promesso di farmi ottenere il visto in quattro e
quattr'otto, grazie a certe sue conoscenze. Mi ha scritto ancora di recente,
mi mette fretta, non vede di buon occhio la situazione in Europa e quella
della Polonia in particolare. Con
Hitler alle porte... Lo zio aveva ragione, Piotr lo sapeva benissimo, i tedeschi avevano fame e la Polonia era un bocconcino appetitoso. Per il momento stavano preparandosi a mangiare un pezzo di Cecoslovacchia, ma non si sarebbero fermati lì. - Già, faresti meglio a partire. Andrzej lo disse senza calore. Di solito quando Piotr esponeva qualche progetto, Andrzej partecipava con entusiasmo, ma adesso sembrava quasi triste. - Già, potrei partire. - Sarebbe un'ottima sistemazione, lontano da quello che si prepara. Se verrà la guerra, per noi non sarà facile. Piotr guardò Andrzej e al pensiero della guerra un brivido gli corse per la schiena. Sarebbero partiti per il fronte. Che cosa sarebbe successo ad Andrzej? Ferito, storpiato, mutilato, ucciso? Piotr chiuse gli occhi. Il mattino seguente Piotr scrisse allo zio, dicendogli che stava valutando la possibilità di partire, ora che non era più legato. Gli chiese se avrebbe potuto procurare il visto anche ad un suo caro amico. Era un'idea stupida, non ne aveva neanche parlato ad Andrzej. Si pentì di averlo scritto, ma non aveva voglia di ricominciare la lettera da capo. E poi non era più molto convinto che fosse una buona idea andare in Canada. Finì che non ne parlò più, neppure quando gli arrivò la risposta dello zio. La sera dopo, Andrzej ritornò da Masia durante il turno. Erano tre settimane che non ci andavano. Quando furono dentro, Andrzej gli disse subito: - Adesso che non sei più sposato, puoi darti da fare anche tu. - Giusto, ho proprio bisogno di un nuovo cliente. L'intervento di Masia era stato troppo pronto. Si erano messi d'accordo. Piotr esitò un attimo. Qualche mese prima l’idea gli sarebbe sembrata assurda, ma ora si era stabilita tra loro tre una complicità che rendeva tutto più facile. Perché no? Decise di stare al gioco. Perché no? - Perché no? Visto che avrebbe partecipato anche lui, questa volta Piotr non voltò la sedia, ma si sedette rivolto verso il letto per assistere allo spettacolo. Andrzej si spogliò davanti a lui, tranquillo, e gli ammiccò prima di avviarsi al lavoro. - Ti preparo il terreno. Ma mi sa che quando arrivi tu mi rimpiangerà. - Vedremo se si ricorderà ancora di te dopo dieci minuti. Piotr guardava le mani di Andrzej sulle tette di Masia, i due visi che si incontravano, poi il movimento a stantuffo del culo di Andrzej, stretto e bianco, tra le gambe di Masia, i corti capelli neri di Andrzej che affondavano tra le tette di Masia, che si posavano ora su una, ora sull'altra. Andrzej parlava, lo provocava con battute, come al solito; Piotr sentiva la propria voce rispondere, ma era un altro sé che rispondeva. Ora gli capitava il contrario delle volte precedenti: vedeva, ma non sentiva. Era affascinato dal movimento dei due corpi, dal corpo di Andrzej soprattutto, che copriva quello di Masia, dal movimento ritmico di quel culo. Quando Andrzej ebbe finito, gridò: - E ora tocca a te, vediamo che sai fare. Piotr si spogliò. Ce l'aveva già duro. Andrzej lo guardò e il sorriso gli scomparve dalle labbra. Poi fece un fischio di ammirazione: Piotr era piuttosto ben dotato. Si sedette senza rivestirsi e guardò Piotr al lavoro. Ora era Piotr che lo provocava e di fronte alle sue battute Andrzej ritrovò il buon umore per rispondergli a tono. A Piotr pareva di sentire lo sguardo di Andrzej sulla sua schiena, ma questo non lo intimidiva, come sarebbe successo se a guardarlo fosse stata un’altra persona. In qualche modo lo stuzzicava. Ci diede dentro con gusto e nei suoi occhi passò più volte l’immagine del culo di Andrzej, mentre scopava. Pensò che poco prima Andrzej era esattamente nella sua posizione e che il calore del corpo di Masia era anche il calore che aveva acceso Andrzej. Poi Masia offrì loro il caffè. Andavano da Masia una volta la settimana, non di più. Di solito fuori servizio, qualche volta durante le ronde notturne. Andrzej preferiva andarci durante le ronde, gli piaceva quel pizzico di rischio. In ogni caso ci andavano insieme e, se era tardi, quasi sempre si fermavano a prendere un caffè. Piotr ne portò un sacchetto a Masia. Ora era spesso Piotr a proporre di andare da Masia. Non durante le ronde, ma quando avevano la serata libera. Una volta che Andrzej gli disse di non avere i soldi, Piotr si offrì di pagare. La padrona di casa di Andrzej lo sbatté fuori a ottobre, per far posto ad una nipote che veniva a lavorare in città. Una ragazza giovane, che non si poteva certo mandare a pensione, ci voleva qualcuno che le stesse dietro, si sa come sono le ragazze di campagna quando arrivano in città. Andrzej doveva capire, le spiaceva mandarlo via così, da un giorno all'altro, una persona per bene come lui, che aveva sempre pagato regolarmente e non dava mai nessun fastidio, uno che non si ubriacava mai, un polacco che non si ubriacava era una rarità, perfino quel sant'uomo di suo marito si ubriacava tutti i sabati sera e bisognava andarlo a cercare nelle bettole del paese, lei non sapeva proprio come scusarsi di mandarlo via così, da un giorno all'altro, ma sua nipote doveva cominciare a lavorare il giorno dopo e non poteva certo rifiutarsi di ospitarla, lui sapeva com'era piccola la casa, sua sorella si era raccomandata tanto di controllarla, per carità, non che avesse strane idee per la testa, una ragazza a modo, proprio una brava ragazza, se voleva gliel'avrebbe fatta conoscere, una ragazza così a modo, brava in cucina, brava nei lavori di casa, brava in tutto... Il diluvio di parole proseguì, mentre Andrzej raccoglieva le sue poche cose. La sera, finito il turno, sarebbe ripassato a prendere il suo bagaglio. Uscì frastornato e corse alla stazione di polizia, dove arrivò in ritardo. Durante la ronda raccontò tutto a Piotr. A Piotr sembrò la cosa più naturale del mondo invitarlo a trasferirsi da lui. La sua casa era piccola, l'aveva presa con i soldi ricavati dalla vendita della fattoria di sua mamma, c'era una sola camera da letto, ma il letto era matrimoniale e loro due ci sarebbero stati benissimo. Andrzej esitava, aveva paura di approfittare della generosità dell'amico, ma vide che Piotr era entusiasta dell'idea e si lasciò convincere. Sorse però il problema del pagamento. Andrzej voleva pagare, ma Piotr non ne voleva sentir parlare. Andrzej avrebbe pagato la sua parte delle spese e nient'altro. Non intendeva prendere soldi da lui. Andrzej disse che allora si sarebbe cercato una pensione, ma vide la faccia di Piotr e cedette. Quella sera stessa portò il suo bagaglio a casa di Piotr. - Bene, non devo più uscire al gelo dopo che abbiamo passato la serata insieme! - Sono stato stupido a non pensarci prima. Non mi era proprio venuto in mente che potevi dormire qui. Che bello. Piotr era felice come una pasqua. Andrzej scoppiò a ridere. - Che hai da ridere? - Mi sembri un bambino che ha avuto un regalo a sorpresa. Spero che il regalo non si riveli una delusione. Il regalo non si rivelò una delusione: la convivenza funzionò senza intoppi, favorita dai ritmi comuni. Uno dei motivi, o dei pretesti, di litigio tra Olga e Piotr erano stati i suoi turni notturni, per cui lui cercava di dormire di giorno e Olga si dedicava ai lavori di casa, facendo un gran rumore. Se Piotr si lamentava, Olga gli chiedeva ironicamente se voleva che facesse i lavori di casa la notte. Con Andrzej il problema non si poneva. Sembrava che con Andrzej non si ponesse mai nessun problema. Trovavano facilmente un’intesa su tutto. Ed anche se Andrzej si muoveva molto nel letto durante la notte e talvolta Piotr si trovava costretto a rannicchiarsi sul bordo, non gli importava. Era bello che Andrzej fosse lì con lui. Era un periodo di grandi cambiamenti, perché a febbraio, quando tutto il paese era da tempo sepolto dalla neve e il mondo sembrava destinato a rimanere per sempre in un'immobilità di gelo, anche Masia partì. Per Krakòw. Per Andrzej e per Piotr fu un brutto colpo. Quelle serate a tre erano state per diversi mesi fonte di piacere e allegria, avevano fatto crescere tra di loro un senso di complicità, li avevano portati a raggiungere un'intimità completa. Certo, c'erano altre puttane in città, ma non erano Masia. Probabilmente non li avrebbero voluti tutti e due insieme. Non ci andarono. Lasciarono che l'inverno passasse, ricordando le serate con Masia e non prendendo nessuna iniziativa.
Ad aprile le notti cominciarono ad essere meno gelide e le ronde più sopportabili. Arrivavano a casa il mattino presto, si spogliavano e si buttavano stravolti sul letto. Andrzej dormiva supino e quando Piotr si svegliava, sempre un po' prima dell’amico, nella luce del pomeriggio guardava il corpo di Andrzej steso al suo fianco. Quel corpo lo attraeva e spesso gli veniva duro. Non se ne vergognava più, come nei primi tempi: anche Andrzej si svegliava quasi sempre con un'erezione, ma ne rideva ed un po' della sua spontaneità era passata a Piotr. Quel pomeriggio Piotr si mise a sedere sul letto, fissando il culo di Andrzej. Pensava a quella volta da Masia, la prima in cui li aveva guardati. Poi si accorse che Andrzej aveva gli occhi aperti e lo stava fissando. - Sei sveglio, farabutto! - Sì, ti guardavo e mi chiedevo che cosa volevi farmi. - Che cosa intendi dire? - Mah… hai una certa luce assatanata negli occhi. - Che luce? Andrzej si sollevò di colpo e si mise a sedere di fronte a lui, come se avesse preso una decisione. - Bene, Masia è andata, io e te siamo senza una puttana e ne avremmo un gran bisogno. Accennò ai loro sessi in erezione. - Potremmo darci una mano, no? Piotr non capì, o credette di non capire, finché la mano di Andrzej non afferrò il suo sesso. Sentì una scarica elettrica. Guardò in faccia Andrzej che gli sorrideva e tese la propria mano verso il sesso dell'amico. Gli sembrava che la sua mano fosse troppo grossa, inadatta al lavoro. Si sentiva a disagio, maldestro, nuovamente in imbarazzo, come la prima volta da Masia. Ma la mano di Andrzej risvegliava in lui scintille che gli mozzavano il fiato. Fece la sua parte, come Andrzej la propria. Fu Andrzej a commentare alla fine. - Niente male, e senza neanche pagare. Piotr sorrise, ma era un sorriso di superficie. Era turbato, molto più di quanto volesse ammettere con Andrzej. La sera lessero l'uno accanto all'altro e parlarono poco, come accadeva talvolta. A Piotr piaceva stare seduto a leggere accanto ad Andrzej, gli dava un senso di calore e di pace, ma quella sera la sua mente divagava, riaffiorava in continuazione la scena della mattina ed invano Piotr cercava di ricacciarla al fondo, i dettagli riapparivano in superficie, uno dopo l'altro: il sesso teso, la sua mano che si protendeva, il seme che schizzava verso l’alto, le gocce che gli ricadevano sulle dita e la sensazione intensissima della mano di Andrzej che lo portava al piacere. Andarono a dormire, ma Piotr tardò ad addormentarsi. Sentiva il corpo di Andrzej vicino al suo ed ebbe di nuovo un'erezione. Si addormentò tardi e fece sogni torbidi, in cui sempre ritornava Andrzej. Si alzarono presto, perché avevano il turno di giorno. Non parlarono di quanto era successo, ma la mente di Piotr vi ritornava continuamente. Quella sera cominciarono a spogliarsi per mettersi a letto. Mentre si svestivano, si guardavano in faccia e i loro movimenti divennero più lenti. Ora erano entrambi nudi e si fissavano, in silenzio. Quel silenzio li imbarazzava, ma Piotr non voleva mettersi a dormire e non sapeva che cosa dire. Fu Andrzej a rompere il silenzio. Lo fissò negli occhi e gli disse: - Pensi che a prenderselo in culo faccia molto male? Piotr deglutì. Abbassò lo sguardo. - Non lo so. - Proviamo. Andrzej si stese supino sul letto. Piotr si avvicinò e guardò quel corpo che gli si offriva. Cominciò ad accarezzarlo. Le sue mani si muovevano, prima incerte, poi, man mano che capiva, sempre più sicure. Non voleva possedere Andrzej, non subito, non così. Voleva accarezzarlo, baciarlo, stringerlo. Il sesso con Andrzej non gli bastava. Quel corpo che gli si offriva era ancora troppo poco. Voleva tutto o niente. Prese il viso di Andrzej e lo voltò verso di lui, per baciarlo. Andrzej lo guardò e sorrise. Nel sorriso c’era la risposta che Piotr cercava. Si strinsero, baciarono, abbracciarono, accarezzarono a lungo. Poi, quando in entrambi l’urgenza del desiderio ebbe la meglio sulla tenerezza, Andrzej si distese nuovamente sul letto. Il desiderio di Piotr bruciava, ma Piotr si sentiva inadeguato, aveva paura di fare male ad Andrzej, di non essere all’altezza, come non lo era stato con Olga. Alla fine però la visione di quel corpo che gli si offriva, che si apriva per accoglierlo, travolse ogni remora. Gli sembrò che la sua arma trovasse da sola la strada ed il momento in cui entrò in Andrzej fu tanto intenso da stordirlo. Strinse con forza il corpo di Andrzej, che ora era suo, suo. Gli sussurrò: - Tutto bene? - Sì. E poi lasciò che il suo desiderio lo guidasse in una cavalcata selvaggia. Gli sembrava che non fosse il suo corpo a muoversi, ma quello di Andrzej a trascinarlo, come un cavallo che porta il cavaliere. Lui lasciava soltanto che il suo corpo seguisse l’andatura della sua cavalcatura, fino ad un parossismo di piacere. Quando si rese conto che Andrzej era venuto con lui, gli sembrò naturale che fosse stato così: non avrebbe potuto essere altrimenti. Piotr viveva in una nuvola di felicità, come non aveva mai provato. Maggio volò e a Piotr sembrò che non ci fosse mai stato un maggio così bello e luminoso. Una sera all'inizio di giugno, mentre si trovavano a passare di nuovo per la via Taszòwa, Andrzej si fermò davanti alla casa in cui stava Masia e sogghignò. - Adesso non scopiamo più durante l'orario di servizio. Piotr pensò che senza Masia non sarebbe mai successo quello che era successo. Mentalmente la ringraziò per esserci stata, prima, e per essersene andata, poi. - Non c'è più Masia, ma non ne sento la mancanza. Anche se le sono riconoscente. Andrzej continuava a sogghignare e Piotr capì che doveva avere qualche idea in testa. Andrzej proseguì: - Io però ne ho voglia. - Ti toccherà aspettare fino a domani mattina. - Dai, ho voglia di farlo ora. - Non possiamo andare a casa, Andrzej. - No, non a casa, fuori. Piotr rimase senza parole. Non riusciva a capire. - Come, fuori? E dove? - Sull'argine, dove abbiamo visto quei due. Era una follia, una pura follia. - Sei pazzo? - Dai, come l'hanno fatto loro. Nessuno ci vede. Non c’è la luna, è buio. - Sì, quella volta li abbiamo visti in due, tu da una parte ed io dall'altra. Magari c'è qualcuno che va a spiare le coppiette e vede pure noi. - Controlliamo che non ci sia nessuno. Tu passi dalla via ed io dall'argine. Dai, ce l'ho già duro. - Non se ne parla neanche. Perché rischiare? Se qualcuno ci vede… - Nessuno ci vede. Dai, muoviti, io faccio il giro di qui. Andrzej scomparve senza dargli il tempo di replicare. A Piotr non rimase altro da fare che percorrere il passaggio di fianco alla casa dove aveva abitato Masia. Prestò molta attenzione ad eventuali rumori ed aguzzò gli occhi per vedere nell’ombra. Avrebbe detto ad Andrzej che non se ne parlava neanche. Arrivò sull’argine. Era davvero buio, tra gli alberi, doveva muoversi con cautela per non rischiare di inciampare e magari cadere. Dove era finito Andrzej? Sentì le braccia che lo stringevano e la bocca di Andrzej che cercava la sua. Cercò di liberarsi ed esclamò, in un sussurro che voleva essere un urlo: - Piantala, Andrzej! Andrzej lo aveva attirato a sé. Erano contro un albero. - Dai, Piotr, mettimelo in culo. Non ce la faccio più. Le mani di Andrzej gli stavano già aprendo i pantaloni, si muovevano brusche, in un attimo Piotr si trovò con l’uccello fuori. E nonostante la resistenza di Piotr, l’uccello era già pronto all’azione. Andrzej si voltò, si appoggiò con la pancia contro l’albero. - Sei un disgraziato, Andrzej. Un incosciente. - Tutto quello che vuoi, ma muoviti. Piotr avrebbe voluto richiudere i pantaloni ed allontanarsi, ma sentiva il calore del corpo di Andrzej ad una spanna da lui ed un desiderio folle che lo avvolgeva. - Stronzo, rischiamo… Andrzej protese le braccia all’indietro. Piotr si sentì afferrare da quelle mani e tirare verso il corpo steso contro il tronco. Quando Piotr sentì la carne di Andrzej contro il proprio corpo, capì che aveva perso la battaglia. Bofonchiò ancora: - Disgraziato, testa di cazzo. Di rado Piotr usava espressioni del genere, nel linguaggio era piuttosto castigato, ma quando ci voleva, ci voleva. Andrzej rispose: - Sì, sono una testa di cazzo, ma datti da fare con quel cazzo! - Stronzo! Ma mentre lo diceva Piotr aveva già portato la mano alla bocca, rapidamente stava inumidendo la cappella, poi ripeté l’operazione e lubrificò l’apertura, mentre Andrzej mugolava. Gli disse ancora: - Stronzo! E lo infilzò di slancio. Sentì il sussulto del corpo di Andrzej, che gli trasmise una scossa. Piotr ci diede dentro con foga, continuando a dirne di tutti i colori ad Andrzej, divertendosi, maledicendolo, godendo e sperando che non arrivasse nessuno. Quando ebbero finito si risistemarono in fretta. Rimasero un buon momento in ascolto, ma non si sentiva proprio nessun rumore. Allora Andrzej baciò nuovamente Piotr sulla bocca, un bacio lungo, appassionato. Gli sussurrò: - È stato bellissimo. Mi piace quando mi insulti. - Se vuoi, posso insultarti per tutta la notte, stronzo! Andrzej rise. Piotr si sentì affogare nell’amore che provava. Sbuffò: - Idiota. La cosa si ripeté un'altra volta. Piaceva a tutti e due, in realtà, ma Piotr si preoccupava. L'ansia risvegliava in Piotr un'aggressività insolita e questo divertiva Andrzej, che ci giocava e lo provocava. Piotr allora gli sparava tutte le parolacce che conosceva e ci dava dentro con foga. Andrzej rideva, fino a che il piacere non era più forte del divertimento. Una sera di inizio giugno, troppo luminosa per rimanere fuori, entrarono nella legnaia dei Krembs. Il mercante Krembs era alla finestra e disse alla moglie: - Che strano, ho visto due poliziotti entrare nella legnaia. - Due poliziotti? Nella legnaia? - Sì, i due che fanno la ronda, Mackiewicz e l'altro. - E che ci fanno lì? - Meglio che vada a vedere. Lo sentirono arrivare, videro la luce della lampada e fecero appena in tempo a tirarsi su i pantaloni. Andrzej prese l'iniziativa: - Chi è là? - Sono Krembs. Ma cosa fate voi qui? - Abbiamo visto qualcuno entrare di soppiatto e siamo venuti a vedere. - Qualcuno entrare? Nella legnaia? - Sì, mentre stavamo arrivando. - Ero alla finestra, non ho visto nessuno. Non c'è nessuno, si vedrebbe. - Dia un po' la lampada, che voglio controllare se non è lì dietro. Andrzej andò a controllare, poi tornò, scuotendo la testa. - Niente. Piotr, che all’arrivo di Krembs era rimasto senza fiato, aveva ormai recuperato abbastanza lucidità da intervenire: - Te l’avevo detto che era solo il vento. Andrzej scosse la testa: - No, non era il vento. C’era qualcuno. Ho visto l’ombra. Forse è passato dietro. Piotr si rivolse a Krembs: - Ci scusi per il disturbo. Krembs non sospettò nulla. Andrzej e Piotr ripresero il giro ed Andrzej si beccò una sequela interminabile di insulti. E Piotr si rifiutò di fare un altro tentativo. Il giorno dopo Krembs vide sua sorella e le raccontò anche del piccolo incidente della notte. La sorella era una persona riservata, che si limitò a raccontare l’episodio a qualche vicina, alle amiche, ad alcune parenti. Ben presto in città incominciarono a circolare voci. Voci: nessuno aveva visto niente di preciso, nessuno poteva dire con sicurezza, ma certo che quei due erano sempre insieme, le ronde insieme, le sere insieme, e poi due uomini che vivevano nella stessa casa, va bene, ma in quella casa c’era un unico letto, e poi Olga Mackiewicz doveva avere avuto i suoi buoni motivi per andarsene e... A loro nessuno disse niente di preciso, ma non fu difficile capire. Prima furono le risatine dei colleghi, qualche mezza battuta. Poi smisero di metterli di turno insieme ed il capo parlò a Piotr: aveva molta stima di lui e sapeva che Andrzej era un buon elemento, non credeva a niente di quello che si sussurrava in giro, ma era meglio che dicesse ad Andrzej di cercarsi un'altra casa. Piotr si sentì mancare. Disse che ne avrebbe parlato ad Andrzej, ma si guardò bene dal dirgli qualche cosa. Non voleva che Andrzej se ne andasse, non sarebbe stato capace di vivere senza Andrzej. Piotr era irritato e soprattutto spaventato. Gli scocciavano le chiacchiere stupide, gli spiaceva riuscire a stare con Andrzej sempre di meno. E ogni giorno cresceva la paura che Andrzej si stufasse delle mezze battute, delle maldicenze, e decidesse di andarsene. Andrzej non faceva mai riferimento alle voci, che naturalmente aveva sentito anche lui, ma Piotr avvertiva che era più teso, meno solare. Temeva che prendesse una decisione. E non sapeva quale sarebbe stata. Piotr si sentiva oppresso da un peso che lo schiacciava, che ogni giorno diventava più gravoso. Aveva un'unica carta da giocare, ma aveva paura a giocarla. Poi, una volta che l'avevano messo nel turno di notte con Larisch, questi disse che non voleva fare turni di notte con Mackiewicz, che aveva paura di quello che gli sarebbe potuto capitare: fino ad allora nessuno era stato così esplicito. Gli altri risero. Andrzej era presente. Il capo chiamò Piotr e gli ripeté quello che gli aveva detto una settimana prima. Piotr annuì. Il pomeriggio del giorno seguente, quando Andrzej tornò dal suo turno, Piotr decise di parlargli. Era teso, aveva paura, una paura dannata. Amava Andrzej e non voleva separarsi da lui. Qualunque cosa, pur di non separarsi da lui. - Riusciamo appena a vederci, dobbiamo fare attenzione a come ci parliamo, a come ci muoviamo. Che tristezza, Andrzej. Non ha senso continuare così. - E che vuoi fare? Piotr sapeva che cosa voleva fare. Ma era difficile da dire. Difficile perché aveva paura della risposta di Andrzej. Ed era disposto a tutto, a sopportare tutto, ma non a perdere Andrzej. Piuttosto tirarsi un colpo con la pistola. La risposta era oltre l'oceano. Olga non aveva voluto partire. Ed Andrzej? Perché se Andrzej avesse detto di no, lui non sarebbe partito. Non senza Andrzej. - Una possibilità ci sarebbe: il Canada. Zio Julian mi ha scritto che potrebbe procurarci i visti d'ingresso senza difficoltà. Ci troverebbe una sistemazione, può darci un lavoro. Lo zio aveva scritto mesi prima, ma Piotr non ne aveva mai parlato ad Andrzej. Andrzej lo guardava, aspettando che avesse finito. A Piotr sembrò che il peso che gravava su di lui lo stesse facendo sprofondare. A fatica, pose la domanda da cui dipendeva la sua vita: - Andrzej, verresti con me in America? - Perché no? Se per te va bene, per me va bene. Non ho parenti, lo sai. A Piotr il cuore cominciò a battere forte. Non gli sembrava possibile. Aveva bisogno di sentirselo dire ancora. - Non ti spiace andartene dalla Polonia? - Non più di tanto. Comunque il Canada dev'essere un bel posto. Lo guardò, sorridendo, e aggiunse: - E poi, andrei anche in Siberia, pur di non perdere la mia pietra angolare. Non gliel'aveva mai detto e Piotr si sentì di colpo leggero, gli sembrò di volare, volare oltre l’oceano, volare stringendo Andrzej. Lo zio di Piotr doveva davvero avere conoscenze in alto, perché l'ambasciata concesse i due visti in brevissimo tempo. Fu così che nell'agosto del 1939 Andrzej e Piotr partirono per l'America. Un mese dopo la casa che Piotr aveva venduto fu rasa al suolo dai tedeschi. 2000 |